mercoledì 30 marzo 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

SALE SALE SALE

Attenti ai ragazzi, Tony Blundell (trad. Laura Bernaschi) 
Il Barbagianni Editore 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

 "Il lupo si leccò i baffi e rispose: 'Che domande! Mangiarti ovviamente!' 'Crudo?' domandò il ragazzino. Il lupo ringhiò.'Voglio dire, non vuoi nemmeno cuocermi prima?' Il lupo ci pensò su. 'E va bene allora... cosa suggerisci?' 'Neanche a farlo apposta conosco una ricetta per preparare un'ottima Zuppa di Bambino'. Il lupo che era tanto affamato quanto ingordo, non stava nella pelle. Con l'acquolina in bocca rispose: 'Mmmmmmm! E dimmi... cosa mi occorre?' Così il ragazzino prese a spiegare..." 

Non l'avesse mai fatto! 
Quella che sembrava una semplice ricetta si trasforma in un incubo, perché sebbene gli ingredienti per cucinare quel ragazzino catturato nel bosco non siano poi tanto rari - patate, rape cipolle, caramelle, mattoni, carote e l'indispensabile pentolone, lo costringono comunque a correre di qua e di là, avanti e indietro, di sopra e di sotto e quando, raccattato in giro tutto l'occorrente, si presenta davanti al ragazzino per il controllo finale, il lupo apprende che a mancare è proprio il sale.
Nonostante il deluso lupo provi a muovere le proprie rimostranze, perché effettivamente il sale non era stato messo in elenco, il ragazzino non se ne cura e suggerisce una nuova ricetta, in cui il sale non serve: la Focaccia di Bambino. L'elenco degli ingredienti, nonostante manchi il sale, è ben più lungo e sempre più esotico. Ma ormai per il lupo è una sfida personale, oltre al fatto che la fame è ancora aumentata e così pure l'acquolina in bocca. 
Ricominciano le corse e l'approvvigionamento, ma una volta rientrato sfinito e carico, il lupo si sente ripetere la solita storia. 
Veramente, non c'è pietà. 
Altra ricetta, altro fallimento perché è sempre il sale a mancare. Nel frattempo gli ingredienti sempre più insoliti per un uso gastronomico, ma utilissimi in edilizia, sia accumulano davanti alla sua tana... Saranno tempi bui per il lupo, mentre quel ragazzino pestifero, degno erede di Max, come vuole la migliore tradizione letteraria, ha una cena calda a casa che lo aspetta... 

Nonostante questo libro sia all'origine degli altri due Beware che Tony Blundell ha scritto, in Italia non era ancora mai arrivato. Il suo secondo, Attenti alle ragazze, invece vanta ben due edizioni, forse forte del fatto che da noi il tema del riscatto 'sociale' delle ragazze sia un tema più caldo di quello effettivamente marginale e già un po' trattato dei bambini furbi contro i lupi senza sale... in zucca. 
Occorre gioire che Barbagianni, in questa sua attenta politica editoriale volta al recupero di grandi classici da rimettere in circolazione - va ricordata la imperdibile saga di Nate - abbia deciso di pubblicare anche Attenti ai ragazzi.


Sebbene per entrambi lo spunto di partenza sia Cappuccetto Rosso, partono da due momenti diversi della fiaba: qui per il lupo è il bosco foriero del bocconcino, mentre in Attenti alle ragazze a lui era toccato mettersi in marcia per tentare disperatamente di introdursi a casa di Cappuccetto, sotto le mentite spoglie della nonna. I due libri si allineano invece sul carattere dei ragazzini e del lupo, furbi e senza scrupoli i primi, farlocco al limite della tenerezza il secondo. Condividono il maglione rosso con la greca, la passione per le caramelle, ma soprattutto il ritmo: un continuo crescendo, che all'ultima pagina lascia senza fiato. A mancare qui, purtroppo il sospettoso cane, Rexy, molto difficile da rendere inoffensivo e muto. 
Attenti ai ragazzi ha una sua maggiore regolarità compositiva, grandi tavole incorniciate cui si alternano alcuni primi piani esilaranti del lupo o del bambino, scontornati e con il testo intorno. La pagina delle ricette, rigorosamente sempre a destra, ricorda un vero libro di cucina con il procedimento in rima baciata (di là c'erano poche rime ma soprattutto piacevoli assonanze). 


Una certa compostezza e regolarità si nota anche nelle pagine in cui il lupo parte alla ricerca. Insomma i dieci anni che li separano si sentono e dal punto di vista della resa estetica, data da un disegno più accurato e da scelte cromatiche meno urlanti il più vecchio non ha nulla da invidiare al più giovane. Anzi. 


L'altro elemento da non sottovalutare è il divertimento che genera la briglia sciolta nell'elenco degli ingredienti, che solo apparentemente sembra dettato da un mente bizzarra e che solo sul finale trova un suo preciso senso compiuto e dimostra di essere il frutto di una mente davvero malvagia, anche vedendo il destino che è stato riservato al lupo. Ma anche in questo caso, gli anni in cui è stato concepito hanno giocato un loro peso. 


