lunedì 30 settembre 2013

FAMMI UNA DOMANDA!

OCCHIO ALLA BELLEZZA

Per raccontare l’arte e la bellezza ai bambini ci vuole una grande abilità: il rischio di enumerare opere e concetti estetici, di perdersi negli stili e soprattutto di non comunicare l’emozione che un’opera d’arte trasmette è molto grande.
 
Fra le strategie originali nella narrazione del bello, c’è sicuramente quella intrapresa da Alain Korkos, pubblicato in Italia da L’Ippocampo junior. Due anni fa ci aveva proposto Entrate nel quadro! I piccoli enigmi nei capolavori, che pagina per pagina portava il giovane lettore a indagare sui misteri nascosti in 62 opere d’arte, scelte in un estesissimo arco temporale, a partire dalla meravigliosa copertina dedicata a Hopper e al suo misterioso bar senza uscita, immobile come un fermo immagine cinematografico.
Ora è arrivato in libreria Bambini nel quadro! I piccoli enigmi dei capolavori e anche qui ci aspetta una carrelata di immagini straordinarie, spaziando da Mantegna e Bruegel il vecchio al Veronese, Velasquez o Manet, Seurat fino ad artisti contemporanei come il cinese Zhang Xiaogang o l’africano Cheri Samba.

Cos’hanno di particolare questi libri: la domanda, che fa da titolo a ciascun capitolo, e che indirizza lo sguardo del piccolo lettore verso alcuni dettagli dell’opera rappresentata. Spesso si osservano, nei musei o nelle mostre, adulti spazientiti di fronte alle domande ‘ingenue’ dei bambini, spesso assolutamente spiazzanti, perché anche noi non sappiamo cosa sta facendo quel personaggio, perché guarda da una certa parte e perché ha in mano quell’oggetto. E invece sono proprio quelle domande le chiavi più efficaci per entrare in un quadro, capirne il contesto, coglierne almeno in parte il significato simbolico. In questi libri di Kolkos, illustrati efficacemente, con molti dettagli messi in evidenza, si segue proprio questa via, trasformando le domande ‘ingenue’ in un percorso conoscitivo che coinvolge sicuramente i ragazzi dagli 8/9 anni, ma anche gli adulti che ne vogliano accompagnare la curiosità.
 
Per quanto mi riguarda ho trovato illuminante La bambina che corre sul balcone di Balla, ovvero come spiegare l’immagine della bimbetta Lucia così come la vede il padre futurista, oppure Una giovane principessa, di Jan Gossaert, con la sua misteriosa sfera armillare, o, ancora, il Ritratto di vecchio col nipote, del Ghirlandaio, dove scopriamo i simboli nascosti nel paesaggio; infine Bagnanti ad Asniéres, di Seurat, che dà la copertina al libro e che ci spinge a immaginare il senso del gesto di un bambino, mettendoci proprio lì, immersi nell'acqua e nella luce.

 Eleonora
“Entrate nel quadro! I piccoli enigmi dei capolavori”, A. Korkos, L’Ippocampo junior 2011
“Bambini nel quadro! I piccoli enigmi dei capolavori”, A. Korkos, L’Ippocampo Junior 2013

domenica 29 settembre 2013


I PIZZINI e LA CREMA PASTICCERA

Nella sua vecchiaia mia madre aveva riempito la sua vita di 'pizzini'. Pezzetti di carta in cui scriveva la procedura per accendere il televisore con il decoder, oppure per far partire il videoregistratore, oppure per scongelare con il microonde, oppure per...
Questo 'pizzino' era invece attaccato ad un barattolo contenente, deduco, amido di riso. E nel pizzino si legge la ricetta della crema che faceva mia nonna, sua madre.
Quella crema che ci veniva offerta ad ogni fine di pasto importante, Natale o compleanni o ricorrenze particolari. La crema in sé era buona, ma la cosa che noi piccoli aspettavamo con ansia era l' iniziale del nostro nome 'scritta' con il cioccolato e che campeggiava in quel cerchio color della luna. All'epoca eravamo tanti intorno a quel tavolo e le lettere erano di quasi tutto l'alfabeto.

