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mercoledì 27 luglio 2022

FAMMI UNA DOMANDA!

UN TRENO LEGGENDARIO


Dopo gli anni della pandemia e con una feroce guerra che infiamma l’Europa dell’Est, sembra tramontato il sogno di un mondo senza confini, dove poter viaggiare liberamente da un capo all’altro del globo.
In controtendenza con questo clima livido e ostile, ecco un libro illustrato che descrive uno dei viaggi più esotici e leggendari: Alexandra Litvina e Anna Desnitskaya, già autrici del bellissimo ‘C’era una casa a Mosca’, firmano ‘Transiberiana. Tutti a bordo!’, pubblicato da Donzelli.
Il libro ci porta, pagina dopo pagina, da una stazione all’altra, partendo da Mosca per arrivare dopo 9288 chilometri a Vladivostok. Il viaggio è diviso in quattro parti che corrispondono alle zone geografiche: Europa e Urali, Siberia Occidentale, Siberia Orientale ed Estremo Oriente; di ciascun segmento di viaggio vengono descritte le città principali, con i monumenti, le attività produttive, la storia. Ma nel corso del viaggio, le autrici raccontano anche come è organizzato il treno, come si dorme, dove ci si può lavare, cosa si mangia e via discorrendo.
Per descrivere nel dettaglio le tante città diverse, gli ambienti, gli usi e costumi, le autrici si sono avvalse del contributo di bambini e bambine del luogo, che dal vivo raccontano cosa c’è di speciale nella loro città.


Il testo, firmato da Alexandra Litvina, consiste essenzialmente in un riquadro più grande, che contiene le informazioni principali, e poi in inserti più piccoli, con i dettagli che riguardano di volta in volta aspetti diversi. Linguaggio semplice e riferimenti alla vita quotidiana rendono la lettura immediata. Le immagini delle tavole di Anna Desnitskaya talvolta occupano la doppia pagina, altre volte anche semplici inserti che illustrano il dettaglio dei diversi soggetti. Belli i dettagli architettonici, le case in legno, le torri dei pompieri e le torri dell’acqua, i monumenti, ma anche la descrizione efficace della modernità.
Un po’ sul modello di Mizielinsky e Mizielinska, testo e immagine sono ben integrati, consentendo una lettura a volo d’uccello, da una stazione all’altra, o una lettura più approfondita.
Ci sono città leggendarie, dotate di una lunga storia, come le due città ai due estremi della tratta; altre città famose per i ritrovamenti paleontologici, nella città di Perm; ma c’è anche una natura incontaminata che, nonostante lo sfruttamento delle risorse naturali, ancora domina con la sua taiga larga parte della Siberia orientale. Poi ci sono le diverse popolazioni, le minoranze linguistiche che si affollano soprattutto nel territorio più orientale.


Insomma, questo è un libro per sognare: sognare un viaggio ai confini, e oltre, dell’Europa, alla scoperta di un mondo diversissimo e affascinante. Ma se ci fossero lettrici e lettori già pronti a partire, le autrici forniscono loro una buona dose di consigli pratici e un glossario in russo per farsi capire.
Consiglio la lettura a chi non si fa condizionare dal triste presente e che abbia voglia di viaggiare, in tutti i sensi possibili, a partire dagli otto anni.

Eleonora


“Transiberiana. Tutti a bordo!”, A. Litvina e A. Desnitskaya, Donzelli 2022



lunedì 8 maggio 2017

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


DESCRIZIONI E SUGGESTIONI


Ci sono modi diversissimi per avvicinare ragazze e ragazzi, di età diverse, al mondo delle piante; un argomento certo non fra i più frequentati dall'editoria per ragazzi, con alcune notevoli eccezioni. Qui ho raccolto tre pubblicazioni recenti, con impostazioni molto diverse fra loro. Ma quello che sembra distante, per scelte stilistiche e approccio metodologico, in realtà condivide molti aspetti.


