venerdì 31 gennaio 2014

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


LO SGUARDO DEL LUPO


Di lupi son piene le fiabe e le storie per bambini e anche noi ve ne abbiamo proposte tante; ma qui, questa volta, propongo un percorso anomalo che, attraverso due libri 'per grandi', consente di guardare con occhi nuovi un antico compagno di strada, il lupo, quello vero, in carne e ossa. 

Nel primo, La via del lupo. Nella natura selvaggia dall'Appennino alle Alpi, di Marco A. Ferrari, si percorre, fisicamente, la strada che sta riportando il lupo dalle aree appenniniche tradizionali alle Alpi, seguendo proprio la dorsale appenninica, a partire dai Monti Sibillini. Nello stesso tempo è anche il racconto degli studi pionieristici, condotti a partire dagli anni '70, da studiosi italiani, come Luigi Boitani e Giorgio Boscagli, e stranieri, alla ricerca del fantasma dei boschi, quella creatura così carica di significati simbolici che era stata quasi del tutto cancellata dai monti italiani.
Per decenni, ma potremmo dire per secoli, il lupo ha incarnato il male, il nemico mortale dei pastori e dei bambini spersi nel bosco. Lupi neri acquattati nell'ombra, pronti a predare; salvo poi essere eletti, e giustamente, a simbolo di forza, così come testimoniano antichi nomi e stemmi nobiliari.
Dagli anni Settanta e con l'istituzione dei parchi nazionali e delle aree protette si è invertita la tendenza e ora, lentamente, i branchi di lupi si stanno riappriopiando dei territori un tempo ampiamente popolati. La situazione di oggi non è certo il ripristino di una situazione naturale perduta: come sottolinea l'autore, in Italia non esiste più wilderness, uno stato di naturalità vero, e, senza i vincoli delle aree protette, il nostro canis lupus italicus con tutta probabilità non esisterebbe più. Ma in qualche modo si sono ripristinate delle aree in cui è possibile la sopravvivenza di un ecosistema complesso in grado di fornire la sussistenza ai branchi che via via stanno ripopolando i monti. Ovvero, sì, nel folto dei boschi più impervi dell'Appennino, di notte è nuovamente possibile udire gli ululati che chiamano a raccolta un branco; oppure di giorno, la sensazione di essere osservati, mente ci si inerpica, potrebbe indicare che lui ci sta osservando. Secondo l'autore è proprio questo guardare non visti, questa paziente e occulta osservazione, a incutere timore e a costituire l'aura di mistero che ancora circonda questi animali.
 
Ancor più appassionato il romanzo di Mark Rowlands, Il lupo e il filosofo. Lezioni di vita dalla natura selvaggia, adatto alla lettura da parte di ragazzi/e a partire dai dodici anni. L'autore, professore di filosofia, racconta la lunga convivenza con un lupo, Benin, raccolto da cucciolo e inserito nella vita quotidiana dell'autore. La storia è appassionante e ben descrive gli alti e i bassi di una convivenza a tratti difficile e con l'inevitabile doloroso distacco finale. Ma è anche lo spunto per delineare una differenza etica fra uomini e lupi. Gli uomini e, prima di loro le scimmie, conoscono e praticano l'inganno: gli esseri umani sono in grado di relativizzare i principi etici secondo l'opportunità e la convenienza e questo è una dimostrazione delle nostre evolute capacità intellettuali. Un lupo no. Il lupo, Benin, non può che essere leale, notate ben non fedele. Nel raccontare un episodio dell'infanzia di Benin, in cui fragile cuccioletto fu capace di ringhiare ad un pitbull che lo aveva inchiodato a terra, l'autore commenta così: questa è forza. Ed è questo che ho sempre cercato di portare con me e che spero di portare con me per sempre. In quanto scimmia non sarò all'altezza, ma ho l'obbligo, l'obbligo morale di non dimenticarlo mai...Se solo riuscirò ad essere forte come un cucciolo di lupo di due mesi, allora sarò un terreno dove il male morale non crescerà.
E voi come vi sentite, più scimmie o più lupi? O forse una più umana via di mezzo, come quella rappresentata dai nostri cani, sicuramente grandi dissimulatori, ma capaci anche di grandissima dignità. Ma di questo parleremo un'altra volta.


