VESUVIO
Marco D’Amore e Francesco Ghiaccio,
conosciuti entrambi come autori, sceneggiatori e, nel caso del primo,
anche attori di film e serie televisive di grandissimo successo, a
partire da ‘Gomorra’, tentano un esperimento difficile: coniugare
le ambientazioni e le tematiche delle storie ‘nere’ di camorra
con una storia per ragazzi e ragazze. Il romanzo, pubblicato da De
Agostini, è intitolato ‘Vesuvio’.
I protagonisti sono un ragazzo e una
ragazza, rampolli di due famiglie rivali, che si cercano e si
scontrano quotidianamente: Federico, detto Vesuvio, con il suo
gruppetto di accoliti, tutti dotati di adeguati soprannomi, e Susy,
al comando di un manipolo di Sirene.
Entrambi vivono all’interno della
logica violenta dei clan: ogni offesa va cancellata con un livello
superiore di violenza, anche se si tratta di storie di ‘ragazzi’,
che in realtà non sono tali: il loro destino è già chiaro, pedine
o futuri capi in clan che si contendono il territorio.
Dunque, Federico-Vesuvio e Susy-Sirena
si scontrano in un crescendo che oscilla fra lo scherzo goliardico e
l’offesa mortale.
Il padre di Federico è un capo clan e
pensa di sfruttare questi litigi a suo vantaggio, scatenando la
guerra contro il clan del padre della ragazza, per impadronirsi dei
suoi territori.
Susy, intanto, è andata a Milano, a
coronare il suo sogno da musicista; lì la segue Federico,
appoggiandosi alla casa dello zio Gabriele, da anni esule volontario.
Lontano da Napoli, dai suoi fedeli
amici, dal clima opprimente di casa sua, Federico riesce a vedere con
maggiore chiarezza i propri sentimenti, ma è combattuto: è
cresciuto in un ambiente che conosce solo violenza ed è solito
nascondere i sentimenti più profondi, i lutti sotto uno strato di
riti e miti che accomunano molti clan, fatti di fedeltà e
tradimenti, di sete di potere, affari e un presunto codice d’onore,
che di onorevole ha molto poco.
Federico, anche grazie allo zio, deve
compiere un percorso doloroso che inevitabilmente implica la
separazione da tutto quello che ha conosciuto fino a quel momento.
Il tentativo compiuto dai due autori è
notevole: piegare il materiale incandescente delle storie della
criminalità organizzata a una trama che si fonda sulle dinamiche
interpersonali, sui percorsi di ciascun personaggio, alla ricerca di
una via d’uscita dal vortice di violenza in cui sono calati.
Si vede con chiarezza la padronanza del
mezzo comunicativo, i ritmi veloci, i cambi repentini di scena propri
di una sceneggiatura; c’è una grande capacità di farci ‘vedere’
le situazioni, proponendo istantanee che immediatamente ci raccontano
cosa sta succedendo. Meno credibile, però, l’altro lato della
narrazione, più introspettivo; i personaggi dovrebbero avere più
spessore, dovremmo sapere di più di loro e dei loro stati d’animo,
le ragioni dei loro cambiamenti.
L’istantanea di Napoli, raccontata
con gli occhi di adolescenti predestinati a un futuro di guerre
camorristiche, è efficace, viva, dolorosamente credibile. La
descrizione di queste generazioni di ragazzini, già condannati a
una vita da malviventi solo per il fatto di essere nati nella
famiglia sbagliata, è assolutamente realistica e risponde a tante
realtà, meno eclatanti, in cui all’infanzia è negato qualsiasi
futuro.
La lettura è avvincente e può
sicuramente piacere a ragazzi e ragazze che apprezzino le crime
stories, a partire dai tredici anni.
Eleonora
“Vesuvio”, M. D’Amore e F.
Ghiaccio, copertina di A. Serio, De Agostini 2021