mercoledì 30 agosto 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


A LEZIONE DI PAURA


La casa degli anni scomparsi di Clive Barker è la ristampa, con titolo diverso, di un testo scritto nel 1992 e pubblicato per la prima volta in Italia da Fabbri nel 2000. Ora lo ristampa, meritoriamente, Rizzoli.
Si tratta di una vera storia di paura, un horror pensato per poter essere affrontato dai lettori e lettrici giovani, dai dodici anni in poi. Racconta le avventure di Harvey, che, in un pomeriggio piovoso di un lungo interminabile febbraio, pensa di non poter proprio sopportare la noia. Per questo trova allettante la proposta di uno strano personaggio, Rictus, di seguirlo fino in fondo alla strada, dove la nebbia si fa più fitta. La nebbia non è che il passaggio verso un altro mondo, dominato da una casa imponente. Lì lo accoglie una simpatica Mrs Griffin, che lo introduce alla Casa delle Vacanze, un luogo spensierato dove passare qualche tempo in allegria. Nell'arco di una giornata si susseguono le stagioni, primavera al mattino, estate all'ora di pranzo, un autunno pomeridiano con un meraviglioso Halloween e una sera che coincide con la notte di Natale: quanto di meglio può sperare un ragazzino, tutto preso dagli svaghi e dai regali. In quella casa ci sono anche altri ragazzi: il goloso Wendell e la misteriosa Lulù. 



I primi giorni trascorrono nella più assoluta spensieratezza, fra giochi innocenti, come costruire una casa sull'albero, e piacevoli abbuffate nella cucina accogliente di Mrs Griffin. Al primo strano personaggio se ne affianca un altro, Twist. E' lui che convince Harvey a trasformarsi, per il quotidiano Halloween, in un vampiro. E il ragazzino, sotto le mani del terzo aiutante del misterioso signor Hood, deus ex machina che governa la Casa, diventa un vero mostro, che solo all'ultimo momento si astiene dall'attaccare l'amico Wendell. Ma non è l'unico lato inquietante che emerge col passare dei giorni. C'è un lago, dalle acque molto scure e in cui nuotano pesci giganteschi, che attrae misteriosamente la malinconica Lulù. Soprattutto, contrariamente a quanto promesso, è impossibile allontanarsi dalla Casa. Harvey e Wendell ce la fanno, grazie all'aiuto di Mrs Griffin e del suo gatto, ma quello che trovano al loro ritorno non è quello che si aspettano: non sono passati trenta giorni, ma trent'anni. La Casa gli ha rubato trenta anni di vita in famiglia, di esperienze mai fatte, al costo del dolore indicibile dei genitori. Sembra finita qui, ma non è così: c'è un'impresa quasi disperata che attende i due giovani protagonisti.


Clive Barker è un autore poliedrico, ha scritto sceneggiature per i film di Hellraiser, per esempio, così come sceneggiature per fumetti e, naturalmente, romanzi. E' autore anche di libri per ragazzi, come il famoso ciclo di Abarat. Si può considerare un autore di 'genere', orientato soprattutto all'horror, ma è del tutto evidente come questa definizione sia riduttiva. Barker è un maestro, un autore che è capace di costruire la suspense con le atmosfere inquietanti che preludono allo svelamento del plot narrativo. Richiama, in questa storia, molto la trama di Coraline, di Neil Gaiman, un altro grande autore per ragazzi. In entrambi i casi, infatti, il punto di partenza è l'insoddisfazione dei giovani protagonisti, i desideri nascosti e inconfessabili (cambiare genitori, avere un'altra vita) che inquietano le giovani menti. Le avventure che loro vivono sono reali o sono il frutto della loro fantasia? Esiste davvero un mondo parallelo di creature inquietanti pronte a carpire le giovani menti in un momento di debolezza? E' proprio la finezza psicologica a dare forza a queste storie, a tenere inchiodati i giovani lettori e lettrici di fronte a una sorta di specchio, che riflette le loro immagini distorte.
Barker è un autore dotato di grande mestiere, capace di imbastire una trama avvincente, in cui si alternano momenti di vera paura, con il corollario di mostri da lui disegnati, a momenti idilliaci, nel descrivere il presunto e ingannevole paradiso dei bambini.
E' una lettura che ha senso proporre a chi vuole sperimentare la via narrativa dell'horror, via che, come sappiamo, vede autori di grande rilievo, come Stephen King.
Questo romanzo non sarà molto popolare fra le mamme apprensive, ma credo incontrerà il favore di non pochi giovani lettori e lettrici.

