domenica 31 marzo 2013

Cercavo una ricetta che si 'spalmasse' su due giorni -pasqua e pasquetta, per esempio, se non avete altri programmi in vista- ed eccola qua. Si tratta di un'altra marmellata. Questa volta di limoni, piuttosto saporita, buonissima su pane e burro, ma anche sui formaggi freschi. Ma il meglio di sé lo esprime nello yogurt.

MARMELLATA DI LIMONI

Ingredienti
(per sei o sette barattoli da 220 gr)
1,3 kg di limoni per ottenere 500 gr di succo
500 gr di limoni non trattati
1 kg di zucchero


Primo giorno:
spremete i limoni e mettete da parte il succo.
Lavate con cura la buccia dei limoni e metteteli in una grande pentola piena d'acqua bollente e fateli cuocere a fuoco basso per circa 15 minuti. Quindi scolateli e poi asciugateli accuratamente. Tagliateli poi a fettine di mezzo centimetro e metteteli in un grande ciotolone con lo zucchero e il succo dei limoni. Copritelo con carta forno e lasciatelo riposare per una notte.
Secondo giorno:
Versate il contenuto del ciotolone in una pentola e portate a ebollizione a fuoco forte per 10 minuti. In questa fase, girate continuamente il composto e infine schiumatelo. Spento il gas, versate il tutto in un passaverdure e riducetelo in purea.
Mi raccomando, quando lo passate cercate di non fare sprechi: anche le fibre possono essere tritate a dovere.
Rimettete sul fuoco il composto e portate di nuovo a ebollizione facendolo cuocere per 5 minuti (deve raggiungere nuovamente la temperatura corretta per essere invasato). 


Imbarattolate!
Come sempre lasciate i barattoli al calduccio, avvolti in una coperta per almeno due giorni, in modo che il calore si disperda il più lentamente possibile.

Carla 

venerdì 29 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

Quattro giorni convulsi di Fiera del libro per ragazzi a Bologna hanno rallentato l'uscita dei nostri post. Ve ne chiediamo scusa.
Entrambe eravamo impegnate a trottare in lungo e in largo per i corridoi della fiera, andando a cercare conferme e a ricercare novità per poi ragionarci sopra con voi lettori. Abbiamo scelto

IL MEGLIO FICO DEL BIGONCIO


Il fico più dolce, Chris Van Allsburg
Logos, 2013

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

 "'Bisogna togliere questo dente', sentenziò con un sorriso. Quando ebbe finito, il dentista disse: 'Le darò delle pillole per calmare il dolore'. L'anziana donna era piena di gratitudine. 'Non ho denaro per pagarla, ma ho qualcosa di molto meglio'. Prese due fichi dalla tasca e li porse a Bibot. 'Fichi!?' esclamò lui furioso. 'Sono fichi molto speciali', sussurrò la donna. 'Possono fare avverare i sogni'."

Due fichi maturi, tondi, viola è quello che la vecchietta porge al dottore. Il dottor Bibot, dentista francese, uomo freddo, ordinato, rigido in ogni suo atto, scettico, li mette da parte e si guarda bene dal dare alla donna le pillole contro il dolore.
Niente denaro, nessuna cura.


Dopo la passeggiata al parco con il suo cagnetto Marcel -povero cane, mai libero di compiere gesti da cane- il dottor Bibot decide di mangiare come spuntino serale uno dei fichi della signora. Sapore dolce e delicato, forse il miglior fico mai mangiato fino ad allora. 
Un fico squisito, ma niente di più.
La mattina dopo, durante la passeggiata del mattino, però il dottore fa un'orrenda scoperta: lui, inappuntabile dentista, sta passeggiando per la città in mutande e canottiera e la Torre Eiffel è piegata su se stessa come fosse di morbida gomma.
Che cosa può essere accaduto? Semplice: si è puntualmente avverato il sogno fatto la notte precedente.
Per una mente fredda come quella di Bibot, una volta riguadagnate le sicure mura domestiche, la cosa principale da fare è non sprecare il secondo fico.

Calcolo, concentrazione applicazione e sangue freddo. Davanti a uno specchio per autoipnotizzarsi e il gioco è fatto. Sognare di essere l'uomo più ricco della terra è il suo obiettivo. Sogni di barche, di ville e aerei privati si susseguono nelle notti di Bibot. Fino ad arrivare alla notte giusta.
Ma cosa c'è di meglio che mangiare il fico squisito con dell'ottimo formaggio di accompagno?
Chiedetelo a Marcel: un fico, se squisito, ancorché fatato, è ottimo anche da solo!

