venerdì 31 marzo 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

REINCARNAZIONI


L’interesse per il mondo giapponese in tutte le sue manifestazioni, dai manga alle anime, dall’arte alla letteratura, è destinata a durare, anche se ancora non riusciamo a comprenderne le ragioni vere. L’editore De Agostini ha deciso di investire sulla letteratura giapponese con una nuova collana , Wave, che parte con un titolo dal grande successo internazionale: ‘Colorful’, di Eto Mori, affermata scrittrice per ragazzi, che ha ricevuto in patria numerosi riconoscimenti.
‘Colorful. Il giorno che sono diventato te’ racconta di un ragazzino, colto nel momento della sua morte, a cui viene data una seconda opportunità: Prapura, l’angelo che gli farà da guida, gli annuncia che sarà reincarnato nel corpo di un altro ragazzino, morto suicida, che si chiama Makoto. Questo passaggio nella vita di un altro deve servire a comprendere l’errore commesso dal protagonista, così grave da escluderlo dal ciclo delle reincarnazioni. Solo comprendendo il proprio errore potrà dunque reincarnarsi in un altro corpo e cominciare una nuova vita.
Il protagonista si ritrova dunque nel corpo del quattordicenne Makoto, che all’improvviso si risveglia dal coma e si ritrova catapultato nella famiglia Kobayashi; pian piano cerca di comprendere il motivo della disperazione di Makoto, scavando nelle relazioni familiari e nell’ambiente scolastico. La madre, iperattiva, ha una relazione extra coniugale; il padre pensa solo al lavoro, il fratello più grande, Mitsuru, lo bombarda di frecciatine. Ma non finisce qui: la ragazza di cui è innamorato, in realtà si accompagna ad uomini più grandi, mentre un’amica lo vede trasformato e lo rifiuta. Dunque, tolto il primo velo dalla vita di Makoto, risulta chiaro il motivo della disperazione del ragazzino? Sembrerebbe, ma non è così. Col passare del tempo, il protagonista scopre che la realtà è più complicata di come sembra, che le persone che lo circondano hanno delle motivazioni che Makoto non aveva compreso.
Stare nei suoi panni non è più così opprimente, la vita gli offre anche delle gratificazioni: nuove amicizie, un grande talento artistico, una vita familiare più serena.
Vivere la vita di un altro può aiutare il protagonista a comprendere i propri errori? Prapura, angelo sui generis, lo libererà da questo compito?
Eto Mori racconta una storia surreale con grande ironia, descrivendo ossessioni, paure, aspirazioni degli adolescenti, ma anche degli adulti che li circondano. Il tema è serio, raccontando le prigioni mentali in cui i ragazzi e le ragazze si rinchiudono senza essere più capaci di uscirne; lo stile è pero leggero, ironico, alternando il realismo dei ritratti giovanili, con la figura surreale di Prapura, depositario della verità e degli inganni.
Ricorda un po’, per il pretesto narrativo di vivere nel corpo di un altro, il romanzo di Levithan ‘Ogni giorno’ , ma in ‘Colorful’ non c’è accenno di romanticismo, non un discorso sull’amore, quanto un ritratto problematico dell’adolescenza.
Non mi stupisce la trasposizione in film e in fumetto, la trama consente diversi livelli di lettura e ha una scorrevolezza, un’ironia sottile che può piacere ad un pubblico vasto.
Consiglio la lettura a ragazzi e ragazze, dai quattordici anni in poi, che abbiano voglia di guardarsi allo specchio e , magari, di vedersi con uno sguardo più lucido e consapevole.

Eleonora

“Colorful. Il giorno che sono diventato te”, EtoMori, trad. C. Spiga, De Agostini 2023



mercoledì 29 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ENTRARE E USCIRE DI SCENA

Zio elefante, Arnold Lobel (trad. Cristina Brambilla) 
Babalibri 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"Un giorno mamma e papà partirono per un giro in barca. 
 Io non potevo andare con loro: avevo mal di gola e mi colava la proboscide. 
Andai a casa e mi infilai a letto. 
Scoppiò un temporale. La barca non tornò indietro. Mamma e papà erano scomparsi in mare. 
Ero solo. Restai seduto sul letto con le tende tirate. 
Dopo un po’ sentii la porta che si apriva. 
'Ciao, sono zio elefante' disse una voce. 
Guardai zio elefante. 'Che cosa stai fissando ?' mi chiese lui. 
'Ah, ho capito, stai guardando le mie rughe.'" 

Effettivamente sono proprio le rughe che hanno attirato l'attenzione del piccolo elefante orfano. 


