sabato 28 febbraio 2015


CAROTE, FRUTTA SECCA E BIRRA


Mia figlia, ormai undicenne, non arriva più in là del mettere sul fuoco
il pentolino per fare bollire l'acqua per il tè, ma è appassionata
di programmi di cucina, riguardo a cui c'è ormai solo
l'imbarazzo della scelta. Non saprei dire se da sola li guarderei,
ma farlo con lei, commentandoli, è divertente. E chissà, magari una
mattina mi alzerò e la troverò in cucina a preparare prelibati
manicaretti.
In una di queste trasmissioni, una di quelle tenute da cuochi famosi,
viene data la ricetta di una torta fatta con la birra. Il tempo di
capire che mi poteva interessare e la ricetta era già andata, ma siamo
riuscite a trovarla sul sito.
Quindi mi procuro gli ingredienti e la provo così come il sito
indicava. Il risultato è stato di primo acchito piuttosto deludente
perché l'impatto era decisamente troppo liquido e la torta non
cuoceva. Per cercare di renderla almeno commestibile ho prolungato a
lungo la cottura con il risultato di trovarmi delle parti bruciate.
Però la parte mangiabile aveva un gusto interessante.
Riflettendo su come migliorarla, mi sono resa conto che in fondo era
una variante sul tema della torta alle carote e quindi ho
fondamentalmente aumentato la farina e prolungato la riduzione della
birra.
Così funziona piuttosto bene.
Una cosa da dire sulla birra. La ricetta diceva di usare una birra a
doppio malto, definizione che ho scoperto poi non essere esattamente
scientifica. Mi sembra di capire che è una denominazione solo
italiana che si riferisce alla sua gradazione alcolica per ragioni di
tassazioni. Per la mia esperienza vi consiglio di usare una birra
corposa e dal sapore intenso.

Ingredienti
150 gr farina
150 gr di zucchero di canna tipo mascobado
1 cucchiaio di zucchero raffinato e 1 di zucchero a velo
150 gr frutta secca (noci, nocciole, mandorle, pistacchi, semi, uva
passa o quello che più vi ispira)
300 gr di carote pelate
3 uova intere
200 cl di birra
1 arancia non trattata
8 gr di lievito per dolci
sale

La prima cosa da fare è mettere in un pentolino la birra e farla
ridurre a fuoco bassissimo. Quando avrà raggiunto i 50 gr circa,
spegnete e lasciate raffreddare. Il modo più semplice è pesare il
pentolino vuoto e verificarne man mano il peso.
Tagliate le carote a dischi di un centimetro circa e tritatele nel
mixer fino a che i pezzettini sono diventati di pochi millimetri.
Trasferitele in una zuppiera e tritate la frutta secca con lo zucchero
lasciando una grana finale abbastanza grossa.
Se nel vostro composto di frutta secca ci sono uvetta o altra frutta
essiccata non trituratela, ma aggiungetela dopo.
A parte mescolate la farina con il lievito, se li setacciate è meglio,
io però devo ammettere che non lo faccio quasi mai. Aggiungete la
buccia grattugiata dell'arancia, il mix di zucchero e frutta
secca, le carote e le uova e per ultimo la birra (sulle pareti del
pentolino sarà rimasto un velo denso, fate scendere anche quello)
continuando a mescolare fino ad ottenere un composto che sarà
piuttosto bagnato.
Trasferite il tutto in una teglia da 24 cm di diametro rivestita di
carta da forno e spolverate la superficie con lo zucchero raffinato.
Cuocere a 180 gradi per circa 30 minuti. Bisogna che lo stecchino esca
pulito, ma che il tutto rimanga abbastanza umido.
Lasciare raffreddare e spolverare con lo zucchero a velo.

Gabriella


giovedì 26 febbraio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PRINCIPESSA IN FUGA

Offresi principessa, Lois Lowry, Jules Feiffer (trad. Sara Congregati)
Giunti 2015

NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"Ecco qua! Adesso dimmi cosa ne pensi. Assomiglio a una semplice ragazza di campagna?
La principessa Patricia Priscilla indietreggiò mettendosi in posa davanti ai drappeggi ricamati che incorniciavano l'ampia finestra a doppi vetri. Indossava quel vestito modesto ed era scalza."