Visto sui tavoli dello stand di Logos, mi è parso tra i migliori libri italiani visti in fiera.
L'Italia è alla scoperta di Van Allsburg che così poco ha pubblicato in Italia. Il bellissimo Le cronache di Harris Burdick (Il Castoro, 2012), in passato Polar Express (Salani, 2004). E poco altro.
Qui una storia dei primi anni Novanta, tutta sua e tutta viola. Un apologo sulla bramosia e sull'impossibilità di controllare il proprio destino fino in fondo.
Un libro che gioca come sempre per l'autore sulla sottile linea di confine tra realtà e sogno.
Il disegno 'iperrealista' di Van Allsburg perfetto in ogni particolare, cattura l'attenzione restituendo al lettore un'immagine della realtà e del sogno colti nell'immobilità di un istante. Curato in ogni dettaglio, dalla copertina, al colore dell'inchiostro, alla carta, il libro si presenta in primo luogo come un oggetto estetico, ma è anche un raffinato racconto che ha in sé molti dei temi cari a Van Allsburg: primi fra tutti mistero, ironia e cani, anche il mio...

Carla

martedì 26 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


VIOLETTA LA STREGHETTA E L'INCANTESIMO SUPPERGIÙ
Anu Stohner, Henrike Wilson,
Beisler, 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Violetta desiderava una casetta tutta per sé. Facile per una strega. Bastava ricordarsi a memoria l'incantesimo giusto. "Spiriti di rapa, voglio una casa. Saliva di ragno, gocce di stagno, uova morte e strane torte, fate che le pareti siano...ehm...storte!
Ih! Ih! Ih!, ridacchiarono le altre streghe. Un altro incantesimo suppergiù!"

Violetta, lo avrete capito, è pasticciona per natura. Chi, come me, è pasticciona per natura, prima o poi finisce per amare i propri pasticci. 
E così Violetta, sbagliando ogni volta l'ultima rima dell'incantesimo, ottiene sempre qualcosa di inaspettato. Al posto di una bella casetta ha una casa un po' sbilenca, al posto di una scopa areodinamica ha una scopa dal manico molto nodoso, al posto di un lugubre corvo ha come 'famiglio' un coniglio blu. I suoi incantesimi sono ogni volta una sorpresa, ma Violetta non se ne rammarica mai. Anzi. 
E anche quando sente uno strano rimbombo nel bosco pensa dipenda dall'ennesimo suo incantesimo suppergiù. Invece quel rimbombo è un gigantesco gigante che imperversa nel bosco. Catturate tutte le streghe con un solo gesto, il gigante si vede sfrecciare davanti al naso una strega che vola in modo scomposto e disordinato. A Violetta dunque spetta il compito si riportare in salvo le colleghe. L'incantesimo è come al solito suppergiù, ma il risultato esilarante: nel senso più letterale del termine.
È l'incantesimo della Felicità.


E la Felicità sembra essere la ricetta vincente di Violetta. Sempre felice di tutto quello che le capita, capace di saper cogliere il buono da ogni situazione, Violetta volteggia nel mondo sempre con il sorriso sulle labbra. E la sua indole serena la rende contagiosa e, al suo passaggio, la risata si scioglie sulle facce di tutti. Ma è una risata sana, lontana dall'essere maligna, è una risata piena di gusto.
Raccontare ai bambini i pasticci fatti da un altro, li farà certamente ridere e li autorizzerà a credere che non sempre si può essere perfetti. Sapersi accontentare, sapersi accettare con i propri limiti è un comunque un buon esercizio. In questo mondo di 'finte' perfezioni andare controcorrente può avere anche un suo senso educativo.
La collaudata coppia Stohner-Wilson, che in passato abbiamo letto nei libri dedicati a Babbo Natale pubblicati da Emme edizioni, ancora una volta sembra viaggiare in grande armonia. Un testo molto spiritoso, nelle formule degli incantesimi soprattutto, cui si affianca una illustrazione molto tradizionale ma nel contempo piena di vitalità e inaspettata nelle prospettive e nei tagli delle immagini: cieli ariosi e boschi di conifere che fanno da sfondo all'imperversare di una strega goffa e maldestra. E quando c'è di mezzo il gigantesco gigante, il taglio prospettico delle tavole muta a sottolineare il suo ingombrante uso dell'intera pagina.


Carla

Riflettendo sul titolo del libro, mi viene da fare ancora una volta un unico appunto.
Rispetto al nome forzatamente in cerca di rima con un diminutivo di troppo, apprezzo la sobrietà un po 'secca' nell'originale tedesco che suona più o meno così: Una piccola strega pasticciona.

