Visualizzazione post con etichetta Guanda. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Guanda. Mostra tutti i post

lunedì 26 ottobre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

STORIA MAPUCHE

La storia che quest'anno ci regala Luis Sepulveda (qui rifessioni sul suo libro precedente) non è propriamente una favola, o meglio lo è nel suo impianto fantastico, ma è anche un racconto ben ancorato alla realtà e alla storia.


Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà è prima di tutto il pagamento di un tributo nei confronti di un popolo nativo americano, i Mapuche*, cui l'autore è legato da una lontana parentela. I Mapuche sono uno fra i tanti popoli che hanno dovuto subire gli effetti della cosiddetta civilizzazione e hanno rischiato di perdere anche la memoria di sé. A questo vuol mettere rimedio Sepulveda con una storia che divide nettamente i buoni e i cattivi.
A raccontarla è un cane, un cucciolo di pastore tedesco perduto nella neve, salvato da un giaguaro e poi consegnato da questi ad un villaggio di Gente della Terra, i Mapuche, appunto. Qui viene accolto, gli viene dato nutrimento e un nome, Aufman, e diviene compagno di un cucciolo d'uomo, Aukaman. I due crescono insieme, fino al triste giorno, nove anni dopo, in cui gli uomini bianchi scacciano i Mapuche dalle loro terre e uccidono il saggio Wenchulaf. Prendono con sé il cane, perché è una bella bestia, che può accompagnarli nella caccia.


Passano altri nove anni, che per Aufman, che vuol dire fedele e leale, sono solo di sofferenza; il suo destino e quello di Aukaman, però, s'incontrano nuovamente. E' a lui che il branco di uomini dà la caccia, in quanto uomo libero che lotta per i diritti del suo popolo; ed è al vecchio cane che il branco di uomini si rivolge perché li aiuti.
Aufman deve stanare il fuggitivo, che è stato ferito, ma farà ben altro.
E' una storia forte dal sapore fiabesco, con un cane che ci racconta con pazienza le differenze fra gli uomini: chi vive di poco e prende dalla natura solo ciò che è necessario e chi della natura fa scempio; chi vive di odio e chi cerca di vivere in pace. E' una differenza anche linguistica e rendere omaggio ad un popolo vilipeso significa anche restituirgli la parola, le parole con cui il racconto si arricchisce. A Sepulveda piace la ripetizione: come nelle leggende e nelle favole, la situazione, la parola si ripetono e segnano il ritmo della narrazione. Agli uomini 'bianchi', a noi, o a quella parte di noi che si identifica nell'idea di dominio del mondo, la parola viene tolta, non ci sono nomi propri, non c'è traccia di civiltà.
E' una storia dura, questa, a vederla nel suo fotografare un dato di fatto storico; i giovani lettori saranno sicuramente presi dalla storia del cane Aufman, ma dovranno anche farsi delle domande. Come nei film western, dovranno decidere con chi stare, i cowboy o gli indiani, se accettare l'ingiustizia come qualcosa di inevitabile, questo è il messaggio che il mondo adulto sostiene nel nome del realismo, o se è più giusto seguire la lealtà e la fedeltà a se stessi e ai propri ideali, come fanno Aufman e Aukaman.


E' una storia bella, emozionante e densa di significati, che costringe a pensare e a discutere; è una storia di parte, dalla parte di chi è stato, almeno per ora, sconfitto.
Questa volta Luis ci spiazza, ma è bello raccogliere la sua sfida e mettersi, col cuore, dalla parte degli indiani.

Eleonora

Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”, L. Sepulveda, copertina di S. Mulazzani, Guanda 2015




* i Mapuche sono un popolo amerindo che vive nel Cile meridionale e in Argentina. Uno dei pochi popoli che è riuscito a resistere alla dominazione spagnola, per poi soccombere al governo cileno alla fine dell'ottocento.



