mercoledì 22 novembre 2017

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LE ZUFFE SONO UN PO' COME I SOUFFLÉ

La grande azzuffata, Davide Calì Serge Bloch
Edizioni Clichy 2017


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"A cosa serve la zuffa? La zuffa fa molto bene alla salute e assai utile in molti campi. Ecco qualcuno dei suoi benefici: - fa fare esercizio alle braccia...e alle gambe...-fa accelerare il sangue...fa ossigenare i polmoni...fa sperimentare la resistenza dello stomaco...e quella dei pantaloni. Una bella zuffa prevede un allenamento completo. E non c'è bisogno di andare in palestra."

A ben vedere, non solo la zuffa è utile, ma è vecchia come il mondo.
Si ipotizza che le prime abbiano avuto luogo per questioni di proprietà di mammuth.
Oltre a essere utile e antica, la zuffa è imprevedibile.
Spesso nasce a ricreazione, da uno sguardo che non va o per un piccolo errore. Talvolta da un motivo che può sembrare futile, ma che all'improvviso diventa importante: per esempio una penna a quattro colori nella mani sbagliate...


Le zuffe sono intergenerazionali: piccoli o grandi non fa molta differenza. Sebbene i grandi prendano molto sul serio le ragioni delle loro zuffe, farcendole di odio, non riescono mai a capire a fondo i motivi delle zuffe dei piccoli, che invece dell'odio non sanno che farsene.
Ai maschi piacerebbe che le zuffe fossero solo loro appannaggio, ma ingenuamente non tengono conto di tutte quelle femmine che si rivelano disponibili per una bella zuffa con stile. Peggio per loro, verrebbe da dire.
La zuffa dovrebbe prevedere comunque una certa deontologia professionale, che tenga conto delle forze in campo, della sabbia negli occhi, della sera incombente, della maestra in arrivo, del richiamo per andare a tavola. 


Le zuffe, per costituzione, sono un po' come i soufflé: finita la fase bollente, si sgonfiano e diventano un niente. Ma, come loro, hanno un sapore meraviglioso.

Si passeggia allegramente nel politicamente scorretto.
Evviva! Edizioni Clichy non si smentisce e continua, con il garbo di sempre, a instillare il dubbio nelle teste adulte che il mondo dei bambini non sia tutto fatto di buoni sentimenti.


Attraverso un disegno grande ma pieno di sporcizia - macchie e strappi ovunque - caratteristico di un qualsiasi scenario di cortile di scuola, Serge Bloch racconta la sua idea di infanzia: grandi testoni su corpi ancora fragili che si affrontano a suon di pugni, calci e capocciate.
Attraverso una mappa ragionata e ben argomentata, si percorre un terreno 'minato': quello dello scontro, della lotta, del 'prendersi per il ciuffo' e farsi un po' male, non tanto, ma almeno un po'. Un cerotto, uno strappo sui pantaloni, un livido, una tasca del grembiule divelta diventano trofei agli occhi dei contendenti. Segni di intemperanza, di qualche disagio nascosto, di un disturbo che va curato invece agli occhi di un preside o di una maestra o di un 'capannello' di mamme vigili.
Saper vivere in armonia con gli altri, accettarsi e rispettarsi nelle diversità, imparare a condividere spazi, oggetti e affetti è obiettivo che ogni abitante del pianeta dovrebbe prefiggersi. Non si può tuttavia negare che sia lavoro di anni, sia impegno quotidiano, sia fatica nel processo di un percorso educativo.


Non ho occhi da pedagogista quando osservo i bambini e le bambine che incontro. E ne sono abbastanza fiera perché penso di aver mantenuto così una certa verginità e ingenuità di lettura dei loro comportamenti, ma d'altro canto l'essere naïf rende ogni discorso più fragile. Ciò nonostante la visuale di questo libro mi pare in larga parte condivisibile.
Se si parte dall'assunto che l'infanzia, più di qualsiasi altra età dell'uomo, mantiene incontaminati dei tratti di selvatichezza, di ferinità, in una connessione quasi ombelicale con la primitività da cui tutti discendiamo, diventa innegabile che la zuffa alberghi nel DNA di molti, se non di tutti i bambini.
Nel linguaggio non verbale tra animali della stessa specie, l'aggressività è una modalità di confronto di assoluta routine. Vederla fa paura, ma è del tutto normale. In natura gli animali, soprattutto quelli sociali, si azzuffano per diversissime ragioni: un ciuffo d'erba o per la ius primae noctis.Come è stato osservato dagli etologi, gli animali si dimostrano però aggressivi fino a un certo punto; nel momento in cui si valica il limite del pericolo di vita, il livello dello scontro cala e, in qualche modo, si torna amici come prima.
Ed ecco che la zuffa, come è detto chiaramente nel libro, perde il connotato di odio, ovvero di persistente avversione e diventa un gioco, una schermaglia. 


All'ora di cena si posano le armi e domani è un altro giorno e si vedrà.

Carla


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