sabato 31 ottobre 2015


EL SALMOREJO CÓRDOBES, receta casera.

Ancora sulla scia andalusa, un altro piatto che mi sono portata indietro dal mio viaggio nel Sud della Spagna.
Lo abbiamo provato a Siviglia, in due delle sue varianti, lo abbiamo rimangiato a Granada e infine anche a Carmona, un villaggetto a meno di 50 chilometri dall'aeroporto di partenza.
Ne ho collezionato diverse varianti, ma qui pubblico la ricetta base, quella casera.
Devo correre nel pubblicare la ricetta perché è un piatto piuttosto estivo, ma, visto che i pomodori sono ancora belli rossi, belli maturi, io ci provo.


Ingredienti
mezzo chilo di pomodori Piccadilly, belli succosi e piuttosto maturi
100 gr di pane duro
100 ml di olio extra vergine d'oliva
1 spicchio d'aglio
sale (mezzo cucchiaino)

Tagliate a pezzi il pane che deve essere duro di almeno tre giorni e mettetelo in una ciotola.
Quindi mettete sul fuoco una pentola di acqua e quando bolle spegnete e buttateci per 30 secondi i pomodori che nella sua estremità avrete inciso a croce con la punta di un coltello (serve per facilitare la pelatura).
Toglieteli e buttateli nell'acqua gelata in modo che non continuino a cuocersi. Pelateli e tagliateli a pezzetti sopra il pane, aggiungete un mezzo cucchiaino di sale perché buttino fuori liquido che vada a intridere il pane.
Lasciate riposare per mezz'ora, rimestando ogni tanto. Aggiungete uno spicchio (ma anche mezzo per i più pavidi) d'aglio tagliato a pezzetti e privato della sua anima.
Quando il pane risulta tutto ammorbidito e perfettamente amalgamato con il pomodoro, aggiungete l'olio e versate il composto nel frullatore e fate frullare finché non è cremoso al punto giusto.
Versate in ciotole di coccio e lasciate raffreddare in frigo per almeno un'ora.
Può essere mangiato puro, oppure guarnito in vario modo: le due più consuete varianti sono con il bianco di un uovo sodo sminuzzato, per i vegetariani, o con tocchetti di prosciutto crudo, per i carnivori.
Indovinate quale dei due era il mio?

Carla

venerdì 30 ottobre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

FARE STRADA ASSIEME

Lenny & Lucy, Philip C. Stead, Erin E. Stead (trad.Cristina Brambilla)
Babalibri 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Quella notte Peter e Harold guardarono dalla finestra del piano di sopra, al di là del ponte di legno, verso il bosco buio. Molte cose terribili si nascondevano fra gli alberi. Né Peter né Harold riuscirono a chiudere occhio."

Casa nuova al di là di un ponte di legno e di un bosco buio. Peter lo aveva già detto durante il viaggio in macchina che non gli sembrava una buona idea andare a vivere in una casa, che per arrivarci devi attraversare un bosco fitto. E, una volta arrivati a destinazione, neanche la casa nuova gli era parsa un granché, se messa a confronto con la sua vecchia e buona casa. Ma suo padre che lo ha condotto fino a lì non sembra ascoltarlo, scarica i bagagli che erano stipati nella loro giardinetta.
Quella sarà la loro nuova casa: la casa di Peter, di suo padre e del cane Harold, un buon cane. 

E' un fatto.
Perché quel ponte verso il fitto del bosco, non diventi un pericolo, un brutto sogno, occorre trovare un rimedio. La mattina seguente Peter, con una coperta e sei cuscini modellati come una pagnotta, costruisce Lenny: il guardiano del ponte.