lunedì 20 luglio 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


ECCO PRECIOUS, FUTURA MMA RAMOTSWE


Per chi ha letto almeno qualcuno dei romanzi che vedono protagonista Mma Ramotswe, fondatrice della Ladies'detective Agency N.1 in quel di Gaborone, Botswana, questo piccolo libretto di McCall Smith è una piacevole sorpresa.
Ce l'eravamo immaginata, la signora detective, dotata di una corporatura tradizionale, sgambettare da piccola sotto la guida del padre. Così come ci siamo immaginati la vita semplice, rurale che l'autore scozzese, ma profondamente legato all'Africa, ci ha fatto conoscere attraverso i numerosi romanzi della più famosa agenzia di investigazioni al femminile.
Ecco qui, dunque, la piccola Precious andare a scuola insieme a tanti altri bambini, capace di dimostrare già a sette anni alcune importanti doti che l'aiuteranno nel futuro di investigatrice: fare tante domande, per esempio, e poi non affidarsi ai pregiudizi nel cercare risposte ai tanti misteri che la vita propone.
Il suo primo banco di prova è dato da un caso di furto a scuola: sono spariti panini e dolcetti e si fa strada l'idea che il colpevole sia Poloko, un ragazzino particolarmente goloso. Precious non si accontenta di sospetti così infondati e comincia a indagare, preparando, poi, una trappola molto golosa per il presunto ladro.
E' questa una trama semplice, adatta a lettori e lettrici dagli otto anni, un intreccio che rivela subito gli ingredienti che ritroviamo nei romanzi dedicati al pubblico adulto: niente tragedie e sangue che scorre a fiumi, al contrario i normali casi della vita, i dispiaceri, le paure, le amicizie e i tradimenti che possono entrare nella vita di chiunque; poi l'intuitiva saggezza della protagonista, che guarda ai dolori e alle gioie del mondo con pacata partecipazione; infine l'Africa rurale, lontana dalle guerre e dagli scenari meravigliosi dei grandi parchi. Una vita semplice, essenziale, in cui ci si può riconoscere, anche vivendo una vita molto diversa.


Colgo l'occasione dell'uscita di Precious e le scimmie, pubblicato ora da Guanda con le illustrazioni di Iain McIntosh, per riproporre a lettori e lettrici appena più grandi, dai undici anni in poi, il primo dei romanzi dedicati alla Ladies'Detective Agency N.1, Le lacrime della giraffa, in cui compaiono tutti i personaggi memorabili di questa collana di romanzi: oltre alla nostra Precious, il marito signor Matekoni, abile meccanico, con i suoi indolenti collaboratori; la segretaria, signorina Makutsi, usa parlare con le proprie scarpe. La direttrice dell'orfanotrofio, che riesce nella facile impresa di far adottare due fratellini rimasti orfani. Ovviamente c'è un caso da risolvere, la sparizione di un giovane, avvenuta ben dieci anni prima. La nostra Precious, sorseggiando innumerevoli tazze di tè rosso, saprà sciogliere l'enigma, con molta umanità e altrettanta saggezza.
Anche queste possono essere letture estive per ogni età, leggere sì, ma con una buona dose di pensiero.

Eleonora

Precious e le scimmie”, A. McCall Smith, ill. di I. McIntosh, Guanda 2015
Le lacrime della giraffa”, A. McCall Smith, Guanda 2003, ora disponibile in Tea, 2004



giovedì 25 settembre 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


UNA FAVOLA AL TEMPO DELLA CRISI


Lo sfondo di questa storia è una cosa seria: la città di Dublino è travolta dalla crisi economica, la stessa che sta soffocando anche noi; se i dati macroeconomici possono sembrare una cosa astratta, gli effetti sulla vita delle singole persone diventano qualcosa di concretissimo: disoccupazione, precarietà, vite spezzate. Cose serie, quindi cose da ridere, almeno per il nostro autore.
Ritorna la formula magica di Roddy Doyle che in All'inseguimento del Cane Nero, pur senza uguagliarlo, ricorda il mitico Trattamento Ridarelli: abbiamo il mondo dal punto di vista dei bambini, gli unici in grado di vederlo con occhi nuovi; abbiamo una cornice di animali parlanti e solidali, perché si sa che i bambini possiedono l'anello di Re Salomone; abbiamo un'azione continua, una lunga corsa all'inseguimento del Cane Nero. Se vi ricordate gli indimenticabili gabbiani, disgustati dal merluzzo, che accompagnavano la strada del signor Mack, non potrete che sorridere, ritrovandoli qui, ancora starnazzanti.
Gloria e Raymond sono due ragazzini intraprendenti, che amano sgusciare sotto il tavolo per ascoltare le chiacchiere dei grandi; una sera però si percepiscono solo mormorii, ovvero il bisbiglio dei discorsi troppo seri o dolorosi. Tutta la famiglia è preoccupata per lo zio Ben, che ha perso il lavoro ed è venuto a vivere a casa del fratello. È la nonna, un po' sorda, ma per niente rimbambita, a fare la diagnosi: il Cane Nero della depressione si è impossessato dell'ossobuffo di Dublino. Papà, mamme, zii, fratelli e sorelle sono preda della tristezza, della rinuncia, dell'avvilimento: hanno perso il lavoro, magari anche la casa e non sanno come fare. Questo è il terreno di caccia del Cane Nero: la disperazione e lo sconforto, e i bambini rischiano di esserne travolti, vittime ancora una volta delle storture del mondo dei grandi.
Da qui l'eroica decisione dei nostri ragazzini di andare in cerca di questo misterioso quadrupede, fatto di nuvola, ma anche di carne. Durante questa lunga e pericolosa caccia notturna si aggregano via via altri ragazzini, anche loro mossi dal desiderio di aiutare un parente, il papà, un fratello maggiore, una zia.
A loro spetta il compito di salvare la città, perché solo i ragazzini sono portatori di futuro; dunque questi piccoli eroi si riuniscono e si mettono sulle tracce del nemico d'ombra, che ha rubato l'ossobuffo di Dublino, ovvero l'allegria, la speranza, la capacità di ridere anche quando le cose vanno male.
Una lunga interminabile corsa attraverso la città, per salvarla dalla tristezza, ridandole quello spirito unico, che può consentire di affrontare le avversità.

