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lunedì 30 settembre 2019

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUESTO LATO DEL LIBRO E' FANTASTICO!

Il muro in mezzo al libro, Jon Agee (trad. Giusi Scarfone)
Il Castoro 2019


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Il muro protegge questo lato del libro...
dall'altro lato.
Questo lato del libro è sicuro.
L'altro no.
Ma la cosa più pericolosa dell'altro lato del libro
è l'orco."

Nessun problema. Basta essere dal lato giusto del libro e del muro che lo divide a metà. Il piccolo cavaliere è convintissimo di esserlo, dal lato sicuro. Effettivamente, a ben vedere, dall'altra parte si erano riuniti un rinoceronte, un gorilla e una tigre che avrebbero potuto rappresentare un pericolo per lui, se non fosse arrivato quel topino a metterli tutti in fuga...


Dall'altra parte del muro c'è anche l'orco che tuttavia non sembra essere cattivo, forse solo un po' severo nei confronti dei topini. Di sicuro l'orco ha un miglior udito del cavaliere, perché - nonostante il muro - sente un sospetto gorgogliare di acqua che non ci dovrebbe essere. Ripreso per un pelo, il cavaliere viene salvato dall'orco, che lo mette in salvo dalla propria parte del muro: quella sbagliata?

Il piccolo cavaliere, così pare intendersi, è un tipino preciso. Rimette in sesto il mattone caduto e ha idee chiare su quello che il muro nasconde, nonostante non abbia modo di vedere al di là. 




E qui si apre tutta la questione di grande importanza che ha a che fare con la simbologia che un muro porta con sé e con il tipo di relazione che un muro genera inevitabilmente tra chi e qui e chi è al di là: dal momento della sua costruzione fino a quello della sua demolizione. Interessante quanto manichea è la prospettiva di un lato buono e di uno cattivo, di uno giusto e uno sbagliato. E ancora più interessante l'idea che si pensi di essere nel giusto quando si è invece dal lato sbagliato...E il divertimento nasce non solo dall'errore, ma dal fatto che chi legge è immediatamente al corrente di come stiano veramente le cose.
Tutti i ragionamenti intorno al muro non sono una novità, tuttavia l'idea di piantarlo nel luogo fisico di un libro illustrato che genera più problemi agli illustratori non è casuale, come a dire che quel punto della pagina costituisce sul serio un limite invalicabile. Per chi disegna, la piega della rilegatura è una dannazione ma anche un cimento che può essere affrontato in modo creativo. Quello spazio può essere interpretato dall'illustratore sulla doppia pagina come un 'pozzo' scuro dentro cui anche il segno può sparire (L'onda, La gara delle coccinelle) oppure può essere letto come un limite invalicabile (Di qui non si passa!); Jon Agee racconta di quale sia stato il suo percorso per arrivare a concepire la storia finale così come la si legge oggi: dapprima l'idea era quella di 'immaginare', come Suzy Lee, che quel taglio fosse un luogo 'invisibile' ma invalicabile per i disegni della pagina di destra rispetto a quelli di sinistra, successivamente ha pensato a rocce, vulcani e mandrie di rinoceronti, ma non era abbastanza per costruirci una bella storia, fino al momento in cui, avendo disegnato, blocchetto dopo blocchetto, un bel muraglione e avendoci messo un personaggio che ragiona sui versanti che un muro inevitabilmente crea, ha percepito che il racconto stava prendendo corpo.



Il disegno che solo apparentemente sembra al tratto, è stato rielaborato il buona parte in digitale. Circostanza questa che testimonia di come Agee, al pari di un altro maestro del digitale quale è Jon Klassen, abbia la capacità e sensibilità di dosare l'intervento di Photoshop solo per lo stretto necessario, evitando sempre e comunque l'appiattimento del disegno. 
Qui, diversamente rispetto al Piccolo B, manca la sua bellissima linea di contorno nera, spiega ancora Agee, perché in questa storia i personaggi devono essere veri e propri modellini tridimensionali di loro stessi. In questo senso, il paragone con Lionni colpisce immediatamente lo sguardo: forme di colore su fondo bianco. La differenza semmai sta nel grado di saturazione del colore: Jon Agee non rinuncia alla sua paletta di colori tenui. Torna di nuovo l'ispirazione alle pagine di Lionni nell'impostazione tra testo e immagine e tra immagine e tipografia.