Zio elefante ne ha moltissime e ne è perfettamente consapevole. È vecchio.
Con la stessa sicurezza con cui ha apostrofato il piccolo, lo porta via di lì, da quella stanza buia con le tende tirate e se lo porta a casa, in treno. Lì i due fanno un po' di conoscenza e contano diverse cose per ingannare il tempo. 
Arrivati a destinazione, lo zio accende una lampada a olio, per poi spegnerla subito dopo, visto che è abitata di un ragno che non ha gradito il calore e l'intrusione.
Cena a lume di candela e la mattina dopo il saluto all'alba, a cui si accoda anche il piccolo. 


Brevi presentazioni con i fiori, quindi passeggiata dove arrivano gli schricchiolii per zio elefante che possono curarsi solo tornando verso una comoda poltrona. 
La vecchia poltrona comoda fa venir voglia di raccontare una storia. Ma poi arriva la malinconia e anche le lacrime. 
Zio elefante trova un buon modo per superarla e sfodera anche la sua vena di cantautore. 
Insomma il tempo passa veloce fino al giorno del telegramma... 


Molte cose colpiscono nella costruzione di questa storia, divisa in nove capitoli.
A parte, ovviamente la grande qualità del disegno, qui con mezzetinte che ruotano dal rosa al grigio. Perfette per disegnare elefanti. 
La prima che colpisce ha a che vedere con la rapidità. 
Tutto succede in modo fulmineo. Niente lascia presagire gli eventi nella loro sequenza. Questo è un modo di raccontare che un bambino potrà riconoscere come familiare: nessun preambolo, nessuno slittamento verso i margini, nessuna possibilità di distrazione: tutto deve andare dritto al sodo. 


Tra la riga 8 e la riga 10 l'elefante è già orfano. E alla riga 15 si è già aperta la porta e ha fatto la sua comparsa zio elefante.
Bell'andatura!
La seconda ha a che vedere con le apparizioni/sparizioni, ossia con le entrate/uscite in/di scena del tutto imprevedibili e addirittura inspiegabili. Ne elenco solo alcune: scoppiò un temporale/la barca non tornò indietro oppure sentii la porta che sia apriva/Ciao sono zio elefante, o ancora prese una lampada dalla mensola e l'accese/ehi voi, disse una vocina
La terza ha a che fare con la precisione e la metodicità e un certo gusto per gli elenchi. A partire da quello iniziale riferito alla grande quantità di rughe del vecchio elefante. 
Ribadito, durante il viaggio in treno, questo gusto per l'esattezza si fa concreto nel conteggio di varie cose: dai pali della luce ai campi, fino ad arrivare alle bucce delle noccioline, unica cosa che i due riescono a contare con la necessaria calma. 
Si ripetono con metodo i conteggi e vengono messi in elenco. 
Ma a ben vedere questa precisione e amore per l'esattezza e il metodo sono sparse ovunque: dal rituale del saluto all'alba, alla presentazione del nipote fiore per fiore, al modo di farsi passare gli schricchiolii. Per non parlare della precisione con cui mette in elenco ciò che l'armadio di zio elefante contiene, generandone uno speculare quando tutta quella roba la indossa. 
La quarta ha a che fare con minuscoli colpi di genio che Lobel dissemina qui e lì. Il primo dei quali si manifesta in quelle tende tirate che rappresentano un gesto tangibile e visibile del lutto e del dolore del piccolo elefante. 


Altro piccolo colpo di genio è il gioco dei vestiti che mette in atto lo zio elefante: a ben pensarci è fatto di nulla eppure è visivamente meraviglioso, quanto efficace. 
Per non parlare dei giochi di proboscidi che si intrecciano che si sfiorano che si toccano e che, in assoluto silenzio verbale, testimoniano cura, calore e affetto reciproci. 
Ma la migliore è senz'altro la specularità tra la porta di entrata e quella di uscita.
 

Ecco, dunque: cura, calore e affetto sono dappertutto. La storia in sé si tiene sulle tre cose, ma, cucito insieme esiste anche un quinto elemento che Lobel inserisce, senza parere. 
Imbastita, diciamo così, nella fodera, ossia all'interno della storia che zio elefante racconta al nipote, c'è una bella inversione di ruoli che vede il piccolo prendersi cura del grande, o per meglio dire, del vecchio.
La preziosa stoffa di Lobel!

Carla
 

lunedì 27 marzo 2023

ECCEZION FATTA!


