lunedì 31 luglio 2023

IL RIPOSTIGLIO (libri belli e impolverati)

Da oggi ri succede questo. 
Si riapre la rubrica IL RIPOSTIGLIO. 
Come esattamente tre anni fa, prendendo il nome dal titolo di un meraviglioso racconto di Saki. 
E nasce dal desiderio di togliere dall'oblio di un ripostiglio, quei libri di orecchio acerbo (clic) che - per l'imbarazzo che nasce da un conflitto di interessi patente - non hanno meritato a tempo debito neanche una riga su questo blog. 
Visto che l'imbarazzo è comunque inevitabile, la rubrica avrà una cadenza vacanziera. 
Date queste premesse, la rubrica si sarebbe potuta anche chiamare: In punta di piedi, Tutto cambia, Vacanze o ancora Oltre il giardino. Ma non è successo. 

Sabbie del paradiso, Levi Pinfold (trad. Damiano Abeni) 
Orecchio acerbo 2023 


ILLUSTRATI 

Seguiamo rose bianche in fiore 
 all’Antro del Tesoriere 
 Terra morta fino alla fontana 
 della residenza sovrana 
 Chi un goccio ne sorseggia 
 entrerà nella reggia 
 Spezza il pane al Tesoriere 
 sprofondiamo nel terrore 
 In piscina purificati 
 veniamo da Lui governati 
 Strappati a ciò che è 
 siamo nelle grinfie del Re 

Comincia così questa storia di incantesimi, come recita il sottotitolo che nessuno legge mai. Sembra una filastrocca della loro infanzia, una filastrocca che i tre fratelli e la loro sorellina sanno da sempre. In macchina, stanno attraversando un pezzo di deserto per andare a trovare la loro madre. 
In perfetta simmetria con il testo della canzoncina, effettivamente si fermano a raccogliere qualche fiore per lei, in mezzo al caldo e alla polvere, ma la sete li spinge verso un grande edificio che appare sulla sfondo: sembra una fortezza, ma la grande insegna è quella di un hotel. 


O sarà l'antro del Tesoriere, se vogliamo dare retta alla filastrocca? 
I ragazzi hanno le gambe più lunghe della bambina e, a differenza di lei, non sono prudenti. Bussano, entrano e il grande portone sta per chiudersi alle loro spalle. 
Lei arriva dopo, e ciò che vede dentro è l'incantesimo: tre ragazzi si tuffano in una rinfrescante piscina e  e nell'acqua, arrivata al bordo, ora nuotano tre delfini. 
I bambini credono agli incantesimi e lei è una bambina. Capisce. 
E quando il padrone di casa le si presenta davanti - un maestoso leone - lei non dubita neanche un secondo e chiede indietro i suoi fratelli. Il leone non fa mai nulla per nulla, e con lei stringe un patto. Tre giorni senza toccare cibo e acqua e i fratelli le verranno restituiti. 


Questa è la magnifica e coraggiosa storia di questa bambina che va diritta per la sua strada, fiera leale. E soprattutto capace di non cedere alla tentazione. Mai. Tutta sua madre. 

L'atmosfera è definita fin dal principio, o forse si dovrebbe dire indefinita?, quegli oscuri pochi versi che entrano ancora prima del frontespizio preannunciano uno scenario fiabesco davanti al lettore, una situazione sospesa tra realtà e magia, tra il qui e ora e il mito. 


Vediamo una macchina parcheggiata davanti a una casa, poi la vediamo attraversare il deserto ma le parole che ascoltiamo, il dialogo cantilenante dei fratelli torna inesorabile alle criptiche rime iniziali. Ma ancora nulla è definito, ha un suo contorno preciso. Di netto c'è solo la percezione che qualcosa sta per accadere. E quella bambina che, rispetto ai fratelli, ha un atteggiamento prudente, ci mette in allerta con la sua sola presenza e la sua differenza. È inevitabile. Lo stesso tremore che si prova leggendo una fiaba, da Hansel e Gretel in poi... 
Quindi si comincia a percepire con chiarezza che le strade tra i quattro stanno per dividersi e che la giocosità dei tre maggiori - maschi - cozza con la serietà dell'unica femmina. E va da sé che ciò renderà vulnerabili loro e lei forte. 
Quindi entra in scena uno dei grandi protagonisti, almeno visivamente parlando, della storia: il grande edificio bianco e turrito. A parte il nitore, si stacca dallo sfondo sabbioso, per linee nette e taglienti. Racchiude in sé, dal punto di vista iconografico, secoli di storia architettonica che il nostro immaginario non fa fatica a rintracciare. 
Quasi impercettibile, è la scritta hotel che si confonde con il cielo ancora chiaro. La circostanza che invece si percepisce con chiarezza e lo scontro tra proporzioni: loro piccoli, lui enorme. Il deserto indefinito, lui un diamante tagliente. Qui, davanti a quelle mura candide e maestose, loro si dividono. E un'ulteriore parte della filastrocca prende senso e diventa premonitrice. Siamo ancora di più nella fiaba e il gioco è fatto: ci siamo dentro fino al collo. 
L'incantesimo avviene sotto gli occhi del lettore e della bambina. Intorno, solo il silenzio dell'assenza. Poi entra in scena il grande leone, di aslaniana memoria. E con lui tutto cambia. 
Le proporzioni degli scenari sembrano quelle di un modellino di architettura rinascimentale, quelli che si presentano al committente. Il leone, grande burattinaio.
 