Alcune perle: la presenza funzionale della papera, sorta di 'premonizione' di ciò che sta per accadere; il topino, il coccodrillo e i risguardi che hanno il valore di omaggi al Maestro, la leggerezza e il nitore del testo.
Wow! Grazie mille!

Carla

giovedì 21 giugno 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA RAGIONE LO FARÀ CROLLARE

GLI STRANIERI, Armin Greder
Orecchio acerbo, 2012

ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 10 anni)


"Era una terra di sabbia e poco altro.
Ma era la patria di un popolo.

Su questa terra la gente si occupava
delle proprie capre
e aspettava il maturare delle olive 

e la sera i vecchi raccontavano
le loro storie ai giovani,
così che potessero ricordare chi erano."

Così bello a leggersi, che sembra una poesia.
Per raccontare la storia che ha luogo su quel terreno fatto di pietre e sabbia, Greder usa parole così lucide, così nitide e perfette, e allo stesso tempo così pesanti e dense, che potrebbero davvero appartenere a una poesia.
Una poesia che racconta di come una tempesta un giorno portò su quella stessa terra gli stranieri che la rivendicarono come propria. Siamo tornati per restare, dicono e sono molti, molti di più del popolo.
E così, è la guerra. Una guerra vinta da chi lotta per conquistarsi una patria e persa da chi quella terra non la vuole abbandonare. E così, al principio sono solo le tombe di chi era caduto in guerra ad occupare quel terreno, ma poi arrivano le bandiere e i campi coltivati. Gli stranieri, ormai padroni, cominciano a prosperare e a spingersi con i confini sempre un po' più in là. Nulla vale protestare o pretendere giustizia: nessuno ascolta il popolo. Alla rabbia dei forconi che imbracciano rispondono i potenti cannoni dei carri armati stranieri. Ancora morti e ancora tombe. Così gli stranieri costruiscono il muro, un muro che li protegga, dicono. E questo muro da quel giorno non ha mai smesso di crescere per poi diventare per il popolo prigione e moritficazione.


Gli stranieri hanno il muro dalla loro, hanno il potere e la forza ma il popolo, dalla sua, ha il tempo e la consapevolezza che un giorno la ragione lo farà crollare, come accade a tutti i muri, prima o poi.

E nel frattempo continuano
a oliare le chiavi delle loro case
che li aspettano dietro il muro

Testo e immagini asciugati entrambi fino all'osso, fino al nocciolo del tema. In un continuo togliere, la complessità si fa semplicità (Calvino ce lo ha insegnato nella sua prima lezione americana sulla Leggerezza) e la storia che ci racconta Greder diventa allo stesso modo la storia del popolo palestinese e della sua terra sottratta da Israele e una storia dai toni molto più profondamente universali. Greder ci ha abituato a questo suo particolare modo di leggere il mondo. Penso all'Isola (Orecchio acerbo, 2008), vera e propria icona per raccontare il pregiudizio e l'emarginazione, o alla Città (Orecchio acerbo, 2009), emblema del tema della fatica del crescere e del lasciar crescere. I suoi racconti, dunque, si rivelano sempre così emblematici e portatori di valori condivisi e compresibili dall'umanità intera, che diventano all'istante veri e propri manifesti. Ogni parola porta il peso e il dramma del suo significato, ogni immagine riassume un pensiero, contiene le sue mille varianti.
Il muro di separazione israeliana diventa subito tutti i muri che dividono i popoli, il popolo palestinese è nel contempo tutti i popoli oppressi, i territori diventano la patria, il suolo d'origine, per antonomasia.
Ecco dunque che un libro in prosa che racconta la cruda realtà israelo-palestinese diventa, nel suo continuo essere allegorico, metaforico e iperbolico, a tutti gli effetti poesia dai toni universali.
E come solo la poesia sa esserlo, anche i libri di Greder ci appaiono sempre così drammaticamente urgenti che, dopo averli avuti in mano, non si può più far finta che non esistano, impossibile ignorarli, perché al loro passaggio nulla può essere più come prima.

Carla