DIVULGAZIONE, SCIENZA E DINTORNI

Nel corso del tempo è aumentato l’interesse relativo alla divulgazione, sorella minore della produzione editoriale per bambine/i e ragazze/i,: lo testimoniano il dibattito e la mostra alla Biblioteca Sala Borsa a Bologna e la ristampa del numero monografico della rivista Hamelin, dal titolo ‘Le meraviglie. Non-fiction nell’albo illustrato’, che definisce chiaramente l’ambito della discussione.
Prima di entrare nel merito di queste riflessioni, vorrei mettere in ordine alcune questioni: innanzitutto il vasto campo della no-fiction non si identifica con la divulgazione, che, a sua volta, non si riduce alla sola divulgazione scientifica. Avere chiare queste distinzioni è fondamentale, soprattutto se si vuole guardare in particolare al ruolo dell’illustrazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto, che riguarda libri gioco e simili, basta ricordare i libri di Norman Messenger . Mi sembra evidente, in questo caso, la libertà espressiva con cui l’autore si può cimentare nel costruire inganni visivi, illusioni ottiche, rompicapo spaziali e via discorrendo. C’è infatti qualcosa che delimita e caratterizza un libro di divulgazione: la centralità del testo, o, meglio ancora, del contenuto divulgativo.




In un libro di divulgazione non sono ammissibili errori, superficialità, banalizzazioni che elidono alcuni aspetti del contenuto informativo. Quando un bambino o una bambina prendono in mano un libro di divulgazione, si aspettano spiegazioni e risposte e magari qualche domanda aggiuntiva cui non avevano pensato. Niente di peggio che sostituire l’onestà intellettuale del divulgatore con ammiccamenti, edulcorazioni, banalità o errori colossali.
L’ho detto più volte e se si pensa che il problema della correttezza delle informazioni sia un problema marginale, basta leggersi le interviste a Editoriale Scienza e L’Ippocampo, fra gli editori più rigorosi nel proporre testi di divulgazione, nel succitato numero monografico di Hamelin; mi è capitato più volte di parlare di questo tema proprio con questi editori, che mi hanno fatto una descrizione della produzione internazionale, soprattutto francese, tutt’altro che esaltante. Mi sono trovata a dover togliere dalle bibliografie sulla divulgazione, che preparavo per le scuole, testi, per altri versi validi, che però contenevano errori evidenti. Anche nell’ultima edizione della Bologna Children’s Book Fair mi è capitato di vedere un albo illustrato dedicato agli animali, contenente un errore vistoso.
Certamente è possibile vedere gli animali, così come qualsiasi altro aspetto della natura, come si vuole, umanizzarli, raccontarne le storie con largo uso della fantasia; ma questa non è divulgazione.
Questo vale per tutti gli ambiti che vanno dalla storia all’arte, dalle biografie alla scienza. Si è già detto molto sulle lacune che la produzione editoriale continua a lasciare, soprattutto in ambito storico, che vede una produzione puntiforme, schiacciata sostanzialmente sui programmi scolastici della scuola primaria.
Una notazione va fatta: i testi che riguardano la produzione artistica di questo o quell’autore hanno una libertà d’interpretazione molto ampia, a meno che non si scelga la riproduzione fotografica, come avviene in ‘Entrate nel quadro!’, oppure ‘Piccolo Museo’, editi rispettivamente da L’Ippocampo e Babalibri.
Un esempio di resa efficace della tematica di un’artista è rappresentato dal testo dedicato a Yayoi Kusama. Qui davvero c’è la capacità di dare l’idea della produzione dell’artista giapponese, utilizzando i suoi stessi stilemi per interpretarli a uso illustrativo.


Ancor più interessante è la produzione dei libri d’arte ‘da fare’, che non a caso collimano con i taccuini naturalistici, in cui si invita il giovane lettore a farsi naturalista in prima persona: esempio di questa contiguità, espressione di un comune punto di vista, sono le collane PIPPO (Piccola Pinacoteca Portatile) e PiNO (Piccoli Naturalisti Osservatori), collane prodotte da Topipittori. In entrambi i casi, non è l’esaustività dell’argomento trattato, quanto la metodologia operativa che, sulla base dell’esempio, invita giovani lettrici e lettori a farsi attori in prima persona di una visione estetica del mondo.
Ma veniamo al cuore della questione: la divulgazione scientifica. Temo che ci siano molti fraintendimenti proprio sul modo di intendere la scienza: spesso si contrappone una visione ‘estetica’ a una visione ‘fredda’ della conoscenza scientifica. Si parla di meraviglia e di stupore come se la si introducesse nell’ambito divulgativo grazie alla suggestione delle immagini. In realtà non è così: ogni ricerca scientifica, ogni scelta individuale di avviare nuovi percorsi di studio nascono da un insieme di fattori che coniugano ‘lo spirito del tempo’ (Weltauffassung) alle domande che ciascuno di noi e i ricercatori per primi si pongono di fronte all’immensità del reale.
Lo diceva Platone, lo dicono le biografie di moltissimi scienziati e scienziate, basta leggersi i testi divulgativi di Rovelli e Parisi per rendersene conto. Ma ci sono delle differenze che rendono specifico il metodo scientifico: un linguaggio universale che accomuna le comunità scientifiche di tutto il mondo e la riproducibilità delle esperienze, per cui quello che si sperimenta qui può essere riprodotto e verificato in un laboratorio di Tokyo. Sono le ‘sensate esperienze e necessarie dimostrazioni’ di Galileo, che discriminano la scienza dalle opinioni. Per farsi un’idea del funzionamento della comunità scientifica a livello internazionale, dei suoi limiti e della sua forza, basta leggere ‘Senza respiro’ di Quammen.


