mercoledì 29 novembre 2017

FAMMI UNA DOMANDA!

INSETTI E GALLINE, PER MENTI BRILLANTI

Oggi vi presento due libri di divulgazione scientifica che hanno molti punti in comune: sono un eccellente prodotto made in Italy, sono rivolti a un pubblico di ragazze e ragazzi con uno spiccato interesse per la scienza e qualche nozione di biologia e, infine, sono fatti con testi precisi e approfonditi, accompagnati da un adeguato apparato iconografico.


Il primo che vorrei sottoporvi è Il mondo segreto degli insetti. Una guida alla scoperta degli animali più incredibili e numerosi del Pianeta, pubblicato da Editoriale Scienza. L'autore, Marco Di Domenico, è un biologo, ottimo divulgatore, nonché illustratore in prima persona delle immagini 'scientifiche'. Lo affianca, con le altre illustrazioni, Laura Fanelli. Per dirla in sintesi, questo è un vero libro sistematico sugli abitanti più numerosi della Terra, che rappresentano l'ottanta per cento delle specie viventi, e parliamo ovviamente delle specie conosciute.

Bene, in questo babilonico microcosmo, il nostro autore ci conduce per mano descrivendo con precisione le caratteristiche anatomiche e funzionali degli insetti; ci mostra come volano, come mangiano, come si riproducono. Infine racconta quell'aspetto misterioso e affascinante che riguarda la vita sociale di api e formiche.

 
Molti gli aneddoti, ma soprattutto tanta informazione, con alcune schede finali che consentono ai giovani scienziati e scienziate di riconoscere gli insetti che popolano i nostri terrazzi e giardini. Mi ha colpito la capacità di sintesi e la chiarezza dei testi, pur nella precisione della esposizione. Molti appassionati/e di questo argomento trovano finalmente un testo all'altezza delle loro aspettative.


L'altro libro riguarda un argomento popolare, i dinosauri, ma anche questo è un testo che punta sull'informazione competente e attenta, sottolineando un aspetto di solito poco trattato: il legame evolutivo fra antichissimi animali estinti e quelli che oggi popolano la Terra. Il libro è il prodotto del lavoro di Cristina Banfi, Cristina Peraboni e Rita Mabel Schiavo dell'Associazione Didattica Museale di Milano, con le belle, efficaci illustrazioni di Roman Garcia Mora; il titolo, efficacissimo, è Questo pollo è un T-Rex. Il grande libro dell'evoluzione animale, pubblicato dal National Geographic kids. 

 
I capitoli non sono molti ma sono molto chiari attraverso un'esposizione lineare e immagini che contribuiscono ad esplicitare il testo. Gli argomenti principali riguardano gli uccelli, a partire dalle nostre galline fino agli struzzi, i felini, i coccodrilli, i proboscidati, i marsupiali, i bradipi. Ce n'è da stuzzicare l'attenzione di non poche ragazzine e ragazzini, dotati di qualche nozione di biologia.
Finalmente un libro sui dinosauri che non punti all'effetto paura di fronte a quelle gigantesche macchine di predazione. Finalmente un libro che spieghi in modo chiaro le parentele e i fili che legano il presente e il passato, mostrando con quale metodologia si eseguono questi raffronti. L'unica aggiunta che avrei fatto, per rendere tutto più chiaro, una linea del tempo per collocarvi gli esemplari trattati.


Come ho spesso sottolineato, è importante nutrire le esplosive intelligenze dei più giovani con testi che rispettino la loro intelligenza, che ne stimolino l'infinita curiosità per ampliare ancora il loro campo d'interesse. E' una grande soddisfazione constatare che l'editoria italiana può produrre da sé risultati eccellenti.
Mi sembrano delle belle proposte, in questa chiusura d'anno fin troppo affollata di 'strenne'. Grazie agli editori che riescono a distinguersi per lungimiranza e qualità delle proposte.

