Come si chiamano le cose è il primo gioco che i bambini fanno appena nasce in loro il linguaggio.
“Questo cos’è?”
“E questo?”
“Tu sei la mamma”
Definizione e apprendimento.
I bambini piccoli spesso amano stilare delle liste di oggetti, alcuni bambini non dimenticano mai questo modo di codificare il mondo, tanto che anche da adulti, continuano ad amare le liste e i nomi: due di questi adulti sono Francesco Pittau e Bernadette Gervais.
C’è anche da dire che nei paesi francofoni c’è una precisa tipologia di libri per bambini - gli imagier - che raccoglie albi che insegnano i nomi.
Agli imagier appartiene il libro primavera estate autunno inverno di Pittau&Gervais.
In realtà il titolo preciso sarebbe quello con le figure, ossia questo:
Come un imagier da manuale esige, il libro è formato da un’immagine e dalla sua definizione. In realtà i due autori aggiungono un elemento - anche questo abbastanza comune - ossia quello temporale: parliamo delle stagioni.
Non è facile per me affrontare questo libro che è uscito in Italia, sempre per Topipittori, la prima volta nel 2011, scomparso poi per anni e cercato invano in tutte le librerie dell’usato, riapparso per la felicità di molti nel 2024. Un libro fantastico. Ma perché?
Butto giù le idee e mi accorgo che due sono i concetti cardine del libro sotto cui molti aspetti trovano casa.
Il primo è il concetto di FORMA.
Il libro nomina due fiori, nel caso del tulipano e del carciofo, che hanno una forma in comune, e un nome in comune, ma che hanno funzioni diverse (uno si mangia e l’altro no) e caratteristiche diverse (uno è liscio e delicato, l’altro è spinoso e carnoso). Una sola categoria, due opposti, si potrebbe dire.
Questa complessità nell’apparente semplicità potrebbe già essere un motivo sufficiente per avere il libro. Ma qui siamo ancora solo in superficie.
Quello che gli autori desiderano fare con i loro libri è la valorizzazione del mondo che circonda i bambini, in particolare Gervais si dice “ossessionata dalla natura”: per questo nel libro, tutto è un costante invito all’osservazione fine.
E’ vero che dal bruco nasce una farfalla – la realtà – ma è anche vero che quella farfalla, così precisamente riprodotta da percepire la polverina che ricopre le delicate ali, diventa l’idea poetica di una farfalla.
Gervais in un’intervista di qualche tempo fa dice: “(…) quello che mi piace non è disegnare, ma fare i libri”. L’artista belga disegna degli stencil che poi applica al foglio bianco, in più inserisce delle alette che girandosi donano nuovo sguardo agli oggetti rappresentati.
Lei non ragiona mai per tavole, ma per lei la tavola è solo una delle parti di cui si compone il libro, per questo è l’intero libro a raggiunge una sorta di perfezione e tutti gli elementi concorrono allo stesso modo.
Quindi anche il corsivo non è un caso: perché usare il corsivo?
E’ un libro per bambini piccoli che cominciano a dare i nomi alle cose o è un libro per bambini che iniziano a scrivere i nomi delle cose?
Entrambi.
Il corsivo mi permette di introdurre il secondo concetto chiave del libro ossia il TEMPO.
Questo libro è un libro che il bambino consulta per diversi anni. Le relazioni complesse che apre a nomi e figure lo proiettano oltre l’utilizzo dell’apprendimento delle parole. Un bambino imparerà dapprima che esiste un fiore che si chiama ‘tulipano’, poi apprenderà che l’ape non è una ma esistono l’ape operaia, il fuco e l’ape regina, infine che quell’uccello lì si chiama ‘pernice’ mentre quell’altro ‘fagiano’, infine, ormai grande imparerà a leggerlo da solo il libro, quando saprà leggere il corsivo.
Il tempo è anche rappresentano, in alcune tavole, attraverso l’uso della doppia apertura, come nel caso del papavero.
Qui a un iniziale accostamento formale tra il bocciolo del papavero, che ricorda un cigno, e la tortora, si prosegue con il trascorrere del tempo che passa attraverso l’apertura della pagina interna e che porta alla piena fioritura del papavero.
Di queste accelerazioni temporali il libro è pieno: dagli animali alle foglie, tutto si trasforma: una stagione contiene già in sé la stagione successiva? Per questo – e torniamo al libro come opera completa – l’uso della spirale? C’è un inizio? C’è una fine?
Da quando il piccolo lettore ha aperto questo libro per la prima volta in cerca di parole nuove che definiscano il mondo a quando è riuscito a leggere le parole in corsivo, sono passati almeno sette anni e lui, o lei, ancora sfoglia questo capolavoro, ne siamo certi.
Valentina
"primavera estate autunno inverno", Francesco Pittau, Bernadette Gervais, Topipittori 2024 (2011)