LA FORTUNA DI CHIAMARSI ALBERTO
Albert e albero, Jenni Desmond (trad. Sara Marconi)
Lapis 2016
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)
"'Ciao, Albero!' disse Albert.'Mi sei mancato.' Il suo albero era perfetto.
Non era né troppo duro né
troppo
morbido, né troppo
liscio né troppo ruvido. Era il suo posto preferito,
specialissimo e tranquillo...
Ma... che cos’è questo rumore? L’albero di Albert stava piangendo.'Ueee.' si lamentava l’albero. 'Uee uee. ' 'Che succede?' chiese Albert.In genere sei così silenzioso...' "
Appena uscito dal suo letargo, Albert, che è un orso, trotterella verso il suo albero preferito, un larice dal fusto possente. E mentre riprende la sua posizione abituale, a penzoloni lungo uno dei rami bassi, sente un pianto dirotto che proviene dal cuore dell'albero. Cosa turba il suo albero a tal punto da ridurlo in lacrime? Albert interroga se stesso e poi coloro che passano di lì: Coniglio, Scoiattolo e Renna. Loro vedono la cosa dalla loro personale prospettiva e non risolvono il mistero dell'albero che piange.
Una grande sorpresa è in agguato.
Una tenera storia tra un orso e il suo albero preferito e contemporaneamente una bella commedia degli equivoci. La terza uscita italiana di Jenni Desmond, sempre per Lapis, è un picturebook classico, dove non si impara nulla sui plantigradi o sulle abitudini dei larici, come invece era capitato con La balenottera azzurra,ma dove si impara come possa essere facile prendere lucciole per lanterne. Mai fermarsi alla superficie delle cose, mai giudicare troppo affrettatamente perché l'equivoco è in agguato. Da un lato Albert, così preso e invaghito dal suo meraviglioso albero, non vede e dimentica per affetto la realtà e dall'altro 'il cuore' dell'albero vede e amplifica per paura la realtà.
Pieno di tenerezza, dal principio alla fine, Albert e albero racchiude in sé un piccolo mistero, una piccola sorpresa che a ogni lettura si svela e si riconferma.
E a proposito di riconferme, ci sembra che Jenni Desmond possa entrare a buon diritto tra i nomi degli illustratori da tenere d'occhio.
Riconferma una sua capacità di costruzione della pagina che però non eguaglia La balenottera azzurra, ma introduce al posto del grande respiro notato lì piccoli 'teatrini' in miniatura, paralleli o subalterni alla scena principale. Mi riferisco soprattutto alla rappresentazione di personaggi secondari quali Renna, Coniglio e Scoiattolo e al loro fare cose, ogni volta raffigurati con un ritmo quasi da fumetto o da storiellina parallela.
Riconferma una sensibilità per il colore che qui in Albert e l'albero è giocata sui toni 'freddi' di un disgelo primaverile appena agli inizi.
Ma il colpo migliore lo ha fatto Sara Marconi, alla traduzione. Un titolo davvero azzeccato, a onor del vero servito su un piatto d'argento, che in inglese invece scolorisce: Albert's Tree. Un'assonanza fortunatissima, Albert e albero. E ancora: aver fatto saltare il genitivo sassone che avrebbe portato in sé il concetto di possesso e invece al suo posto aver fatto cadere l'articolo davanti ad albero, automaticamente sancisce che siamo a un soffio dal nome proprio anche per lui, circostanza che riconferma (!) un fatto importante anche se non dichiarato: quei due, orso e larice, hanno entrambi un cuore che pulsa per l'altro.
Al di là di ogni 'equivoco' con le ali.
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