Eleonora

“La casa degli anni scomparsi”, C. Barker, BestBur Rizzoli 2017



lunedì 28 agosto 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UNO SPAZIO VUOTO IN FONDO

La famiglia Lista, Kyo Maclear, Júlia Sardà (trad. Stefania Di Mella)
Rizzoli, 2017


ILLUSTRATI

"I Liszt facevano liste. Scritch scratch. Liste normalissime. E liste stranissime.
La mamma faceva liste di malattie terribili e dei calciatori più forti di tutti i tempi. Il papà faceva liste di faccende molto noiose e di piccoli insetti con le ali. Facevano liste in inverno e in primavera, in estate e in autunno. Facevano liste tutti i giorni tranne la domenica che era il giorno senza liste."


Proprio la domenica, a bordo piscina e vestiti di tutto punto, i Liszt sono sdraiati sui loro lettini e riposano dal duro lavoro di stilare elenchi. Ma il lunedì si ricomincia: lunghe strisce di carta su cui ognuno scrive le proprie preferenze in fatto di cose divertenti da fare - è il caso di Frederick, il figlio più piccolo - di classifiche di formaggi o di cantanti - è il caso di Winifred - di persone odiate o amate - è il caso del nonno. Anche il gatto di casa fa liste. Il figlio di mezzo, Edward, stila lunghissimi elenchi per calmare i suoi pensieri notturni.
Poi un giorno bussa alla porta un visitatore e nulla è più come prima.


Come accade anche nei più precisi ingranaggi, basta un granello di sabbia, quasi impercettibile e di certo imprevisto lì, per inceppare l'oliato sistema.
La famiglia Liszt è di fatto un ingranaggio perfetto, dove ognuno organizza il proprio pensiero e il proprio agire sulla base di una precisa catalogazione della realtà.
L'imprevisto non è previsto. Il visitatore, in qualità di elemento inaspettato e sconosciuto, esula dallo schema e per questo viene allontanato da tutti, nonostante la sua cortesia nell'assecondare i loro desideri.
Fa eccezione Edward che pare aspettasse il suo arrivo da sempre. Il ragazzino ne approfitta per scambiare con il misterioso visitatore liste con grandi domande. Scambia oggi, scambia domani, il visitatore non se ne va più e tutta la famiglia impara da questa esperienza che alla fine di ogni elenco è meglio sempre lasciare uno spazio vuoto in fondo perché qualcosa può sempre accadere...


Libro imperdibile per molteplici ragioni: qui, a seguire, una lista.
1) L'idea originale, nata dalla bella testa di Kyo Maclear, autrice di culto in Canada e nel mio cuore (suo è Virginia Wolf, la bambina con il lupo dentro, Rizzoli 2014). Le liste come gabbie entro cui catalogare la realtà con lo scopo di non avere mai (brutte) sorprese dalla vita. Certo la pedanteria e la meticolosità sono attitudini pericolose da possedere se non si vuole arrivare sguarniti di fronte all'inaspettato. Inaspettato che prima o poi bussa alla porta. Condivisibile e utile, sembra dire la Maclear, è solo la lista di Edward, che non a caso è fatta di domande. Un vero trampolino di lancio verso la riflessione.
2) Capace di parlare di temi enormi a bambini anche molto piccoli, Kyo Maclear ci riesce utilizzando un registro espressivo metaforico e immaginifico che permette a chiunque abbia un briciolo di fantasia di sintonizzarsi all'istante. E da lì ripartire a sua volta per esplorare nuovi territori di riflessione. Ne sono, appunto, una testimonianza lampante le due liste, quella di Edward e quella del visitatore, nella loro alternanza tra quotidianità e massimi sistemi. Circostanza che introduce il terzo punto della lista.
3) La maestria nel saper parlare di filosofia e di farfalle con la medesima semplicità.


