mercoledì 31 dicembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL BAFFO ROSSO CHE PRIMA NON C'ERA

L'orso che non c'era, Oren Lavie, Wolf Erlbruch
Edizioni e/o 2014



ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Il Prurito vide un albero, e subito cominciò a grattarsi contro la corteccia. Ma a quel punto accadde una cosa molto strana: il Prurito cominciò a crescere. In effetti, più si grattava più cresceva. Non passò neanche un minuto che il Prurito cominciò a ricoprirsi di pelliccia, e alla pelliccia spuntarono braccia e gambe e persino un naso. E dopo pochissimi istanti il Prurito cominciò ad assomigliare moltissimo a... un orso."

E così l'orso che non c'era ora c'è. D'altronde Orsi e Pruriti vanno molto d'accordo. L'orso, nel mettersi una mano in tasca scopre un foglietto con scritto Tu sei me? e a seguire tre indizi da considerare: essere un orso felice, molto gentile e molto bello. In tal caso varrebbe davvero la pena di essere lui. In cerca di una verifica, l'Orso si mette in cammino nella Fantastica Foresta e lì, tra una riflessione filosofica e l'altra, incontra diversi personaggi: la Mucca Mollacciona, il Ramarro Rilassato e il Penultimo Pinguino. 

Conversando con loro capisce di essere in effetti molto gentile e anche felice. Sotto l'albero Bussola, che segna gli otto punti cardinali della Fantastica Foresta, l'Orso fa un ulteriore interessante incontro, la Taxi-Tartaruga che lo convince che per andare Avanti la cosa migliore è prendere un taxi. Fine della corsa davanti a una casa. 

Una meravigliosa casa per orsi, con un grande specchio per verificare se si è belli, molto belli, e costruita intorno ad un albero per grattarsi. Ed ecco che il cerchio si chiude. Da un Prurito si torna a Grattarsi. Ma nel frattempo con l'Orso ci siamo riempiti la testa di bei pensieri.

Un continuo stupore, un fuoco d'artificio di parole e di senso.
Un libro raro, insolito, imprevedibile, diverso dagli altri.
Un testo che suona fin dalla prima pagina (perfetto per la lettura condivisa ad alta voce): 51 erre che si arrotano in bocca, la parola Prurito si ripete una decina di volte e si alterna a Grattatina. Grattare, grattarsi, grattava. Leggere in sequenza cresceva, corteccia, pelliccia e braccia è - prima di ogni altra cosa - musica per le orecchie. 
Tutti in piedi per un applauso a scena aperta alla traduttrice dall'inglese, Silvia Manfredo.
Funambolico nella scelta dei personaggi, esilarante nella definizione dei loro caratteri, scoppiettante nei dialoghi L'orso che non c'era è un gran bel libro. 


Così intelligente da creare disorientamento, e nello stesso tempo così scanzonato nei suoi affondi filosofici. Tanti spunti di riflessione nascosti entro dialoghi che sembrano presi dal teatro dell'assurdo o dai testi dei patafisici. Una visione 'altra' del mondo che ci fa sorridere, se ne cogliamo l'ironia, ma che immediatamente accende curiosità, e interesse verso ciò che nasconde. Se abbiamo la forza di andare oltre il primo 'giramento di testa' che il testo volutamente provoca, ci si aprirà davanti un orizzonte pieno di belle domande e di qualche sapiente risposta.
E inevitabilmente cominceremo a ragionare. Non è forse questo il fine ultimo della buona letteratura?
Andiamo con ordine ed elenchiamo con disordine le dieci bellezze:
1) il continuo gioco tra il non essere e l'essere, tra assenza e presenza (belle le riflessioni dell'Orso sull'essere ad occhi aperti o chiusi all'interno della foresta: PIÙ GUARDO E MENO SO SE ALBERI E FIORI CRESCONO O NO QUANDO NON MI GUARDO INTORNO PER CONTROLLARE COSA FA IL MONDO).
2) il riflettere su causa ed effetto, sovvertendo ogni senso comune e dando una versione 'altra' di come va il mondo (bello il concetto di Prurito come causa generatrice di Grattatina e quindi di Orso)
3) il riflettere sulla ricerca di sé (che impresa andare a scoprire se io sono veramente io...)
4) il ragionare su quanto gli altri possano contare nella vita di ciascun essere: apparentemente uomini ed orsi sono animali sociali, in cerca di amici o, meglio ancora, di vecchissimi amici.
5) il ragionare sull'armonia interiore (bella la descrizione dell'Orso che camminava fischiettando e poi fischiettava camminando...)
6) la sempre scoppiettante contrapposizione tra razionalità e creatività, tra ordine e caos (bello il dialogo tra l'Orso il Penultimo Pinguino in fatto di Pensare e ancora più belle le conclusioni cui arriva l'Orso: "i fiori sono più Bellissimi che 38").