L'inizio di questo percorso è Vagabonde. Una guida pratica per piccoli esploratori botanici, di Marianna Merisi: il nuovo volumetto della collana PiNO, pubblicato da Topipittori, descrive con la consueta accuratezza grafica le piante più umili, quelle che nei manuali di giardinaggio vengono definite spesso come 'infestanti', ovvero le piante spontanee che occupano l'arida nicchia ecologica degli spazi urbani. Dunque nei muri, nelle crepe dei marciapiedi, fra una pietra e l'altra, i bambini e le bambine aspiranti naturalisti possono trovare dei veri campioni dell'arte della sopravvivenza. Di ciascuna di queste piante viene fornita un'immagine monocroma, una silhouette in un rosso squillante, affiancata da una scheda che riassume le note salienti riguardanti quella pianta. Un invito quindi a guardarsi intorno con curiosità e metodo, magari facendo un erbario oppure scattando foto, o disegnando; invito calzante, poiché nel piccolo e nel nascosto si celano creature, animali e vegetali, affascinanti.


Un altro invito ad uscire di casa per esplorare il mondo naturale viene dall'accurato manuale pubblicato dalla Usborne: Vita all'aperto, di Alice James e Emily Bone, con le belle illustrazioni di Briony May Smith. 

L'approccio è, in modo evidente, molto diverso: è un vero e proprio manuale, ricco di consigli pratici. Il testo è organizzato secondo le diverse tipologie di escursioni: dall'esplorazione di stagni e fiumi, ai boschi, alle escursioni notturne. In ciascun ambito vengono sottolineati i metodi per procedere in sicurezza e nel rispetto dell'ambiente in cui ci si muove. Importante la rilevanza data all'interconnessione fra mondo animale e vegetale: anche qui l'osservazione delle piante ha un ruolo importante, così come la classificazione, per esempio, delle foglie. Le illustrazioni sono dettagliate e accurate, dando immediatezza alle istruzioni e ai consigli.


L'ultimo libro che vi suggerisco e che rappresenta un approccio ancora diverso è Il giardino delle Meraviglie. Storie, segreti ricette intorno alle piante del Mediterraneo, di Lucia Scuderi, pubblicato da Donzelli, un libro illustrato interamente dedicato alle piante di Sicilia. Qui l'autrice con le sue tavole descrive, sì, ma soprattutto cerca di ricreare atmosfere, profumi di una terre ricchissima di meraviglie botaniche. Anche in questo caso a ciascuna pianta viene dedicata una doppia pagina, con le notizie tecniche e le curiosità affiancate da una tavola che racconta, è il caso di dirlo, la pianta in questione. 

 
Per tutti e tre questi libri è di rito la domanda relativa alla fascia d'età di riferimento. La mia risposta è volutamente ambigua: dipende dall'uso che se ne fa. Sono libri che si possono sfogliare, soprattutto il terzo, senza tentare di seguire l'esempio o di mettere in pratica i suggerimenti lì contenuti. Oppure ci si può attrezzare per fare delle vere escursioni, in città o fuori. Ci si può mettere alla prova con carta e matita, o con una macchina fotografica. Si possono raccogliere campioni oppure limitarsi a copiare quanto riportato nei libri.
Libri concepiti così, con cura e attenzione, precisi nelle informazioni, ma anche attenti all'impaginazione, alla grafica, al linguaggio, sono preziosi proprio come specchio, parziale, dell'immensa ricchezza naturale che ancora, nonostante tutto, circonda le nostre vite. Se solo fossimo abituati a guardare e cercare, con intelligenza e con rispetto.

Eleonora

“Vagabonde. Una guida pratica per piccoli esploratori botanici”, M. Merisi, Topipittori 2017
“Vita all'aperto. Idee per scoprire ed esplorare Il mondo là fuori”, a. james e e. bone, ill. b. may smith, Usborne 2017
“”Il giardino delle meraviglie. Storie, segreti, ricette intorno alle piante del Mediterraneo”, L. Scuderi, Donzelli 2017


giovedì 6 aprile 2017

LETTERE DI SCOIATTOLO A FORMICA (idee a due teste)