 

Ecco il testo del 'pizzino':

Crema pasticcera
1 litro di latte
4 cucchiai di amido di riso sciolto in poco latte e poi colato
5 rossi d'uovo
4 cucchiai di zucchero
buccia di limone


Riguardo alle lettere di cioccolato, invece,  neanche una parola. 
Quindi per dare delle indicazioni mi baso su ricordi, frasi sentite qua e là e un po' di esperienza in cucina.

lettere di cioccolato
50 gr di cioccolato amaro
1o 2 cucchiaini di caffè forte 

Per la crema
Sciogliete i quattro cucchiai di amido in un po' del latte occorrente.
Separatamente montate 'blandamente' i rossi d'uovo con lo zucchero.
In un pentolino versate il latte e quindi quel poco di latte che avevate mischiato all'amido e poi filtrato in modo da non avere grumi.
Quindi i rossi battuti con lo zucchero e portate lentamente a ebollizione.
La scorza del limone deve galleggiare nel latte e girare in uno con il votro cucchiaio di legno.
Quando l'amido farà il suo effetto rassodante, vedrete la crema rapprendersi. Da quel momento face cuocere ancora per altri 5 minuti abbondanti, sempre girando nello stesso senso.
La crema si solidificherà ancora un po', quindi versatela nelle ciotoline e mettetela in frigo perché rassodi ulteriormente.


Per la decorazione di cioccolato
Nel frattempo sciogliete a bagno maria un po' di cioccolato fondente, mezza tavoletta è sufficiente. Quando è bello fuso aggiungete qualche goccia di caffè forte, in modo da ammorbidire ulteriormente l'impasto.
A questo punto togliete dal frigo le ciotoline e decorate la crema con l'iniziale dei commensali. E rimettete il tutto in frigo.
E trovandomele davanti come dopo pranzo,  sono tornata indietro di mezzo secolo...ma i commensali di un tempo sono purtroppo tutti lontano.
 

Carla

venerdì 27 settembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DAL BIBERON ALLA CURCUMA 

Ducasse - Bebè, Alaine Ducasse, Paule Neyrat
L'ippocampo 2013


DIVULGAZIONE per piccolissimi (dai 6 mesi)

"PN - Dunque se ho capito bene l'ambizione di questo libro è quella di formare il gusto dei bebè?
AD - Esatto. Perché è nei primi mesi di vita che si costruisce il gusto. Si imprime nel cervello e vi rimane per tutta la vita."


Un dialogo tra i due autori: un famoso chef francese (ora monegasco) e una dietologa. Questo per spiegare la funzione di questo bel libro che parla di cibo.
È un libro di ricette pensato per aiutare i cuochi o le cuoche che cucinano quotidianamente per i piccolissimi: sono manicaretti preparabili per bambini dai 6 mesi ai 3 anni. Ma, aggiungo io, succulenti anche per chi è maggiore dei tre anni.
Dopo la tavola di diversificazione in cui si elencano tutti i cibi e il momento ideale del loro inserimento della dieta di un piccolissimo (attenzione non prendetela come vangelo ma consultate il vostro pediatra in merito), il libro si divide per fonti di cibo, ovvero l'orto, i campi, il mare, la terra e il frutteto.
E poi si comincia. Come in tutti i libri di cucina sono gli occhi i primi ad essere premiati: le fotografie di Rina Nurra sono bellissime e fotografano il cibo preparato dall'altro grande cuoco che partecipa a questo libro, Jérôme Lacressonière che, mi pare di capire, ha coinvolto la sua schiera di figli e tutta la famiglia nella realizzazione del libro.


Al principio di ogni singola sezione il dialogo tra dietologa e chef prosegue per introdurre l'argomento e per 'tranquillizzare' cuochi e cuoche non professioniste circa la scelta di introdurre sapori anche intensi nella dieta dei loro piccoli.
Il libro si apre con un passato di carota e zucca per bimbetti dai 6 mesi in poi, cui si aggiunge l'aroma dell'arancio e, dopo l'anno di età, anche la curcuma o lo zenzero.
Per ogni preparazione è segnalata con grande chiarezza l'età di riferimento del destinatario ultimo, ovvero il bebè, il tempo di preparazione e il tempo di cottura. Nulla è affidato al caso.
Come in ogni grande libro di cucina e come in ogni grande ricetta di grande chef, genera stupore l'accoppiamento di ingredienti che nella norma si sono sempre ignorati l'un l'altro: penso al nasello che incontra le patate americane, il mais con le more o la cipolla e il cheddar in associazione con la fetta biscottata.