Eleonora

La via del lupo”, M.A. Ferrari, Laterza 2012
Il lupo e il filosofo”, M. Rowlands, Mondadori 2009, poi Oscar Mondadori 2011.




mercoledì 29 gennaio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUESTA È LA GUERRA

Il nemico, Davide Calì, Serge Bloch
Terre di mezzo editore 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)


"Il nemico è là ma non si vede mai.
Al mattino mi alzo e sparo un colpo verso di lui.
Lui allora spara un colpo verso di me. Rimaniamo nascosti per il resto della giornata aspettando di vedere la testa dell'altro.
Ma nessuno dei dua alza mai la testa fuori dal suo buco."


Questa è la guerra. Una guerra di trincea: un buco da una parte, un buco dall'altra. Uomo contro uomo, fino a che uno dei due non farà un errore fatale e sarà la vittoria per l'altro. In quei due buchi, di qua e di là, molte cose son vietate e ogni mossa potrebbe essere usata dal nemico per vincere la guerra.
Ma questa guerra fatta di lunghe attese, di solitudine e di incertezza potrebbe finire se con un buon travestimento in una notte buia di grande pioggia si abbandonasse finalmente il buco e, senza essere visti, si arrivasse dall'altra parte per cogliere di sorpresa il nemico.
E quella notte senza stelle e senza luna finalmente arriva.
Il fatto è che anche il nemico ha avuto la stessa idea e anche lui sta cercando di passare al di là di quella linea immaginaria che lo divide dal nemico.


E così, ironia della sorte, il nostro soldato arriva nel buco vuoto dell'altro che a ben vedere è esattamente identico a quello appena lasciato. Anche il manuale, quello ricevuto insieme al fucile il primo giorno di guerra, è uguale e dice le stesse cose: il nemico va ucciso prima che lui uccida noi, perché il nemico è crudele e spietato e non è un essere umano.


La situazione rovesciata porta con sé un importante effetto. Adesso sanno entrambi un po' più dell'altro e soprattutto sanno che non son molto diversi e che in comune hanno anche il destino.
Mollar per primi però è contro il regolamento e contro l'onore di ogni buon soldato. Ma la soluzione è lì a un passo, bastava pensarci...


L'insensatezza della guerra raccontata ai bambini. Come in un apologo costruito su pochi elementi essenziali, Davide Calì costruisce narrativamente un meccanismo perfetto che, pur nella sua tragicità, sa essere anche comico.
Puntando lo sguardo solo su uno dei due protagonisti, apprendiamo il senso ultimo dello scontro: un nemico che non si conosce ma che, in quanto tale, rappresenta ai nostri occhi il peggio; una strategia difensiva costruita sulle ipotesi; l'annientamento dell'altro come obiettivo finale. E un finale a sorpresa.

Ma apprendiamo anche, da quello stesso povero soldato abbandonato in trincea, la stanchezza e il dubbio che tutto questo combattersi non abbia gran senso. E capiamo con lui che spesso la guerra non è altro che un 'gigantesco meccanismo' nelle mani dei potenti e che chi la combatte per davvero in prima linea finisce per esserne stritolato.
La guerra che ci racconta Davide Calì è la 'Grande Guerra', ma non solo perché è una guerra combattuta in trincea come lo fu la Prima Guerra Mondiale, ma perché essa è l'essenza stessa della guerra, di uomini contro altri uomini. Non ci sono armi speciali, ma coltelli e fucili; non ci sono divise mimetiche ma un goffo cespuglio o un costume da leone. Non emergono fini strategie, ma si scoprono gli stupidi imbrogli di chi dalla guerra trae vantaggio. 


È una storia universale, narrata come un paradigma di pochi elementi.
Sintonia perfetta con i disegni di Serge Bloch, essenziali altrettanto, già sperimentata in un altro bel libro (Io aspetto...Emme 2006) costruito in modo analogo con la consueta vena di ironia tra fotografia e rapido segno a china.


Carla

lunedì 27 gennaio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per sognare)

RICORDARE È L'UNICO ANTIDOTO

Otto. Autobiografia di un orsacchiotto, Tomi Ungerer
Mondadori 2003


NARRATIVA PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il giorno in cui mi trovai in una vetrina di un rigattiere, dissi a me stesso: "Sei diventato vecchio, caro Otto!
Sono nato in una piccola fabbrica della Germania e ancora oggi ricordo..."