Cara Formica,
Mi devo scusare con te per aver bruscamente interrotto la lettera senza nemmeno salutarti.
Nella mia mente una domanda pulsava come una ferita: “Dove? Dove? Dove è Tasso adesso? “
Hai notato che più definiamo il posto della morte nella vita, più diventa quasi impossibile capire dove vanno i morti. Non ti fa girare la testa, questa domanda?
E io che pensavo di saper rispondere a tutte le domande sulla morte! Ora non faccio che leggere e ragionare alla ricerca di spiegazioni convincenti. Ma un libro in particolare mi ha fatto capire che forse posso provare a rispondere da solo.
Si intitola Il paradiso di Anna1 del norvegese Stian Hole, che ha un approccio molto diverso da tutti gli altri scrittori ed illustratori del Nord che abbiamo conosciuto.
La piccola Anna ha appena perso la mamma, e lei ed il papà devono affrettarsi ad andare in chiesa per il funerale. Ma prima di partecipare al rito, Anna chiede del tempo per elaborare la sua personale visione del Luogo in cui secondo la sua cultura vanno i morti e provare a consolare il dolore del suo papà.


Lo sguardo puro ed innocente che tanto somiglia a quello di Bruno è puntato proprio lì, nell’aldilà.
Non credo sia un caso che questo libro esista anche per noi lettori mediterranei: la morte non viene nominata direttamente. Piuttosto è la premessa per una indagine che avviene tutta oltre la sottile linea che separa i morti dai vivi. Un confine netto che si trasforma in un asse attorno a cui tutto può essere ribaltato. 

 
È difficile cambiare, Formica, e che cambiamento di prospettiva sconvolgente deve comportare la morte di una madre. Ogni ordine viene sovvertito, e in questo libro la vertigine di questa dolorosa trasformazione è evidente. Per Anna però la possibilità di trasformazione delle cose diventa una risorsa, un gioco. Anna utilizza gli strumenti che la mamma le ha dato per trasformare, ribaltare, interpretare e lenire: i chiodi che cadono dal cielo potrebbero trasformarsi in fragole con il miele, Dio potrebbe non essere smemorato come la nonna. In fin dei conti ogni cosa ha due lati, come il suo nome.
Anna e il papà si tuffano oltre la sottile linea di cui ti parlavo, rappresentata dalla superficie di uno specchio d’acqua, alla ricerca della mamma. Anche qui c’è una barca, ma i nostri amici non ci pensano nemmeno ad usarla. Loro non vogliono allontanarsi dal dolore scivolando sulla superficie, vogliono andare in profondità, talmente in profondità da raggiungere il cielo. 



Nuotano assieme ai pesci volanti, ascoltano un canto che sembra provenire dal cielo, vedono il nonno, e tanti altri morti famosi e sconosciuti, ma la mamma non la trovano. Quando si arrendono a questa evidenza, tornano a casa con una capriola, la stessa che gli permetterà di dare nuovi nomi alla nuova vita che li attende. Finalmente il papà sorride, e possono andare celebrare il rito funebre. 

 
Cara Formica, ho capito che le cose non sono solo quelle che sembrano: tutte celano la possibilità di una metamorfosi. Ed esiste un luogo preciso e sottilissimo in cui con molto coraggio e fantasia, si può facilitare il cambiamento.
Forse anche la morte può essere un inizio?

Scoiattolo

Ps. Cara amica...ti avevo detto che i due protagonisti del libro non riuscivano a trovare la mamma nel cielo, eppure... prova a guardare meglio le illustrazioni...




Caro Scoiattolo,
Tu parli di cielo, io parlo di stelle...insomma sembra proprio che lo sguardo delle persone debba alzarsi da terra, chissà, forse perché la terra è, nell'immaginario di tutti, il posto che da sempre è stato capace di accogliere le spoglie di chi è morto. La terra è impenetrabile, è anche scura, è certamente fredda e nasconde a perfezione ciò che contiene. Mentre il cielo, non importa se nero della notte, o chiaro, o corrusco di nuvole, il cielo non nasconde, lo sguardo lo attraversa, ma è una zona che non ci appartiene: noi siamo terreni, terrestri, eppure nonostante non ci competa come spazio naturale, non facciamo altro che desiderare di muoverci nella sua trasparenza. Diamo alla terra ciò che non vogliamo vedere e al cielo ciò che possiamo solo immaginare.
Non credo che sia un caso che in molte religioni è il cielo il luogo ideale per ciò che l'umanità sogna ci sia dopo la morte. E allora pare quasi naturale che il nostro sguardo si sollevi dal luogo che accoglie i corpi di chi non c'è più, che il nostro sguardo non regga la visuale della morte, e cerchi un nuovo respiro nel cielo, con il naso puntato in su, per aria.


