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lunedì 27 febbraio 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

NERO FUMO 

Aspettando l'alba, Fabiola Anchorena (trad. Marta Rota Núñez) 
Kalandraka 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

 "E da molto che non vediamo l'alba. 
 Nemmeno la luna tra le stelle, né la pioggia lenta che scende. 
Sembra che il sole se ne sia andato via. 
Sarà stata la fatica di sorgere ogni mattina?" 

Il cielo nella foresta è nero pece e un gruppo di animali, guidati da un giaguaro femmina si incamminano tra gli alberi in cerca della luce del sole. 
Lentamente sentono il calore, forse finalmente è il sole. Ma no, quel bagliore che si fa sempre più forte che li investe è il fuoco. Il fuoco di un grande incendio che sta devastando e riducendo in cenere la foresta. Non è calore che scalda, è calore che brucia. Scappano gli animali. Solo l'armadillo è rimasto un po' indietro. 
Lontano dal bagliore del fuoco, si mettono in salvo e solo allora sentono scendere sui loro mantelli le gocce della pioggia, che per tutti significa pace. Le fiamme si sono spente e lenta torna la luce del sole e con essa i colori. 
Sugli animali il fuoco ha lasciato un segno e loro non sono più gli stessi, ma la foresta lentamente rifiorirà e i colori, anche loro stanno tornando. Facciamo qualcosa perché restino. 

Al suo primo albo 'in solitario' , Fabiola Anchorena, giovane illustratrice peruviana, vince il Premio Compostela 2022. Obiettivo raggiunto. E' lei stessa a raccontare, in una bella intervista, che quando andava al liceo dichiarò a sua madre che entro il suo quarantesimo compleanno avrebbe pubblicato un libro. Ed eccolo qui, pubblicato, premiato e tradotto in 6 lingue diverse, una l'italiano. 


L'idea originaria nasce da un necessario bisogno di risarcimento, di saldo di un debito interiore, che lei ha avvertito forte e chiaro dentro di sé quando nel 2019 un devastante incendio ha distrutto parte della foresta amazzonica sul versante brasiliano, peruviano e boliviano. 
Esattamente un anno prima lei stessa aveva fatto un viaggio in quella parte del mondo in cerca di una sua perduta pace interiore e ora quegli stessi posti che le avevano ridato un po' di tranquillità erano finiti in fumo e gli animali che in quella foresta vivevano avevano fatto una fine ancora peggiore. 
Se l'idea originale c'era, tuttavia le mancava ancora una storia per poterlo raccontare. 
La storia è arrivata quando le capitò in mano un articolo in cui si raccontava che il fumo, la caligine dell'incendio in Amazzonia aveva addirittura oscurato il cielo della città di San Paolo. 
Quel cielo plumbeo è diventato il grande nero che gli animali attraversano nella loro corsa verso la salvezza. 
Una copertina nera non passa mai inosservata. E se poi quel nero dilaga anche all'interno del libro la cosa si fa anche più interessante. 
Tre sono le fasi che la storia attraversa e per ciascuna di esse Fabiola Anchorena decide di usare una dominante di colore. 
Il nero plumbeo che avvolge la loro fuga, il rosso del fuoco e infine il verde, ma soprattutto la luce che l'acqua rigeneratrice porta con sé. 
Ognuna di queste dominanti ha un suo preciso riscontro emotivo. Il nero, nonostante la bellezza dei giochi di ombre che riesce a creare con gli animali che si intravedono, con le silhouette degli alberi, porta con sé un senso di incombente pericolo e paura diffusa in quegli animali che lo percorrono di corsa. 


Del rosso arancio si comincia a percepire traccia nei tronchi, ma soprattutto nelle scintille che lei magnificamente ottiene picchiettando su un fondo scuro gocce di cloro che producono questo meraviglioso effetto. Lo stesso effetto che si ha su un tessuto che si macchia con gli schizzi di candeggina. Tutto poi rilavorato e perfezionato con il digitale. 
E anche quella pagina in cui gli animali ci guardano, o meglio capiscono che quel bagliore è dato dal fuoco e non dal sole è un piccolo capolavoro che lavora a livello sensoriale, nel senso che si percepisce con gli occhi la caligine, il caldo soffocante, la mancanza di ossigeno, cui le parole alludono.


