venerdì 31 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'OCCHIO LADRO 

Teresa, Gek Tessaro, Massimiliano Tappari 
Lapis 2024 


 ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"MIA CARA MAMMA DICE TERESA 
OGGI IO VADO 
A FARE LA SPESA 

PARTO TRA POCO 
QUESTA MATTINA 
VADO COL GATTO 
E LA GALLINA...

Ed è così che bambina, gatto e gallina si mettono in cammino. 
Il gatto suggerisce la diligenza per fare prima e, soggiunge gallina, per fare meno fatica. Ma a questo punto è il cavallo a protestare: e tutta sua la fatica di tirare la carretta. Meglio dunque un elefante, ma forse è lento anche se da lassù il panorama è uno schianto. Meglio la moto, suggerisce Teresa, o la macchina, oppure ancora il treno. Ma con la barca c'è più poesia, ma c'è da remare e il gatto, che per indole è il più furbo e pigro di tutti, suggerisce il veliero... 
Da un mezzo a un altro quei tre vanno avanti, fino ad arrivare a progettare una spesa in Cina per risparmiare. 
Peccato che a casa tra chi li aspetta serpeggi il dubbio che l'intenzione di quella squadretta di volenterosi si riveli un gran buco nell'acqua... e nello stomaco. 

Mi sono fatta persuasa che a progettare un libro con Massimiliano Tappari resti comunque un angolino di incognita e sorpresa. L'autore del testo può discuterne con lui fino allo sfinimento, ma poi i suoi scatti fotografici alla fine generano sempre una reazione sorpresa. 


E anche in Teresa stento a credere che sia andata diversamente: Tessaro, quando ha visto le illustrazioni composte dai suoi personaggi di cartone/colla/tempera e le ambientazioni che Tappari ha pensato per loro, ha avuto la sua dose di meraviglia.
Si narra che Tappari sia stato visto in una stazione ferroviaria italiana con un veliero sottobraccio perché era andato chissaddove a rintracciare proprio quel marmo, e non un altro qualsiasi, per appoggiarci il veliero e fotografarlo, perché proprio quel marmo con le sue 'marezzature' alludeva così bene all'acqua mossa e ondosa. 
Quel marmo che allude e poi illude l'occhio... 


A quanto mi consta, a Tessaro spetta il cimento di aver costruito in cartone colla e tempera i tre personaggi (anzi cinque) e i loro diversi e bellissimi mezzi di locomozione. 
Sempre sua è l'idea di coglierli in momenti precisi della narrazione, proprio come se fossero disegni, pur non essendolo affatto. Sempre a lui credo vada attribuito il testo che è in quartine dalla rima buffa ABCB, un po' baciata ma anche un po' no. 
A lui, presumo, si deve il percorso narrativo che diventa anche un gioco in crescendo, laddove appunto dalla carrozza si arriva al razzo nelle canoniche 32 pagine. 
A lui credo spetti anche il finale, un po' a sorpresa, in cui questo voler a tutti i costi andare a fare la spesa - una bambina, un gatto e una gallina assai intraprendenti - si risolve in un nulla di fatto. 
Bene. Una bella quantità di belle cose. 
Eppure a me viene da pensare che la qualità del solo apparentemente 'piccolo' contributo di Massimiliano Tappari sia fondamentale. Intanto perché nella scintilla iniziale di quella bambina, e non di un'altra qualsiasi, Teresa, c'è un bel po' di lui, almeno un 50%. Ma questa è un'altra storia. 
E poi perché l'idea visiva di questa assurda passeggiata si qualifica e prende spessore in una serie di dettagli. E come diceva un vecchio libro di Germano Zullo e Albertine, "i dettagli sono tesori". 
Primo dettaglio: la porta di casa che è tale per la sua buca per le lettere. 


Secondo dettaglio: la veduta ottocentesca davanti alla carrozza (da queste parti ne era transitata una simile Playmobil che tanto me la ricorda...) 
Terzo dettaglio: usare il legno di un pannello OSB per simulare una foresta in cui l'elefante sgambetta. Quarto dettaglio: un frammento di rotaia di tram dismessa che allude ai binari di un locomotore ferroviario. 
Ma soprattutto quel bel marmo, diventato grandi lastroni di pavimento, che costituisce un pattern importante nel catalogo visivo di Tappari, 'rubato' e poi messo da parte in memoria, tanto da andarlo a ritrovare per metterci sopra il veliero di Tessaro perché possa navigare in acque perigliose. 
Ecco. Credo che la chiave sia proprio lì, in quel vedere oltre, e poi in quel 'navigare'. 


In quella conquista avventurosa e sempre un po' imprevista di una visione della realtà e nello stesso tempo di uno spazio che il libro disegnato fatica sempre un po' a raggiungere in concreto. 
In quest'ottica (!) anche la scelta di Tessaro trova il suo fuoco: voler abitare dei luoghi, uscendo dalla bidimensionalità di un disegno. Affidare le immagini sulla pagina al volume delle figure di cui i nostri occhi percepiscono, seppure ancora "solo" fotografate, la tanto agognata terza dimensione. 
Poi arriva l'occhio ladro di Tappari e tutto diventa ancora altro.
Bell'idea. 