venerdì 22 marzo 2013

ECCEZION FATTA

--> DALL'OTTOVOLANTE ALLA FIERA


L'inizio dell'anno è stato piuttosto preoccupante, per altro come l'anno passato. Gli editori schierano i loro autori migliori, sperando nel miracolo delle 'sfumature', ovvero nel best seller capace di risollevare livelli di vendita decisamente bassi. Il clima generale di incertezza non aiuta, vorremmo un paese migliore, ci ritroviamo ancora una volta un paese diviso e paralizzato di fronte alla crisi economica. E il nostro magico fantastico mondo dei libri per ragazzi? Anche per questo settore i primi mesi del 2013 hanno confermato le tendenze già evidenziate alla chiusura dell'anno passato, vediqui. Quindi una grande crescita delle collane economiche, dalla E.Elle, alla Babalibri, alla Lapis, soprattutto nella sezione delle prime letture, con Stilton che viene giustamente lasciato a dormire fra gli scaffali e le collane tascabili storiche che confermano la loro posizione. Basta questo a rassicurarci? Assolutamente no, considerando il costo rappresentato, per le librerie, da un catalogo significativo. Ovvero, tenere tanti titoli esposti è un costo, soprattutto perché le vendite si vedranno soprattutto nella seconda metà dell'anno. Avete idea della situazione delle librerie a Roma? C'è chi non ha i soldi per comprare la carta igienica, chi fa rese finanziarie, ovvero rende i libri per non pagare i fornitori, chi campa vendendo caffè. Lo stato dell'arte è questo. Vorrei sapere quanti editori, nel pensare i propri progetti editoriali, fanno anche i conti con chi concretamente dovrà far arrivare i loro libri al destinatario finale, i bambini e le loro famiglie. 


Quante librerie in questi mesi hanno ridotto il loro catalogo, puntando sul 'sicuro', ammesso che sicuro lo sia per davvero? Quante librerie hanno venduto, nel senso letterale, lo spazio espositivo interno a grandi gruppi, che, senza questa forzatura, sarebbero in inequivocabile declino? Parlo, per dirlo proprio chiaramente, dei gruppi Giunti e Disney. Quante librerie possono permettersi il lusso di coltivare un catalogo difficile in cui, magari, ci sono titoli che vendono una copia l'anno?
Ho già detto, nel post d'inizio anno sul bilancio della passata stagione, che ci sono libri obiettivamente difficili da vendere, che richiedono l'individuazione di un lettore particolare, informato, disponibile anche a proposte nuove e magari spiazzanti. Vediamo di capirci bene: il mio mestiere, con l'esperienza che ho accumulato, consiste nell'immaginare, quando vedo una novità editoriale, la tipologia di persone cui può piacere, il cosiddetto target. Essere bravi in questo significa garantire la vendita di quel determinato libro, facendolo incontrare con il suo lettore 'tipo'. Ovviamente capita di sbagliare in queste valutazioni, ma più si ha esperienza, più il margine di errore si riduce. Quante volte sono rimasta basita di fronte alle proposte, coltissime, elevatissime, dense di contenuti, ma sostanzialmente lontane dai lettori, grandi e piccoli, con cui lavoro quotidianamente. E questo a chi lo proponiamo? E' la domanda che la mia collega Alba, preziosissima, e io, ci poniamo abbastanza sconsolate. Se per vendere ogni libro dovessimo metter su laboratori, presentazioni, corsi di aggiornamento staremmo davvero fresche. E così ogni tanto qualche vittima c'è, qualche libro dal valore incontestabile, ma dalla difficile comprensione, che ritorna a casa con vendite minori dell'auspicabile. Per non parlare del prezzo di copertina, uno dei principali scogli contro cui s'infrange qualsiasi discorso di qualità. Un ragionamento su questo, fra editori, librai, bibliotecari, bisognerà pur farlo, se vogliamo continuare a fa crescere in tutti i suoi aspetti un settore dell'editoria, quello dei libri per ragazzi, assolutamente vitale. Mi rendo conto che può sembrare estremamente riduttivo pensare alla produzione editoriale in termini di quote di mercato e di target; ma è quello che implicitamente ed esplicitamente ci viene chiesto, individuare il giusto lettore per quel determinato libro; spesso viene sottolineata la riluttanza di molti librai ad imbarcarsi in imprese laboriose che implicano costi gestionali non indifferenti, ovvero dedicare tempo alla qualificazione di un settore, dedicargli adeguata comunicazione e promozione delle diverse espressioni editoriali, imbastire rapporti con scuole e biblioteche. Se questo vi sembra poco..sicuramente le scelte di molte librerie di catena, di selezionare il catalogo in base alle condizioni di acquisto, abbassa di molto la qualità dell'offerta. E poi, diciamolo, ci sono gli acquirenti, i lettori o chi per loro, mamme, nonne papà e che magari si fidano di più di una pubblicità televisiva che di un consiglio ben calibrato dato da un libraio.