Penso a quel papà, che al suo bambino che ha appena perduto la mamma e non riesce a dormire senza, propone una passeggiata notturna per lasciar da mangiare ai pettirossi, alla volpe e guardare in su. Neve nei piedi, silenzio intorno, nessun colore nemmeno sulla pagina, e disegni così affilati da essere ritagliati nella carta stessa...
Il libro norvegese di cui ti sto parlando è Eg kan ikkje sove no2, Non posso dormire senza..., di Stein Erik Lunde e Oyvind Torseter.
Gli adulti perdono spesso la parola, sopraffatti dal dolore. Questo papà con il filo di fiato rimasto riesce a dire le cose giuste e laddove non sa dire, usa il corpo: accoglie, abbraccia, contiene. Tra le sue ginocchia il bambino si accoccola. Le guance si toccano, la barba un po' lunga che sfiora la fronte...
Nella loro casa, seppure così insolitamente silenziosa, c'è un fuoco che brucia nel camino. Rimane punto di riferimento, luogo conosciuto dove i due si muovono nelle loro consuetudini, anche se ora tante consuetudini non ci sono più. In casa c'è la capacità di progettare semplici cose per domani: il taglio dell'albero. Piccoli passi, obiettivi di corta gittata. E per curare l'insonnia, e la malinconia ci sono i pettirossi da nutrire. I pettirossi, che come dice la nonna, sono i morti che tornano a trovarci.
Fuori c'è il mondo notturno che aspetta papà e bambino e che li racchiude, come loro si avvolgono reciprocamente: quel bambino in braccio al suo papà, che con il suo corpo si incunea negli spazi liberi di quello paterno: la testa nel collo, le gambe che penzolano dalle braccia. Il nero della notte li rende ancora più piccoli e inermi, ma li unisce in un unico profilo che è più robusto.


Fuori li attende la volpe, una macchia rossa in tanto bianco, che ha fame anche lei. In un susseguirsi di percezioni tattili raccontate a parole, arriva la domanda, secca, diretta, che non lascia dubbi o false interpretazioni nel lettore e, ancora meno, scappatoie nella risposta: la mamma sta dormendo e non si sveglierà più?
La risposta è onesta: dove si trova ora, no.
Tanta onestà richiede, tuttavia, il ricorso a qualcosa di più grande, di più alto verso cui guardare per poter essere sopportata: il cielo stellato, ancora una volta. Le connessioni tra la risposta e la proposta di andare a vedere le stelle le può creare il lettore, se vuole. Oppure può lasciare il cielo e le stelle dove stanno e rimanere giù a terra, vicino a quel bambino in braccio al suo papà, che lui immagina come una barca - al pari della luna - che naviga e attraversa la notte..
Ancora abbracciati, l'uno dentro l'altro, dopo aver condiviso, forse, lo stesso desiderio davanti a una stella cadente, tornano a casa. Sul divano davanti al fuoco, nonostante il sonno, il bambino ripete 'non posso dormire senza...'
'Tutto andrà bene' 'Ne sei certo?' 'Ne sono certissimo'.


A entrambi resta, dunque, il compito di progettare un nuovo domani. Insieme.
Ecco, domani.

Ti aspetto

Formica (in cerca di un proprio divano)





1S. Hole, Il paradiso di Anna, (trad. B. Berni), Donzelli 2013
2S. E. Lunde, O. Torseter, Eg kan ikkje sove no, Samlaget 2008

mercoledì 24 agosto 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UNA MONELLA DI CLASSE

Quella peste di Sophie, Contessa de Ségur, Sophie de La Villefromoit
(trad. Maria Vidale)
Donzelli 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

A Sophie capitava spesso di fare le cose senza pensare. E, quando non si pensa, si possono fare anche grosse sciocchezze. Ecco quello che combinò un giorno. Sua mamma aveva dei pesciolini rossi molto carini, lunghi come una spilla da balia e larghi come la piuma di un passero, che vivevano in una boccia di vetro piena d'acqua in fondo alla quale c'era della sabbia che serviva loro da nascondiglio e da letto.

