sabato 29 settembre 2012


BISCOTTI ALLA LAVANDA

A volte basta proprio poco.
In questo caso è bastato aggiungere un po' di fiori di lavanda nell'impasto di normali biscotti per cambiarne molto la qualità, ovviamente per chi apprezza l'aroma intenso di questi fiori.
Quindi biscotti, 'elegantemente' buoni, e anche blandamente curativi perché l'olio essenziale contenuto in abbondanza nei fiori è dai tempi antichi ritenuto sedativo e riequilibrante del sistema nervoso centrale e vegetativo, digestivo, antireumatico e antinfiammatorio, antisettica e cicatrizzante e balsamico.

Ingredienti:
  • 50 gr di burro
  • 120 gr di farina
  • 50 gr di zucchero di canna grezzo
  • 1 uovo
  • 1/4 bustina di lievito
  • 1/2 cucchiaio di fiori di lavanda sgranati
  • un pizzico di sale


Mescolare il burro, che avrete portato a temperatura ambiente, con lo zucchero.
Unire la farina setacciata con dentro il lievito e il sale, e successivamente l'uovo fino a ottenere una pasta liscia a cui aggiungerete i fiori di lavanda.
Stendere con il mattarello fino alla spessore di circa 3mm e tagliate i biscotti con lo stampino che preferite. Disporre su una teglia ricoperta di carta da forno e cospargere di zucchero (facoltativo)
Cuocere a 180°per circa 20 minuti, i biscotti devono essere dorati.


Le infiorescenze e le foglie della lavanda sono molto ricche (1%-5%) di un olio essenziale volatile dalla composizione molto complessa, costituito da vari alcol terpenici e dai loro esteri. Il più importante di questi è il linalolo, l’essenza responsabile delle principali proprietà terapeutiche della lavanda:
1.Sedativa e riequilibrante del sistema nervoso centrale e vegetativo: si raccomanda in casi di nervosismo, nevrastenia, ipertensione, palpitazioni e, in generale, in tutti i casi di malattie psicosomatiche. Il colore stesso della Lavanda è considerato il colore del silenzio, della calma e della tranquillità. È il colore della contemplazione e della spiritualità. Questa pianta è particolarmente indicata per i bambini iperattivi o che dormono male. In questo caso, risulta molto efficace mettere alcune gocce d' essenza di lavanda sul cuscino del letto o su un fazzoletto posto vicino al viso del bambino.
2.Digestiva: esercita un’azione antispastica e carminativa (antiflatulenta) sul condotto digestivo, e inoltre ha un effetto aperitivo, facilitando la digestione. Poiché l’essenza di lavanda possiede anche proprietà antisettiche, dà attimi risultati in caso di coliti (infiammazioni dell’intestino crasso).
3.Antireumatica e antinfiammatoria: applicati esternamente, l’acqua, l’olio e l’essenza di lavanda sono molto efficaci per calmare i dolori reumatici, sia d' origine articolare sia muscolare, come i dolori artrosici del collo o della schiena, l’artrite gottosa, il torcicollo, la lombaggine, la sciatica, ecc. Sono, inoltre, molto efficaci in caso di lussazioni, distorsioni, contusioni e stiramenti muscolari.
4.Antisettica e cicatrizzante: l’infuso di lavanda si utilizza per lavare ulcere e ferite infette, poiché le aiuta a rimarginarsi rapidamente. L’olio di lavanda allevia il dolore nelle bruciature e disinfiamma le irritazioni dovute a punture d' insetti e ragni.
5.Balsamica: l’essenza viene assunta per inalazione o vapori, per accelerare la cura di laringiti, tracheiti, bronchiti, catarro bronchiale e raffreddori.
 Per saperne di più
Gabriella


giovedì 27 settembre 2012

FAMMI UNA DOMANDA!


DINOSAURI A VOLONTÀ



Più che grande sono immenso,
è per questo che io penso
che sarebbe proprio un sogno
stare in acqua e fare il bagno.
Ma mi dite dove pesco
Un costume gigantesco?”

Ecco come racconta il brontosauro Chicco Gallus in Rimosauri, una divertente raccolta di poesie dedicate ai dinosauri. Ovviamente non è il modo più consueto di raccontarli, dato che rappresentano uno degli argomenti di divulgazione in assoluto più richiesto dai bambini: l’attrazione per gli animali potenti e feroci, per i predatori più efficienti e paurosi è una delle costanti delle richieste infantili, già dai quattro cinque anni.
Quando i nostri lettori crescono un po’ passano dalla fascinazione verso questi mostri un po’ mitici all’interesse più squisitamente scientifico: quante mamme sono perseguitate da figli che conoscono a memoria il nome scientifico di un numero indescrivibile di dinosauri?
Ovviamente, gli editori da sempre seguono questo argomento, proponendo libri che vanno dai pop up più o meno raffinati a libri decisamente più ‘seri’.
Ve ne segnalo un paio che mostrano degli elementi di diversità, entrambi adatti a lettori già abbastanza esperti dell’argomento e che non necessitano dell’interattività per appassionarsi all’argomento.


Il primo, pubblicato originariamente dalla britannica Carlton Books, si intitola, in modo non molto originale, Il mondo dei Dinosauri, di Archie Blackwell ed è pubblicato in Italia da Il Castello: l’esposizione segue le orme di un antenato dell’autore, cacciatore di fossili un po’ fuori dal comune e soprattutto ossessionato dalle sue ricerche. Seguendo la finzione narrativa di una sorta di diario vengono esposti i ritrovamenti fossili, le ricostruzioni degli scheletri o le fattezze immaginate di un’intera galleria di dinosauri. In un’esposizione di questo genere manca ovviamente la sistematicità, ma è notevole la cura grafica e la ricchezza di documentazione.