Ancora uno sguardo sovversivo, provocatorio: il mondo occidentale che affonda nella crisi, distrugge le vite, mina la coesistenza civile, disarma il lavoro, principale fonte di dignità e di riconoscimento sociale; dove finisce il lavoro inizia il degrado, la povertà, l'assenza di solidarietà. Ma come raccontarlo ai bambini, spettatori incolpevoli di questa crisi? Doyle riesce a raccontarlo ai suoi lettori infondendo la necessaria speranza che a questa situazione si può reagire, la si può sovvertire, ritrovando il senso dello stare insieme e del darsi una mano. Forse più che di depressione, avrei parlato di rassegnazione, il dare per scontato l'immodificabilità dello stato di cose presenti; mi sembra sia uno dei connotati più tristi della vita di tanti/e ragazzi/e.
Il mondo salvato dai ragazzini? Come slogan troverei più appropriato E una risata vi seppellirà.

Eleonora

All'inseguimento del cane nero”, R. Doyle, Guanda 2014



lunedì 27 gennaio 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per sognare)

RICORDARE È L'UNICO ANTIDOTO

Otto. Autobiografia di un orsacchiotto, Tomi Ungerer
Mondadori 2003


NARRATIVA PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il giorno in cui mi trovai in una vetrina di un rigattiere, dissi a me stesso: "Sei diventato vecchio, caro Otto!
Sono nato in una piccola fabbrica della Germania e ancora oggi ricordo..."

Otto, orso di pezza, non dimentica e attraverso i ricordi comincia a raccontarci la sua storia.
Cucito all'interno di una fabbrica tedesca, fu comprato da un padre e una madre come regalo di compleanno per il loro bambino, David.
Compagno inseparabile di ogni suo gioco, Otto è un orsacchiotto particolare. Porta su di sé un segno che lo rende riconoscibile: una macchia di inchiostro sull'orecchio, che non è mai più andata via.
Otto è testimone muto del terribile destino che si delinea per David e per la sua famiglia. Anche David ha una macchia sui suoi vestiti: una stella gialla che lo rende riconoscibile: David è ebreo.
Un attimo prima di essere portato via da uomini feroci in divisa, David lascia in custodia il suo amato orsetto all'amico Oskar. Con lui Otto sperimenta l'orrore della guerra: bombardamenti, fughe nei rifugi antiaerei, morte e la città distrutta. Finito sotto le macerie di una grande esplosione, Otto viene trovato da un soldato americano al quale salva inconsapevolmente la vita, trasformandosi per lui in scudo contro un proiettile nemico. Pupazzo eroe, cui l'esercito degli Stati Uniti conferisce anche una medaglia al valore, Otto sbarca in America dove ha di nuovo una casa e l'amore di una bambina intorno. Ma la serenità  dura poco. Attraverso altre peripezie finisce nella vetrina di un rigattiere, davanti alla quale passa però un giorno un anziano turista tedesco che lo riconosce, grazie a quella macchia di inchiostro fatta durante un gioco di tanti anni prima...
I tre piccoli amici di un tempo, Oskar, Otto e David, ormai vecchi si ritrovano a ricordare le loro storie davanti a un bicchiere di vino. Sopravvissuti a tanti orrori, i tre ormai inseparabili hanno un compito importante da svolgere: conservare la memoria della loro vita passata. Essere testimoni, in un racconto che non deve mai finire nel silenzio.