7) riflessioni sul percorso di ognuno di noi: molti punti cardinali per assaporare meglio la molteplicità di scelte che la vita ci mette davanti (bella la scelta dei loro nomi), ma anche l'individuazione di un obiettivo comune, andare Avanti, dove Avanti è lontano, ed è anche un po' perdersi (bella la Taxi-Tartaruga che lo sostiene).
8) ragionare sulla lentezza (belle le parole: "Piano è l'unico modo per arrivare da qualche parte")
9) e come coup de théâtre finale, il sostenere una grande verità: nella vita mai prendersi troppo sul serio. Se non proprio una risata, sarà un sorriso che li seppellirà?


10) la bellezza del tono 'candido' che la storia ha fin dal principio e mantiene fino all'ultima riga.
11) la bellezza degli occhi spalancati dei bambini ai quali l'ho letto. Mentre glielo leggevo, tremavo dentro perché ne valutavo la complessità, ma i loro occhi spalancati (come quelli dell'Orso, non di più non di meno) mi rassicuravano, confermandomi che certi bambini si muovono nel surreale come pesci nell'acqua.
12) la bellezza dei disegni di Erlbruch, maestro assoluto di Orsi gentili, felici e molto belli e di Fantastiche Foreste. In quel sorriso perenne, quel baffo rosso, c'è racchiusa tutta l'ingenuità e la purezza e il sogno di chi è nuovo, perché prima non c'era...
Spero che sia sufficiente questa dozzina di motivi per poter affermare che L'orso che non c'era è uno dei migliori libri di quest'anno.
Visto che lo considero un vero e proprio fuoco d'artificio, che mi fa sobbalzare ogni volta che lo leggo, mi decido a 'spararlo' il 31 dicembre per fare un po' di rumore e chiudere in bellezza.


Carla


Noterella al margine: godetevi il raffinato e ironico modo di raccontare per immagini e musica di Oren Lavie nel video premiato nel 2009 per la sua canzone Her Morning Elegance.

lunedì 29 dicembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


MALINCONICA SIOBHAN


Della ridotta produzione di Siobhan Dowd, morta prematuramente, l'editore Uovonero fa uscire Il riscatto di Dond, testo letterario intriso del suo amore per l'Irlanda.
Nata in Inghilterra da genitori irlandesi, la Dowd ha sempre mantenuto un legame profondo con la terra d'origine, come era evidente anche ne La bambina dimenticata dal tempo.
Qui non appare la contemporaneità, niente guerre e conflitti recenti, solo l'aura magica di una leggenda fatta di amore, di morte e di mare.
Nell'isola di smeraldo vige la legge di Dond, oscura divinità marina delle profondità abissali. In tempi remoti si è redatto un patto fra questa e gli uomini: se dovesse nascere un tredicesimo figlio o figlia, in qualsiasi famiglia, dovrà essere sacrificato alla divinità, che in cambio regalerà tredici anni di prosperità.


Darra, a quanto sembra, è una tredicesima figlia e nel giorno del suo tredicesimo compleanno l'aspetta la morte, in mare, con una pietra legata al piede. In realtà tredicesimo è il fratello gemello, che la madre ha voluto salvare, grazie alla complicità di una strega. Figlio maschio, pescatore straordinario, e per questo non sacrificabile.
La verità si rivela in sogno ai gemelli e il fratello di Darra, Bawn, vuole prenderne il posto.
Il villaggio, nel frattempo, ha già deciso, la figlia femmina, di per sé portatrice di sventura, deve comunque morire.


Se questo è il destino, dunque lo affronteranno insieme; ma il cuore impietrito di una madre di fronte a questo non può rimanere indifferente e la storia avrà un altro finale, mettendo fine all'osceno patto con Dond.
Atmosfere arcaiche, ben illustrate da Pam Smy, che riverberano i pregiudizi e le crudeltà del duro mondo dei pescatori, legati al mare dal doppio vincolo della vita e della morte.
Viene ben reso l'uso crudele di considerare le figlie femmine come un peso, mentre i maschi sono braccia da lavoro, in un mondo in cui la sopravvivenza non è scontata.
Lettura per i giorni di sole, adatta a ragazze e ragazzi a partire dagli undici anni.