A lui il compito di difendere bambino e cane dal buio.
A vederlo lì, infagottato e silenzioso, Lenny sembra soffrire una gran solitudine.
Con questo pensiero Peter e Harold non chiudono occhio. Con un mucchio di foglie cadute, avvolte in un'altra coperta e modellate come una pagnotta, Peter, il mattino seguente, costruisce Lucy.
L'amicizia con Lenny è immediata. I due si fanno compagnia e, insieme, sorvegliano il ponte e tengono il buio a distanza.
Peter, Harold, Lenny e Lucy quella notte dormono bene.
Ma poi arriva Millie, la ragazzina della casa accanto, e con lei, cercando cose interessanti da osservare, nessuno, ma proprio nessuno da quel giorno si sente più solo.


Poetico, rarefatto nella narrazione, raro nei rari colori e perfetto nel disegno a matita, il nuovo libro della coppia Philip ed Erin Stead è semplicemente bellissimo.
Partiamo dalla storia. Raccontata da una voce esterna, e vista da un occhio attento, forse quello del gufo in prima pagina, è una storia di solitudini, di sguardi e di amicizie che nascono.


Nelle misurate parole della traduzione felice della Brambilla, si percepiscono il disagio e la malinconia iniziali dei tre viaggiatori che stanno sperimentando un distacco.
Tutti è tre hanno attraversato un bosco inospitale e hanno fatto una strada tortuosa e sconnessa. Palpabile appare la solitudine e la nostalgia che li avvolge all'arrivo. Ognuno, come può, cerca di porvi rimedio. Il sistema che si rivela più efficace sta nella costruzione del morbido Lenny. 


Grande e grosso, lui sarà sentinella fedele e terrà lontano il bosco inospitale e pieno d'ombra. Non gli permetterà di oltrepassare quel ponte di legno, confine ideale tra la vecchia vita e la nuova. Al di qua del ponte bisogna stare, al di qua del ponte bisogna costruire, o meglio, ricostruire.
Chi conosce la solitudine sa quanto gelida possa essere, ma sa anche che se si è in due è più facile tenerla a distanza.
Con l'arrivo di Millie e del suo binocolo per guardare il gufo il cerchio si chiude: Peter ed Harold sono con lei, Lenny ha Lucy, il papà di Peter trova una vicina che gli offre un buon caffè. E il bosco è solo lì, ma al di là del ponte, dove è giusto che stia.
Le immagini. In una atmosfera soffusa, piena di sfumature e di grigi, questi pochi personaggi arrivano dal nulla in punta di piedi, attraversano la scena e lasciano nel nostro sguardo un senso di struggimento. Teneri, malinconici, pieni di mistero sono i ragazzini, i cani e i rari adulti che abitano i libri degli Stead. Torna, come maturata e più consapevole, il tipo di illustrazione che tanto ci aveva convinto in Amos Perbacco, o nell'orto del bambino che aspetta con il suo cane il verde della primavera, o nella balena che appare a chi tanto l'ha saputa aspettare. Un ritmo lento, poetico e cadenzato che trova espressione nei pochi colori, la quadricromia nella sua essenza, nell'equilibrato contrappunto tra i tronchi del bosco e i fiori della carta da parati. La Stead riconferma il suo grande e raro talento nel dare anima ed espressione anche agli inanimati bottoni di un cuscino, nel rendere volume di corpo, delle foglie racchiuse in una coperta.
Ed è ancora una volta maestra di piccoli gesti e di piccoli sguardi per raccontare grandi temi.
Quegli sguardi inimitabili che hanno bambini e cani, quando si incontrano per fare strada assieme.


Carla

mercoledì 28 ottobre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SE L'ARTE SALVA LA VITA