Gli ingredienti mi sembrano quasi tutti di facile reperimento a parte il mitico fromage blanc che in Francia occupa interi scaffali frigo e interi corridoi nei grandi supermercati ma che in Italia manca con insana pervicacia. 


Per consistenza, colore ricorda lo yogurt colato, quello greco, ma il gusto è decisamente meno acido. Un'assoluta bontà. Di ritorno dall Provenza me ne sono prudentemente portata a casa un barattolone da un chilo. Ma poi è finito...
Quindi metto sull'avviso cuochi e cuoche allievi di Ducasse che dovranno rinunciare a ben tredici ricette, prima fra tutte 'fromage blanc, corn flakes e fichi'. Si potranno rifare affondando il cucchiaio nella pastina alfabeto e mirtilli rossi e fragole...




Carla

mercoledì 25 settembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UN AFFARE DELICATO

Tartattà in prima media, Béatrice Fontanel, Marc Boutavant
La Nuova Frontiera Junior 2013


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"' Laringite'. Strano, non un filo di voce, così dall'oggi al domani, mentre la sera prima ci eravamo parlati a lungo al telefono. 'Quando bisognerà presentarsi ai professori' mi ha sussurrato a fatica nell'orecchio, 'puoi dire tu come mi chiamo e che pranzo alla mensa?' 'Non c'è problema' ho risposto disinvolto".

Cosa non si è costretti a fare per evitare una collisione troppo violenta con i nuovi compagni di classe che lo avrebbo sentito balbettare nervosamente...
E così Tartattatà al suo primo giorno di scuola media escogita un piano 'di fuga'. Si inventa una laringite anche con il suo miglior amico con il quale condivide questo nuovo anno scolastico.
In una classe che è un container, la gagliarda professoressa comincia la sua prima lezione di questo primo anno. A salvare Tartattà da un più che possibile sbotto di ilarità a sentire la sua balbuzie, arriva un provvidenziale frastuono che costringe ragazzi e professoressa a prendere la via del parco di fronte alla scuola. La prima ora di lezione in un prato: non è poi così male la scuola e questa professoressa promette bene. Sull'erba lei si toglie le scarpe e i ragazzi possono vedere una parte del corpo di norma 'inaccessibile' ai loro sguardi di undicenni. Mettere nero su bianco il più bel ( o il peggiore, fa lo stesso) ricordo delle vacanze, tema appena assegnato dalla prof scalza, offre lo spunto a Basilio Tartattà di confessare per iscritto la propria balbuzie.
Bravo, ragazzo, che bella idea hai avuto: prevenire è meglio che curare.
Ora tutti sanno, per penna di Tatattà e per voce di del suo migliore amico.
Un'ora di inglese, mensa, educazione fisica e così la prima giornata di scuola semplicemente arriva al suo naturale esito.
E quello che sembrava un giorno insormontabile si rivela nella sua semplicità...

Poco meno di 50 pagine per raccontare una sola giornata di scuola, unica ed indimenticabile. La prima.
Tutti noi ci ricordiamo il nostro primo giorno di scuola media e, quelli più grandi fra noi, si ricorderanno bene anche quello dei loro figli.
Professori che non abbiamo mai visto, compagni di classe per lo più sconosciuti, potenziali amici ma che un giorno potrebbero rivelarsi avversari, materie nuove e nuovo anche il genere di studio, il nostro corpo che cambia: un salto nel buio.
Tartattà, che avevamo conosciuto già qui, ha affinato una sua strategia personale molto condivisibile perché di grande efficacia.
Senza ferirsi, perché non ha lo spirito di un kamikaze, grazie a un caro amico, racconta se stesso con onestà e con serenità d'animo a tutti i suoi compagni. E lo fa con le sue modalità: in una pagina scritta.
Dire la verità è sempre spiazzante e spesso vincente; il silenzio che scende per qualche secondo dopo la sua dichiarazione, silenzio pesato e coperto solo dal fruscio delle foglie e dal canto degli uccellini nel parco, è sintomatico.
Riconoscere e raccontare i propri limiti è affare delicato.
Mettere sotto gli occhi dei bambini come farlo, offrire loro una possibilità per ragionarci intorno è il più grande merito di questo piccolo grande libro.