Carla

mercoledì 29 maggio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

QUANTO FORTE BATTE IL CUORE


Un viaggio multidisciplinare nell’anatomia umana viene proposto da Noemi Fabra, autrice e illustratrice catalana: si tratta di ‘Un cuore. Storia, scienza e tanto amore’, pubblicato in Italia da Nomos Edizioni.
L’oggetto, come dichiara il titolo, è il cuore, visto dal punto di vista anatomico, letterario, antropologico, storico.
In primo luogo c’è la descrizione dell’anatomia e della fisiologia di uno degli organi più importanti del nostro corpo: al centro del torace, fra sterno e colonna vertebrale. Governa il flusso di sangue verso e da i polmoni e poi verso tutto il corpo. L’autrice lo racconta nel suo sviluppo, a partire dalla gestazione, per poi confrontarlo con i fenomenali organi cardiaci delle altre specie: chi, come noi, ha un solo cuore e chi ne due o più.
Come è noto, al cuore sono state attribuite, nel corso del tempo e nelle diverse civiltà, funzioni disparate: al tempo dei Faraoni, il cuore era l’unico organo a rimanere nel corpo mummificato, perché Osiride lo potesse pesare e stabilire la purezza dell’anima del defunto. Per altre culture, per esempio quella cinese, il cuore è sede della coscienza e della saggezza; per il sufismo, il battito del cuore è al centro dell’ipnotica danza rituale che tutti conosciamo.


L’associazione cuore-sentimenti è ben presente nella nostra cultura, al di là di quello che sappiamo sulle reali funzioni di questo organo. Il cuore come sede simbolica dell’amore, rappresentato dalla classica immagine, per altro ispirata al seme di silfio, perdura tuttora, nell’iconografia come nel linguaggio: ‘parlare con il cuore’, ‘avere il cuore spezzato’. Che dire poi dei cuori di Keith Haring, usati così spesso come elementi decorativi. Se l’immagine dei cuoricini può risultare banale, l’autrice ci ricorda l’origine ‘colta’ di questo simbolo dei più nobili sentimenti, rimandando alle grandi storie d’amore nella Storia.


Dunque, l’autrice propone uno sguardo a 360 gradi su una parte così simbolicamente importante del nostro corpo e lo fa utilizzando la vivacità delle illustrazioni, un’impaginazione non scontata, che affianca pagine in cui il testo prevale ad altre dedicate alla sola illustrazione. Concepito così, il libro può incuriosire bambini e bambine che amino la scienza, ma anche la storia, o le immagini iconiche del mondo contemporaneo, nelle sue diverse manifestazioni.
Mai noioso, può essere proposto a giovani lettori e lettrici a partire dagli otto anni. L’unico neo, non citare le fonti e non proporre una bibliografia a chi avesse voglia di approfondimenti.

Eleonora

“Un cuore. Storia, scienza e tanto amore”, N. Fabra, Nomos Edizioni 2024





 

lunedì 27 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DA VICINO L'EFFETTO CHE FA

Se fossi Ugo, Sergio Olivotti, Giulia Pastorino 
Corraini 2024 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Successe così. 
Una mattina Ugo si svegliò e... non era più Ugo. 
O almeno... non era più lo stesso Ugo di prima. 
Ora era tutto uno scarabocchio. 
Non era solo uno scarabocchio fuori. Anche dentro tutti i suoi pensieri sembravano una matassa disordinata... 
La giornata andò come andò." 

Ugo confida in domani. Ma le cose non cambiano, o meglio cambiano fin troppo, perché il giorno dopo è tratteggiato, quindi a puntini. Cosa questa, che gli provoca qualche guaio con la maestra. A seguire, ghirigoro e poi nebuloso. 
Tutto questo continuo cambiare è piuttosto faticoso e destabilizzante per il povero Ugo e marginalmente anche per tutti quelli che gli ruotano attorno, amici e familiari. A stargli accanto ti poteva venire il mal di mare, nel giorno in cui Ugo era mosso. Oppure poteva succedere che i compagni lo considerassero un rompiscatole nel giorno in cui, essendo geometrico, aveva messo tutti in riga. La cosa però può avere anche i suoi vantaggi, perché quando è concentrico gli pare di avere in mente finalmente un obiettivo, anche se gli sfugge quale. 
L'essere sempre diverso gli confonde la personalità e la percezione di sé, ma gli altri sembrano non curarsene poi troppo. Finché un giorno si sveglia e... 

