martedì 31 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BISOGNA PARTIRE PER DAVVERO

Maffin, Massimo De Nardo, Andrea Tentori Montalto
Rrose Sélavy 2016


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Quando pensi che quei momenti che stai guardando, in una foto, sono accaduti sul serio, in quel preciso momento, che era il presente, che adesso è il passato. Il tempo, forse, si scombussola anche solo a pensarlo, perché è una materia difficile, il tempo."

Maffin, all'anagrafe Martino Torren, ha quattordici anni, senza madre, ma con due zie arrivate dopo, egli ha una missione da compiere. il signor Gen, l'orologiaio, gli affida la consegna di un oggetto molto speciale, sette volte speciale. Un orologio costruito con un legno indistruttibile ma nello stesso tempo fragilissimo. Un meccanismo che non deve essere ricaricato ma che non può fermarsi per più di sette giorni e che, assolutamente, deve segnare l'ora con precisione assoluta: non può retrocedere neanche di un secondo nel passato né avvantaggiarsi nel futuro. Il signor Krons è il destinatario, ma Martino non sa dove egli si trovi. A una stazione delle corriere il suo misterioso viaggio ha inizio: torpedoni, barche, treni e per finire un mitico camion, un meraviglioso Alfa 430 biancorosso, guidato da un altrettanto mitico e visionario personaggio, Angelo Vlad, detto Radar, portano Maffin attraverso luoghi reali e fantastici, attraverso il passato e anche il futuro.
La sua è pura avventura: diritto verso l'ignoto con un obiettivo da realizzare.
Un rocambolesco quanto incredibile viaggio che questo coraggioso e gentile ragazzo compie, attraverso il tempo, che ogni tanto si scombussola, ma anche attraverso pericoli e agguati che parecchi nemici gli tendono lungo il percorso.
Come 'angeli' custodi può contare solo sull'insolito Vlad e su un gruppo assortito di animali: un cane e tre giovani aquile e su una ragazzina piena di lentiggini.
Vietato svelare oltre.
Curioso ed intrigante oggetto, il primo titolo di questa nuova collana di Rrose Sélavy, dedicata alla narrativa e intitolata Quaderni Ready Made, pronti all'uso, in onore -una volta di più- al genio di Duchamp.
Romanzi brevi o racconti lunghi, a scelta, ma che non siano più corti dell'ottantina di pagine. 
L'esordio dei Ready made (si potrebbe equivocare sulla radice di Ready-pronto e Read-leggere?) entra con forza in una zona dell'editoria piuttosto deserta, ovvero la narrativa per lettori appartenenti a una età di passaggio. 
Maffin, per intreccio fittissimo, per strutture narrative e lessico ricercati, per significato filosofico, non è un libro per lettori alle prime armi. Ma lo è di certo per lettori un po' visionari, per lettori che amano storie avventurose, che non si spaventano di saltare dalla realtà al fantastico così come si può passare da un divano a una poltrona. Nessuna concessione all'illustrazione, a parte una ricercata copertina a colori di Andrea Tentori Montalto, talento dell'iperrealismo, che si scompone all'interno, nei tre elementi che la costituiscono, in rigoroso bianco e nero: un camion, un cane e tre aquile.
Una materia difficile, il tempo. Io aggiungerei, vertiginosa. Ed è proprio il trattare questa materia liquida che genera tale sensazione tra lettori e lettrici. Spaesamento, disorientamento che di volta in volta poi si ricuciono in una trama senza smagliature.
Da una parte il tempo e tutti gli interrogativi e le incognite che esso pone e dall'altra, l'eroe e la sua avventura. Un piccolo eroe. Nella prefazione, Beatrice Masini nota correttamente che a lui, in un mondo di adulti, è affidato il compito di affrontare l'ignoto, di risolvere questioni ben più grandi di lui e di districarsi in situazioni sempre molto intricate. E, mi pare di poter aggiungere, come ogni eroe di miti o fiabe, anche lui può contare su una sparuta squadra di aiutanti che 'vegliano' da lontano e dall'alto.
Una scrittura complessa, caratterizzata da soluzioni narrative inaspettate, costellata di frasi lapidarie per la loro densità, che è fatta della stessa materia della filosofia, Maffin è un libro pieno di domande e di spazi di libera interpretazione.
E questo, che non direi un dettaglio, ce lo fa piacere più di altri.


Carla

Noterella al margine. Un unico dubbio sull'avvicendamento delle zie nella cura di Maffin.  Qualcosa mi sfugge, ma forse sto cercando ordine dove non è previsto che ci sia.

lunedì 30 maggio 2016

FAMMI UNA DOMANDA!


PERSI NELLO SPAZIO

La ormai celebre coppia Mizielinska e Mizielinski, i due autori polacchi conosciuti soprattutto per Mappe e Sottoterra. Sott'acqua, ritornano sulla scena italiana grazie a Mondadori, che ha pubblicato in questi giorni un testo di qualche anno fa. Voi siete qui! è un'impegnativa passeggiata nel cosmo che si svolge, come nei successivi titoli, mettendo insieme testo e immagine, per rendere più accessibile quello che è indiscutibilmente complesso.


