DEI PICCOLI
Bilù, Alexis Deacon
(trad. Loredana Baldinucci)
Il Castoro, 2021
ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)
"Bilù non doveva trovarsi lì.
Si era persa. Nessuno sembrava
capirla.
Alcuni non si fermavano nemmeno ad
ascoltare.
Poi, da lontano le sembrò di udire
la sua mamma che la chiamava..."
Gialla. Tre occhi,
e delle orecchie spropositate. Dietro di lei, in un luogo deserto del
pianeta, c'è un'astronave fumante che per metà è affondata nel
terreno.
Incidente spaziale.
Sola, si mette in
cammino, cerca lì intorno. Il primo incontro con i conigli o l'albero si rivela
un fiasco, per non dire di quello con un turbine di foglie. Da
lontano, Bilù intravede una grande città tutta illuminata. Forse
quel trillo che sente potrebbe proprio essere quello della sua
mamma... ma no, è solo una vuota cabina in cui un telefono suona a
vuoto. I passanti per strada la ignorano, ma forse quei cuccioli che
dormono in un cartone potrebbero fare al caso suo... ma no, il
padrone la scaccia. Forse quei piccolini che saltano a corda
potrebbero fare al caso suo...ma sì. Ma poi invece no, perché la
vecchia maestra dalle tette cadenti la separa da loro anche se
giocavano bene assieme.
Di nuovo da sola,
ma con un loro giocattolo in mano, Bilù guarda il cielo buio e la
luna e le pare di sentire che la mamma la stia chiamando...
Proprio quest'anno
Beegu, Bilù in italiano, compie diciott'anni. Pubblicato nel 2003 è forse uno dei libri
migliori che Alexis Deacon abbia mai concepito e realizzato. Di
sicuro rappresenta il manifesto della sua poetica di autore. E non
solo.
Per come è costruita la sua architettura narrativa è
assolutamente perfetto. Come Deacon insegna, per scrivere un buon
libro, bisogna avere una buona storia da raccontare. E spesso, è
sempre lui a dirlo, una buona storia nasce da una collisione. Una
collisione, una invasione di campo. In sostanza, in un contesto dato, occorre
prevedere l'inserimento di un oggetto che con quel contesto non abbia
nulla a che vedere. Durante una sua conferenza, Deacon ha spiegato
con molta chiarezza che cosa intendesse dire. Se scrivo
una storia con un pilota che guida un aeroplano non sto dicendo
nulla di sensazionale, ma se nella cabina di quel velivolo metto un
coniglio, ho già un buon punto di partenza, quanto meno promettente
e di certo 'interessante' per il suo essere anomalo, imprevisto.
Portato
all'ennessima potenza, in Bilù abbiamo una 'invasione di campo': una creaturina che arriva
sulla Terra dallo spazio. Il resto viene da sé. Si tratta a ogni
pagina di una nuova scoperta e di un ripetuto gioco degli equivoci.
Ogni volta Bilù cerca di instaurare un qualsiasi tipo di contatto
che la faccia sentire meno sola e meno diversa da tutto ciò che la
circonda. Senza esito. Superate le prime delusioni, con i conigli e
con le foglie e l'albero, riceve dei veri e propri rifiuti che si concretizzano
in allontanamenti, in nome del suo essere aliena, fuori
contesto, appunto. Questo non fa che generare in lei il desiderio di
casa (E.T., telefono, casa...) con il relativo ennesimo equivoco e
fraintendimento riguardo alla cabina telefonica. Gli unici che
dimostrano autentico interesse nei suoi confronti sono dei bambini
che giocano nel cortile di una scuola. Con loro scatta immediatamente
l'intesa. Si riconoscono tra loro come simili: infatti appartengono
tutti alla categoria cuccioli e come tali inevitabilmente si
attraggono, se non altro per curiosità non preconcetta. L'allontamento forzato, per la seconda volta, ripropone
il tema della nostalgia di casa. Stavolta niente cabina
telefonica, ma luna piena in cielo. Lo schema narrativo è molto
preciso e cadenzato con un forte senso di equilibrio.
Il finale,
consolatorio, che mi sto vietando di raccontare, chiude alla perfezione, dando anche tutti gli elementi
per costruire il senso ultimo della storia.
Deacon con molta
nettezza si schiera dalla parte dei piccoli. I grandi ne escono con le ossa rotte in questa
minuscola storia e, per paradosso, è
proprio la sua esilità a conferirle il valore di apologo.
Bilù nasce nella
testa di Deacon, ragionando su cosa significhi arrivare in un posto
del tutto estraneo, come era successo a lui nel trasferirsi a Londra
(quella cabina telefonica non sta lì per caso).
Su che forma dare
al suo alieno, ha lavorato molto. E la risultante è una creatura
tutto sommato solo abbozzata che però ha una mimica corporea molto
potente: una lingua parlata con le orecchie. Se Bilù è volutamente
abbozzata, al contrario le figure dei bambini (ma metterei anche
quelle della maestra dispotica) sono volumetriche, con un disegno al
tratto, ed espongono un vero repertorio di movimenti in scena. Nelle
loro espressioni hanno qualcosa di grandioso e misterioso.
La linea
di Deacon è nello stesso tempo matura espressione di grande tecnica
e capacità mimetica, ma nello stesso tempo sa essere riassuntiva,
quasi ingenua. Circostanza questa che crea una sorta di vibrazione
visuale da una pagina all'altra - come per esempio se si confrontano
quella con il padrone dei cuccioli di cane e quella nell'asilo. Quasi
non sembrano appartenere alla stessa mano. Anche la tecnica di
colorare le tavole ha qualcosa di sensazionale: la carta su cui
compare il disegno viene oliata per renderla trasparente e il
pigmento viene dato sul retro del foglio in modo da lasciare in primo
piano la linea e attenuare l'impatto del colore.
Un testo costruito
su il minimo indispensabile di parole che però lascia - al pari del
disegno - un segno indelebile nel cuore di chi legge.
Immediatemente Bilù
genera un sentimento di tenerezza nel suo essere così fuori posto.
Questo stato d'animo si rinforza a ogni giro di pagina, nel ripetersi
di incomprensioni e allontanamenti. In questo Deacon dimostra di sapere
utilizzare molto bene il ritmo che il giro di pagina dà alla storia,
lasciando che, ogni volta si crei una sorta di iato, un tempo sospeso
per i secondi necessari a girare il foglio, prima di sapere se
continuare a prendersi a cuore la triste storia della creaturina
gialla, oppure, se eventualmente tirare un sospiro di sollievo.
Considerata la
circostanza che Deacon esce dall'Accademia di Brighton nel 2001 e che
nel 2002 pubblica il suo primo libro illustrato per bambini dal
titolo Slow Loris che vince all'istante il Blue Peter Book Award e
che a distanza di anni viene considerato uno tra i cento migliori
libri di sempre, e considerato il fatto che Beegu/Bilù, di solo un anno
posteriore, viene premiato come miglior libro illustrato dell'anno per
il NYTimes, e selezionato per la Kate Greenaway Medal forse Alexis Deacon, che Booktrust considera uno dei migliori
illustratori inglesi di sempre, non va perso di vista...
Carla
Noterella al margine. Considerato che Deacon per molti anni non ha lavorato a causa di un suo problema personale, e che quindi in assoluto non sono molti i suoi libri in circolazione, tuttavia si sappia che in Italia esistono solo tre titoli suoi: Cip e Croc (Settenove, 2015), Io sono Marcello Fringuello (Officina Libraria, 2015) e adesso Bilù.
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