lunedì 30 novembre 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


IMPARA L'ARTE, FACENDO


Mi è già capitato, recentemente, di raccontare un giardino, quello di Monet, nella versione data da Pia Valentinis e Giancarlo Ascari; ora, di colore in colore, approdiamo a Il Giardino di Matisse, un opera realizzata per il MoMA di New York da Samantha Friedman e Cristina Amodeo. La versione italiana è pubblicata da Fatatrac e mostra quel particolare aspetto dell'arte di Matisse rappresentato dal collage. 

Nella finzione narrativa si immagina il pittore francese alle prese con un uccello bianco ritagliato nella carta e poi accostato ad altri elementi, foglie, rami. Dalle piccole dimensioni alle grandi dimensioni, dal bianco ad una vasta gamma di colori puri, nei più vari accostamenti. Ecco che intorno al pittore si ricostruisce un giardino immaginario, multicolore, in cui le forme si sono affrancate dal realismo e costituiscono degli oggetti in sé. Per raccontare i diversi aspetti di questa tecnica, all'apparenza molto facile, nel libro si riproducono in grandi pagine otto opere di Matisse. Le illustrazioni sono realizzate tutte con la tecnica del collage.
Semplice, chiaro, direi contagioso nel rendere evidente il processo artistico che porta da una modalità all'altra, questo libro è un bell'esempio di didattica dell'arte che coniuga un buon testo divulgativo e delle immagini coinvolgenti.

Ma se si ha voglia di farsi coinvolgere, come non pensare alla mitica collana Pi.P.Po., di Topipittori, che propone, in questo scorcio di fine anno, Occhio al mosaico, di Francesca Zoboli e Marta Sironi.
Il mosaico si presta bene, nella forma appunto del papier collé, alla riproduzione didattica. Ecco, quindi, le autrici proporci frammenti, particolari, di mosaici presi ai quattro angoli del globo, alternati a pagine colorate che i bambini dovranno ridurre a tessere da accostare le une alle altre nei disegni incompleti o su disegni propri, sperimentando così il senso di profondità, le sfumature e i contrasti di colore. Bella la gamma cromatica proposta e le sfumature che si possono ottenere affiancando le diverse tessere. Come nei precedenti, mi sembra sacrosanto l'invito a utilizzare Google per vedere la riproduzione integrale delle opere citate e la visita al museo come ultimo approdo di una ricerca divertente e istruttiva, che vede come primo passo proprio il fare.

Questa collana meriterebbe una visibilità ben maggiore nelle librerie e direi l'uso obbligatorio nelle scuole.
Ma se tutto questo non vi dovesse bastare, ecco la proposta di fine anno di Franco Cosimo Panini editore: nella collana Guarda che artista!, di Patricia Geis, arriva Vincent van Gogh.

La struttura del libro appare più tradizionale: il centro della narrazione è la vita del pittore, soprattutto il periodo trascorso ad Arles, il rapporto con il fratello Theo e con Paul Gauguin, i momenti felici e la disperazione. Ma la realizzazione è, come nei titoli precedenti, estremamente accurata e ricca di sorprese, con pop up, animazioni, libretti che si aprono per approfondire un aspetto citato nel testo; alla fine è possibile costruire un modellino della famosa stanza della casa di Arles, ben raccontata da Rosetta e Margherita Loy in La cameretta di van Gogh. Il giovane lettore non si annoia mai, anzi, ogni pagina è ricca di spunti e di belle immagini.

Tre libri con approcci diversi, ma con una visione moderna, stimolante, della didattica dell'arte, costruiti con cura, con una grande qualità visiva e uno sforzo di fedeltà agli originali. Impaginazione perfetta e testi agili, ma precisi, ne fanno degli ottimi strumenti didattici, utili non solo nell'utilizzo scolastico, ma soprattutto come supporto alle sperimentazioni artistiche che tanti bambini e tante bambine amano fare.
Nutrire la loro creatività con libri belli, ben fatti, stimolanti e creativi mi sembra un buon modo per proteggerla dalla banalità delle immagini stereotipate con cui sono bombardati, anche nostro malgrado.

Eleonora

“Il Giardino di Matisse”, S. Friedman e C. Amodeo, Fatatrac 2015
“Occhio al Mosaico”, F. Zoboli e M. Sironi, Topipittori 2015
“Vincent van Gogh”, P. Geis, Franco Cosimo Panini 2015



domenica 29 novembre 2015

MAGIA E PASSEUR

Passeur è colui che 'non si accaparra niente e trasmette il meglio al maggior numero di persone'. (Daniel Pennac)


La torta magica è presente in numerosi blog, dove viene peraltro a più voci definita come una ricetta nata in rete. Ovviamente mi ha molto incuriosito il motivo stesso per cui viene chiamata 'magica' e cioè il fatto che con un solo impasto si ottiene un dolce a tre strati sovrapposti: un flan, una crema e del simil pan di Spagna. Devo dire che ero molto dubbiosa sul fatto che riuscisse e invece al primo colpo, 'voilà', era perfettamente uguale alle foto viste e per di più, decisamente buona.
Ne esistono varie versioni, la base è con aroma di vaniglia, ma si può fare anche con cioccolato e con caffè e probabilmente con molti altri gusti, purché permettano di non variare il rapporto tra gli ingredienti secchi e umidi, che capisco essere la base della 'magia'.
Quindi ora, interpretando alla lettera il ruolo di passeur di questo blog, ve la ripropongo, per l'occasione nella versione al caffè.