4) A un registro testuale del genere fa eco un registro illustrativo in totale armonia e per questo semplicemente perfetto. E se possibile, anche in grado di amplificare gli spunti suggeriti dal testo. Se si legge che Winifred stila classifiche di canzoni, vediamo che lo fa mentre si trucca gli occhi e sarà una gioia assoluta vedere quali sono secondo Júlia Sardà le rock star a cui conferire il merito di entrare nel numero degli eletti (David Bowie e Nina Hagen, per esempio). Oppure vedere Liszt accanto a Rasputin e Mary Poppins... E qui si introduce il quinto punto della lista.
5) La capacità, tanto nel testo quanto nel disegno, di sapersi rivolgere a pubblici diversi che convergono i necessità sulla lettura del libro. La curiosità di un adulto è continuamente stimolata nell'assurdità degli accostamenti: una spina bifida o un feto accanto al ritratto di Pelè o Maradona oppure un richiamo a Klimt nel cappotto della madre dei Liszt. Nello stesso tempo si crea un repertorio di immagini così ricche di dettagli che allo sguardo anche di un piccolo può solo giovare, anche se non può essere comprensibile nel suo senso finale.  

  
6) L'abbigliamento e il contesto un po' misterioso e l'ossessione nel riempire di oggetti e personaggi ogni spazio disponibile genera un'atmosfera surreale che trova sfogo in un diffuso gusto un po' macabro, un po' nero, alla Gorey, che punteggia le scene. 
Circostanza insolita, e a mio avviso sempre bene accetta, nell'ambito della letteratura illustrata che circola dalle nostre parti. Non è un caso che la critica abbia stabilito per questo libro legami autorevoli con il mondo dei film di Wes Anderson o con le atmosfere della famiglia Addams, senza contare il latente richiamo all'arte viennese degli anni della Secessione.
6 bis) Ad accrescere il mistero sono tantissime le cose dette con le immagini e non con le parole. L'unica pagina senza parole, ne è il manifesto.

 
7) Il penultimo punto di forza di questo libro sta nella sottile vena ironica che lo attraversa e che genera i dialoghi tra i diversi personaggi, ma anche le continue allusioni a partire dal titolo (quello italiano, come al solito, pecca di eccessivo didascalismo, a mio avviso. Quello originale, I Liszt, sarebbe stato criptico e allusivo il giusto...pazienza).
8) L'ultimo ma non ultimo elemento che conferisce qualità al libro sta nella cura tipografica che ha messo la Sardà: nel lettering che tanto mi ricorda i libri della Carson Ellis, e in quella pagina finale nera : 'uno spazio vuoto in fondo'...

Carla




domenica 27 agosto 2017


LA SBRISOLONA DA NANNI 
(che senza il contributo di Walter non ci sarebbe stata)

Nanni (al secolo Vittorio) ha diverse passioni e numerosi talenti, spesso legati tra loro. Un gran pollice verde, una considerevole competenza botanica (viene interpellato anche a distanza) e una capacità riconosciuta nel comporre con garbo fiori e foglie a scopo decorativo. Una passione e una curiosità per il cibo, un talento in cucina, anche questo legato all'innata capacità di composizione armoniosa di cibi.
Dimostra anche una considerevole attitudine ad aiutare il prossimo (deformazione professionale o inesauribile pazienza?) e questa estate fatta di poco si è illuminata più volte, guardandolo all'opera.
Ed è anche un capace e volenteroso arredatore di legnaie.


Nel suo giardino ho mangiato questa 'sbrisolona' di zucchine.

Ingredienti
1 kg di zucchine
1 cipolla
600 gr farina 00
100 gr parmigiano
2 uova
300 gr di mozzarella
1 bustina di lievito per torte salate
200 gr di olio di mais

Per prima cosa tagliate a dadi grandi le zucchine e fatele cuocere con una cipolla affettata per circa 5 minuti. Quando sono ancora al dente spegnete.
Mescolate in una grande ciotola la farina con il lievito e il parmigiano grattugiato quindi aggiungete le uova e l'olio poco alla volta e cominciate a sbriciolare il composto.
Accendete il forno a 180°, tagliate a dadini la mozzarella. Prendete una leccarda e ungetela o ricopritela di carta forno, quindi sbriciolate sopra metà del composto farinoso e compattatelo leggermente con la mano.
A questo punto versateci sopra le zucchine trifolate e la mozzarella a dadini e poi ricoprite il tutto con la seconda metà del composto farinoso.
Infornate e cuocete per circa mezz'ora fino a che la superficie della sbrisolona non sia ben dorata.