Nel 1991 murare un lupo, anche se con la tana circondata da ossetti rosicchiati, non è reato (magari un piccone glielo si può lasciare), nel 2002 è più politicamente corretto farlo decollare attaccato a dei palloncini e lasciargli una chance di sopravvivenza un pochino più ariosa. 
Va da sé che anche Attenti ai ragazzi sia libro da condividere e da leggere a voce alta, molto alta a più persone possibile.

Carla 

Noterella al margine. Questo libro contiene una piccola vendetta postuma: la c.d. vendetta del narciso, probabilmente organizzata dal lupo ora murato, nei confronti di Tony Blundell e dell'editore originale. 


Poca cosa, se non confondergli per un attimo le idee nel comporre la sequenza dei disegni, per cui quei fiori entrano ed escono dal vaso azzurro una volta di troppo. Lunga vita ai lupi!

lunedì 28 marzo 2022

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LA RAGAZZA DELL’ECO


Ritorna Lauren Wolk, apprezzata autrice americana, nota soprattutto per il romanzo ‘L’anno in cui imparai a raccontare storie’, e ritorna con un romanzo impegnativo: ‘La ragazza dell’eco’, pubblicato anch’esso da Salani.
La ragazza dell’eco è la giovane protagonista, Ellie che con la famiglia si è trasferita a Echo Mountain, una località selvaggia del Maine che dà il titolo originale del romanzo. Siamo nel 1934, nel pieno della grande crisi economica che sta travolgendo la società americana; la famiglia di Ellie ha perso ogni solido appiglio alla vita tranquilla di città: il padre sarto, la mamma insegnante di musica. Ora con la sorella Esther, di poco più grande, e il piccolo Samuel hanno imparato a vivere in un luogo del tutto privo di comodità, in cui però si può vivere di caccia e di pesca, del proprio orto e degli scambi con i pochi vicini.
Ellie in fondo non vive male in un luogo così sperduto e selvaggio: lei si sente in sintonia con la natura, percepisce lo stato d’animo dei pesci che controvoglia deve pescare, dei conigli che cadono nelle trappole, degli stessi alberi. Ma quella vita già di per sé dura diventa ancora peggiore quando il padre cade in coma, cercando di salvare lei, o forse era Esther, e Samuel da un albero che stava abbattendo.
Tutto è più complicato da quando il padre giace in un letto: la madre e la sorella sono incupite dalle difficoltà quotidiane e dalla cura costante del malato, nella speranza flebile che un giorno si risvegli; Ellie invece è in continuo movimento, alla ricerca di rimedi, per lo più fantasiosi, che facciano risvegliare il padre. Nel corso di queste sue scorribande alla ricerca di miele e di erbe, Ellie incappa in Larkin, un ragazzo solitario che intaglia piccoli animaletti nel legno e li lascia in dono per Ellie, sparsi qua e là nel bosco, e poi in Cate, la ‘strega’, un’ex infermiera, rimasta vedova e che vive nella baita più lontana.
L’intenzione di Ellie è di chiederle aiuto, ma in realtà la trova in gravi difficoltà per una ferita che si è infettata. A questo punto è la ragazza che deve aiutare la vecchia, che in realtà è la nonna di Larkin; il figlio, cioè il padre del ragazzo, è morto da poco, era un famoso liutaio, autore anche del mandolino che la mamma di Ellie non suona più da tanto tempo.
Ma questo non è l’unico legame fra le due famiglie; col tempo si scoprono aspetti comuni della vita precedente, la vita di città.
L’intuizione di Ellie è che la guarigione del padre e quella di Cate sono collegate, non possono che avvenire insieme.
Questo è un romanzo complesso, a partire dalla trama che intreccia diversi fili narrativi, che prima si disperdono, poi si riannodano; è complesso il linguaggio utilizzato, che utilizza di volta in volta registri fiabeschi, poetici, o realistici, con un uso esteso delle metafore.
Poi c’è il personaggio di Ellie, una dodicenne che si autodefinisce duplice, un po’ razionale un po’ impulsiva, un po’ ninnananne un po’ urla selvagge. Lei è intimamente legata alla natura, sa pensare come pensa un orso, vedere come vede un corvo, ma nello stesso tempo deve stare con i piedi per terra e risolvere i problemi che di volta in volta le si presentano. Così come non si possono mettere ‘in ordine’ delle gocce di pioggia, nello stesso modo non si può mettere ordine alla vita, che è ben più caotica di quanto possiamo volere. Non resta, quindi, che affrontare i problemi man mano che si presentano, utilizzando tutti gli strumenti a disposizione, infusi, pozioni, cataplasmi e trappole per conigli.
Un aspetto particolare della sua empatia riguarda i cani, che accompagnano ogni passaggio di questo racconto: la dolce Maise, il cucciolo salvo per miracolo Quiet, il potente Captan. Ellie ne interpreta i messaggi, ne condivide la vita e lega alla loro presenza l’esito delle sue ‘terapie’.
La ‘duplicità’ della protagonista sta anche in questo, nel vivere nei due mondi, umano e naturale, senza togliere niente alla sua sfera di affetti familiari, con tutta la complessità dei sentimenti e degli stati d’animo legati a quella condizione di vita così inconsueta.
Questo è, in conclusione, un romanzo impegnativo, che richiede una certa esperienza di lettura; lo consiglio a lettrici e lettori che amino sia l’avventura che la buona letteratura a partire dai tredici anni.

