LA PIETRA DEL DOLORE
Ha grandi ambizioni l’ultimo libro di
Alessandro Sanna, ‘Come questa pietra. Il libro di tutte le
guerre’.
Che all’autore piaccia o no, che sia
il suo intento consapevole o no, è un libro che vuole rappresentare
un tema di carattere universale e lo vuole fare usando esclusivamente
le immagini; il tema è la guerra, la violenza fra gli uomini. Certo,
non una cosa da poco, un’impresa non solo difficile, ma piena di
insidie per le implicazioni e le interpretazioni che se ne possono
trarre. Filo conduttore, alcune poesie non riportate, fra cui quella
di Ungaretti, che dà il titolo a questa opera.
SONO UNA CREATURA
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
così totalmente disanimata
come questa pietra
è il mio pianto che non si vede
la morte
si sconta
vivendo
“Vita d’un uomo”, Mondadori
1969
Dunque tutto ha inizio con una pietra,
che già al momento del suo apparire diventa oggetto di contesa fra
due uomini (Caino e Abele?) e nel suo continuo rotolare continua ad
alimentare la contesa fra umani, ora con mezzi più semplici, delle
lance rudimentali, poi con le frecce. Infine, ecco domati i cavalli
per rendere più potenti gli eserciti.
Arriva il fuoco, che permette di
forgiare armi potentissime, spade ed armature per essere invincibili.
Immani eserciti che si scontrano per
lasciare un tappeto di cadaveri, che due mani gigantesche impastano
per lanciare una nuova sfera nel mare. Ed ecco comparire le navi, le
flotte di conquistatori, portatori di morte, le flotte che si
affrontano nel mare, anche qui per lasciarsi alle spalle una scia di
cadaveri.
E poi il cielo, le armi sempre più
potenti portate dagli aerei, i bombardamenti, le esplosioni, il fungo
di Hiroshima. Nelle tavole finali compaiono per la prima volta quelli
che la guerra non la fanno, la subiscono e ne pagano il prezzo.
Infine la Terra vista da lontano come
una minuscola pietra policroma, splendente nello spazio infinito, a
prescindere dalla follia dell’agire umano.
Questo per sommi capi, per far capire
di cosa stiamo parlando, ma qualsiasi traduzione narrativa non può
che tradire una scelta, quella di Sanna, di far parlare solo le
immagini, realizzate con una tecnica per lui inconsueta, utilizzando
acquarelli su carta patinata; acquarelli poi incisi con un bisturi,
per realizzare quegli elementi descrittivi che spiccano nel loro
bianco assoluto.
Grandi tavole si alternato a pagine
realizzate a strisce narrative, quasi come un fumetto, e ad altre
riempite di riquadri, quasi istantanee in presa diretta.
E’ un libro potente, che sembra
continuamente frutto della tensione di due opposti: l’orrore e la
bellezza. Un senso opprimente di distruzione, quasi un destino
ineluttabile, una maledizione divina o il gioco cieco di un demiurgo,
cui fanno da contraltare la bellezza crudele di queste immagini forti
di fuochi che bruciano, di frecce lanciate verso l’infinito, di
cieli oscurati dal fungo nucleare.
Sull’estetica della guerra molti
hanno costruito retoriche militariste; ma qui non si tratta di
questo. Quello che si legge, a mio parere, è uno sguardo sgomento, e
nello stesso tempo affascinato, sul destino degli uomini.
E’ un libro bello, intenso,
coinvolgente, ma non per questo penso di condividerne il punto di
vista, che mi sembra appiattito, mi perdonerà l’autore, su un
approccio maschile, super eroico. Certo si parla di guerra e la
guerra è cosa degli uomini; ma forse è proprio qui il punto. La
guerra non viene dal nulla, dal gesto di un demiurgo feroce, che ama
vedere gli uomini uccidersi l’un l’altro. Viene dal potere, dalla
Storia, dal voler sottomettere l’altro e appropriarsi di quello che
ha. E la storia delle guerre non è fatta solo di epici scontri, di
carneficine sul campo, è fatta di distruzione di luoghi, di affetti,
di solitudini di chi resta, di infanzie violate. Immagini che
l’autore colloca nelle ultime pagine del libro, quando si parla del
nostro secolo. E quanti soldati hanno veramente scelto di combattere?
E la guerra continua a risplendere del suo fascino oscuro, anche
quando la guardiamo non da lontano, ma all’altezza di un campo di
battaglia, inondato di sangue?
Ma sarebbe una bella, intensa
discussione da fare con ragazze e ragazzi che si fanno domande
filosofiche.
E’ un libro per grandi, impegnativo,
è un libro da discutere insieme.
Eleonora
“Come questa pietra. Il libro di
tutte le guerre”, A. Sanna, Rizzoli 2019