La meraviglia nei confronti del cosmo, di cui conosciamo forse una parte infinitesimale, si traduce in pratiche scientifiche, esperimenti, formalizzazioni; spesso, in fisica, l’esistenza di determinate particelle o di corpi celesti è stata postulata ben prima che ve ne fosse la prova sperimentale.
Questo è il fascino della scienza, nel suo continuo cercare risposte a domande che nel frattempo si moltiplicano.
Naturalmente si può e si deve trasmettere questa curiosità e nello stesso tempo il metodo con cui la curiosità diventa acquisizione di nuovi pezzetti del sapere.
Quando si parla di divulgazione rivolta ai più giovani, ho spesso l’impressione che si abbia in mente qualcosa che non esiste più da tempo: le grandi enciclopedie , i volumi per le ricerche scolastiche. Non che le raccolte enciclopediche non esistano più, hanno semplicemente preso la forma delle ricerche in rete e non so se questo sia un bene.
Da almeno trent’anni la divulgazione scientifica ha preso l’aspetto del libro monografico, in cui l’illustrazione ha un ruolo centrale.
Esistono diversi tipi di illustrazione, che hanno funzioni diverse nella divulgazione. Da una parte l’infografica, in cui l’intera impaginazione è concentrata sull’illustrazione, mentre il testo è ridotto a poco più di una didascalia: per estremo, ha un’impostazione di questo genere il volume ‘Mappe’, che ha rivoluzionato l’impianto del vecchio atlante geografico. Un altro esempio è ‘100 cose da sapere sulla scienza' , dove concetti astratti hanno adeguata rappresentazione nell’immagine.



Il ‘colpo d’occhio’ o l’acquisizione per ‘insight’, ovvero un’acquisizione di informazioni per intuito, rappresenta una modalità di apprendimento ben sperimentata e funziona benissimo nell’illustrazione a scopo divulgativo. Un esempio? Il Big Bang come lo rappresentano Neal Layton in ‘Grande Storia Universale’, o Philip Bunting in ‘Come sono arrivato qui?’, ovvero immagini che pur non spiegando la complessità del fenomeno, a questo ci pensa il testo, ne danno un’immagine di immediata comprensione. Un altro esempio di come l’illustrazione copra con l’immaginazione dei vuoti è data dai volumi di Duprat, autore dotato di una precisione maniacale: ‘Il libro delle terre immaginate’, ‘Universi’ e ‘Zoottica’ sono la dimostrazione della perfetta sintesi fra un testo complesso, soprattutto in ‘Universi’, e di immagini che grazie all’insight consentono l’acquisizione di informazioni; questi libri sono l’esempio di una divulgazione per ‘grandi’ che utilizza efficacemente le immagini. 


Ma anche la divulgazione che utilizza l’immagine fotografica, come avviene in una parte della produzione anglosassone, tuttora ai vertici della produzione mondiale, ha completamente cambiato impostazione, sia quando utilizza gli strumenti della cartotecnica, in genere per lettrici e lettori più piccoli, sia quando si rivolge a ragazze e ragazzi più grandi, utilizzando un’impaginazione efficace delle riproduzioni fotografiche.
In alcuni casi, i testi di divulgazione hanno una veste più discorsiva e un dialogo stretto con le immagini; penso ad esempio a Nicola Davies e i suoi libri sull’evoluzionismo e la biodiversità, mentre trovo che l’uso di espedienti narrativi, raccontare una storia sul cui sfondo si riconoscono temi divulgativi, in realtà non riesca a essere efficace.


Se l’aspetto della correttezza dei testi è decisivo, e ne sono spia le revisioni sia del testo originale che della traduzione, c’è un altro aspetto che spesso è sottovalutato: la congruità del linguaggio utilizzato rispetto al fruitore del testo. Ogni età consente maggiore o minore astrazione, maggiore o minore approfondimento. In particolare, è necessario che vengano spiegate le parole di uso specialistico, che si chiariscano i concetti, senza dare per scontato il lavoro di ‘traduzione’ dell’adulto. Capita di trovare imprecisioni così come l’esposizione di concetti astratti che richiedono una maturità di lettura superiore.