Otto, orso di pezza, non dimentica e attraverso i ricordi comincia a raccontarci la sua storia.
Cucito all'interno di una fabbrica tedesca, fu comprato da un padre e una madre come regalo di compleanno per il loro bambino, David.
Compagno inseparabile di ogni suo gioco, Otto è un orsacchiotto particolare. Porta su di sé un segno che lo rende riconoscibile: una macchia di inchiostro sull'orecchio, che non è mai più andata via.
Otto è testimone muto del terribile destino che si delinea per David e per la sua famiglia. Anche David ha una macchia sui suoi vestiti: una stella gialla che lo rende riconoscibile: David è ebreo.
Un attimo prima di essere portato via da uomini feroci in divisa, David lascia in custodia il suo amato orsetto all'amico Oskar. Con lui Otto sperimenta l'orrore della guerra: bombardamenti, fughe nei rifugi antiaerei, morte e la città distrutta. Finito sotto le macerie di una grande esplosione, Otto viene trovato da un soldato americano al quale salva inconsapevolmente la vita, trasformandosi per lui in scudo contro un proiettile nemico. Pupazzo eroe, cui l'esercito degli Stati Uniti conferisce anche una medaglia al valore, Otto sbarca in America dove ha di nuovo una casa e l'amore di una bambina intorno. Ma la serenità  dura poco. Attraverso altre peripezie finisce nella vetrina di un rigattiere, davanti alla quale passa però un giorno un anziano turista tedesco che lo riconosce, grazie a quella macchia di inchiostro fatta durante un gioco di tanti anni prima...
I tre piccoli amici di un tempo, Oskar, Otto e David, ormai vecchi si ritrovano a ricordare le loro storie davanti a un bicchiere di vino. Sopravvissuti a tanti orrori, i tre ormai inseparabili hanno un compito importante da svolgere: conservare la memoria della loro vita passata. Essere testimoni, in un racconto che non deve mai finire nel silenzio.

Carla

Una bambina da un altro mondo, Aharon Appelfeld
Guanda 2014


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
 
Una bambina da un altro mondo, dello scrittore israeliano Aharon Appelfeld, è una favola. Ma è anche un racconto, trasfigurato. Parla di due bambini ebrei, Adam e Thomas, nell'Europa dell'Est, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, con l'esercito tedesco prossimo alla disfatta, l'Armata Rossa che avanza, liberando i territori dal giogo nazista. Ma lo spietato sistema di annientamento, la 'soluzione finale', è ancora attuato con la precisione chirurgica e la ferocia che hanno già causato milioni di morti. Quindi anche nel paese in cui vivono i protagonisti si fanno ancora rastrellamenti, si avviano treni piombati verso la destinazione finale.
Adam e Thomas si ritrovano in un bosco, in cui le rispettive madri, pur senza dirselo, hanno mandato i loro figli, nell'ultimo disperato tentativo di salvarli dai rastrellamenti. Hanno con sè lo zaino con delle coperte, medicinali, le provviste per qualche giorno; devono raggiungere la casa di una contadina, ma non la raggiungeranno mai. Il racconto non è che la descrizione del loro operoso sopravvivere, del loro industriarsi, del resistere alla fame e alla paura. Del loro crescere, con la testa piena di domande senza risposta, hanno forse fatto qualcosa di male, sarà perchè sono ebrei? Ma soprattutto dei loro incontri: con Mira, la bambina da un altro mondo, ospite, in realtà sfruttata a maltrattata, di un contadino, che procura loro di nascosto il latte, il formaggio, il pane, consentendogli, così, di sopravvivere. Sergej, l'anziano contadino, che, al sopraggiungere dell'inverno, li aiuta come può. I fuggitivi, che i nostri ragazzini cercano di aiutare, mentre all'orizzonte si sentono i cannoni dell'Armata Rossa.
Questa storia è una favola, racconta un finale con le mamme ritrovate, l'ospedale da campo dell'esercito russo che li accoglie e cura Mina, fuggita dal suo persecutore. E' proprio la sua leggerezza a colpire al cuore, esattamente nel momento in cui ci dice che a questi bambini è andata bene, anche se è toccato loro in sorte un'infanzia terribile. Perchè sappiamo che quello che racconta è vero, e rieccheggia la biografia dell'autore, è successo realmente. La persecuzione, i rastrellamenti, la crudeltà pianificata, organizzata come un sistema industriale, nell'obbedienza nella compiacenza nell'indifferenza dei più.
La trama ricorda il poetico Lo zoo di mezzanotte, dove la disperazione veniva trasfigurata nella dimensione fantastica. I bambini che fuggono di notte nei campi, la madre che allontana i figli come estremo gesto d'amore. E ricorda tante fughe, vere, presenti, tante persecuzioni, tanti bambini cui è sottratta l'infanzia.
Ne sono convinta, ricordare è l'unico antidoto ad un veleno, multiforme, tutt'altro che annientato. Ricordare i sommersi, i salvati, ma anche chi è stato capace di dire no, opponendosi al dominio del male, è un dovere.