Ingredienti
115 gr farina 00 (in genere evito di usare la farina così raffinata, ma dato che per questa ricetta pesi e consistenze sono fondamentali ho seguito alla lettera le indicazioni trovate)
150 gr zucchero semolato (e non di canna per lo stesso motivo di cui sopra)
125 gr burro
500 cl latte intero
4 uova
1 caffettiera moka da una tazza di buon caffè piuttosto ristretto
1 cucchiaio di succo di limone
cacao amaro in polvere per la finitura
sale, acqua.

Accendete il forno in tempo utile per averlo pronto alla temperatura di 130 gradi appena avrete finito di preparare l'impasto.
Fate fondere il burro, senza farlo friggere, lasciatelo raffreddare e preparate il caffè.
Dividete i tuorli dagli albumi e montate questi ultimi a neve non troppo ferma. Quando saranno bianchi aggiungete un cucchiaio scarso di succo di limone e continuate a sbattere ancora per qualche minuto.
Lasciate da parte gli albumi e riprendete i tuorli, uniteli allo zucchero e montateli con una frusta elettrica per almeno dieci minuti. È necessario che lo zucchero e le uova si emulsionino insieme creando una crema chiara e liscia. Unite tre o quattro cucchiai di caffè e continuate a montare ancora per almeno un minuto.
Aggiungete una presa di sale e il burro continuando a montare con la frusta a bassa velocità, e successivamente senza frusta, anche la farina setacciata, girando accuratamente per non far formare grumi. Mettete ad intiepidire il latte e aggiungetelo all'impasto insieme a ciò che vi è rimasto del caffè, mescolando bene.
Per ultimo, unirete anche gli albumi, mescolando delicatamente per non smontarli.
Nell'alchimia che farà la magia c'è anche la dimensione della teglia che deve essere di 20x20 cm, foderata di carta da forno fatta ben aderire alle pareti.
Se, come me, non avete una teglia quadrata di questa misura potete utilizzarne una rotonda di 23 cm di diametro (se fate i conti delle superfici vedrete che si equivalgono).
Cuocere in forno già caldo a 130 gradi per 70 minuti, se ventilato, a 150 per 80 minuti se statico. La superficie della torta deve essere ben dorata.
Estrarre e lasciare raffreddare bene, dopodiché coprire con una pellicola e mettere in frigo per almeno per due ore. Ora potete tagliarla a cubotti (con una lama liscia, lunga, affilata e meglio ancora se bagnata) e verificare se la magia è riuscita.
Prima di servire cospargere con un leggero velo di cacao.
Conservare in frigo per 2/3 giorni. Può essere congelata.


Gabriella

venerdì 27 novembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


GLI SQUALI NON DORMONO MAI
Breve storia di un lungo cane, Henry Winkler, Liv Oliver, Giulia Orecchia
(trad. Sante Bandirali)
Uovonero 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Nel momento esatto in cui Emily si è seduta sulla sedia, Katherine ha fatto schizzare fuori la sua lunga lingua e si è fregata l'ultimo pezzetto del mio panino imburrato. Era l'unica cosa che avevo voglia di mangiare. Avevo tenuto da parte quel boccone per affogare il sapore del resto della cena. 'Ehi, Kathy!' ho urlato. 'Molla subito quel panino. E' mio'."