Eleonora

“Il mondo segreto degli insetti. Una guida alla scoperta degli animali più incredibili e numerosi del Pianeta”, M. Di Domenico, ill. L. Fanelli, Editoriale Scienza 2017

“Questo pollo è un T-Rex. Il grande libro dell'evoluzione animale”, ADM Milano, ill. R. Garcia Mora, National Geographic kids 2017


lunedì 27 novembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

QUANDO IL BOSCO DORMIVA

Il bosco addormentato, Rébecca Dautremer
(trad. Francesca Mazzurana)
Rizzoli 2017


ILLUSTRATI

"A te che tieni questo libro tra le mani: grazie per il tempo che gli dedicherai. L'ho scritto e illustrato con molta cura e piacere.
Guarda lì, proprio lì, nella pagina accanto, i due tizi che discutono.
Credo vogliano andare a fare una passeggiata. Che ne dici di seguirli?
E cerca di sentire cosa dicono. Racconteranno una storia che forse ti ricorderà qualcosa..."
R.D.

Un giovane longilineo e un anziano signore in panciotto, entrambi usciti da un tempo passato indecifrabile, si avviano attraverso la pagina bianca.
All'arrivo, dall'altra parte della cucitura del foglio, trovano il colore e un grande silenzio, un gran vento e una strada che li conduce in un luogo tanto reale quanto spettrale dove tutto è addormentato. Animali, uomini, donne e bambini sono immobili, colti da un sonno eterno quanto improvviso. I loro corpi, complice il peso e la rilassatezza dei muscoli, si flettono nel torpore. Curva è la schiena del cavaliere ancora in groppa al suo cavallo, ciondolano i bambini dall'altalena, si accasciano sui loro strumenti le signore dell'orchestra. Si tengono in piedi a vicenda in un abbraccio dal precario equilibrio i due pugili e la fioraia è sdraiata a terra, come caduta d'incanto nel momento in cui annaffiava i suoi vasi. 


Il vecchio, nel suo monologo recitato dalla pagina bianca, ragiona su ciò che vede sulla pagina accanto: è una storia di cui si è sentito parlare, una storia strana. Questo sonno che sembra morte dura da un secolo, commenta il vecchio, ed è incredibile che nessuno si sia ribellato a questo stato di cose. 


Non serve incitarli al risveglio, constata l'uomo in panciotto: è un sortilegio di qualche strega, si chiede, oppure stanno solo facendo finta per stanchezza o paura? O forse stanno aspettando che succeda qualcosa o che arrivi qualcuno? Il ragazzo, muto e finora assorto nei propri pensieri, lontano dal chiacchiericcio del vecchio, finalmente alza lo sguardo, alla frase pronunciata dalla sua guida: forse un bacio?
Valicare il confine che tiene separato il bianco dal colore, il nulla dal tutto, la logica dalla fiaba, il suono dal silenzio, la veglia dal sonno, la sinistra dalla destra, è un gioco da ragazzi (anzi, da ragazza). Bastava solo pensarci e affidarsi alla potenza dell'immaginazione.
E quel genio di Rébecca Dautremer lo ha fatto.

Una costruzione narrativa di semplicità disarmante che diventa un oggetto reale: un gioiello editoriale pieno di bellezza, di arte, di pensiero.
Una fiaba, quella di Charles Perrault, che è nel nostro immaginario e che diventa, nelle mani di Rébecca Dautremer, teatro, palcoscenico per rappresentare qualcos'altro.


L'invito a seguire chi la guarderà da una certa distanza, chi si interrogherà sul prodigio che la tiene soggiogata, chi avrà il desiderio e il coraggio di entrarci per cambiare le cose, è un modo di offrire una nuova prospettiva per guardare ciò che già conosciamo, per indagare in altre direzioni. La rivisitazione di una fiaba classica non è un registro poco frequentato, ma una visuale del genere è decisamente originale.
E questo è il primo punto di interesse. Ne seguono molti altri che però sono espressioni di un lessico che la Dautremer ha utilizzato anche in precedenti occasioni.E che riconfermano la sua altissima qualità di illustratrice.

 
Per quanto concerne l'ambito più strettamente formale, gli elementi che tornano sono: il grande formato; una gamma cromatica che predilige il rosso (qui come già altrove in un contrasto cromatico con il turchese) che allude all'Estremo Oriente, come pure le fisionomie dei volti e il taglio degli occhi (sebbene qui sempre chiusi per obbligo di scena); una visuale grandangolare che distorce le figure come attraverso un obiettivo fotografico - in una tensione quasi deformante, sinuosa, dei corpi che diventano forme si legge un ulteriore riferimento alla miniatura e alla pittura giapponese; uno studio approfondito sulla luce e sugli effetti che produce su scenari e personaggi e sul suo tono potentemente evocativo; il continuo riferimento a un contesto geografico e culturale attraverso elementi di scena - oggetti, costumi, capigliature, manifesti, cartelli, segnali, decorazioni, architetture - che puntualmente vengono smentiti; il gusto per il dettaglio allusivo: dalla minuscola scritta sul muro per incitare l'atleta del ring, al nome del gruppo di musiciste. E ultimo: il dominio assoluto di una tecnica pittorica fuori dal comune. 