Parliamo dell'universo e dei suoi confini, cominciando, per prima cosa, col definire le dimensioni del sistema solare. E già qui, se qualcuno ritiene che il nostro mondo sia metaforicamente al centro dell'universo, deve velocemente ricredersi: siamo piccoli piccoli, anche nel sistema solare non siamo certo i primi per dimensione. E poi, siamo forse soli nell'universo, argomento su cui presto torneremo, grazie ad un altro libro uscito recentemente, e siamo in grado di colonizzare altri pianeti, ricreando le condizioni di vita terrestri?


Altro argomento importante è quello dell'esplorazione dello spazio, attraverso le sonde e i satelliti, mentre le stazioni orbitanti intorno alla Terra sono degli importanti laboratori di ricerca. Ovviamente, molte pagine parlano dell'universo, dalle galassie ai buchi neri, riferendosi via via agli scienziati che ne hanno parlato: da Stephen Hawking, conosciuto al grande pubblico per i suoi affascinanti testi divulgativi, a Alan Stern, planetologo, o Freeman Dyson, fisico.


Ci sono domande filosofiche, che riguardano l'unicità della nostra esistenza, o più pratiche, se un giorno potremo sfruttare le risorse o abitare su altri pianeti.
Anche qui i due autori propongono una tipologia di testo divulgativo cui siamo poco abituati: si tratta infatti di un testo impegnativo, cento pagine dense di argomenti, proposti in modo semplice grazie all'uso delle illustrazioni, senza per questo togliere nulla alla correttezza delle informazioni. Il limite di questa edizione è data dal formato, più piccolo rispetto a quello usato nei testi successivi, dall'uso di una carta lucida, che non valorizza le immagini e da un rapporto ancora non perfetto fra testo e illustrazioni. Questo non toglie che costituisca una importante proposta per una fascia d'età poco considerata.


Ma se l'esplorazione dello spazio è un argomento affascinante per le nostre giovani lettrici e i giovani lettori, abbinerei alla lettura del testo anche il libro che Samantha Cristoforetti ha scritto insieme a Stefano Sandrelli, con le illustrazioni di Alessandro Baronciani: Nello spazio con Samantha, pubblicato da Feltrinelli.


Sulla traccia della corrispondenza della nostra popolare astronauta con una coppia di ragazzini selezionati all'uopo, il libro ricostruisce le esperienze vissute nello spazio, all'interno della Stazione Spaziale Internazionale. La corrispondenza diventa una sorta di diario, che descrive la vita di bordo, gli esercizi, gli esperimenti, affrontando, in schede di approfondimento, anche alcuni aspetti più teorici legati all'esplorazione dello spazio. Se quindi si svelano dettagli e curiosità della vita di bordo, scopriamo anche molte ricerche, svolte nelle condizioni particolari date dall'assenza di peso.


Tutto è molto scorrevole e all'apparenza naturale, quando in realtà è la descrizione di un'esperienza straordinaria.
Si tratta come si vede di testi impegnativi, che richiedono lettrici e lettori ben motivati, ma che non deluderanno gli appassionati scrutatori del cielo stellato, a partire dai dieci anni.

Eleonora

“Voi siete qui!”, A. Mizielinska e D. Mizielinski, Mondadori 2016
“Nello spazio con Samantha”, S. Cristoforetti e S. Sandrelli, Feltrinelli kids 2016


venerdì 27 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA FORTUNA DI CHIAMARSI ALBERTO

Albert e albero, Jenni Desmond (trad. Sara Marconi)
Lapis 2016


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"'Ciao, Albero!' disse Albert.'Mi sei mancato.' Il suo albero era perfetto.
Non era né troppo duro né troppo morbido, né troppo liscio né troppo ruvido. Era il suo posto preferito, specialissimo e tranquillo...
Ma... che cos’è questo rumore? L’albero di Albert stava piangendo.'Ueee.' si lamentava l’albero. 'Uee uee. ' 'Che succede?' chiese Albert.In genere sei così silenzioso...' "



Appena uscito dal suo letargo, Albert, che è un orso, trotterella verso il suo albero preferito, un larice dal fusto possente. E mentre riprende la sua posizione abituale, a penzoloni lungo uno dei rami bassi, sente un pianto dirotto che proviene dal cuore dell'albero. Cosa turba il suo albero a tal punto da ridurlo in lacrime? Albert interroga se stesso e poi coloro che passano di lì: Coniglio, Scoiattolo e Renna. Loro vedono la cosa dalla loro personale prospettiva e non risolvono il mistero dell'albero che piange.


I singhiozzi continuano così Albert decide di consolare il suo albero, abbracciandolo e sussurrandogli parole dolci. Dal cuore dell'albero esce allora un filo di voce che dice di avere paura di quel grande mostro peloso là fuori... Albert, pur non vedendo alcun mostro, decide che è suo dovere consolare albero rassicurandolo sul fatto che sarà lui a tenere lontano il mostro peloso.
Una grande sorpresa è in agguato.