L'arte, nel romanzo di Kim Slater, Smart, è rappresentata da Laurence Stephen Lowry, pittore britannico non fra i più noti, ma che è la fonte d'ispirazione di Kieran Woods, il protagonista. Kieran è un ragazzino 'problematico', affetto da una non meglio identificata sindrome, supponiamo dello spettro autistico, ma è anche un ragazzino 'speciale', che compensa i suoi limiti con grandi doti: è un acuto osservatore, ha un'ottima memoria e soprattutto fotografa mentalmente quello che vede, per poi riportarlo in un accurato disegno nel suo taccuino segreto.
E' anche fan di CSI, la serie televisiva dedicata alla polizia scientifica, ed è dotato di grande coraggio e determinazione. Tutto questo gli permette di portare avanti delle sue indagini personali, quando un suo amico barbone viene ritrovato morto nel fiume. Lui e Jean, un ex ostetrica e barbona anche lei, sono gli unici a non credere all'incidente e dai loro dubbi si dipana la trama che ha tutte le caratteristiche di una detective story, con tanto di pedinamenti, agguati e colpi di scena.
Il romanzo ruota però soprattutto intorno alla descrizione di un ambiente sociale, una periferia degradata in cui si aggirano miserabili e bulli, piccoli delinquenti e spacciatori; e di una cerchia familiare fra le più fragili, la mamma, rimasta vedova, che convive con un brutale spacciatore, violento e manesco; la nonna, abbandonata da sola in un ospedale. L'ambiente scolastico non scherza, con il solito coro di bulli che non può mancare. Per fortuna ci sono gli amici, pochi, e la signorina Crane, l'insegnante di sostegno, che comprende Kieran ben oltre quello che sarebbe il suo ruolo professionale.
Insomma una descrizione d'ambiente che rimanda alla tradizione dei romanzi di Conan Doyle, ma con una ventata di positività e di freschezza rappresentata proprio dal protagonista, capace, con la sua ostinazione, di invertire il corso degli eventi e modificare non solo la sua vita, ma anche quella della sua famiglia.
Il paragone più facile è con Il Mistero del London Eye, dove il protagonista, autistico, riusciva a sciogliere l'enigma della sparizione del cugino; ma qui non c'è la presa così diretta sulla 'diversità', non c'è la speciale sensibilità di Siobhan Dowd; c'è, in misura maggiore, la rappresentazione di un quadro sociale disastroso, in cui il massimo di solidarietà e di tenuta dei legami sociali può essere trovato nel mondo dei barboni. E' un mondo in cui il consumismo e la droga svuotano le vite delle persone e minano le stesse relazioni familiari.
Kieran è sicuramente un personaggio riuscito, con i suoi taccuini nascosti sotto il letto, le sue fissazioni, i disegni, la fame perenne e la paura delle botte. I lettori e le lettrici non avranno difficoltà a prenderne le parti, all'interno di quel girone infernale che è la sua vita. Può essere proposto come giallo molto soft o come romanzo a tutto tondo, con una lettura avvincente a partire dai dodici anni.

Eleonora

Smart”, K. Slater, trad. di A. Carbone, copertina di H. Crawford-White, Il Castoro 2015


martedì 27 ottobre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MAYER SI FA GRANDE
Una strana creatura nel mio armadio, Mercer Mayer
(trad. Gabriella Manna)
Kalandraka 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"C'era una strana creatura nel mio armadio.
Prima di andare a dormire chiudevo sempre la porta dell'armadio.
Avevo paura di voltarmi a guardare.
Al sicuro nel letto, a volte mi facevo coraggio e sbirciavo."

Nel ripostiglio della camera di quel bambino si nasconde nell'ombra 'qualcuno' o 'qualcosa': una strana creatura o un brutto sogno? Chiunque ci sia dietro quella porta, ha il potere di spaventarlo a morte. Occhi sgranati, elmetto calato sul naso, fucilino a tappo a portata di mano e un buon cuscino come trincea. 


Una notte dopo l'altra, il bambino guerriero, come in un rituale propiziatorio, chiude la porta e comincia a tremare. Finché un giorno, o meglio una notte, prende una storica decisione: affrontare in campo aperto e da soldato coraggioso la strana creatura, avvolta nell'ombra. L'ombra però si combatte più che con i fucili, con lame di luce. Così al chiarore della sua abat-jour, la strana creatura si rivela per quello che è, ovvero un mostro chiazzato di verde, con pochi denti in una grande bocca, con molte orecchie tra pochi capelli, ma soprattutto con una fifa blu del fucilino a tappo. Al primo 'colpo' scoppia in un pianto dirotto e troppo rumoroso. 