Terzo momento importante è segnato dall'arrivo della pioggia. Anche in questo caso il passaggio è molto delicato, ma lei lo risolve utilizzando lo stesso sistema usato per ottenere le scintille del fuoco, ma è nel cambio di prospettiva visuale che tutto si accende: quel giaguaro visto dall'alto è una magnifica soluzione per creare l'effetto di refrigerio. 
Il tutto si stempera poi nelle pagine successive. Del rosso e dell'arancio restano tracce nell'angolo inferiore sinistro della pagina. Tuttavia non scompare, ma anzi si schiarisce, ossia si illumina e permea la pelliccia del giaguaro e punteggia qua e là, i fiori degli alberi e poi sempre più acceso, le piume dei pappagalli.
 

Bella idea mettere sotto gli occhi di un bambino un libro del genere. 

Carla

venerdì 15 gennaio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I SÌ CHE AIUTANO A CRESCERE

Liberi tutti! Arianna Papini
Uovonero 2015



ILLUSTRATI PER PICCOLISSIMI (dai 2 anni)

"No. La neve.
Sì. Il silenzio.
No. La terra.
Sì. Giocare.
No. La pioggia.
Sì. Le pozze."


No alla neve che è fredda che può gelare piccole mani. Sì alla bellezza del silenzio che ha molto a che fare con la neve che tutto attutisce. No alla terra perché potrebbe infilarsi sotto piccole unghie. Sì al gioco fatto con polpette di terra che sembran patate. 


No alla pioggia che può bagnare piccole teste, sì al gusto di saltare dentro le pozzanghere con piccoli stivali nei piedi. No al buio che che inghiotte ogni cosa, sì alla notte con la luna e le stelle. No al sole che brucia giovani pelli, sì alla luce che irradia ed è fonte di vita. No al bagno che l'acqua è fredda, è mossa, è pericolosa. Sì al mare dove anche un gatto può imparare a nuotare...


I no e i sì nella prima infanzia dei bambini e delle bambine sono punti cardinali per orientarsi. Resta da chiedersi quanti siano i no, rispetto a sì, che puntellano la giornata di un bambino piccolo e quanto effettivamente essi siano portatori di senso profondo e non siano invece dettati da esigenze contingenti e si rivelino soluzioni più veloci e sbrigative in nome di un ipertrofico senso di protezione nei confronti dei più deboli, dei più indifesi, dei più piccoli.
Questa domanda, quanti no diciamo a un bambino o a una bambina, in nome della sua tutela, in ragione del fatto che noi siamo grandi e sappiamo come 'si fa', se la sono posta le educatrici dei nidi di montagna della zona intorno a Cles, in provincia di Trento. La cooperativa sociale La Coccinella, che è la mente di tutto questo, ha dato l'avvio a un progetto che, per esempio nel nido di Brentonico, ha avuto esiti significativi: un giardino 'avventuroso' dove boschetti di bambù sono terreno di esplorazione per bambini con su cappellini dal muso di panda...
Più in generale, in molti nidi di montagna di quella zona si è avviata una riflessione approfondita tra le educatrici e chi si occupa della formazione, in secondo luogo sono stati progettati e realizzati luoghi di accoglienza e sperimentazione del progetto stesso (il bosco di bambù, per esempio) e terzo, ultimo ma non ultimo esito di tutto questo, è il libro che Arianna Papini ha immaginato. Liberi tutti!, una narrazione lieve con i toni della poesia, che ruota intorno al senso ultimo del progetto, ovvero il diritto al rischio che deve essere garantito anche ai più piccoli.
Leggero, ma solido, come le sue illustrazioni, il testo si compone di sette no e sette sì. L'ottavo no è diverso perché incrinato dal dubbio, e il sì che lo bilancia ha, invece, il tono del trionfo.