Carla

Una bambina da un altro mondo, Aharon Appelfeld
Guanda 2014


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
 
Una bambina da un altro mondo, dello scrittore israeliano Aharon Appelfeld, è una favola. Ma è anche un racconto, trasfigurato. Parla di due bambini ebrei, Adam e Thomas, nell'Europa dell'Est, verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, con l'esercito tedesco prossimo alla disfatta, l'Armata Rossa che avanza, liberando i territori dal giogo nazista. Ma lo spietato sistema di annientamento, la 'soluzione finale', è ancora attuato con la precisione chirurgica e la ferocia che hanno già causato milioni di morti. Quindi anche nel paese in cui vivono i protagonisti si fanno ancora rastrellamenti, si avviano treni piombati verso la destinazione finale.
Adam e Thomas si ritrovano in un bosco, in cui le rispettive madri, pur senza dirselo, hanno mandato i loro figli, nell'ultimo disperato tentativo di salvarli dai rastrellamenti. Hanno con sè lo zaino con delle coperte, medicinali, le provviste per qualche giorno; devono raggiungere la casa di una contadina, ma non la raggiungeranno mai. Il racconto non è che la descrizione del loro operoso sopravvivere, del loro industriarsi, del resistere alla fame e alla paura. Del loro crescere, con la testa piena di domande senza risposta, hanno forse fatto qualcosa di male, sarà perchè sono ebrei? Ma soprattutto dei loro incontri: con Mira, la bambina da un altro mondo, ospite, in realtà sfruttata a maltrattata, di un contadino, che procura loro di nascosto il latte, il formaggio, il pane, consentendogli, così, di sopravvivere. Sergej, l'anziano contadino, che, al sopraggiungere dell'inverno, li aiuta come può. I fuggitivi, che i nostri ragazzini cercano di aiutare, mentre all'orizzonte si sentono i cannoni dell'Armata Rossa.
Questa storia è una favola, racconta un finale con le mamme ritrovate, l'ospedale da campo dell'esercito russo che li accoglie e cura Mina, fuggita dal suo persecutore. E' proprio la sua leggerezza a colpire al cuore, esattamente nel momento in cui ci dice che a questi bambini è andata bene, anche se è toccato loro in sorte un'infanzia terribile. Perchè sappiamo che quello che racconta è vero, e rieccheggia la biografia dell'autore, è successo realmente. La persecuzione, i rastrellamenti, la crudeltà pianificata, organizzata come un sistema industriale, nell'obbedienza nella compiacenza nell'indifferenza dei più.
La trama ricorda il poetico Lo zoo di mezzanotte, dove la disperazione veniva trasfigurata nella dimensione fantastica. I bambini che fuggono di notte nei campi, la madre che allontana i figli come estremo gesto d'amore. E ricorda tante fughe, vere, presenti, tante persecuzioni, tanti bambini cui è sottratta l'infanzia.
Ne sono convinta, ricordare è l'unico antidoto ad un veleno, multiforme, tutt'altro che annientato. Ricordare i sommersi, i salvati, ma anche chi è stato capace di dire no, opponendosi al dominio del male, è un dovere.

Eleonora



lunedì 28 ottobre 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


PER GRANDI, PER PICCOLI, PER CHI?

Nel guardare alcune novità editoriali mi è sembrato di cogliere un filo conduttore, che mi crea, però, qualche perplessità. Nel giro di poche settimane sono arrivati in libreria almeno due titoli, più uno un po' più complicato, con la comune caratteristica di essere firmati da autori notoriamente dedicati alla narrativa per gli adulti, importati nel già vasto mondo della letteratura per ragazzi.


In un caso abbiamo Andrea Camilleri, il cui racconto è illustrato da Giulia Orecchia: in Magarìa, pubblicato nella collana Contemporanea della Mondadori, un nonno, passeggiando con la nipotina, le racconta una storia; ma la nipotina è distratta da un sogno che ha fatto, in cui il nano di un circo le ha svelato la magarìa per far scomparire e poi ricomparire le persone: ci vogliono sette parole mammalucchigne per scomparire e poi altrettante per ricomparire. Inutile dire che la picciridda dirà le sette parole e scomparirà, solo che non si ricorda quelle per ricomparire. A questo punto l'astuto autore proporrà non uno, ma ben tre finali, perché le storie per bambini devono finire in un certo modo. Come sempre per Camilleri, grande maestria nel giocare con il linguaggio, con la dosata mescolanza di italiano e di 'vigatese', e anche una buona dose d'ironia, che consente al bambino di prendere le distanze dal meccanismo del racconto. 