Che cosa ci fa una principessa dentro un abito modesto, scalza e con capelli annodati in due trecce di diversa lunghezza fermate con un gambo di fiore?
Si sta travestendo per prendere il largo indisturbata.
La sua vita di giovane principessa sulla soglia dei sedici anni, ad un passo dal gran ballo dei Corteggiatori, è piuttosto monotona e scandita dall'assoluta inerzia: sono gli altri, i suoi innumerevoli servitori, che fanno le cose per lei.
In una sequenza complessa di procedure, la principessa viene nutrita, lavata e vestita, da una squadra di aiutanti che funziona con estrema precisione, come un meccanismo di orologio. Fino al giorno in cui, stanca di tutto questo, mette in atto una fuga temporanea. Ogni mattina si reca -sotto mentite spoglie- alla scuola del villaggio, dove brulica la vita, quella vera. Seguita dalla sua gattona, Patricia Priscilla diventa semplicemente Pat e nei suoi panni fa belle conoscenze e finalmente trova anche l'amore. 

Ma che ne sarà di lei e dei suoi Corteggiatori ufficiali che la chiederanno in moglie durante il gran ballo del Compleanno che a corte stanno già organizzando? Il suo destino è segnato e dovrà scegliere tra il Duca trasandato, il Principe vanitoso o i Conti Congiunti, volgari gemelli siamesi?


Se uno riesce a superare la repulsione per la sovracoperta con quella pezza rosa sul fondo celeste e con il titolo in giallo, e si concentra sul nome dell'autrice e dell'illustratore, che sono garanzia di per sé, prende il libro dallo scaffale e capisce subito che ha tra le mani qualcosa di buono. Una Newbery Medal e un Pulitzer, Lois Lowry e Jules Feiffer, non possono essersi messi gomito a gomito e aver prodotto un libro insignicante.


Il suo merito principale sta nell'offrire una visione capovolta, quanto meno diversa e insolita, di come di solito ci si aspetta che vada la vita. La seconda qualità sta proprio nell'aver pensato ai lettori che frequentano gli ultimi anni delle elementari e averlo fatto con una scrittura e un'illustrazione di grande valore.
A partire dagli anni di Linus che ha il merito di aver sdoganato in Italia le sue strisce con la ballerina e il ragazzino Munro arruolato per errore, tutto ciò che porta la firma di Feiffer è degno di nota; ma purtroppo i suoi titoli tradotti si contano su una mano. In qualche modo elettivamente prescelto per disegnare gente in calzamaglia, dalle ballerine di contempranea ai principi di Un sacco di risate, una valle di lacrime (Fabbri 1997), Feiffer è un genio con la matita in mano. Qui ancora più riassuntivo e dal segno più ingarbugliato del solito, crea i tre ritratti dei corteggiatori con un'ironia fulminante di chi si deve giocare il tutto per tutto in un'unica illustrazione.
Lois Lowry che ci ha abituato a narrativa per ragazzi più grandi, dal bellissimo Conta le stelle (Giunti 2012) alla quadrilogia di The giver (Giunti, 2010-2013), qui è altrettanto grandiosa nel costruire un feuilleton dal tema fiabesco, dove i ruoli convenzionali si invertono: una Principessa aspira ad essere una Cenerentola, con tanto di ballo finale a palazzo. Esilarante nel ritmo, nella costruzione dell'intreccio, nella caretterizzazione dei personaggi, taluni davvero adorabili, ma anche profondo in alcune soluzioni narrative, Offresi principessa è una buonissima lettura per chi voglia, la sera, addormentarsi con il sorriso sulle labbra.

Carla

Noterella al margine. Qui Feiffer racconta un po' di sé e questi sono copertina e titolo originali. Pare che per noi non fossero sufficientemente kitsch: bocciati entrambi!
 

mercoledì 25 febbraio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


STORIE DI CIBO


Grazia Gotti e Silvana Sola firmano un'interessante antologia di testi, tradizionali o favolistici, legati alla fame, agli alimenti e al cibo.
I venti testi, che spaziano dalle fiabe italiane, alla Bibbia, alle tradizioni di svariati paesi, sono stati scelti dalle due libraie della storica Libreria dei Ragazzi Giannino Stoppani di Bologna e sono stati riscritti e adattati da Alessandra Valtieri, mentre le immagini sono di diversi illustratori.
Il tema è denso, i riferimenti molteplici, prima di tutti il pensiero enciclopedico di Rodari e poi Calvino, con il grande lavoro di riscrittura delle fiabe italiane.