Piena di valori simbolici, come ci hanno insegnato a scuola parlando del Classicismo quattrocentesco, la scena si riempie di figure animali che prendono parte al banchetto. 
Intorno alla bambina, animali che, viene spontaneo pensare, sono anche loro creature sotto incantesimo, persone che, come i fratelli, non hanno saputo resistere... 
Volendo tacere su ciò che da questo momento accade, si può concludere affermando che tra le tante bellezze di questo libro, accanto all'indiscussa altissima qualità dell'immagine, c'è una grande capacità da parte di Pinfold di lasciare sospeso, fino all'ultima pagina, senza una spiegazione univoca, il senso della storia. 


La testa si riempie di domande sul ruolo che il femminino ha: sul senso di un patto del genere, sulla lealtà e sulla cura quali caratteri di entrambe le protagoniste, sulla ciclicità della situazione. 
Questo rende il libro a mio avviso interessante e degno di nota e soprattutto ne attesta una utilizzazione che non si esaurisce con l'infanzia, ma va su, su e ancora più su. E meno male. 

Carla

venerdì 28 luglio 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

FRATELLI


La trama de ‘Il cattivo fratello’ , scritto da Luisa Mattia per i tipi di Giunti, ruota intorno al rapporto fra due fratelli, all’interno di una famiglia normale, all’apparenza normalissima: due genitori attenti, a modo loro, che dai figli si aspettano che seguano un percorso tracciato di ordine e rispettabilità. Non manca l’affetto, manca uno sguardo capace di ‘vedere’ i figli al di là della superficie.
Il protagonista, Cesare, ha le carte in regola per diventare un perfetto ‘cattivo’: non si è mai ripreso dalla nascita del fratello minore, Canio, che ha usurpato il posto d’onore nell’affetto dei genitori.
La sua cifra è la rabbia, che si esprime sia con il silenzio che con il turpiloquio; unico rifugio, il disegno, i fumetti. Passano gli anni e Cesare ha imparato a mimetizzarsi, nasconde la sua rabbia e offre ai genitori un’immagine di normalità: studia il violino, nonostante non gli piaccia affatto, va bene a scuola, insomma si costruisce uno schermo perfetto dietro cui nascondere la sua solitudine. Il fratello più piccolo, d’altra parte, è combattuto fra il desiderio di accettazione e quello di ritagliarsi un proprio spazio. Non è esattamente un fratello leale e quando trova i disegni con cui Cesare ha ritratto una ragazzina di cui si sta innamorando, li fotografa e invia le foto al fratello dell’interessata; oramai di dominio pubblico, quelle immagini rendono il ragazzo lo zimbello della scuola.
A quindici anni la messa in scena di Cesare finisce: smette di studiare violino, provocando la reazione del fratellino che si offre, per emulazione o per acquistare un posto più grande nel cuore dei genitori, di studiare lui quello strumento o quanto meno, di imparare a costruirlo. La delusione del padre vien così placata da una colossale messa in scena, perpetrata da entrambi i fratelli: Cesare descrive con i disegni quello che Canio dovrà raccontare ai genitori, fingendo di frequentare Enea, un liutaio conosciuto da Cesare.
Sembra un piano perfetto, in cui tutti sono contenti, ma Canio commette l’errore di sottrarre ad Enea un violino in fase di costruzione. Questa piccola marachella, è così che la vede Canio, abituato a giostrarsi nelle situazioni, è in realtà l’origine di una serie di eventi drammatici.
Il risultato è che Cesare finisce in una casa famiglia e la polizia entra nella vita e nella casa dei suoi genitori.
I colpi di scena non mancano, come in ogni buona crime story, ma quello che rende rilevante questo romanzo è la fotografia impietosa di un interno familiare per niente anomalo, dove un sostanziale affetto viene avvolto dai silenzi, dalle incomprensioni, dalla superficialità. I genitori in realtà non sanno nulla di quello che agita le menti e i cuori dei due fratelli, le gelosie, le sofferenze, le menzogne che si sovrappongono l’una all’altra. E i due fratelli giocano a loro volta una partita che non esclude i colpi bassi e un po’ per ingenuità, un po’ per indifferenza , corrono il rischio di rovinarsi la vita.
Chi è davvero il fratello cattivo, saranno lettrici e lettori a stabilirlo, al di là delle responsabilità reali.
A lato dei personaggi principali, raccontati con sguardo intelligente e partecipe, si raccolgono altri personaggi di rilievo: da Marlene , la ‘bulla’ per necessità, a Caterina, primo infelice amore di Cesare.
Luisa Mattia coglie in questo romanzo, scritto con uno stile scorrevole e solo all’apparenza ‘oggettivo’, un punto che contraddistingue gli adolescenti di oggi: la solitudine. Apparentemente circondati dal benessere, e questo non vale certo per tutti, non hanno in realtà chi presti loro ascolto: spesso non la famiglia e nemmeno la scuola.
Consiglio questo romanzo, dalla lettura coinvolgente, a ragazze e ragazzi con almeno dodici anni