Carla

lunedì 23 settembre 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


LA VITA SECONDO REBECCA


Un'altra uscita 'fortunata' dell'editore Edt, nella collana Giralangolo: La mia vita secondo me, frizzante esordio narrativo di Anna Carey, è il racconto stralunato di una quattordicenne coinvolta nei successi letterari della madre. Rebecca, infatti, si ritrova improvvisamente e involontariamente popolare, insieme alla sorella, perchè la madre, scrittrice famosa in crisi creativa, decide di lanciarsi nella letteratura 'rosa' per ragazzine, dichiarando di essersi ispirata alle proprie figlie.

L'aspetto più grave, dal punto di vista delle ragazze, è che si ritrovano ritagliato addosso un ruolo che non appartiene loro, fonte di continue prese in giro a scuola.
Proprio mentre la protagonista, che racconta le sue vicende in prima persona attraverso il suo diario, affronta per la prima volta il cataclisma di un vero innamoramento, si ritrova ad essere coinvolta da attenzioni indesiderate, amicizie di facciata, insegnanti fan della madre. Per mettere fine a questo circo indigesto e insopportabile, Rebecca decide di far vedere al mondo chi è veramente e per farlo decide di metter su una band, ovviamente insieme alle inseparabili amiche Cass eAlice. Nonostante le scarsa esperienza le ragazze si mettono d'impegno mentre la storia d'amore fra Rebecca e Paperboy, ovvero il ragazzo dei giornali, si concretizza in brevi conversazioni sulla soglia di casa. E' proprio lui a suggerire la partecipazione ad un concorso riservato alle band composte da minorenni. Davanti allo sguardo sbigottito ed incredulo dei genitori, prende corpo la carriera musicale di Rebecca e delle sue amiche, con un esito che non vi racconterò.
Lo stile spumeggiante e ironico dell'autrice rende la lettura, rivolta naturalmente a ragazzine dai dodici anni in su, scorrevole e divertente, ma racconta anche una sgradevole verità che noi genitori vorremmo spesso ignorare e cioè che sappiamo ben poco dei nostri figli, delle loro reali aspirazioni, del mondo dei loro desideri e della loro socialità. Al di là delle differenze individuali e dell'affetto che sicuramente lega genitori e figli anche nel travagliato passaggo dell'adolescenza, è vero che i riferimenti, le relazioni, il modo di affrontare la vita che i ragazzi e le ragazze via via elaborano spesso ci sfuggono.
Ed è questo il diventare grandi, dire al mondo quel che veramente si è, oltre lo specchio deformante del desiderio genitoriale.
Bella la descrizione, nel romanzo della Carey, di quel gran salto nel vuoto che i nostri figli metaforicamente compiono nel momento in cui decidono di dichiarare al mondo intero la loro squisita singolarità, attraverso l'estetica, la musica, il mettersi alla prova per strade inusuali.
Lettura rassicurante per tutte quelle ragazzine che stentano a trovare la loro strada, lontane dal riparo della gonna di mamma e ancor più lontano dalle Violette di turno.

Eleonora

“La mia vita secondo me. Il diario di Rebecca Rafferty”, A. Carey, Edt 2013

sabato 21 settembre 2013


IL BISCOTTO DEL TRASPORTATORE

Alla distanza, nella grande fatica di uno smantellamento di una casa enorme, rimangono piacevolmente nella mente alcuni personaggi. Uno di questi è Roberto, trasportatore competitivo e smart che abbiamo conosciuto e potuto apprezzare in un trasporto ingente di mobili da Roma a un paesino sperduto nell'entroterra di Spezia.
Richiamato per un altro trasferimento, questa volta verso la Calabria profonda, Roberto è stato accolto da scatole e mobili e anche da un cartoccio che trasudava bontà: i biscotti del trasportatore, energia pura per chi comincia la giornata sollevando divani.



Ingredienti:
110 gr di burro
145 gr di zucchero di canna
1 cucchiaio di sciroppo d'acero
1 uovo
220 gr di farina 00
1/2 cucchiaino di lievito in polvere
30 gr di fiocchi d'avena grandi
70 gr di zenzero cristallizzato e tritato
70 gr di uva passa

Lavorate insieme burro e zucchero (occorre la frusta o il frullatore) finché non diventa cremoso e spumoso, quindi aggiungete lo sciroppo d'acero, l'uovo, la farina, l'avena, lo zenzero che avrete sminuzzato prima con la mezzaluna e l'uva passa. Otterrete un impasto morbido a cui darete la forma di un cilindro. Avvolgetelo nella plastica trasparente e mettete in frigo per almeno un paio d'ore.