La sistematicità è invece il tratto distintivo del libro, ora ristampato, Mostri Volanti. Quando i dinosauri spiccarono il volo di Chrstopher Sloan per il National Geographic. Il testo originale è del 2005, proposto in Italia qualche anno dopo e poi tristemente fuori commercio. Riproposto oggi mantiene la sua validità quanto a documentazione, precisione delle informazioni, la ricchezza delle tavole esplicative, per la qualità dell’apparato iconografico. L’unico limite è rappresentato dal fatto che l’oggetto, ovvero il passaggio evolutivo dai dinosauri agli uccelli, è circoscritto. Ma se abbiamo a che fare con piccoli/e Darwin, questo libro è in grado di rispondere a molte inquietanti (per i genitori) domande.

Faccio voli molto belli
Da assai prima degli uccelli.
Piume niente, penne zero
Però volo per davvero,
ma assomiglio – questo è il bello –
a un enorme pipistrello”

ecco lo pterodattilo come lo vede Gallus.

Eleonora

Il mondo dei Dinosauri”, A. Blackwell, Il Castello, 2012
Mostri Volanti. Quando i dinosauri spiccarono il volo”, C. Sloan, National Geographic 2008, ristampa del 2012.
Rimosauri”, C. Gallus, con le illustrazioni di Francesco Chiacchio, Motta junior 2011

mercoledì 26 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LE SALSICCE SONO MEGLIO DELLA GUERRA!

IL BAMBINO CHE SI ARRAMPICÒ FINO ALLA LUNA, David Almond
Salani, 2012


NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)

"Inclinarono la scala fino ad appoggiarla alla luna. Le estremità della scala si fermarono sul bordo, dove l'orlo argentato incontrava l'orlo della notte.
'Vai' sussurrò Benjamin all'orecchio di Paul. Paul cercò gli occhi della mamma, gli occhi del papà.
'Forza, figliolo' dissero. 'Vai. La teniamo ben stretta'.
Paul inziò a salire, allontanandosi da loro. Un piolo, poi un altro e un altro. Si arrampicò nel cielo, nella notte splendente, verso la luna."


Paul è un bambino timido che vive in un seminterrato con i propri genitori. Talvolta fa pensieri strani. Uno di questi è stato: la luna non è come tutti la immaginano, ma un grande foro luminoso nel nero della notte.
Contornato da personaggi surreali, e dall'affetto incondizionato dei suoi genitori, il piccolo Paul persegue il suo sogno, ovvero andare a verificare che la luna sia davvero solo un gran buco nel cielo.
Un podista sempre in movimento, un vicina di casa con un cane parlante, una buffa signora all'ultimo piano che intreccia sempre bugie e verità e un fratello di questa, Benjamin, ragazzo provato dalla guerra e vero e proprio sprone per il piccolo Paul, sono tutti quelli che lo seguono e lo incitano in questa impresa.
Con un sistema immaginifico quanto surreale Paul raggiunge la luna e la luna è davvero uno strappo fatto ad arte nel cielo. Se tu arrivi al bordo e ti affacci, vedrai tutte quelle cose che nel cielo sono andate perdute e tra queste, una bambina di nome Fortuna, sparata da un cannone un po' troppo carico di polvere da sparo.


David Almond ha sempre messo insieme un mondo fatto di inconsistenza, di sogno, di surrealtà, di magia con il mondo che tutti conosciamo, fatto di realtà, tangibilità, quotidianità, autenticità: Skellig, un angelo, vecchio e catarroso accanto a due ragazzini alle prese con la difficile arte di stare al mondo tra mille difficoltà; Mina, una ragazzina con un mondo interiore e un immaginario piuttosto sviluppati; il 'salvaggio' creato da Blue sempre sul sottile confine tra realtà e fantasia o ancora le magiche creature di argilla costruite da Stephen.
Ma in questo racconto lungo, accanto alla magia di certe irrealtà, Almond sperimenta un linguaggio tutto nuovo, inatteso.
Nello sviluppo della storia sembra di cogliere quasi una voce bambina sotto dettatura della quale Almond sta scrivendo.
Ma il grande pregio di questo libro sta ancora una volta nel nocciolo, o sarebbe più corretto dire nei noccioli, di significato che si ricavano dopo averlo letto.


Almond ha sempre molto da dire.
Un inno alla libertà di pensiero e al coraggio, un emblema di come dovrebbe sempre essere la relazione tra genitori e figli, un j'accuse netto e tagliente nei confronti della guerra, e, sul finale, un vero e proprio trionfo dell'immaginazione.
Tutto questo è il libro di Almond.
Un piacere profondo nel leggerlo e, nel rileggerlo, ancora di più, visto che ogni volta se ne possono cogliere valori ulteriori.
Un particolare merito va all'ottimo lavoro di traduzione fatto da Guia Risari, che riesce, se possibile, a rendere ancor più poetico il già poetico testo e ai disegni di Federico Appel, mai esornativi o didascalici, ma sempre intelligenti, ironici e teneri al contempo.

