"LA TRASPARENZA PORTA CON SÉ L'ENIGMA"*
Ogni goccia balla
il tango, Pierluigi Cappello, Pia Valentinis
Rizzoli 2014
POESIA
"PASSEROTTO
Più astuto di un
mago
è apparso in
giardino
un passerottino:
se tu gli dai spago
saltella a piacere
qua e là in una
frasca
e il sole si intasca
che è bello da
bere."
Avere
uno zio che si chiama Pierluigi Cappello e che di mestiere fa il
poeta è una bella fortuna. Chiara, la piccola Chiara, non ha ancora
sei anni quando per giorni interi si esercita a imparare una brutta
poesia sul papà.
Sono rime d'occasione, ma a lei non entrano in
testa e così decide di rivolgersi allo zio perché le scriva dei
versi degni di essere imparati e poi recitati. E suo zio, Pierluigi
Cappello accetta la sfida, che non sta nello scrivere versi, visto
che lui è poeta, ma nello scriverli per un bambino. Da quella poesia
sul papà che Chiara, ovviamente, impara in un attimo ne vengono
delle altre e, arrivate ad essere trentatré, diventano un libro.
Devono
essere 'versi ben scolpiti' dice Cappello che sa quanto esigenti
siano i bambini che nelle poesie cercano concretezza ma anche
sorpresa. Nello scriverle vanno cercate le 'parole bambine' e il loro
suono non passerà inosservato. Ma ben altro va nascosto in una
poesia: quel senso di vertigine che si prova di fronte a una discesa
fatta a rotta di collo. Quella paura e quella gioia che si generano
dallo stupore di vedere parole consuete messe 'ad arte' le une
accanto alle altre, a formare una bella poesia. La meraviglia che
nasce ogniqualvolta le parole si dispongono 'ad arte' e raggiungono
la perfezione.
Cappello,
in una sorta di riflessione condivisa e conclusiva, si augura che
anche un bambino possa capire che la poesia non è solo un semplice
gioco di parole, ma si alimenta anche e soprattutto attraverso
l'immaginazione, i sensi e l'anima, generando in chi ascolta la
meraviglia. La poesia, rispetto anche al più alto esempio di prosa
letteraria, ha il dono di far suonare le parole tra loro secondo
un'armonia inaspettata. Questa è la chiave.
Bruno
Tognolini, tanti anni fa, parlandomi della sua esperienza di poeta mi
convinse del fatto che solo dopo aver letto una poesia si può
provare questo stupore, questa meraviglia, come fossimo di fronte a
cosa mai vista. Una poesia può considerarsi ben fatta solo dopo che
detto stupore e detta meraviglia si concretizza in quell'attimo di
silenzio, di respiro sospeso che si crea dopo aver letto l'ultimo
verso...Con le poesie di Cappello accade. Lo stupore per un passero che beve il sole, per una goccia che balla il tango, per un picchio che arrossisce.
Poesie, queste, che attingono al suo mondo, e anche a quello di
Chiara che immaginiamo non troppo diverso: merli, passerotti, gatti,
rondini, formiche, lucertole, scorpioni, luna, pioggia, neve e la
tanto utile noia, mamma di grande fantasia...
Carla
Noterella
al margine, ma neanche tanto, sulle illustrazioni di Pia Valentinis,
che sembra nata per illustrar poesia, in questo suo tratto sintetico
ma che in taluni casi si apre a soluzioni di grande forza evocativa.
Proprio
come succede con la poesia, la buona poesia.
Entrambi friulani, Cappello e Valentinis, fanno del nitore la loro
sigla.
*
dalla bella intervista su Corriere della Sera a cura di Cristina
Taglietti
Nessun commento:
Posta un commento