Tanto per capirci, Katherine è un'iguana. Ed è l'animaletto da compagnia di Emily. Emily, a sua volta, è la sorella di Hank. Hank, spero sia risaputo, è quel meraviglioso ragazzino che fa sempre dei grandi pasticci con le lettere e con i numeri, che ha una memoria che spesso fa cilecca e che per organizzarsi un po' le idee confuse fa liste su liste.
L'occasione del furto del suo ultimo boccone del panino al burro da parte dell'iguana riaccende un annoso problema: Hank vorrebbe tanto un cane tutto per sé. Un cagnetto preso al canile con cui condividere i momenti liberi delle giornate. Non trova giusto che Emily abbia la sua iguana con cui chiacchierare la sera in camera e lui invece debba soffrire così tanto la solitudine.
Ora, il caso vuole che Hank abbia appena preso un inaspettato buon voto a scuola. Questa circostanza può contribuire ad aumentare lievemente il suo potere contrattuale con i genitori nella estenuante trattativa sul tema 'cagnetto'.
Più per sfinimento, che per convinzione suo padre è sul punto di cedere e stipula un patto tra gentiluomini tra Hank e lui. Se Hank saprà dimostrare e mantenere un rendimento migliore a scuola, loro andranno al canile a scegliere un cane per Hank.
Chiedete a un bambino di prendervi la luna per avere in cambio un cane e quello vi si presenterà davanti tenendola sotto braccio...I miglioramenti a scuola che Hank deve ottenere sono inarrivabili, quasi quanto lo è la luna.
Eppure Hank si mette in moto e utilizza la sua carta migliore per portare a casa buoni voti. Improvvisatosi squalo per la ricerca di scienze, ottiene un bel dieci ed è davvero a un passo dal traguardo. 


Con lo zampino del papà Pete, suo nonno, il cane finalmente arriva: un cucciolo di bassotto piuttosto testone e gran piscione, come vuole la migliore tradizione bassottesca.
Ma come sempre nelle storie di Hank, nulla va mai per la strada più semplice. 


Così anche con Cheerio, nome adattissimo a un bassotto abile nel girare in tondo a velocità supersonica per acchiapparsi la coda, tutto sembra complicarsi.
Riuscirà Hank a convincere i suoi genitori che lui è il miglior curatore di cani di tutto il sistema solare?

La saga di Hank, in alta leggibilità, non perde il suo smalto e, in particolare, in questa sua versione per i lettori più piccoli (la serie si intitola Vi presento Hank e questo è il secondo titolo) appare sempre molto divertente. Se possibile, ancora migliore della prima. Si riconferma la scorrevolezza del racconto, il divertimento puro nella sequenza incalzante dei fatti che accadono, l'autenticità dei personaggi che popolano le storie, i semi di senso che Henry Winkler, dislessico a sua volta, pianta qua e là nel racconto. E penso per esempio al seme che il vecchio Papà Pete pianta nella mente dei lettori quando afferma che nella vita occorre imparare a capire in cosa si è bravi e che da quel momento in poi si può procedere a gonfie vele in quella direzione.
Se sono semi radicheranno, c'è da augurarsi, nelle giovani teste dei piccoli lettori, ma soprattutto in quelle degli adulti che gli stanno accanto.

Carla


giovedì 26 novembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


ZIA MALEFICA

Dopo il successo di Nonna gangster, David Walliams ritorna con un personaggio veramente cattivo, proprio malefico: zia Alberta è avida, ma ha il vizio del gioco e quando il gioco è quello delle 'pulci' si può immaginare cosa possa succedere. La protagonista di Zia Malefica, infatti, ha dilapidato l'intero patrimonio familiare, di cui è rimasta solo la magione di famiglia, la Saxby Hall.
L'unica erede, a parte la diabolica zia Alberta, è Stella, una ragazzina di dodici anni che si risveglia dopo un lungo coma, dovuto a un tragico incidente di macchina, nel quale sono periti i suoi genitori. Si ritrova completamente avvolta in un mare di bende e accudita dalla terribile zia e dal suo terrificante Gufo delle Montagne Bavaresi, di proporzioni gigantesche.
La piccola Stella cerca subito di sfuggire alle attenzioni della zia, che vuole a tutti i costi obbligarla a firmare la cessione della villa di famiglia. A seguito dei suoi tentativi di fuga, Stella viene rinchiusa nella carbonaia, dove conosce il fantasma di un piccolo spazzacamino, che da tempo infesta il palazzo. Col suo aiuto tenterà più volte di fuggire per chiedere aiuto, sempre ripresa dall'implacabile zia e dal suo onnipresente gufo.
Tutto sembra perduto, ma, mentre la zia malefica svela il suo crudele piano, che ha mietuto già diverse vittime, un suo alleato insospettabilmente si ribella e cambia il corso della storia.
Non posso dire di più del finale, che ovviamente non può che essere lieto.
Ancora una volta Walliams riesce a costruire un meccanismo perfetto di azioni concatenate in un ritmo travolgente, in cui la piccola protagonista, dal carattere incrollabile, riesce a mala pena a districarsi. Molta azione, quindi, e un personaggio, quello della zia, che non nasconde alcun lato umano, anzi, a ogni passaggio si svela più cattiva e grottesca. Un personaggio veramente indimenticabile, ossessionato dall'incontenibile avidità e dalla passione per i giochi più assurdi, esperta di gufi di tutti i tipi, coltivatrice clandestina di piante velenose e tossiche. Per quanto Stella, con l'aiuto del piccolo fantasma, le tenti tutte per arginare il genio criminale della zia, non riesce mai a raggiungere le vette della sua diabolica malvagità.
Tony Ross, l'illustratore che già in altre occasioni ha accompagnato i racconti di Walliams, riesce anche qui a rendere l'assurdo e il grottesco che caratterizzano queste pagine. Sembra di vedere quasi, ma solo quasi, l'intesa perfetta fra le storie di Roald Dahl e il suo illustratore, Quentin Blake. Valida anche la traduzione di Simone Barillari, che riesce a rendere le assonanze e i giochi di parole che costellano la narrazione.
Dunque, si ride molto, perché si viene continuamente travolti da situazioni assurde, da elenchi strampalati, da entrate in scena senza senso, da trovate imprevedibili. Il lieto fine è scontato, perché in queste storie non può essere altrimenti, ma non è banale, con un giusto invito ai giovani lettori e alle giovani lettrici a non perdere la magia dell'infanzia.
Lettura esilarante per bambine e bambini a partire dai nove, dieci anni.