Al bambino guerriero non resta che prenderlo con sé sotto le coperte per consolarlo e per evitare che i 'grandi' entrino a mettere ordine in questa storia a misura di bambino.
Resta, però, ancora tutto da provare che in quell'ampio ripostiglio la strana creatura vivesse da sola...


Mercer Mayer diventa grande. In verità Mercer Mayer era già molto grande di suo: in qualità di autore di culto di più di 300 libri per bambini...Ciò nonostante piccoli e 'costretti' in un formato pocket sono stati i suoi pochi titoli tradotti in Italia. Una strana creatura nel mio armadio circolò in Italia alla fine degli anni Ottanta con il bellissimo titolo Brutti sogni in ripostiglio. Pubblicato nella collanina Un libro in tasca di Edizioni EL, il libro stava davvero in una tasca perché era lungo 18 centimetri. Così come il suo omologo Un coccodrillo sotto il letto di qualche anno posteriore.
A Kalandraka l'onore e il merito di aver ripescato questo titolo dal ripostiglio. E averlo reso grande. Scritto nel 1968 in piena rivoluzione culturale, questo libro fu -inevitabilmente- comparato con Where the wild thing are, di cinque anni precedente. Nonostante all'epoca la critica, capeggiata da James Woods preferisse Sendak, Mayer si conquistò un suo successo di pubblico, costruito sul consenso dei suoi piccoli lettori e sulla convinzione che il suo bambino rassomigliasse al Max di Sendak, così come un bambino rassomiglia ad un altro.
Dal punto di vista del contenuto, dell'ambientazione i due libri sono molto diversi, anche se nel segno, è sotto gli occhi di tutti, molto si somigliano. 


Se è vero, e non vedo ragioni per dubitarne, che il bambino di Mercer Mayer è costruito sulle proprie esperienze d'infanzia, mi pare che fucilini, aeroplani, elmetti, soldatini e cannoni siano lo specchio di quello che fu il suo repertorio di giocattoli di bambino, figlio di un militare di carriera. Già sento un'eco di protesta che, mi auguro, saprà storicizzare e vedere oltre, oltre la gittata di quel cannoncino e di quel tappo di fucile. Insomma spero che di questa storia i lettori siano capaci di cogliere quanto di autenticamente infantile ci sia nel sentirsi guerriero, quanto di autenticamente infantile ci sia nel giocare a farsi un nemico, a farsi paura e a saperla affrontare e a saperci dormire assieme. E tutto da soli, lontani dalle mamme e dai papà, e soprattutto dalle loro ideologie.


Carla


Noterella al margine: ineguagliabile la traduzione 'storica' di Lughi, tiene in ombra questa recente.

lunedì 26 ottobre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

STORIA MAPUCHE

La storia che quest'anno ci regala Luis Sepulveda (qui rifessioni sul suo libro precedente) non è propriamente una favola, o meglio lo è nel suo impianto fantastico, ma è anche un racconto ben ancorato alla realtà e alla storia.


Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà è prima di tutto il pagamento di un tributo nei confronti di un popolo nativo americano, i Mapuche*, cui l'autore è legato da una lontana parentela. I Mapuche sono uno fra i tanti popoli che hanno dovuto subire gli effetti della cosiddetta civilizzazione e hanno rischiato di perdere anche la memoria di sé. A questo vuol mettere rimedio Sepulveda con una storia che divide nettamente i buoni e i cattivi.
A raccontarla è un cane, un cucciolo di pastore tedesco perduto nella neve, salvato da un giaguaro e poi consegnato da questi ad un villaggio di Gente della Terra, i Mapuche, appunto. Qui viene accolto, gli viene dato nutrimento e un nome, Aufman, e diviene compagno di un cucciolo d'uomo, Aukaman. I due crescono insieme, fino al triste giorno, nove anni dopo, in cui gli uomini bianchi scacciano i Mapuche dalle loro terre e uccidono il saggio Wenchulaf. Prendono con sé il cane, perché è una bella bestia, che può accompagnarli nella caccia.