Se non lo volete utilizzare la leccarda del forno, ma una teglia più piccola, basterà dimezzare le dosi.
Et voilà.

Carla







venerdì 25 agosto 2017

FAMMI UNA DOMANDA!


HOUSTON, ABBIAMO UN PROBLEMA...

Se talvolta mi è capitato di dover sottolineare qualche scivolata nelle pubblicazioni divulgative, qui davvero non ne viene data l'occasione, con la pubblicazione di due testi della britannica Ivy Kids, del gruppo Quarto Publishing, da parte di Editoriale Scienza. Usciti in realtà qualche tempo fa, Apprendista Architetto e Apprendista Astronauta rappresentano una felice fusione di libro di divulgazione e manuale operativo, che rende più facile e divertente l'approccio a tematiche molto serie.


La struttura di questi volumetti, in un'agile brossura, prevede la spiegazione dei temi fondamentali delle discipline connesse a queste professioni, con una sorta di progressivo addestramento mirante a fornire il necessario per diventare astronauti o architetti.
Ovviamente, essendo diretti a ragazze e ragazzi dai dieci anni in su, non è possibile fare riferimento a teorie complicate e calcoli astrusi, ma il bello è che, nonostante le necessarie semplificazioni, i giovani lettori e lettrici sono comunque messi a contatto con i problemi e le rispettive soluzioni, connessi ad un viaggio spaziale o al costruire una casa.


In Apprendista Architetto. Progetta le tue idee!, scritto da Steve Martin con le illustrazioni di Essi Kimpimaki, veniamo introdotti al metodo necessario per disegnare una pianta, o un prospetto di un ambiente, o di un appartamento, capiamo che significa 'disegnare in scala'; finalmente la fatica spesa a studiare aritmetica e geometria acquista un valore ben diverso, perché qui ne vediamo l'applicazione creativa. E così si prosegue nel vedere i mestieri connessi alle costruzioni, le specializzazioni che maggiormente possono affascinare i ragazzi e le ragazze di oggi, dalla bioedilizia alla progettazione dei parchi. Ma tutto questo segue lo svolgimento di un gioco, con tanto di premi e diploma finale.


L'altro volume, Apprendista Astronauta. Sei pronto per la missione?, di Steve Martin con le illustrazioni di Jennifer Farley, ovviamente ha una certa dose di fascino in più, descrivendo una delle professioni più attraenti per i giovani sognatori. Anche qui lo schema è dato da una sorta di addestramento in cui è necessario superare prove, per esempio di prontezza di riflessi, o è necessario svolgere degli esercizi di ginnastica. In tutto questo si descrivono i materiali e le caratteristiche delle navicelle spaziali o delle stazioni orbitanti, delle tute da astronauta; si racconta anche la storia delle esplorazioni, con i tanti successi e le battute d'arresto, fra cui il famoso episodio dell'Apollo 13.


Ragazzi e ragazze trovano in questi testi moltissime curiosità e nozioni importanti per farsi un'idea di professioni con un alto contenuto tecnico, con una modalità che non è mai noiosa o astratta. Davvero l'approccio è stimolante e potrebbe portare qualcuno o qualcuna a prendere sul serio un futuro di questo tipo.
Con la consapevolezza che si tratta di carriere che richiedono molto studio, grande costanza e una durevole applicazione. Metodo, insomma. Che in tempo di cialtroneria diffusa, non è poco.

Eleonora

“Apprendista Astronauta. Sei pronto per la missione?”, S. Martin, J. Farley, Editoriale Scienza 2017
“Apprendista Architetto. Progetta le tue idee!”, S. Martin , E. Kimpimaki, Editoriale Scienza 2017


mercoledì 23 agosto 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN DUE

Molly e Mae. Due amiche, un viaggio, Danny Parker, Freya Blackwood
(trad. Sara Ragusa)
Terre di mezzo, 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"BINARIO
Molly conta, poi trova Mae sotto la panchina e si mettono a ridere.
Conta Mae... e trova Molly nascosta nell'edicola. La mamma invece le sorprende che giocano con la gomma da masticare. Le sgrida. Ma è troppo tardi, si sono già appiccicate."