Il papà di Sophie le ha regalato un prezioso coltellino di osso che Sophie adora e con cui tagliuzza tutto ciò che le capita a tiro. Quel giorno il suo desiderio era quello di prepararsi una gustosa insalata. A questo punto vanno messi insieme gli adorati pesciolini rossi, l'adorato coltellino e l'insalata da preparare e il gioco, il più crudo che si possa immaginare, è fatto. Questa volta la sventatezza di Sophie ha colpito i pesci, ma altre volte è toccato alle api o a galletti neri o ad asini pacifici.


In un castello, circondata da affettuosa e servizievole servitù, Sophie passa le sue giornate tra esperienze avventurose e un po' sconsiderate, condotte di solito al fianco del mansueto cugino Paul, e punizioni o sgridate esemplari della sua amorevole mamma, Madame de Réan.
Accanto ai numerosi e sfortunati episodi che la vedono in azione con diversi animali che ci rimettono la pelle ogni volta, la piccola Sophie è in grado di farsi un gran male anche da sola: tagliandosi le sopracciglia, rotolandosi nella calce fresca, inzuppandosi i capelli con la speranza le diventino ricci.
Nella ventina di racconti che si susseguono Sophie si dimostra ladra, bugiarda, aggressiva, golosa, ma anche ogni volta sinceramente pentita del male che procura a se stessa e agli altri. Sua madre, a fine giornata, elabora per lei punizioni adatte ai misfatti compiuti, ma è anche molto comprensiva e sa leggere nella faccina contrita della sua bambina l'autentico pentimento e l'onesto impegno da parte della piccola a fare meglio in futuro.


Fino al guaio successivo.

La Sophie di Madame de Ségur è una bambina di altri tempi che vive in un ambiente aristocratico di altri tempi, tra scuderie e giardini rigogliosi, con i suoi genitori e non lontano dalla tenuta del cugino Paul, sorta di suo personale 'grillo parlante', nonché compagno fedele e devoto di ogni avventura. 


E' circondata da maggiordomi e governanti che la accudiscono con discrezione. Vive in un mondo ovattato, fatto di buone maniere e sentimentalismo, di giocattoli che non ci sono più, come le bambole di cera, di abitudini perdute, come il ricamo. Eppure in questo clima idilliaco, fiabesco, quasi lezioso questa bambina si muove controcorrente: viviseziona le api, taglia a fettine i pesci rossi della madre, si infila uno spillone nella scarpa per pungolare un asino troppo lento, ruba a sua madre il contenuto prezioso di un cestino da ricamo, nasconde sull'armadio la frutta candita per tenerla tutta per sé, si ingozza del pane destinato al suo pony, affoga una tartaruga per distrazione...


In questo cortocircuito tra contesto e trama, tra leggerezza dello stile e durezza dei contenuti (e tra genere maschile e femminile), sorta di ripetute contraddizioni in termini, spesso improvvise e del tutto inaspettate, risiede la grandezza di questo libro che Donzelli sapientemente ripubblica in una versione illustrata dalla terza Sophie del libro, Sophie de Villefromoit. Quest'ultima, non poi così lontana da alcuni elementi della lowbrow art, crea una galleria di personaggi, un po' bambole, dalle grandi teste su corpicini minuti, per accogliere i grandi occhi sgranati. Su un insieme che privilegia la decorazione floreale, le rose leggermente sfiorite, le porcellane, l'intreccio di nastri e decorazioni, abiti ottocenteschi gonfi e pieni di pizzi e crinoline, la piccola Sophie e il cugino Paul hanno nello sguardo lo specchio dell'inquietudine un po' 'gotica' delle loro malefatte.