La conoscenza passa per l'esperienza, questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Spesso però l'esperienza viene sottratta e negata a chi invece avrebbe bisogno di farla per poi essere in grado di crescerci sopra. L'imprevisto, lo sconosciuto, sono ponti che vanno attraversati se si vuole davvero consolidare le competenze, le sicurezze, le abilità dei bambini ancora molto piccoli. Questo non vuol dire che l'adulto debba sottrarsi alle proprie responsabilità, ma che debba piuttosto convogliarle nel creare un corretto equilibrio tra quello che è il rischio e la possibilità del piccolo di affrontarlo in sicurezza.
Arianna Papini, con la sintesi di cui spesso è capace, prova a dare un suggerimento in tal senso. Accanto ad ogni no, quelli più consueti che sentiamo dire a molti adulti, mette un sì che assume il valore contrario di apertura, di possibilità, di cambio di prospettiva.
Nel suo libro, la tesi che il rischio possa trasformarsi, in questo ribaltamento prospettico, in opportunità o possibilità da parte delle bambine e dei bambini di misurare se stessi, e lì a disposizione di chi la voglia cogliere e fare propria nella pratica quotidiana.
Al di là di tutto, non sarebbe buon esercizio ad ogni no affiancare sempre un sì?


Le salite e le discese tutti le devono affrontare e i sassi lungo il cammino tutti li incontreranno e, in caso di bisogno, alcuni di loro, soprattutto quelli non più alti di un pollice, li metteranno in tasca per tornare a casa...

Carla


giovedì 14 maggio 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ADIEU, LES LOUPS!

Lupo & Lupetto-Un'arancia bellissima,
Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec (trad. Tommaso Guerrieri)
Clichy 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Fu Lupo a coglierla.
Era ancora più rotonda di quanto pensasse.
E più dolce. E più bionda.
Mentre stava per morderla, Lupo vide lo sguardo triste di Lupetto.
Lupo guardò la bella arancia, sospirò, poi la lanciò verso di lui.
Lupetto sorrise e tese le mani."

Tutto ruota intorno a una bella arancia rotonda. Entrambi la vorrebbero, ma Lupo è più grande e arriva per primo a prenderla, ma proprio perché è più grande si sacrifica e, visto lo sguardo di delusione del piccolo, lancia l'arancia, forse con un po' troppo entusiasmo, verso Lupetto. L'arancia, però, sfugge e comincia a rotolare verso valle. 


Verso un bosco sconosciuto, ovvero una città piena di palazzi, macchine e pericoli. Lupetto si lancia all'inseguimento e si inoltra tra le case in cerca. Lupo aspetta ma Lupetto non torna e così anche lui si avventura in cerca del suo piccolo amico.
A un angolo di strada trova l'arancia e poco più in là di Lupetto trova solo il cappellino...Mille pensieri foschi si accalcano nell'animo apprensivo di Lupo e comincia per lui una corsa forsennata alla ricerca del suo piccolo che non si trova. All'improvviso, però, la tetra città cambia aspetto e tutto si illumina come se il Sole si fosse avvicinato un bel po'. Ma la meraviglia non finisce qui. Avvolto in questo bagliore c'è Lupetto. Ora è lui seduto all'ombra dell'albero a guardare lontano. Collina e albero, però, non sono gli stessi di sempre. Qui c'è la sabbia, c'è il mare, c'è il vento che spettina la palma sotto cui Lupetto con gli occhiali da sole, la tavola da surf e una bibita in mano aspetta.
Tutto è diverso. E soprattutto è differente il legame che li tiene ancora insieme.