 
Se dunque la magarìa viene bene a Camilleri, incontriamo qualche difficoltà in più con Il mio amico Asdrubale, di Gianni Biondillo, per la collana di Guanda, le Gabbianelle, dedicata proprio alle storie scritte dagli scrittori 'da grandi' e dedicata ai lettori in erba. Storia per ragazzini dai 7/8 anni, racconta di un'amicizia fra un bambino e una bambina legata all'esistenza di un albero vicino alla loro scuola, albero che forse dovrà essere abbattuto se non ci sarà l'indignata reazione di tutti i bambini. La storia fila e le capacità narrative dell'autore sono fuori questione, ma già in questa storia viene da chiedersi perché un bravo scrittore , nel momento in cui si dedica ad una storia per ragazzi, deve costruire una trama in cui prevale troppo il finale edificante, la dimensione educativa, il messaggio che deve emergere forte e chiaro, anche a scapito dell'efficacia della narrazione stessa?


La perplessità diventa un grande boh?, guardando Culodritto e altre canzoni, di Francesco Guccini, ovvero i testi di alcune canzoni del cantautore emiliano, accompagnate dalle splendide illustrazioni di Alessandro Sanna, che appare davvero in uno stato di grazia.
La perplessità non è certo nel merito del testo, che è dichiaratamente quel che è; tanto meno sull'uso di immagini, laddove c'è, come si è detto, la qualità incontestabile del lavoro di Sanna; ma è nel mix che si è voluto creare con un libro che strizza l'occhio ai bambini, ma non è un libro per bambini. La prefazione dell'autore lascia pochi dubbi, ai bambini si pensa, ma non si possono spacciare i testi di canzoni, su cui non ho nulla da obbiettare, per favole moderne. Ne è emerso un ibrido dalla difficile collocazione, che rischia di dispiacere sia gli affezionati cultori gucciniani sia ai bambini cui fosse regalato.
Ma perché non fare un illustrato dichiaratamente per grandi? Forse perché si pensa di venderne meno copie? Ha avuto più coraggio e lungimiranza la Rizzoli, così come altri editori più specializzati, che pubblicano testi che vanno nella direzione del libro illustrato senza specifiche determinazioni sull'età del lettore.

Eleonora

“Magaria”, A. Camilleri, Mondadori 2013
“Il mio amico Asdrubale”, G. Biondillo, Guanda 2013
“Culodritto e altre canzoni”, F. Guccini, Mondadori 2013

lunedì 2 settembre 2013

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


RACCONTI AFRICANI
L’Africa, continente contraddittorio ed evocatore di immagini contrastanti, dalla povertà, alla guerra alle meraviglie naturali, è oggetto di due piccoli libri, che saranno probabilmente sfuggiti alla vostra attenzione: si tratta di due raccolte di favole e storie tradizionali africane, trascritte da Alexander McCall Smith, autore della fortuna serie di gialli della the No.1 Ladies Detective Agency, ovvero la serie di cui è protagonista Mma Precious Ramotswe.
 


Le due raccolte di storie, La ragazza che sposò il leone e Il leone e la lepre, non fanno nulla per rendersi accattivanti: formato piccolo, nessuna immagine, a parte le amabili copertine di Scarabottolo, non è certo un libro pensato per i bambini, ma per lettori ben consolidati e curiosi.
Vale la pena, però, sfogliare questi volumetti, magari cercando consonanze con il nostro patrimonio tradizionale, popolato di lupi, volpi e orsi, a fronte di leoni, iene e uccelli misteriosi. Troveremo storie davvero poetiche, come Sorella d’ossa, in cui i coccodrilli svolgono un imprevedibile ruolo salvifico, o L’uccello da latte. Altri inevitabilmente crudeli, con la punizione degli ingenui e dei cattivi. Quello che colpisce è, però, soprattutto l’immagine dell’Africa rurale, con i suoi riti, le sue tribolazioni, le sue magie. Le stesse atmosfere che si respirano nei romanzi che lo stesso autore ha dedicato al suo personaggio più fortunato, Mma Ramotswe, la detective di corporatura tradizionale, che, risolvendo enigmi, racconta quella parte dell’Africa non brutalizzata dalle guerre e dalla miseria. Si respira un’aria familiare, di quel mondo contadino, appena sfiorato dalla modernità, che noi ci siamo lasciati alle spalle solo qualche decennio fa. Le sue storie, ambientate nel Botswana, sono letture piacevoli anche per i ragazzi dai dodici anni in poi; in particolare mi piace consigliare il primo, Le lacrime della giraffa, ora disponibile nell’edizione Tea. E' una lettura scorrevole, con personaggi originali, dal signor Matekoni, alla segretaria, signorina Makutsi, che parla con le proprie scarpe e quest'aria di essenzialità, di una vita sfrondata dagli orpelli della nostra assillante modernità.