Un bell’esempio in questo senso è ‘Il linguaggio dell’universo’, dove si affronta con grande chiarezza il tema dell’universalità del linguaggio matematico.
Trovo di grande interesse il fatto che nuovi editori si affaccino nel panorama della divulgazione, sia con la traduzione di testi stranieri, sia con la produzione di testi originali.
C’è comunque ancora molto da fare: nella divulgazione non scientifica, nella saggistica per ragazze e ragazzi sopra i dodici anni, nel miglioramento degli standard qualitativi nella produzione editoriale di divulgazione, magari anche nell’attenzione a libri che sono sempre piaciuti a bambine e bambini, anche se i grandi non se ne sono accorti.

Eleonora







 

venerdì 24 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IN BARBA AI PAPÀ

Quando i capelli di papà andarono in vacanza
, Jörg Mühle
(trad. Claudia Valentini) 
Terre di mezzo 2023 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Cominciò ad agitare le braccia facendoli disperdere per tutto il bagno.  
Provò a minacciarli. 
A sgridarli. 
 A implorarli. 
'Fermi' gridava. 'Tornate subito qui'. 
Ma quelli non si fermavano. 
Non lo ascoltavano e non tornavano da lui. 
Gli frusciavano via sotto il naso senza farsi prendere." 

I capelli se ne sono andati. 


E, dopo un goffo quanto rumoroso tentativo di riacchiapparli, la mamma apre la porta per capire l'origine tutto quel baccano e quelli, schierati in bell'ordine infilano l'uscio e smammano. 
In accappatoio li insegue in giardino: li vede tra i fili d'erba. Si butta a pesce ma quello che ottiene è di essersi spalmato sul prato e nient'altro. 
Occorre una strumentazione migliore. Retino e barattolo di colla, ecco quello che ci vuole. 
Lungo la strada che porta in città li vede come se fossero la linea di mezzeria che divide la carreggiata: tanti trattini neri disposti in bell'ordine. 
Entrati e subito cacciati dal ristorante, fanno poi un panoramico tour per la città. 
A nulla serve l'aspirapolvere dentro il grande magazzino dove si sono infilati. 
Persino allo zoo, dove fatalmente finiscono nella gabbia dell'orso e vengono annaffiati via e finiscono nella rete idrica della città. Ormai sono persi. Ciò nonostante loro mantengono un certo rapporto affettivo, solo epistolare in verità, con il padre ormai inconsolabile e calvo. 
Cominciano ad arrivare cartoline da diverse località. 
Ma di tornare nessuno di loro parla. 
Il padre si fa crescere una discreta barba per compensare la carenza in testa. E poi alla fine non è neanche male: continuava a esercitare il suo fascino. 
E quando ormai tutto sembra aver preso la direzione della rassegnazione, complici un temporale e un bel vento teso, tutto cambia ancora una volta. 

Diciamo così: in coppia con i testi di Ulrich Hub, la sua smagliante stoffa di illustratore va lievemente in ombra, tanta è la potenza della narrazione a parole. 
Ciò nonostante quando è protagonista unico brilla più di un bel po', Jörg Mühle. 
Qui l'idea di partenza è già molto divertente, ma, come se non bastasse, è il disegno a condurre il gioco. E lo fa in un modo piuttosto insolito. 
Una serie di ripetuti equivoci visivi per cui i singoli capelli del padre che si vedono guizzare sempre molto ordinati in sequenze di trattini disposti in più file parallele, diventano - tavola dopo tavola - molto altro ancora: dai fili d'erba sul prato, al tratteggio che segna le due carreggiate della lingua di asfalto che va in città, fino al negozio di piante o su foche e bisonti, perfettamente mimetizzati. 
Un piccolo capolavoro, le cartoline dal mondo. 
Bella idea, quella di mettere in questa condizione di perenne ricerca e decodifica dell'immagine il lettore che deve mandare gli occhi a cercare quello che le parole non dicono. 


Un modo ancora diverso per tenere insieme figure e testi. 
Il disegno, è di nuovo lui a guidare anche il ritmo dell'intera storia che è piuttosto sostenuto, in una sorta di crescendo che si percepisce dalla sempre maggiore distanza che separa la testa dai suoi capelli. Mühle modula con sapienza le tavole doppie, panoramiche, a sequenze di panel tra loro vicini che ricordano l'impianto di un fumetto quando la storia dà una brusca accelerata. 
A questo, ed è ancora sovrano assoluto il disegno, si aggiunge una grande abilità espressiva per descrivere la furbissima strategia del padre, volta a rivere i suoi amati peli in testa. 
Occhi a fessura, andatura marziale che cozzano leggermente con l'abbigliamento da camera, generando ulteriore ironia cattivella, alla Mühle, verrebbe da aggiungere. 
Belli - e anche questi mutuati dal linguaggio dei fumetti - gli sdoppiamenti di braccia e gambe nella sarabanda con l'asciugamano e lo scopino e tutto il resto delle suppellettili in cui inciampa nell'angusto spazio di un bagno. 