E' passato del tempo dalla prima volta che questi due si sono incontrati. Lupo all'epoca, io lo ricordo, era grande, solitario e vagamente egoista. Lupetto era, per suo conto, piccolo, in cerca di compagnia e vagamente invadente. Nonostante tutto hanno fatto coppia: padre e figlio? Amici per la pelle? Fratello maggiore e fratellino? Chi può dirlo con certezza? Con il passare del tempo, attraverso i loro libri, Lupo & Lupetto hanno costruito la loro relazione fatta principalmente di reciproco affetto, di cura. Ricordo l'apprensione 'paterna' di Lupo quando Lupetto spariva. O la trepidazione 'infantile' di Lupetto a vedere Lupo in pericolo. Il loro reciproco sforzo di accontentare i desideri dell'altro. Ricordo la loro sensibilità e la loro curiosità rispetto alla natura circostante. Tutto questo lo si ritrova nell'ultimo titolo della serie. Affetto, cura reciproca, amicizia sono il collante che li tiene uniti anche quando si separano.
L'arancia bellissima è pretesto per ragionare proprio su questo: sulla separazione temporanea che allontana inevitabilmente i piccoli dai grandi, nel momento della loro crescita. Siamo arrivati al capolinea. E' un distacco fisiologico, sano, che alla fine del percorso -quando anche i binari finiscono nel nulla-  rivede i protagonisti con i loro ruoli invertiti. Ora sotto l'albero su questa nuova collina assolata c'è chi tanto tempo fa si era inerpicato sulla prima in cerca di compagnia. E ora, sulle sue tracce, c'è chi all'epoca si era dimostrato un severo maestro di arrampicata sui rami.


Ognuno deve essere pronto a cambiare di ruolo e a lasciare che i piccoli diventino grandi e arrivino da soli in cima alla propria collina. E bisogna saper accettare colline anche molto differenti tra loro. Ma soprattutto per crescere occorre fare strada assieme, occorre essere affettuosi e attenti reciprocamente, occorre lasciare andare e poi seguire a distanza.
E così il ciclo di Lupo & Lupetto, come anche il percorso di crescita, si concludono all'unisono.
Da un lato, a sapere che questo è l'ultimo episodio della loro storia, mi rattristo, ma dall'altro mi compiaccio pensando che Tallec & Brun-Cosme sono stati bravi a mantenere salda la barra del timone e a non cedere alla tentazione di mettere in cantiere un altro titolo di Lupo & Lupetto, nonostante il successo.
In tal modo si separano da questi meravigliosi personaggi e dai loro lettori senza cadute di tono.
Al contrario, Un'arancia bellissima mi è sembrato perfettemante all'altezza dei due precedenti, addirittura una sorta summa di tutto il percorso, riuscendo a mantenerne inalterato il senso poetico.
E' l'ultima autentica e necessaria tappa di un percorso di crescita.
Dobbiamo lasciarli andare: in bocca al lupo, lupi!
 
Carla

giovedì 5 giugno 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SOTTO LA CAMERA DEI GIOCHI

La bomba, Todd Strasser
Rizzoli 2014

NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)


"Fino a pochi mesi fa la cosa che mi faceva più paura in assoluto era papà che mi inseguiva con il battipanni. Poi la cosa più spaventosa è diventata la possibilità di un attacco dei Russi. Adesso è stare in questo rifugio circondato da adulti che litigano e decidono della vita e della morte di altre persone."

Scott ha tredici anni. È il 1962, la Guerra Fredda tra Usa e Urss è al culmine. Cuba è a due passi e tutti gli americani temono un attacco missilistico da parte sovietica: il panico nel paese per una nuova guerra nucleare si diffonde e alcuni decidono di organizzarsi. Tra questi, il padre di Scott decide di costruire nel giardino di casa un rifugio antiatomico.
Un grande cubo di cemento interrato che poi viene 'nascosto' da un nuovo ambiente della casa, la camera dei giochi per i ragazzi. Che ironia!
In quel bunker, in seguito al tanto temuto attacco, una notte si rifugia la famiglia di Scott, ma anche, forzando l'entrata, i vicini che non sanno dove nascondersi. Un cunicolo progettato per 4 o 5 persone ora ne deve accogliere una decina.
La vita spensierata, quasi inconsapevole, di un ragazzino in crescita si trasforma all'improvviso nel peggiore degli incubi: terrore, buio, fame, disperazione.