Passano altri nove anni, che per Aufman, che vuol dire fedele e leale, sono solo di sofferenza; il suo destino e quello di Aukaman, però, s'incontrano nuovamente. E' a lui che il branco di uomini dà la caccia, in quanto uomo libero che lotta per i diritti del suo popolo; ed è al vecchio cane che il branco di uomini si rivolge perché li aiuti.
Aufman deve stanare il fuggitivo, che è stato ferito, ma farà ben altro.
E' una storia forte dal sapore fiabesco, con un cane che ci racconta con pazienza le differenze fra gli uomini: chi vive di poco e prende dalla natura solo ciò che è necessario e chi della natura fa scempio; chi vive di odio e chi cerca di vivere in pace. E' una differenza anche linguistica e rendere omaggio ad un popolo vilipeso significa anche restituirgli la parola, le parole con cui il racconto si arricchisce. A Sepulveda piace la ripetizione: come nelle leggende e nelle favole, la situazione, la parola si ripetono e segnano il ritmo della narrazione. Agli uomini 'bianchi', a noi, o a quella parte di noi che si identifica nell'idea di dominio del mondo, la parola viene tolta, non ci sono nomi propri, non c'è traccia di civiltà.
E' una storia dura, questa, a vederla nel suo fotografare un dato di fatto storico; i giovani lettori saranno sicuramente presi dalla storia del cane Aufman, ma dovranno anche farsi delle domande. Come nei film western, dovranno decidere con chi stare, i cowboy o gli indiani, se accettare l'ingiustizia come qualcosa di inevitabile, questo è il messaggio che il mondo adulto sostiene nel nome del realismo, o se è più giusto seguire la lealtà e la fedeltà a se stessi e ai propri ideali, come fanno Aufman e Aukaman.


E' una storia bella, emozionante e densa di significati, che costringe a pensare e a discutere; è una storia di parte, dalla parte di chi è stato, almeno per ora, sconfitto.
Questa volta Luis ci spiazza, ma è bello raccogliere la sua sfida e mettersi, col cuore, dalla parte degli indiani.

Eleonora

Storia di un cane che insegnò a un bambino la fedeltà”, L. Sepulveda, copertina di S. Mulazzani, Guanda 2015




* i Mapuche sono un popolo amerindo che vive nel Cile meridionale e in Argentina. Uno dei pochi popoli che è riuscito a resistere alla dominazione spagnola, per poi soccombere al governo cileno alla fine dell'ottocento.



domenica 25 ottobre 2015

BERENJENAS FRITAS CON MIEL DE CAÑA

Non puoi essere stato a Siviglia, Córdoba e Granada senza esserti portato via come ricordo il sapore delle berenjenas con la miel de caña.


L'incontro: in un piccolo ristorante di Triana, il quartiere zigano di Siviglia, al di là del fiume e un po' fuori dai percorsi turistici consueti, prima sera della nostra breve vacanza.
La tradizione di famiglia vuole che non si debba mai - e dico mai - chiedere al cameriere spiegazioni circa il piatto ordinato. E quindi assumersene i rischi e mangiare senza lamentarsi. Questo in passato ha comportato non pochi incidenti, tra cui il più famoso fu ordinare callos por primero. A voi scoprire cosa è callos e immaginare come fu mangiarlo come primo....
Ora il nome berenjenas non ha nulla di esotico alle nostre orecchie, si tratta di melanzane. L'esotico è nel miel de caña. Si tratta di melassa, ovvero di un prodotto simile al miele, ma più scuro che deriva dallo zucchero di canna.
Va da sé che ne abbiamo anche provato una versione a Granada, che, però ci ha convinto meno, perché le melanzane erano tagliate sottilissime, come patatine, e quindi si sentiva molto il sapore del fritto (benedettissimo!) e troppo poco quello della melanzana.

Ingredienti
2 melanzane nere
farina (o farina di riso)
olio di semi di arachidi
melassa
sale
un sacchetto di carta del pane

Mettete in una ciotola dell'acqua fredda e del sale e immergetevi le melanzane tagliate a rondelle alte più o meno mezzo centimetro. Lasciatele a mollo per mezz'ora quindi scolatele e asciugatele con cura.


