IL SAPORE DELLA VITA
I PANI D'ORO DELLA VECCHINA,
Annamaria Gozzi, Violeta Lopiz
Topipittori, 2012
ILLUSTRATI PER PICCOLI E MEDI (dai 5 anni)
"Nella cucina bislacca la
vecchina era molto indaffarata, l'aria si appesantiva del vapore
dolce di zucchero e mandarini. Le mani sapienti della vecchina
mescolavano, dentro un grande paiolo, frutti, cannella e una cascata
di miele per dar vita a una pasta morbida e speziata."
La vecchina, dalle moltissime rughe,
forse proprio per il suo gran daffare intorno ai fornelli, non era
tormentata dal pensiero di dover morire. Era convinta che la Morte si
fosse dimenticata di lei. Ma con il gelo anche la Morte arrivò e
bussò alla sua porta. Sarà stato il profumo di miele o il sapore
dell'impasto del Pane dolce di Natale, o un'uvetta fra i denti, ma la
Morte le concesse ancora del tempo. Così di profumo in profumo, di
sapore in sapore, di fragranza in fragranza la Morte rimandava sempre
di mettere la vecchina nel suo grande sacco.
Finché si ripresentò ancora una volta
alla porta della vecchia. Questa volta nel sacco ci sarebbe finita di
certo. Ma tutti quei bambini intorno al tavolo che sgranocchiavano
torroni e croccanti, rallentò ancora il suo fatale progetto. Sarà
stata la buccia di un mandarino o la Morte davvero si commosse per un
solo istante? E poi la vecchina impastò finalmente il Pane d'Oro.
'Quando sarà pronto, solo allora sarà Natale. Torna per
assaggiarlo' le disse.
E la Morte tornò. Il calore del fuoco,
la dolcezza della cioccolata fumante e il sapore della cialda
croccante offuscarono i suoi propositi. Avvolta nel suo scuro
mantello di tristezza, la Morte non sapeva che fare. Ma fu la
vecchina a incoraggiarla a portarla con sé. Era tempo di andare, per
entrambe.
La ricetta era salva, perché nascosta
nei Pani d'Oro preparati con tanta maestria e passione. Ai bambini
aveva affidato il suo segreto.
Le videro scomparire nella nebbia, la
vecchina leggera come una meringa si dissolse oltre il fiume.
Pare che ogni inverno dopo Natale la si
possa veder tornare dai suoi amici bambini e per continuare a regalar
loro dolci e torroni...
Gli albi con la Morte mi piacciono.
Perché sono libri difficili, che richiedono sensibilità
particolari. Sono libri che sfidano un nostro tabù enorme.
Trovo sempre interessanti due elementi:
chi sia l'interlocutore di turno della Morte e come essa venga
rappresentata. Considero entrambi particolarmente significativi per
la tenuta della storia.
Di autori coraggiosi che abbiano voluto
dare una sembianza alla Morte per offrire un appiglio immaginativo ai
bambini, ne conosco ben pochi ed Erlbruch (con L'anatra, la morte
e il tulipano, e/o, 2007) è insuperato con la sua commovente
vecchina reumatica in paltò e pantofoline.
Ma adesso è arrivata Violeta Lopiz. La
disegna come un gran corpaccione informe con due esili gambette, un
grande sacco dai contorni sfumati, con l'apertura del sacco che
allude a un volto senza espressione.
Quante cose riesce ad aggiungere al già
poetico testo!
Annamaria Gozzi racconta a parole una
Morte un po' irosa, curiosa, accondiscendente, golosa, profondamente
umana. C'è da chiedersi se potrebbe essere altrimenti.
E questa volta l'interlocutrice non è
un'anatra dagli occhi sempre un po' intimoriti, ma una vecchietta che
ha trasformato la sua vita in passione.
Passione per cucinare dolci.
È questa la chiave per vivere fino
all'ultimo minuto della propria vita felici ed essere sereni anche al
momento di andarsene.
Avendo la consapevolezza di aver ben
vissuto e di aver lasciato una traccia anche lieve del proprio
passaggio, tutto sarà più facile.
Carla
Noterella al margine. Quasi
irriconoscibile il tratto di Violeta Lopiz rispetto al suo altro
libro italiano (La coda canterina, Topipittori 2010) che qui
appare molto maturo e ben più suggestivo. Non so se dipenda dall'uso
del pastello, ma tanto mi ricorda il linguaggio e l'immaginario di
Kitty Crowther, seppure con una maturità e un uso del colore ben
diversi. Chissà se ho detto una bestialità...
Nessun commento:
Posta un commento