D'altra parte, è anche vero che, parlando sempre dalla realtà romana, siamo partiti da una situazione di arretratezza culturale abbastanza desolante per arrivare ad oggi ad avere numerose piccole librerie specializzate e alcune grandi librerie, indipendenti e non, che hanno dato spazio alle migliori proposte dell'editoria per ragazzi. C'è di che preoccuparsi, ma se questo è il pessimismo della ragione, l'ottimismo della volontà ci porta a resistere ancora nel difendere la qualità editoriale contro la mercificazione e l'appiattimento. Mi auguro che la prossima Fiera Internazionale del Libro per Ragazzi, che si terrà a Bologna dal 25 al 28 di marzo, sia anche una proficua occasione di confronto fra editori, librai, 'promotori della lettura', bibliotecari, tutti attori indispensabili nella crescita di questo settore.

Eleonora



mercoledì 20 marzo 2013

LA BORSETTA DELL SIRENA (libri per incantare)

SETE D'ACQUA E SETE DI RICCHEZZA

L'ACQUA E IL MISTERO DI MARIPURA, Chiara Carminati, Pia Valentinis
Fatatrac, 2013

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni) 

"Quando si avvicinava il temporale, la gente di Maripura trasportava fuori casa bacili e bacinelle, tini, secchi e secchielli. Era una festa che durava solo qualche minuto ma regalava acqua a sufficienza per non far morire di sete gli uomini e le bestie."


Maripura è un villaggio secco e polveroso. Fino al giorno in cui è arrivato lì Yaku, lo spirito dell'acqua. Stanco -dopo un lungo viaggio che lo aveva portato ovunque, lui che comandava fiumi e sorgenti, piogge e rugiade, laghi e cascate- decide di fermarsi a Maripura e si costruisce un rifugio tra le rocce per riposare. Prima di addormentarsi, Yaku fa un patto con l'unica bambina che quella sera è ancora in giro: tra queste rocce io farò sogni d'acqua e nascerà una fonte ma nessuno dovrà disturbare il mio sonno notturno e i miei sogni, muovendo le acque della fonte, e in cambio il villaggio avrà acqua di sorgente fresca ogni mattina.
Chi avesse trasgredito al patto, avrebbe perso per sempre la cosa più preziosa che avesse toccato.
Da quel giorno Maripura ebbe acqua in abbondanza e poté offrirne anche ai villaggi vicini. Ma si sa, la sete di ricchezza spesso alberga nell'animo dell'uomo. Così Beliano decide di infrangere il patto e di raccogliere di nascosto acqua la notte per poterla rivendere al mattino dopo.
Notte dopo notte, riempita tutta la cisterna della sua cantina, la fonte si è seccata. Tutti ora sono costretti ad andare da lui per avere dell'acqua.
A caro prezzo. Maripura sta nuovamente morendo di sete ma per chi ha trasgredito è dietro l'angolo la 'dura e pesante' punizione.


Un libro che ha la sua origine nel 2006, sempre pubblicato da Fatatrac, ma con una veste grafica ben più modesta e con disegni diversi di Pia Valentinis.
Ora è un grande albo e un bello spettacolo teatrale. Il tema è di grande attualità e Chiara Carminati, nei testi, riesce a non cadere nella retorica, al contrario ci regala una serie di immagini bellissime, prima fra tutte l'acqua che sgorga dell'averla sognata. La Pia Valentinis alterna personaggi tratteggiati a china a fondi che ricordano tessuti di matrice etnica: il giallo e l'ocra per richiamare la sete, l'azzurro e il verde dominante laddove l'acqua è abbondante.
Se Maripura può essere un simbolo, gli abitanti del villaggio potremmo essere tutti noi: da un lato assetati perché qualcuno ci sta sottraendo l'acqua che è bene comune, dall'altro ingordi e dissipatori, perché disabituati ad averla razionata.

Carla

martedì 19 marzo 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

FRA ORSI E ROBOT

L’editore Salani propone sempre con grande efficacia testi per la fascia d’età fra i dieci e i quattordici anni, fascia d’età contesa ad altri grandi editori, Feltrinelli, Rizzoli, Mondadori.
In prossimità della Fiera di Bologna sono usciti e stanno uscendo diversi titoli di rilievo: qui ve ne segnaliamo due, con registri molto diversi tra loro. 

Il primo, Il passaggio dell’orso di Giuseppe Festa, è un romanzo d’avventura pura: ambientato nel Parco Nazionale d’Abruzzo, racconta della movimentata estate di due giovanissimi volontari che affiancano i guardaparco nella difesa del Parco e della sua biodiversità; in particolare sono impegnati nella difficile lotta ai bracconieri a caccia di orsi, nell’eterna lotta fra interessi economici e difesa dei valori ambientali, naturalistici, paesaggistici. Appostamenti, trappole, radio collari per difendere la popolazione di orsi marsicani, amati/odiati protagonisti del parco abruzzese. Una storia, dunque, con evidente scopo didascalico, ma che scorre via piacevolmente, portandoci dritti nella vita montanara di chi vive quotidianamente a contatto con la fauna selvatica. Qualche ingenuità di troppo, ma niente che distolga dal ritmo incalzante e dall’indiscutibile amore per la natura. Potrebbe magari far nascere, a qualche giovane naturalista, l’idea di fare questa bella esperienza a un passo da casa.