Eleonora

“Il cattivo fratello”, L. Mattia, Giunti 2023


mercoledì 26 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

COGITO

Ergo
, Alexis Deacon, Viviane Schwarz (trad. Loredana Baldinucci) 
Il Castoro 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Ergo si svegliò e si mise a esplorare il mondo. 
La prima cosa che scoprì furono le sue zampine. 
 Si muovevano. Muovi, muovi, muovi. 
WOW. UN OTTIMO INIZIO, pensò. E decise di continuare a esplorare. 
Scoprì le sue ali. Frulla, frulla, frulla. 
Scoprì il suo becco. Becca, becca, becca. 
 E scoprì le sue gambette. Calcia, calcia, calcia. 
Non riuscì a scoprire altro. 
IO SONO IL MONDO? pensò Ergo." 

Le quattro cose che aveva appena scoperto le rimise tutte in movimento. E tutto sembrava funzionare a meraviglia perché Ergo aveva capito di essere il mondo e, per simmetria, anche il contrario. Apparentemente non c'era null'altro da sapere. Apparentemente. 
Poi vide il muro. Un muro che circondava tutte le sue parti: zampe, gambette, ali e becco. 
Fece la cosa che di solito si fa contro un muro: lo spinse e l'unica cosa che ottenne fu rotolare. 
Niente male, poteva spostare il mondo. 
Poi qualcosa fece BUMP! 
E come insegna la scienza innata, se qualcosa fa Bump fuori di te vuol dire che il mondo potrebbe essere più grande. 
Questo è il percorso iniziatico di Ergo per arrivare a capire un bel po' di cose, prima di cominciare a vivere. 

Visto che è una storia di uova e una storia di nascite, aveva un suo senso che uscisse con la primavera. 
E così è stato. Ma è altrettanto vero che le uova vanno covate per del tempo se si spera che ne nasca qualcosa: ci si deve sedere sopra con delicatezza, e pensarci un po' su. 
E così è stato. 
Questi i pensieri che ne sono nati. 
Come sempre Alexis Deacon scrive delle cose piene di senso, che spesso e volentieri toccano le sfere dei 'massimi sistemi'. La sua bravura sta, come ha più volte dimostrato, nel punto di vista, che ogni volta cambia e che di solito è insolito!
 

Questo favorisce l'interesse di chi legge e una giusta distanza da ogni possibile trappola retorica. Diciamo però che alcune storie, almeno a mio parere, gli escono meglio di altre. In particolare se è lui che le disegna, il livello s'impenna: Bilù o Cip e Croc sono proprio un'altra cosa, rispetto a Marcello Fringuello e in qualche modo anche a Ergo. 
Questa circostanza, ossia la difficoltà di non essere capace di apprezzare sempre il rapporto tra testo e figura, Deacon vs Schwarz, ha richiesto del tempo per essere 'digerita'. 
Marcello continua a non convincermi, mentre Ergo, forte del bel testo mi ha costretto a recedere dal autodiktat di tacere se una parte del libro non pare convincente. 
E così è stato. 
Bello questo fatto che il ragionamento diventi sempre più complesso: partenza che pare un giochino - le zampine: muovi muovi muovi; il becco: becca becca becca e via andare - e poi la grande domanda e il sillogismo: visto che solo questo esiste, allora questo deve essere il mondo e io sono dunque il mondo. Se così fosse, la felicità (ma poi anche la noia, si può supporre) sarebbe a un passo. Io e il tutto ci corrispondiamo perfettamente, stabilisce Ergo, e conclude che non deve o può cercare altro. 


E invece non è così: e lo scopre - una delle poche immagini che aggiungono qualcosa al testo - di lì a poco. Pagine e pagine potrebbero essere scritte sul significato simbolico della parola muro che Deacon usa. Non guscio, non parete, ma muro. Altro colpo da maestro. 
Il muro ha un portato gigante che si attiva quasi in automatico: deve essere scavalcato, infranto, di certo non lascia nessuno indifferente. 
Così Ergo, cercando di spingerlo via, scopre un'altra abilità, può intervenire sul mondo e modificarlo. Altro bel colpo. Cui segue il fatidico Bump. 


A questo punto e solo a questo punto dell'edizione italiana - e brava la traduttrice che non cede al gusto di svelare nulla fino all'ultimo secondo possibile, ossia dopo 18 pagine - arriva la grande sorpresa (non dissimile da quella provata in Bilù): Ergo è femmina! 
Un unico dubbio potrebbe sorgere riguardo al fatto che dentro un uovo con nessuna competenza del mondo esterno la distinzione di genere è un po' prematura. Tuttavia, tanta è la gioia che sia una pulcina che si può trovarne ragione nel fatto che fa parte della consapevolezza di sé come zampine, becco, gambette e ali. Dubbio risolto. 
A questo punto, Deacon mette in sequenza una serie di questioni niente male, per preparare il gran finale: nelle situazioni di stallo è brutto non sapere... nelle situazioni di isolamento è triste stare. 
Che fare? Ad Ergo non resta che uscire ed essere.
A noi non resta che leggerlo!