 
E grazie a questa non si può non notare nelle figurine monocrome come si voglia rendere omaggio al mondo del fumetto, a quello classico che non utilizza i balloon, che nasce in America con McCay e arriva in Francia con Moebius.
Un'allusione silenziosa, ma evidente a tutti i Little Nemo che si sono susseguiti dai primi del Novecento fino agli anni Ottanta del secolo scorso. 
D'altronde, non è forse Little Nemo l'icona per eccellenza del sonno (o del sogno) interrotto?
Riguardo all'ambito più attinente ai contenuti: l'allusione come chiave narrativa; la capacità di avere due universi comunicativi: uno che stupisce i piccoli e uno che solletica i grandi; la grande complicità tra testo e immagine; la complicità richiesta al lettore che in questo caso viene chiamato 'dentro' dall'autrice medesima; il rapporto con i classici della letteratura che sono reinterpretati secondo prospettive originali; una relazione forte tra il tempo della narrazione che avanza e quello della fiaba che è sospeso, pronto a rimettersi in moto e a sincronizzarsi con quello della narrazione solo sul finale, lo stesso accade con lo spazio: attraversabile sulla pagina bianca, conchiuso su quella colorata, pronto a ridiventare abitabile solo nella penultima tavola.
C'è di che ragionare, altro che dormire...


Carla

Noterella al margine: ancora una volta uno scivolone sul titolo che in francese suona molto più coerentemente Le Bois dormait, ovvero il bosco dormiva...Un'altra occasione persa di rimanere nell'allusione, evitando di cadere nel chiarimento.


venerdì 24 novembre 2017

FAMMI UNA DOMANDA!


CURIOSITA' NATURALI

Fra le tante novità editoriali dedicate agli animali, uno degli immancabili 'must' di stagione, spicca quella pubblicata ora da L'Ippocampo, dal titolo Curiosa Natura, di Florence Guiraud.
Cos'ha di particolare questo libro caratterizzato dalle grandi tavole suggestive? Il richiamo esplicito ai repertori naturalistici settecenteschi, sulle cui tavole hanno studiato e si sono formate nei tempi passati moltissimi naturalisti.
Non è un'esposizione esaustiva, vengono scelte alcune categorie di animali: i padroni dei cieli, gli uccelli; alcuni abitanti del mare; gli insetti. I becchi, le piume degli uccelli o una rassegna di farfalle dalle ali azzurre o blu.


Le pagine ce li presentano così, in tavole affollate, ora monocrome, ora policrome; tavole piene di soggetti piccolissimi o imponenti, pericolosi o innocui, assolutamente comuni o rarissimi. Molti di questi soggetti ci guardano con un pizzico d'ironia, uno sguardo complice; altri sono indifferenti, nella loro bellezza.


Questo non è il tipo di repertorio naturalistico che risponde al desiderio di sistematicità o di approfondimento; è un libro che affascina, stupisce, incuriosisce utilizzando soprattutto il lato estetico, la naturale bellezza, l'eleganza o la straordinaria eccentricità dei soggetti ritratti. Al termine di ciascun capitolo c'è il Repertorio Aleatorio, o meglio accidentale, una raccolta di schede piuttosto sintetiche riguardanti i diversi animali. 


Florence Guiraud non è nuova a prove di perfezione tecnica, utilizzando un impianto originale, diverso dal solito, nel proporre un repertorio animale. Un altro esempio è stato il precedente Anim'Os, poi pubblicato da Rizzoli con il titolo Scheletri. Qualche genitore troverà poco 'didattico' questo approccio, dimenticando, probabilmente che la curiosità infantile si accresce non solo con risposte ordinate e sistematiche, ma anche con suggestioni e spunti che colpiscono l'immaginazione e invitano a cercare ancora altre meraviglie.
E che le tavole e le schede siano accurate, oltre ad essere belle, non è cosa da poco.