Passato questo tempo accendete il forno a 170° e sulla placca disponete distanziati a sufficienza i tondini alti più o meno un centimetro che avrete ottenuto tagliando a fette il suddetto cilindro ora duro di frigo.
Fate cuocere per 25 minuti e il gioco è fatto.




A tutti auguro questi biscotti a nessuno auguro un trasloco (tranne ai trasportatori).

Carla

giovedì 19 settembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL PARADISO DI MAMMA

Il paradiso di Anna, Stian Hole
Donzelli 2013


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"'Oggi lassù c'è qualcuno che tira chiodi dal cielo. Non è giusto', dice papà
'No -sussurra Anna, - ma domani potrebbero essere fragole col miele'".

Per Anna, che sta spesso a testa in giù, è un tempo particolare.
Dall'altalena, sulla quale si dondola, deve scendere. Il papà la sta aspettando con un mazzo di fiori in mano. È nervoso e Anna lo sa. Lui vede chiodi che piovono dal cielo. Il dolore che li invade va trasformato in bene. Ed è questo il compito di quella ragazzina sognatrice: portare suo padre in un volo immaginario con ali di libellula sulla schiena, a vedere cosa c'è al di là del cielo. Cosa c'è dall'altra parte. Perché ogni cosa ha una sua 'altra parte, un suo aldilà'. Un posto dove sopra il cielo ci sia l'acqua. 


Un posto da guardare a testa in giù, appunto.
Attraverso un buco del cielo inizia il loro viaggio di esplorazione, un viaggio in tutta libertà, senza scarpe e calzini, a cavallo di un pesce volante e poi in solitario per vedere quelli che sono invisibili, per vedere un lussureggiante giardino che forse è proprio la mamma di Anna a curare, per vedere la vita che ora lei farà, tra una cena con vecchi conoscenti e una sosta in biblioteca.
Questo è il paradiso.
E per tornare giù basta fare una capriola e poi atterrare in piedi.


Ancora una volta un piccolo che prende per mano un grande per offrirgli possibili chiavi di lettura del mondo.
La perdita, la morte, quando si è grandi risulta, alle volte, insormontabile e la consolazione tarda ad arrivare: piovono chiodi. Ma quando si è piccoli, il superamento del dolore sembra più a portata di mano, come se i piccoli fossero naturalmente predisposti ad avere più energia e più risorse interiori di un adulto per spiegarsi ciò che è inspiegabile.
Il viaggio per vedere cosa c'è al di là, dove sono gli invisibili, Anna sembra già averlo fatto ed è un po' un Virgilio per il suo papà, Dante. Anna pare avere la soluzione per elaborare questo grande lutto, una soluzione fatta di bene, belle cose, bei colori, bei posti, belle atmosfere: per lei, e per il suo fiducioso papà che la segue, pioveranno un giorno fragole e miele.
Qui è la chiave di tutto: dopo l'asperezza dei chiodi arriverà di nuovo il dolce di una fragola intinta nel miele.
Stian Hole, forse perché è un uomo del Nord, ci ha abituato a racconti che partono da nodi emotivi molto forti ma che poi, attraverso un percorso di elaborazione interiore dei personaggi, arrivano a sciogliersi e a diventare parti dell' intreccio comune che è la vita.
La paura (L'estate di Garmann, Donzelli 2011), l'amore (Il segreto di Garmann, Donzelli 2012), la morte: tre raffinatissimi libri, ma anche macigni che Stian Hole e Donzelli, nel pubblicarli, affidano al bambino lettore, dandogliene però una versione coloratissima e immaginifica, quasi psichedelica, come a suggerirgli di non averne paura, ma piuttosto a guardarci dentro, ad esplorarla per poi capirla ed accettarla.



Carla

Noterella al margine. Grazie ad Anna ora so che nel lussureggiante giardino del suo paradiso si è aggiunta la mia di mamma con il suo notevole pollice verde, ad aiutare la sua nella cura delle piante, e sono certa che nel cielo degli invisibili la mia stessa elegantissima mamma fluttua, finalmente serena.


martedì 17 settembre 2013

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SACRIFICIO DELLA BIDELLA


GLUB!, Cristine Naumann-Villemin, Marianne Barcilon
Il Castoro 2013

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

Già nella pancia della sua mamma Glub non si comportava bene. 'Ehi! Ahi! Fai il bravo, piccolino mio!' 'Glub!'
Quando era piccolo, era talvolta un po'... monello. 'Dai Glubbino mio, stai buono.' 'Glub!'"