Eleonora



sabato 25 gennaio 2014


DA RIMINI A GRANADA

Prima di tutto qualche impressione visiva sul Salone Internazionale di Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali che si è svolto a Rimini lo scorso fine settimana.  
Ho fatto parecchie foto a quello che mi ha colpito maggiormente, ve ne propongo alcune. Prima di tutto:


Questa è un’installazione di arte moderna fatta con una struttura portaconi gelato che si è inventato uno studio di designer di Ravenna (http://www.pinocchioportaconi.it). Trovo che sia geniale.


Tutto ciò che riguarda l’avvolgimento dei dolci, dalle scatole ai nastri, alle buste, ai vassoi, ai barattoli, è un ambito che mi attrae molto e ho visto la produzione di molte aziende soprattutto italiane.


La sezione della gelateria occupava la maggior parte dei padiglioni della fiera. In uno stand c’era una pedana con al di sotto tutte coppette di gelato e ho pensato di immortalare i miei piedi cotti dopo una giornata di visita.

Dopo questa overdose di dolci mi pare opportuno proporre un piatto salato che proviene da Maria, mia sorella emigrata a Granada.
Sono delle polpettine di pollo con la curcuma, la spezia di colore giallo molto acceso che è uno degli ingrediente del curry. È usata anche come colorante e, se volete evitare di avere le mani gialle per qualche giorno, vi consiglio di modellare le polpette con due cucchiai oppure indossando dei guanti di lattice.

Ingredienti:

700 gr di petto di pollo
7 fette di pane in cassetta integrale
latte
aglio
sale
pepe
curcuma
olio extravergine di oliva
vino bianco
3 porri
8 carote

Tritate il petto di pollo (io l'ho fatto fare al macellaio).
Preparate il tutto qualche ora prima di mangiarlo.
Mettete in una ciotola le fette di pane e bagnatele con il latte. Fatele riposare in maniera che si intridano completamente. Dopodiché strizzatele bene e sminuzzatele.
Unite pollo, pane, aglio tritato, sale e pepe.
Modellate delle polpettine facendole rotolare nella curcuma. Io le ho lavorate tra due cucchiai per evitare di avere le mani completamente gialle.
Fate scaldare in una grande padella un po' di olio (non un filo, di più) e mettete le polpettine a stufare.
Una volta cotte, appoggiatele su un foglio di carta assorbente e versate nella padella (che conterrà ancora olio) i porri tagliati a rondelle sottili.
Una volta cotti, salateli, metteteli da parte e versate nella padella le carote tagliate a cubetti.
Una volta cotte, salatele e aggiungete nella padella i porri e le polpette. Lasciate il tutto a insaporirsi.
Prima di servirle, fatele saltare a fuoco molto vivace e innaffiate con mezzo bicchiere di vino bianco.



Lulli

giovedì 23 gennaio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)



PRIMA O...

Dopo, Laurent Moreau
Orecchio acerbo 2014


ILLUSTRATI per PICCOLI (dai 4 anni)

"Dopo aver corso più in fretta che posso, faccio fatica a riprendere fiato.
Dopo le capriole, mi gira la testa.
Dopo l'ultima duna c'è il mare che si stende. Maestosamente.
Dopo l'orizzonte, molto lontano, mi chiedo cosa ci sia."



Un bambino alle prese con una grande domanda.
Con semplicità, di pagina in pagina, lui attraversa il tempo legando invisibili fili tra il prima e il dopo, creando nessi, legami, rapporti di causa ed effetto.
Dopo un seme arriva un fiore, dopo gli inverni le primavere. Questo è lo scorrere del tempo così come lo insegnano a scuola.
Dopo la pioggia c'è la pozzanghera, dopo il bagno la pelle è grinzosa, dopo le capriole mi gira la testa: questi sono i dopo che ognuno di noi prova con l'esperienza.
Dopo la rabbia c'è il silenzio. Dopo un lungo silenzio, non so più cosa dire: questi sono i dopo di ciascuno, personalissimi e unici.
In brevi e perfette frasi, scritte in carattere maiuscolo che le rende ancora più lapidarie, si snocciolano riflessioni di portata molto diversa. Si passa dall'osservazione della realtà all'introspezione profonda con grande noncuranza, così come lo potrebbe fare un bambino, semplicemente. 