L'autrice nell'introduzione racconta come sia sempre stata affascinata dai repertori naturalistici settecenteschi, che descrivevano, con tavole dettagliatissime e qua e là fantasiose, le meraviglie che i viaggiatori e gli esploratori incontravano nel loro percorso. Per darvene un'idea, vi mostro un paio di tavole tratte da Cabinet of Natural Curiosities. The complete Plates in Colour 1734-1765, di Albertus Seba, così come ce lo ha riproposto l'editore Taschen.
Di queste meraviglie, è il caso di dirlo, si sono nutriti i naturalisti prima dell'avvento della fotografia.


Dunque, possiamo anche noi nutrire il desiderio di conoscere di bambine e bambini anche attraverso queste immagini, questi appunti sul mondo naturale che non smetteremo mai di studiare. Per bambine e bambini curiosi e inclini alla bellezza, a partire dagli otto anni.

Eleonora

“Curiosa Natura”, F. Guiraud, L'Ippocampo 2017



mercoledì 22 novembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LE ZUFFE SONO UN PO' COME I SOUFFLÉ

La grande azzuffata, Davide Calì Serge Bloch
Edizioni Clichy 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"A cosa serve la zuffa? La zuffa fa molto bene alla salute e assai utile in molti campi. Ecco qualcuno dei suoi benefici: - fa fare esercizio alle braccia...e alle gambe...-fa accelerare il sangue...fa ossigenare i polmoni...fa sperimentare la resistenza dello stomaco...e quella dei pantaloni. Una bella zuffa prevede un allenamento completo. E non c'è bisogno di andare in palestra."

A ben vedere, non solo la zuffa è utile, ma è vecchia come il mondo.
Si ipotizza che le prime abbiano avuto luogo per questioni di proprietà di mammuth.
Oltre a essere utile e antica, la zuffa è imprevedibile.
Spesso nasce a ricreazione, da uno sguardo che non va o per un piccolo errore. Talvolta da un motivo che può sembrare futile, ma che all'improvviso diventa importante: per esempio una penna a quattro colori nella mani sbagliate...


Le zuffe sono intergenerazionali: piccoli o grandi non fa molta differenza. Sebbene i grandi prendano molto sul serio le ragioni delle loro zuffe, farcendole di odio, non riescono mai a capire a fondo i motivi delle zuffe dei piccoli, che invece dell'odio non sanno che farsene.
Ai maschi piacerebbe che le zuffe fossero solo loro appannaggio, ma ingenuamente non tengono conto di tutte quelle femmine che si rivelano disponibili per una bella zuffa con stile. Peggio per loro, verrebbe da dire.
La zuffa dovrebbe prevedere comunque una certa deontologia professionale, che tenga conto delle forze in campo, della sabbia negli occhi, della sera incombente, della maestra in arrivo, del richiamo per andare a tavola. 


Le zuffe, per costituzione, sono un po' come i soufflé: finita la fase bollente, si sgonfiano e diventano un niente. Ma, come loro, hanno un sapore meraviglioso.

Si passeggia allegramente nel politicamente scorretto.
Evviva! Edizioni Clichy non si smentisce e continua, con il garbo di sempre, a instillare il dubbio nelle teste adulte che il mondo dei bambini non sia tutto fatto di buoni sentimenti.


Attraverso un disegno grande ma pieno di sporcizia - macchie e strappi ovunque - caratteristico di un qualsiasi scenario di cortile di scuola, Serge Bloch racconta la sua idea di infanzia: grandi testoni su corpi ancora fragili che si affrontano a suon di pugni, calci e capocciate.
Attraverso una mappa ragionata e ben argomentata, si percorre un terreno 'minato': quello dello scontro, della lotta, del 'prendersi per il ciuffo' e farsi un po' male, non tanto, ma almeno un po'. Un cerotto, uno strappo sui pantaloni, un livido, una tasca del grembiule divelta diventano trofei agli occhi dei contendenti. Segni di intemperanza, di qualche disagio nascosto, di un disturbo che va curato invece agli occhi di un preside o di una maestra o di un 'capannello' di mamme vigili.
Saper vivere in armonia con gli altri, accettarsi e rispettarsi nelle diversità, imparare a condividere spazi, oggetti e affetti è obiettivo che ogni abitante del pianeta dovrebbe prefiggersi. Non si può tuttavia negare che sia lavoro di anni, sia impegno quotidiano, sia fatica nel processo di un percorso educativo.