Una tenera storia tra un orso e il suo albero preferito e contemporaneamente una bella commedia degli equivoci. La terza uscita italiana di Jenni Desmond, sempre per Lapis, è un picturebook classico, dove non si impara nulla sui plantigradi o sulle abitudini dei larici, come invece era capitato con La balenottera azzurra,ma dove si impara come possa essere facile prendere lucciole per lanterne. Mai fermarsi alla superficie delle cose, mai giudicare troppo affrettatamente perché l'equivoco è in agguato. Da un lato Albert, così preso e invaghito dal suo meraviglioso albero, non vede e dimentica per affetto la realtà e dall'altro 'il cuore' dell'albero vede e amplifica per paura la realtà.
Ecco il meraviglioso equivoco intorno a cui tutta la vicenda ruota.
Pieno di tenerezza, dal principio alla fine, Albert e albero racchiude in sé un piccolo mistero, una piccola sorpresa che a ogni lettura si svela e si riconferma.
E a proposito di riconferme, ci sembra che Jenni Desmond possa entrare a buon diritto tra i nomi degli illustratori da tenere d'occhio.
Riconferma una sua capacità di costruzione della pagina che però non eguaglia La balenottera azzurra, ma introduce al posto del grande respiro notato lì piccoli 'teatrini' in miniatura, paralleli o subalterni alla scena principale. Mi riferisco soprattutto alla rappresentazione di personaggi secondari quali Renna, Coniglio e Scoiattolo e al loro fare cose, ogni volta raffigurati con un ritmo quasi da fumetto o da storiellina parallela.


Riconferma una sensibilità per il colore che qui in Albert e l'albero è giocata sui toni 'freddi' di un disgelo primaverile appena agli inizi.
Riconferma una sua capacità di dominare con buona sicurezza il colore ad acqua. Ne sono una prova i pochi tratti che creano l'orso e che lo rendono soffice nel pelo, arguto nel muso, pericoloso negli artigli.
Ma il colpo migliore lo ha fatto Sara Marconi, alla traduzione. Un titolo davvero azzeccato, a onor del vero servito su un piatto d'argento, che in inglese invece scolorisce: Albert's Tree. Un'assonanza fortunatissima, Albert e albero. E ancora: aver fatto saltare il genitivo sassone che avrebbe portato in sé il concetto di possesso e invece al suo posto aver fatto cadere l'articolo davanti ad albero, automaticamente sancisce che siamo a un soffio dal nome proprio anche per lui, circostanza che riconferma (!) un fatto importante anche se non dichiarato: quei due, orso e larice, hanno entrambi un cuore che pulsa per l'altro.
Al di là di ogni 'equivoco' con le ali.


Carla

giovedì 26 maggio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SALTANDO NELLE STORIE


La collana della Giunti Bestseller dal mondo, già premiata con il romanzo Girasole dal Premio Internazionale H.C. Andersen, è particolarmente interessante: anche quando non abbiamo a che fare con capolavori, propone testi interessanti, non scontati, della narrativa straniera. Anche in Book Jumpers, della giovane autrice tedesca Mechthild Glaser, c'è uno spunto iniziale, di per sé non particolarmente originale, che viene sviluppato in un fantasy diverso dal solito. Lo spunto di partenza, come dicevo, richiama altri romanzi ben conosciuti, da La Storia Infinita di Ende a Cuore d'inchiostro della Funke: il tema è quello del superamento del confine fra realtà e letteratura, la storia prende vita e il lettore entra a far parte della storia.
Nel nostro caso, la protagonista, Amy, appartiene ad una stirpe di book jumpers, ovvero persone speciali che entrando nelle storie dei grandi romanzi e ne controllano il corretto svolgimento. Amy però scopre tutto questo quando con la madre si reca in una sperduta isola nel nord della Scozia, dove intendono passare un'estate tranquilla. Ma, a quanto pare, non è dato sfuggire al proprio destino e la protagonista presto impara a passare da una storia all'altra, passeggiando col giovane Werther, scherzando con Puck e via via discorrendo.
Fin qui la premessa; buona parte dell'intreccio si sviluppa partendo dall'omicidio di Sherlock Holmes, uscito da Il Mastino dei Baskerville per aiutare Will, l'altro personaggio principale del nostro romanzo, nell'indagine che sta svolgendo. Dunque, Holmes esce dalla narrazione ed entra nel mondo reale, finendo ucciso. Ma non è l'unico elemento perturbante, strani episodi si stanno verificando nelle storie e fra queste, fra le righe, compare quella che è all'origine della leggenda di quell'isola fatata.
Amy e Will, infatti, appartengono a due casate di book jumpers, termine intraducibile, fra loro contrapposte, e le loro lotte secolari hanno portato alla distruzione di un manoscritto, l'unica copia di una fiaba con tanto di principessa, cavaliere e mostro.
Non si sa come , quella storia sta tentando di ricostruirsi, scatenando ancora l'epica lotta del bene contro il male.
Questa, in estrema sintesi, la trama, che, come si capisce, è abbastanza complessa, anche per il continuo passaggio fra le trame dei romanzi e lo svolgimento della trama di questo romanzo. E' divertente, per un lettore o una lettrice che abbia già visitato i grandi classici, passare da un'ambientazione all'altra, con i personaggi che con grande naturalezza interloquiscono con la protagonista. La storia è avvincente, nonostante le suddette complicazioni; ma il tono oscilla continuamente da un accento più infantile, con le molte ingenuità, volute o meno, che sono disseminate nella narrazione: un esempio per tutti, Shere Kahn che partecipa alle indagini per smascherare il mostro; a momenti più adulti, basati sulla conoscenza dei testi cui si fa riferimento. Si ha, in poche parole, l'impressione che l'autrice non abbia scelto con chiarezza il proprio lettore ideale.
In Germania il testo ha avuto un immediato successo, che ha portato alla ribalta la giovane autrice; per il nostro pubblico vedo qualche difficoltà in più, per la lunghezza del testo e per i riferimenti letterari non proprio popolari.
Può essere proposto alle lettrici e ai lettori di fantasy, dai dodici anni in poi, per offrire una diversa prospettiva e per aprire la strada a letture più impegnative.