Mettete in un sacchetto di carta del pane un pugno di farina (o farina di riso se volete un fritto ancora più leggero) e un po' delle fette di melanzane. Tenete chiuso il sacchetto con le mani e scuotetene il contenuto in modo che le fette si infarinino. Procedete con le altre fette nello stesso modo.

Nel frattempo mettete in un pentolino di acciaio non troppo grande, ma profondo, mezzo litro di olio di semi di arachide e fatelo scaldare fino a che, infilandoci uno stuzzicadenti di legno, non si formino le bollicine intorno ad esso. Friggete quindi un paio di fette di melanzane per volta, avendo cura che siano completamente ricoperte di olio durante la cottura che deve essere breve.


Mettetele su una carta che le assorba l'eccesso di olio eventuale e poi in un piatto, salatele leggermente e versateci sopra la miel de caña, o melassa, che dir si voglia.

Carla

venerdì 23 ottobre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL PENSIERO MAGICO
Flora e Ulisse. Le avventure illustrate, Kate Di Camillo, K.G. Campbell
(trad. Laura Bortoluzzi)
Il Castoro 2015



NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"'Non sperare. Osserva, piuttosto' erano le parole che Flora, da brava cinica, trovava estremamente utili. Se le ripeteva spesso. 'Ok' disse Flora. Aprì gli occhi. Guardò lo scoiattolo. 'Quello che è successo è che sei stato risucchiato da un aspirapolvere. E per questo potresti, ehm, avere dei poteri.
Ulisse le lanciò uno sguardo interrogativo."

Flora ha poco meno di undici anni, è cinica per necessità, ma se ne intende di cose del genere.
Non è un caso che sua lettura preferita siano i fumetti di Incandesto, un mansueto inserviente che, per un banale accidente, si ritrova a indossare i panni del supereroe.
Nonostante Flora abbia una vita piena di ostacoli che cerca di superare ricorrendo ai consigli scritti in COSE TERRIBILI POSSONO CAPITARTI, un utilissimo manuale di sopravvivenza che ogni bambino dovrebbe avere sotto il cuscino, le piacerebbe molto avere un supereroe tutto per sé. In carne e ossa.


E lo scoiattolo Ulisse sembra essere arrivato al momento giusto.
Allo stato attuale, gli ostacoli di Flora sono nell'ordine: due genitori separati; una madre che la considera 'strana', che è troppo occupata a scrivere scialbi romanzetti rosa, che è innamorata di una lampada a forma di pastorella; un padre che le manca tanto, che viene tenuto a debita distanza, che si rivela troppo mansueto; un ragazzino saputello temporaneamente vicino di casa e temporaneamente cieco, decisamente petulante.
Direi che può bastare.
Flora ora si trova per le mani questo scoiattolo, probabile super dotato perché sopravvissuto a un aspirapolvere troppo potente, e non se lo lascia scappare.
A ben vedere, il piccolo e spelacchiato roditore ha davvero dei grandi poteri: vola, scrive poesie (a macchina), capisce perfettamente la lingua degli umani e sconfigge i gatti. Ma soprattutto, il suo più grande potere è quello di riempire un bel po' la vita solitaria di questa ragazzina.
Peccato, però, che qualcuno di quello scoiattolo voglia a tutti i costi liberarsi...



Flora che, tutta da sola, si è costruita una filosofia, piuttosto cinica, sulla massima non sperare, osserva!, sa un mucchio di cose sulla vita.
Questa è la sua meravigliosa e assurda storia.
Una catena di inattesi eventi che si susseguono a rotta di collo e non lasciano libero neanche un momento per fare pausa. 


