IL SEME DELLA FELICITA'
Un nuovo
orizzonte, Rebecca Young, Matt Ottley (trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo 2016
ILLUSTRATI
"Un tempo, un
ragazzo fu costretto a lasciare la propria casa e a cercarne una
nuova.
Nello zaino mise un
libro, una bottiglia e una coperta.
Nella sua tazza da
tè, la terra del prato dov'era solito giocare."
Prese
il mare a bordo di una piccola barca a remi. Con il mare tranquillo
riusciva a dormire, mentre quando c'era burrasca stringeva a sé la
sua tazza da tè. Un minuscolo corpuscolo in un mare di acqua e di
cielo.
Il
suo sguardo vagava alla ricerca di un puntino che diventasse qualcosa
di grandioso ma nessuna traccia di terraferma. L'unica cosa che lo
mandava avanti erano i ricordi: il volo degli albatros gli faceva
tornare alla memoria gli aquiloni che faceva volare a casa; il sale
sulle labbra gli faceva tornare in mente la brezza del mare quando si
arrampicava sul suo albero preferito; il canto delle balene la voce
di sua madre.
Mentre lui è assorto nelle sue memorie qualcosa sta
cambiando nella sua barca. Nel pugno di terra che la sua tazza
contiene è germogliata una piantina che con il tempo cresce fino a
diventare albero da frutto. E' lui a dare ombra e cibo al giovane
navigatore che continua a sperare nel puntino all'orizzonte. Un tonfo
inaspettato annuncia l'approdo. La felicità di aver trovato il
proprio posto nel mondo lo spinge a mettere radici, accanto al suo
albero, su quella terra vergine.
Costruire
e aspettare... aspettare il sussurro che tutto cambia. E quel
sussurro arriva e ha le sembianze di una ragazza. Una ragazza
navigatrice con un portauovo rotto pieno di terra....Terra fertile.
Un
filo di testo che colpisce per essere racconto universale di un
viaggio. Forse metafora di un percorso di vita, o forse più
semplicemente viaggio di fuga. Di certo il bagaglio è leggero ma
pieno di senso: un libro, una coperta, una bottiglia. Ma è quella
tazzina da tè con un pugno di terra intorno a cui ruota l'intera
vicenda. Un pugno di terra che alimenta ricordi e che contiene in sé
la forza vitale, il futuro di quel ragazzo. Non a caso il titolo
originale è proprio Teacup, di potente forza evocativa.
Che bello se fosse rimasto anche in italiano...
Un
libro pieno di luce e di spazio. Entrambi elementi che portano
all'origine australiana di questo libro, appena premiato con il
Patricia Wrightson Prize for Children’s Literature (NSW
Premier's Literary Awards).
Matt Ottley, uno dei
più celebri illustratori dell'emisfero australe, è in realtà anche
musicista che ama fondere le due espressioni d'arte. Un interessante
progetto che si intitola in modo eloquente The sounds of picture books mostra come immagine e suono possano dialogare in modi non
convenzionali, ovvero non solo come colonna sonora l'una dell'altra,
quanto piuttosto come generatrici di ritmi e segni che si tramutano
in suono nelle mani e nella sensibilità di un musicista
illustratore.
Spiega Ottley che
comporre musica e immagini sono aspetti di un medesimo processo
creativo e che spesso è la musica che lui ha in testa a trasformarsi
in immagine. Di Teacup non mi pare esista ancora niente di
musicalmente codificato da Ottley (cosa che invece si trova per la
maggior parte dei suoi libri precedenti), ma tanto il tema quanto la
grandiosità degli scenari mi pare siano terreno fertile per
quintetto d'archi che spesso lo segue nelle sue performances.
Decisamente sensibile
alla raffigurazione dei grandi spazi -l'oceano, le spiagge infinite-
ma anche e soprattutto della luce: quella pulita di un'alba o quella
cupa del buio di una tempesta in mare. La rappresentazione della
forza di una natura nuova di zecca, almeno agli occhi del ragazzo,
che nonostante tutto si impone e pervade di sé anche un pugnetto di
terra, è terreno su cui Ottley si muove sicuro. Lo è meno nelle
raffigurazioni dei personaggi umani, in particolare quelle di libri
precedenti come Parachute, che hanno sempre un che di
parodistico che agisce su sfondi ad olio che tanto sembrano avere in
sé della lezione dei paesaggisti francesi dell'Ottocento, come Corot
o come i maestri di Barbizon.
Camille Corot, Mulino a vento in Picardie vicino a Versailles 1835-1840 part. |
Insomma là dove Ottley
può rappresentare la potenza di un mondo primigenio, disabitato,
ancora vergine e selvatico, là dove può occuparsi di orizzonti
sconfinati, là in particolare si dimostra grandioso. Come è giusto
che sia.
Carla
Noterella al margine. L'ultima immagine, senza parole, conferma che quei due lunghi viaggi verso una terra comune ha dato i suoi frutti, che non sono solo mele e pere... La vita va avanti.
Noterella al margine. L'ultima immagine, senza parole, conferma che quei due lunghi viaggi verso una terra comune ha dato i suoi frutti, che non sono solo mele e pere... La vita va avanti.
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