Eleonora

“Book Jumpers”, M. Glaser, Giunti 2016

mercoledì 25 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


THIS IS NOT-A-PIG

Mango e Bambang, Polly Faber, Clara Vulliamy (trad. Laura Bortoluzzi)
Il Castoro 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Mango si accorse che il dosso tremava. Si chinò e ci posò sopra una mano con delicatezza. Era caldo e coperto da una leggera peluria. Gli diede una grattatina di incoraggiamento e poi gli sussurrò: 'Ciao, io mi chiamo Mango Non avere paura. Posso aiutarti?' In una delle strisce nere si aprì un occhietto triste, che scrutò Mango e poi si richiuse lasciando cadere una lacrima."

Mango Propriotutto è una ragazzina molto gentile che fa bene ogni cosa che fa. E anche in questo caso sta facendo la cosa giusta: nel mezzo di un ingorgo enorme nella sua città indaffarata dove tutti vanno di corsa, lei si ferma e pone attenzione a qualcosa di anomalo. C'è un dosso al centro delle strisce pedonali, un dosso che respira e seppure solo lievemente, si muove. Trema e piange terrorizzato da tutta quella rumorosa confusione che lo circonda. I clacson delle macchine gli ricordano troppo il terrificante ruggito della tigre. Così comincia una tenera amicizia tra questa dolcissima bambina Mango e il tapiro fuori contesto Bambang. La bambina lo invita a casa sua per offrirgli pancakes alla banana. Come non accettare? Da quel momento in poi i due diventano inseparabili, o quasi.


Piccolo, intinto nel viola, questo nuovo libro uscito per Il Castoro introduce una serie di piccole varianti al modello classico di libri del genere, ovvero testi che non hanno nulla di epocale ma che fanno onestamente il loro lavoro di libri di buon artigianato. 


Mango e Bambang presentano una prima evidente novità: il tapiro. E nel dettaglio, quello malese che ha la pelliccia bianca e nera. Animale per lo più ignorato nell'immaginario 'occidentale', questo tapiro (che non-è-un-maiale), pur essendo parlante, sembra essere tapiro in molte altre cose che fa: la timidezza, ma soprattutto il suo buon rapporto con l'acqua e il fango.
La seconda novità è il contesto piuttosto surreale in cui i due protagonisti si muovono, con un mondo di adulti troppo occupati a far quadrare i conti per avere tempo di occuparsi dei figli, oppure collezionisti crudeli e a ogni costo. 


Terzo elemento che rende Mango e Bambang diversi dalla maggior parte di libri per questa fascia di età (altra eccezione è Ottoline di Chris Riddell) è la cura messa nel disegno, ma soprattutto in certe ricercatezze di grafica.


Quarto elemento che mi pare necessario sottolineare è il tono generale dell'intera storia, caratterizzato da una gentilezza di fondo che pervade ogni dialogo e ogni situazione. La relazione di amicizia tra bambina e tapiro nasce proprio grazie ad un gesto affettuoso di cura dell'una verso l'altro. Il povero tapiro raggomitolato in mezzo alle strisce pedonali è una immagine che genera tenerezza all'istante e la piccola Mango ne è incarnazione per tutto il resto del libro. Delicata e garbata anche con chi si dimostra senza scrupoli o villano, la piccolina è esempio per tutti di autocontrollo e di serenità interiore degna di un bonzo. Il tapiro che, così solo e diverso, ha tanto bisogno di protezione e aiuto in un mondo che gli evidentemente ostile ed estraneo non poteva trovare amica migliore.
Garbato, parecchio surreale, questo libro è stata piacevole compagnia per la durata di un viaggio in treno. E più scorrevano le pagine, più mi si consolidava l'idea potesse essere anche buona lettura per lettori e lettrici in erba.


Apprendo con piacere essere il primo volume di una serie di quattro che Polly Faber e Clara Vulliamy hanno in uscita nei prossimi tempi.
Un unico grande limite di questo libro: non aver pubblicato in fondo la ricetta dei pancakes alla banana...

Carla

martedì 24 maggio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UNA VECCHIA NOVITA'