Eleonora

“La ragazza dell’eco”, L. Wolk, Salani 2022






venerdì 25 marzo 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

AL DI QUA E AL DI LA'

Il rammendo, Isol (trad. Mirta Cimmino) 
#Logosedizioni 2022 


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni) 

"Cominciamo dal paese in cui vivo: ci sono alberi da frutta, casette rosse triangolari, un sacco di fiori e un fiume che scorre nel mezzo. Tutto è al suo posto, bello e ordinato. Sembra uno di quei ricami che fa la nonna. Tuttavia, si dice che esista un altro mondo, proprio dietro il nostro, molto più strano, con paesaggi pieni di nodi, fili penzolanti e strani animali. Si raccontano molte storie sul Lato di Dietro e i suoi misteriosi abitanti. Ma solo in sogno è possibile visitare questo luogo. Io sogno spesso il Lato di Dietro."

A raccontare è una bambina che perde molte cose: sciarpe, guanti, matite, chiavi di casa. La sua mamma è piuttosto arrabbiata e non sembra credere alla teoria dei buchi che la bambina cerca di spiegarle. La piccola sostiene che nel mondo di qua, con il passare del tempo, sulla superficie si sono creati dei buchi, un po' come succede al tasche quando la stoffa diventa un po' lisa, ed è in quei buchi che molte delle sue cose sono finite. Ma la soluzione è a un passo, basterà rammendarli in modo che nulla più possa passare dal di qua al Lato di Dietro. 
Ed è così che comincia l'avventura di quella bambina che parte per andare a rammendare tutti i buchi del mondo. Solo un piccolo dettaglio lei non ha considerato: che se nel nostro mondo chiudi tutte le fessure che lo mettono in contatto con il Lato di Dietro, da lì non passerà più niente, né suoni né aria e respirare diventerà pesante e una fitta nebbia ci avvolgerà. Quei buchi vanno assolutamente riaperti, così quella bambina riparte a scucire, là dove aveva rammendato a dovere. L'aria si purifica e tutto torna come prima, anzi meglio di prima, perché quei buchi non sono solo la trappola per gli oggetti perduti, ma sono anche fonte di altre meraviglie, come per esempio un flonKus tondo e color carota. D'altronde è in arrivo il solstizio d'estate e in mezzo al frinire dei grilli tutto può accadere... 

Isol e il suo nuovo libro che è di nuovo un magnifico gioco di prestigio, alla fine del quale non puoi che dire: oohhh, ma come ha fatto? 

© Isol

Come tutti i migliori libri che Isol fa, anche Il rammendo mette insieme diversi e stratificati pensieri. Qui, forse complice lo spunto di partenza, si intrecciano anche i suoi diversi stili e voci. Il primo che si incontra è quello che più si conosce di lei: un dialogo serrato tra una madre e una figlia. Già dalle prime battute si ritrova la sua ironia, i suoi bambini, anzi bambine, volitive e propositive, anche se sotto scacco.
Ma già dalla pagina successiva si entra in qualcosa di molto diverso: torna il grande nero di un tessuto fatto a telaio, una porzione di stoffa con un ricamo che - si apprende - è uno di quelli tradizionali palestinesi e che è la decorazione di uno scialle dalle lunghe frange nere che la stessa Isol indossa in una immagine a chiusura del libro. 

© Isol

Ma questa stoffa è, dando retta alla voce della bambina, la sua città, il suo mondo di qua e il punto di contatto visivo sono i ricami rossi e cremisi che davvero sembrano tetti di case e alberi da frutto. A rendere ancora più vero il gioco di illusione contribuiscono i piccoli personaggi che lei ritaglia nella carta, in modo frettoloso e volutamente impreciso. Ma come ogni ricamo, ha un suo lato nascosto dove quegli stessi fili non sono più in ordine ma si incrociano al servizio della bellezza che sta in mostra.
 
© Isol

Ed ecco la seconda magia di Isol: usa un oggetto di uso comune e ne interpreta la forma, secondo un criterio del tutto inaspettato. Il disordine di nodi e fili è effettivamente il lato retrostante, ma assume qui un significato molto più profondo: è il mondo contrapposto al 'di qua', quindi è il mondo ''di là'. 
Ciascuno qui troverà da solo la propria chiave di lettura. Lei ha dedicato il libro a suo padre.
Dietro la realtà c'è tutto un mondo che non si vede, un mondo che è possibile solo immaginare, ma che esiste in ogni cultura... 
La bambina, forte anche dei discorsi fatti con la sua nonna - discorsi che costituiscono il portato mitico, archetipico, di tutta questa vicenda - questo Lato di Dietro lo sogna e si permette anche di arrivare così vicino al suo confine, da poter guardare al di là. 
Ciò che questa bambina immagina a parole, Isol lo disegna con un filo e una matita e fa sì che la illusione continui quando le frange nere diventano bosco da non attraversare. Addirittura varco da non superare. Il gioco visivo si fa ancora più serio quando la bambina costruisce un suo personale immaginario che proprio di stoffa va a parlare. La superficie del mondo che si buca come una tasca lisa, lei che la rammenda, e l'equilibrio che si altera. 