Bella l'esplosione disordinata di suppellettili per la rabbia del cuoco e della città dall'alto, al contrario rigorosamente ordinata per isolati, secondo un impianto germanico medievale. 


Belle le uscite dalle cornici che lui stesso si dà (in questo maestri come Ungerer hanno fatto scuola). Inaspettato e piacevole il piccolo inserto sulla via che le acque fanno nelle viscere della terra per poi finire in un moderno impianto di depurazione (anche qui l'impostazione germanica non transige). 
Si riconferma bravissimo a perdersi e a far perdere i propri lettori in una miriade di dettagli. 
E in questo si percepisce quanto sia forte il divertimento, il vero e proprio gusto, che lo guida e lo sprona al tavolo, con la sua matita in mano. 
L'altro giorno è stata la festa del papà e in barba - si vorrà perdonare il facile calembour - ai papà in cerca di celebrazioni, era doveroso astenersi dal commemorare la data con un libro del genere. 


Ma oggi a distanza di una settimana è arrivato il momento opportuno di santificare tutti padri calvi. 
E sono tanti, Mühle escluso! 

Carla

mercoledì 22 marzo 2023

FAMMI UNA DOMANDA!


L’INFINITO E TANTE ALTRE COSE


Barbara Gallavotti è una nota giornalista divulgatrice, che da anni lavora in numerose trasmissioni televisive ed è ora ideatrice e conduttrice di una nuova trasmissione dedicata alle tematiche della scienza. Ha scritto diversi libri su tematiche scottanti, come quello delle epidemie, e approda ora alla divulgazione rivolta a ragazze e ragazzi.
Il testo che ci propone, pubblicato da De Agostini, s’intitola ‘L’infinito dentro di me’ ed è un coraggioso percorso che partendo, molto sinteticamente, dalla descrizione delle particelle elementari che costituiscono la materia, approda al cuore della trattazione, gli organismi viventi.
Nell’arco di circa duecento pagine affronta, con un linguaggio semplice e preciso, tematiche come l’origine della vita; l’universo rappresentato dagli organismi microscopici, batteri e virus; le caratteristiche del mondo vegetale e animale; il DNA e l’evoluzione; l’adattamento; l’evoluzione umana; i problemi legati al cambiamento climatico, che affliggono il nostro presente.
Tantissimi argomenti, proposti a lettrici e lettori voraci, trattati in modo sintetico, ma mai approssimativo, con un linguaggio ‘leggero’, colloquiale, che non banalizza mai gli argomenti presi in esame. Sottolineo questo aspetto proprio perché è decisivo, se si vuole fare buona divulgazione: semplificare, rendere comprensibile non è mai banalizzare, semmai è un attento lavoro di traduzione di una terminologia tecnica nel linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
L’altro aspetto interessante è rappresentato dalla capacità di mettere in fila gli argomenti, collegandoli efficacemente, mostrando quanto, nelle scienze della vita, sia interconnesso; in questo modo lettori e lettrici possono costruirsi una visione d’insieme, che può aiutarli a comprendere la complessità dei temi.
Lateralmente alle questioni principali, vengono affrontati temi particolarmente sentiti, come quello delle epidemie e i modi per fermarle; oppure la confutazione scientifica delle presunte basi genetiche delle ‘razze’. Non sfugge l’attenzione dedicata alla scienziata Rosalind Franklin, scopritrice del DNA insieme a Watson e Crick, ma mai premiata con il Nobel.
Ne emerge un’immagine della scienza tutt’altro che lontana dai problemi che la società affronta, spesso con scarsi strumenti e tanta disinformazione.
Una visione così limpida e razionale è un ottimo antidoto al veleno delle fake news, dei complottismi, del negazionismo irrazionale.
La quantità di informazione è notevole e richiede lettrici e lettori motivati, che abbiamo almeno dodici anni; è un testo che può essere utile anche a quegli adulti che vogliano ripassare i principali argomenti della biologia e farsi un’idea delle tematiche più scottanti del nostro presente.

Eleonora

“L’infinito dentro di me”, B. Gallavotti, De Agostini 2023







 

lunedì 20 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL PENSIERO DIVERGENTE

Ma che storia è?
Sergio Olivotti 
Edizioni Clichy 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"C'ERA UN TIZIO CON LA CORONA... 
-Un principe! È una storia di principi e principesse! 
- Sapete che mia zia era una principessa? 
- Te l'abbiamo chiesto? 
... A UNA FESTA DI CARNEVALE. 
- Carnevale! sarà sicuramente una storia ambientata a Venezia. 
- La biioondinnnaaa in gondoletaaaa... 
- Venezia??? Io odio l'umidità! 
ALLA FESTA CHE ERA A TROFANELLO E NON A VENEZIA, INCONTRÒ MARIA: SEMBRAVA UN ANGELO! 
- SÌÌÌÌI! Una storia d'ammoore! 
- Mi piacciano le storie d'amore! 
- Prepariamo i fazzoletti." 