Si attinge al repertorio tradizionale di molteplici paesi e ogni storia è legata essenzialmente a due elementi: la fame e il cibo, declinati entrambi nelle forme più disparate, con l'intervento di demoni, fate e altre creature del meraviglioso, mentre il giusto condimento non può che essere la lotta fra i buoni, che sono di solito ingenui e generosi, e i cattivi, avidi, infidi e furbi, ma mai abbastanza.
La sequenza delle storie, tutte godibilissime e con una spettro di potenziali lettori molto ampio, sembra la lista degli ingredienti di un gustoso menù: si parla di fichi succosi, di scoperta del sale, di miele, zucchero, chicchi di riso, meloni e cocomeri chiudendo con un brodo di chiodo che ci ricorda tanto la zuppa di sasso. E intorno a questi ingredienti si aggirano, più o meno affamati, bambini furbi e bambini abbandonati, principi e principesse, figli diseredati, capitani che non pagano il conto. E anche frittelle generose.


In queste storie, così diverse fra loro, c'è molto divertimento, ma anche innumerevoli spunti per parlare di cibo, di attrazioni compulsive e di rifiuti categorici, di stili alimentari e di ricchezze, esauribili, della Terra.
Evidente il richiamo all'evento mondiale dell'Expò, con tutti gli impliciti significati globali; questa raccolta può essere un prezioso elemento nelle mani di insegnanti e genitori per raccontare e descrivere il bello e il brutto del mondo del cibo, l'abbondanza, lo spreco e la mancanza, la povertà.
Se le due curatrici giustamente richiamano l'antropologo Claude Levi Strauss, a me viene da proporre una rilettura del testo Buono da mangiare, di Marvin Harris, che tanti miti ha sfatato nel terreno complicato degli stili di vita alimentari.
Ma prima di tutto queste sono belle storie da raccontare, capaci di ampliare gli orizzonti di bambini e bambine curiosi.
'Dondo harai', fine della storia.


Eleonora

Dalla Terra alla Tavola. Venti storie di cibo”, G. Gotti e S. Sola, Einaudi Ragazzi 2015.

lunedì 23 febbraio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ALL'ORIZZONTE, DOPO DI ME...

Amica Terra, Sabrina Giarratana, Arianna Papini
Fatatrac 2015

POESIA

"Conta il silenzio tra le parole
Per ascoltare la luna e il sole
Conta il silenzio tra dire e fare
Per ascoltare la terra e il mare
Conta il silenzio tra tanto e poco
Per ascoltare la luce e il fuoco
Conta il silenzio così com'è
Per ascoltare anche te."

Per leggere poesia occorre silenzio. Amica Terra, pubblicato per la prima volta nel 2008, è un libro di poesie un po' mascherate da filastrocche. 
 

Il punto di partenza è proprio lei, la Terra, alla quale si chiede quale sarà il nostro futuro:
...Terra farina, terra di sassi
Guarda lontano, e dimmi che c'è
All'orizzonte, dopo di me...

E dalla Terra si parte per raccontare in versi la pioggia, gli uccelli, il tuono, la nebbia e il sole. L'albero che è definito abbraccio e respiro del mondo, le montagne che sono piene di rughe, il vento che è una bocca che soffia con tutto il suo fiato, le stelle che sono occhi che brillano. Ogni manifestazione della natura filtra attraverso un codice di conoscenza che è molto umano: bocche, braccia, occhi. Tutto passa attraverso i nostri sensi e i nostri strumenti per percepire il mondo. Il mondo che ci circonda comincia infatti dalla nostra pelle in poi: il vento e la pioggia ci accarezzano, la neve ci brucia le orecchie, il mare ci culla ed abbraccia, il vento ci tira su e poi ci rimette giù.



Ventuno filastrocche per ragionare con i bambini di ciò che la Terra ancora ci offre quotidianamente, finché dura...
Ventuno filastrocche che portano il lettore a 'percepire' con le orecchie e con gli occhi ciò che percepisce tutti i giorni con il proprio corpo, semplicemente vivendo.
La sfida è quella di accendere l'attenzione sulla ricchezza che abbiamo tra le mani e davanti agli occhi, ma che potrebbe sparire da un momento all'altro se non ce ne prendiamo cura, una buona volta.
Uno struggimento di fondo nelle parole che ritrovo in qualche modo anche nelle figure.


Il grande formato del libro offre respiro alle malinconiche tavole di Arianna Papini che come cifra prediligono sagome riassuntive, icone ieratiche o creature viventi isolate e volutamente spaesate. Si affacciano sulla pagina, entrando in scena silenziose e maestose, figure umane che accennano un sorriso al vento che le spettina, alla pioggia che le bagna, al sole che le scalda. 