Il secondo, La meravigliosa macchina di Pietro Corvo di Guido Quarzo, si muove su registri molto diversi e qui di retro pensieri ce ne sono tanti: la storia è ambientata nel ‘700 ed ha come protagonista il giovane aiutante di un maestro orologiaio, ossessionato dall’idea di realizzare un automa che riproduca le fattezze di una nobildonna di cui si è perdutamente innamorato.
Qui forse s’incontra una certa difficoltà nella lettura del testo, perché tanti sono i riferimenti alla cultura soprattutto francese, del ‘700: il concepire il corpo come una macchina costituita da un insieme di raffinati congegni, l’anima come soffio vitale, l’ardito sperimentalismo e la libertà di pensiero che porterà all’Encyplopedie. Periodo affascinante, diviso fra modernità e oscurantismo, in cui era effettivamente frequente la costruzione di congegni meccanici meravigliosi che riproducevano il movimento naturale. Il libro di Quarzo, scritto con la maggior semplicità possibile, nasce per raccontare l’effettivo ritrovamento di un automa con sembianze umane, nelle vicinanze di Torino. Sono tante le suggestioni e gli interrogativi che può far nascere questa storia, ma ho l’impressione che i ragazzini facciano una grande fatica a calarsi in contesti storici lontani, di cui spesso hanno nozioni superficiali e sommarie.
Peccato, di automi e robot, dei paradossi che queste ‘macchine’ generano, si potrebbe parlare a lungo.

Eleonora

“Il passaggio dell’orso”. G. Festa, Salani 2013
“La meravigliosa macchina di Pietro Corvo”, G. Quarzo, Salani 2013


lunedì 18 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL FRUSCIO DELLA PAGINA

INDOVINA CHI VIENE A CENA? Eva Montanari
Kite edizioni, 2013

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"La signora Olga cucinava tutto il giorno.
A casa sua non c'erano orologi, ma lei sapeva perfettamente quend'era ora di cena perché aveva un udito finissimo, il migliore di tutta la città. Con l'orecchio appoggiato alla porta, la signora Olga ascoltava i suoi ospiti incamminarsi, arrampicarsi, saltellare, incespicare su per la collina, e così sapeva che era ora di buttare la pasta."


La signora Olga è cieca e ogni sera apre la porta a un personaggio diverso che, in cambio di una buona cenetta, racconta la propria storia. Omini di latta, baroni rampanti, uomini in barca, fanciulle turchine, balene bianche, si avvicendano alla sua tavola. Ognuno di loro, soddisfatto da tanto buon mangiare, non prima di essersi accertato che la signora Olga dorma tranquilla nel suo letto, se ne torna a casa a pancia piena.
Ma dietro Don Chisciotte, dietro Gulliver, o dietro Dorian Gray si nasconde l'affettuosa nipote Nina che, ogni giorno in biblioteca, legge i libri che alla sera diventeranno narrazioni.



Di questo delicato racconto scritto ed illustrato da Eva Montanari mi piacciono alcune cose: prima fra tutte questo incedere lento dei singoli personaggi che si disvelano agli occhi, o forse dovrei dire alle orecchie, del lettore attraverso piccoli particolari o allusioni che te li richiamano alla memoria. Mi piace scoprire, nello scorrere con gli occhi i disegni, mille altri personaggi, non detti a parole, ma che punteggiano la grande pagina disegnata.
Mi piace anche l'idea che chi è cieco abbia qualcuno che gli faccia 'vedere' qualcosa al di là delle palpebre. Mi piace anche lo scambio che percorre l'intera storia: cibo contro narrazione, e viceversa. Un piatto di minestrone per sentire come andò a Cosimo. E con questo si dimostra che tanto le storie quanto il cibo sono nutrienti fondamentali per crescere.



Le cose che mi piacciono di meno sono altre: i disegni di Eva Montanari, e, soprattutto, il concetto secondo cui leggere è meno evocativo di raccontare. Perché la nipote Nina deve evitare il fruscio della pagina?
Che cosa c'è di meno vero e ammaliante in un Tom Sawyer letto rispetto a un Tom Sawyer raccontato? Perché la zia non deve sentire la pagina che gira? Che cosa c'è di male? La Sirenetta sarebbe meno struggente se si usassero le parole di Andersen al posto delle nostre?
Mi spiace: non sono d'accordo. Difendo qui la categoria dei libri letti, dei testi scritti, degli autori e anche, modestamente, dei lettori, dei lettori ad alta voce che, se con un minimo di capacità, hanno l'ardire di sparire dietro le pagine di un libro per illuminare solo la storia. Così capita al grande Marc Roger che tanto era bravo nel farlo che una volta, dopo aver letto un libro con la tecnica della lettura a viso nascosto, una bambina gli si avvicinò e gli chiese perché se ne fosse andato durante la lettura...
E queste sono soddisfazioni!