Non ho occhi da pedagogista quando osservo i bambini e le bambine che incontro. E ne sono abbastanza fiera perché penso di aver mantenuto così una certa verginità e ingenuità di lettura dei loro comportamenti, ma d'altro canto l'essere naïf rende ogni discorso più fragile. Ciò nonostante la visuale di questo libro mi pare in larga parte condivisibile.
Se si parte dall'assunto che l'infanzia, più di qualsiasi altra età dell'uomo, mantiene incontaminati dei tratti di selvatichezza, di ferinità, in una connessione quasi ombelicale con la primitività da cui tutti discendiamo, diventa innegabile che la zuffa alberghi nel DNA di molti, se non di tutti i bambini.
Nel linguaggio non verbale tra animali della stessa specie, l'aggressività è una modalità di confronto di assoluta routine. Vederla fa paura, ma è del tutto normale. In natura gli animali, soprattutto quelli sociali, si azzuffano per diversissime ragioni: un ciuffo d'erba o per la ius primae noctis.Come è stato osservato dagli etologi, gli animali si dimostrano però aggressivi fino a un certo punto; nel momento in cui si valica il limite del pericolo di vita, il livello dello scontro cala e, in qualche modo, si torna amici come prima.
Ed ecco che la zuffa, come è detto chiaramente nel libro, perde il connotato di odio, ovvero di persistente avversione e diventa un gioco, una schermaglia. 


All'ora di cena si posano le armi e domani è un altro giorno e si vedrà.

Carla


lunedì 20 novembre 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


FARE I CONTI CON LA STORIA


Scommessa vinta, eccome!, da Davide Morosinotto che sull'onda del successo del libro precedente, Il Rinomato Catalogo Walker & Dawn, affronta con il nuovo romanzo il tema della Russia sovietica nella Seconda Guerra Mondiale.
Difficile mantenere l'equilibrio fra l'enfasi, che può farsi retorica, parlando dell'eroismo del popolo russo, e la critica al sistema sociale sovietico. Morosinotto ci riesce, facendoci innamorare dei due giovani protagonisti e riaprendo uno squarcio di verità, sepolto da decenni di voluta dimenticanza, sulla storia recente del nostro continente.
La sfolgorante luce di due stelle rosse. Il caso dei quaderni di Viktor e Nadya è la storia di un fratello e una sorella gemelli, divisi dall'avvicinarsi delle truppe tedesche, all'inizio del '41, alla città di Leningrado. La famiglia viene divisa; la mamma resta a difendere i capolavori dell'Ermitage, il papà va al fronte. I due ragazzi vengono mandati in un kolkhoz, dove si suppone la guerra non arrivi. Ma.
Per errore Nadya, la sorella, viene mandata su un treno diverso da quello del fratello , Viktor. Il treno su cui sale Nadya è un treno speciale, su cui viaggia una ragazzina che dev'essere difesa a tutti i costi da un complotto che riguarda il padre.


Da questa iniziale separazione si dipana tutto il racconto, che vede le peripezie di Viktor, in fuga dalla sua destinazione originale per andare alla ricerca della sorella, che a sua volta finisce in un luogo mitico e glorioso, per i posteri: la fortezza di Oreshek, mai conquistata dai tedeschi, posta su un'isoletta del lago Ladoga, vicino a Leningrado. Nella nostra storia, lì un manipolo di marinai resiste all'esercito tedesco, che nel frattempo ha quasi completamente circondato la città, ridotta allo stremo dall'assedio, durato ben 900 giorni. Attraverso questo piccolo varco, sulla superficie ghiacciata del lago, riusciranno a passare i rifornimenti per la città affamata e lì si consumerà una delle più cocenti sconfitte dell'esercito tedesco, spezzato dalla resistenza russa e dal Generale Inverno.
Nella Storia, l'assedio di Leningrado è durato dal settembre del 1941 a gennaio del 1944. In questo romanzo, ben documentato e molto dettagliato nella ricostruzione storica, lo vediamo descritto marginalmente, come sfondo della vicenda dei due ragazzi, del loro tentativo di ritrovarsi, nonostante il freddo, la fame, i combattimenti, i bombardamenti.
Un vero romanzo d'avventura, di cui non posso raccontare gli sviluppi, che si legge tutto d'un fiato nonostante le quattrocento pagine. Nello stesso tempo una ricostruzione storica attenta e precisa, che racconta gli orrori indicibili della Seconda Guerra Mondiale, l'eroismo indiscutibile del popolo russo e nello stesso tempo il regime totalitario che ne controllava la vita, i gulag, il KGB, le spie, i traditori. Il testo viene presentato come lo svolgimento dei due diari, tenuti uno ciascuno dai due ragazzi, caduti in mano ad un commissario del popolo che vuole ravvisarne le eventuali ammissioni di reati e di insubordinazioni.
Quale sarà il giudizio finale, anche questo non posso dirlo, anche se è piuttosto prevedibile.
Mi sembra che Morosinotto abbia ancora una volta centrato l'obbiettivo, con un romanzo d'avventura di grande respiro, che restituisce verità ad un importante episodio storico. Dopo la caduta del Muro di Berlino, si è fatta strada l'opinione che i totalitarismi del Novecento fossero tutti mescolati in un unico calderone di necessario biasimo storico. La realtà è che senza l'eroismo del popolo russo e senza la capacità del suo governo, comunque lo si giudichi, di opporsi agli eserciti nazi-fascisti durante la Seconda Guerra Mondiale, di cui l'autore non nasconde gli orrori, la storia dell'Europa e del Mondo sarebbe stata ben diversa e noi non saremmo qui a disquisire di libertà.
Lettura necessaria, dunque, per chiunque, dai dodici ai 99 anni, ami l'avventura e la Storia.