Come binari che lentamente vanno a convergere verso un unico punto all'orizzonte, sono due le storie che, alternandosi nella sequenza dei capitoli, Todd Strasser racconta. Da una parte c'è la vita 'di sopra', ovvero l'adolescenza di Scott, fatta di insicurezze, di scoperte ed ingenuità, di amicizie e di primi amori, dall'altra c'è la vita 'di sotto', ovvero quelle prime settimane passate nel rifugio, segnate da mille difficoltà, dalla paura, dalla fame, dalla vergogna, dalla convivenza coatta in uno spazio angusto, fatte di lotta per la sopravvivenza, dove i peggiori istinti dell'uomo vengono a galla.
Da una parte c'è l'aria fresca, la luce, la vita sociale e la vita privata, le convenzioni che tengono insieme la società benpensante americana; in altre parole c'è la serenità. Dall'altra c'è il buio, la mancanza dell'aria, del cibo e dell'intimità e di ogni rispetto dell'altro; in altre parole c'è l'angoscia.
Sullo sfondo di uno spaccato di vita della provincia americana, queste due vicende, questi due stati d'animo, sono in rotta di collisione e si avvicinano lentamente ma inesorabilmente fino al momento dell'impatto: quella fatale esplosione che colpisce l'America e che, nel dettaglio, vede questi tre nuclei familiari convergere verso un'unica scaletta angusta.
Nulla potrà essere più come prima. Là sotto si ritrovano la famiglia di Scott (suo padre, la madre, feritasi gravemente nella discesa, la tata e suo fratello minore), parte di quella dei McGovern, e la famiglia Shaw al completo (il suo miglior amico con i genitori).
In questo soffocante microcosmo gli stessi personaggi che abbiamo visto in azione 'di sopra', ora agiscono 'di sotto'. Per bocca di Scott che è testimone attonito di come un uomo possa trasformarsi in condizioni estreme, Strasser racconta con grande lucidità e crudezza i grandi limiti dell'umanità.
Lo spunto di partenza pesca così tanto nel profondo il nostro immaginario che le 250 pagine che seguono incollano il lettore al libro: la tensione è sempre al limite, fino al momento della riapertura di quella pesante botola...


Carla

Noterella al margine. Il finale, tutto sommato, ben più debole rispetto alla potenza dell'intero romanzo credo sia dovuto al fatto che anch'esso si alimenta di un topos dell'immaginario collettivo non da poco: the day after. E questa sarebbe materia di un altro libro ancora, quindi non ora e non qui.

Altra noterella al margine. Todd Strasser è figlio di un uomo che negli anni Sessanta costruì nel giardino di casa un rifugio antiatomico...

giovedì 20 dicembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CAPPUCCETTO ROSSO UNA FIABA MODERNA, Roberto Innocenti, Aaron Frish
La Margherita 2012


ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 10 anni)

"Avvicinatevi, bambini, e vi racconterò una storia intessuta d'incanti.
I giocattoli possono essere passatempi divertenti, ma una buona storia è pura magia. E non c'è momento migliore di quando la pioggia bussa alla finestra.
Sappiate però, bambini, che le storie sono come il cielo. Possono mutare, portarvi meraviglie, sorprendervi proprio quando non avete addosso la giacchetta col cappuccio.
Alzate lo sguardo, scrutate pure il cielo, ma non saprete mai davvero quel che sta per arrivare."

È vero. Anche se è una nonna meccanica a raccontarcela. Siamo effettivamente senza 'cappuccio' e senza 'giacchetta' di fronte a questa storia: siamo scoperti, più vulnerabili. 


Ma nello stesso tempo siamo anche sorpresi, o più tristemente facciamo finta di esserlo, di fronte a una foresta fatta di palazzoni pieni di minuscoli appartamenti dove vivono centinaia di persone differenti oppure di fronte a un sentiero che è fatto di basoli sbrecciati, cartacce e lattine qua e là. Tanto più il tragitto della giovane Cappuccetto si inoltra nel folto, tanto più noi, con lei, siamo colpiti da mille insegne luminose, da mille colori di cartelloni pubblicitari, scritte sui muri, macchine e moto e persone che vedono ma non guardano. Il bosco, che anche nella fiaba, è il cuore tenebroso del racconto, si trasforma in un enorme e spaesante centro commerciale, pullulante di persone e di mille colori che cancellano le pareti e lasciano spazio alle centinaia di richiami pubblicitari.