Se invece volete rimanere in ambito fiabesco, come non ricordare Le mie fiabe africane, pubblicate da Donzelli con Nelson Mandela teorico curatore. La raccolta, uscita nell'edizione italiana nel 2004, mette insieme storie tradizionali e moderne, affiancate dalle illustrazioni di diversi artisti africani. Ho un ricordo speciale legato ad uno di questi racconti, La madre che divenne polvere: una lettura magistrale, fatta da Carla ad un gruppo di ragazzini, di una storia di grande poesia.


Permettetemi di chiudere come farebbe un narratore Ashanti: “Quella che ho raccontato è la mia storia, dolce o amara che vi sia sembrata, qualcosa portatela con voi e qualcosa lasciate che torni a me”.*
Eleonora
*Dalla premessa di Mandela al volume Le mie fiabe africane.

“La ragazza che sposò il leone”, A. McCall Smith, Guanda 2012
“Il leone e la lepre”, A. McCall Smith, Guanda 2013
“Le lacrime della giraffa”, A. McCall Smith, Tea 2007
“Le mie fiabe africane”, N. Mandela, Donzelli 2004

lunedì 19 novembre 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

STORIA DI UN GATTO E DI UN TOPO



Sepulveda è tornato a raccontare ai bambini, con una storia che potremmo dire la prosecuzione ideale della Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare. Anche qui il nocciolo narrativo è dato dall’apologia, semplice diretta e inequivocabile, dell’amicizia. Mix è il gatto, nero e bianco e dal profilo greco, di Max, ragazzino diventato grande: quando va a vivere da solo porta Mix con sé in una casa con una preziosa botola che schiude il mondo dei tetti al suo compagno di vita. Ma il tempo che passa toglie la vista all’avventuroso gattone, costretto a passare molto tempo ascoltando i rumori che lo circondano. E’ così che scopre il temerario topolino messicano, Mex, che si intrufola nella loro vita, perché non sa resistere alla dolce tentazione dei cereali croccanti. Mix e Mex, in barba a ciò che la natura vorrebbe, diventano grandi amici, regalandosi reciprocamente quanto di meglio possono offrire: ‘Per tutto il tempo –lungo o breve, non importa (…)- che il gatto e il topo trascorsero assieme, Mix vide con gli occhi del suo piccolo amico e Mex fu forte grazie al vigore del suo amico grande. E i due furono felici, perché sapevano che i veri amici condividono il meglio che hanno.’
La storia finisce così e quello che può sembrare un limite, l’esplicitazione forte del messaggio morale sottolineato dagli aforismi che chiudono quasi ogni capitolo, in realtà, dal mio punto di vista, è il vero punto di forza di una storia semplicissima ed essenziale, che dichiara apertamente quello che vuole essere: un apologo sull’amicizia e sulla possibilità di comprendersi anche fra diversi.
Certo, il lettore adulto non si rispecchia in tanta semplicità; ma credo l’autore volesse andare dritto al cuore dei bambini per consegnare loro un messaggio di speranza: l’amicizia ci rende migliori, ci insegna il rispetto e ci dà forza. Detto con lo stile narrativo che è stato proprio della Gabbianella, una lirica in forma di prosa.
Vietato agli scettici e ai critici letterari, è un libro che aiuterà i grandi a raccontare ai propri bambini il valore dell’amicizia, della lealtà, della comprensione.
Le interviste che l’autore ha rilasciato rendono bene l’idea del senso che l’autore attribuisce a questa sua ultima fatica; guardate ad esempio qui

Ed ecco il breve booktrailer:



Chi conosce la biografia di questo scrittore, imprigionato e torturato dalla polizia di Pinochet, esule per vent’anni, sa che il suo modo di vedere, il suo pervicace attaccamento ai ‘valori’ sociali hanno una precisa ragion d’essere.
Bentornato, Luis!

Eleonora

Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico”, L. Sepulveda, Guanda 2012.
Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, L. Sepulveda, prima edizione 1996.