Eleonora

Noterella al margine:   
Non capita spesso che di un libro se ne voglia scrivere in due. Qui è successo. Questo piccolo libro della Dowd, il suo ultimo, racconta con i toni propri della leggenda la storia di un destino, ma racconta anche delle possibilità che l'uomo ha di sopravvivere alla propria scomparsa. Questi due temi, a mio parere, conferiscono ad un libro già bello ed emozionante, un valore aggiunto che lo rende una sorta di 'testamento' dell'autrice. Viene spontaneo immaginarla, simile a Darra di fronte alla scogliera, segnata anche lei da un destino ineluttabile, mentre guarda avanti e non si rassegna all'oblio.
Ma è anche tanto simile a Deb, la madre di Darra, il cui sacrificio è valso a salvare le generazioni a venire. 
La Dowd, decisa a rimanere salda con noi, ma sotto altra forma, è oggi la Siobhan Dowd Trust. Là, accanto al progetto di sostegno della lettura per i ragazzi britannici che vivono in condizioni disagiate, vi accolgono i suoi bei libri e il suo viso sorridente "come una foca scivolosa...E, oh, la sua faccia, mentre Lug la prendeva! Sorrideva, Darra...Sorrideva".

Carla 

Il riscatto di Dond”, S. Dowd, Uovonero 2014




giovedì 25 dicembre 2014

ECCEZION FATTA!

BLOG IN PAUSA 
causa 
PANETTONI, BISCOTTI DELL'ALBERO, 
COCCOLE DIFFUSE IN FAMIGLIA 
E MERITATO SILENZIO
(di riposo ancora non ce n'è traccia)



martedì 23 dicembre 2014

ECCEZION FATTA!

II ED ULTIMA PUNTATA, forse

Posso immaginare  che i lettori abituali di Lettura candita siano in cerca degli ultimi regali da mettere sotto l'albero. Non consiglierò loro di comprare uno scalda panini elettrico, e neanche un cappello con la piuma rosa, ma suggerisco loro titoli di libri.  Uno, il migliore, per ogni mese dell'anno. 

A luglio: Marie-Aude Murail, Crack un anno in crisi, Giunti


Ad agosto:
Przemysław Wecterowicz, Emilia Dziubak, Chi vuole un abbraccio? Sinnos




A settembre: Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec, Lupo& Lupetto. La fogliolina che non cadeva mai, Edizioni Clichy


 A ottobre: William Grill, L'incredibile viaggio di Shakleton, Isbn edizioni


A novembre: Sabrina Giarratana,Sonia M.L. Possentini,  Poesie di luce, Motta junior


A dicembre?  [continua]

lunedì 22 dicembre 2014

ECCEZION FATTA

Posso immaginare  che i lettori abituali di Lettura candita siano in cerca degli ultimi regali da mettere sotto l'albero. Non consiglierò loro di comprare uno scalda panini elettrico, e neanche un cappello con la piuma rosa, ma suggerisco loro titoli di libri. 
Uno, il migliore, per ogni mese dell'anno.

A gennaio:  Vincent Cuvellier, Charles Dutetre, La prima volta che sono nata, Sinnos


 A febbraio: Guus Kuijer, Un'improvvisa felicità, Feltrinelli Kids




A marzo: Kyo Maclear, Isabelle Arsenault, Virginia Wolf, la bambina con il lupo dentro , Rizzoli



Ad aprile: Pia Valentinis, Ferriera,  Coconino Press


A maggio: Julie Fogliano, Erin E. Stean, Se vuoi vedere una balena, Babalibri

A giugno: Marianne Dubuc, Il leone e l'uccellino, Orecchio acerbo



 Domani, i migliori tra luglio e novembre...[continua]

domenica 21 dicembre 2014


NO FARINA NO BURRO

Questa torta è tratta (con qualche piccola modifica) dal libro di Pellegrino Artusi, La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, la cui prima edizione risale al 1891. Si tratta di un dolce semplice ma squisito e adatto a questo periodo dell’anno perché mangiandolo produce una sensazione di calore e conforto.
In più, è adatto a chi non può mangiare latte e derivati, in quanto è senza burro, e anche a chi a problemi di celiachia dal momento che non contiene farina.
Ci vogliono:

200 gr di gherigli di noci
200 gr di zucchero integrale di canna
200 gr di cioccolato fondente
20 gr di zenzero candito
i semi di una bacca di vaniglia
6 uova


Riducete in piccoli pezzi i gherigli insieme allo zucchero. Io li ho messi in una grande teglia e li ho rotti con un batticarne che uso solo per i dolci.
Grattugiate il cioccolato e unitelo al composto insieme ai semi di vaniglia e allo zenzero candito tagliato a pezzetti molto piccoli.
Aggiungere i tuorli uno alla volta.
Montate gli albumi a neve e aggiungeteli con grande delicatezza all’impasto.
Versate il tutto in una teglia di 22 cm di diametro leggermente unta.
Infornate a 180°C per 30 min.