Carla

lunedì 24 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ESTACIO FRAMANDI

Altroquando, Sandro Bassi 
Kite 2023 


ILLUSTRATI PER GRANDI (dagli 11 anni)

Stazione della metropolitana, grande e centrale, all'ora di punta: il grande atrio è un viavai di persone diverse. Ognuno si dirige verso il proprio treno, la propria linea. Ognuno ha lo sguardo puntato sul proprio smartphone, compresi i bambini, e procede spedito e a testa china, senza prendere in considerazione gli altri. 


Lo stesso accade lungo il binario in attesa del treno, e lo stesso accade nella vettura della linea 1, una volta saliti: compressi tra loro, seduti o in piedi, tutti continuano a 'spippolare' sul loro touchscreen. Nessun incrocio di sguardi, nessuna connessione reciproca. Su uno dei sedili, inspiegabilmente vuoto, è appoggiato un telefono portatile di molto tempo fa: grande pesante, con l'antenna, qualcosa che sembra più una ricetrasmittente che un cellulare. 
Oggetto esotico, attira l'attenzione di un bimbetto in passeggino che, mollato il suo giochino elettronico, allunga la manina e lo afferra. 


Nell'attimo in cui comincia a schiacciare i tasti a caso, inconsapevole di quello che potrebbe accadere, qualcosa per l'appunto accade: tutti gli smartphone dei viaggiatori vanno in tilt, perdono la connessione e così facendo mandano in crisi i loro proprietari. 
In una sorta di blackout generale le loro complicate teste aliene, prismi poliedrici, occhi tentacolari e multipli, si smontano e tutte le singole componenti fluttuano per un tempo, mescolandosi le une con le altre, nel disorientamento generale. 
Ma dura ben poco. Tutto torna magicamente a ricomporsi: dalle teste alle connessioni. 
Il telefono portatile di altri tempi è di nuovo lì sul sedile. Abbandonato. 

In un libro di sole immagini, quando sono le parole a trasformarsi in figura: la rete delle stazioni della metro, le targhe della stazione, i manifesti pubblicitari, il display sulla prima vettura della linea 1, l'epigrafe in latino lungo la cornice dell'arco Itineribus prefecti recapitulare populis, si può essere abbastanza sicuri che sono lì come le mollichine di Hansel, qualcosa di utile che segni o riconfermi il lettore di essere sulla giusta strada. 
In Altroquando - nell'edizione originale di Alboroto, Messico, La Nacionalien per ribadire con un buon gioco di parole di che si parla - si assiste a un continuo rimando, una sorta di eco che allo straniamento manda e rimanda e ancora rimanda. 
Bello e divertente nel suo essere vario. 


Pieno di possibili espansioni da mettere in condivisione con altri lettori e lettrici. Lingue coinvolte, dal danese di Fremmed al bengali di Bicchinna, dall'islandese di framandi al nostrano... strano. Le pubblicità che alludono a vacanze tropicanu, con le k al contrario. L'insegna ripresa da quella della metro di Madrid, ma leggermente diversa nella dicitura. 
Insomma quello che Sandro Bassi fa per tutto il libro è disorientare lo sguardo e la testa per poi far convergere di nuovo tutto in un pensiero che però, a fine corsa, appare più complesso che alla partenza. 
Per ottenere ciò, accanto a una variegata scelta di parole dal mondo, affianca un altrettanto estroso catalogo di teste aliene che colloca su personaggi del tutto comuni: ragazzotti in jeans e felpe, impiegati in abito scuro, signore uscite a fare shopping, e donne con le buste della spesa, gente con la valigia, con lo zaino, con la sciarpa, il cappello di lana o il giubbotto, mamme grintose di bambini curiosi. 
Un vero e proprio repertorio di realtà umana - scenario quotidiano riconoscibile come tale anche nei gesti e negli atteggiamenti e nelle posture - cui Bassi conferisce teste che attingono all'immaginario più variegato dell'iconografia aliena. Nulla di mostruoso, ma pur sempre molto diverso dalla fisionomia di E.T., così tanto vicino a un cucciolo con i suoi grandi occhi azzurri. 


Qui invece c'è tanta geometria solida, che torna utile nella fase di scomposizione, parecchi tentacoli e bitorzoli e forme tondeggianti, dal fiore di zucchina/finocchio alla mina navale, ma nulla di spaventoso. Beh, sarebbe bello ricostruirne le radici. Comunque sia, stanno lì a dimostrare una molteplicità. 
A parte la grande questione che questo albo mette nero su bianco e di cui tanti hanno già scritto, sembrerebbe interessante andare a leggere nelle pieghe di tutto questo corredo visibile in secondo piano e ragionarci un po' su. 
È un caso che il deus-ex-machina sia un bambino? 
È un caso che il granello che inceppa il passo generale segni l'origine di tutta quella tecnologia che teniamo in tasca e che ci scandisce la vita? 
È un caso che durante la scomposizione delle teste aliene i singoli elementi si toccano ma non si legano tra loro e tornano nel loro assetto originale, senza nessun margine di ibridazione? 