Eleonora

“Zia Malefica”, D. Walliams, L'Ippocampo junior 2015

mercoledì 25 novembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


GRUPPO DI FAMIGLIA 

Quattro ragazzi per due papà, Dana Alison Levy, (trad. Aurelia Martelli)
EDT Giralangolo 2015



NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Eli sedeva sugli scalini di legno della veranda, pigiato tra i fratelli, mentre papà Jason armeggiava con la macchina fotografica. Alla sua destra sedeva Frog, il più piccolo che fremeva di eccitazione. alla sua sinistra i due fratelli più grandi, tutt'altro che entusiasti. 'Scatta. 'Sta. Foto' grugnì Sam a denti stretti. Evidentemente la sua pazienza per il rituale della Foto del Primo Giorno di scuola si era esaurita, ora che stava per cominciare le medie."

Gruppo di famiglia in un esterno. Quattro fratelli, dai 6 ai 12 anni, tutti adottati e provenienti da diversi angoli del mondo. Loro sono i giovani Fletcher, e qui sono ritratti in uno dei tanti rituali di questa movimentata famiglia, che prevede anche due padri, un gatto e un cane. A vederli non sembrano fratelli, tranne per il particolare delle ginocchia sempre verdi di erba. Vivono in una bella villetta alla periferia di una cittadina di provincia con il mare vicino (è importante avere il mare vicino...) e oggi sono tutti schierati ai blocchi di partenza per il loro nuovo anno scolastico. Frog (all'anagrafe Jeremiah, ma nessuno lo chiama mai così), il più piccolo, un fisico da quattrenne e una volontà da seienne al quadrato, non vede l'ora di cominciare la sua nuova avventura. Eli, esile e biondino, geniale a tal punto da voler frequentare una scuola per ragazzini superdotati, è un po' tremante all'idea dell'impegno che lo aspetta. Jax, sempre all'ombra del suo fratello grande Sam, di cui coltiva il mito, ha davanti a sé un anno difficile perché il suo amico del cuore ha deciso di tenerlo a distanza e un compito scolastico piuttosto impegnativo lo attende al varco. E in ultimo c'è lui, Sam che in questo nuovo mondo della scuola media scoprirà un suo talento, una nuova passione e una inaspettatata determinazione nel perseguirla.
Questi sono i piccoli Fletcher. Le quasi trecento pagine di questo romanzo sono occupate da loro. Gli adulti si muovono ai margini o, per meglio dire, nel back stage. Dei due padri, Jason e Tom, sappiamo poco, ma li conosciamo attraverso il regolamento che hanno stabilito per governare questa piccola comunità in crescita. Il misterioso e burbero vicino di casa, il signor Nelson, scompare spesso dietro la porta di casa sua e il più delle volte, sbattendola in faccia ai suoi vicini. Le zie, meravigliose, vanno e vengono: sono meteore luminose. Dunque tutto il tempo sono loro, i quattro ragazzi Fletcher, a prendersi la luce della ribalta. La loro quotidianità fatta di sport, ricerche scolastiche, amicizie che nascono o che sembrano finire, amici reali e immaginari, paure, conquiste, insicurezze, ingenuità, sincretismi religiosi, campeggi autunnali, in sintesi è il felice racconto del loro stare insieme in armonica e rumorosa baruffa.