Lulli

venerdì 19 dicembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


OGNI GIORNO E PER SEMPRE

Io e Charlie, Amy Hest, Helen Oxenbury
LO Officina Libraria 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Quella sera nevicava e Charlie voleva che lo portassi a casa in braccio.
Così l'ho portato per tutta la strada fino a casa.
L'ho trasportato nella copertina di quando ero piccolo, che è morbida e azzurro cielo, ed eravamo insieme per la prima volta, e sono stato molto, molto attento a non scivolare sulla neve, e ho pensato al suo nome."

Quel cucciolo avvolto nella coperta azzurro cielo si chiama Charlie. Charlie Korn, perché è l'ultimo arrivato nella famiglia Korn. Charlie fa la conoscenza della casa attraverso il piccolo Henry che gli mostra ogni angolo, anche il più nascosto. 


Con mamma e papà vengono fissate le regole riguardo al cucciolo: toccherà ad Henry occuparsi delle uscite, della pappa e Charlie dovrà dormire in cucina.
Un morbido letto di cuscini sotto il tavolo dove passa il tubo dell'acqua calda sarà una cuccia perfetta per lui. Forse. Il piccolo Henry sa per certo che Charlie vuole dormire con lui, nella sua camera, nel suo letto. Ma è cosa vietata.
Tuttavia nella notte, il pianto disperato di Charlie fa accorrere Henry, una volta. Due volte. Il bambino lo consola e lo tranquillizza stringendolo fra le sue forti braccia e facendogli fare il giro della casa.


 Nella loro camere dormono sodo mamma e papà e nella camera di Henry c'è un bel letto morbido da provare...
È ineluttabile: i cuccioli non si possono tenere separati!

Devo incontrare ancora bambino che non vorrebbe trovarsi nei panni di Henry in questo momento: un cucciolo di cane tutto per sé, a cui pensare tutto il giorno, con il quale giocare, con il quale condividere tenerezze e intimità.


E farlo ogni giorno e per sempre. E devo ancora incontrare un cucciolo di cane che non vorrebbe trovarsi nei panni di Charlie in questo momento: una casa calda e accogliente, un bambino con cui giocare e con cui scambiarsi tenerezze e intimità. E farlo ogni giorno e per sempre. Fatico di più a incontrare genitori come i signori Korn che, così serenamente, mettano nelle mani del loro bambino un cucciolo da accudire. Non sono la maggioranza quelli che pensano che crescere con un animale accanto sia proprio un bel crescere. Purtroppo.
Al contrario, penso, l'incontro di un bambino con un cane è momento di rara poesia, che può davvero cambiare i destini. 
Ogni giorno e per sempre. 


Con voce di bambino Io e Charlie racconta proprio questo.
L'arrivo di un cane nella vita di una persona, ne addolcisce l'andamento. E la tenerezza infatti è la cifra del libro che è tenero in ogni sua parte: nel racconto dei fatti, nei tanti gesti di accudimento che Henry ricorda su di sé e che ora rivolge al cagnetto, tenero nella serissima assunzione di responsabilità del bambino nei confronti nel nuovo arrivato, tenero in quel suo continuo disattendere le poche regole messe dai genitori e nel farlo, ogni volta addurre la colpa a una sorta di fatalità alla quale non c'è modo di opporsi..."Non avevamo intenzione di addormentarci, ma ci siamo addormentati tutti e due sul mio letto..."

Tenerezza, calore, amore saturano ogni angolo di questo piccolo libro e avvolgono il lettore ad ogni girare di pagina, pur non cedendo mai ad alcuna sbavatura zuccherosa. Ad un 'fuori' pieno di neve, pieno di freddo e un po' lunare, al sopraggiungere della notte, si contrappone un 'dentro' accogliente, fatto di affetto, calduccio, morbidezza e di molti cuscini soffici, piumini e guanciali sempre gonfi, che rimandano direttamente alla mai dimenticata trapunta rosa, assoluta protagonista dell'ultima pagina di A caccia dell'orso andiamo. Lì come qui simbolo di sicurezza, simbolo di 'casa'.