Mante, passeri, aironi, tucani e merli in un silenzio cercato abitano le pagine e ne sono, di volta in volta, abitanti assoluti. Ma accanto a questi grandi protagonisti c'è un brulichio di minuscoli che, altrettanto silenziosi, attraversano la pagina o la popolano rendendola cosa viva. Forse allora non tutto è perduto...

C'era una volta una favola
Che si chiamava mondo
E non era una tavola
Era tondo tondo
C'erano terra e mare
Scimmie ed uccelli
Tempo per giocare
Tutti erano fratelli
E questa favola non finisce ora:
Se c'era una volta
Ci sarà ancora.

Speriamo, ma occorre lavorarci.

Carla

sabato 21 febbraio 2015

CORTESIE PER GLI OSPITI


MARMELLATA DI ARANCIA E ZENZERO 
DI MELANIE

Parto dalla cosa più dolce di tutta questa storia: Giorgia. Ha sette anni, ed è una bambinetta 50% inglese, e al 100% geniale. Vivace nel pensiero, attenta con orecchie e occhi, sensibile nel cuore, affettuosa nelle parole, autentica nelle reazioni. Da più di un anno, ogni venerdì passiamo del buon tempo assieme leggendo libri che lei succhia letteralmente come una spugna disidratata mentre io mi bevo i suoi commenti. Ed è una gioia.
Melanie è sua madre.
Nel giardino della casa editrice che ospita i nostri incontri ci sono diversi alberi di arancio e, complici due altri splendidi bambini, i frutti sono scesi dai rami e sono finiti nella marmellata di Melanie.
Qui la sua ricetta.

Ingredienti
8 tazze di arance (10/12 arance sbucciate e tagliate a pezzi)
la buccia di 3 o 4 di queste
10 cm di zenzero fresco
4 tazze di zucchero
succo di 2 limoni
1 pacchetto di pectina

Procedimento 
Prendere le arance non trattate, lavarle e sbucciarle, togliendo il più possibile il bianco. Tagliarle a pezzi. Conservare la buccia di 3 o 4 e poi tagliarla molto sottile. Pelare e tritare finemente lo zenzero o schiacciarlo.
In una pentola grande mettere le arance a pezzi, le bucce, lo zucchero, lo zenzero, il succo di limone e far bollire per 10 minuti, quindi aggiungere la pectina e far bollire per altri 10 minuti, girando sempre. When the marmalade coats the back of the stirring spoon smoothly, it's done. Che in italiano suona più o meno così: quando la marmellata fa il cappotto liscio sul retro del cucchiaio per girare, è pronta per essere messa nei barattoli.


 Melanie (e Giorgia)

venerdì 20 febbraio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


PICCOLA

Questa è una rubrica che segnala essenzialmente novità interessanti, tuttavia per una volta voglio fare un'eccezione e segnalo una ristampa: si tratta del testo di Genevieve Brisac, Petite, tradotto e pubblicato dalla Casa Editrice E.Elle nel '95 nella collana Frontiere, con il titolo Piccola e riproposto, nella stessa traduzione di Annamaria Sommariva, dalla Piemme col titolo originale francese.