Carla

martedì 25 settembre 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


FUTURO PROSSIMO, PASSATO REMOTO



Lo specchio dei desideri mi sembrava solito, il solito racconto lungo dedicato da un grande scrittore ad una bambina; l’incipit è squisitamente favolistico, una bambina di otto anni che trova per caso un frammento di specchio in una discarica e, ovviamente, si tratta di uno specchio speciale, che non riflette le cose le reali ma come la fantasia infantile le ha trasfigurate. Fin qui, prevedibile. Ma la storia, con il passare delle pagine, prende un’altra piega: seguiamo, infatti, la protagonista nella sua crescita, nei suoi cambiamenti: i genitori si separano, lei diventa un’adolescente piena di brufoli e di insicurezze. Di certo sa che non le piacciono le ingiustizie e questa sua chiarezza l’ha pagata cara, a scuola. Dello specchio si è quasi dimenticata, fino a quando non incontra nuovamente un suo amico di scuola, che le mostrerà un altro pezzo di specchio; anche questo è uno specchio speciale, anche se non mostra più il mondo infantile, ma la realtà come potrebbe essere. L’amico la conduce in uno scantinato dove molte persone, giovani e adulti, fra cui una sua insegnante, cercano di mettere insieme i loro pezzi di specchio, la loro idea di un mondo migliore. Una favola per ragazzi alle soglie della vita adulta, che li incita ad avere il coraggio di essere se stessi e di affermare una diversa idea di mondo, insieme a quegli adulti che non si sono dimenticati di essere stati giovani sognatori, un tempo. Puntuali le illustrazioni di Chiara Coccorese, con il mix originale di immagine fotografica e disegno, che accentuano la dimensione fantastica.
Si tratta, quindi, di un racconto per ragazzi, ma anche di un pamphlet ‘politico’, laddove con questo termine s’intenda una visione del mondo presente per come è e per come dovrebbe/potrebbe essere.
Sul piano personale, lo ammetto, questo libro mi ha colpito al cuore, perché, indirettamente, evidenzia la difficoltà dei ragazzi a pensare il proprio futuro e, in questo modo, mette a nudo il limite della mia generazione, che non ha saputo trasmettere quella che è stata, all’epoca, la sua forza: il coraggio di immaginare un mondo migliore, la fiducia nel futuro, la certezza (ovviamente infondata) di avere le redini del proprio destino. Non sto dando una valutazione politica sugli anni settanta, registro la grande differenza dello ‘spirito del tempo’, di allora e di oggi. Saranno state le sconfitte, le delusioni, il ritrovarsi in mezzo ad un ventennio avvilente e distruttivo, ai nostri figli non abbiamo dato la possibilità di pensare, con l’eroismo della giovinezza, di poter cambiare il mondo o almeno la propria vita. Mi basta mettere a confronto la mia giovinezza e quella di mio figlio, che ovviamente non è tutti ragazzi del mondo. Ma il che il problema esista e che sia generazionale è testimoniato, ad esempio, dal bel libro dello psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli, un libro illuminante su una delle fragilità degli adolescenti di oggi.


Ma c’è ancora una speranza, almeno così la pensa Jonathan Coe, che anche noi ritroviamo, in qualche cassetto dimenticato, il nostro frammento di specchio.


C'è un tempo bellissimo tutto sudato
una stagione ribelle
l'istante in cui scocca l'unica freccia
che arriva alla volta celeste
e trafigge le stelle

(Ivano Fossati, C'è tempo)

Ecco, avrei voluto che anche il mio giovane guerriero potesse vivere un momento così.

Eleonora

Lo specchio dei desideri”, J. Coe, con le illustrazioni di Chiara Coccorese, Feltrinelli Kids 2012
Cosa farò da grande? Il futuro come lo vedono i nostri figli”, G. Pietropolli Charmet, Laterza 2012


Noterella al margine: Per ora sono soprattutto i lettori adulti a comprare il libro di Coe, spero ardentemente che ne traggano la forza per trasmettere ai propri ragazzi la fiducia in un mondo migliore.



lunedì 24 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


AD OCCHI SPALANCATI

NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni)



L'ETÀ D'ORO, Spider
Orecchio acerbo, 2012

"Impolverata e graffiata la bambina se ne stava, dritta, sul sentiero polveroso, davanti a un coniglio. Diceva: 'Beh, cosa ha da guardare, vecchio lupo? Non ha mai visto una bambina? Non sia insolente, perché non-ha-idea-di-chi-sta-stuzzicando. Non ne ha idea! Non la può avere! Sì, certo lei ha visto molte bambine, vero? Sono così sciocchine, con i loro urletti, i loro strilli! Si diverte a spaventarle, eh? Nel buio, nel bosco! Il grande lupo cattivo, eh? Ma di sicuro non ne ha mai visto una così! Ah, ah, ah!!!'."

Un tipetto niente male, questa ragazzina, dovette pensare il coniglio che era di premura. Una bambina che sogna di parlar così a un lupo, che dorme la notte sugli alberi, che sputa per terra, che sa accendere un fuoco sotto la pioggia e rammendarsi i vestiti con aghi di osso e filo di ragno non la si incontra tutti i giorni. E che cosa farebbe una ragazzina di tal fatta se, una mattina al risveglio tra i rami di un albero, vedesse davanti a sé una bella motocicletta rossa? 


Ovvio: ci parlerebbe un po', poi ci salirebbe su e ci diventerebbe amica! Insieme faranno grandi cose: correranno a fari spenti tra gli alberi, guaderanno i torrenti e saliranno in cima alle montagne per guardar giù, ma soprattutto per guardar su, le nuvole. Attraverseranno grotte e sbucheranno in un dove che è al di là, dove l'erba mossa dal vento pare un mare e dove l'odore dei fiori ti fa girar la testa.
Saranno mai più felici di così? La loro è una vita davvero meravigliosa e il paese dell'eterna primavera è lì davanti a loro.

Tra i sette racconti 'selvatici' che Spider ha scritto, questo è il mio preferito. Forse perché quando ero bambinetta sognavo di guidare una moto (e adesso da vecchietta ci sono finalmente riuscita). Ma è il mio preferito anche perché è quello che perfettamente racconta l'età d'oro. Quel tempo mitico di perpetua ed immensa felicità, che la letteratura classica ha descritto come tempo di pace in cui giustizia, lealtà e rettitudine regnano sovrane. Tempo di libertà dalle fatiche, di prosperità della terra e di uguaglianze tra gli uomini.

Un magnifico tempo in cui le mele sul melo si ribellano al loro contadino rapace, oppure le pallottole, in un estremo atto di eroismo, salvano dalla morte il popolo degli scoiattoli, oppure un becchino è in grado di risvegliare i morti dall'aldilà, salvo poi circondarsi di fantasmi.
L'età d'oro è anche quella che vede un vecchietto malato di solitudine fare le valigie verso una vacanza senza fine, accompagnato dai suoi amici insetti oppure la musica di Bach suonata da una ragazzina salvare dalla depressione, affogata nello zucchero, di un insetto che voleva a tutti costi essere un artista.
L'età d'oro è un tempo mitico dove tutto il bello può accadere, ma l'età d'oro è anche l'infanzia. Quell'infanzia fatta di immaginazione, dove tutto può essere possibile. Quell'nfanzia che i due occhi spalancati che ti guardano curiosi, allegri, stupiti e pieni di sogni, così ritratti in copertina al meglio sanno descrivere.
La cifra dell'immaginario di Spider si trova in quel dente mancante, in quella treccina sfuggita dalla cornice. Lui è così: imprevedibile, dissonante, fuori dagli schemi. E i suoi albi illustrati ne sono stati sempre conferma. Ma ora c'è di più: il suo racconto per immagini si arricchisce nei testi che, in una matura fusione con l'illustrazione, a sua volta molto diversa di racconto in racconto, aprono nuove letture del mondo, secondo prospettive ancora e sempre inaspettate, ma in qualche modo anche paradigmatiche a tal punto da sembrare mitiche.
Bellissimo da leggere con i bambini che, sono certa, contagiati dalla faccetta in copertina, al sentire questi racconti non potranno non spalancare i loro grandi occhi, stupirsi e ridere...