Sulla metamorfosi, anche temporanea, non mancano libri. L'argomento è decisamente caldo. 
A parte la questione di fondo che si può riassumere così: ogni passaggio di stato lascia traccia di sé e tutti, un giorno sì e l'altro pure, si sentono un po' diversi dal giorno prima, qui accade anche qualcos'altro. 
Non c'è il solito bambino che immagina di essere uccello o fiore, e che quindi vediamo con la sua testolina dentro una corolla o con un becco al posto del naso. 
Qui c'è un bambino che, suo malgrado, attraversa una serie di condizioni che sono piuttosto insolite, anche per l'immaginario comune. E sono tutte legate a un ambito comune, quello della grafica, del segno (si badi non del disegno, dunque): dallo scarabocchio al ghirigoro, passando per il geometrico e il tratteggiato. 


Dal labirintico al puntiforme con un passaggio attraverso lo zig zag. 
E infatti l'idea esce da Olivotti e Pastorino ed è Corraini che la pubblica. 
Se da un lato questo indirizza inevitabilmente la creatività di chi illustra, dall'altra suggerisce un significativo e poco retorico salto di specie tra l'essere una figura disegnata e una sua possibile corrispondenza nella sfera emotiva. 
Cerco di spiegarmi: l'essere a zig zag sulla pagina diventa una bella sequenza di linee di matita nera tutte spezzate a formare angoli acuti che si orientano in tutte le direzioni. Una pagina al limite dell'astrazione in cui si intravedono gambette e occhietti e nasi - anche questi a zig zag. 
Ma che cosa significa, nell'indole del povero Ugo essere così? 
Significa essere in grado di fare cose tra loro anche molto diverse, significa essere multitasking, ossia essere in grado di palleggiare e chiacchierare con un amico, significa andare in bagno e allo stesso tempo stendere una maglietta. 
Laddove il segno grafico si avvicina al nostro immaginario emotivo, le cose si semplificano un po' e quindi essere pungente non vuole dire essere solo raffigurato come un riccio di mare sulla difensiva, ma significa anche essere sgarbato e sarcastico con il resto del mondo. Facile. 


In altri casi ancora la capriola che deve fare lo sguardo è più elaborata. Penso per esempio all'essere concentrico, in cui è già il testo ad alludere a una serie di oggetti concentrici: i cerchi nell'acqua o il tiro a segno per poi atterrare a piedi uniti e con stile sul fatto che l'essere concentrico abbia a che fare con l'avere un obiettivo (vabbè, non importa quale). 
Ma, presa una direzione ancora diversa, in altri casi la capriola la deve fare il pensiero ed è ancor più elaborata. Un esempio potrebbe essere il ghirigoro che è un segno arzigogolato e che, parlando in senso metaforico, richiama raffinatezza e ricercatezza, cose che la sorella di Ugo nota e associa immediatamente al suo essere, o quanto meno sentirsi, elegante e ammirato. 


E come tale, Ugo pensa di potersi atteggiare a bambino galante... 
Analogamente essere labirintico porta a un esito emotivo di disorientamento, di perdita della coordinazione: allacciarsi le scarpe diventa un problema per l'Ugo labirintico. 
E qui il testo fa un ulteriore saltino, quando accenna al fatto che se sei labirintico, difficilmente puoi vedere una via d'uscita. Ah, come è vero, sia in senso letterale sia metaforico. 
Analogamente quando sei a puntini, l'intera superficie della faccia di Ugo si fa a pois, ma anche le parole scompaiono per essere sostituite dai consueti tre puntini di sospensione che in qualsiasi testo alludono a un silenzio, spesso basito, di certo a una sospensione della parola, soprattutto quando sono a fine frase... Ecco. Ed è in questa situazione che Ugo diventa timido, incapace di portare a conclusione discorsi o pensieri. 


Divertente idea. E divertente eventualmente parlarne con altri ughi e ughe per vedere da vicino l'effetto che fa... 

Carla

venerdì 24 maggio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

CHIAMIAMOLO BLOB!