© Isol

Quella permeabilità tra i due mondi - che in chiave filosofica per l'umanità intera è assolutamente necessario che esista - se si interrompe crea una nebbia irrespirabile. E' tutto da rifare: tutti quei bei rammendi turchesi che la bambina ritagliata nella carta cuce sull'immagine di tessuti diversi vanno scuciti perché l'aria e l'immaginazione possano sconfinare e circolare liberamente.

© Isol

Altrettanto liberamente circolano anche gli oggetti: palloni e mazzi di chiavi che spariscono nelle fessure della terra e flonKus che spuntano nell'al di qua. 
Questo andirivieni rivela l'ultimo colpo di teatro dell'Isol illusionista. Anche lei si ispira a un topos consueto in molti libri che del tempo e dello spazio 'sospesi' danno testimonianza concreta nella parte reale del racconto - e penso al pallone che il bambino riceve in dono da Alice e che si ritrova nella sua camera da letto nel bellissimo La notte di Wolf Erlbruch e al pupazzo dal cappello a punta che accompagna il bambino nel suo volo attraverso l'immaginario in Come? Cosa? di Fabian Negrin e finisce sul tavolo della cena. 
Ma fa anche qualcosa in più: fa scoppiare in una risata sonora i suoi lettori proprio un secondo prima di chiudere il libro.
Questa è Isol!

Carla

mercoledì 23 marzo 2022

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

JULIA E LO SQUALO
 

Unst, Shetland, Scozia. Si tratta di un’isoletta a nord della Scozia, nell’arcipelago delle Shetland, ed è il luogo in cui è ambientata questa storia: ‘Julia e lo squalo’, firmata insieme da Kiran Millwood Hargrave, per il testo, e da Tom de Freston per le illustrazioni, pubblicato da Mondadori.
In questo luogo sperduto la famiglia di Julia, gattina compresa, dovrà vivere nei mesi estivi: il papà deve programmare la gestione automatica del faro dell’isola, la mamma, biologa marina, è lì per dare la caccia, scientificamente parlando, ad uno squalo particolarmente longevo, lo squalo della Groenlandia. Il Somniosus microcephalus, nome scientifico, è il vertebrato più longevo di tutti, arrivando a vivere più di cinquecento anni.
La ricerca di Maura, la mamma di Julia, non è dettata solo dal fuoco della conoscenza, ma anche dal desiderio di trovare, nello studio di questi animali, la ricetta per guarire gravi malattie umane, quali la demenza precoce, malattia che è stata la causa della morte della nonna di Julia.
Sembrerebbe tutto perfetto, se non fosse che l’Università per cui lavora Maura non intende finanziare questa ricerca. Julia dunque, che ci racconta la vicenda dal suo punto di vista, di quasi undicenne, assiste ai tentativi della mamma di mandare avanti la sua ricerca in ogni modo: prima assolda il capitano Bjorn, che si presta per un certo tempo ad accompagnarla gratuitamente con la sua barca nelle esplorazioni; poi rimettendo in sesto una piccola imbarcazione, battezzata ‘Julia e lo squalo’, per continuare le ricerche da sola.
 
 
La vita di Julia, nel frattempo, si è arricchita dell’amicizia di Kin, un ragazzino di origini indiane che ama osservare le stelle. Per fotografare una pioggia di stelle cadenti, Julia cancella alcune foto nella vecchia macchina fotografica della mamma. Ed è un grave errore. Quelle foto contenevano le immagini di un immenso stormo di storni, si proprio quelli che anche noi osserviamo in inverno nei cieli di Roma e che hanno ispirato alcuni studi del fisico Giorgio Parisi. Ma non è la qualità artistica di quelle foto, né il valore scientifico ad essere importanti per la mamma di Julia, quanto il significato sentimentale. Il mormorio degli storni (murmuration in inglese) si riferisce al suono prodotto dal fremito delle ali quando gli storni si posano sui rami. E lo fanno tutti insieme. E in quel momento per Maura coglierlo ha avuto un grande valore simbolico.
Questo episodio, così come l’ennesimo rifiuto di finanziamento, fanno sprofondare la mamma di Julia nella disperazione. Così, una notte, Julia viene svegliata dal papà e portata a casa di Gin, un abitante del villaggio; la mamma è in ospedale, ha tentato il suicidio.
 

Julia è disperata e per salvare la mamma, ridarle la speranza, parte per un’impresa disperata, prende la barca e si inoltra in mare aperto.
Come vedete, ‘Julia e lo squalo’ è a tutti gli effetti un romanzo d’avventura, che tiene il lettore e la lettrice col fiato sospeso fino alla fine. Ma è anche molto altro: racconta la malattia mentale, che certo non è fra gli argomenti preferiti nei libri per ragazzi, in particolare la sindrome bipolare, di cui è affetta la mamma di Julia. E racconta anche molto bene la passione per la scienza, i numeri e le parole che si mettono in fila per spiegare il mondo: il padre incarna la razionalità dei numeri, il sistema binario che traduce la realtà in sequenze di 0 e 1; la mamma che vuole comprendere il segreto della longevità dello squalo per salvare tante persone da una malattia incurabile.
Julia sta in mezzo, vorrebbe essere come la mamma e se ne sente respinta, è impulsiva come i bambini e le bambine sanno essere, generosa e maldestra con il suo nuovo amico Kin.
Le immagini dell’artista Tom de Freston accompagnano tutto il romanzo, a partire dalla copertina, dando vita soprattutto all’immaginario di Julia. Il mare, lo squalo, gli storni si prendono ampi spazi, colorati di bianco, di nero, di giallo.
‘Julia e lo squalo’ ha vinto il Waterstones children’s book prize lo scorso anno ed è un romanzo interessante, coinvolgente, denso, che credo piacerà molto a ragazze e ragazzi avventurosi, ma anche riflessivi, a partire dai dodici anni.
 