Dunque è un testo con una lunga storia, la prima edizione francese è del '60, e ha evidentemente qualcosa che lo rende decisamente attuale: parla di anoressia.
La protagonista, Genevieve, detta Nouk, a tredici anni smette di mangiare. Lo fa come per una decisione stabilita e applica il suo piano di progressiva eliminazione del cibo con precisione scientifica, ingannando sistematicamente i familiari.
Applica la simulazione, il vomito controllato, esplora diversi modi di occultare la sua sorda ribellione, ruba nei negozi, rimpinza la sorella minore di dolcetti proibiti, si riempie le tasche di caramelle, mangiate e vomitate anche queste. Provoca i genitori e ne rifiuta l'aiuto.
E' una vera discesa all'inferno quella che Genevieve Brisac descive con minuzia da entomologa, descrivendo stati d'animo, pensieri, ferree regole di vita fatte apposta per distruggerla. Descrive soprattutto l'ossessione mentale legata al corpo, il corpo femminile non ancora adulto, il rifiuto radicale della sessualità, la ricerca della perfezione attraverso la negazione della corporeità.
Tema pesante, testimonianza drammatica e complessa, che mi sembra però essere ancora vivissima: sul corpo delle ragazze, delle bambine si combatte una grande battaglia, sul loro essere quasi donne; un corpo che si vuole perfetto, cristallizzato nel momento della sua massima bellezza e purezza. Già, perché l'ossessione del corpo 'incontaminato', del corpo perfetto non riguarda solo chi, tragicamente, percorre la via del rifiuto del cibo. Ma attraversa le vite di tantissime ragazze, di riflesso da un'immagine sociale che così le vuole.
Se il corpo è il terreno di uno scontro, che rischia di essere mortale, l'altro aspetto chiave è il rapporto madre-figlia, nodo inestricabile, che travalica la consapevolezza e attinge alle reciproche identità.
Di libri che raccontano queste esperienze ne sono stati scritti parecchi, uscirà a breve per Vallardi una testimonianza di una madre coinvolta nella spirale autodistruttiva della figlia.
Ricordo, in particolare, Niente mi basta, di Giusi Quarenghi; ma devo dire che questo libro colpisce: perché è scarno, in certi momenti respingente; perché non concede niente al bisogno di spiegazione, di assoluzione che la lettrice vorrebbe. E' una sorta di specchio, deformato, che ci parla di ossessioni e di paure, di solitudine. Alla fine anche di speranza.
Per questa sua durezza, lo considero un testo adatto a lettrici con più di quattordici anni, anche per la sua complessità, che alterna pagine in prima e in terza persona.
E' però anche un libro 'necessario', proprio per i richiami inquietanti al nostro presente e all'immagine femminile che non è molto diversa da cinquant'anni a questa parte.

Eleonora

“Petite”, G. Brisac, Piemme 2015

giovedì 19 febbraio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

"LA TRASPARENZA PORTA CON SÉ L'ENIGMA"*

Ogni goccia balla il tango, Pierluigi Cappello, Pia Valentinis
Rizzoli 2014


POESIA

"PASSEROTTO
Più astuto di un mago
è apparso in giardino
un passerottino:
se tu gli dai spago
saltella a piacere
qua e là in una frasca
e il sole si intasca
che è bello da bere."


Avere uno zio che si chiama Pierluigi Cappello e che di mestiere fa il poeta è una bella fortuna. Chiara, la piccola Chiara, non ha ancora sei anni quando per giorni interi si esercita a imparare una brutta poesia sul papà.
Sono rime d'occasione, ma a lei non entrano in testa e così decide di rivolgersi allo zio perché le scriva dei versi degni di essere imparati e poi recitati. E suo zio, Pierluigi Cappello accetta la sfida, che non sta nello scrivere versi, visto che lui è poeta, ma nello scriverli per un bambino. Da quella poesia sul papà che Chiara, ovviamente, impara in un attimo ne vengono delle altre e, arrivate ad essere trentatré, diventano un libro. 


Devono essere 'versi ben scolpiti' dice Cappello che sa quanto esigenti siano i bambini che nelle poesie cercano concretezza ma anche sorpresa. Nello scriverle vanno cercate le 'parole bambine' e il loro suono non passerà inosservato. Ma ben altro va nascosto in una poesia: quel senso di vertigine che si prova di fronte a una discesa fatta a rotta di collo. Quella paura e quella gioia che si generano dallo stupore di vedere parole consuete messe 'ad arte' le une accanto alle altre, a formare una bella poesia. La meraviglia che nasce ogniqualvolta le parole si dispongono 'ad arte' e raggiungono la perfezione.


Cappello, in una sorta di riflessione condivisa e conclusiva, si augura che anche un bambino possa capire che la poesia non è solo un semplice gioco di parole, ma si alimenta anche e soprattutto attraverso l'immaginazione, i sensi e l'anima, generando in chi ascolta la meraviglia. La poesia, rispetto anche al più alto esempio di prosa letteraria, ha il dono di far suonare le parole tra loro secondo un'armonia inaspettata. Questa è la chiave.


Bruno Tognolini, tanti anni fa, parlandomi della sua esperienza di poeta mi convinse del fatto che solo dopo aver letto una poesia si può provare questo stupore, questa meraviglia, come fossimo di fronte a cosa mai vista. Una poesia può considerarsi ben fatta solo dopo che detto stupore e detta meraviglia si concretizza in quell'attimo di silenzio, di respiro sospeso che si crea dopo aver letto l'ultimo verso...Con le poesie di Cappello accade. Lo stupore per un passero che beve il sole, per una goccia che balla il tango, per un picchio che arrossisce.
Poesie, queste, che attingono al suo mondo, e anche a quello di Chiara che immaginiamo non troppo diverso: merli, passerotti, gatti, rondini, formiche, lucertole, scorpioni, luna, pioggia, neve e la tanto utile noia, mamma di grande fantasia...