Maria, visto che era carnevale, sotto la maschera, aveva il suo vero viso: quello da strega. Cattiva. Davanti al lei l'unica cosa da fare era fuggire ed è ciò che il tizio fece, imbarcandosi verso il Polo Nord. Che fosse un tipo dalle alterne fortune lo si poteva intuire e infatti la nave fece naufragio, ma fu salvato da una sirena. 
Scoccò l'amore, ma non durò perché la sirena (forse per una lisca andata di traverso) morì. Così, senza preavviso. 
Ma la fame poté l'indicibile e la sirena finì nel piatto del suo innamorato a togliergli la fame e a fargli venire una diarrea micidiale, perché Nettuno questo fatto della sirena a cena non lo aveva molto gradito. Ma come spesso accade, arrivò un medico che lo salvò. Un giovane medico. 
Cosa che permise al tizio dalle alterne fortune di tornare al suo lavoro che era quello di addestratore di pinguini. 
Non c'è da illudersi però che da quel momento in poi la sua vita tornasse tranquilla... Ah, no no. 

La domanda, che poi è anche il titolo del libro, è del tutto lecita. 


Ma le storie non avevano forse la funzione di tenere comodamente seduti, silenziosi e assorti, o addirittura sdraiati i propri piccoli lettori, con il recondito desiderio di trasportarli con delicatezza dalla veglia al sonno? 
Non qui. Qui si galoppa un bel po' e al piccolo e grande lettore è richiesto un certo impegno per starle dietro e non il sonno auspicato, ma la contrario un lieve mal di mare, viene provocato dal continuo sballottamento necessario per non perdersi pezzi importanti della storia. 
Nel breve lasso di tempo che occorre per girare la pagina si viaggia da una parte all'altra del globo e oltre, da Trofarello, in provincia di Torino, al Polo Nord, da lì al tavolo operatorio, con un non tanto breve pit stop in gabinetto. 
Altro impegno richiesto al proprio lettore è quello del salto logico, della capriola di senso. 
Ma qui i piccoli lettori si sentiranno ben a casa e non si stupiranno dei repentini cambi di prospettiva: loro sono assoluti cultori del pensiero divergente. 


Ecco, Sergio Olivotti, i cui libri si caratterizzano tutti per questa loro forte connotazione che affonda a piene mani nel nonsense e nell'assurdo, con il pensiero divergente ha un buon rapporto. 
Ragione per la quale, i suoi libri se messi in mano ai bambini, godono di un gran successo e li fanno molto ridere. Evviva. 
Solo en passant va fatto un accenno al fatto che i libri purtroppo non li comprano i bambini in totale autonomia, ma gli adulti che sono i loro 'agenti' educatori per eccellenza. 
Tornando al pensiero divergente, va detto che è in stretta connessione con la creatività, non ha molta dimestichezza con la logica, e che sta lì a creare nessi inaspettati, insoliti e originali e anche efficaci. Attenzione: nel pensiero divergente nulla è gratuito perché la parola pensiero non si può ignorare, di certo è un pensiero fluido e flessibile. 
Se si è dotati di pensiero convergente, come la maggioranza delle persone (purtroppo) il fatto di costruire un libro, quindi una storia, che con la logica abbia ben poco a che fare è un bel cimento e implica un certo rischio di impresa. 
Ma se invece il creatore di storie è lui stesso un 'divergente' sarà piuttosto normale proporre storie del genere. 
Olivotti, l'architetto 'divergente' si è posto il problema (e sa che i libri li acquistano e li leggono anche i grandi). 
E così ai margini della storia assurda che ha messo in scena, ha collocato tre figurine in b/n, tre voci 'fuori scena' che rappresentano i tre diversi gradi di fede nel potere delle storie. 


Primo grado: il credente devoto, che prende tutto per buono quello che gli viene raccontato e che è felice così. I bambini, non tutti, appartengono a questa categoria. 
Secondo grado: il credente sensibile, che filtra tutto attraverso la propria emotività. Cattivo Olivotto che le dà sembianze femminili... 
Terzo grado: lo scettico militante, che non crede a nulla, e men che meno alle storie per bambini, anzi si scoccia pure di tutto questo gran cancan messo sulla pagina. Ne fanno parte i grandi dal pensiero convergente e qualche bambino particolarmente versato a cercare la logica ovunque. 
Lascio ad altri la riflessione tra logica e creatività, ma godo dentro di me a constatare l'immensità dell'universo dei libri per bambini in cui coesistono i libri di Mac Barnett o di Sergio Olivotti che per farsi credere dai loro lettori richiedono solo un grande atto di fede a priori e quelli di autori come David Wiesner che per raccontare storie altrettanto assurde sente il bisogno di ancorare tutto a una logica stringente. 