E ancora: è un caso che la lingua parlata da Bassi al suo primo albo - che sembra non essere la sua consueta di artista amante del colore - alluda per contesto, per stile e voce, proprio a quella di Selznick? Perché cerca questo legame? 
E di conseguenza, verrebbe da chiedersi, tutti presi dalla grande questione, come mai siano solo in pochi a notare la scelta, ancora fin troppo controcorrente, di concepire un libro illustrato senza parole (si è ben dimostrato che non è poi così vero) anche e soprattutto per lettori già più robusti? 
E ancora e ancora: perché non abboccare, per espandere il pensiero, ai mille ami che Bassi nasconde sullo sfondo di una storia che se fosse solo quella dell'alienante iperconnessione h24, sarebbe fin troppo chiara e al limite della didascalia? 


In conclusione, la comprensione di un buon albo illustrato, e Altroquando lo è per certo, visto che di cose ne dice un bel po', merita una lettura che tenga conto di tutto quello che c'è sulla pagina, una lettura che sia capace di andare in molte direzioni, compresa quella tortuosa verso la complessità. 
Solo così, mi pare, si arriva al giusto riconoscimento. 

Carla

venerdì 21 luglio 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


AVVENTURA E MAGIA

Chris Wormell è un importante illustratore inglese, di cui conosciamo i volumi pubblicati da Rizzoli ‘Planetarium’ e Dinosaurium’, in cui ha brillantemente recuperato la tradizione inglese di illustrazione naturalistica; ha ricevuto il Graphic Prize della Fiera di Bologna e il Costa Book Prize. Ma non è solo questo: è anche un autore di romanzi per ragazzi, anche questi pubblicati da Rizzoli. In primavera è uscito l’ultimo romanzo, ‘La bottiglia dei desideri’, con le sue accurate illustrazioni.
Si tratta di un romanzo d’avventura, che affonda le radici nelle storie di pirati e di naufraghi, ma è anche una storia di magia, raccontata con grande ritmo e molta ironia.
In breve, la trama: il protagonista è Jack, un ragazzino di poco più di dieci anni, che si imbarca su un veliero come mozzo e ahimè subisce un rovinoso naufragio. Approda fortunosamente su un isolotto, che lo accoglie con un teschio sulla spiaggia. Appena riesce a rialzarsi, comincia ad esplorare l’isolotto che risulta disabitato, con una preziosa fonte d’acqua dolce e strani frutti disgustosi ma digeribili. Unica compagnia, una tartaruga gigantesca.
Ma molto presto si deve ricredere e si imbatte in un gigante dalla pelle scura, approdato lì anni prima. I riferimenti a Defoe sono costanti e voluti. Insieme a Robinson, questo è il suo nome, conosce i segreti dell’isola e trova conforto e protezione. Insieme decidono di dare degna sepoltura allo scheletro trovato sulla spiaggia, che stringe in pugno il frammento di un foglio, forse una mappa. Robinson, che era stato da clandestino su una nave pirata, ricostruisce la storia di Nero Bob, che detesta le barbe e non è un dettaglio secondario, e Roger il Rosso, ucciso dal primo dopo aver nascosto un tesoro su uno sperduto isolotto.
Comincia quindi per Jack e Robinson una meticolosa caccia al tesoro, che avrà successo solo quando Jack decifrerà il frammento trovato nella mano scheletrica del pirata. Ma cosa farne?
Jack sente sempre di più la nostalgia di casa, anche se passa il tempo imparando a leggere e scrivere, cosa che gli serve per scrivere i messaggi che infila nelle bottiglie, affidate all’oceano, nella speranza che qualcuno venga a salvarli.
L’isola, però, riserva altre sorprese: i due amici, infatti scoprono un altro scheletro, ancora più inquietante, quello di una strega. Vicino ai suoi resti, Robinson trova un quaderno in cui sono annotate le procedure per preparare diverse pozioni magiche. Una di queste rimpicciolisce cose e persone ed è a questa che Jack si affida per il suo disperato tentativo di fuga: si fa rimpicciolire da Robinson per entrare dentro una bottiglia, insieme ad alcune provviste e strumenti.
Eccolo quindi affrontare il mare in condizioni del tutto straordinarie, con incontri paurosi e inconvenienti di tutti i tipi. Ma le sorprese e i colpi di scena non sono finiti, con un lieto fine che compie lo sviluppo narrativo nel migliore dei modi.
Da quanto detto si capisce quanto qui l’avventura si coniughi con il magico e il fiabesco, delineando un lettore ideale con più di dieci anni. La scrittura è scorrevole e divertente e porta ragazzi e ragazze nel mondo dei viaggi in mare, dei pirati, dei tesori perduti, delle superstizioni e dei miti marinari.
I più grandi apprezzeranno i riferimenti letterari che fanno da contrappunto alla narrazione, i più giovani si divertiranno nel leggere il romanzo sotto l’ombrellone, sognando, magari di trovare una bottiglia sul bagnasciuga.

Eleonora

“La bottiglia dei desideri”, C. Wormell, Rizzoli 2023


mercoledì 19 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

UNA QUESTIONE DA NIENTE

Il re e il niente
, Olivier Tallec (trad. Maria Pia Secciani) 
Edizioni Clichy 2023 



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Non gli mancava quasi niente: o meglio, gli mancava il Niente. Dove poteva trovare il Niente. 
 Gli era sempre stato detto che nei libri c'era tutto, quindi ci avrebbe trovato per forza anche il Niente. 
Ma ben presto si rese conto che nelle migliaia di libri in suo possesso c'era sempre qualcosa: un principe innamorato, diversi modi per riparare un disco volante in avaria o semplici ricette per un ottimo soufflé di patate. 
Quindi non era nella sua libreria che il Niente si nascondeva."