Il mondo ottocentesco che questa scrittrice riproduce nei racconti della piccola Sophie è dichiaratamente lo stesso in cui ha vissuto lei, fanciulla russa trapiantata in Francia a diciotto anni, figlia di un generale dello zar e quindi moglie dello squattrinato conte di Ségur. Ma questo mondo un po' snob, attraversato da moti di sentimentalismo romantico, pur contenendo echi pedagogici di matrice rousseauiana, soprattutto nei metodi educativi di Madame de Réan, ha anche la capacità di cogliere e raccontare con un tono autentico la vivacità e, più in generale, alcuni caratteri propri dell'infanzia. E per di più lo fa in una chiave tutta al femminile.
I racconti su Sophie sembrano essere il risultato di una puntuale osservazione della giornata di una bambina, come nota lo stesso Faeti nel suo libro sui classici della letteratura da proporre a un pubblico contemporaneo, Gli amici ritrovati (BUR, 2010).
Per questa ragione, l'aver saputo cogliere 'la vita vera dell'infanzia', la piccola Sophie ancora oggi è molto amata dai bambini e dalle bambine francesi e, c'è da augurarsi, d'ora in poi lo sarà anche da giovani lettrici e lettori italiani.


Carla

lunedì 16 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UN COLORITO BATTIBECCO

Signorina attaccabrighe, Jane Austen, Andrea Joseph 
(trad. Bianca Lazzaro)
Donzelli 2016


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 9 anni)

"I biglietti di invito, per il giorno in cui compiva il suo 55° anno, furono puntualmente recapitati a tutti i vicini. A dire il vero, le sue conoscenze in quella parte del mondo non erano poi così numerose, e infatti comprendevano solo Lady Williams, Mister Jones e signora, Charles Adams e le tre signorine Simpson, che tutti insieme formavano il vicinato di Pammydiddle e che animarono il ballo in maschera."

Tutto comincia durante il ballo in maschera a palazzo Johnson, dato in occasione del compleanno del capofamiglia.
I Johnson, ospiti affabili e gioviali, sono conosciuti tuttavia per il loro spiccato debole per gli alcolici e per ogni tipo di gioco d'azzardo. Così anche quella sera scorrono litri di rosso a confondere le menti degli invitati: sette invitati nascosti dietro le loro maschere e i padroni di casa, riconoscibili per la bottiglia di vino da cui non si separano mai. 


Tre zitelle, le Simpson, Charles Adams un bell'imbusto pieno di sé, i coniugi Jones che si riconoscono per la loro altezza, e in ultimo Lady Williams, donna piena di charme e saggezza e morigerata nel bere.
Alice Johnson, figlia del festeggiato, in occasione del ballo, si scopre innamorata del bellissimo Charles. Le pene di un amore, il primo, ad evidenza non corrisposto, la conducono, sbronza come al solito, a casa di Lady Williams dalla quale cerca conforto. Confessione dopo confessione, le due signore arrivano a discutere animatamente sul colore 'troppo rosso' delle gote di tale Lady Watkins. A ben vedere sembrerebbe piuttosto che il 'troppo rosso' è quello che ha bevuto la giovane innamorata. Di scaramuccia, in riappacificazione, di bicchiere in bicchiere la storia si intreccia con l'entrata in scena di altre fanciulle dal destino sfortunato. Per intanto, la povera Alice non riamata dal vanitoso e superbo Adams si consola con molteplici cicchetti che l'aiutano a dimenticare.
E mentre gli amori sbocciano e finiscono e le vendette si puniscono, nell'ombra l'avvenente Charles Williams ha deciso di mettere testa a partito e di capitolare davanti al sacramento del matrimonio.  
All'altare, ma con chi?


Piccolo saggio del genio di Jane Austen quando ancora era in bocciolo.
Qui è Jane Austen a quindici anni in uno dei racconti degli Juvenilia dal titolo Jack and Alice, che scrisse tra il 1787 e il 1793.
Anche se acerba, dentro questo brevissimo racconto, che ha comunque incredibilmente la medesima godibilità di un romanzo, c'è già tutta Jane Austen che, con somma e raffinata ironia, fa il verso a se stessa.
Intrighi, amori non corrisposti, buon senso femminile, vanagloria maschile, apparenze ingannevoli, convenzioni sentimentali, bugie, tante bugie, insomma 'ragioni e sentimenti', 'orgogli e pregiudizi', sempre annaffiati e colorati da ottimi vini francesi.
Una mappa perfetta per orientarsi nel mondo complesso dei suoi romanzi da grandi, o dovrei dire dei suoi grandi romanzi?; un assaggio gustoso del suo stile letterario, un piccolo saggio di come il racconto sia, a così alti livelli, un vero e proprio romanzo in miniatura.