Davvero curioso dedicare un libro illustrato ad una creatura microscopica, ma visibile anche a occhio nudo, il cui nome comune è melma policefala. Si tratta di una muffa unicellulare denominata Physarum polycephalum, cui Giovanni Colaneri dedica un albo, pubblicato da Hopi Edizioni.
L’autore decide di dargli un nome, ‘Blob’, che è anche il titolo del libro, ispirandosi ad un famoso film di fantascienza del 1958.
Veniamo al nostro Blob, creatura antichissima, classificata come appartenente al Regno dei Protisti, quindi non Vegetale, non Animale né Fungo: si sposta, si nutre crescendo a dismisura, e, incredibilmente, ha memoria dei luoghi in cui ha mangiato. Già nel 2012 uscirono articoli sulle riviste scientifiche che descrivevano l’incredibile capacità del nostro Blob di orientarsi in un labirinto. Alcuni ricercatori dimostrarono come questo organismo così semplice ‘segnasse’ il territorio visitato con una secrezione.
Tutto questo è abbastanza incredibile, se consideriamo che il nostro Blob non ha nemmeno un neurone. Questi esperimenti hanno dimostrato l’esistenza di una sorta di memoria spaziale esterna, una sorta di primo feedback dall’ambiente.
Che altro fa il nostro Blob? Colonizza gli ambienti umidi e ombrosi e si sposta quando trova delle fonti di cibo, talvolta si unisce ad un proprio simile, anche se i ricercatori non hanno ancora capito come si differenzino maschi e femmine.
Quando le condizioni esterne sono sfavorevoli, Blob si ‘secca’, in attesa di tempi migliori.
Colaneri traduce questa interessante serie di informazioni scientifiche in divertenti scenette che rappresentano Blob nelle diverse situazioni, a studiare la mappa della metropolitana di Tokyo, o seduto a tavola con commensali umani, lui giallino con gli occhiali da sole, o in felice relax nel sottobosco.
Naturalmente, la scoperta di possibilità di apprendimento in una creatura così semplice , oltre ad avere ricadute tecnologiche, costringe a riflettere su quello che consideriamo ‘comportamento intelligente’.
In realtà, sappiamo bene come la nostra epoca, se si va oltre l’apparenza, è densa di ripensamenti radicali: animali, piante, organismi unicellulari si sono proposti al nostro sguardo in modo nuovo.
Questa diversa sensibilità si sta via via imponendo; Colaneri coglie perfettamente questo nuovo ‘sentire’ e lo trasforma in immagini coloratissime, divertenti, ironiche, ma non per questo meno serie. Riesce a rendere comprensibile, anche nelle sue implicazioni più profonde, l’importanza di un esserino minuscolo a bambini e bambine che sappiano pensare fuori dagli schemi.
Bell’esperimento di un albo felicemente a metà strada fra racconto e divulgazione. Consiglio caldamente la lettura a partire dai sei anni.

Eleonora

“Blob”, G. Colangeli, Hopi Edizioni 2023



mercoledì 22 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

FAVOLE AL TELEFONO  

La cabina telefonica di Yuan Huan, Miyase Sertbarut, di Zülal Öztürktrad. 
(trad. Maria Chiara Cantelmo) 
Emons Edizioni 2024 



NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni) 

"'Qualcuno ha letto un libro durante il fine settimana?' Ilhami alzò immediatamente la mano. Caner e Zümrüt quasi si cacciarono sotto il banco per nascondere le risate. Credevano che da lì a poco avrebbero ascoltato la storia di una bambina morta di freddo mentre vendeva fiammiferi in strada. Ovviamente una storia del genere era triste, ma era divertente il fatto che il libro non fosse adatto alla loro età. Con quella fiaba Ilhami sarebbe diventato lo zimbello non solo della classe, ma di tutta la scuola." 

Le cose non andarono così, perché Ilhami non raccontò La piccola fiammiferaia, il libro preso a caso in biblioteca, ma un'altra storia: La vendetta delle lettere. Storia, questa che, non si sa come, aveva ascoltato in un rottame di cabina telefonica abbandonata nel parco. Il circo che aveva dovuto lasciare la città anzitempo l'aveva lasciata lì in mezzo, insieme a tanti altri altri rifiuti che nel giro di pochi giorni sarebbero stati portati via. 
La cosa assurda che succede è la seguente: quel ragazzino entra nella cabina, tiene in mano la cornetta, scollegata da qualsiasi filo, e ascolta ogni volta una storia diversa che lui, puntualmente, racconta in classe il giorno dopo per espressa richiesta della prof di turco che vuole che i suoi alunni leggano e raccontino quello che hanno letto al resto della classe. 
Ilhami, che non legge e non vuole cominciare proprio ora. Il suo ragionamento non fa una piega perché tra il leggere una storia e ascoltare una storia è molto meno faticoso ascoltarla. Il risultato finale, in fondo, non cambia: avere una storia da raccontare in classe e fare bella figura con la prof e prendere un bel voto. E questo è quello che succede, all'insaputa dei suoi due amici del cuore che di lui sospettano, ma non capiscono fino all'ultimo cosa stia veramente accadendo. 
 Storia dopo storia, ascoltata furtivamente nella vecchia cabina telefonica, quel ragazzino si appassiona e, oltre a collezionare buoni voti a scuola, capisce una grande verità: le storie sono come l'aria, necessarie. 