Carla

Noterella al margine: date ad ogni bambino che cresce un cucciolo e i libri illustrati da Helen Oxenbury.

giovedì 18 dicembre 2014

FAMMI UNA DOMANDA!


UN PAUL KLEE SORPRENDENTE



In effetti, Paul Klee è stato uno dei maestri del primo Novecento, un grande innovatore e anche un vero maestro, con le sue memorabili lezioni alla Bauhaus. Parliamo degli anni Trenta in Germania, della repubblica di Weimar e di un grande esperimento didattico, in cui si sono avvicendati personaggi come Gropius, Klee, Kandinskij. Una stagione di speranze e di grande libertà espressiva, stritolati successivamente dall'avvento del nazismo. Delle preziose, illuminanti lezioni di Klee alla Bauhaus la Feltrinelli fece, decenni fa, una bella e rara edizione.


In Che sorpresa Paul Klee!, di Paola Franceshini, non abbiamo certo la resa di questo importante impianto didattico, ma un libro d'arte per ragazzi veramente ben fatto, che rende l'idea della ricerca di Klee sul piano grafico e pittorico e anche della cerchia di amici, quel clima così straordinario che consentì capolavori che hanno profondamente influenzato l'arte successiva.
Attento studioso dell'espressione estetica infantile e delle leggi della percezione, Klee produsse opere solo all'apparenza elementari, in realtà frutto di una profonda ricerca.


L'autrice è veramente efficace nel rendere tutta questa densità di significati in un libro godibilissimo, chiaro per i giovani lettori ed estremamente stimolante sul piano didattico, utilizzabile per infinite sperimentazioni. Se volete farvi un'idea più precisa, potete sfogliare il libro qui.


Se, invece, mi chiedete per quale fascia d'età possa andar bene, vi direi che, a diversi livelli, può essere usato dai quattro ai novantanove anni.

Eleonora

Che sorpresa Paul Klee!”, P. Franceschini, Artebambini 2014


mercoledì 17 dicembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL REGALO DEI NATALE
Il piccolo B, Jon Agee
Electa Kids 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"La vita al Polo Nord non era affatto facile. Ogni giorno c'era sempre più legna da spaccare, neve da spalare, pesci da pescare, coperte da rammendare e fuoco da alimentare. La famiglia Natale era infelice. Ma non il piccolo B! Lui adorava il Polo Nord. Gli piaceva fare angeli nella neve e costruire pupazzi, decorare abeti, e preparare biscotti al pan di zenzero."


Sette figli, per i coniugi Natale, la vita lassù in mezzo alla neve è davvero diventata troppo dura. Così una fredda sera d'inverno la decisione viene presa: ci trasferiremo al Sud (forse in Florida). E' una decisione sofferta per tutti, ma soprattutto per il Piccolo B. Nella notte, tuttavia, mentre ciascuno è intento a preparare il proprio bagaglio, si scatena un tremenda bufera di neve che al mattino 'sigilla' in casa la famiglia Natale. Così intrappolati, devono affidarsi al coraggio del Piccolo B che ama andare su e giù per le cappe dei camini. 


Racchette da neve e qualcosa da mangiare, va in cerca di soccorsi. La prima cosa che incontra che non sia neve è un rametto che sporge. Un albero? No, una renna. Una renna volante, per la precisione. In un soffio, insieme, arrivano in una casa abitata da elfi. Moltissimi elfi. 

Con loro e la slitta che approntano in quattro e quattr'otto si torna a salvare la famiglia Natale. Cinque minuti alla mezzanotte, rattristati perché Piccolo B non torna o perché la Florida sembra un sogno lontano, la famiglia è riunita intorno a un mozzicone di candela, ma dal camino si sente provenire un rumore...
Sebbene l'arrivo degli elfi abbia rallegrato e alleggerito di molto la dura vita dei Natale, l'inverno successivo la decisione di andare in Florida si ripresenta puntuale. Forse perché più grande di un anno, o forse perché, nella vita, ognuno deve sentirsi libero di fare la propria strada, questa volta il Piccolo B decide di restare.
Il resto è storia nota, vero?