Carla

sabato 22 settembre 2012


TORTA CON  L'UVA



In periodo di vendemmie pensando ad un dolce con l'uva viene subito in mente la 'schiacciata' che, se fatta bene, in effetti è pregevole. Ma dato che si parte da una pasta lievitata ci vuole il tempo di seguirla, cosa che spesso non ho. Ho quindi cercato un modo di fare una torta che avesse una preparazione relativamente rapida. Dopo qualche esperimento mixando parti di altre ricette e un po' di inventiva personale sono arrivata a questo risultato che ha riscosso un buon successo tra i miei amici, (che fanno sistematicamente da assaggiatori dei miei esperimenti).

Ingredienti:
  • 6/700 gr di uva (in questo caso ho usato uva nera, ma funziona anche con quella bianca)
  • 120 gr di burro
  • 170 gr di farina
  • 150 gr di zucchero di canna grezzo
  • 2 uova
  • ½ bustina di lievito
  • latte q.b. (circa 100 cl)
  • un pizzico di sale.


Lavate l'uva e tagliate in due tutti gli acini togliendone i semi. In una padella antiaderente fateli appassire con 2 cucchiai di zucchero e qualche fiocchetto di burro per una decina di minuti (devono iniziare a cuocere inglobando lo zucchero senza disfarsi, producendo un po' di succo).

Intanto preparate la pasta mescolando il burro, che avrete portato a temperatura ambiente, con 100 gr di zucchero. Dovete arrivare ad una pasta cremosa a cui aggiungerete poi le uova precedentemente sbattute molto bene in una tazza con una forchetta. Per facilitare l'operazione versate l'equivalente di un uovo per volta.
Unire la farina setacciata insieme al lievito e al sale. Mantenete l'impasto morbido aggiungendo man mano un po' di latte a temperatura ambiente, mescolando energicamente.
Versate l'impasto nella teglia (che avrete imburrato e infarinato o in cui avrete messo la carta da forno) stendendola uniformemente, e versatevi sopra altrettanto uniformemente l'uva. A questo punto potete scegliere se aggiungere anche il succo (in questo caso avrete una torta più morbida, che però tenderà a brunirsi molto in superficie) oppure lasciarlo da parte per altri usi.
Io ho optato per la prima scelta e in effetti i bordi esterni in alcuni punti sono molto 'ambrati', e devo dire che se l'aspetto può indurre a pensare che sia sfuggita la cottura (attenzione però che non sia avvenuto davvero) il gusto ne trae vantaggio.
Cuocere a 180°per 50 minuti.



Gabriella

venerdì 21 settembre 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DI DAME E DI CAVALIERI

Per chi lavora, come me, da tanti anni in libreria è ovvio salutare con sollievo l’uscita di quello che presumibilmente non sarà un best seller, ma che aiuterà a svecchiare quella parte degli scaffali dedicata a miti e leggende. In questo settore, da decenni impera la collana dei Miti Oro della Giunti-Dami, cui via via si è fatta la copertina ora rigida ora morbida, il prezzo si è alzato o abbassato, ma il contenuto è rimasto sempre quello. Così se si voleva sapere qualcosa sull’Iliade o L’Odissea, sulla mitologia classica o sulla Divina Commedia, di lì bisognava passare. Questo senza nulla togliere al compito svolto di fornire le informazioni essenziali su quegli argomenti, ma sottolineando che ben pochi editori si sono posti il problema di fornire alternative, testi più moderni, illustrazioni più curate.
Mentre rispetto al patrimonio mitologico ci sono state negli ultimi anni delle uscite significative, per opera di editori come La Nuova Frontiera e Lapis, oltre all’inglese Usborne, per il povero Artù si è dovuto aspettare quest’anno per vedere una nuova proposta.


Per i tipi della Gallucci è infatti uscito Storie di Re Artù e dei suoi cavalieri, scritto dal medievista Franco Cardini e illustrato da Cecco Mariniello.
La storia, come è noto, è complessa e densa di nomi impronunciabili, da Meleagant a Baudemagu, ma il cuore di questo ciclo di racconti è tuttora pieno di fascino; anche i nostri ragazzi possono appassionarsi ancora alle vicende di Artù, di Lancillotto e di Ginevra, fra amori infelici e tradimenti; per non parlare di Merlino e Morgana e dei loro incantamenti.
Il testo, proprio per l’intreccio non semplicissimo, è ovviamente adatto a giovani lettori già ‘rodati’ e comunque attratti dal mondo cavalleresco.



Ma se si volesse avere un’immagine diversa delle dame e dei cavalieri e di meravigliosi incanti, da non perdere la versione dell' "Orlando Furioso di Ariosto" raccontato da Italo Calvino, riproposto ora nella bella collana degli Oscar Junior della Mondadori. Il testo, pubblicato dalla Einaudi nel 1995, raccoglie la rara magia dell’incontro di due grandi scrittori; è stato spesso fuori commercio, salvo essere recuperato dalla Mondadori, trasposta nel 2009 in una versione per ragazzi, con le illustrazioni di Grazia Nidasio; ora questa versione è tascabile. Dunque un percorso travagliato per un testo scuramente difficile per i nostri lettori abituati alla lettura facilitata, ma assolutamente imperdibile.