Eleonora
 
“Julia e lo squalo”, K. Millwood Hargrave e T. de Freston, Mondadori 2022

 

 

domenica 20 marzo 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per inantare)

LA 'GIUSTA DISTANZA'

Due fratelli, una foresta
, Yukiko Noritake (trad. Eleonora Armaroli) 
Terre di mezzo 2022 

ILLUSTRATI 

"Stare qui, stare bene 
Pensare al futuro 
Fare un po' di spazio 
Fare spazio 
Fare con quel che si ha 
Fare come si fa altrove 
Ammirare il risultato 
Mostrare il risultato" 

Due fratelli, uno bruno e uno biondo, uno con la maglietta bianca e i pantaloni lunghi bianchi, l'altro con la maglietta nera e i pantaloni corti bianchi, sono sdraiati in una radura sulle rive di un lago e hanno alle spalle una foresta di conifere. Alle loro spalle arriva una ragazza dai capelli lunghi e rossi, vestita di bianco, circondata da animali selvatici. Su tutti loro, il volo degli uccelli. Lei li guarda, i fratelli ora sono in piedi davanti a lei ed è ora e qui che le loro strade si separano.


Ognuno per sé, di fronte a quella foresta. Il primo si lascia condurre per mano tra gli alberi: gli piace stare qui, sta bene. Il secondo si guarda intorno e comincia a progettare, pensa al futuro e taglia sette alberi. Gli animali fuggono e la ragazza è preoccupata. 
Il primo fratello di alberi ne taglia tre per farsi un po' di spazio. La ragazza lo aiuta e gli animali stanno a guardare. Il secondo, dopo i sette ne taglia un altro po' per farsi spazio. Di animali neanche l'ombra e la ragazza fugge. 


Il primo con quel che ha, i tronchi, costruisce la base di una casetta, il secondo ha segnato già un gran perimetro, chiama le ruspe e apre strade e un cantiere. Il primo, accanto alla ragazza, circondato da animali sotto il volo degli uccelli ammira il risultato: una casetta di legno con il tetto rosso triangolare e due sedie in veranda. Il secondo mostra il risultato a una piccola folla di persone: un edificio in muratura con tante finestre e un bel patio davanti. Sul tetto, bianco e piatto, divani, qualche pianta e un tavolino. 

Separati, non solo dalle loro differenti scelte, non solo distanti nei loro percorsi divergenti, nel loro futuro dissimile, ma soprattutto fisicamente tenuti lontani dal taglio della rilegatura. 
A sinistra, il fratello bruno, quello che con la natura si mette in una posizione di grande rispetto, protezione; quello che delle possibili risorse ne sfrutta solo lo stretto indispensabile, quello che adatta le sue scelte per arrivare a una convivenza armonica che dell'ambiente circostante ne tuteli l'integrità e non ne alteri l'equilibrio. 


A destra, il fratello biondo, quello che della natura sa apprezzarne la bellezza al punto da circondarsene, da sfruttarne tutte le potenzialità, per poterne godere appieno, ma con modalità invasive, pesanti, che non considerano il fatto di essere parte di una comunità più grande e più complessa di quella umana, che nonostante le apparenze sulla terra è minoritaria. 


Yukiko Noritake racconta che l'idea di partenza l'ha avuta dormendo una notte in una foresta francese, una breve vacanza con il marito in un campeggio in cui le abitazioni erano sugli alberi. Lì, ascoltando tutte le regole che era necessario rispettare dalla voce delle guida del luogo, ha capito molte cose. Il suo piccolo personale contributo alla causa ha pensato di darlo concependo questo libro. 
L'idea originale era differente: la storia si costruiva su un unico filo narrativo e a ogni pagina cambiavano i personaggi che proseguivano nella loro 'invasione di campo'. Poi, dopo averne discusso con il suo art director, con l'intento di rendere più efficace il messaggio che il libro contiene, Yukiko Noritake ha fatto una scelta ancora più minimalista: un testo che ricorda quasi un haiku e una specularità esatta che nel suo ripetersi trova il suo punto di maggior forza e, soluzione determinante, il punto di vista: dall'alto. A una 'giusta distanza' che permetta all'immagine di essere subito leggibile e nello stesso tempo emblematica e quindi potente nel comunicare un'idea.