Quattro ragazzi per due papà ha due grandi forze e una lieve debolezza.
La sua forza consiste proprio nel racconto complesso, attento e sensibile di quattro diverse infanzie, raccontate - e qui sta la bravura della Levy - nel loro intrecciarsi, ma soprattutto nel loro essere prese singolarmente come diversi gradini di un unico percorso di crescita. La scelta di raccontare gli entusiasmi di un ragazzino di 6 anni, le prime insicurezze di due ragazzini di 10 anni, seppure molto diversi tra loro, e la nascente consapevolezza di sé di un ragazzo di 12 anni, è una scelta complessa coraggiosa che ha meritato, evidentemente (si leggano le due pagine di ringraziamenti dell'autrice), una lunga gestazione e un approfondito lavoro di analisi psicologica, di limatura dei testi e di ricerca di equilibri nella costruzione del plot. Quest'ultimo è l'altro grande pilastro su cui poggia il libro: convincente, mai incongruente, mai ripetitivo, coerente nei personaggi e divertente nel susseguirsi delle azioni e dei dialoghi, davvero esilaranti (e qui va anche il plauso alla traduttrice italiana).
L'incrinatura, la lieve debolezza, sta invece nel titolo scelto per l'edizione italiana. Testimonia una, purtroppo, diffusa esigenza di dover dire/dichiarare/spiegare tutto e subito. Penso che sarebbe stato meglio non dichiarare fin dal titolo la omogenitorialità di questa famiglia, non per nasconderla (e magari puntare a un pubblico anche di meno vedute meno larghe), ma per renderla 'normale', così come accade in tutte le pagine del libro. Tom e Jason sono due padri grandiosi, così come lo sono le due madri di Coccinella Li che arrivano in fondo al racconto, ma non c'è nemmeno una riga che alluda ai perché e per come del loro essere genitori dello stesso sesso insieme.
Credo che la costruzione del pensiero di un giovane individuo (anche di uno adulto, in verità) passi attraverso la presa di coscienza che è normale che al mondo coesistano vari e diversi modi essere, di sentire e di amarsi. Trovare un titolo più fedele all'originale, The misadventures of the Family Fletcher, sarebbe stata una scelta più coerente, più coraggiosa, più condivisibile e, a mio modo di vedere, più efficace per la causa comune.

Carla

Noterella al margine: un po' di link interessanti su autrice e libro




martedì 24 novembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


 A CONTARE QUEL CHE RESTA


Sicuramente ricordate il bell'illustrato di Anthony Browne Un gorilla. Un libro per contare, di cui ho parlato qui. A prima vista Animali selvaggi. Ritratti di animali a rischio d'estinzione, con i testi di Katie Corton e le belle immagini di Stephen Walton, sembra seguire lo stesso percorso, ovvero proporre un raffinato libro per contare, che enumera la prima decina, illustrandola con le immagini di animali selvaggi. Invece, come spiega nella sua introduzione Virginia McKenna, fondatrice della Born Free Foundation, la numerazione vuole indicare, per fortuna solo metaforicamente, quel che resta dell'immenso patrimonio faunistico che solo un secolo fa arricchiva il nostro pianeta.


E se anche non siamo ancora costretti a contare i leoni, o le zebre, sulle dita di una mano, il concetto è chiaro: la distruzione degli habitat, la caccia indiscriminata e il commercio illegale indicano un percorso che se lasciato a se stesso non può che portare molte specie al limite dell'estinzione.


Il messaggio è decisamente forte: e se ci fossero rimasti rimasti solo due gorilla o solo sette lupi etiopi o tre tigri...La sua efficacia è data anche dal lavoro di Stephen Walton, un artista autodidatta, dalla rapida carriera, che alterna disegno e fotografia, soprattutto di tipo naturalistico; è un vero virtuoso del carboncino, come si vede da questo video Walton realizza una galleria di ritratti, tutti molto accurati e realistici, che non concedono niente all'umanizzazione o alla descrizione più vasta degli ambienti; niente colore, solo una bellissima gamma di grigi per individuare quel soggetto, con le sue grinze, le cicatrici, le strisce diverse una dall'altra, dimostrando che ciascuno di questi animali è di per sé unico, irripetibile. E se è unico il singolo animale, cosa si può dire di una specie che rischia di scomparire?


L'intento degli autori è chiaro: sottolineare come ci siano scelte necessarie, non procrastinabili, per preservare preziosi habitat naturali e le popolazioni animali che li abitano. Non a caso i proventi del libro sono destinati alla Born Free Foundation, che come altre fondazioni e associazioni internazionali assolve il compito di sostituirsi alle politiche dei governi locali e alle difficoltà di prendere decisioni globali in un mondo più che mai frammentato e diviso. E tragicamente pervaso da guerre e conflitti, che sembrano voler cancellare qualsiasi speranza di futuro.


La sequenza di immagini è certamente efficace e se si vuole approfondire lo stato delle diverse specie, c'è un'appendice in fondo al libro che documenta le effettive condizioni di quelle rappresentate nelle immagini; sono anche presenti link relativi alle diverse organizzazioni internazionali che si occupano di salvaguardia dell'ambiente, tutto per cercare di coinvolgere i più giovani in un approccio più consapevole al mondo degli animali e della natura in generale.
Adatto per i giovani naturalisti, dai sette anni in poi, ma anche ai giovani artisti, che vogliano saperne di più del disegno e delle sue molteplici espressioni.