Eleonora

La sfolgorante luce di due stelle rosse. Il caso dei quaderni di Viktor e Nadya”, D. Morosinotto, Mondadori 2017


venerdì 17 novembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA BELLEZZA DELLA VITA VERA

Victoria sogna, Timothée De Fombelle, Mariachiara Di Giorgio
(trad. Maria Bastanzetti)
Terre di Mezzo, 2017


NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

"Voleva un berretto di pelliccia, cavalli selvaggi, missioni in Siberia o nello spazio, e per casa, una palafitta. Voleva che i suoi genitori fossero ostaggio dei pigmei, impossibili da liberare. Sognava di avere un cane che le arrivasse al mento, e che la proteggesse dai leoni venuti a bere nel lago dove lei si sarebbe lavata una volta al mese, come massimo."

A Chaise-sur-le-Pont non passano i pigmei, non ci sono leoni in giro, e niente palafitte. E gli alieni non vengono a rapirle la sorella maggiore.


Eppure fatti insoliti accadono anche lì e le consuete routine si incrinano: dove vanno a finire certi libri che dall'Orizzonte, la mensola che taglia in due le pareti della sua camera, scompaiono? E la pendola che regola le abitudini della sua abitudinaria famiglia perché non è più lì? E perché il piccolo Jo, che tanto piccolo non è, nonostante sia il suo più caro e unico amico, la pedina nella notte per chiederle notizie di tre Cheyenne?
Tutto questo ha forse qualcosa a che fare con il vestito da cow boy che ogni sera suo padre indossa?
Non si può darle torto: il mistero si infittisce e l'avventura, a volerla vivere, è dietro l'angolo.


Lettrice infaticabile, Victoria cammina in perfetto equilibrio lungo la sottile linea di confine tra la realtà e l'immaginazione. Ed è proprio il suo fecondo immaginario che le riempie le giornate, altrimenti noiose e fatte di abitudini familiari e di orari sempre uguali. A scuola non va diversamente: nulla le sembra meritevole di attenzione, a parte il piccolo Jo che, nonostante l'anno di differenza, è già dietro i cancelli di un liceo. Sebbene abbia l'aspetto fragile del Piccolo Principe, Jo è decisamente un fuoriclasse e gli anni scolastici li salta come se saltasse a corda. Insostituibile amico, sa starle vicino, anzi appiccicato, persino nel bagagliaio chiuso di una macchina...
Victoria non si disarma e, mentre la vita vera si rivela piuttosto complicata, trova il coraggio di guardarla allo specchio, anzi, per meglio dire, allo specchietto. Scopre così che, accanto alla forza dell'immaginazione c'è la fragilità del mondo reale: se sono condivisi tuttavia, sogno e realtà, possono essere belli entrambi.