A parte un sottile filo rosso che vede in sequenza le stagioni, in apparenza non sembra esserci nessun ordine sequenziale di pensiero; le osservazioni si muovono nella testa di quel bambino come una pallina in un flipper, andando di qua e di là e creando collegamenti spesso imprevedibili, ma serrati sotto il profilo dell'emotività.
Che meraviglia!
Ancora una volta Laurent Moreau con la leggerezza che gli consueta nei testi come nelle immagini apre una finestra su un tema di grande importanza e potenzialità di ulteriori riflessioni.
A che pensi? (Orecchio acerbo, 2012), due anni fa, ha spianato la strada in tal senso. E oggi frotte di bambini ragionano su pensieri ed emozioni, sfogliando quel libro e aprendo quelle 'finestre'. Godono guardando quelle facce sempre diverse, disegnate con un tratto solo apparentemente ingenuo. Si beano in quel mare di toni di azzurro punteggiati di bianco e di rosso.


Lì, cosa si nasconde nella testa della gente. Qui, cosa succede poi.
Il dopo: porzione, spesso sconosciuta, del tempo. Porzione di tempo in continuo movimento, in perenne divenire.
Il dopo è quel qualcosa che, irraggiungibile, vediamo continuamente trasformarsi sotto i nostri occhi in un attimo di presente e poi in un qualcosa che è andato e lasciamo alle spalle perché ormai è passato.
Che cosa si nasconde nel dopo? Che cosa c'è nell'attimo successivo?
Nel dopo attecchisce spesso ciò che abbiamo seminato nel prima. Nel dopo c'è spesso la risposta alla domanda fatta nel prima.
Ragionare sul tempo a me dà le vertigini. Ragionare sull'inafferabilità del dopo è destabilizzante, e anche in senso spaziale le cose non vanno meglio. L'orizzonte è sfuggente allo stesso modo di un attimo: è sempre un po' più in là, in avanti o indietro che sia. Eppure che bel cimento sarà ragionarci sopra.
Prima o dopo.


Carla


mercoledì 22 gennaio 2014

FAMMI UNA DOMANDA!

UN INIZIO INFINITO


Neal Layton è un genio nel realizzare libri di divulgazione che uniscono correttezza di contenuti e un irrefrenabile sense of humor: da pochi giorni in libreria, Grande storia delle Stelle riprende la struttura del fortunatissimo Grande storia universale, ovvero prendere un argomento complesso e renderlo accessibile anche a bambini alle prime armi con quelle domande micidiali sull’origine di ogni cosa.
La soluzione sta nell’immaginare una stretta correlazione fra il testo, mai noioso o eccessivamente didascalico, con le immagini, altamente interattive, con pop up, linguette, sotto libri che si dischiudono alla bisogna. Se in Grande storia universale si ripercorreva la storia del mondo, dal big bang ai giorni nostri, qui si cerca di dare ragione del cosmo, della sua immensità e della sua vita, senza dimenticare di citare come altri popoli hanno visto e interpretato le stelle. E quindi come nasce e come muore una stella, cosa sono le costellazioni, o il numero immenso di galassie perse nell'universo. E infine qualche domanda che ancora non ha risposte. Ancor di più in questo libro l'autore riesce ad affrontare argomenti impegnativi, come il concetto di infinito o l'idea dell'infinitamente grande, senza spaventare i piccoli lettori, anzi stuzzicandoli con quelle domande aperte che sono l'origine di ogni conoscenza.
Layton ha una evidente propensione per l'ironia e anche gli altri suoi testi, pubblicati in Italia da Editoriale Scienza, seguono questo filo conduttore; come dimenticare La cacca. Storia naturale dell'innominabile, oppure Pronto, chi ronza?, dedicato alla comunicazione animale. Se volete farvi un'idea dei titoli tradotti in italiano, guardate qui oppure qui, sul suo sito.