L'arte di Yukiko Noritake è una felicissima commistione: da una parte la precisione, la ricerca del dettaglio e l'equilibrio elegante di ogni elemento che poi va a comporre un insieme, probabilmente retaggio della sua cultura di partenza giapponese, e dall'altro un gusto di altro genere che privilegia la luminosità e il colore - qui gli acrilici - e che sembra scaturire dalla sua cultura adottiva, quella francese. Si potrebbe concludere notando che, accanto a questa grande qualità pittorica e compositiva, anche il taglio prospettico e la specularità dei due percorsi narrativi che si distanziano negli esiti a ogni giro di pagina, sono fattori determinanti per il successo di un libro che altrimenti sarebbe potuto essere ben più convenzionale. A questi importanti fattori di interesse se ne potrebbe aggiungere uno ulteriore che ha a che fare con quella 'giusta distanza' a cui si alludeva prima, una qualche sospensione di giudizio che l'autrice, in alcune interviste, dichiara di aver trovato. 
Ovviamente, nessuno vieta di dare del messaggio una lettura più mainstream, ma a ben guardare il distinguo che lei opera tra chi fa bene e chi fa male è meno netto di quanto potrebbe sembrare. 


Nel nostro emisfero, la scelta di 'vivere sugli alberi' , in questo caso 'tra gli alberi' è quella che farebbero in molti - almeno a parole - ma le condizioni di fatto lo permetterebbero solo a pochissimi. E tutti gli altri? E ancora, non è forse l'uomo un animale sociale? E il fratello biondo, a ben vedere, non ha costruito un grattacielo sul mare, ma un luogo che se ci andassimo a bere qualcosa, definiremmo piacevole. Ed è questa la questione più sotterranea che il libro pone. Lo sa bene Yukiko Noritake che molto saggiamente si astiene dal suggerire una soluzione piuttosto che un'altra, ammesso che possa essercene una e possa essere raccontata in un albo di 32 pagine. Lei si limita, diciamo così, a chiudere il cerchio e ritornare al punto di partenza, non senza averci posto la questione e con essa fatto constatare la percorribilità di entrambi i percorsi fatti dai due fratelli. 
Noi le siamo grati di averlo fatto con tanta saggezza e tanto stile. 

Carla

venerdì 18 marzo 2022

FAMMI UNA DOMANDA!

NUMERI E PERSONE


Non sempre le parole ci vengono in aiuto come quando, per esempio, dobbiamo ragionare di differenze e disparità sociali. Il termine ‘differenza’ di per sé non indica una scala di valori, sottolineando quanto due persone o due gruppi di persone non condividono determinati aspetti della vita. Ma talvolta la differenza, quale ci viene oggettivamente indicata dai numeri, è la spia di una profonda disparità sociale.

A raccontare una vasta gamma di differenze ha pensato l’autore tedesco Christoph Drösser, coadiuvato in modo impeccabile dall’illustratrice Nora Coenenberg; da questa collaborazione è nato un libro illuminante che racconta a tutti, grandi e piccoli, come va, malamente, il mondo. Il titolo è ‘100 bambini’, ed è pubblicato in Italia da Ape junior, un editore della galassia Mauri Spagnol.
L’idea è questa: posto che sia 100 il numero dei bambini, cioè individui con un’età inferiore ai 15 anni, in tutto il mondo, in realtà quasi due miliardi, vediamo come si esprimono numericamente le differenze da paese a paese.


Basta partire dal primo confronto: se i bambini nel mondo sono 100, 4 vivono in Nord America, 6 in Europa, 8 in Sud America, 25 vivono in Africa, 56 in Asia e 1 in Australia. Dei 56 bambini asiatici, 19 sono indiani e 13 cinesi. Già qui potrebbe partire un ragionamento di geopolitica, immaginando il futuro del mondo. Ma l’autore prosegue nella sua attenta fotografia, analizzando diversi dettagli, che riguardano moltissimi aspetti della vita quotidiana.
Di questi 100 bambini, 12 vivono negli slum, quindi possedendo una baracca condivisa con la famiglia; e 5 per strada, ovvero da soli, senza un riparo e senza nessuno che si occupi di loro. 13 vivono in un paese in guerra, 1 è in fuga e cerca salvezza lontano dal proprio paese. Se 85 bambini hanno accesso all’acqua potabile, questo non significa che tutti abbiamo l’acqua corrente in casa e dispongano di un bagno. Se si considerano solo i bambini che vivono in campagna, solo 45 di loro hanno un gabinetto.


Se queste vi sembrano differenze eclatanti, pensate che 16 di questi nostri bambini non hanno scarpe e ben 9 bambine hanno un figlio prima di compiere diciotto anni.
Ma non è tutto così drammatico: ci consoliamo sapendo che ben 80 bambini su 100 hanno la televisione e altrettanti conoscono il personaggio di Topolino.
Tutti i bambini del mondo amano giocare e amano la musica, ma ben 75 di loro non sanno nuotare.
Il libro continua così, descrivendo le diversità nella vita dei nostri 100 bambini, da diversi punti di vista. Si tratta di un’idea semplice, eppure, e forse proprio per quello, efficacissima, rendendo concretissima un’idea vaga di povertà e ricchezza. Per arrivare a questa sintesi, espressa con cristallina razionalità, Drösser ha fatto un lavoro minuzioso di analisi dei dati all’interno di ricerche statistiche di vario genere e natura. Ne ha estratto i dati significativi rispetto all’ottica scelta, la descrizione della vita materiale dei bambini e delle bambine in ogni angolo del mondo. E ci ha presentato questa impietosa fotografia, senza l’appesantimento di spiegazioni storiche e morali. Il mondo è questo, i problemi si annidano ai quattro angoli del pianeta, ciascuno con una propria specificità, ma con un tratto comune: la povertà materiale, la povertà educativa non risparmiano i bambini, anzi sembrano accanirsi su uno dei segmenti più fragili della popolazione.
Le tavole di Coenenberg sono chiare ed efficaci, improntate alla semplicità dell’infografica, uno strumento ulteriore per farsi un’idea chiara su come va il mondo.
Consiglio caldamente, questo libro, che ha ricevuto nel 2021 il Deutscher Jugendliterature Preis, nella sezione no-fiction, non solo a bambine e bambini dai dieci anni in poi, ma anche a insegnanti e genitori che abbiano voglia di spiegare ai più piccoli le cose del mondo.
Magari per mettere mano a cambiarlo, prima o poi.