Curiosa e interessante scelta, quella operata da Rizzoli, di recuperare un testo del '35 di Giorgio Scerbanenco. Si tratte de Gli uomini in grigio, il primo romanzo dell'autore, uscito a puntate sulla rivista Il Novellino, pubblicata da Rizzoli, diretta in quel periodo, fra gli altri, da Zavattini.
E' un classico giallo, una ricca vedova ricattata da un misterioso signor X, due fidi collaboratori che cercano di aiutarla, l'orfanotrofio che ha costruito, costretto a chiudere, e un contorno di personaggi buoni e cattivi. In mezzo al turbinio di eventi e di personaggi si muove Mario, l'orfano prediletto dalla signora Verre, ragazzino coraggioso e determinato; vuole a tutti i costi combattere la sua battaglia contro gli Uomini Grigi, una sorta di setta criminale, dedita al furto, ai ricatti e alle rapine attraverso mezza Europa.
La pubblicazione a puntate ha fatto sì che ciascun capitolo fosse denso di colpi di scena, con segreti svelati, vittorie e immediate sconfitte dei buoni; cattivi sempre più cattivi e cinici, intenti a rapinare angeliche vecchiette, magari miliardarie; e lo scioglimento del bandolo della matassa solo alla fine, anche se qualcosa il lettore e la lettrice più accorti lo possono immaginare anche prima.
E' una lettura godibilissima che richiama per certi versi gli intrecci dei romanzi di Conan Doyle, con il suo famoso nemico mortale, Moriarty, cattivo imprendibile e astuto, circondato d una schiera estesissima di sodali. Ma c'è anche molto delle ambientazioni dickensiane, o, più semplicemente, il richiamo a Vamba e al suo Giornalino di Gian Burrasca.
Anche il linguaggio ci rimanda un italiano 'd'epoca', con parole oggi inconsuete e una ricchezza di descrizioni, di tipizzazioni dei personaggi, che affascina per il gusto un po' retrò.
  
Fin qui, soprattutto, quello che può colpire un lettore adulto, che trae molti spunti dall'introduzione di Cecilia Scerbanenco e dalla nota finale di Luca Crovi; ragazze e ragazzi, viceversa, penso possano essere catturati da una narrazione che non rallenta mai, costantemente sostenuta da un intreccio complesso, ma non per questo dispersivo; dai personaggi così fortemente caratterizzati, dal piacere dell'enigma, che affianca lo svolgersi dell'azione. E', se vogliamo, una perfetta introduzione al giallo classico, a quel genere di romanzo poliziesco in cui è necessario cogliere gli indizi per immaginarsi la conclusione.
Copertina ed illustrazioni sono di Peppo Bianchessi, che è riuscito perfettamente a rendere lo spirito dell'epoca; la copertina in particolare ricorda le vecchie collane di libri gialli e sottolinea l'ambiguità e l'indecifrabilità dei personaggi.
Una lettura avventurosa, avvincente, la scoperta di un grande autore della narrativa noir italiana; consigliata a ragazze e ragazzi a partire dagli undici anni.

Eleonora

Gli Uomini in Grigio”, G. Scerbanenco, Rizzoli 2016


lunedì 23 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SOTTO L'ALBERO DEL GALAM

Storia di Ba, Annamaria Gozzi, Viola Niccolai
Topipittori 2016


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Si dice che tutto è cominciato da un granello.
A quel tempo l’universo era vuoto e la mappa del mondo stava chiusa in un chicco di miglio. Poi, un giorno, il chicco si ruppe e apparve la Terra con tutti gli elementi e le piante, con uomini e animali più piccoli di un granello.
Tutto restò minuscolo fino a che cominciò a piovere e la pioggia gonfiò il mondo fino al cielo. "

Così ogni volta il vecchio Ba, nel suo villaggio sotto l'albero del Galam, comincia il suo racconto a tutti quelli che lo vogliano sentire. Momi, che è un bambino, lo ha sentito già molte volte, ma non si stanca mai di riascoltarlo. Il racconto del vecchio prosegue: cielo e terra al principio erano molto vicini. Talmente vicini che le madri potevano cogliere le stelle par farci giocare i loro bambini che le facevano girare, infilzate in un fuso, come trottole. Finito il gioco, le stelle tornavano al loro posto per illuminare la notte.
E se erano le donne a cogliere le stelle, fu una donna che allontanò il cielo con un colpo di pestello dato troppo forte nel mortaio.


Quando tutto cominciò, prosegue Ba, la terra parlava la sua lingua che poi ha generato quella degli uomini. E anche questa era fatta di acqua, fuoco e aria.
"La Parola nasce silenziosa in forma d’acqua,
si scalda al fuoco del cuore e diventa aria.
La parola d’aria sale alla gola, prende suono
ed esce dalla bocca. Subito s’infila nell’orecchio
di chi ascolta, ridiviene acqua e fluisce
nel nuovo corpo.
Le parole con troppo fuoco portano collera;
quelle piene d’aria svaniscono in fretta. "
I racconti del vecchio si ripetono anno dopo anno fino al giorno in cui è Momi a prendere la parole; annuncia che ormai è grande e forte abbastanza per poter lavorare i campi di suo padre. Ba, a queste parole, dice parole che Momi non aveva mai udito: "Ciò che hai ereditato, ti appartiene e tuo figlio lo erediterà da te". Anno dopo anno la voce di Ba si assottiglia fino a che un giorno, anzi una notte, la sua anima decide di andarsi a fare un giro e, infilatasi in un chicco di miglio appena seminato, essa ritrova la terra come era al principio e non torna più. Ma le storie non si sono fermate per questo. Sotto l'albero del Galam ora è la voce di Momi che racconta di come il mondo al principio fosse chiuso in un chicco di miglio...