Carla


Noterella al margine, ma neanche tanto, sulle illustrazioni di Pia Valentinis, che sembra nata per illustrar poesia, in questo suo tratto sintetico ma che in taluni casi si apre a soluzioni di grande forza evocativa.
Proprio come succede con la poesia, la buona poesia.
Entrambi friulani, Cappello e Valentinis, fanno del nitore la loro sigla.

* dalla bella intervista su Corriere della Sera a cura di Cristina Taglietti


mercoledì 18 febbraio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

BUCHI



La proposta del libri con i buchi, ovvero pagine cartonate che consentono d'intravedere in vario modo la pagina successiva, non sono una novità; questa tipologia di libri è stata un potente cavallo di battaglia, per esempio, dell'editore La Coccinella, in tempi in cui era una tecnica decisamente innovativa; ed è diventato un classico, insieme alla finestrelle, del libro interattivo, quello che, basandosi essenzialmente sul meccanismo del cucù, stimola l'intervento diretto del bambino piccolo, a partire dai diciotto mesi. Come ho detto altre volte, in questo territorio già attraversato da tanti, si sono viste diverse novità interessanti come i libri di Yonezu per Minedition, o la fortunata e intelligente collana Scorri e gioca, edita da Gallucci e altri ancora.


Lapis coraggiosamente si inserisce in questa direzione, proponendo due libri dell'illustratore francese Hector Dexet: Chi ha mangiato l'animaletto? e Cucù!
Due le caratteristiche principali: una gamma cromatica vivace, di colori ben definiti, forti contrasti e grande efficacia visiva; e un ritmo costante, da una pagina all'altra, da una domanda alla sua risposta, espresse sempre con grande linearità e semplicità, e non è poco.


Cucù, bella copertina, con tante ciliegie e altrettanti occhietti che fanno capolino dai buchi: ogni passaggio è fatto da una coppia di doppie pagine, nella prima la domanda, chi si nasconde, o dove, nella seguente coppia di pagine si svela il cucù e fanno capolino animaletti diversi, che sbucano dalle uova o da dietro il formaggio sapientemente addentato, o dal cappello del prestigiatore e così via per arrivare al bimbo che si nasconde nella pancia della mamma.


In Chi ha mangiato l'animaletto? la struttura è più semplice e, direi, tradizionale: una serie di pagine con un buco al centro, con i buchi concentrici che si restringono di pagina in pagina: il tutto si concentra sull'animaletto dell'ultima pagina, una coccinella, che forse qualche briccone si è mangiato. 

Ma chi sarà stato? Si va a guardare nella pancia o nella bocca di diversi animali, ed ecco la sequenza dei presunti colpevoli, tutti molto sorridenti e per niente malintenzionati.
Sono libri che mettono allegria e, nella loro veste cartonata, consentono l'uso e riuso perpetuo per cui sono concepiti.

Eleonora

Cucù”, H. Dexet, Lapis 2015
Chi ha mangiato l'animaletto?”, H. Dexet, Lapis 2015

martedì 17 febbraio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


AFFINITÀ (E)LETTIVE

Che differenza c'è tra un libro e un bambino?, Anna Sarfatti, Sara Benecino
Nord-Sud 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Ai libri piace stare accanto ad altri libri, si fanno compagnia e si sostengono a vicenda...anche ai bambini.
I libri hanno un indice...i bambini di solito ne hanno due.
Ai libri piace avere una copertina...anche ai bambini."

A ben vedere i punti di somiglianza tra un bambino e un libro sono parecchi. Affinità elettive? Le differenze, molto meno numerose: i bambini possono fare a scambio di figurine, mentre tra i libri lo scambio di figure è vietato dalla legge. I libri dormono sotto il cuscino, mentre i bambini sopra. I bambini divorano i libri, ma è impossibile che accada il contrario. I libri devono essere rilegati, farlo con i bambini sarebbe reato. I libri conservano foglie tra le pagine, mentre i bambini collezionano sassi nelle tasche. I bambini hanno molte costole, i libri ne hanno una sola ma stanno lo stesso in piedi...