Eleonora

“100 bambini”, C. Drösser, e N. Coenenberg, Ape junior 2022




mercoledì 16 marzo 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA CURA

Quattro passi
, Chiara Carminati, Massimiliano Tappari 
Lapis 2022
 

POESIA ILLUSTRATA
 
"Le cortecce sono pelli tatuate che nascondono una vita interessante. 
Le cortecce sono mappe complicate sempre aperte sotto gli occhi della gente. 
Le cortecce sono carte decorate ben avvolte sul regalo delle piante." 

Quattro diversi tipi di corteccia, inquadrati da vicino, diventano texture: quella che sembra di una sughera, quella di un platano che si sbuccia a placche, quella di un albero esposto a nord, verde di muschio e in ultimo una incisa di cuori trafitti e iniziali di innamorati di passaggio. A specchio, accanto a loro, le parole che sono una poesia. Versi che immaginano, come già i primissimi piani suggerivano, la superficie di un tronco d'albero come qualcos'altro: la sua pelle, una mappa da decifrare o una carta colorata che lo avvolge come un regalo. 


Di un cincino più affaticato, arriva per quarto (dopo A fior di pelleNinna no e Occhio ladro). 
Il numero quattro, o forse un fregio di un cancello, è nel titolo e anche nell'immagine di copertina - insieme a degli insoliti numeri, un uno o piedistallo, un due o ramo ritorto, un tre che è anche un sasso. Ad arte il fotografo li ha saputi vedere, ritagliare a modino nell'inquadratura, passeggiando e guardandosi intorno. 
Si potrebbe pensare a un libro sui numeri. E invece no. 
Di certo non è un libro sui numeri, non è solo un libro fotografico, non è esattamente un libro di poesia, ma è tutte e due le cose assieme, ma è anche qualcosa d'altro: un suggerimento, un invito a proseguire su un sentiero che è appena cominciato e di cui non si vede la fine, ammesso che ci sia. 
Sotto gli occhi meravigliati di chi lo sfoglia. Quadrato e cartonato (grossomodo come i suoi fratelli maggiori), ci sono una dozzina di 'famiglie di oggetti' che si possono incontrare camminando per strada: dai campanelli agli alberi, dai lampioni alle serrature, dalle foglie ai leoni scolpiti. 


Ogni 'famiglia' abita la pagina di destra e si compone di quattro 'persone'. Una poesia, alla loro sinistra, le accompagna, in qualche modo dà loro il braccio, e a vicenda si sostengono. 
Ma la terza cosa che il libro vuole essere, un suggerimento, un invito, che cosa propone? Ancora una volta sono le parole a chiarire quello che le immagini, per adesso, vogliono solo suggerire; insomma occorre incamminarsi in una direzione che non si conosce ancora ma, ed è qui la chiave, bisogna avere gli occhi ben sgranchiti e le gambe stropicciate
Le cose da fare sono queste: guardare le tante cose che si incontrano quando si fa una passeggiata... guardarle e pensare che ogni oggetto del mondo non è mai solo se stesso... e dopo averlo pensato, meravigliarsi nel constatarlo... e, dopo aver chiuso il libro, che tutto questo ci ha messo sotto gli occhi, uscire dalla porta e ricominciare per conto proprio. Un giorno dopo l'altro per non perdere l'allenamento.
Questo è quello che ha fatto Massimiliano Tappari collezionando, con una doppia sapienza in tasca: quella di saper vedere oltre e quella di saper incorniciare in uno scatto una immagine che possa essere 'capita' non come unica cosa, ma come portatrice di un suo altro senso, il più delle volte inaspettato. Da cui, lo stupore che le sue fotografie sempre generano. 
Ma se si torna all'invito di partenza, a chi è rivolto? Verrebbe da dire, a chi ha buoni occhi, ossia a chi è capace di vedere con occhi ogni volta nuovi, cose anche molto vecchie. Per esperienza, verrebbe da aggiungere che i più adatti, ossia quelli che questo sguardo ce lo hanno 'per natura', siano i bambini e i poeti (Shaun Tan in lista mette anche i migranti, che in terra straniera sono 'infanti', etimologicamente senza una lingua per esprimersi). 
Non credo sia necessario ritornare qui su questo, ma è importante ribadire che chi si trovi per età in questa condizione primigenia, di 'purezza', chi, da adulto, sia in grado di mantenere inalterato questo candore che segna ogni primo sguardo, ogni prima riflessione, parte con un bel vantaggio. 