Effettivamente Molly e Mae sono piuttosto 'appiccicate': sono due bambine, amiche (e perché non due sorelle? in originale il titolo è solo Molly&Mae), che stanno per fare un viaggio in treno con una mamma (di entrambe? di una?). In attesa del treno, giocano lungo i binari a nascondino, a fare foto nella macchinetta automatica, ballano, condividono, per sempre?, caramelle e segreti.


Si parte, i giochi continuano e il tempo scorre come loro lungo il vagone. Come il treno, sono sempre in movimento. Quando il treno fa le sue fermate anche loro fanno le loro: litigano e si allontanano per un po'. Il grigio che si vede dal finestrino corrisponde al loro umore, ma per fare pace basta costruire un ponte di parole gentili. Un ponte come quello che il treno sta oltrepassando. Il viaggio prosegue e anche la loro intesa.

Molte le cose che le parole non dicono, ma che sono sotto gli occhi di chi ha per le mani questo albo in arrivo dall'Australia.
Credo che un adulto abbia subito chiaro cosa Danny Parker abbia voluto 'nascondere' in questa storia di un viaggio in treno di due bambine: un'amicizia o, più in generale, il senso che dovrebbe avere un'intesa tra due.


Il primo valore di questo libro risiede proprio in questa prospettiva ad ampio raggio. Mi pare di constatare che Danny Parker sia autore che ami i 'grandi temi' e che gli piaccia raccontarli secondo una visuale il più ampia possibile, metaforica, proprio perché rivolta a giovanissime menti, ma nello stesso tempo quotidiana (il sottotitolo del suo libro Tree riassume bene il concetto: a little story about big things).
In questa prospettiva nell'edizione originale australiana i gap in cui l'immaginazione di un bambino può spaziare, correttamente, non sono stati colmati: si respira un'aria di indeterminatezza, spesso di allusione: "ci sono colline e vallate, curve e rettilinei, ponti e gallerie"...
La raffinatezza del testo, studiato nel minimo dettaglio ed essenziale, non ci dice chi siano quelle due bambine, da dove arrivino e dove siano dirette. Al contrario, come farebbe un qualsiasi piccolo narratore, Parker mette subito in essere un'azione che le vede assieme.
Ed è questa la cosa che per l'autore conta: il loro essere in contatto, il loro modo di entrare in relazione reciproca, con tutti gli alti e i bassi che ogni rapporto porta con sé: le curve e i rettilinei, i ponti e le gallerie.
Chi agisce sono le due bambine, ma la vera protagonista è la loro relazione, il loro specialissimo modo di stare insieme. 
Quasi nulle le interazioni tra loro e il mondo dei grandi che le circonda. Appare una mamma a un certo punto della storia e poi torna immediatamente sullo sfondo soffuso, così come disegna la Blackwood tutti gli adulti viaggiatori che popolano le stazioni di partenza e arrivo e i vagoni del treno.


A tal proposito va segnalato il secondo grande merito del libro, ovvero l'intesa profonda che si crea tra testo e figura. La Blackwood, che più volte ho apprezzato per il suo tratto 'classico', mette in campo una sensibilità acuta nell'assecondare la indefinitezza dei contesti in un tempo che passa, a partire dai risguardi e dai panorami che il treno attraversa: "la pioggia annacqua il panorama, i campi e le fattorie sbiadiscono".


Nello stesso tempo ha cura di sottolineare attraverso la composizione della pagina l'andamento del viaggio, del treno in particolare, onnipresente nel suo attraversamento da sinistra a destra lo specchio della pagina, e non manca di evidenziare la gestualità delle due bambine nelle loro manovre di allontanamento e riavvicinamento: in un non dichiarato gioco di sopra-sotto il sedile. 


Il continuo cambio di ritmo, da quello sincopato del principio in stazione per assecondare il testo scandito minuto per minuto, a quello 'allungato', di viaggio in treno che attraversa la campagna e le pagine del libro, fino alla conclusione 'corale' di una grande stazione vista dall'alto, è una scelta sapiente che conferma di nuovo la qualità di questa illustratrice australiana.



Carla


lunedì 21 agosto 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


 IL REAL CONIGLIO SALVI LA REGINA!