Annamaria Gozzi ha la rara abilità di sapere racchiudere un oggetti piccolissimi, fiabe o racconti di poche pagine, enormi nuclei di senso. E anche in Storia di Ba magicamente il fenomeno si ripete. Qui addirittura in poche parole riesce a ricostruire una intera cosmogonia, quella del Popolo delle stelle, i Dogon del Mali. E, intrecciato a questo racconto mitico che affonda le sue radici nella lettura del controverso Dio d'acqua dell'etnologo francese Marcel Griaule, Annamaria Gozzi tesse una trama che è tutta di adesso. La riflessione profonda intorno al tema della storia: la terra appartiene a chi la lavora, diventa accorato grido quando, a libro finito, si leggono le poche righe a proposito del Land grabbing.


L'argomento ha come sempre radici ramificate e profonde e non riguarda solo la martoriata Africa, ma tutte quelle regioni del mondo in cui i poteri forti agiscono da padroni nei confronti di popolazioni deboli e inermi, in nome del profitto a ogni costo.
L'urgenza di Annamaria Gozzi di raccontare questa storia per accendere un faro su una drammatica realtà, che -leggiamo in un suo post- è stata anche un po' storia della sua famiglia, non è l'unico pregio di questo libro. Forse questo è il più politicamente corretto, ma non posso non sottolineare quanto di questo libro a me abbiano colpito soprattutto le costruzioni 'immaginate' di un mondo primordiale. Al principio, racchiuso in un seme, quindi ingigantito dall'arrivo della pioggia, poi allontanato dal cielo, per colpa di un gesto esagerato che lo ha ferito. E ancora, il mito sulla nascita della prima tartaruga, all'interno di un mortaio che ne ha segnato la forma. O ancora, la bella descrizione di come è nato il linguaggio o di come gli uomini, per combattere l'aridità della terra, siano capaci di catturare le nubi con un gancio.
Insomma, ispirato o meno alla tradizione dei Dogon, questo aspetto del libro, che spazia tra miti e fiabe archetipiche, gli conferisce un valore narrativo ulteriore e superiore.


Le immagini, anche loro, in qualche modo sono 'culturalmente' corrette. Infatti mi convince abbastanza la sensibilità per il colore 'africano' della Niccolai, un po' meno mi persuadono invece alcuni suoi accostamenti nella costruzione della pagina. Alcune tavole sono felicemente risolte, altre avrebbero meritato forse un po' più di coraggio. Diciamo che, in miniatura, nel suo seme di miglio c'è tutto, ma occorre aspettare la pioggia per farlo diventare grande.

Carla

venerdì 20 maggio 2016

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


AVVENTURE IMMAGINATE


In The Doldrums, di Nicholas Gannon, i protagonisti sono tre ragazzini: Archer B. Hemsley, il suo vicino di casa, Oliver Glub, e l'ex aspirante ballerina Adelaide L. Belmont, il cui discutibile incontro con un coccodrillo le ha portato in dono una gamba di legno. Tre ragazzini, nonché compagni di scuola, perseguitati da un'insegnante diabolica, e anche incombente vicina di casa, che concepiscono un mirabolante piano per andare a recuperare i nonni di Archer, dispersi in Antartide.
E' proprio Archer il protagonista: vive in una casa piena di tesori, in particolare animali impagliati, con cui il ragazzino intrattiene interessanti conversazioni, raccolti dai nonni esploratori nel corso dei loro viaggi. Ma la vita che il ragazzino deve condurre è di tutt'altro tenore, praticamente chiuso in casa, se non per frequentare la scuola; è cresciuto nel mito dei nonni, mentre la madre non ne vuole sentire parlare. Quando arriva la notizia che i nonni sono dispersi fra i ghiacci polari, Archer decide di organizzare una spedizione di soccorso. Mentre i vari genitori sono presi dalle loro occupazioni, i tre complici cominciano ad elaborare un piano di fuga, che li deve portare all'unica nave diretta al Polo Sud.


Da bravi cospiratori, con molta cautela fanno i dovuti sopralluoghi, organizzano una spedizione nel malfamato quartiere vicino al porto, dove i nonni erano ben conosciuti; e lì conoscono un marinaio che gli racconta qualcosa di inaspettato. Con pochi attrezzi e qualche provvista, si preparano al gran giorno, sfruttando una visita scolastica al Museo di Storia Naturale per potersi dileguare senza troppi ostacoli. Un po' per goffaggine, un po' per sfortuna e molto per la presenza malefica dell'insegnante, l'odiosa signora Darkley, la visita al museo si trasforma in una sarabanda tragicomica, con tigri in carne e ossa e orsi polari impagliati, molto importanti in questa storia. Non posso svelare il finale, per ovvi motivi, ma posso dirvi che si susseguono colpi di scena e svolte clamorose.


Nicholas Gannon ci regala un'avventura fantastica, senza alcuna intenzione di plausibilità, costruita intorno ai tre personaggi principali: 


Archer, dotato di misteriosi talenti ma non per questo meno timido e infelice, Oliver, 


realista e dubbioso, ma sempre lealmente a fianco dell'amico; e la ballerina dalla gamba di legno, una vera amica dal cuore impavido e piena di risorse. 