Carla 

Noterella al margine.
Un post a parte andrebbe dedicato al segno di Olivotto. 
Non qui e non ora, salvo due brevi notazioni su ciò che lo rende inconfondibile. 
Da un lato, mi parrebbe di vedere una scelta di gusto, molto consapevole e dotta nei confronti di una parte dell'illustrazione anni Sessanta e Settanta, chessò da Glaser a Luzzati, per citarne due belli grandi e belli distanti. 


Conosce, ha visto e nel suo sguardo ha sedimentato tante cose diverse: dai pattern ripetuti, a tanta grafica, da un certo horror vacui e un bel gusto per gli aspetti decorativi. 
E dall'altro, un'eccellente capacità di organizzare lo spazio della pagina e il colore che la attraversa, secondo un preciso progetto equilibrato e armonico. La copertina ne è un esempio.

venerdì 17 marzo 2023

FAMMI UNA DOMANDA!

METALLO


Lo sviluppo della produzione di testi divulgativi segue strade diverse: mentre si fa un gran parlare della relazione fra questi e gli albi illustrati, esce con Nomos un libro che rimanda all’impostazione classica del libro informativo: si tratta di ‘Metallo’, un libro illustrato dedicato a quel gruppo di elementi così denominati.
‘Metallo. Dal cuore della terra alla civiltà umana’ è scritto da Petra Paoli, esponente dell’Accademia Drosselmeier, artigiana ceramista e molto altro, ed è illustrato da Marco Sandreschi.
L’intento del libro è dichiarato dal titolo, fornire una rassegna dei diversi metalli, e delle leghe da questi derivati, dedicando a ciascuno una doppia pagina e talvolta qualcosa di più; nella pagina colorata di sinistra di ciascuna doppia pagina sono descritte le caratteristiche fisico chimiche dell’elemento in questione, di cui viene riportata la sigla e il numero atomico. A destra gli elementi storici che raccontano da quando quel determinato metallo è stato utilizzato e per cosa; come e quando sono state inventate le leghe, che hanno dato vita a materiali di primaria importanza, come il bronzo e l’acciaio.


Rilevanti sono i riferimenti storici, non solo per quello che riguarda la storia della tecnologia, ma anche per gli aspetti politici e sociali: si racconta la vicenda della più grande miniera di rame in Cile, di proprietà americana e successivamente nazionalizzata da Salvador Allende (e ogni riferimento al golpe e alle sue motivazioni non è affatto casuale): oppure si parla delle condizioni di sfruttamento dei bambini nelle miniere africane, o del monopolio detenuto dalla Cina sulla lavorazione delle cosiddette terre rare.
Si tratta, dunque, di un libro che tiene bene aperti gli occhi sul presente e sulle sue contraddizioni, senza per questo dimenticare l’oggetto principale, che è la descrizione di un gruppo specifico di elementi naturali che hanno cambiato il corso della Storia e che condizionano la nostra vita, con la miriade di oggetti fabbricati con questi materiali: dalle opere d’arte agli oggetti della vita quotidiana, fino alle grandi costruzioni, come la Torre Eiffel o la Statua della Libertà, monumenti simbolo di due metropoli occidentali, costruite appunto in metallo.
Quanto alle opere d’arte non possono mancare i riferimenti ai ritrovamenti anche recentissimi, di statue in bronzo, diventate simbolo della classicità.
Impaginazione, grafica, tipologia della carta utilizzata sono di alto livello e rendono il libro un oggetto curato e accattivante, a partire dalla bella copertina, come dovrebbe sempre essere nell’ambito dei libri per ragazzi e ragazze; il linguaggio è chiaro e preciso, salvo qualche piccola incertezza lessicale. Alla fine del volume c’è il glossario e una sintetica bibliografia, in cui spicca l’insuperato saggio di Jared Diamond ‘Armi, acciaio e malattie’.


L’editore Nomos dimostra di saper scegliere con oculatezza i testi di divulgazione che pubblica, da quelli della Säfström  a Bunting.
La lunghezza e la tecnicità del testo lo rendono adatto a lettrici e lettori dai dieci anni in poi. Può piacere a chi apprezza la scienza, la tecnologia, la storia; ma lo può leggere con piacere anche un adulto, che voglia rinfrescarsi la memoria su alcuni aspetti della chimica, ma anche del mondo contemporaneo.

Eleonora


“Metallo. Dal cuore della Terra alla civiltà umana”, P. Paoli, ill. M. Sandreschi, Nomos edizioni 2023