Carla

sabato 16 marzo 2013


TORTINI DI MIGLIO E PORRI

Visto chel'inverno sembra non avere voglia di scivolare via, ci sta ancora una ricetta con i porri. Piccoli e caldi sformatini, anche in questo caso potenziali 'bocconi' da aperitivo-pranzo-cena, composti a partire dal miglio, su cui occorre fare qualche riflessione.

Il miglio, appartenente alla famiglia dei cereali, è oggi tra i meno considerati, associato soprattutto al mangime per uccellini e alla cucina macrobiotica, compare molto raramente sulle nostre tavole.
Va detto invece che, oltre ad essere di origine molto antica, e in questo si associa bene con i porri dato che ambedue compaiono da qualche millennio nella storia della nostra alimentazione, il miglio ha un elevato valore dietetico per il discreto tenore in proteine (in passato veniva utilizzato come sostituto della carne), sali minerali e fibre grezza.
È inoltre ricco di vitamine A e del gruppo B,B6 e acido folico, calcio, ferro, potassio, magnesio e zinco; praticamente quasi tutto quello che ci serve.
E' un alimento con proprietà diuretiche ed energizzanti, è un valido aiuto contro lo stress, la depressione e i sensi di spossatezza, particolarmente adatto alle persone sedentarie, a chi è dedito a lavori intellettuali; produce benefici alla pelle, e rinforza capelli, unghie e smalto dei denti. La sua assunzione è consigliata alle donne in gravidanza per prevenire l'aborto.
Non solo, è un cereale che viene digerito con molta facilità ed è quindi indicato in caso di acidità di stomaco, nella prima infanzia e negli stati di convalescenza.
Ultimo, ma non meno importante, il miglio è privo di glutine e quindi un'ottima risorsa per tutti coloro che hanno problemi con il glutine, che a quanto pare sono davvero tanti.


Detto questo, si tratta di sapere come cucinarlo e trovare ricette gustose.
Questa che vi propongo è una di queste e l'ho trovata sul già citato e preziosissimo libro “In cucina. Appunti e ricette. Un anno con i migliori food blog italiani” Arsenale Editrice.

Ingredienti per 4 tortini
  • 85 gr di miglio
  • 3/4 di un porro medio
  • ½ cipolla
  • 1 uovo
  • 1 cucchiaio di farina 0
  • 30 ml di latte (o se preferite panna liquida)
  • 2 cucchiai di pecorino toscano grattugiato
  • noce moscata
  • 2 foglie di alloro
  • olio extravergine di oliva
  • brodo vegetale
  • 1 cucchiaio di semi di sesamo
  • sale

Iniziate preparando il miglio, che non va messo in ammollo e non va cotto come gli altri cereali in abbondante acqua e poi scolato. Mettetelo invece in una padella antiaderente con pochissimo olio, ma va bene anche senza, e lasciatelo tostare a fuoco lento, muovendolo ogni tanto per uniformarne le cottura. Saranno sufficienti una decina di minuti.
Dopodiché aggiungete brodo vegetale bollente (attenzione perché schizza) per un volume doppio di quello del miglio. Coprite e lasciate cuocere a fuoco lento per circa 20 minuti, controllando ogni tanto e aggiungendo se necessario un altro po' di brodo. A cottura ultimata i chicchi devono essere morbidi e asciutti. Lasciate raffreddare per una decina di minuti.
Mentre si cuoce il miglio tagliate il porro a rondelle e affettate la cipolla che farete appassire insieme in una padella con un cucchiaio di olio e le due foglie di alloro. Attenzione a non farli scurire, se necessario aggiungere acqua. A cottura ultimata, toglierle l'alloro e uniteli al miglio tiepido.


Aggiungete il latte, il pecorino (tenetene un pochino da parte per finire tortini prima di infornarli), la farina (chi ha problemi con il glutine può provare ad ometterla, data l'esigua quantità prevista, non dovrebbe cambiare molto il risultato) e per ultimi l'uovo precedentemente sbattuto e la noce moscata. Regolate il sale se necessario.
Versate il composto negli stampini precedentemente imburrati e infarinati e cospargete la superficie con semi sesamo e pecorino grattugiato.
Cuocere a 180° per circa 25 minuti, i tortini devono essere dorati ma morbidi.
Servire caldi o tiepidi.


Gabriella





venerdì 15 marzo 2013

OLTRE IL CONFINE (libri dall'estero)


UN ALCE PER AMICO

THIS MOOSE BELONGS TO ME, Oliver Jeffers
Philomel Books  (Penguinbooks) 2012

ILLUSTRATI per PICCOLI (dai 5 anni)


"Wilfred Owned a moose. He hadn't always owned a moose. The moose came to him a while ago and he knew, just KNEW that it was meant to be his. He tought he would call him Marcel."