Si riconferma costruttore di impalcature robuste: dai libri di De Fombelle non è possibile cadere.
Non fa differenza che le pagine qui siano solo un centinaio - un'inezia se comparate a Vango (I e II) o a Perle o a Tobia (I e II) - il solido gioco di illusione funziona dal primo istante e tutti noi scivoliamo in una trappola magnifica che ci fa vedere la realtà attraverso una lente che la distorce quel tanto che è necessario per rendere il risveglio ancora più stupefacente.
Siamo un po' tutti come Victoria, nel nostro essere appassionati lettori, come lei il nostro 'orizzonte' sono le storie, come lei ci siamo costruiti un immaginario fatto di libri letti nel tempo e come lei amiamo valicare la realtà.
In assoluta complicità, come lei, ci illudiamo di vedere cow boys dove non sono, e cheyenne in carne e ossa. E solo un attimo prima di lei capiamo quello che veramente le sta girando intorno. Impossibile non amarla, Victoria, siamo lettori empatici e per questo ci fermiamo ad aspettarla per esserle accanto, con il piccolo Jo, nel momento in cui il velo si squarcia anche per lei.


Intorno a una struttura narrativa coerente e solida, si attaccano mille piccoli dettagli che la rendono ancora più intrigante. Sottigliezze, levigature nella restituzione dei personaggi: una madre che arrossisce anche sulla nuca; un padre che non sa separarsi da una coppa vinta al torneo di ping-pong del campeggio; una sorella diciassettenne che, già vecchia dentro, si sta annoiando in campo scuola. Tutto questo, insieme a brevi frasi, fatte scivolare con noncuranza qui e là nel fluire dell'azione, attecchiscono nella testa di noi lettori, dando spessore all'intera storia.
In tal modo le pagine scorrono veloci e leggere verso un finale degno del miglior De Fombelle.
Se lui si muove in assoluto agio nella brevità di questa storia, i disegni pieni di aria di Mariachiara Di Giorgio patiscono talvolta la costrizione della pagina piena di testo. 


Lei, come Victoria, non ama i confini ma come lei però conosce il modo di prendere il largo e, laddove le viene concesso, sconfina e immagina.

Carla


mercoledì 15 novembre 2017

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DIRE ADDIO
 

Un tema davvero difficile, quello scelto da Jimmy Liao in questo suo ultimo libro, Un bacio e addio: racconta, con la consueta delicatezza, del viaggio più difficile che si possa immaginare, quello che porta a separarsi definitivamente dai propri genitori. L'albo è del 2015 e viene ora proposto dall'editore Camelozampa, con la traduzione di Silvia Torchio e la consulenza editoriale di Luca Ganzerla.
 

Nelle tavole di Liao vediamo un bimbo in compagnia di un cane, in viaggio verso la casa del nonno. Alle spalle, la vita di prima, quella in cui si ascoltano le storie lette dalla mamma prima di dormire, o si aspetta il papà che torna da un viaggio.
I ricordi di quello che era, le abitudini, le cose, i luoghi, sfuggono via, mentre il treno corre verso una nuova destinazione. Le cose più belle stanno in una valigia, che, però, verrà dimenticata anch'essa alla fine del viaggio.
 

Dunque tutto sembra perdersi in questo progressivo smarrimento, apparentemente senza dolore; l'unico filo conduttore rimasto è il cane, presenza costante, e il nuovo mondo, rappresentato dal nonno.
Ma non è solo così; resta quello che si ha dentro, resta l'amore ricevuto, il sapore dolce dei ricordi, poiché i ricordi stessi sono perduti.
Malinconia, apprensione per un futuro che si annuncia incerto e qualche piccola certezza, lasciandosi alle spalle, con un bacio, il passato.
Liao descrive questi stati d'animo con tavole di sorprendente vivacità, con una gamma di colori squillanti, pastosi, dai contrasti marcati.
Il bambino protagonista, vestito di un luminoso verde primavera, vede il mondo che lo circonda, in cui tutto si mescola, sogni, ricordi e presente, colorato a tinte forti, con forti sottolineature emotive. Altre tavole sono più familiari agli estimatori dell'artista, dense di citazioni e capaci di trasfigurazioni simboliche illuminanti.


Questo albo è nel segno della complessità, richiede letture e riletture; colpisce per l'apparente semplicità, che nasconde un discorso complesso sull'addio, sul separarsi da quella parte di sé legata al passato, al lasciarsi indietro, in qualche caso, anche i ricordi di quello che è stato. Più che un ragionamento sul lutto, mi sembra che il centro narrativo sia il ricordo, come la smemoratezza sia sorella dell'abbandono, del lasciarsi alle spalle, mantenendo fermo, però, quel nocciolo di vita che si è condiviso e che farà sempre parte di noi. La vita è adesso, sembra dirci l'autore, con tutta la sua bellezza e la sua travolgente energia.
Questa complessità richiede lettrici e lettori maturi, che si facciano prendere dal linguaggio poetico, evocativo di Liao, che possano apprezzare le sue metafore, i riferimenti. Naturalmente, è un albo sicuramente apprezzato anche dagli adulti.