Eleonora

Storie di Re Artù e dei suoi cavalieri”, F. Cardini, Gallucci 2012
Orlando Furioso di Ludovico Ariosto” raccontato da Italo Calvino, Oscar Junior Mondadori, 2012

giovedì 20 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

I TRE PORCELLINI, raccontati da Giusi Quarenghi illustrati da Chiara Carrer
Topipittori, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)



"C'era una volta un bel porcile, dove abitava una bella famiglia di porcelli. Papà porcello, mamma porcella, figli porcelli, tre.
I tre porcellini.
Così li avevano sempre chiamati tutti. Ma i tre porcellini erano in realtà due più uno, anzi una: due porcellini e una porcellina."


Ah, ah! E già da qui si rizzano le orecchie del lettore prché la storia sta prendendo una direzione insolita. Ma andando avanti, ad anomalia si aggiunge anomalia.
I porcellini vengono esortati dai genitori, con cortesia e fermezza, di cercarsi un altra sistemazione: ormai sono grandi ed è ora di dirsi ciao e andarsene. 
Con le loro rispettive valigie, i tre si allontanano mentre nelle orecchie echeggiano ancora gli ultimi consigli. "Attenti al lupo. Soprattutto tu, cocca. E dai un'occhiata a tuoi fratelli! E voi date un'occhiata a vostra sorella! E tu che sei il più grande occupati dei due più piccoli! E tu che sei il più piccolo, ascolta quelli più grandi di te! E tu che sei nel mezzo ricordati che nel mezzo sta il giudizio!..."

 
Va da sé che anche i rifugi che ciascuno di loro progetta in modo diverso, a seconda delle proprie competenze e attitudini, sono anomali.
Ma riguardo al lupo, invece, nessuna deroga al classico racconto. Arriva, soffia, distrugge, divora (forse?) e poi ancora una seconda volta, stessa sequenza con medesimo finale incerto.
Ma poi qualcosa si inceppa. Manca all'appello la terza casetta.
Chi conosce anche solo un po' Giusi Quarenghi può prevedere già dalla quinta riga del testo che sarà la porcellina, in qualità di eterno femminino, il motore di tutta la vicenda. Gli altri, tutti maschi, si accontentino allora del loro ruolo da gregari, lupo compreso. E così, grazie a un colpo di genio tutto femminile i tre porcellini possono diventare i tre porcelli, e, con il passare degli anni, addirittura progenitori di una intera stirpe di maiali selvatici, coraggiosi e liberi. Finalmente.
La fiaba de I tre porcellini, forse per semplicità di schema narrativo, forse perché mai codificata dagli scrittori di fiabe, è sempre stata soggetta a rivisitazioni, vere e proprie variazioni sul tema. Dalla versione in rima di Dahl (Versi perversi, Salani,1993) a La vera storia dei tre porcellini (Elle, 1990) , Le tre porcelline (Babalibri, 2000) o ancora i Tre piccoli lupi e il Maiale cattivo (Castalia, 1994), fino al capolavoro illustrato da Wiesner, purtroppo mai pubblicato in Italia, intorno a quei tre maiali molto si è riscritto.
Questa rilettura che ne fa la Quarenghi sembra avere però qualcosa in più. Come al solito, con grande intelligenza e ironia, non si limita a sparigliare le carte, ma va a cercare il senso più profondo dell'intera storia e lo porta a galla, in una lettura dei fatti al fulmicotone.
Puntuale ed esatta come un orologio svizzero nella sua costruzione della trama, spiazza il lettore in un continuo cambio di prospettiva. E lo fa ridere, molto e di gusto. Rideranno i bambini nell'incertezza continua del numero di maiali mangiati o salvati, rideranno i grandi nel sentire nella voce di mamma e papà maiali quella dei loro genitori, alle loro prime uscite.
Ma alla fine i lettori torneranno seri per ragionar sul fatto che tenere "il fuoco acceso, ben acceso, molto acceso..." forse vuol dire anche qualcos'altro.
La Quarenghi, che andrebbe letta sempre e comunque perché di rado perde un colpo, ci ha abituato a una tale profondità di pensiero, a una tale cifra poetica, che anche nel sentirla parlare dei tre famosi porcelli, rimaniamo incantati ad ascoltarla.


Incantati si resta anche di fronte ai disegni 'aerei' di una Chiara Carrer, rinnovata e mai uguale a se stessa. Le tavole, che illustrano i fatti come se fossero visti da un aereo che sorvola a bassa quota la zona, sono strepitose, già a partire dai risguardi di copertina. Altrettanto considero l'erbario tutto a matita, intorno a cui i tre porcellini saltellano giulivi. O ancora le geometrie equilibrate e ipnotiche allo stesso tempo di campi arati o boschi di conifere.
Accanto ai grigi e neri della matita, tre colori dominanti e pastosi che 'accendono' le pagine: l'arancio dei porcelli e del porcile, il blu del lago, delle valigie e del lupo (!) e il rosso, finale e inaspettato: il rosso che salva la vita!

Carla

Assaporo già il gran gusto che questa storia darà ad una lettura ad alta voce.

mercoledì 19 settembre 2012

ECCEZION FATTA

ovvero tutto quello che libro non è ma ci ronza intorno...