Bel colpo, Electa Kids! Jon Agee atterra in Italia. Finalmente. Lo prendiamo come un vero e proprio regalo di Natale. Se si scorre l'elenco dei titoli già pubblicati nella stessa collana si capisce che Electa sa scegliere, mettendo in catalogo novità assolute per il mercato italiano, come la coppia Mizielinski, con Mappe o Ashid Kanstad Johnsen, con il bellissimo Kubbe fa un museo, accanto a grossi calibri come Pittau e Gervais, o a colossi come Tomi Ungerer.
E adesso, proprio sulla scia di Ungerer, dal quale tanto ha imparato, questo altro gigante dell'editoria americana, Jon Agee. Più di trent'anni di carriera (di cui alcuni passati tra William Steig, Maurice Sendak e Tomi Ungerer), autore di una ventina di albi illustrati, uno più bello dell'altro e uno più premiato dell'altro, Jon Agee è un eccellente manipolatore di storie dell'assurdo. Spesso i suoi libri prendono spunto da un'idea strampalata e si evolvono, lasciando che essa si sviluppi in un contesto reale. Il successo è assicurato. Così accade in moltissime delle sue storie. 


Nell'unico suo libro italiano, Il piccolo B, l'aspetto esilarante cede un po' il passo verso una certa tenerezza di fondo. Ma a ben guardare, l'ironia incontenibile di Jon Agee rispunta qua e là: il gioco di sguardi tra i membri della famiglia, il catalogo delle spiagge della Florida che sventola tra le mani del capofamiglia, la renna sotterrata, che pare un arbusto o ancora gli elfi, costruttori indefessi, che di qualsiasi utensile od oggetto partono sempre dal grado zero.
Classico e potente, come il miglior Ungerer d'annata, Jon Agee costruisce le sue storie, con la semplicità che è propria solo dei migliori.



Carla

Noterella al margine: imperdibile il sito di Jon Agee.

martedì 16 dicembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


NONNA GANGSTER


Gran coppia David Walliams e Tony Ross, le cui prodezze sono state già recensite in occasione dell'uscita dell'illustrato L'elefante un po' ingombrante.
Ritornano con un libro dedicato a lettori più grandi, dai dieci anni: parliamo di Nonna gangster, pubblicato da L'Ippocampo.
Con il consueto stile paradossale e con un linguaggio iperbolico, Walliams descrive in realtà una situazione frequente per tanti ragazzini e ragazzine: le serate passate in compagnia della nonna, mentre i genitori sono impegnati in altre attività. Nel nostro caso i genitori di Ben, il protagonista, sono appassionati di un programma televisivo, un reality di ballo liscio. Ovviamente il pargolo tutto farebbe fuorchè mangiare minestre di cavolo e giocare infinite partite di scarabeo. La nonna infatti, che lo accoglie amorevolmente ogni venerdì sera, non ha molta fantasia in cucina, ha un apparecchio acustico che fischia in modo fastidioso ed emette un imbarazzante odore di cavolo.
Mentre svuota scodelle di minestra malleodorante nei vasi da fiori della nonna, Ben sogna di tornare alle sue riviste di idraulica, unica autentica vocazione della sua giovane vita.
La nonna si rende ben conto della disaffezione del nipote e per riconquistarne l'affetto e la stima, decide di inventarsi qualcosa che la faccia apparire speciale agli occhi distratti del ragazzo. Si inventa così, organizzando una grandiosa messinscena, di essere una famosa ladra internazionale di gioielli. Lo fa talmente bene che Ben si spinge, per emulazione, ad ideare un rocambolesco piano per rubare i Gioielli della Corona.
La povera nonna, benché malata, non vuole deludere il nipote appena riconquistato e si lascia trascinare in questo pericoloso progetto.
Il finale, inutile dirlo, è a sorpresa, con tanto di apparizione di Sua Maestà in persona.
Ritmo travolgente e situazioni esilaranti rendono questo libro coinvolgente anche il lettore più pigro. Ben riuscita la descrizione del mondo adulto, perso dietro ai sogni di plastica dei reality, una sorta in istantanea del normale abbrutimento intellettuale legato al mondo della televisione e dei suoi show. Ma il suo lato migliore sta anche nell'evidenziare, in modo indiretto, aspetti della realtà familiare di tanti: la fragilità degli anziani, la loro solitudine, la superficialità con cui spesso i più giovani vivono i loro difetti, le loro debolezze.
Apprezzabile l'equilibrio fra questi aspetti più riflessivi e la comicità che trascina la lettura, aiutando i giovani lettori a crescere un po', leggendo.