Continua la sua indagine il re collezionista di quasi tutto: con il microscopio, ma i piccoli microbi che intercetta sono pur qualcosa. E anche i peluzzi del suo cane sul regale tappetto rosso, anche dopo aver passato l'aspirapolvere, non scompaiono proprio tutti. E andare a osservare il deserto che è per definizione il luogo per eccellenza dove non c'è nulla, non serve a molto: c'è sempre un cactus di troppo che rovina la visuale vuota, si fa per dire, fino all'orizzonte. E il cielo? Men che meno: è pieno di stelle e aerei. 


Esasperato il re convoca amici e parenti, il medico e il buffone di corte e con tono regale pretende che loro gli forniscano la chiave per raggiungere il Niente. 
Imbarazzo generale. Si aggrappano a una fogliolina sperando che, dandole fuoco, lei produca finalmente il nulla. Ma no, ottengono un infinitesimale residuo di cenere... 
Il re è sfinito. Vorrebbe non fare niente e soprattutto non pensare a niente. Ci prova ed è lì che capisce che anche questo non è possibile. 
Però però però forse una soluzione ci sarebbe... magari non assoluta, ma approssimativa. Come spesso accade nella vita: bisogna sapersi accontentare. 

Non è una questione da niente. Mi si perdoni il facile gioco di parole. 


Ma intorno al concetto di Nulla ci si sono rotti la testa molti filosofi. Se non erro da Parmenide in poi. Il concetto di Nulla, teorizzava, esiste di riflesso al suo contrario che è l'Essere. In qualche modo, volendo banalizzare, devono esistere entrambi perché ciascuno di loro possa essere pensato. Quindi il Nulla è qualche cosa che ha a che fare con la filosofia. E molto meno con la scienza, come dimostra peraltro anche il nostro re che al microscopio, oppure guardando il cielo infinito e rarefatto, trova pur sempre qualcosa. 


Mi sono informata: tanto i fisici quanto i chimici non hanno mai a che fare con il Nulla assoluto, ma per approssimazione ci si avvicinano moltissimo. Lavoisier mi pare abbia teorizzato che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma. Dunque... 
I matematici, con il fatto che i numeri di fatto sono un linguaggio, cioè a dire qualcosa di costruito ad arte per intendersi e misurare, non ci hanno impiegato poi molto a elaborare l'idea di zero. In verità lo zero, assimilabile a un Nulla filosofico e a un Niente cui il re ambisce, è roba concepita nel Medioevo, quindi un po' ci hanno messo anche i matematici... 
Tallec tutto questo lo sa bene, eppure non si ferma e men che meno si spaventa e costruisce un albo che intorno alla dibattuta questione ronza. 
Zitto zitto, ci mette dentro un po' di cose interessanti: scherzando afferma che di fronte al Niente la chimica e la fisica si devono arrendere. Se guardi dentro un microscopio vedrai sempre qualcosa che esiste. Magari infinitesimale come un neutrino. 
Se sei un astrofisico e guardi l'infinito, lo spazio che ci avvolge anche nella sua espansione che è appunto infinita la materia continua a esserci, magari polvere cosmica. Se bruci una fogliolina (ma è un chiodo fisso?), ottieni cenere, se togli i cactus dal deserto ci saranno i granelli di sabbia. E se decidi di togliere i peli del cane dal tappeto, stai pur certo che almeno uno ne rimarrà e parlo per esperienza. 
Tuttavia la cosa ancora più interessante dal punto di vista del ragionamento che Tallec fa e che pare incontrovertibile è che il Nulla non esiste davvero. Il Nulla esiste solo nella nostra testa, con corona o senza. Peraltro anche se già solo pensarlo ovvero immaginarlo è roba davvero complessa. Lo sa bene quel povero re che, sdraiato sul prato, non riesce proprio a non pensare a nulla. 


Così anche a Tallec l'unica carta che rimane da giocare è quella filosofica: se io elimino l'essere per opposto ottengo il nulla, o qualcosa di molto vicino. Se io elimino il tutto magicamente ottengo il niente. Ed ecco che Tallec fa la sua bella capriola e quello che fino a un momento prima era una questione essenzialmente speculativa adesso può diventare un suggerimento etico. 
Messo in mano a dei ragazzini, potrebbe uscirne tanto.
Delle illustrazioni non c'è nulla da dire: è Tallec con il suo re in tuta d'acetato...

Carla

lunedì 17 luglio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA TESTA DEL POLPO. Di filosofia illustrata

Mondo crudele, Ellen Duthie, Daniela Martagón (trad. Chiara Ronchi) 
#Logosedizioni 2023 


ILLUSTRATI 

"Perché tu possa mangiare un pollo, qualcuno deve ucciderlo. Mangiare un pollo è lo stesso che ucciderlo? 
Hai mai mangiato uno spezzatino di gatto? Perché è una idea difficile da digerire? 
C'è differenza fra mangiare un pollo e mangiare un gatto? Cosa cambia di preciso? 
E mangiare le persone? Sarebbe crudele? 
Sarebbe peggio che mangiare gli animali? Perché? 
 Cosa non mangeresti mai? Perché? 
È più crudele mangiare un animale che ha avuto una vita felice o un animale che ha avuto una vita triste? Perché?" 