Una trentina di sapidi paragoni tra libri e bambini che giocano soprattutto con la ricchezza naturale della lingua italiana: attraverso i bisensi, ovvero i doppi significati di alcune parole (carattere, indice, orecchie, copertina e collana ne sono esempio), attraverso giochi di parole come il cambio tra lettere, come figli e fogli... o assonanze, passeggini e passaparola. Ma la maggior parte delle relazioni che si stabiliscono tra bambino e libro è fatta di affinità profonde: bambini e libri hanno diritto di andare a scuola, bambini e libri si mettono nelle mani di chi si occupa di loro, libri e bambini hanno molto a che fare con la libertà, entrambi possono essere impegnativi, ai bambini piacciono i libri colorati e viceversa.


Chi ha immaginato questo libro, Anna Sarfatti, dimostra di amare tre cose: i bambini, i libri e la lingua italiana. Per i primi due, resta poco da aggiungere. Ma per il terzo elemento va fatta una precisazione. La sua ottima capacità di giocare con l'italiano l'ha dimostrata in una buona porzione della sua attività letteraria. Una attività che troppo spesso rimane in ombra: la traduzione. Ad Anna Sarfatti, infatti (ecco la rima) si devono, tra le altre, le traduzioni più che brillanti di tutti i libri del Dottor Seuss, da Prosciutto e uova verdi, fino al Lorax. E già solo per questo dovremmo tutti esserle grati, fino alla fine dei giorni.
Qui, come allora, ritrovo l'ironia di cui questo libro è pieno e che viene in luce, appunto, attraverso la manipolazione felice dell'italiano. Ma a parte questa felicità di stile, mi pare necessario sottolineare anche un aspetto più profondo che tocca, con la consueta leggerezza della Sarfatti, temi più pregnanti: il diritto di bambini e libri di avere un nome, una casa e un indirizzo, il diritto di andare a scuola, di essere trattati con cura e di essere presi o letti per il giusto verso.


Tanto mi sembra bello e intelligente il testo, altrettanto non mi sento di dire per le sue illustrazioni. A parte un superficiale ed effimero piacere che si ha nello sfogliare pagine così colorate, non mi pare ci sia altro. Libri con braccia e gambette e stilizzate faccine mi pare siano una soluzione piuttosto povera di inventiva, per dire che anche i libri sono in qualche modo creature viventi, al pari dei bambini e delle bambine con cui condividono la superficie del foglio. Un immaginario così tanto povero che una stessa tavola ha bisogno di essere ripetuta due volte...
Sempre pedissequi rispetto al testo, i disegni mi sembrano davvero la debolezza del libro. Peccato.


Figure a parte, attraverso una lettura condivisa, questo piccolo libro può diventare un buon trampolino di riflessione con i piccoli lettori su libri e -volendo esagerare- sulla lettura.
E guarda il caso, la frase che chiude il libro, Libri e bambini, sempre vicini!, è il nostro obiettivo di sempre. Chissà che qualcuno se ne sia accorto...


Carla

lunedì 16 febbraio 2015

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

RACCONTARE I RAGAZZINI

Raccontare i ragazzini quasi adolescenti non è facile, se si esclude la via della narrativa 'di genere'. Vi racconterò qui di due storie e di due approcci narrativi molto diversi.  
 

Con il vento verso il mare, di Kuijer è la nuova avventura di Polleke. Con la consueta delicatezza, leggerezza, ironia e nello stesso tempo capacità di cogliere nel profondo l'animo dei ragazzini, Kuijer questa volta ci racconta una Polleke che ha ritrovato il padre, salvato dalla droga dall'incontro con una religione orientale; della pace faticosamente raggiunta con l'amica Caro; del rinnovato 'amore' per Mimun; della differenza fra gambe molli e nervi frolli, della malattia del nonno. Ma, prima di tutto ci racconta il suo esplorare il mondo dei sentimenti, le prove che deve affrontare crescendo, così come quelle che ha già superato. E' la capacità dell'autore di andare all'essenziale e dire con semplicità che ci sono affetti che sopravvivono alla scomparsa delle persone, che c'è una grande differenza fra riconoscersi nell'anima di un altro (Skip, il papà, direbbe rispecchiarsi nel suo Sé) dal provare un abbozzo di attrazione fisica. E poi la fede, credere, non credere e in che cosa. E cosa mai ci mette tutti insieme nell'universo affettivo di chi amiamo, a prescindere dal vestito, dal modo di parlare e di pensare. Cosa è davvero importante e ci consente di andare oltre la gelosia, la rabbia, la paura di perdere qualcuno.
Capita spesso che mi chiedano testi che aiutino ad affrontare situazioni difficili, le separazioni, il lutto. Ecco, secondo me le storie di Polleke, nel raccontare in fondo una storia come tante, con le separazioni, le incomprensioni, la fragilità del mondo adulto, che è direi un tratto distintivo dei nostri tempi, riescono ad andare in profondità, a dare voce a sentimenti autentici, ad aprire il cuore ad un messaggio di speranza, che è la speranza nella capacità di farcela, di cui sono inconsapevoli portatori i ragazzini e le ragazzine, e dell'importanza di quella sfera di affetto vero, nutrimento necessario ed indispensabile di ogni crescita; una circolarità affettiva che comprende persone diverse, ma tutte coinvolte in una trama solidale.


