IL SENTIERO DI CONCHIGLIE
C'è una tribù
di bambini, Lane Smith (trad. Beatrice Masini)
Rizzoli 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 3 anni)
"C'era
una tribù
di bambini.
C'era una COLONIA di
PINGUINI.
C'era uno SCIAME di
MEDUSE.
C'era un BANCO di
BALENE.
C'era uno SGARBO di
CORVI."
Un
piccolino, dai capelli a spazzola e dall'abito e dalle scarpe di
foglia, è in giro per il mondo. Un mondo primordiale.
Incontra
cuccioli di capra di cui imita la postura e le cornina, ma non
l'agilità nel salire sulla roccia, incontra una colonia di pinguini
che scivolano sul ghiaccio e ne imita l'andatura, senza poter evitare
il tuffo nell'acqua gelida.
Dello sciame di meduse in acqua imita la
nuotata. Dalle balene in banco si fa trasportare, dai corvi si fa
maltrattare. Dalla torre di rocce su cui lo depositano ruzzola in una
pila di pietre per atterrare in un groviglio di piante. Si insinua in
un corteo di elefanti, mettendosi due grandi foglie sulle orecchie e
va avanti e avanti nella sua esplorazione. Viene cacciato dalla band
di gorilla per aver stonato con le sue noci di cocco. Di luogo in
luogo, di gruppo in gruppo, procede verso una destinazione che rimane
segreta fino all'ultimo giro di pagina. Quando, davanti ai suoi
occhi, appare un sentiero di conchiglie...
Tre
costanti nel percorso: gli animali che incontra
sono sempre in gruppo, branco, banco, sciame. E qui entra la seconda
costante, ovvero una divertente declinazione, talvolta anche molto
immaginifica, della parola gruppo (o se preferite famiglia) che
diventa corteo, drappello, trenino, truppa. La terza costante,
fondamentale filo rosso che tiene insieme tutto, è la tensione verso
un obiettivo finale: l'appartenenza. A ogni incontro il bambino prova
a trovare punti di contatto con i suoi interlocutori, ma ogni volta
viene smentito, deluso, allontanato, cacciato dalle circostanze
sfavorevoli. Il suo percorso di ricerca alla fine trova una sua
ragion d'essere che, attraverso indizi sempre più evidenti, si
delinea in un'ultima illustrazione e in una ultima frase che
dichiara, attraverso un dettaglio testuale, il suo essere traguardo
definitivo.
Un
libro dall'andamento orizzontale (a parte il tuffo in mare), lineare.
Orizzontale, nel suo formato, finanche nella postura dei due
personaggi di copertina, affrontati e, in qualche modo, assimilabili.
Lineare nel suo procedere, pagina dopo pagina, con un andamento di
una qualche regolarità: incontro, imitazione, allontanamento,
definizione. Il bambino si imbatte in gruppi di animali di cui imita
la postura per verificare di essere come loro e nella pagina
successiva viene allontanato da quelli stessi o dalle circostanze
avverse. In perfetto sincrono, di quel gruppo di animali si scopre,
in un magnifico gioco letterario (applausi alla grande sensibilità
della Masini nel tradurlo), il nome che li tiene insieme:
C'era
una COLONIA di PINGUINI.
C'era
uno SCIAME di MEDUSE.
C'era
un BANCO di BALENE.
Questo
ritmo cadenzato si incrina con lo 'sgarbo dei corvi' e si cambia
registro, dagli animali si passa agli oggetti - rocce, pietre,
piante.
Come
in un pezzo di musica jazz, su un 'tema' dato si improvvisa: Lane
Smith, sul tema cui ci ha abituato, innesta l'improvvisazione e nella
sequenza di elefanti, rinoceronti, scimmie e gorilla, tartarughe,
bruchi e farfalle è possibile riconoscere ancora la melodia, ma le
variazioni sul tema sono molteplici e diverse. Il ritmo cambia:
accelera, si moltiplica, rallenta. Anche e soprattutto a livello di
composizione figurativa delle singole pagine.
Tutto
questo, per preparare il lettore al gran finale. Per questo ultimo
tratto di strada fatto da quel bambino in cerca, occorre far scendere
la notte, far brillare le stelle adatte, mettere la luna piena e
creare il necessario pathos.
Solo
al mattino successivo, davanti a lui appare il sentiero di conchiglie
che ha tutta l'aria di essere preparato da qualcuno che la sa lunga
in fatto di bambini...
Che
dire? E' Lane Smith con la sua designer di fiducia (l'ha anche
sposata) Molly Leach. Un altro suo libro che lascia il segno per
sensibilità narrativa, per capacità di lettura dell'infanzia, per
originalità di prospettiva, per accuratezza linguistica, per
dimestichezza con l'ironia.
In una intervista, con grande onestà, Lane Smith evita di fare
dichiarazioni di intenti a proposito del libro. Spetta a chi legge
trovare nessi, riferimenti, significati. Lui si trincera dietro il
fatto che si tratta semplicemente di un libro su molti animali.
Naturalmente non è solo questo. Ne riconosce, tuttavia, il merito di
stimolare la discussione, in particolare su due punti fondamentali di
una narrazione: l'inizio e la fine. Entrambi lasciati nell'ambiguità
che permette chiavi di lettura molteplici. Quel bambino da dove
arriva? Cosa trova in fondo alla sua strada? E, di conseguenza, cosa
va cercando nel mezzo?
Un
libro che genera questioni, che solletica l'immaginario con disegni
non convenzionali e con un lessico che al tempo stesso si rivela
ricercato, puntuale, ma anche visionario, un libro capace di giocare
su un grande tema con una trama narrativa più leggera di una farfalla, beh, un libro così deve essere un gran libro.
E infatti
lo è.
Carla