GUARDANDO QUALCHE NOVITÀ


Incontrare direttamente gli editori è spesso di grande utilità e consente sia di farsi un’idea del progetto editoriale, al di là delle singole uscite, sia di comprendere le motivazioni che spingono ad operare determinate scelte. Così mi è capitato di incontrare Patrick Le Noel, che ha inventato e fatto crescere, insieme al suo magico staff, le edizioni L’Ippocampo.
Per questo autunno sono previste diverse novità interessanti, dedicate ai bambini, cominciando dal Divino inganno,di Sanjay Patel, disegnatore della Pixar, che ha voluto illustrare uno dei testi indiani più importanti, il Ramayana, rendendolo fruibile anche dai bambini occidentali, che di cultura indiana sanno ben poco. 
Un’altra acquisizione per me significativa è quella dell’illustratore francese Antoine Guilloppè, con l’illustrato raffinatissimo Pieno sole, edito in Francia da Gautier-Languereau: una storia semplice, cosa guida la corsa del giovane guerriero nella savana se non l’amore?, raccontata con illustrazioni realizzate sovrapponendo due fogli, uno nero ritagliato minuziosamente, l’altro bianco, che con la luce radente sul foglio creano effetti stupefacenti. L’avevo visto in tutte le librerie parigine impilato in bella vista e mi chiedevo, chissà quando un editore italiano se ne accorgerà…ed eccolo qui.
Se volete saperne di più guardate qui
Ma quello che sicuramente è il libro più atteso è Il segreto d’Orbe, di Francois Place, che con questo libro ha vinto il premio per la fiction alla Fiera di Bologna. Edito da Casterman, con una scelta editoriale difficile, un cofanetto con due libri e le tavole separate e un costo che qui da noi sarebbe proibitivo, in Francia non ha avuto un grande riscontro commerciale. L’editore italiano ha scelto di cambiare la presentazione editoriale, fermi restano i contenuti, con un libro che sarà di circa 400 pagine, ma con un costo decisamente più contenuto. Non vi dico di più. Aspettiamo ad averlo in mano per valutare queste modifiche.

Questo episodio mi consente di affrontare un argomento spinosissimo: i libri e la loro vendibilità. O, anche, se per essere dei grandi editori (grandi per la qualità culturale e non per la quantità di vendite) è necessario ignorare i dati di vendita, ovvero lavorare per un mercato di nicchia fatto di adepti più che di incidentali lettori. Lo stesso dilemma vale per le librerie: per essere librai ‘veri’ bisogna avere solo libri ‘belli’ (ma chi li giudica?), colti raffinati significativi, e la vendita di libri commerciali è di per sé, oltre che uno strumento di sopravvivenza, un oltraggio alla cultura? Come ben sapete, sono più che convinta del ruolo ‘militante’ che cerco di avere, ma personalmente questo non mi impedisce affatto di salutare con gratitudine l’uscita di libri che fanno entrare in libreria anche i non lettori, o che creano, come i libri della Rowling, un livello di fedeltà del tutto particolare, che hanno dato fiato e risorse alle librerie per anni. Ripeto spesso che è necessario tracciare una linea di demarcazione fra i libri, o prodotti complementari, che possono essere accettati, anche se non consigliati, e libri che proprio non dovrebbero entrare in libreria, perché sono pensati per agganciare una vulnerabilità infantile rispetto al richiamo del marchio conosciuto, e qui non ripeto gli esempi già fatti. Nella realtà dei fatti l’esistenza di prodotti commerciali spesso consente di produrre, nel caso degli editori, o comprare, nel caso dei librai, libri che costano investimenti di tempo e denaro. Non si vive di sola bellezza.
L’editore di cui fin qui vi ho parlato produce libri di grande raffinatezza e di grande impegno; vi cito, fra le novità di quest’autunno, due libri per ‘grandi’ che mi hanno colpito molto: Cortecce, uno splendido fotografico di Cedric Pollet sulle cortecce degli alberi, idealmente molto vicino ai libri che abbiamo recensito; e Women are heroes, del fotografo ‘di strada’ JR, che con le sue istallazioni di foto-murales ha reso omaggio al coraggio delle donne. Ma pubblica anche i libri sugli One Direction, band giovanile adorata dalle ragazzine, un prodotto assolutamente commerciale, che, con tutta probabilità, ha consentito tante scelte coraggiose in altri ambiti. Se un editore vive del proprio lavoro di editore o se un libraio vive vendendo libri e non facendo caffè, questi compromessi li deve fare. O no?






Eleonora



martedì 18 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


RIMBAMBINIRSI

LA MAGLIA DEL NONNO, Gabriella Genisi, Eleonora Marton
Biancoenero Edizioni, 2012

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)


"Nonno mi racconta ancora delle storie. A volte si interrompe a metà perché non ricorda come vanno a finire, ma è bello lo stesso. 'Nonno, che succede adesso?', gli chiedo. Lui mi fa una carezza, sorride e dice: 'E chi lo sa?'".

Il nonno di Ignazio, Ignazio anche lui, sta perdendo la memoria: non si ricorda più la strada di ritorno da scuola, non si ricorda come finisce quella storia, non si ricorda come si guida un'automobile. Continua a piacergli il pollo arrosto e la pasta al ragù, ma non sa più bene come si fa per mangiarli.


Tutto dipende dalla maglia della memoria: una maglia 'magica' che se la indossi ricordi ogni cosa, ma se ti dimentichi di metterla, allora tutto si annebbia. È così che il nonno Ignazio racconta e spiega al nipote cosa sta accadendo.
Fino ad arrivare al giorno in cui il piccolo Ignazio si rende conto che il nonno quella maglia non la mette quasi più.
Il nonno di Ignazio, come anche altri nonni dei suoi compagni, si stanno rimbabinendo. La loro testa non ha più voglia di cose complesse, ma solo di cose semplici, piccole. Questi nonni rimbambiniti -diventati bambini di nuovo- vanno aiutati a tavola, altrimenti mangiano con le mani, vanno aiutati la sera prima di andare a letto: 'togliti i vestiti, mettiti il pigiama, ti sei lavato i denti...'
E come i bambini, anche a loro piace fare ciò che, come un guizzo, gli attraversa la mente: cantare, per esempio, o nei libri, guardare le figure, o urlare Gol a squarciagola davanti alla tv.