Basta poco ad un bambino per immaginare che il mondo vada come vuole lui. In questo caso Wilfred ha appena visto un alce e da lì a pensare che gli appartenga il passo è breve.
Wilfred educa l'animale con molta cura come si fa di solito con ogni animaletto da compagnia: gli enumera le principali regole e l'alce pare seguirle, beh, almeno in parte. Per esempio ignora del tutto la regola n° 7, ovvero Andare dove Wilfred vuole andare. Al contrario conosce molto bene la regola n° 11 quella di Essere per lui ottimo riparo dalla pioggia.


Ma purtoppo un brutto giorno Wilfred scopre che qualcun'altro, quell'adorabile vecchietta, pretende di essere la vera padrona dell'alce, che a ben vedere risponde al nome Rodrigo.
Pieno di rabbia il bambino cerca di tornare a casa ma si ingarbuglia nella sua stessa corda di sicurezza. Grazie al caso o al rispetto della regola 73 da parte dell'alce Salvare il proprio padrone in pericolo tra i due pace è fatta.
Ma ad un patto (che non vi dirò, ovviamente).
L'arte del compromesso, la sapiente mediazione è chiave di volta nella vita di ciascuno.


In primo piano, di fronte a veri e propri pastosi quadri ad olio di paesaggio nordamericano, montagne innevate, foreste al tramonto, radure verdissime, si snoda la storia dell'alce Marcel/Rodrigo/Dominic e del piccolo Wilfred. Si discute col sorriso della caparbia intenzione del primo a mantenere la propria indipendenza e del secondo ad addomesticarla in qualche modo.
È l'annosa questione che si pone a chi si trova di fronte l'opportunità di condividere un pezzo di vita con un altro animale, e non necessariamente così ingombrante come un alce...
Questo libro andrebbe messo nello stesso pacchetto che contiene la tartaruga, o il cane, o il gatto (soprattutto quest'ultimo) regalati ad un fortunato bambino per farlo crescere 'bene' al fianco di un animale.
Ma non solo. È l'ennesima conferma di Jeffers. Anche in questo This moose belongs to me si riconferma la sensibilità rara di Jeffers nel raccontare il mondo nella prospettiva 'divergente' di un bambino che si sente naturalmente perno dell'universo intero.

Carla

mercoledì 13 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BOOKCROSSING o  della STORIA STRAORDINARIA

C'ERA UNA VOLTA UNA STORIA, Giovanna Zoboli, Camilla Engman
Topipittori 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Così finì che la palla lesse la storia alla papera di gomma.
La papera di gomma all'uomo nero.
L'uomo nero alla bambola nella sua casa.
La bambola nella sua casa, al pesce sul davanzale.
Il pesce sul davanzale, al fiore nel vaso.
Il fiore nel vaso, alle stelle.
Le stelle alla luna.
Poi, proprio nel momento in cui tramontava, la luna lesse la storia al sole che sorgeva."

Tutto era cominciato quando a quel bambino che non sapeva leggere, ma che guardava sempre le figure del suo bel libro, la mamma lesse quella storia. Parole e disegni della storia uscirono dalle pagine. Quella storia tanto straordinaria suggerì al bambino l'idea di leggerla al suo orso perché facevano colazione insieme da sempre. L'orsetto, a sua volta, la lesse, al trenino, che la lesse alla palla perché la stimava molto...il resto lo sapete. 


Mentre c'è sempre qualcuno che legge a qualcun altro, intorno continuano ad accadere cose. Cose che cambiano, cose che si aggiungono, cose che si intrecciano l'una dentro l'altra, in scenari sempre più immaginifici.
Se nella pagina di sinistra prosegue il bookcrossing che si chiude in modo perfetto, laddove proprio aveva avuto il suo inizio, nella pagina di destra c'è un vero e proprio brulichio di parole e personaggi che lievitano in una storia a sé stante che, forse, potrebbe essere proprio la storia tanto straordinaria che il bambino ama tanto.

Ma se così è questo libro che in apparenza sembra essere uno, a ben vedere è un libro doppio. Due storie parallele, la prima che racconta i passaggi di un libro che contiene una storia straordinaria e la seconda che è proprio la storia straordinaria. Questo fino a che la prima delle due si impossessa anche dell'altra pagina e si avvia alla conclusione.
Tanto è perfetta l'idea progettata da Giovanna Zoboli che funziona come un orologio svizzero, o sarebbe meglio paragonarlo a un metronomo, l'intreccio tra le due parti.
Camilla Engman è illustratrice 'adatta' a questo genere di costruzione. I suoi personaggini si muovono nella pagina di sinistra e in quella di destra senza creare una soluzione di continuità, ma nel disegno il dondolio tra i due racconti continua ad essere rispettato perfettamente.