Qui comincia l'avventura di questo esserino verde, pelosetto, pieno di denti e con lo sguardo un po' strabico. E con un destino nel nome. La sua è una vita è segnata da un'unica raccomandazione che come un mantra gli ronza nelle orecchie costantemente: non si può fare sempre tutto quello che ci pare!
A scuola fare il bravo con la maestra e non divorare i libri della biblioteca, a non schiacciare Ciccio, a non mangiarsi Martino che è proprio troppo vicino, o la deliziosa Giulia. Persino il pesce rosso sembra correre un gran pericolo. Ma Glub lo sa, non può fare quello che gli va. Ogni volta c'è qualcuno che glielo ripete, o addirittura la sua coscienza lo mette sull'avviso. Ma se così è, arriverà alla fine anche per lui il momento di poter fare quello che gli pare?

Gran problema, quello del poter fare ciò che ci pare senza mettere in pericolo le libertà (o, come in questo caso, l'incolumità) altrui... Imparare le regole della convivenza è mestiere che viene richiesto di imparare quando si è piccoli, al principio della nostra 'carriera' di esseri umani. Il piccolo Glub, che ha per storia genetica ed indole quella di essere un po' monello, fa grandi esercizi di temperanza, ma, come tutti i piccoli (e i grandi), su cui si agisce con grande pressione, anche lui ha bisogno di dare a se stesso una via di fuga, di trovare, almeno una volta, durante una lunga e dura giornata di bravo bambino, i 5 minuti di matto. 


Peccato per la povera bidella, ma, d'altronde, con quel vestitino tutto ciliegie e dolcetti, sarebbe stato davvero impossibile resistere.
E così è toccato a lei sacrificarsi...
Albo pieno di sorrisi nel constatare gli sforzi che un piccoletto deve mettere in atto per imparare a stare in mezzo agli altri, albo in cui si ride nel finale a sorpresa. E ancora si sorride nel riconoscere Nina, a dieci anni esatti di distanza, ormai cresciuta e senza ciuccio (lo aveva dato al lupo d'altronde: Il ciuccio di Nina, Il Castoro 2003), tra le compagne del piccolo Glub...   


Noi che siamo cresciute professionalmente leggendo a torme di ragazzini il buffo linguaggio storpiato da un ciuccio fempre prefente, non possiamo che gioire in un nuovo libro della coppia Naumann-Villemin/Barcilon.

Carla

La principessa, quella che faceva storie sui vestiti o sul mangiare (Sono una principessa, Il Castoro 2003; Piccola principessa non vuole mangiare, Il Castoro 2008), invece l'abbiamo persa di vista. Deve essere andata in un'altra scuola, una scuola privata, adatta al suo rango...

lunedì 16 settembre 2013

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


TUTT’ALTRO CHE TIPICO, NEUROTIPICO


L’editore Uovonero continua nel suo percorso, del tutto coerente, di esplorazione narrativa del terreno ‘scivoloso’ delle diverse abilità. Dopo il grande successo de Il mistero del London Eye, cui sono seguiti Castelli di fiammiferi e Hank Zipzer e le cascate del Niagara, eccoci approdare nel mondo complicato dell’autismo, raccontato in modo realistico e abbastanza spiazzante.
Proprio come il protagonista del romanzo di Nora Raleigh Baskin, Jason, racconta la reazione della maggioranza delle persone normodotate o, come dice lui, neurotipiche: imbarazzo, pregiudizio, rifiuto, allarme. Non che Jason sia pericoloso, anche se qualche volta perde il controllo e rompe oggetti e magari, involontariamente, fa male a qualcuno; è che il suo sfuggire lo sguardo altrui, lo sfarfallamento delle mani in momenti di agitazione, il silenzio ostinato di fronte a semplici tentativi di interazione, mettono a disagio le persone con cui si confronta. Jason, che è molto intelligente, ne è ben consapevole e impara ad adattarsi, nei limiti del possibile, alle regole di convivenza che la scuola e la famiglia richiedono; solo il fratellino più piccolo lo accetta veramente com’è e solidarizza con lui.
Un angolo in cui rifugiarsi e difendersi dal mondo Jason l’ha trovato: è un portale di scrittura creativa, cui partecipa attivamente scrivendo storie. L’impersonalità del mezzo consente di celarsi dietro un nickname, autore di storie che colpiscono al cuore Phoenixbird, alias Rebecca. Le avventure di Benno, il personaggio creato da Jason, l’appassionano, tanto da diventare compagna di penna di Jason. Forse s’incontreranno ad una convention organizzata dal portale Storyboard. Un sogno che diventa realtà o la realizzazione del peggiore degli incubi?
Jason ha una grande paura di essere rivelato nella sua realtà. Ma sarà proprio l’evoluzione delle sua storia ad indicargli l’unica strada possibile per affrontare il mondo: accettare il proprio modo di essere per quello che è.
Tutt’altro che tipico è un romanzo ‘denso’, che non indora la pillola, che non racconta favole, descrive la realtà difficile dell’autismo. Raccontato in prima persona, immerge il lettore, di almeno dodici anni, in un modo di vedere le cose, di vivere la quotidianità lontano dall’ovvietà del senso comune; racconta le difficoltà delle relazioni familiari, le ostilità e le incomprensioni del mondo ‘esterno’. Soprattutto il difficile percorso che porta il protagonista a trovare un posto nel mondo. Accettando se stesso.