Eleonora

“Animali Selvaggi. Ritratti di animali a rischio di estinzione”, K. Cotton e S. Walton, La Margherita 2015


lunedì 23 novembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ROMPERE IL GHIACCIO

Le invenzioni anti-freddo di Stína, Lani Yamamoto (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Stína non sopporta il freddo. Non mangia il gelato, non tocca il metallo e non indossa mai una gonna senza i collant e i calzettoni fino sopra il ginocchio.
D'estate, per Stína è facile evitare le piscine e la brezza fresca della sera, ma l'unico posto in cui si sente davvero al sicuro da ogni possibile colpo di freddo è nel letto, sotto il suo grande piumone bianco."

Stína è freddolosa. Molto freddolosa. Appena vede che il suo respiro si trasforma in una nuvoletta capisce che è arrivato il momento di chiudersi in casa. Con una buona organizzazione preventiva, può permettersi per tutto l'inverno di non aprire la porta. Le sue giornate cominciano sotto il piumone bianco con una ciotola di avena bella calda e finiscono sempre sotto lo stesso piumone a guardare la luna piena dalla finestra. Stína, nella sua tiepida solitudine, non si annoia mai e progetta sempre nuovi marchingegni che la tengano lontana dal freddo. Lunghi bracci meccanici per prendere il cibo dal suo frigo double face, babbucce con borse dell'acqua calda per tenere tiepidi i suoi piedi. 

E' talmente presa a progettare sistemi anti-freddo che non si accorge di ciò che sta capitando fuori dalla finestra di casa sua: due bambinetti stanno giocando nella neve. Passano i giorni e finalmente Stína si accorge di loro e si incuriosisce del fatto che loro riescano a resistere al gelo dell'esterno. Nello stesso tempo però, il piumone da cui non si separa mai è diventato così pesante sul suo corpo che a lei non rimane che 'soccombere' e cadere in un sonno profondo, che ha un po' il gusto di un solitario letargo....
Quando qualcuno bussa alla sua porta lei si sveglia, va ad aprire e, in un turbine di neve, qualcuno entra nella sua casa o, per meglio dire, nella sua vita.


Il freddo come metafora della solitudine attraversa il libro di questa autrice islandese. La continua ricerca di rimedi da parte di Stína che le evitino il contatto con il gelo, non sono altro che distrazioni che lei mette di fronte a se stessa per evitare il confronto con il mondo esterno. Stare in mezzo agli altri non è sempre facile, soprattutto se si è un po' timidi. Questa ragazzina sempre intabarrata e avvolta nel suo inseparabile piumone bianco un giorno decide di aprire la porta e il vento gelido le paracaduta dentro due ragazzini venuti dal freddo. Waffels e cioccolata calda per tre?


Il ghiaccio è rotto, è proprio il caso di dirlo. I tre sono subito amici e, scambiandosi complicati progetti, mettono in comune i loro giochi.
Quando è il momento di andarsene Stína percepisce il freddo che cala di nuovo su di lei. il ragionamento è presto fatto: in una casa scaldata dal fuoco di un camino si può sentire un gran freddo, mentre fuori, nella neve che fiocca, si può sentire un gran caldo, se si è insieme.
La soluzione è lì a portata di mano ed è in perfetto stile Stína.
Diverso fin dal tatto, questo Le invenzioni anti-freddo di Stína, si presenta insolito nel disegno, nella paletta di colori invernali con cui è colorato, nell'atmosfera piuttosto 'glaciale', data dal grande bianco che dilaga sulla pagina, dal tipo di lettering, dalla costruzione del testo fatto di frasi brevi e da dialoghi ridotti al minimo. In un continuo spostamento di piani narrativi, l'occhio segue il richiamo verso l'infinitesimale, che è contenuto nei grandi fogli azzurri dei progetti di quella ragazzina sola e infreddolita. La precisione del disegno in bianco visibile nelle macchine di Stína si ritrova nella precisione di pattern a china nera, quelli del tessuto a maglia, delle impunture del piumino, persino dei fiocchi di neve.
Va da sé che questo libro che arriva dall'Islanda non è passato inosservato, ricevendo una nomination nel 2014 dal Nordic Council Literature Award.


Ideale lettura da fare sotto le coperte per difendersi dalla sciabolata di freddo che ci investirà nei prossimi giorni.