Diciamo che Emons è la casa editrice elettiva per pubblicare questa storia che arriva dalla Turchia. Miyase Sertbarut, autrice di successo in patria, ci sta dicendo proprio questo: le storie possono arrivare sotto forme diverse. Possono essere lette da una pagina di libro, ma possono anche essere ascoltate con qualcuno che le legge per te ad alta voce. Il fatto importante è che arrivino. Come dice Benni "non c'è rivalità né inimicizia tra libro e audiolibro". 
Che una storia sia solo ben scritta oppure che sia ben scritta e poi letta altrettanto bene ad alta voce per tutti quelli che vogliono ascoltarla, resta comunque un bell'incanto
Il tempo dell'ascolto non esclude quello della lettura, anzi spesso è prodromico. Almeno questo è quello che pensa la prof di turco, ma anche molte altre persone. 
Certo è che una sola cosa è imprescindibile: la storia deve essere una buona storia. E quella, anzi quelle, che Miyase Sertbarut imbastisce - secondo lo schema della storia cornice che al suo interno ne contiene quattro, quasi cinque - colpiscono per originalità di sguardo. 
Già la storia cornice in sé, in particolare la sua conclusione in cui si trova un senso a tutto il mistero iniziale, è un piccolo congegno piuttosto interessante. Ma la vera piacevolezza arriva nelle storie che la voce misteriosa racconta al ragazzino attraverso la cornetta del telefono. 
Sono racconti autoconclusi che per la necessità di stare nella ventina di pagine diventano blocchetti narrativi belli densi e con una prospettiva di osservazione sempre originale. Brevi sguardi sulla vita quotidiana in Turchia con personaggi sempre molto credibili e riconoscibili anche per il nostro vissuto. Non ci sono maghi e streghe, ma fornai, editori, librai, scrittrici e un consistente numero di ragazzini. I vari pizzichi di magia che l'autrice dispensa qui e là servono a non spiegare proprio tutto, con il risultato di chiamare dentro il lettore che vuole a tutti i costi capire. Insomma si tratta di quel po' di mistero che, anche nella vita vera, rende alcune giornate leggermente diverse dalle solite routine. 
Ma la cosa ancora più interessante è un'altra, ossia la riflessione più generale su cosa nasconda una narrazione fatta di parole e messa nero su bianco su una pagina di libro. 
Non pochi illustratori hanno costruito storie che hanno ragionato sul bianco della pagina, considerandolo uno spazio vero e proprio (pensiamo a cosa è stato disegnato intorno alla cucitura centrale delle pagine), oppure su quale sia il mondo che si nasconde dietro la pagina bianca, uno su tutti David Wiesner con I tre porcellini
Ecco. Altrettanto fa Miyase Sertbarut, ragionando - attraverso le storie raccontate al piccolo Ilhami -su quello che, con la giusta dose d'immaginazione, le parole, i luoghi, i personaggi possono fare: cancellarsi, scavare un buco tra un qui e un altrove, abitare una zona di mezzo tra l'una e l'altra, o ancora rimanere bloccati - come intorno al castello di Rosaspina - ma non per un incantesimo, ma molto più realmente perché l'editore li tiene fermi immobili nel racconto, semplicemente perché non vuole pubblicare il libro di cui sono i protagonisti. 
In questa prospettiva, tutta la metalettura che attraversa La cabina telefonica di Yuan Huan richiede un piccolo sforzo in più da parte dei lettori, un po' di sassolini in tasca perché, dopo essersi persi camminando in diverse direzioni e dimensioni, tornino finalmente a casa. Magari a leggere un libro, anche se con ogni probabilità la loro consapevolezza sarà diversa. 

Carla

lunedì 20 maggio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

DOMANDE, DOMANDE…


Si è detto tante volte, in questo blog, quanto le domande che bambine e bambini pongono siano il motore vero della produzione di testi di divulgazione.
Nel libro ‘C’è qualcuno su Marte? 30 domande e risposte per piccoli astronomi’, pubblicato da La Nuova Frontiera Junior, l’autrice Anna Curir, matematica, astronoma e storica della scienza ne fa la base di questo percorso riconoscendo che i più piccoli procedono proprio con il metodo galileiano, per prove ed errori, ipotesi, confutazioni e nuove ipotesi. La creatività dei bambini può essere prodigiosa e spesso sia le domande che le risposte sono il frutto della loro fantasia. Ma niente è più fecondo, in un libero dialogare fra adulto e bambini, del confronto fra quello che si può immaginare e quello che, poco o tanto che sia, in questo momento sappiamo.
L’autrice, partendo da questa impostazione, ha riportato 30 domande poste dalle sue nipotine, di cinque, sei e sette anni, cui risponde con la massima semplicità possibile.
Alcune di queste domande sono radicali nella loro semplicità: ‘quanto è alto il cielo?’, ‘perché il cielo di notte è nero e di giorno azzurro?’, le cui risposte sono decisamente contro intuitive; altre invece si soffermano sulla natura dei corpi celesti, le stelle, i pianeti, le comete, fino a interrogarsi sui viaggi spaziali e sulla vita su Marte.
Domande e risposte si susseguono di capitolo in capitolo, cercando di dare conto di quello che si sa e di quello che un tempo si credeva, come l’esistenza delle costellazioni e le credenze a esse connesse.
Leggendolo, ho trovato interessante la modalità di inserire definizioni e spiegazioni un po’ più difficili in riquadri posti a fianco del testo, piuttosto che fornire un glossario a fine libro o note a pie’ di pagina. Questo rende sicuramente più agevole la lettura per lettori ancora non espertissimi.
Ho notato anche che, per quanto si voglia sfuggire dai concetti astratti, comunque inevitabilmente questi si affacciano fra le righe: il concetto di energia, di forza, di gravitazione sono lì e sono difficilmente riducibili.
Si tratta di un tema complesso e, secondo me, irrisolto, se pensiamo al quando e al come questi concetti possono essere compresi e assimilati.
Ma, nell’insieme il libro è comprensibile, chiaro ed esauriente nel replicare sinteticamente alle domande più imbarazzanti.
Un altro punto di forza è rappresentato dalle illustrazioni della grafica e fumettista Paola Francabandiera, nonché dall’impaginazione e dalla grafica non solo curata, ma anche molto efficace, nel alternare pagine bianche e nere, illustrazioni e testo. Rappresenta un format di solito usato per lettori e lettrici un po’ più grandi, ma che risulta efficace anche immaginando piccoli curiosi a partire dai sette, otto anni. Ne consiglio la lettura insieme a un adulto che non tema le domande ulteriori, ma che apprezzi la lettura condivisa su tematiche universali, come il cielo, le stelle, il nostro futuro.