Tutta la narrazione ruota intorno a loro, con un'ambientazione vagamente d'epoca, che fa pensare ai vascelli e ai mari del sud. Che sia tutto giocato sul filo fra fantastico e realistico, lo si capisce dall'inizio, dalla narrazione delle mirabolanti imprese dei nonni alle conversazioni fittissime fra Archer e i saggi animali impagliati che popolano la casa. La vicenda si dipana con qualche lentezza, che appesantisce la narrazione, ma il maggior gusto, nella lettura di questo libro, viene dai dettagli, dai particolari con cui si arricchiscono le descrizioni, dalla simpatia dei personaggi, presi da un comprensibile desiderio di fuga, che è poi quello di qualsiasi ragazzino o ragazzina che sogni la libertà. Se il racconto fa spesso sorridere per le sorprendenti trovate, l'autore è bravo nel non eccedere mai, nel mantenere uno stile ironico, ma partecipe delle vicende di questo terzetto un po' scalcinato. I momenti salienti, le descrizioni sono accompagnate dalle illustrazioni dell'autore, che potete vedere anche nel bel sito realizzato dall'autore.
Potrebbe essere una piacevole lettura per ragazze e ragazzi avventurosi anche a partire dai dieci anni, se non fosse per le digressioni, per la lunghezza delle descrizioni; i nostri giovani lettori, anche se apprezzano le tortuosità degli ultimi Harry Potter, in realtà faticano parecchio quando l'azione non ha uno svolgimento lineare. Ma è anche assaggiando romanzi un po' più impegnativi che possono formarsi un gusto personale e ampliare i loro orizzonti.

Eleonora

“The Doldrums”, N. Gannon, Mondadori 2016


giovedì 19 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ALLA GRANDE!

The big swim - La grande prova, Cary Fagan
(trad. Giulia Avallone, Flavio Sorrentino)
Biencoenero 2016


NARRATIVA PER MEDI E GRANDI (dai 9 anni)

"I miei obiettivi per il campo estivo erano modesti. Primo, sopravvivere. Secondo, non farmi odiare. Terzo, non essere il peggiore in tutte le attività.
Sapevo di non essere il tipo giusto per un campo estivo."

Eppure Ethan è dentro un campo estivo fino al collo. 
Condivide questa esperienza con un altro bel numero di ragazzini e ragazzine. Quelli del suo bungalow, ovvero i suoi compagni di chiacchiere serali prima di addormentarsi, sono Bong, Carota, Tigre, Sventola, Oplà, Slurp e Tex. Ognuno si è guadagnato un soprannome; quello di Ethan è Pinky, in onore della coperta 'color carne' che sua madre gli ha messo nello zaino.
Nel bungalow però c'è un letto che è rimasto vuoto, destinato a Zachary Sapoznik. La sua fama di ragazzino terribile lo precede e il suo esordio in società sembra non smentire la leggenda: un pugno ben dato in risposta a uno spintone di 'benvenuto'.
Il tempo scorre tra una gara e un'attività ed Ethan tutto sommato pare aver raggiunto i suoi obiettivi di sopravvivenza. Addirittura può segnare tra le sue 'fortune' essere riuscito ad attirare l'attenzione e la stima di Amber Levine - una ragazzina allergica agli stupidi, cui mostra la liberazione in diretta del piccolo serpente giarrettiera tenuto prigioniero in un barattolo - e quella di Zach in persona, con il quale condivide quattro chiacchiere sincere e un pezzetto di cioccolato.
Ethan adesso ha un altro obiettivo: capire chi è davvero quel ragazzino così taciturno e solitario che tutti temono: Zach non è quello che raccontano di lui e forse vale davvero la pena essergli amico. Anche se questo sconvolge il quieto vivere di Ethan che fino ad ora lo aveva tenuto lontano dall'adrenalina di un'estate indimenticabile.

Come ogni storia di campeggio americano che meriti questo nome, anche questa ha i suoi 'fuochi' intorno a cui tutto ruota.
Il primo fuoco ha il suo centro nel bungalow e nella vita che si fa lì dentro.
Il secondo si accende intorno a Zach e al tema di ragazzo ribelle.
Il terzo è rappresentato da Amber Levine e si alimenta intorno alla questione della relazione con l'altro sesso.
Il quarto è la Grande Traversata, ovvero qualcosa che riguarda 'i grandi' e che per i piccoli ha il sapore del rito di passaggio.
Il quinto è la storia di un orso rabbioso e della capacità di mettere alla prova se stessi incuranti che il resto del mondo ne sia a conoscenza. E' una sfida in solitario.
Il sesto e ultimo fuoco si alimenta di coerenza e lealtà nei confronti di un amico. Un impensabile amico.
Le storie americane che sono d'estate hanno tutte un po' il sapore di Stand by me, ineguagliato e perfetto racconto di amicizia e iniziazione. Anche nel campeggio ebraico dove Ethan si trova l'aria che si respira è la stessa. Un gruppo eterogeneo di ragazzi alle prese con le amicizie, con i primi tentativi di contatto con l'altro sesso, con le dinamiche di esclusione e inclusione nel gruppo, con la consapevolezza di essere ancora piccoli.
A segnare la sottile linea scura (e non lo dico a caso, ma penso a Lansdale) tra infanzia e mondo adulto, è la Grande Traversata, ovvero una prova atletica, una nuotata lunga fino all'isola di Downing, cui prendono parte solo i ragazzi più grandi. I più giovani, ovvero il gruppo di Ethan, ne è escluso, ma è la regola. Solo Zach, allergico alle imposizioni, decide altrimenti.
Fino a questo punto i temi del libro si susseguono come in ogni buon romanzo o racconto di formazione, secondo uno schema consueto e consolidato.
Sono gli ultimi due fuochi che fanno di questo piccolo libro un grande libro. Di questo buon libro un ottimo libro.
In qualche modo l'uno anticipa il secondo: la storia dell'orso rabbioso che Ethan racconta una sera - cameo incastonato alla perfezione nel resto della narrazione - diventa premonizione di quello che sta per accadere nel campo, in una notte più silenziosa di altre. Per uno di loro è arrivaTO IL MOMENTO DELLA grande SFIDA IN SOLITARIO, e per ALTRI DUE il momento di sostenerlo e affiancarlo, DIMOSTRANDOGLI tutta la FIDUCIA, LEALTÀ E CUORE di cui ha bisogno.
Per tutti e tre è arrivato il momento di crescere. Alla grande.