Pubblicato nel 2010 da Donzelli nella collana Wallpapers, con il titolo Jack e Alice, e già allora illustrato da Andrea Joseph, Signorina attaccabrighe nel diventare un illustrato di grandi dimensioni  si muove in due direzioni precise. Da un lato va in cerca di lettori giovani, ancora più giovani del solito, e dall'altro concede il meritato respiro alle illustrazioni di Andrea Joseph che tanto lo meritano. Se la sottile ironia di Jane Austen è già un valore in sé, i disegni di questa illustratrice britannica ne sono raffinata amplificazione.
Testo e immagini sebbene organizzati in uno schema 'classico' duettano piacevolmente: dal principio alla fine.


Ogni disegno porta in sé, oltre a un talento enorme nella riproduzione degli oggetti dal vero, siano essi tavoli da back gammon o tappi di sughero usati, una vena caustica che non arriva subito, ma a scoppio ritardato. Al pari di molte parti del testo.

   
Le carte da gioco ritoccate a dovere, o il rocchetto di filo di cotone da ricamo che apre il libro e che giustifica la sua apparizione solo nella penultima pagina, le innumerevoli tracce di fondi di bottiglie di vino che accompagnano l'intera lettura. E poi, quasi invisibili, una serie di piccoli dettagli che, al pari del testo, appaiono qua e là con il compito di gratificare lettori e lettrici più attenti e sensibili della media.  
E su ogni cosa il colore del vino. 
Imperdibile.


Carla

lunedì 2 maggio 2016

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL MOMENTO GIUSTO

Il mio primo Dickens. Capitan Cuordicoraggio. La lisca magica
illustrazioni di Hilary Knight (trad. Bianca Lazzaro)
Donzelli 2016


NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"'Volete decidervi a fare il bravo, signore?' - esclamò sbattendo un piede a terra. - 'Perché questo, perché quello, ma insomma! Non sapete far altro che chiedere perché. Niente perché. Punto e basta! Che razza di presuntuosi! Sono stufa dei perché di voi grandi'. Il re trasalì di fronte alla furia dell'anziana signora, si disse terribilmente dispiaciuto di averla offesa, e promise di non chiedere mai più perché."

Sarà meglio che prima di leggere questo libro tutti abbiano ben presente che è molto meglio non chiedersi perché, ma godersi la storia così com'è.
L'anziana signora in questione è la fata Nonnarina che arriva dal nulla in una giornata normale del re che, recandosi in ufficio, si è fermato a comprare dal pescivendolo un pezzo di salmone. Ed è proprio una lisca di detto salmone quella che la principessa Alicia dovrà conservare con cura per poi usarla come dono magico AL MOMENTO GIUSTO.


Alicia, la primogenita che si prende cura dei suoi 18 fratellini e sorelline più piccoli, è una ragazzina molto giudiziosa e sa mandare avanti l'intera casa, soprattutto adesso che la sua mamma Regina non sta tanto bene. Alicia, dall'alto dei suoi sette anni, cucina, s'ingegna e tiene buoni i bambini: benda un fratellino inseguito dal mordace cane carlino, oppure coccola il piccolino (il diciannovesimo) quando ruzzola nel caminetto, sa farsi rispettare - 'Chiudete quelle boccacce, bertucce pestifere che non siete altro...' - ma sa anche farli divertire, organizzando balli molto divertenti per il dopo cena.


Diciotto bambinetti divertiti, una mamma in rapida guarigione, la regina, e un papà, il re, molto malinconico perché povero in canna. Forse è davvero arrivato il momento giusto per chiedere l'aiuto della lisca.
Ma quando è veramente il momento giusto per chiedere aiuto agli altri? Spesso con Duchessa, la sua bambola parlante ed elegante, Alicia si chiedeva quando sarebbe arrivato quel momento e come avrebbe fatto lei a riconoscerlo. Quando uno ce la mette tutta, ci prova in tutti i modi, insomma fa del suo meglio, ma con tutto ciò non basta, ecco quello è il momento di chiedere aiuto agli altri. 

 
Non prima, non dopo.
E l'aiuto arriva dalla cappa del camino, ma anche in carrozza con un tiro a quattro di pavoni perché tutti, o quasi, anche in futuro possano vivere felici e contenti. 