Eleonora

“C’è qualcuno su Marte? Trenta domande e risposte per piccoli astronomi”, A. Curir, ill. P. Francabandiera, La Nuova Frontiera junior 2024




venerdì 17 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GRANDE IMPERO

La parabola del panificio indipendente, Neil Packer (trad. Sara Saorin) 
Camelozampa 2024 


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni) 

"Un giorno, il signore della grande fabbrica si recò al piccolo panificio. Disse quanto gli piaceva come si presentava quel negozio e si complimentò per come era esposta la merce nelle vetrinette. Disse anche quanto gli piaceva il profumo del pane fresco e aggiunse che doveva essere un lavoro tremendamente faticoso per una coppia anziana sfornare ogni giorno del pane così delizioso per tutta la città. Chiese loro se magari avrebbero voluto vendergli il negozio, ma i due panettieri risposero di no!" 

Prima, in quella città i panettieri erano molti e da tutte le panetterie arrivava sempre un profumo delizioso. Poi, con il passare del tempo e con l'arrivo della grande fabbrica, tutti i panettieri smisero di panificare e vendettero le loro botteghe al signore, il padrone della grande fabbrica che produceva in grande quantità pane tutto uguale: insipido, insapore, molliccio e gommoso. 
Solo la panetteria della coppia di anziani resistette, ma fare il pane per tutti coloro che non gradivano il pane della fabbrica - ed erano in molti - era davvero troppo per le loro forze. Così quando l'uomo della fabbrica tornò per una terza volta, loro non trovarono più il coraggio di opporsi e, in cambio di sei anni di crociera intorno al mondo, cedettero la loro attività. 


Ma un giorno tornarono nella loro città e, a casa, ricominciarono a farsi il pane. Il profumo, in uno con la notizia che erano rientrati, si propagò per l'aria e quindi la gente ricominciò a fare la fila davanti alla loro porta di casa per comprare il pane di nuovo delizioso. 



Ma se prima erano solo molto stanchi adesso erano anche davvero molto vecchi. 
Tuttavia un sistema per accontentare tutti c'era: diffondere la ricetta, in modo che ciascuno fosse così in grado di impastare e cuocere il proprio pane. E così andò. 
E la fabbrica chiuse e anche tutte le botteghe che fino a quel giorno avevano venduto quel pane insipido, insapore, molliccio e gommoso. 

Anche in questa seconda uscita italiana di Neil Packer accadono alcuni fenomeni che già con Unico nel suo genere erano stati notati. 
Qui come lì, la storia è esile e tutto sommato è la cosa meno intrigante del libro nel suo complesso. 
A parte il voler dire che i centri storici delle nostre città si stanno gentrificando, che l'omologazione è un fenomeno pericoloso e da combattere, a parte il voler dimostrare che nel piccolo si fanno cose più originali che nel grande, a parte voler ribadire che il pane di una piccola bottega, fatto con cura e sapienza "profuma", mentre quello di fabbrica è gommoso, mi pare che ancora una volta Neil Packer intorno a questo sia capace di costruire una struttura tridimensionale, il libro in sé, ben più stimolante e interessante. 


Se si allarga - anche di poco - l'orizzonte profetico di quanto la storia stessa racconta riguardo all'appiattimento di ogni diversità, nello specifico quella panificatoria, si potrebbe affermare che le cose fatte ad arte - compresi i libri - profumano, ovvero hanno un gusto migliore di quelle prodotte in serie e industrialmente. 
Questo è per dire che la morale della storia dei due vecchi panettieri, a me pare molto più efficacemente espressa nel libro in sé. La parabola del panificio indipendente, il libro come oggetto fisico, sta lì a dimostrarlo. 
E quindi un libro come una pagnotta, se fatto a regola d'arte, si distinguerà da un libro uscito da un'editoria un po' più commerciale: il pan bauletto non può competere con una buona pagnotta, impastata a dovere e cotta a legna. 
E allora Neil Packer fa le seguenti cose: si rende unico (!) e progetta un formato insolito, una stampa a due colori, una copertina battuta a secco, font originali, e una impaginazione canonica con blocchetti di testo e capolettera rosso, quindi con un effetto visivo molto 'tradizionale', vecchio stampo (!). E altrettanto classicamente, il testo mai si incontra con le immagini. Fanno eccezione tutte le diciture delle botteghe di pane, la cartellonistica e il frontespizio. 