Eleonora

“Tutt’altro che tipico”, N. Raleigh Baskin, Uovonero 2013

sabato 14 settembre 2013


I BISCOTTI DI PERTUIS VOLANO A SAN MARCELLINO


Dalla Francia a Bologna, con un po' di fantasia e un po' di esperienze in ambito di frolla e biscotti, sono arrivati a san marcellino, porto sicuro di quattro mangioni di hamburger e dolci ciunti, i biscotti che hanno conquistato il cuore di una chimica in vacanza.
Avevo assaggiato questi buonissimi biscotti quest'estate a Pertuis e la scorta che avrei voluto durasse mesi non ha resistito alla prima settimana.
La mia faccia triste per averli finiti, anche se secondo me era colpa della golosità, ha mosso a compassione un italo-franco-ceco, che un pomeriggio mi ha recapitato una bustona di semi di girasole.
Mi sono dovuta ingegnare ed ecco qui un super risultato che ha fatto leccare i baffi dei marcellini, di tutto il bar e degli abitanti della casa di Strada Maggiore (porto sicuro di una serie di ceffi che riempiono la vita di una chimica fuori sede).


Per circa 20 biscotti

ingredienti
200 g farina 00
70 g zucchero (metà di canna e metà bianco)
1 uovo
un pizzico di sale
2 cucchiaini di lievito per dolci
70 grammi di burro
50 g di semi di girasole e di sesamo (io faccio circa metà e metà)

Dopo un debito riscaldamento alle mani per evitare crampi e contratture da impasto, mettete in una ciotola la farina, lo zucchero, il lievito, il sale e i semi e mischiate in modo che si amalgamino. A questo punto aggiungete l'uovo e il burro tagliato a pezzettini e impastate fino a formare una palla della consistenza della pasta frolla.
Avvolgete la palla di pasta nella pellicola trasparente e mettetela in frigo a freddare per circa trenta minuti.
Accendete il forno a 180° e una volta passato il tempo in frigo stendete la pasta su un piano infarinato fino a farla diventare alta poco meno di un centimetro. Ritagliate nella pasta le formine che preferite (la casa marcellina non ha formine da biscotti e si accontenta di una tazzina da caffè) e mettetele in una teglia rivestita di carta forno. Infornate per circa 15 minuti.
Aspettate che si freddino (al reparto grandi ustionati hanno appena dimesso un paio di avventati assaggiatori di biscotti appena usciti dal forno) e divorateli.


Una piccola variante che ho provato è quella di fare con la pasta delle palline che ricordino i baci di dama. Una volta cotte rimangono molto morbide dentro e friabili fuori. Deliziose già così! Scegliete la crema o la marmellata che preferite e farcitele proprio come i baci di dama. Per ora le ho provate solo con il dulce de leche (slurp!). 

Margherita

Noterella al margine. Margherita non è una delle due cuciniere 'accreditate' in questo blog. Tuttavia, per due ragioni principali, le è stato dato accesso alla rubrica. 
Prima ragione, è brava in cucina ed è brava fotografa ed è stata spesso 'dietro le quinte' di questo blog: un premio alla fedeltà.
Seconda ragione, salubre nepotismo: è mia figlia. 


Seconda noterella al margine. Quella paglietta che si intravede le sta benissimo, come si può notare, ed è un pezzo di provenza che ha riportato a casa...