Mettete un bambino e un 'adulto qualsiasi' di fronte a una foglia caduta per terra e 'l'adulto qualsiasi' se non la ignorerà, in lei, passando, vedrà ancora solo una foglia; il bambino si fermerà e saprà vedere, per esempio, la bocca o il naso che essa porta in sé. O magari un paio d'orecchie.
Mettete un 'adulto qualsiasi' di fronte a una forsizia che sta sfiorendo, e 'l'adulto qualsiasi', se non tirerà dritto, incurante, noterà tutt'al più solo una pianta che sta spogliando; il poeta nei suoi fiori gialli caduti saprà vedere la sua ombra terrena colorata, saprà trasformare questo evento naturale per una pianta, come un suo scrollarsi via i pensieri con il vento. 



C'è un rimedio per curare questa 'miopia'? Sì: inciampare in libri così. 
Ammettere che è davvero una fortuna per tutti che Massimiliano Tappari ci veda  così bene grazie alla sua pareidolia, che abbia ancora quegli occhi da bambino che nessuno gli ha 'estirpato', che viva ancora quella sua 'infanzia da fotografo', mai dimenticata. Che con lui ci sia Chiara Carminati e la sua poesia, che sa immaginare e raccontare il mondo e farcelo conoscere, come se fosse ogni volta fosse la prima volta. 


In sintesi, che Tappari e Carminati non siano 'adulti qualsiasi'. 

Carla

lunedì 14 marzo 2022

FAMMI UNA DOMANDA!

COSA FANNO GLI ANIMALI


Chi ha apprezzato i libri illustrati di divulgazione firmati insieme da Virginie Aladjidi e Emmanuelle Tchoukriel, pubblicati in Italia da L’ippocampo,  non può che rallegrarsi nel vedere l’ultima fatica di queste due autrici, questa volta affiancate da Caroline Pellissier. Il titolo, abbastanza impegnativo è ‘Vivere. Uno sguardo nuovo sugli animali’.
Se gli ‘Inventari Illustrati’, di cui abbiamo più volte parlato, avevano una vocazione soprattutto tassonomica, mostrando le diverse creature viventi negli habitat esaminati, qui abbiamo come oggetto il comportamento animale. Nella breve introduzione si chiarisce che si vogliono mostrare i vari aspetti della vita animale, anche quelli di più recente osservazione.
L’etologia, come approccio evoluzionistico al comportamento animale, è nata sotto la spinta degli studi di Lorenz e Timbergen: i due scienziati, che ricevettero il premio Nobel nel 1973, erano convinti che alcuni aspetti del comportamento fossero tipici di una specie così come lo sono il colore delle piume o la quantità di denti. Osservando i pattern comportamentali di corteggiamento, per esempio, era possibile distinguere due specie apparentemente simili. Per portare avanti queste ricerche era necessario svolgere le osservazioni direttamente in natura, e non in laboratorio.
Da allora molte ricerche sono state fatte e si è via via abbandonata questa visione un po’ meccanicista del comportamento, per aprire nuovi ambiti di ricerca.
Questo libro, sempre curatissimo nella veste grafica e illustrato con precisione da Emmanuelle Tchoukriel, affronta in primo luogo proprio quei comportamenti che accomunano tutti gli animali: sedurre, accoppiarsi, allevare una prole, crescere, nutrirsi, difendersi.


Come è facile immaginare, si affiancano situazioni comuni, che sono ben conosciute dai bambini, ad altre più curiose e particolari.
Si passa poi a descrivere comportamenti più complessi, come il gioco, la migrazione, la costruzioni di nidi e di tane, per entrare, alla fine in quel territorio complesso che riguarda le ‘intelligenze’ degli animali: l’uso di strumenti, la capacità di curarsi e rigenerarsi, le emozioni e i sentimenti, come il lutto.
Di ‘intelligenze’ animali ho già parlato e rimando, per chi avesse voglia di approfondire, alla collana ‘Animalia’ di Adelphi e alla interessante saggistica che recentemente ha affrontato questo tema; qui, in questo bel volume, non si ritrovano che echi del dibattito contemporaneo che tanto ha messo in discussione la distanza fra umano e non umano. Ma è già tanto, se alla inevitabile aneddotica relativa ai tanti aspetti del comportamento animale, in alcuni casi sorprendente ed esilarante, si affiancano incursioni nel territorio sperimentale della cognizione e delle emozioni.
I testi sono sempre brevi e sono accompagnati dall’immagine corrispondente, in una perfetta integrazione che aiuta il giovane lettore e la lettrice curiosa a spaziare da una specie all’altra, da un comportamento all’altro.
Di misteri fra le righe se ne annidano parecchi, sta ai lettori trovarli e farsi ulteriori domande, spinti dal senso di meraviglia che queste pagine alimentano.
Per giovani naturalisti e scienziate, a partire dai sette anni, una lettura intelligente e raffinata, in coerenza con i libri precedenti.

Eleonora

”Vivere. Uno sguardo nuovo sugli animali”, V. Aladjidi, C. Pellissier, E. Tchoukriel, L’ippocampo 2022