Costruisce le singole tavole con grande raffinatezza, con elementi che talvolta escono dalla gabbia, con simmetrie interessanti e con quella prospettiva quasi zenitale e quella voluta riduzione della profondità di spazio che ci rimanda - anche con alcuni richiami precisi - alla storia di Arvo e del suo gatto, visto in Unico nel suo genere


Parecchi i riferimenti e una comune matrice espressionista tedesca con i suoi echi politico-sociali e, soprattutto, la cura lì come qui per il dettaglio. Anche infinitesimale.
Ma fa ancora di più, impasta, in squadra con Camelozampa, una storia dal gusto molto italiano, e infatti il libro nasce e lievita tutto in Veneto. Una storia che ruota intorno al pane e a una certa cultura del pane che ci appartiene (ma ruota intorno anche a una cultura del piccolo commercio e delle piccole botteghe che cercano di resistere all'impatto della grande distribuzione). Crea uno spazio apposito per accogliere la ricetta di Marco Sutto di Pane e Bontà 1921, combinazione di Portogruaro. Il libro viene stampato, con quella cura di altri tempi, da una delle ultime tipografie a Venezia, la Grafiche Veneziane che fa un lavoro egregio. Rispetto al suo predecessore, qui una sola cosa manca: se Unico nel suo genere, a volerlo leggere a fondo, si è rivelato una miniera di spunti per ulteriori ragionamenti anche molto divergenti, qui nella Parabola del panificio indipendente tutto sembra invece convergere verso una morale unica. 


D'altronde è una parabola, giusto?

Carla

mercoledì 15 maggio 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

NEL MARE BLU


Con colpevole ritardo, segnalo il primo di due libri pubblicati da Gianumberto Accinelli con l’editore Nomos: in occasione della terza ristampa, ‘Giù nel blu. Dalla superficie agli abissi: viaggio sottomarino sfogliabile’, che il noto biologo e divulgatore firma con l’illustratrice Giulia Zaffaroni, è stato insignito del Bologna Ragazzi Awards 2024 nella categoria speciale ‘Mari’.
Si tratta di un libro con sfoglio verticale, che accentua l’impostazione data dagli autori, simulando una coraggiosa discesa nelle profondità marine.
Il testo ha una struttura molto razionale, proponendo, dopo una breve introduzione, una serie di capitoli che corrispondono alle diverse zone in cui è suddiviso il mare: epiplegica, mesoplegica, batiplegica, abissoplegica e adoplegica. Ciascun capitolo vede un’introduzione che ne spiega le caratteristiche fisico chimiche, per poi descriverne gli abitanti. Su alcuni di essi, i più rappresentativi, l’autore si sofferma con una descrizione approfondita.
Nella successione delle zone marine sono inseriti due capitoli di approfondimento su tematiche specifiche: uno dedicato alla plastica e alla sua presenza distruttiva nel mare, l’altro riguarda l’interdipendenza fra le specie viventi e l’importanza della biodiversità. Termina il volume un indice degli animali che sono stati descritti nel testo.


Fermiamoci un attimo sul tema affrontato nel libro, l’andare a vedere cosa c’è sotto; di libri fatti così ce ne sono stati diversi, sia in forma descrittiva che in forma narrativa.
Fra tutti, non può essere dimenticato il capolavoro della coppia Mizielinski e Mizielinska ‘Sott’acqua. Sotto terra’, pubblicato in Italia nel lontano 2015. Come ricorderete, il libro prevede una progressiva discesa all’interno della Terra, da un lato nel terreno, dall’altro lato del libro nel mare, fino a ricongiungersi nella pagina centrale che rappresenta il centro della Terra.
Dunque le profondità, poco visibili in superficie, della terra e dell’acqua hanno un indiscutibile fascino, che l’illustratrice Giulia Zaffaroni ha interpretato in questo libro come una rappresentazione sintetica degli ambienti descritti: poche creature su uno sfondo che si fa sempre più scuro fino a diventare nero, riuscendo a dare profondità ad immagini con pochissimi soggetti.
Quanto al testo, Accinelli si conferma come un ottimo divulgatore, capace di mantenere una prosa lineare, chiara, senza perdere però l’accuratezza dei termini e delle descrizioni.
‘Giù nel blu’ è senza dubbio un ottimo libro di divulgazione per bambine e bambini, dai sette anni in poi, attratti dal mare e dai suoi segreti e il premio ottenuto a Bologna certifica la qualità della produzione di un editore come Nomos.