Eleonora

Nonna gangster”, D. Walliams e T. Ross, L'Ippocampo junior 2014

lunedì 15 dicembre 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


FARE CONOSCENZA
Un'eccezionale nevicata, Richard Curtis, Rebecca Cobb
Gallucci 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il signor Trapper doveva rimanere a scuola, perché un alunno era presente. Danny doveva restare, perché la sua mamma e il suo papà erano all'estero - come sempre - e la zia che si occupava di lui era uscita anche lei al mattino e non c'era modo di rintracciarla. Così Danny e il signor Trapper dovettero entrare a scuola, ma a nessuno dei due andava per niente. Perché Danny e il Signor trapper erano nemici."


Il Signor Trapper è il maestro più severo della scuola e Danny è - quasi - l'alunno più somaro. Pessima accoppiata. Ma non c'è modo di sfuggirsi, né per l'uno né per l'altro. Nella notte precedente una eccezionale nevicata ha coperto l'intera città e la scuola oggi non funziona: tranne che per quei due. Sono lì, incastrati, e obbligati a condividere quella mattinata, circondati da montagne di neve ovunque. Non resta che fare ciò che il ruolo di ognuno prevede: il maestro severo e l'alunno svogliato. Si susseguono storia, inglese, scienze...ma poi arriva la ricreazione e accade il secondo fatto eccezionale della giornata. Danny e Trapper si 'incontrano' sulla costruzione dei pupazzi di neve. Il maestro è un vero 'maestro' di tecnica costruttiva con la neve. E così nell'ora di geografia, nell'ora di ginnastica, durante la pausa del pranzo, nell'ora di matematica o di francese i due costruirono un esercito di pupazzi, un fortino, sciano sui righelli e si sfidano a una 'storica' battaglia di palle di neve e mettono in piedi anche un grande igloo.


Ma poi viene la fine della scuola e i due si separano. Dentro i loro cuori solitari c'è la consapevolezza di aver passato insieme una delle più belle giornate della loro vita, ma non se lo dicono, naturalmente.
La vita è fatta così: dopo giornate eccezionali arrivano giornate normali e in quelle il maestro Trapper e Danny riprendono i loro ruoli di sempre: severo il primo, in castigo il secondo. Ma la vita è fatta anche di molte sorprese e chissà che in quel temuto registro delle note non si nasconda la terza cosa eccezionale di quella strana settimana...

Un bambino somaro e un maestro severo potrebbero non incontrarsi mai, a meno che le loro solitudini non decidano di fare conoscenza.
Soffice e delicata come la neve che ricopre l'intera vicenda, la storia di Danny e del maestro Trapper è un bel modo di raccontare la timidezza che avvolge le persone un po' solitarie. E' un bel modo per raccontare che i punti di contatto con gli altri, sono più numerosi di quanto le apparenze vogliano farci credere.
 
 Ognuno di noi, più o meno consapevolmente, si costruisce un confine invisibile e difficilmente valicabile e lo fa per 'proteggersi' dal resto del mondo. Una sorta di pelle, al di qua della quale ci siamo noi, un po' molli, con le nostre insicurezze, con le cose che non vogliamo far vedere ad altri, mentre al di là ci sono, appunto, gli altri che ci guardano. Mostrare il proprio al di qua e andare a vedere al di là di quella pelle-confine non sono cose da poco. I timidi e i solitari questa pelle-confine sembrano averla più robusta di altri. Ed è forse per questo motivo che tanto è maggiore lo sforzo richiesto per superarla, tanto più eccezionale sarà la felicità che ne deriva. Eccezionale almeno quanto costruire nel cortile della scuola un intero villaggio di igloo con relativa pista di bob (e se non avete il bob usate un buon libro, scivola altrattanto bene, parola di Rebecca Cobb).


Carla

Noterella al margine: è ormai un appuntamento prenatalizio tra Lettura candita e la coppia Richard Curtis-Rebecca Cobb, ancora una volta grandissimi nel punteggiare testo e immagini di grande ironia.

sabato 13 dicembre 2014

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)


LA BELLEZZA DEL DOLORE


L’Ours et le Chat Sauvage, Komako Sakai, Kazumi Yumoto, 
L’école des loisirs 2009




Il titolo di questo toccante libro cela una presenza in verità assai ingombrante. Tra l’orso e il gatto selvatico si dispiega il filo di un ricordo dolce e al tempo stesso molto doloroso, la memoria viva di una creatura morta. L’ombra saltellante di un piccolo uccello venuto a mancare (come solo agli uccellini accade, d’un soffio).

Era il più grande amico dell’orso. E il gigante ora veglia annichilito la minuscola salma. Colosso che diventa d’argilla, dovendo prendere atto che il bene più prezioso, l’amico più caro, giace inerte.