Carla

venerdì 20 novembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


ELOGIO DELL'ONESTÀ


Che ne sanno i più giovani di Mani Pulite? Ovviamente non mi riferisco ai bambini, ma ai ragazzi e alle ragazze più grandi, che frequentano la scuola media o le superiori. In ogni caso, la risposta è niente, o giù di lì. E capisco bene come uno dei protagonisti di quella drammatica stagione della vita politica italiana, Gherardo Colombo, senta il bisogno di raccontare e di spiegare, cosa che per altro fa già da anni, andando nelle scuole.
Lettera a un figlio su Mani Pulite è in primo luogo una puntuale ricostruzione storica dei fatti, operata da uno dei protagonisti delle indagini giudiziarie che portarono al disvelamento di un esteso sistema di corruzione e di finanziamento occulto dei partiti della cosiddetta Prima Repubblica. Vengono raccontati gli esordi del pool, con Antonio Di Pietro e Piercamillo Davigo, alla procura di Milano, sotto la guida di Borrelli; le diramazioni delle indagini, gli esiti anche drammatici.
Se magari può sembrare anche troppo dettagliato questo resoconto, ci si rende conto con il procedere della narrazione quanto invece sia necessario ricostruire i passaggi che portarono agli arresti di noti personaggi della politica e della finanza. Col il risultato ultimo di determinare la parziale e momentanea uscita di scena di un intero ceto politico. Alcuni partiti furono letteralmente spazzati via dall'ondata di arresti e dallo scandalo conseguente.
Il secondo aspetto è, secondo me, ancora più interessante, perché nel raccontare le difficoltà incontrate, i depistaggi e le delegittimazioni, si arriva a definire un bilancio, a confermare una scelta, quella del rispetto della legge, all'apparenza smentita dai fatti.
Se l'entusiasmo e l'appoggio popolare si sono via via esauriti, a partire dal '94, quello che è seguito non è stato altro che una prosecuzione con altri mezzi dello stesso sistema corruttivo. E la cronaca recente ha mostrato quanto la corruzione sia penetrata nel sistema economico e politico italiano. Quanto pervada, in alcuni casi, ogni aspetto della cosa pubblica.
Dunque il messaggio della legalità, del rispetto delle regole, quel La Legge è uguale per tutti sono principi definitivamente sconfitti? Non posso e non voglio crederlo. Continuo a pensare, come credo faccia ancora l'autore, che la nostra ostinata resistenza, la denuncia del malaffare, il rifiuto di ottemperare alle leggi non scritte delle mafie e combriccole di varia natura, siano l'unico modo a nostra disposizione per riaffermare la nostra dignità, la dignità del nostro onesto lavoro. Senza questo, consegneremmo alle nostre figlie, ai nostri figli un'eredità negativa, senza speranza.
Quindi il ricordo, la storia, le connessioni che permettono di denunciare chi sapeva e non ha fatto, sono elementi indispensabili per la ricostruzione di una coscienza civile. A partire dai più giovani.
Per questo motivo invito non solo i ragazzi e le ragazze, ma anche i genitori e gli insegnanti a leggere questo piccolo, denso e importante libro.
Leggere per ricordare, leggere per spiegare.

Eleonora

Lettera a un figlio su Mani Pulite”, G. Colombo, Garzanti 2015


giovedì 19 novembre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


COUCH SURFING

Hai preso tutto? Alice Keller, Veronica Truttero
Sinnos 2015


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Alle OTTO IN PUNTO, erano tutti e due in macchina, pronti. 'Hai preso tutto? Non ha dimenticato niente?' chiese la signora G. con un tono un po' pungente. ?Sì, ho preso tutto!' disse il signor G. anche se aveva una strana sensazione...."

Fino a un minuto prima della partenza i preparativi fervono. La signora G. pulisce la casa da cima a fondo, controlla biglietti e documenti, e nell'attesa che il marito si prepari, dà un'occhiata al romanzo che sta scrivendo. Il consorte, invece, in perenne ritardo, fa ogni cosa di gran furia, non si lava, mette in valigia quattro panni sporchi, cerca disperatamente telefono e portafogli e, senza farsi vedere, dà un paio di pennellate al suo ultimo quadro.
Quando si va di corsa e si è un po' distratti è possibile, tuttavia, che la porta di casa rimanga aperta. 


Non sono passati più di 15 minuti che la casa lasciata vuota e aperta non lo è più: ora è piena e chiusa. Due eleganti cinghiali vi si installano per trascorrere anche loro un piacevole fine di settimana.
Purtroppo il caso vuole che gli hobby dei coniugi G. coincidano alla perfezione con quelli di Fernanda e Osvaldo, i signori Cinghialetti. Dipingere, scrivere o suonare il violoncello sono tra i loro passatempi preferiti e il tempo libero di un weekend è un buon pretesto per praticarne alcuni. Suonare, leggere, bersi un buon caffè davanti al camino, queste sono le cose che piacciono a dei cinghiali e di sicuro non è nella loro indole quella di rimettere ordine laddove si è generato disordine. Il fine settimana è lungo; ci sarà il tempo per pulire e rassettare...