Tema delicato, affrontato con lucidità, chiamando le cose con il giusto nome e raccontandole in una prospettiva, nonostante tutto, piena di serenità. 
L'urgenza di Gabriella Genisi, che ha scritto anche un libro 'da grandi' sullo stesso tema, sembra dettata dal desiderio di mettere 'nero su bianco' qualcosa che, nella vita vera, le ha toccato il profondo. 
Sebbene della vecchiaia si abbia orrore (lo testimonia il pervicace accanimento di molti a sembrare giovani quando non lo si è più), e si tenda ad evitarla, a me piacciono quelli che van controcorrente e che raccontano le cose come sono. 
Mi piace che della vecchiaia se ne parli ai bambini. E si dica loro, che invecchiare può significare anche rimbambinirsi e perdere il contatto con la realtà.
Io stessa, nel mio piccolo, dall'alto dei miei cinquantatré anni, di nonni Ignazio ne ho parecchi che mi circondano. Conosco le loro storie, sento i racconti affettuosi dei loro figli: ma se da un lato mi atterriscono, dall'altro mi inteneriscono. Io stessa, peraltro, con la memoria non ho un buon rapporto. Dimentico tanto e tutti mi prendono in giro, perché ogni occasione è buona per dire: non mi ricordo. Sembra che io lo faccia apposta. Tutt'altro, ne patisco parecchio e spesso penso che anche io da vecchia, mi rimbambinerò, come il nonno Ignazio o come tanti altri vecchietti reali. Spero solo di trovarmi circondata da bambini come quel piccolo Ignazio, che capisce che tra lui e il nonno, spetta a lui il ruolo del 'grande'. Troverò anch'io bambini che avranno la pazienza e il gusto di 'giocare' un po' con me?
 Carla


Si riconferma l'originalità della Marton, oramai illustratrice assidua nei libri Biancoenero, che vivacizza il racconto con una chiave cromatica di soli tre colori, ma che colori! che non può passare inosservata. Delicate le sue 'traduzioni' in immagini di quel testo che si intuisce, ma che le parole non dicono.



lunedì 17 settembre 2012

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

FRA NONNE TERRIBILI E RAGAZZINE IRRITABILI



Inizia scoppiettando la stagione autunnale che ci porterà dritti, e con molta fatica, verso Natale. Tutti gli editori cominciano a sparare le loro cartucce, ovvero a proporre novità in quantità inconsueta.
Salani già a settembre propone due titoli interessanti, il primo è in realtà una nuova edizione di un titolo del ’94 di Anthony Horowitz, che oggi viene riproposto con le illustrazioni di Tony Ross: Cocco di nonna, geniale horror di travolgente umorismo britannico. Racconta di un ragazzino, Joe, perseguitato da una nonna cattiva ed inquietante che trama nell’ombra per ottenere da lui qualcosa di estremamente prezioso, e per lui letale, per lei e le sue amiche quasi centenarie. Una storia davvero dissacrante sui simpatici antenati, protagonisti di storie qualche volta melense, tanto da far impallidire la nonna terribile di Roald Dahl. Le peripezie del giovane Joe alle prese con una banda di vecchie assetate di giovinezza faranno ridere a crepapelle un sacco di ragazzini, ma anche inorridire qualche mamma, mi è già successo di ascoltare obiezioni sconcertanti, che diffida di storie politicamente scorrette.


Il secondo titolo segna il ritorno di Erik Orsenna, autore francese noto per i suoi libri che spiegano in modo narrativo il vasto e inesplorato mondo della grammatica. Qui però l’argomento si fa stuzzicante perché si parla di allergie: La principessa Istamina, infatti, è una povera disgraziata ragazzina allergica a tutto e dotata di un carattere a dir poco irascibile, che si scatena, guarda caso, proprio quando Istamina entra in contatto con le cose, o le persone, che detesta. Una lunga e difficile ricerca storica svelerà il mistero e Istamina si troverà a confrontarsi con alcuni antenati animali, fra cui un temibile riccio.
Infatti sarà proprio in un allevamento di ricci che porterà un po’ di sollievo nella vita di questa ironica e irascibile ragazzina.
Orsenna, come si può capire, sceglie una chiave decisamente grottesca, aiutato anche dalle illustrazioni di Adrienne Barman, per raccontare la difficile condizione di chi soffre di allergie.
La lettura di questi libri è indicata per lettori grandicelli, dagli undici anni in su.

Eleonora


Cocco di nonna”, A. Horowitz, Salani 2012
La principessa Istamina”, E. Orsenna, Salani 2012
La grammatica è una canzone dolce”, E. Orsenna, Salani 2002
I cavalieri del congiuntivo”, E. Orsenna, Salani 2004
La danza delle virgole”, E. Orsenna, Salani 2010

sabato 15 settembre 2012

TATIN DI FINOCCHI E GORGONZOLA

Sono sempre stata attratta dalle tarte tatin. Forse mi attira il brivido di doverle rovesciare e scoprire solo allora se sono riuscita a preparare una torta anche bella o invece scoprire, e succede, che il tutto non si è staccato dalla pentola come dovrebbe. Forse è l'idea del caramello. Mi incanta vedere come lo zucchero man mano cambia colore e consistenza.
E tutto questo valeva già per la versione classica con le mele, ma da un po' mi sono lanciata anche sulle versioni salate e le trovo ancora più intriganti.

Questa ricetta è una di queste e l'ho trovata sul libro di Lisa Casali Ecocucina. Azzerare gli sprechi, risparmiare ed essere felici (Gribaudo, 2012), insieme a tanti altri spunti molto interessanti, soprattutto per me che non butterei mai via niente.

INGREDIENTI:
foglie esterne di finocchio, la quantità dipende da quanto sono grandi, indicativamente direi che possono bastare quelle di tre finocchi medi
70/90 gr di gorgonzola
la parte verde di un porro oppure uno scalogno medio
100 gr di zucchero
200 gr farina
140 gr di burro
sale e pepe q.b.

Innanzi tutto preparate la pasta brisée mescolando la farina con 100 gr di burro lasciato ammorbidire a temperatura ambiente, un pizzico di sale e mezzo bicchiere di acqua fino ad ottenere un impasto morbido. Avvolgetelo in un canovaccio pulito o nella pellicola e lasciatelo in frigorifero mentre preparate il resto della torta.