Purtroppo per lui, il carlino mordace finisce sotto la penna/scure di Dickens e a lui la lisca magica finisce in gola, dispensandolo da felicità e prosperità, e portandolo invece verso una prematura sepoltura.
Alter ego della Alicia principessa, che ha dimostrato come i bambini siano spesso meglio dei grandi, è il piccolo Capitano Cuordicoraggio.


A solo nove anni comanda una goletta con cento cannoni e una ciurma di marinai, tiene testa al suo maestro di latino che lo insegue fin nel Mar della Cina. Tra arrembaggi e incontri con indigeni tinti di verde e inaspettate visite di tutta la famiglia, il piccolo Capitano racimola tesori di ogni sorta, viene promosso a tenente colonnello, si sposa e parte in un viaggio di nozze nell'Oceano indiano da cui deve ancora tornare.

Nella collana Fiabe e Storie (album) di Donzelli si stanno aggiungendo titoli su titoli di grande interesse per lettori non proprio alle prime armi che vogliano cimentarsi con il sapore che ha la lettura dei classici.
Dopo i due titoli di Lorioux (Il mio primo Don Chischiotte e Il mio primo malato immaginario), che sono però una sorta di assaggio di ciò che Molière e Cervantes hanno scritto per un pubblico di adulti, qui siamo di fronte a un testo originale di Dickens (e con Signorina Attaccabrighe saremo nelle mani di Jane Austen che scrive questo breve racconto 'per scherzo' a 15 anni).
Due brevi storie quelle di Dickens, una celeste e una rosa, una al maschile e una al femminile che, come si precipita a dire l'editore, sono assolutamente interscambiabili (sono i grandi che si ostinano ad avere queste insulse categorie mentali)!
Nato nel 1964 a New York, questo libro è grandioso nel testo, ma è Dickens d'altronde ed è tradotto da Bianca Lazzaro che non tradisce, ma lo è anche nelle tavole di un gigante dell'illustrazione, Hilary Knight. Conosciuto in Italia attraverso Eloise (Piemme, 1999) che l'anno passato ha compiuto cinquant'anni di vita, Hilary Knight incarna alla perfezione l'ideale di bambina/o che Dickens delineò nel 1867 all'interno di una breve serie di quattro racconti, dal titolo Holiday Romance.
Come Dickens avverte, entrambi i racconti sono scritti per penna di un bambino di circa nove anni, Robert Redforth e di una bambina di circa sette, Alice Rainbird. 
 
















Il Capitano e la Principessa vivono esperienze molto diverse ma li tengono insieme i loro comuni problemi con il mondo degli adulti. 

Da un lato c'è un persecutorio maestro di latino e una famiglia invadente con zii e parenti, dall'altro una mamma malata, una cuoca scappata e un papà sfortunato e un po' troppo indolente. 
In entrambi i racconti, come spesso in Dickens, gli adulti ne escono malconci, mentre i bambini e le bambine si rivelano portatori di insospettate risorse che li conducono fuori dai guai.


C'è da augurarsi che la scelta di ripubblicare un libro immaginato così nel 1964, in cui l'identità di genere è parecchio sottolineata da cornici rosa e celesti, come a ribadire una concezione del mondo di un secolo prima, quella di Dickens, non diventi motivo di polemiche e finisca per etichettare questo libro come evitabile contenitore di stereotipi di genere.
Spero, al contrario, che riesca a emergere il tema universale che attraversa i racconti e soprattutto i generi. Alludo alla grandezza di Dickens nel dipingere una infanzia vessata dai grandi, un'infanzia che sa riscattarsi con intelligenza, risorse interiori e sense of humor, anche se su una goletta piena di cannoni da una parte e trine e pentoline dall'altro.
Spero che nessuno lo censuri per il carlino e la balena morti, spero che nessuno si accapigli sugli indigeni verdi e asserviti, né sul matrimonio combinato con il Principe Tizioinpersona.
Spero che sia il momento giusto per la lungimiranza.

 
Spero.

Carla

Noterella al margine. Qui e qui i due testi in originale per potersi gustare l'inglese di Dickens e l'italiano di Bianca Lazzaro.