Santa Montefiore e consorte, Simon Sebag Montefiore, confezionano una perfetta storia british, dedicata ai giovani lettori e lettrici: Il Gran Consiglio del Real Coniglio. Tutto ruota, infatti, attorno a Buckingham Palace e alla sua coronata abitatrice.
Chi avrebbe mai pensato che a difendere la Regina ci fosse una consorteria di conigli, molto speciali per altro, oltre al nutrito manipolo dei cani Welsh Corgi, ben noti a tutti gli estimatori di vicende Reali. E invece è proprio così e a farcelo scoprire è un coniglietto mingherlino, con una benda su un occhio, coinvolto suo malgrado nello sventare un complotto ai danni della Regina. A tramare contro di lei è un gruppo di sudici ratti, che vogliono immortalare la medesima in camicia da notte, penetrando all'alba nella sua camera da letto. Scandalo. Assiste casualmente alla scena del complotto Shylo, il coniglietto cui accennavo prima, durante le sue corse attraverso i prati per raggiungere Horatio, vecchio coniglio, privo di un braccio e dai molti avventurosi ricordi. E' lui a svelare a Shylo l'esistenza di questo gruppo segreto, il Gran Consiglio del Real Coniglio, votato, come i moschettieri, a proteggere la Regina e anche la sua privacy.


Shylo, raccolto il poco coraggio a sua disposizione, raggiunge Londra e in particolare un certo salice, fra i cui rami pendenti può incontrare qualcuno in grado di introdurlo al Real Consiglio; e così avviene. Da qui, con una serie di colpi di scena, si dipana la parte più avventurosa di questa storia, con inseguimenti fra i tunnel sotto il palazzo e fra gli ambienti più riservati. Inutile dire che gli spregiudicati ratti avranno la peggio contro i feroci corgi della Regina, mentre il coniglietto Shylo, intrepido ed imprevedibile eroe della storia, entra a far parte della misteriosa e potente consorteria dei conigli.
Fin qui la trama, che delinea un classico romanzo d'avventura per bambine e bambini a partire dai nove anni. Come dicevo è una storia molto legata al mondo britannico, ai suoi miti, Regina compresa, i suoi luoghi simbolici, i riferimenti letterari, dal Bianconiglio a Beatrix Potter. Questo può farlo sembrare lezioso, ad un lettore o lettrice che non siano cresciuti con quell'immaginario; e non è sufficiente infarcire la trama con personaggi palesemente ispirati agli eroi dei film d'avventura più noti. Tuttavia si tratta di una lettura gradevole, dotata di un ritmo sostenuto, senza momenti di caduta o lentezze eccessive.


E' inoltre un libro molto curato sul piano formale, impaginato con cura e arricchito dalle illustrazioni di Kate Hindley. E questo è sicuramente un merito.
E', dunque, una divertente lettura estiva, adatta a introdurre i più giovani alla dimensione della storia 'lunga', quella che di solito terrorizza i bambini e le bambine alla prese con le imposte letture estive, il cui numero di pagine misura il grado di tortura cui sono sottoposti. Potrebbero imparare che ci sono storie in cui le pagine scorrono via in un battibaleno. Più o meno veloci come un coniglio coraggioso.

Eleonora

“Il Gran Consiglio del Real Coniglio”, S. Montefiore e S. Sebag Montefiore, Mondadori 2017



domenica 13 agosto 2017

ECCEZION FATTA!

  BLOG IN PAUSA
qualche giorno di silenzio ci farà bene...





Le tre principesse pallide
(MaríA JOsé Martín Francés, Carole Hénaff, Kalandraka 2016)

venerdì 11 agosto 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QWERK!

Principessa Criceta. Carlotta l'invincibile, Ursula Vernon 
(trad. Sara Marconi)
Il Castoro 2017


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Fino ai miei dodici anni niente può toccarmi! La maledizione ha bisogno che io arrivi viva ai dodici anni, o non funzionerebbe!' 'Mmh...'
'Sono invincibile! Yeeehh!' 'Mi pare l'abbia presa bene.'
La Principessa Carlotta festeggiò la sua nuova libertà saltando nel fossato dalla torre più alta del regno. Sopravvisse a tre tuffi e a una panciata: la maledizione doveva davvero mantenerla in vita fino al suo dodicesimo compleanno."