 "Cooooooosa?? Spezzatino di gattooooo? Puah!" Giallo terrore: a tavola mamma e papà si servono dalla zuppiera da cui spuntano le inconfondibili orecchie a punta di un gatto e la coda. 
Terrore nello sguardo della bambina, assoluta tranquillità nei gesti e negli sguardi dei genitori. 
Precede la scena il rosa shocking della bambina che a colpi di matita fa fuori le formiche in fila indiana e quel bel tono di arancio, clockwork orange, che contiene un'uccisione nella savana: il leone con una capra morta tra i denti è circondato dai cuccioli festanti: si mangia, finalmente. 


© Ellen Duthie, Daniela Martagón

A seguire una panoramica di uno zoo gestito da alieni in cui tra gli animali in gabbia, c'è anche un bambino dall'aria mesta. Quindi segue scena di lotta impari - cinque bambini contro una - in un parco giochi. E poi ancora terrore nella vasca da bagno, ai bordi della quale un padre è alle prese con il lavaggio serale del figlio recalcitrante e sgusciante. Segue la crudeltà di una cavia in camice che studia e sperimenta su un bimbetto, legato mani e piedi a un tavolo da laboratorio. E poi ancora pulcini uccisi inavvertitamente e via andare con altre crudeltà quotidiane... 

Ecco, l'ultima uscita di Wonder Ponder Apri Guarda Pensa. Filosofia illustrata per tutte le età: progetto editoriale tentacolare quanto geniale. Per ogni uscita, questa è la quarta dopo Quello che vuoi (che ruota intorno alla libertà), Pizzicami! (che ruota intorno a immaginazione e sogno) e Io, persona (che ruota intorno alla questione dell'identità) c'è un libretto quadrato; tutti si fregiano del bollino rosso del Premio Andersen 2023 come miglior collana editoriale. Ma c'è anche una scatola - che contiene il libro 'scomposto' in schede. Le 14 tavole illustrate sono libere e sul loro retro ospitano le 9 questioni che invece nel libro sono sulla pagina di sinistra. Si aggiungono le tre tavole di espansione personale in cui sono i bambini che possono formulare una situazione, disegnarla e corredarla di almeno 9 domande che, come nel libro, sono da inserire nei boxini sagomati. 

© Ellen Duthie, Daniela Martagón

A questo si aggiunge tutta una serie di altre interessanti espansioni che si possono scaricare - preferibilmente pagando una quota libera per riconoscere il lavoro di chi li ha concepiti e poi montati sul sito dedicato a Wonder Ponder. 
Questi dunque i tentacoli, ma è la testa di un polpo quella che fa la differenza. 
Direi che a prescindere dall'idea di fondo che non può essere che condivisibile: solleticare i più grandi 'filosofi naturali' che ci sono sul pianeta, ovvero i ragazzini, sono almeno due i pregi che Mondo crudele, con i suoi fratelli, dimostra di avere. 
Il primo sta nella capacità di saper cogliere i noccioli delle singole questioni intorno ai quali attaccarci un bel po' di polpa. 
E il secondo risiede nella modalità scelta per farlo: chiedere, domandare. 
A parte che delle quattro uscite, non ce n'è una che non si riveli di estremo interesse e attualità, visto il panorama della nostra contemporaneità: libertà, identità, crudeltà e immaginazione... 
Ma la cosa più notevole sono le singole tavole, quattordici, intorno a cui tutto ruota. Per Mondo crudele si passa dal quotidiano di un parco giochi a una cena in famiglia, da un leone in caccia (credo che se avessero disegnato una leonessa e l'avessero resa protagonista, avrebbero centrato ancora meglio l'autenticità del contesto) a una fiaba, dal cagnone di casa al fratellino piccolo nel lettino. 
Insomma, sono tutti contesti che non occorre spiegare perché conosciuti e quindi intuitivi. Solo in alcuni casi, modalità che peraltro ha una grossa presa a livello psicologico e a cui i bambini sono già abituati, le situazioni sono raccontate a ruoli invertiti: un padre in castigo, un bambino nelle zampe di una cavia o in una gabbia dello zoo... 
Ma merito ancora maggiore lo hanno le domande. E non mi sto riferendo alle singole questioni, che ovviamente sono il frutto di tanta riflessione, ma al fatto di procedere, situazione dopo situazione, solo chiedendo. 