Vanno di gran moda gli Air B&B e il Couch surfing.
Lasciare ad altri la propria casa perché la abitino per il tempo di un fine settimana è cosa consueta. Ma lasciarla, inconsapevolmente, a due cinghiali può fare la differenza. Altro che Riccioli d'oro...
Da qui parte questo racconto esilarante di un insolito avvicendamento tra quattro tranquille e graziose mura domestiche. La proverbiale sporcizia e disordine che caratterizza la vita di un cinghiale si manifesta all'ennesima potenza. In un incalzante conto alla rovescia, i coniugi Cinghialetti si impegnano davvero molto a lasciare dietro di sé una scia di disastri che sarà difficile spiegare al signor G. e alla sua consorte, al ritorno dalla loro vacanza.
Divertente in ogni sua parte, Hai preso tutto?, opera prima di due giovani e gagliarde libraie formatesi alla Drosselmeier di Bologna, è un librino che sta in tasca, sempre pronto per essere tirato fuori quando ci si sente un po' giù. La sua lettura metterà di buon umore i giovani lettori (anche in nome dell'alta leggibilità) e farà tremare i polsi ai grandi al pensiero di lasciare la propria casa anche solo per un fine settimana. 


Felice l'idea di partenza che gioca con il registro dell'assurdo, come lo fece già il magnifico e ineguagliato Chiuso per ferie, silent book di di Maja Celija (Topipittori 2006). Felice il ritmo incalzante scandito con precisione cronometrica, che tanto mi ricorda il conto alla rovescia in un altro libro geniale che è Il Trattamento Ridarelli, di Roddy Doyle (Salani 2001).
Fin dalla copertina, con un via vai che non lascia troppo scampo all'immaginazione, sono pieni di ironia i disegni di Veronica Truttero, classe '91, anche se il piccolo formato del libro non gli rende il giusto merito. 


In ultimo, ma non ultimo, va menzionata la sua veste editoriale: pocket, maneggevole anche in mani piccole, leggibile con facilità anche per chi fatica un po' di più.

Carla

mercoledì 18 novembre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UCCELLO DI FUOCO

Non tutti sanno che il balletto di Stravinskij intitolato L'Uccello di fuoco è una versione molto libera che attinge al patrimonio tradizionale delle fiabe russe: la mitica creatura alata del colore del sole e di una luminosità abbagliante entra in molte storie del folklore slavo. Il grande compositore russo mise in scena il suo balletto d'esordio sulla scena parigina ispirandosi a una di queste fiabe, quella di Koscei l'Immortale, semplificandone la trama. A questo balletto s'ispira l'illustrato di Charlotte Gastaut, pubblicato da Gallucci.


La trama, dunque, è presto detta: il crudele mago Koscei tiene prigioniera una bellissima fanciulla di cui il protagonista della fiaba, Ivan zarevic, figlio di zar, si innamora perdutamente.
Koscei è un mago molto potente, capace di trasformare in pietra i suoi nemici. Ivan ha però un'arma speciale, una piuma dell'Uccello di fuoco, che il volatile gli ha regalato per ringraziarlo della sua generosità, poiché il giovane gli ha fatto dono della libertà dopo averlo astutamente catturato.


La piuma magica chiama in soccorso l'Uccello di fuoco, che neutralizza Koscei e le sue guardie facendole cadere in un sonno profondo e poi seppellendo il suo palazzo sotto una pioggia d'oro. Sconfitto il potente nemico, i due giovani possono ricongiungersi e promettersi amore eterno.
Charlotte Gastaut, nota illustratrice francese presente in Italia in molte traduzioni operate da editori come Rizzoli, Gallucci, White Star, ma nota anche per le sue collaborazioni con un produttore francese di raffinati giochi creativi, è da sempre molto sensibile al fascino del patrimonio fiabesco. Credo che in questa occasione abbia dato il meglio di sé, rendendo ancor più lineare la trama e illustrandola con efficacia. Lo stile richiama gli anni venti, con il gusto per le decorazioni, le geometrie, con l'oro tanto caro all'Art Nouveau.


Come uno spettacolo scandito per scene, qui l'azione è scandita per quadri, in cui la didascalia, ovvero un breve testo che accompagna l'immagine, funziona come nei quadri dei cantastorie, un'esplicitazione di ciò che l'immagine racconta già da sola.
Correttamente, alla fine del volume un breve testo riassume la trama e ne chiarisce alcuni passaggi.
L'autrice utilizza sapientemente le pagine con la carta intagliata, tecnica che consente di creare trasparenze che descrivono il paesaggio, o anticipano l'azione della pagina successiva.
Ne esce un libro illustrato efficace, colto nelle sue citazioni artistiche, sicuramente apprezzato dal pubblico di giovanissimi lettori e lettrici che apprezzino le fiabe. Ricordo che l'editore Gallucci ha tuttora in catalogo un'altra versione dell'Uccello di Fuoco, quella del grande Emanuele Luzzati.

Eleonora

L'Uccello di Fuoco”, C. Gastaut dal balletto di Stravinskij, Gallucci 2015