ESSERE, NON AVERE
Una specie di scintilla,
Elle McNicoll (trad. Sante Bandirali)
Uovonero 2021
NARRATIVA PER GRANDI (dagli 11 anni)
"'La storia che il signor
Patterson stava raccontando mi faceva... era difficile da ascoltare.
Quindi avevo bisogno di autostimolazione, ma siccome sapevo che non
potevo farlo... mi sono fatta prendere dal panico.' Audrey annuisce,
ma so che ancora non lo capisce del tutto. Penso che per le persone
neurotipiche debba essere difficile immaginare un modo completamente
diverso di pensare e di sentire. Un modo potenziato dove tutto è più
forte, più luminoso. Migliore. Peggiore."
Audrey, la sua
nuova compagna di classe, ha appena assistito a qualcosa che non sa
spiegarsi: un forte malessere di Addie durante il racconto del signor
Patterson su alcune donne che molti anni prima erano state condannate
per stregoneria a Juniper. Per come è fatta Audrey, non ha senso
elucubrarci sopra, ma piuttosto chiedere ad Addie una spiegazione di
tutto ciò.
La spiegazione è
lì sotto i suoi occhi: Addie è una ragazzina autistica che ha una
sensibilità differente dai neurotipici e che, nel sentire i dettagli
della storia di queste donne accusate ingiustamente di stregoneria
solo sulla base di presunte loro diversità nel modo di comportarsi,
fa immediatamente sue le loro sofferenze: si immedesima in quella
condizione che riconosce un po' come sua. E' un po' come se riuscisse
a vederle, a sentirle, con una sensibilità molto più forte di
chiunque altro.
Addie, in ogni
minuto della sua esistenza, si misura con l'esterno e ne verifica la
capacità di essere più o meno compresa, nella sua diversità.
Ovviamente in famiglia lei è e si sente capita - con la sorella
maggiore Keedie ha un feeling tutto particolare, essendo anche lei
autistica.
Nella sua vita
sociale le cose però non sono affatto semplici e tranquille:
un'insegnante ottusa e gretta le rende la vita scolastica
semplicemente insopportabile, i compagni di classe la bersagliano
spesso e volentieri, la sua ex migliore amica Jenna, in coppia con la
perfida Emily che l'ha soppiantata, la prendono di mira e la vessano
con una crudeltà. Al contrario, il bibliotecario e l'insegnante di
teatro sanno entrare in sintonia con lei e con loro è una bellezza
parlare e aprire il proprio cuore.
Questo è il
racconto in prima persona di Addie, della sua vita di relazione
all'interno di una piccola comunità, il villaggio di Juniper, alla
periferia di Edimburgo, dove cercare di essere se stessi non sembra
così facile. Ma è anche la storia di una sua personale battaglia,
che combatte al fianco della sua amica Audrey e della sua famiglia,
perché a tutte quelle donne, che la società condannò come streghe
solo sulla base del fatto che erano diverse, sia riconosciuta
giustizia e onore.
Questo è un libro
che cresce con lentezza, ma che dimostra di avere una sua forza
interna in grado di 'spostare' il lettore, ovvero di creare in lui
una differenza tra il prima e il dopo. E questo, per un libro, è un
buon risultato.
Si fa fatica per
tutte le centottanta pagine a digerire alcuni personaggi e, alle
volte, risulta difficile dare loro una parvenza di autenticità
perché sono davvero nauseanti nel loro modo di fare. Tuttavia, tutto
questo sembra avere una sua ragion d'essere in una prospettiva di
maggiore respiro in cui la voce di Addie abbia modo di esprimersi in
tutte le sue sfumature. Insomma, occorre un termine di paragone che
sia immediatamente leggibile come in contraddizione e oppositivo al
personaggio di Addie. Ed è esattamente quello che accade. Il
racconto assume spessore proprio in questo continuo stridere tra chi
si reputa normale, e su questa normalità costruisce il proprio
potere, e chi invece sa riconoscere la propria unicità, e sulla
consapevolezza di sé, costruisce la propria sicurezza.
Attraverso il suo
sguardo che è differente, camminandole dietro lungo strade mai
percorse finora, si riescono a palpare luci, colori ed elettricità
nell'aria, si riescono a percepire le sensazioni, si impara un
codice interpretativo e comunicativo 'altro', si riescono a seguire
quelli che sono i modi di interpretare la realtà di chi è
autistico.
L'esperienza non
può lasciare indifferenti, per due ragioni che si compenetrano. La
prima ha a che fare con l'apprendimento: stiamo di fatto imparando
una nuova lingua, ma forse sarebbe più corretto dire una nuova
cultura, in tutte le sue sfaccettature; la seconda ha a che fare con
l'immedesimazione. In questo caso, il fatto che Elle McNicoll sia
effettivamente una 'neurodivergente' produce in chi legge una tale
onda di autenticità che risulterebbe davvero complicato non arrivare
a 'sentire' in modo empatico quello che prova Addie. E questo non
vuole dire solo che il lettore prende le sue parti di fronte alle
ingiustizie cui viene di continuo esposta, ma molto più
profondamente il lettore si irrigidisce con lei, quando qualcuno la
abbraccia troppo a lungo, si preoccupa con lei quando qualcuno alza
troppo il tono della voce, socchiude gli occhi con lei quando c'è
una luce che sfarfalla...
Bella e utile
esperienza.
Carla
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