E’ un bel modo d’iniziare l’anno, con uno di quei libri che fa sorridere e fa pensare, virtù rara, ma non sempre compresa dai nostri lettori adulti. Raccontare con stile umoristico non vuol dire essere poco seri o imprecisi, anzi mi sembra un efficace antidoto contro la noia e la ripetitività.

Eleonora


“Grande Storia delle Stelle”, N. Layton, Editoriale Scienza 2013
“Grande storia Universale”, N. Layton, Editoriale Scienza,2006

lunedì 20 gennaio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL BAMBINO FORTUNATO

Mamma, prima dov'ero? Davide Calì, Thomas Baas
Rizzoli Lizard 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Mamma, prima dov'ero?
Prima quando?
Prima di nascere.
Be', eri...
Nel sogno di un gatto allungato al sole.
Nel profumo del mare la mattina presto.
In una nuvola spinta dal vento..."


Domanda, che -prima o poi- ogni bambino si sarà fatto.
Alcuni se la tengono per sé, e magari cercano la risposta in solitudine, e si aggirano sospettosi tra foglie di cavolo, stelline e nuvole accoglienti altri, invece, la rivolgono a chi la sa lunga sull'argomento...
E così, questa mamma, interrogata, sorride e prova a guardare indietro tutto il percorso fatto per arrivare a quel preciso punto e trova parole per raccontare al proprio figlio il desiderio, i sogni, la tenerezza, l'intesa, la complicità l'amore, che, debitamente impastati, sono stati gli ingredienti necessari che gli hanno dato forma.


In questo percorso a ritroso, ci sono giornate di pioggia passate abbracciati su un divano, una nevicata vista dietro una finestra avvolti in un abbraccio, una vecchia canzone ascoltata alla radio con le due braccia che cingono le spalle, un prato su cui sdraiarsi vicini, un fuoco acceso sulla spiaggia con gli sguardi che si incrociano... e poi occhi, bocche e corpi e pelle.
Questo è un bambino fortunato perché, prima di nascere, è in tutto questo e, una volta nato, il suo posto è ancora lì tra mamma e papà. E fortunati sono anche la sua mamma e il suo papà, perché nel volersi bene sono riusciti a vedere il loro sogno diventare realtà.



Poetico, lieve e romantico questo percorso che Davide Calì e Thomas Baas immaginano essere quello che ogni bambino vorrebbe sentirsi raccontare...
Teneri ricordi, fatti di condivisione, di fuggevoli pensieri, di leggerezza, di nuvole o fiocchi di neve, di lucciole e di vento, pensieri che con il tempo si consolidano, si coagulano intorno a un bacio più lungo del solito, un abbraccio che non vuole finire. Tra i tanti pensieri, uno alla fine attecchisce e si annida, impercettibile, e lì comincia a crescere per poi diventare bambino.
Calì, ancora una volta, è alle prese con i grandi temi e Thomas Baas racconta senza retorica e con felice sintesi, probabilmente derivante dalla sua attività di pubblicitario, le tappe di una bella storia d'amore, e il buio di un cielo notturno diventa poi alba luminosa.
Questo libriccino piccolo, nero come una notte di stelle, ha il pregio di intenerire gli animi di coloro i quali, sfogliandolo, hanno la fortuna di potersi riconoscere almeno un po' nei due protagonisti: in quella mamma e in quel papà che si sono amati e si amano, ancora.



Carla

sabato 18 gennaio 2014



DOLCE E SALATO

Questa settimana corro. Sono emozionata come una bambina che deve andare in gita.
E in effetti sto per farlo: vado con i miei compagni del corso di pasticceria al Salone Internazionale Gelateria Pasticceria e Panificazione Artigianali (SIGEP) a Rimini! Sono curiosissima di esplorare un mondo professionale per me sconosciuto. Farò fotografie di ciò che mi sembra più interessante e vi racconterò.



Quindi velocemente vi racconto la ricetta di uno dei biscotti che mi è piaciuto di più durante le due lezioni di biscotteria del corso.
Sono biscotti al caramello dal profumo molto intenso che hanno nel bordo esterno un miscuglio di zucchero di canna e sale (quello di Cervia è il più adatto perché contiene meno sostanze amare come i solfati di magnesio, di calcio, di potassio e il cloruro di magnesio) che crea un contrasto molto piacevole con la dolcezza dell'impasto .

