UNO SPAZIO VUOTO IN FONDO
La famiglia
Lista, Kyo Maclear, Júlia Sardà (trad. Stefania Di Mella)
Rizzoli, 2017
ILLUSTRATI
"I Liszt
facevano liste. Scritch scratch. Liste normalissime. E liste
stranissime.
La mamma faceva
liste di malattie terribili e dei calciatori più forti di tutti i
tempi. Il papà faceva liste di faccende molto noiose e di piccoli
insetti con le ali. Facevano liste in inverno e in primavera, in
estate e in autunno. Facevano liste tutti i giorni tranne la domenica
che era il giorno senza liste."
Proprio la domenica, a
bordo piscina e vestiti di tutto punto, i Liszt sono sdraiati sui
loro lettini e riposano dal duro lavoro di stilare elenchi. Ma il
lunedì si ricomincia: lunghe strisce di carta su cui ognuno scrive
le proprie preferenze in fatto di cose divertenti da fare - è il
caso di Frederick, il figlio più piccolo - di classifiche di
formaggi o di cantanti - è il caso di Winifred - di persone odiate o
amate - è il caso del nonno. Anche il gatto di casa fa liste. Il
figlio di mezzo, Edward, stila lunghissimi elenchi per calmare i suoi
pensieri notturni.
Poi un giorno bussa
alla porta un visitatore e nulla è più come prima.
Come accade anche nei
più precisi ingranaggi, basta un granello di sabbia, quasi
impercettibile e di certo imprevisto lì, per inceppare l'oliato
sistema.
La famiglia Liszt è di
fatto un ingranaggio perfetto, dove ognuno organizza il proprio
pensiero e il proprio agire sulla base di una precisa catalogazione
della realtà.
L'imprevisto non è
previsto. Il visitatore, in qualità di elemento inaspettato e
sconosciuto, esula dallo schema e per questo viene allontanato da
tutti, nonostante la sua cortesia nell'assecondare i loro desideri.
Fa eccezione Edward che
pare aspettasse il suo arrivo da sempre. Il ragazzino ne approfitta
per scambiare con il misterioso visitatore liste con grandi domande.
Scambia oggi, scambia domani, il visitatore non se ne va più e tutta
la famiglia impara da questa esperienza che alla fine di ogni elenco
è meglio sempre lasciare uno spazio vuoto in fondo perché qualcosa può
sempre accadere...
Libro imperdibile per
molteplici ragioni: qui, a seguire, una lista.
1) L'idea originale,
nata dalla bella testa di Kyo Maclear, autrice di culto in Canada e
nel mio cuore (suo è Virginia Wolf, la bambina con il lupo dentro, Rizzoli 2014). Le liste come gabbie entro cui catalogare la realtà con
lo scopo di non avere mai (brutte) sorprese dalla vita. Certo la
pedanteria e la meticolosità sono attitudini pericolose da possedere
se non si vuole arrivare sguarniti di fronte all'inaspettato.
Inaspettato che prima o poi bussa alla porta. Condivisibile e utile, sembra dire la Maclear, è solo la lista di Edward, che non a caso è fatta di domande. Un vero trampolino di lancio verso la riflessione.
2) Capace di parlare di
temi enormi a bambini anche molto piccoli, Kyo Maclear ci riesce
utilizzando un registro espressivo metaforico e immaginifico che
permette a chiunque abbia un briciolo di fantasia di sintonizzarsi
all'istante. E da lì ripartire a sua volta per esplorare nuovi
territori di riflessione. Ne sono, appunto, una testimonianza lampante le due
liste, quella di Edward e quella del visitatore, nella loro
alternanza tra quotidianità e massimi sistemi. Circostanza che
introduce il terzo punto della lista.
3) La maestria nel
saper parlare di filosofia e di farfalle con la medesima semplicità.
4) A un registro
testuale del genere fa eco un registro illustrativo in totale armonia
e per questo semplicemente perfetto. E se possibile, anche in grado
di amplificare gli spunti suggeriti dal testo. Se si legge che
Winifred stila classifiche di canzoni, vediamo che lo fa mentre si
trucca gli occhi e sarà una gioia assoluta vedere
quali sono secondo Júlia Sardà le rock star a cui conferire il
merito di entrare nel numero degli eletti (David Bowie e Nina Hagen,
per esempio). Oppure vedere Liszt accanto a Rasputin e Mary Poppins... E qui si introduce il quinto punto della lista.
5) La capacità, tanto
nel testo quanto nel disegno, di sapersi rivolgere a pubblici diversi
che convergono i necessità sulla lettura del libro. La curiosità di
un adulto è continuamente stimolata nell'assurdità degli
accostamenti: una spina bifida o un feto accanto al ritratto di Pelè
o Maradona oppure un richiamo a Klimt nel cappotto della madre dei
Liszt. Nello stesso tempo si crea un repertorio di immagini così
ricche di dettagli che allo sguardo anche di un piccolo può solo
giovare, anche se non può essere comprensibile nel suo senso finale.
6) L'abbigliamento e il
contesto un po' misterioso e l'ossessione nel riempire di oggetti e
personaggi ogni spazio disponibile genera un'atmosfera surreale che
trova sfogo in un diffuso gusto un po' macabro, un po' nero, alla
Gorey, che punteggia le scene.
Circostanza insolita, e a mio avviso sempre bene accetta,
nell'ambito della letteratura illustrata che circola dalle nostre
parti. Non è un caso che la critica abbia stabilito per questo libro
legami autorevoli con il mondo dei film di Wes Anderson o con le
atmosfere della famiglia Addams, senza contare il latente richiamo
all'arte viennese degli anni della Secessione.
6 bis) Ad accrescere il mistero sono tantissime le cose dette con le immagini e non con le parole. L'unica pagina senza parole, ne è il manifesto.
7) Il penultimo punto
di forza di questo libro sta nella sottile vena ironica che lo
attraversa e che genera i dialoghi tra i diversi personaggi, ma anche
le continue allusioni a partire dal titolo (quello italiano, come al
solito, pecca di eccessivo didascalismo, a mio avviso. Quello
originale, I Liszt, sarebbe stato criptico e allusivo il
giusto...pazienza).
8) L'ultimo ma non
ultimo elemento che conferisce qualità al libro sta nella cura
tipografica che ha messo la Sardà: nel lettering che tanto mi
ricorda i libri della Carson Ellis, e in quella pagina finale nera : 'uno spazio vuoto in fondo'...
Carla
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