Eleonora

“Giù nel blu. Dalla superficie agli abissi: viaggio sottomarino sfogliabile”, G. Accinelli, ill. G. Zaffaroni, Nomos 2021







lunedì 13 maggio 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'ELOGIO DEL QUASI E DEL SILENZIO

Papera, Coniglio e Grande Orso, Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec 
(trad. Tommaso Gurrieri) 
Edizioni Clichy 2024 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

 "Vanno sempre dappertutto insieme! Dappertutto, ma... 
 ...ma non vanno mai insieme per il lungo e tortuoso sentiero. 
Papera dice che il sentiero sembra un po' stretto per tutti e tre. Grande Orso è d'accordo. 
Coniglio dice: 'Nessun problema! Ci sono un sacco di altri posti in cui andare.' 
 Ogni estate Papera, Coniglio e Grande Orso organizzano una festa. Preparano tutto insieme." 

I preparativi sono piuttosto laboriosi: costruiscono e poi appendono cose agli alberi. Festoni e lucine abbelliscono quella porzione di bosco, ma non si spingono con le loro decorazioni fino al lungo e tortuoso sentiero, sarebbe troppo faticoso, e sarebbe più saggio riposarsi un po' prima della festa e per di più le decorazioni non basterebbero mai per arrivare fin lì. 
Anche quando arriva l'autunno i loro giochi con le foglie si svolgono nel solito posto. Il lungo e tortuoso sentiero è pieno di fango e molto freddo. Stesso succede in inverno: le battaglie a palle di neve e le sciate e le pattinate sul ghiaccio le fanno tutti insieme, ovviamente lontano dal lungo e tortuoso sentiero. Sarebbe pericoloso. Oh sì sì, molto pericoloso. E lo sa bene Coniglio che, non sapendo frenare coi pattini, purtroppo lo imbocca a tutta velocità... Per poi fermarsi a quattro passi dal grande abete. Imponente, magnifico. Soprattutto per chi lo vede per la prima volta, come è per lui... Almeno per lui. 

Di nuovo insieme! Per una storia che, come già era successo in passato, va a toccare corde belle profonde. 
Tutto comincia con tre amici che, come tali, amano condividere tutto. O almeno così parrebbe. Festeggiano assieme, giocano, fanno sport e si aiutano a vicenda. 


Giorno dopo giorno, mese dopo mese, la loro amicizia, la loro gioia di stare assieme, attraversa lo spazio e il tempo: dalla primavera all'inverno questi tre - così diversi, ma così uniti - sembrano non desiderare altro che condividere spazi ed esperienze. Anche le scelte sembrano accomunarli. Sebbene ciascuno porti le proprie ragioni per giustificarle, il risultato è sempre il medesimo: sono una squadra compatta! 
Fino al momento in cui qualcosa si inceppa, o per meglio dire, qualcuno inciampa nella propria bugia. 
E allora quello che sembrava un gruppetto proprio solido, quella che sembrava un'amicizia senza veli, quello che sembrava un patto di assoluta trasparenza fra i tre, così non è. 
La grande verità che si dimostra, ridendo e scherzando tra orsi papere e conigli, è quella che ognuno di noi ha bisogno di un angolo, seppur piccolo, di un tempo, seppur breve, che non sia di nessun altro. Ma proprio di nessuno. Dev'essere solo per sé. 
Tanto Grande Orso quanto Papera quell'abete magnifico e imponente lo conoscevano già, ed entrambi per scelta avevano preso il lungo e tortuoso sentiero per andare in cerca di qualcosa che volevano solo per sé, appunto. 


Potrebbe sembrare, a giudicare dal attorcigliamento delle orecchie di Coniglio nell'apprendere la confessione degli altri due, che il magico equilibrio tra loro si sia incrinato o ingarbugliato. E invece no, quelle orecchie si ridistendono, così come pure si appianano e si ristabiliscono i vecchi meccanismi, ma con una consapevolezza tutta nuova. 
Insomma questo è per dire a Nadine Brun-Cosme e a Olivier Tallec se mi potessero sentire, ancora una volta bravi per come riuscite ad arrivare al punto, prendendo la strada più breve, altro che lungo e tortuoso sentiero! 


Dote rara, la loro, quella di saper cogliere il nocciolo di una questione, mai banale e mai trita, e di riassumerla in pochi segni, in poche parole che mettono in bocca a qualcuno che è terzo rispetto a noi lettori, ma che - proprio per questa sua apparente estraneità - può diventare emblematico. A quei due riesce facile come disegnare un lupo senza mai staccare la matita dal foglio in poco meno di due secondi, o come racchiudere in un puntino nell'occhio un'espressione inconfondibile, facile come definire il sentiero "lungo e tortuoso" o solleticare in una frase Se solo i miei amici potessero vederlo! il ricordo di quello che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato, scoprendo in totale solitudine qualcosa di magnifico. 


Facile come concentrare in una sola parola finale, quasi, il senso della complessità del nostro essere. E quel po' di silenzio intorno.

Carla