Lavate le foglie del finocchio e tagliatele e spicchi in modo che possano comporre un fiore nella teglia lasciando un bordo vuoto, dove andrà rivoltata la pasta. Data la forma dei finocchi da una foglia si ottengono due spicchi. Prima di cucinarli provate la composizione nella teglia facendo attenzione che la curvatura della foglia non sia troppo accentuata, perchè in questo caso vi terrà sollevata la pasta. Se così fosse rimpicciolite lo spicchio asportando la parte esterna.
La teglia dovrà essere o una pirofila o un'antiaderente perchè la dovrete usare sia sui fornelli che in forno.
Fate sciogliere nella teglia 25 gr di burro in cui farete appassire il porro o lo scalogno tagliati a fettine sottili. Durante questa operazione unite anche le foglie dei finocchi in modo che inizino a cuocersi per circa 5 minuti. Aggiungere poi sale e pepe (quest'ultimo non è indispensabile) e togliere i finocchi che metterete da parte.
Aggiungere lo zucchero con qualche cucchiaio di acqua e lasciare cuocere continuando a girare con un cucchiaio di legno fino a che non si forma il caramello (se non siete esperti di caramello sappiate che più acqua aggiungete e più tempo impiega a formarsi ma più resta elastico quando si raffredda).
Spegnere il fuoco e unite il burro rimasto continuando a mescolare ancora un po'.
Disporre le foglie di finocchio sul caramello e il gorgonzola e piccoli pezzetti nelle foglie.
A questo punto è arrivato il momento di riprendere la pasta, tirarla sottile (non più di 3mm) e disporla sopra i finocchi facendola ben scendere e rincalzandola nel canaletto vuoto che avrete lasciato lungo il bordo della teglia.
Cuocere a 180°per 30/40 minuti.


Estrarre dal forno e rivoltarla subito su un piatto da portata. Questa come già detto è l'operazione più difficile, spesso la torta scende bene ma non rimane nel centro del piatto, e una volta 'atterrata' è davvero difficile spostarla. Per facilitare l'operazione vi consiglio di scegliere un piatto (assolutamente piano) che sia un po' più grande della teglia di almeno un paio di centimetri tutto intorno.
Servire tiepida, ma è comunque buona anche il giorno dopo.

Gabriella


giovedì 13 settembre 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL SAPORE DELLA VITA

I PANI D'ORO DELLA VECCHINA, Annamaria Gozzi, Violeta Lopiz
Topipittori, 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI E MEDI (dai 5 anni)


"Nella cucina bislacca la vecchina era molto indaffarata, l'aria si appesantiva del vapore dolce di zucchero e mandarini. Le mani sapienti della vecchina mescolavano, dentro un grande paiolo, frutti, cannella e una cascata di miele per dar vita a una pasta morbida e speziata."

La vecchina, dalle moltissime rughe, forse proprio per il suo gran daffare intorno ai fornelli, non era tormentata dal pensiero di dover morire. Era convinta che la Morte si fosse dimenticata di lei. Ma con il gelo anche la Morte arrivò e bussò alla sua porta. Sarà stato il profumo di miele o il sapore dell'impasto del Pane dolce di Natale, o un'uvetta fra i denti, ma la Morte le concesse ancora del tempo. Così di profumo in profumo, di sapore in sapore, di fragranza in fragranza la Morte rimandava sempre di mettere la vecchina nel suo grande sacco. 


Finché si ripresentò ancora una volta alla porta della vecchia. Questa volta nel sacco ci sarebbe finita di certo. Ma tutti quei bambini intorno al tavolo che sgranocchiavano torroni e croccanti, rallentò ancora il suo fatale progetto. Sarà stata la buccia di un mandarino o la Morte davvero si commosse per un solo istante? E poi la vecchina impastò finalmente il Pane d'Oro. 'Quando sarà pronto, solo allora sarà Natale. Torna per assaggiarlo' le disse.
E la Morte tornò. Il calore del fuoco, la dolcezza della cioccolata fumante e il sapore della cialda croccante offuscarono i suoi propositi. Avvolta nel suo scuro mantello di tristezza, la Morte non sapeva che fare. Ma fu la vecchina a incoraggiarla a portarla con sé. Era tempo di andare, per entrambe.


La ricetta era salva, perché nascosta nei Pani d'Oro preparati con tanta maestria e passione. Ai bambini aveva affidato il suo segreto.
Le videro scomparire nella nebbia, la vecchina leggera come una meringa si dissolse oltre il fiume.
Pare che ogni inverno dopo Natale la si possa veder tornare dai suoi amici bambini e per continuare a regalar loro dolci e torroni...

Gli albi con la Morte mi piacciono. Perché sono libri difficili, che richiedono sensibilità particolari. Sono libri che sfidano un nostro tabù enorme.
Trovo sempre interessanti due elementi: chi sia l'interlocutore di turno della Morte e come essa venga rappresentata. Considero entrambi particolarmente significativi per la tenuta della storia.
Di autori coraggiosi che abbiano voluto dare una sembianza alla Morte per offrire un appiglio immaginativo ai bambini, ne conosco ben pochi ed Erlbruch (con L'anatra, la morte e il tulipano, e/o, 2007) è insuperato con la sua commovente vecchina reumatica in paltò e pantofoline.
Ma adesso è arrivata Violeta Lopiz. La disegna come un gran corpaccione informe con due esili gambette, un grande sacco dai contorni sfumati, con l'apertura del sacco che allude a un volto senza espressione.
Quante cose riesce ad aggiungere al già poetico testo!
Annamaria Gozzi racconta a parole una Morte un po' irosa, curiosa, accondiscendente, golosa, profondamente umana. C'è da chiedersi se potrebbe essere altrimenti.
E questa volta l'interlocutrice non è un'anatra dagli occhi sempre un po' intimoriti, ma una vecchietta che ha trasformato la sua vita in passione.
Passione per cucinare dolci.
È questa la chiave per vivere fino all'ultimo minuto della propria vita felici ed essere sereni anche al momento di andarsene.
Avendo la consapevolezza di aver ben vissuto e di aver lasciato una traccia anche lieve del proprio passaggio, tutto sarà più facile.

Carla


Noterella al margine. Quasi irriconoscibile il tratto di Violeta Lopiz rispetto al suo altro libro italiano (La coda canterina, Topipittori 2010) che qui appare molto maturo e ben più suggestivo. Non so se dipenda dall'uso del pastello, ma tanto mi ricorda il linguaggio e l'immaginario di Kitty Crowther, seppure con una maturità e un uso del colore ben diversi. Chissà se ho detto una bestialità...