Immagino questo libro in mano a un bambino e al suo 'lettore' adulto. Cioè immagino la situazione di partenza del libro stesso e provo a prefigurarmi quanto godibile possa essere un libro così. E così vi elenco in ordine sparso cosa esso offra: 1) una situazione di partenza speculare a quella reale, ovvero un grande che legge a un bambino la storia di un grande che legge a un bambino...2) un divertente elenco di lettori immaginari, orsi, trenini, palle, stelle, lune e soli, elenco che fa ridere ma che sottolinea la bellezza della pratica del leggere e che teorizza e rafforza la lettura per contagio. 3) Una storia piccola che lievita come un panettone, piena di personaggi, che si aggiungono via via, che spariscono, che ritornano e che si modificano. Seguirli nei disegni dà un enorme gusto. 4) Un finale perfetto che rimette in ordine tutto il continuo passare di mano in mano del libro, ma che, a ben vedere, non smentisce neanche a libro chiuso tutte le meraviglie accadute nella storia, ciliegie comprese.

Carla

martedì 12 marzo 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MAI FIDARSI DI UN GRANCHIO
 
QUESTO NON È IL MIO CAPPELLO! Jon Klassen
Zoolibri 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Questo cappello non è mio. L'ho appena rubato.
L'ho rubato a un grosso pescione. Era addormentato quando l'ho fatto.
E probabilmente non si sveglierà per un bel pezzo."


E invece il grosso pescione si sveglia e, accortosi del furto, parte all'inseguimento del piccolo pesce che glielo ha rubato.
Il piano del ladro prevede una fuga tra le piante che crescono grandi, là le foglie sono fitte e nessuno mai lo potrà scovare. Fidandosi dell'omertà del granchio, unico testimone -oltre a noi lettori- del suo nascondiglio, il pesce pensa di essere al sicuro...
Un fitto intreccio di alghe e foglie, come un sipario chiuso sulla scena, ci impedisce di vedere 'lo scambio di vedute' tra derubato e ladro.
A noi è dato verificare solamente che il cappello ha ripreso il suo posto sulla testa del grosso pescione che, sereno, ha ricominciato a sonnecchiare.

Alcuni indizi importanti mi facevano supporre che questo secondo libro di Klassen, potesse essere ancora più bello del primo, Rivoglio il mio capello!
Sebbene abbia sempre guardato con circospezione le 'seconde' puntate di libri di successo, perché, di solito, godono di certo naturale abbrivio dato dal successo del precedente, tuttavia non si vince a caso la Caldecott Medal!
Devo dire che le anticipazioni, trailer compresi, non rendono giustizia a questo libro: solo una volta che lo si ha in mano si capisce appieno la 'Klasse' di Klassen.
Con il precedente alcuni punti di contatto e talune differenze: ritornano i cappelli, i cappelli fuori misura e i ladri di cappelli; diversa, addirittura rovesciata è invece la prospettiva: qui si indaga il pensiero del ladro e non del derubato. Differente è anche il formato del libro che da verticale diventa orizzontale, il fondo delle pagine che da chiaro diventa nero.
Anche il coinvolgimento del lettore ritorna puntuale. Chi legge sa che le cose stanno andando ben diversamente da come pensa il piccolo ladro e questo non può lasciarlo indifferente. Lo fa ridere, inevitabilmente. Ad ogni frase del testo scritto, che corrisponde al pensiero del ladro, fa da controcanto un'immagine che lo smentisce, che corrisponde all'azione del grande pescione. E la grandiosità sta proprio nei piccoli dettagli, nei micro gesti o micro sguardi che Klassen disegna. La leggerezza, quella di calviniana memoria, frutto di un sapiente processo di eliminazione del superfluo, tre soli personaggi, pochi sgardi e qualche bollicina, frutto di una capacità di sintesi degna di un poeta, attraversa tutto il libro.
Nulla in questo libro è esornativo e la storia, illustrata e scritta, acquisisce valore sempre maggiore e da narrazione diventa paradigma esemplare.
Klassen, in un crescendo di 'rilanci' narrativi -il pescione non sa che è sparito il cappello, e anche quando lo scopre non sa chi l'ho ha rubato, e anche quando lo scopre, non sa dove trovarlo- lascia al lettore la grande incognita finale tutta da inventare.


Dietro quella cortina di alghe che cosa è successo? La pena presunta che il pescione commina al ladro dipende da vari fattori: dal grado di cattiveria del singolo lettore, dal livello di giustizialismo o di garantismo del bambino 'giudicante'.
Ciascuno di noi se ne deve assumere la responsabilità. E questo è un utile esercizio per l'anima, sempre.

Carla