© Ellen Duthie, Daniela Martagón

Elenco solo in modo sommario i vantaggi di questo modo di procedere. 
Primo: tutti i bambini coinvolti possono partire da uno stesso punto che è comune, la domanda appunto. Secondo, la domanda facilita l'esposizione (anche se forse qualche perché in meno ci sarebbe stato) e rende paritario il confronto tra loro. 
Terzo, la domanda implica un passo indietro da parte dell'adulto che continua - ovviamente - a essere il regista della conversazione, ma nell'atto di domandare si pone in un ruolo di 'ignorante', ossia quello che non sa e deve chiedere. 
Quarto, la domanda parte da un punto preciso, spesso legato alla contingenza di un fatto e al vissuto di ciascuno - hai mai ucciso una formica o un altro insetto di proposito? - quindi per il suo essere domanda, di fatto attiva un ragionamento, ma lo fa senza mai creare inadeguatezza. 
In sintesi: la domanda fa pensare, ma ciascuno è in grado trovare la propria risposta, che è quella giusta per definizione. 
Tutti questi quattro elementi hanno il potere di contribuire a rendere efficace e soddisfacente il risultato. E a radicare un metodo di ragionamento, in chi sta imparando a prendere le misure del mondo. 
Ho avuto la fortuna di incontrare chi del domandare aveva fatto un sistema per far crescere bene giovani menti: un'insegnante di scuola media che, vista in azione, nelle conversazioni su grandi questioni con la sua classe faceva loro solo domande: lei sempre un passo indietro rispetto ai loro pensieri. Tutti loro avevano modo di parlare, di essere ascoltati e capiti. 

© Ellen Duthie, Daniela Martagón

E quello che ho potuto ascoltare dalle loro voci era di così alto valore che è difficile dimenticarsene. 
Va da sé che gli alunni le volessero un gran bene. E io con loro. 

Carla

venerdì 14 luglio 2023

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

DELL’ADOLESCENZA E DEI SUOI TURBAMENTI

Uno degli aspetti più spinosi, quando si parla di problematiche adolescenziali, è quello riguardante il tema dell’identità sessuale, che turba gli animi dei lettori adulti. Va detto che ciò che agita le menti e i corpi di ragazze e ragazzi ci è in gran parte sconosciuto e passa per canali criptici e riferimenti culturali che non appartengono alla generazione di genitori e insegnanti. Basta pensare al mondo dei manga e alla cultura giapponese che in essi si esprime. L’approccio a queste tematiche scottanti, dall’omosessualità al fluid gender, può essere molto diverso, a seconda che si scelga la strada della commedia o del dramma.


Gabriele Clima in ‘Con le ali sbagliate’sceglie la via del dramma, mettendo efficacemente in rilievo i pregiudizi che ancora circondano l’omosessualità e le scelte di vita che ne derivano: alla confusione, ai dubbi e ai turbamenti del giovane protagonista del racconto viene contrapposto il perbenismo di una famiglia chiusa nei suoi riti e nel suo credo cattolico. La contrapposizione è netta, al ragazzo non resta che la fuga. Se Nino, il protagonista, è soprattutto un ragazzo confuso, Angel, la protagonista di ‘Drama Queen’, di Derk Visser, pubblicato da Camelozampa, parla soprattutto con la sua rabbia. 


L’autore olandese inserisce la vicenda di questa ragazzina, che seguiamo dai tredici ai quindici anni, in un contesto sociale degradato, di case popolari vandalizzate da bande di ragazzini; la madre di Angel, che l’ha partorita a quindici anni, fa la spogliarellista in uno squallido club; il nonno, ex alcolista, è molto malato ed è stato l’unica vera guida per Angel: le ha insegnato i passaggi pericolosi del quartiere, i parcheggi da evitare, le strade sicure per tornare a casa. In tutto questo, nella solitudine, nella povertà, nella continua rivolta contro un mondo che non la capisce, Angel scopre di essere attratta da una compagna di classe, anche lei con una vita complicata alle spalle. La lotta per raggiungere una vita dignitosa e per dar voce ai propri desideri è costellata da scontri violenti con i compagni di scuola, cazzotti ben assestati alle finte amiche, cercando di tenersi comunque lontana dai guai e dalla droga. La società, rappresentata da insegnanti distratti, squallidi avventori di strip club e teppistelli di periferia, è lontana anni luce da Angel e dalla sua amica, che devono comunque imparare a cavarsela da sole. Il romanzo, raccontato in prima persona dalla protagonista, pur rappresentando una realtà drammatica, stempera efficacemente i toni con un uso accorto dell’ironia, del senso del grottesco.


Ma se c’è un’autrice che è stata capace di affrontare queste tematiche con leggerezza, questa è Marie-Aude Murail: il personaggio di Charlie in ‘Crack! Un anno in crisi’ è perfetto a rappresentare l’affannosa ricerca dell’identità sessuale attraverso il mondo e i personaggi dei manga: lo spaesamento di Charlie è proprio quello di tante ragazze e ragazzi che, in una letteratura che sdogana la fluidità di genere, trovano una risposta all’incertezza e all’ambiguità dei ruoli sessuali. Leggendo ‘Crack!’ si sorride molto, anche per i ritratti di adulti che affiancano Charlie, ma ci si affaccia anche , senza panico, nel mondo sempre più complesso degli adolescenti.
Tutti e tre questi romanzi richiedono lettrici e lettori maturi, dai quattordici anni in poi e sono consigliati a chiunque voglia ragionare con onestà intellettuale su queste tematiche

Eleonora

“Con le ali sbagliate”, G. Clima, Uovonero 2020
“Drama Queen", D, Visser, trad, O. Amagliani, Camelozampa 2021
“Crack! Un anno in crisi”, M.A. Murail, trad, F. Angelini, Giunti 2014