Un altro romanzo attraversa il terreno accidentato del rapporto fra ragazzi/e e genitori:La cosa più incredibile di Christian Frascella, bisogna dirlo, non è un romanzo pensato per essere letto essenzialmente da preadolescenti, anche se i personaggi delle sua storia attraversano proprio quella fase della vita. Questo sicuramente ampia la fascia dei potenziali lettori, ma nello stesso tempo costringe a un linguaggio e a una struttura narrativa diversa.
A Ivan, che racconta in un compito in classe la sua incredibile storia, e ai suoi amici più cari succede qualcosa di assolutamente impensabile: si avvera uno dei desideri più frequenti e inconfessabili, fra i ragazzini, in quella fase della vita in cui l'esplosione del desiderio e l'aspirazione alla libertà cozzano inevitabilmente contro il muro dei divieti, che spariscano i genitori con tutte le loro regole e le loro idiosincrasie. Il tutto ad opera di due personaggi misteriosi, oscuri manovratori di una prova di sopravvivenza che costringe il gruppo di amici ad inventarsi un modo per stare al mondo da soli. Chi non ha mai pensato, in un momento di rabbia adolescenziale, quanto sarebbe stato meglio non avere fra i piedi quei rompiscatole di genitori; da questo assunto parte tutto l'intreccio narrativo, che mette di fronte il giovane lettore alla dura realtà di una vita senza appoggi, senza mezzi di sussistenza, senza sicurezze di alcun genere.
Il linguaggio, le situazioni, la descrizione delle relazioni sono aderenti al mondo dei giovanissimi di oggi, e posso immaginare che la storia possa attrarre i ragazzi e le ragazze con tendenze un po' ribelli. Ma il tema della rabbia impotente degli adolescenti, in realtà materiale narrativo incandescente, viene in qualche modo neutralizzato. E una struttura narrativa non agilissima rendono la lettura un po' faticosa per i lettori e le lettrici meno allenati.

Eleonora

“Con il vento contro il mare”, G. Kuijer, Feltrinelli kids 2015
“La cosa più incredibile”, C. Frascella, Salani 2015



sabato 14 febbraio 2015


BOCCONCINI CIOCCOLATO E MIRTILLI


Nella mano sinistra, un libro da leggere con bambini e ragazzi e, nella destra?
Che dire di un piccolo muffin composto da una morbida pasta molto cioccolatosa che avvolge succosi mirtilli, facile e veloce da preparare?
Ecco la ricetta.
Il libro da cui ho attinto ispirazione è 'Insolito muffin' di Laurel Evans edizioni Gribaudo.

Ingredienti (dosi per circa 15 muffin)
100 gr di burro
150 gr di zucchero
50 gr di cacao amaro
2 uova
100 gr farina
125 gr di mirtilli
un goccio di latte
un pizzico abbondante di sale

Sciogliere a bagnomaria il burro con lo zucchero, il cacao e il sale, mescolando fino a che il tutto non sarà completamente sciolto, ben mescolato e caldo. Spegnere la fiamma e lasciare raffreddare un po'.
Aggiungere le uova, una alla volta, girando vigorosamente. Quando il composto sarà ben mescolato aggiungere la farina rimestando velocemente per un paio di minuti, aggiungendo un pochino di latte per rendere la pasta più fluida.

L'unica parte della preparazione che richiede pazienza è il trasferimento nei pirottini, dato che nell'operazione è molto facile sporcare la carta. Basta però procedere lentamente, mettendo due cucchiai di impasto per ogni muffin. In cottura aumenterà poco e sarà giusto la dimensione di un paio di morsi.
Aggiungere 5/6 mirtilli, lavati e asciugati,  spingendoli, uno per uno, delicatamente un po' verso il fondo. Cospargere ogni muffin con lo zucchero e infornare nel forno caldo.
Cuocere a 180 gradi per 20/25 minuti, avendo cura che l'impasto resti leggermente umido.

Gabriella