Anche i sentieri deserti, ovvero vicoli periferici, tra fili spinati e alti muri di mattoni, deserti non lo sono mai del tutto: c'è se sempre qualuno che spia e controlla il passaggio.
L'incontro con il lupo, o meglio con gli sciacalli, è inevitabile anche se questa volta non hanno quattro zampe per inseguirti, ma due robuste gambe che cavalcano motorini e motorette. Il branco fa paura. Ma ad un passo dalla tragedia entra in scena il cacciatore: non ha fucile ma una moto di alta cilindrata, nera, nerissima. Conosce ogni scorciatoia, anche quella che lo porta alla vecchia roulotte della nonna di Cappuccetto. E così quello che sembrava un muscoloso cacciatore si trasforma in feroce lupo...

Ma come ogni fiaba che si rispetti, bambini e ragazzi non piangete prematuramente la scomparsa di nonna e nipote, perché forse lo sceriffo di turno, sull'alba nascente, ha in mano il lieto fine. E la tv, testimone onnipresente, una storia così proprio non se la può proprio perdere...

Un nuova Cappuccetto Rosso, niente cestino, ma zaino, niente natura ma megalopoli, niente fiori ma lattine vuote, niente casette nel verde ma baracche e alveari di molti piani e molte parabole, niente lupi ma bulletti di strada, niente cacciatori ma poliziotti dalla nuca grassoccia, rasata e sudata.
Eccoci a a casa. Il Bronx (in onore dell'editore americano?) o una delle degradate periferie italiane? Forse tutte e due insieme. Di certo un concentrato dell'orrore in cui spesso viviamo. Sporcizia, violenza, abbandono, solitudini, incuria sono alcuni dei caratteri distintivi delle nostre grandi città. Magari con un centro storico decoroso per accogliere il turista di passaggio, ma abbandonate e pericolose le periferie. Ogni ragazzino o ragazzina, ogni donna, ogni vecchio - non importa se indossano il costume d'ordinanza con il cappuccetto rosso - è in potenziale e costante pericolo come lo è la fanciulla che Perrault raccontò alle dame della corte di Francia, a cavallo tra Seicento e Settecento o come fecero i due fratelli Grimm che di lei e di sua nonna ebbero pietà, mandandogli in soccorso il baldo cacciatore.
Questa è la Cappuccetto di Innocenti (Hans Christian Andersen Award 2008 per l'illustrazione), Perrault e Grimm assieme , questa è la nostra.
Il lupo, travestito da cacciatore, è quasi una comparsa di fronte al vero protagonista pericoloso della storia: l'insidioso e subdolo quanto martellante richiamo pubblicitario o commerciale. Ad ogni angolo sembra dire: Guardami, sono il migliore. Compra me, non potrai mai più vivere senza...
Con un gusto quasi ossessivo per il colore rutilante, contrapposto al fosco e al grigio della periferia, con un gusto macabro nel rievocare faccioni a noi noti che si ostinano a riproporsi di fronte ai nostri poveri occhi, lo scenario urbano suggerisce un 'voyeurismo' perverso nel lettore che può letteralmente perdersi per lungo tempo nel cogliere ogni minimo dettaglio anche nell'angolo più remoto. Dettagli, ecco la cifra di Innocenti, dettagli che costituiscono una rete, una trama fitta che dà origine al contesto generale. Ma ciò che sembra reale perde invece questo suo carattere di autenticità proprio nell'equipollenza di tutti questi particolari. Ancora una volta Roberto Innocenti ci illude. Davanti a una sua tavola, non stiamo vedendo la realtà, ma una sua personalissima e distorta visione della stessa. 
Ed ecco la meraviglia che vince l'orrore e finalmente si fa protagonista.


Carla