Eleonora

“Un bacio e addio”, J.Liao, trad. S. Torchio, cons. Luca Ganzerla, Camelozampa 2017


lunedì 13 novembre 2017

LA BORSETTA A SIRENA (libri per incantare)


EDUCARE ALLA COMPLESSITÀ 

Tutti insieme, Élisa Géhin
Il Castoro 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)


"Albero Foresta
Goccia Nuvola Cielo
Zanzara Nube Esercito
Macchia Mucca
Persona Famiglia Folla"

Tutti insieme funziona così: una figura grande e solitaria, sulla pagina di sinistra, sulla pagina di destra - la pagina dove, nei libri, succede sempre qualcosa - la figura si mischia a qualcos'altro. 

 
La goccia si perde tra le sue colleghe a formare una nuvola e, girando l'aletta, la nuvola si perde tra le sue colleghe a formare un cielo. 


Il meccanismo potrebbe ripetersi con la regolarità di un pendolo e allora avremmo un libro noioso e un po' prevedibile, magari istruttivo, ma piuttosto lontano dal piacere di stupirsi a ogni nuova pagina.
Siccome il libro è di Élisa Géhin, il rischio non si corre.
Sono sostanzialmente tre le possibilità di 'scarto' che l'autrice si lascia aperte.
La prima è l'alternanza delle alette: alcune pagine la prevedono, altre no. Senza una cadenza precisa e prevedibile.
La seconda possibilità di variare sta proprio nella relazione tra i tre (o due) soggetti che compongono la sequenza. Con alcuni divertenti soluzioni che anche dal punto di vista sonoro hanno una loro armonia: macchia e mucca che in francese suona ancora meglio: tache e vache.
La terza ha a che fare con le definizioni stesse. Quasi impercettibile per i cervelli adulti abituati a metafore, allusioni, sineddochi e metonimie, gli accostamenti tra disegno e parola per i più piccoli si rivelano ugualmente spiazzanti, ma nello stesso tempo utili a imparare la complessità della realtà. Per intenderci l'ora è figurata con un orologio; un animale con un elefante; un ortaggio con una carota.


Torniamo alle sequenze: goccia, nuvola, cielo anche se non è la più scontata è pur sempre un'associazione nell'orbita del prevedibile. Lo stesso potrebbe dirsi per persona, famiglia, folla. 


Che cosa succede invece nella sequenza con la zanzara e la nube e l'esercito? Il legame non è più così scontato, anzi non lo è per nulla.
Le connessioni, che tanto hanno in comune con il termine sinapsi, sono materia di tutti i giorni per il nostro cervello. Tanto più è in formazione, il cervello, tanto più necessarie gli sono le connessioni. E tanto più le connessioni, i nessi, sono imprevedibili, tanto più lo si educa alla complessità.


E tanto più è in grado di affrontare la stratificazione di nessi anche lontani, tanto più sarà capace di elaborare soluzioni intelligenti. Soluzioni che sanno guardare anche un po' più in là.
Maestro insuperato di questo modo di concepire il libro, come un imagier potenziato, è Blexbolex. Nessuno come lui è stato in grado di assegnargli, al libro, il compito di essere nel contempo gioco e strumento di ragionamento e apprendimento.
Penso a Immaginario e a Stagioni (Orecchio acerbo, 2008; 2010; 2016) che sono capolavori nel loro genere.
Mi pare probabile che Élisa Géhin abbia conosciuto e declinato a suo modo quella stessa concezione. Semplificandone e assottigliando le stratificate connessioni che Blexbolex suggerisce ai suoi lettori, ma riprendendone per molti versi il canone.
Come costruttrice di imagier anche lei ha sempre ben presente le singole parti e il tutto, come testimonia la pagina finale e il titolo stesso.
Ogni singolo elemento, dalla goccia alla macchia, nelle sue moltiplicazioni e connessioni va comunque sempre a ricomporsi in una visione generale del mondo. E anche un po' più in là.


Carla