mercoledì 16 marzo 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA CURA

Quattro passi
, Chiara Carminati, Massimiliano Tappari 
Lapis 2022
 

POESIA ILLUSTRATA
 
"Le cortecce sono pelli tatuate che nascondono una vita interessante. 
Le cortecce sono mappe complicate sempre aperte sotto gli occhi della gente. 
Le cortecce sono carte decorate ben avvolte sul regalo delle piante." 

Quattro diversi tipi di corteccia, inquadrati da vicino, diventano texture: quella che sembra di una sughera, quella di un platano che si sbuccia a placche, quella di un albero esposto a nord, verde di muschio e in ultimo una incisa di cuori trafitti e iniziali di innamorati di passaggio. A specchio, accanto a loro, le parole che sono una poesia. Versi che immaginano, come già i primissimi piani suggerivano, la superficie di un tronco d'albero come qualcos'altro: la sua pelle, una mappa da decifrare o una carta colorata che lo avvolge come un regalo. 


Di un cincino più affaticato, arriva per quarto (dopo A fior di pelleNinna no e Occhio ladro). 
Il numero quattro, o forse un fregio di un cancello, è nel titolo e anche nell'immagine di copertina - insieme a degli insoliti numeri, un uno o piedistallo, un due o ramo ritorto, un tre che è anche un sasso. Ad arte il fotografo li ha saputi vedere, ritagliare a modino nell'inquadratura, passeggiando e guardandosi intorno. 
Si potrebbe pensare a un libro sui numeri. E invece no. 
Di certo non è un libro sui numeri, non è solo un libro fotografico, non è esattamente un libro di poesia, ma è tutte e due le cose assieme, ma è anche qualcosa d'altro: un suggerimento, un invito a proseguire su un sentiero che è appena cominciato e di cui non si vede la fine, ammesso che ci sia. 
Sotto gli occhi meravigliati di chi lo sfoglia. Quadrato e cartonato (grossomodo come i suoi fratelli maggiori), ci sono una dozzina di 'famiglie di oggetti' che si possono incontrare camminando per strada: dai campanelli agli alberi, dai lampioni alle serrature, dalle foglie ai leoni scolpiti. 


Ogni 'famiglia' abita la pagina di destra e si compone di quattro 'persone'. Una poesia, alla loro sinistra, le accompagna, in qualche modo dà loro il braccio, e a vicenda si sostengono. 
Ma la terza cosa che il libro vuole essere, un suggerimento, un invito, che cosa propone? Ancora una volta sono le parole a chiarire quello che le immagini, per adesso, vogliono solo suggerire; insomma occorre incamminarsi in una direzione che non si conosce ancora ma, ed è qui la chiave, bisogna avere gli occhi ben sgranchiti e le gambe stropicciate
Le cose da fare sono queste: guardare le tante cose che si incontrano quando si fa una passeggiata... guardarle e pensare che ogni oggetto del mondo non è mai solo se stesso... e dopo averlo pensato, meravigliarsi nel constatarlo... e, dopo aver chiuso il libro, che tutto questo ci ha messo sotto gli occhi, uscire dalla porta e ricominciare per conto proprio. Un giorno dopo l'altro per non perdere l'allenamento.
Questo è quello che ha fatto Massimiliano Tappari collezionando, con una doppia sapienza in tasca: quella di saper vedere oltre e quella di saper incorniciare in uno scatto una immagine che possa essere 'capita' non come unica cosa, ma come portatrice di un suo altro senso, il più delle volte inaspettato. Da cui, lo stupore che le sue fotografie sempre generano. 
Ma se si torna all'invito di partenza, a chi è rivolto? Verrebbe da dire, a chi ha buoni occhi, ossia a chi è capace di vedere con occhi ogni volta nuovi, cose anche molto vecchie. Per esperienza, verrebbe da aggiungere che i più adatti, ossia quelli che questo sguardo ce lo hanno 'per natura', siano i bambini e i poeti (Shaun Tan in lista mette anche i migranti, che in terra straniera sono 'infanti', etimologicamente senza una lingua per esprimersi). 
Non credo sia necessario ritornare qui su questo, ma è importante ribadire che chi si trovi per età in questa condizione primigenia, di 'purezza', chi, da adulto, sia in grado di mantenere inalterato questo candore che segna ogni primo sguardo, ogni prima riflessione, parte con un bel vantaggio. 


Mettete un bambino e un 'adulto qualsiasi' di fronte a una foglia caduta per terra e 'l'adulto qualsiasi' se non la ignorerà, in lei, passando, vedrà ancora solo una foglia; il bambino si fermerà e saprà vedere, per esempio, la bocca o il naso che essa porta in sé. O magari un paio d'orecchie.
Mettete un 'adulto qualsiasi' di fronte a una forsizia che sta sfiorendo, e 'l'adulto qualsiasi', se non tirerà dritto, incurante, noterà tutt'al più solo una pianta che sta spogliando; il poeta nei suoi fiori gialli caduti saprà vedere la sua ombra terrena colorata, saprà trasformare questo evento naturale per una pianta, come un suo scrollarsi via i pensieri con il vento. 



C'è un rimedio per curare questa 'miopia'? Sì: inciampare in libri così. 
Ammettere che è davvero una fortuna per tutti che Massimiliano Tappari ci veda  così bene grazie alla sua pareidolia, che abbia ancora quegli occhi da bambino che nessuno gli ha 'estirpato', che viva ancora quella sua 'infanzia da fotografo', mai dimenticata. Che con lui ci sia Chiara Carminati e la sua poesia, che sa immaginare e raccontare il mondo e farcelo conoscere, come se fosse ogni volta fosse la prima volta. 


In sintesi, che Tappari e Carminati non siano 'adulti qualsiasi'. 

Carla

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