Carla

mercoledì 18 maggio 2016

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


DIVERSAMENTE ADOLESCENTI

Mi è capitato spesso, negli ultimi tempi, di chiedermi quale sia la matrice del successo di alcuni romanzi seriali per adolescenti, domanda alla quale riesco a dare solo risposte ipotetiche. Di sicuro esiste una fascia di giovani lettrici che cercano nei libri loro dedicati grandi emozioni e una rappresentazione più o meno verosimile del rapporto con l'altro sesso. A questi romanzi, che dovrebbero spiegare alle ragazze i 'segreti' dell'amore, si avvicinano lettrici sempre più giovani, con risultati che posso immaginare.


Credo che sia pensando a questo pubblico che Feltrinelli ha dato vita alla collana Up, rivolta non proprio a young adults, ma a ragazzine/i che vivono quel momento infelice in cui non si è né piccoli né grandi.
In questa collana è uscito il seguito di Vampiri contro Amet, in cui si parlava del mondo dei Different People, cioè fate, vampiri, gnomi, inseriti nella vita dei Normal People. Nel secondo romanzo, Solo Flora, l'autrice, Stefania Bertola, ci descrive una ragazza normale costretta a passare un anno con la zia fata nel paese piemontese di San Mirtillo. Se si astrae da incantesimi, sparizioni e apparizioni, il quadro è quello di una ragazzina spaesata, divisa fra due amori e circondata da amiche e nemiche. Ovvero, un ritratto di un'adolescente come tante, rappresentata nel difficile momento del diventare grandi; grande spazio alla gelosia fra ragazze e alla descrizione dei baci, più o meno lunghi, più o meno conturbanti. Il tutto avvolto dall'atmosfera irreale di un mondo fatato. La leggerezza e l'ironia dell'autrice rendono il testo scorrevole e vivace, ma a me la domanda di fondo rimane: è questo che vogliono leggere le ragazzine?


Un approccio del tutto diverso in E poi diventai farfalla, di Luisa Mattia. Ci racconta la storia di Fiamma, ragazzina normale con i problemi normali della sua età, quattordici anni: amicizia, vera, ma fino a un certo punto, batticuori e primi baci sperimentali. Per puro caso scopre il segreto di famiglia, che tanto perfetta non è; nel giro di poco tempo i genitori si separano e il padre va a vivere con un'altra donna da cui aspetta un figlio. La madre sembra incapace di reagire e i figli si sentono lasciati soli nel loro comprensibile smarrimento.
Da qui, la deriva: la frequentazione di pub, l'alcol, la provocazione, l'uso del corpo come vetrina di un sé alterato.
Fiamma sembra perdersi, ma ci sono nella sua vita punti fermi, il nonno, e nuovi incontri che riescono ad aiutarla ad uscire dal bozzolo in cui si è chiusa, per farla diventare farfalla.
Questa storia racconta bene due aspetti dell'adolescenza, la confusione e la rabbia. Il non sapere chi si è, cosa conta davvero, le sperimentazioni sessuali. E la grande rabbia impotente che impedisce la comunicazione con la famiglia se non con il mondo adulto tout court, ma nello stesso tempo rompe i legami, consente alle fragili ali di dispiegarsi.
Il percorso delle adolescenti e dei loro coetanei maschi oscilla fra onnipotenza e autodistruzione, pericolosamente. Ma è un percorso necessario.
Luisa Mattia riesce a renderci partecipe di tutto questo con una narrazione in prima persona, asciutta, obbiettiva, una visione quasi da entomologa che osserva la fragilità e la bellezza di una farfalla che emerge alla vita.
Apprezzo infinitamente l'assenza di retorica, lo stile asciutto, essenziale, la resa anche brutale di certi momenti, di passaggi duri, che una madre non vorrebbe sapere mai.
Niente aiuta di più che vedere i ragazzi come sono, mostrando loro che, comunque, in momenti in cui tutto sembra perduto, c'è sempre una possibilità, uno scarto, un incontro che possono aiutare ad uscire dal tunnel.
Letture dunque molto diverse, che cercano di rappresentare il mondo dei quasi adolescenti e di costruire una narrazione in cui possano riconoscersi; scelte stilistiche e narrative quasi opposte, pur nel comune obbiettivo di parlare la lingua dei ragazzi. 
Letture adatte, ovviamente, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Solo Flora”, S. Bertola, Feltrinelli 2016
“E poi diventai farfalla”, L. Mattia, Lapis 2016