Al compimento dei suoi dieci anni Carlotta, che di fare la principessa standard non ne ha mai avuto troppa voglia, apprende dai suoi genitori che sulla sua testa pende un maleficio scagliatole dalla terribile Rattilde, la solita fata-madrina cattiva, non invitata alla festa di battesimo: al compimento dei suoi dodici anni la Principessa Carlotta si pungerà su una ruota da criceto e cadrà in un sonno eterno con tutta la corte, a meno che un principe non la baci.
Questa condanna avrebbe messo di cattivo umore chiunque, ma non Carlotta che della circostanza sa vederne il lato positivo: due anni allo scadere dell'ultimatum, durante i quali lei può fare mille diverse cose, e possibilmente tutte pericolose. Tanto non può morire, visto che deve arrivare viva e vegeta al fatico dodicesimo compleanno.
Settecentotrenta giorni di 'vita spericolata', ecco quello che l'aspetta. In tal modo Carlotta si gode due anni di esistenza irripetibili, fortifica il suo carattere e allena il suo coraggio.
Il fatidico dodicesimo compleanno è in arrivo: Rattilde non vuole perdersi lo spettacolo che, tuttavia, colpo di scena dopo colpo di scena, si delinea ben diverso da quello programmato. 


I rovi crescono, il castello cade addormentato, ma Carlotta è ancora lì che scorrazza in cerca di un principe baciatore. Qualcosa nei piani di Rattilde deve essere andato storto...

Primo titolo di una serie, Carlotta l'invincibile, è un libro che fa ridere. Parecchio.
Impastato con la fiaba della Bella Addormentata, da questa prende immediatamente la giusta distanza e va verso la parodia. Non persone ma criceti, ratti, idre e quaglie sono i protagonisti di questo esilarante racconto di rivincita sul destino.


La criceta Carlotta è una principessa piuttosto originale: volitiva, amante dell'avventura e della matematica, curiosa, poco incline al cerimoniale e alle convenzioni, sebbene non perda mai il suo diadema. I suoi regali genitori mostrano anche loro lati inaspettati del carattere: il re pare preoccupato esclusivamente dell'impatto che potrebbero avere i rovi sui muri di cinta del castello, mentre la madre cerca di trovarle un principe adatto ben prima dello scadere dell'incantesimo. 


Il divertimento assoluto arriva però con i comprimari, ovvero la quaglia da equitazione, Alfredo, che per tutto il libro dice solo QWERK; l'idra da compagnia del principe Sandro, Testolinda (un'idra di origine longobarda? e brava Sara Marconi!) la Megera della Desolazione Degradata, che parrebbe un cameo concesso dalla strega di Hansel e Gretel, mentre invece si rivela una utile consigliera, oltreché una straordinaria pasticcera e infine il Gattorco che, contro ogni maldicenza, si nutre di tofu gusto-persona, che non è affatto cattivo di sapore.


Non credo ci sia alcun male se l'impianto generale è un po' prevedibile con la sconfitta dei cattivi e la vittoria dei buoni, con i codardi che diventano coraggiosi, con il finale che resta aperto per lasciare spazio ai due titoli successivi, ma credo che ci sia un gran bene nel modo come la Vernon scrive e illustra i suoi libri.


Il ricorso a due linguaggi diversi tra loro, la prosa e il fumetto, e la loro compenetrazione puntuale è un godimento assoluto per il lettore. Non è esattamente una novità la commistione di questi due codici espressivi, tuttavia la Vernon li alterna senza mai creare cesure tra i due e senza mai cedere alla didascalia di uno nei confronti dell'altro. Nulla che è detto nel fumetto ripete o chiarisce ciò che è scritto nel testo e viceversa. Si tratta di un unico flusso narrativo a due voci.
Questo genera una vivacità di lettura, un continuo richiamo alla curiosità e all'attenzione del lettore che in tal modo non cade mai nella routine del leggere sovrappensiero.
In questo genere di libri, gioco-forza, l'illustrazione - a piena pagina, a piccole o grandi vignette con il ballon, mi pare mutuata dal fumetto, su cui riconosco la mia grande ignoranza. E quindi mi taccio, salvo riscontrare una sorprendente somiglianza tra la Vernon e la criceta: entrambe rotonde e sornione.



Carla