La vita è questo? Sembra pensare l’orso, assorto in una contrizione così composta da trasmetterci con assoluta efficacia l’idea di un vuoto inconsolabile, di uno sbigottimento talmente forte da pietrificare. Nel suo mesto dolore, il tenero orso si appresta a celebrare un lungo commiato, con determinazione e coraggio adempie al suo dovere. Taglia un albero e costruisce una piccola bara, la dipinge col succo delle bacche selvatiche, la riempie di petali profumati e vi adagia il corpicino del compagno, che in quel graziosissimo nido quasi sembra addormentato…



Quanti ricordi. Le lagrime scorrono sul muso dell’orso, che solo pochi giorni addietro disquisiva con l’uccellino proprio sul senso del tempo, su l’oggi che subito diventa ieri eppure è già domani. Se solo si potesse tornare indietro! Com’è veloce il cambiamento, la cosa che più vorrebbe adesso è riavere il suo amico vivo. Il suo amico prediletto, vigile e impettito, allegro e… perfetto.




Così, avvolto dalla pena e dal mistero della mancanza, lo veglia per un tempo infinito. Le sue grosse spalle non sanno, non possono arginare la piena del rimpianto e dell’amarezza. La sua possente mole si accascia su una sedia per giorni, è come un grande e immobile grumo che si forma sotto il peso dell’accadimento più inaudito dell’universo. La morte. Assenza definitiva, ineluttabile, certa.



Poi, all’improvviso, dopo una lunga clausura, aprendo la finestra l’orso annusa il profumo dell’erba. Esce con la piccola bara sempre tra le mani, si mette in cammino, attraversa il bosco, raggiunge la riva del fiume e ammira il verde profondo dei prati. Con stupore, scorge un gatto selvatico appisolato vicino al greto e accanto a lui una grande scatola. Da subito ne è curioso, si fa coraggio e parla (non lo fa da giorni e giorni!), chiede al gatto di mostrargli il contenuto del grande involucro. Il bel gattone lo asseconda e domanda a sua volta di vedere che cosa c’è nella scatolina dell’orso. E quando vede l’uccellino morto adagiato trai petali dice una cosa semplice che funziona come un balsamo: “Questo piccolo uccello doveva contare molto per te. Ti mancherà terribilmente…”. Poi apre la sua di scatola e ne trae un violino. “Suonerò qualcosa per te e per il tuo amico”.



La musica dolce e suadente del violino evoca una nuova messe di ricordi, l’orso ne è quasi sopraffatto. Gli torna in mente quando una donnola ha rincorso l’uccellino, gli ha strappato le penne della coda e l’orso ha creato per lo sfortunato amico una livrea d’eccezione, raccogliendo e imbastendo foglie minute. L’uccellino, triste ed umiliato, aveva indossato con eleganza la coda posticcia e il trucco aveva funzionato! La musica gli fa ricordare anche il solleticante becchettio con cui l’uccellino lo svegliava tutte le mattine, e il tiepido odore delle piume bagnate quando facevano il bagno nel lago. E ora…




Ma stavolta il flusso della memoria, riannodata dalle note, si concilia con l’impulso, il bisogno naturale di travasare vita nella vita. L’orso seppellisce la minuscola bara in una radura assolata e si ripromette di non piangere più, perché in ogni caso lui e l’uccellino saranno amici per sempre. E quando il gatto dice che per lui, musico ambulante, è ora di riprendere il cammino e aggiunge “Vieni con me orso, ecco, prendi il tamburello”… l’orso – che a tutta prima vorrebbe domandare se il gatto ha già un amico speciale - confida che il tempo e il cammino li rendano complici, accetta, prende il tamburello e va. Coraggiosamente.




Racconto profondamente tenero e malinconico, pervaso di una tale dolcezza da guarire la stessa ferita che genera nell’animo. La crudezza del distacco e della perdita sono accompagnate da un’autentica, grande bellezza, da un tocco così gentile che, man mano che ci scava dentro il solco del dolore, lo riempie di grazia. Le tavole di Komako Sakai sono struggenti, un impasto di ombre e di luci perfettamente calibrato. Non credo sia casuale che la tecnica usata ricordi il bassorilievo: il vuoto che genera il pieno. Non si può non amare questa semplice storia, che ci fa sondare l’orlo dell’abisso e, in punta di piedi, ci conduce nella radura dove la luce riaffiora… Non è un libro facile. E’ un libro molto bello.



Daniela (Tordi)