100 gr di zucchero
25 gr panna
200 gr burro
250 gr farina
25 gr zucchero di canna

6 cucchiai di zucchero di canna
2 cucchiaini di sale di Cervia
1 uovo

Pesate tutti gli ingredienti.
Mettete in un pentolino d'acciaio lo zucchero a caramellare. Non abbandonate il fornello perché a secco lo zucchero caramella molto più velocemente.
Appena avrà raggiunto il colore ambrato spegnete il fuoco e versate la panna liquida girando velocemente con la frusta.
Aggiungete poi il burro a temperatura ambiente tegliato a pezzetti.
Una volta raffreddato il tutto unite la farina setacciata e lo zuchero di canna.
Stendete il composto in una teglia e mettete in frigo per 6 ore (va ancora meglio lasciarlo per tutta la notte).
Modellate dei rotolini di 4 cm di diametro e metteli nuovamente in frigo almeno per un'ora.
Spennellateli con l'uovo sbattuto e fateli rotolare nel miscuglio di zucchero di canna e sale.
Tagliate delle rondelle di 1 cm di spessore che metterete in una teglia coperta di carta da forno.
Cuocete a 180°C per 15 min.

Lulli

venerdì 17 gennaio 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SI COMINCIA RIDENDO



Chi ha in mente il Neil Gaiman autore di storie 'di paura', dalle atmosfere inquietanti e cupe di capolavori come Coraline, ad esempio, o Lupi nei muri, si ritroverà in atmosfere del tutto diverse in L'esilarante mistero del papà scomparso. Il giorno in cui mio padre viaggiò a bordo di una mongolfiera con uno stegosauro per comprarmi il latte! Molto più vicino al Roddy Doyle del meraviglioso Trattamento Ridarelli, con una corposa presenza delle illustrazioni di Chris Riddell, la nuova storia di Gaiman percorre le vie della comicità surreale, con un ritmo sostenutissimo, che non dà il tempo al lettore di mettere in sequenza i pezzi del puzzle narrativo.


La storia è presto detta: un papà e due mocciosi, in attesa di far colazione con adeguata tazza di latte; anche il papà ha bisogno del latte, per il tè, e quindi, pur controvoglia, esce per comprare l'indispensabile alimento, ma..viene rapito da un'astronave aliena, in cui dei mostri bavosi e mollicci gli chiedono di consegnargli la Terra, pianeta scelto per i loro lavori di bricolage. A questo punto entra in scena una ciurma di pirati e poi uno stegosauro scienziato che viaggia nel tempo e che trae in salvo il protagonista, portandolo con sé, con un susseguirsi di assurdi colpi di scena fino allo scioglimento finale dell'avventura grazie ad un einsteiniano paradosso spazio-temporale.
Come si può ben capire, la storia non è che un canovaccio su cui si innestano situazioni grottesche, affollate dai principali personaggi delle fantasie avventurose dei bambini, pirati, dinosauri, alieni mostruosi, misteriosi selvaggi adoratori del dio vulcano. Nonostante l'evidente imperizia del nostro protagonista e del suo valido amico, lo stegosauro che viaggia nel tempo e finalmente ci spiega il mistero dell'estinzione dei dinosauri, ogni avventura ha il suo epilogo fortunato, salvo poi incappare nell'ostacolo successivo.


Il racconto è davvero divertente e di un tipo di comicità non banale, con un ritmo serratissimo; ben integrate e direi decisive le illustrazioni di Chris Riddell, già autore della serie di Ottoline.
Lettura scorrevole per lettori anche pigri e riottosi ad affrontare la pagina scritta, a partire dagli otto anni.


Eleonora


“L'esilarante mistero del papà scomparso.”, N. Gaiman e C. Riddell, Mondadori 2014.

Noterella al margine della coblogger. Gaiman, ai tempi d'oro quando faceva coppia con McKean,  ha scritto uno dei libri più divertenti che abbia mai letto: Il giorno che scambiai mio padre con 2 pesci rossi, pubblicato da Mondadori nel 2004. A parte il titolo italiano un po' sgrammaticato, il libro è un gioiello dell'assurdo. E anche per Chris Riddell nessuno stupore: non è nuovo a questo tipo di ritmo narrativo, se ci ricordiamo tutte le fantasmagorie del Favoloso Scribbolo (Philip Ridley, Mondadori 1998) al Chisciotte (Il Castoro, 2009-2013), passando per Gulliver (Emme, 2004) Se possibile, ancor più visionario di Cervantes e di Swift!

Carla