Tra divani di crini di cavallo, cameriere con troppi capelli in testa, arcinemiche e arciamiche il lettore segue, con gli occhi sempre più spalancati, le avventure di questo manipolo di bizzarri personaggi. E si diverte. E molto. E si commuove. E molto. Letteralmente rapito dentro gli intrecci fitti di tutta la vicenda, al lettore non importa di discostarsi sempre di più da ogni verosimiglianza. Tutto, magicamente, appare come se fosse normale.
Questa è la forza della narrazione: non avere limiti. E Kate di Camillo ne ha fatto un suo principio irrinunciabile nello scrivere questa storia.

"Avrebbe scritto ancora e ancora. Avrebbe fatto accadere cose meravigliose. Alcune sarebbero state vere.
Tutte sarebbero state vere. 
Quasi tutte sarebbero state vere."

A briglia sciolta, la sua immaginazione va di qua e di là, vola sopra grandi verità, sopra significati profondi con la leggerezza dell'invenzione pura.
Che bello, poter mettere nelle mani di un bambino una storia tanto visionaria e nello stesso istante tanto autentica.
Fatelo, e ve ne saranno grati.

Carla

giovedì 22 ottobre 2015

FAMMI UNA DOMANDA!


CHE ANIMALI SON QUESTI


Non so come mai, anzi lo so molto bene, la stagione autunnale porta con sé molti libri interessanti, una sorta di fioritura che in realtà vorremmo avere tutto l'anno. Ancor più visibile, questa fioritura, per quel che riguarda i libri non 'fiction'; ed eccomi a presentarne uno che di certo non passerà inosservato.
Il Giardino delle Meraviglie, pubblicato da poco da Electa Kids, nasce dalla collaborazione fra Jenny Broom, già autrice dei testi di Animalium, e Kristjana S Williams, giovane illustratrice di origini islandesi.


Se la struttura esplicativa ricalca delle modalità note, il mondo vegetale e animale visto in alcuni ecosistemi particolarmente rilevanti, sono sicuramente sorprendenti le scelte degli ambienti e lo stile illustrativo, che inonda le pagine di colori sgargianti, cosa piuttosto inconsueta in un libro di divulgazione.


Gli ambienti descritti sono: l'Amazzonia, la Grande Barriera Corallina, il Deserto di Chihuahua in Messico, la Foresta Nera e l'Himalaya. Dell'Africa nessuna traccia, così come degli ambienti polari. Ma andava fatta una scelta e le autrici si sono volute soffermare su ambienti assolutamente caratteristici e ricchi di biodiversità.
Nella descrizione di ciascun ecosistema vengono individuati i diversi aspetti e le creature che in un modo o nell'altro lo caratterizzano, siano essi curiosi tucani dal becco rosso, serpenti di mare o tarantole. Degli animali più significativi viene proposta una breve scheda che ne descrive le caratteristiche principali.


Le immagini che introducono ciascun capitolo in qualche modo ne forniscono un riassunto, per altro coloratissimo e suggestivo.
Qui forse è la particolarità di questo libro e delle immagini che lo caratterizzano in modo così forte: non c'è tentativo di adesione perfetta alla realtà, semmai una rappresentazione che ne renda l'idea, con l'occhio e l'ispirazione alle tavole di curiosità naturali di settecentesca memoria.
Kristjana S Williams apprezza i contrasti forti, fra colori palesemente innaturali, pure efficaci nel rendere l'idea di quel rettile o quella pianta, immagini che sicuramente colpiranno l'immaginazione dei giovani lettori e delle giovani lettrici.
Electa Kids ancora una volta si rivela coraggiosa nello scoprire e sottoporre al giovane pubblico italiano novità e tendenze sempre molto interessanti.


Bambine e bambini avranno di che nutrire le loro curiosità e il loro senso del meraviglioso, che il mondo naturale spesso esalta.
Naturalmente è una lettura molto trasversale, che può privilegiare l'aspetto estetico o quello informativo; ne consegue che può piacere a bambini e bambine dai sei ai novantanove anni.

Eleonora

il Giardino delle meraviglie”, K. S Williams e J. Broom, Electa Kids 2015


mercoledì 21 ottobre 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL MIO ILLUSTRATORE È PROPRIO MATTO

Il cavaliere Panciaterra, Gilles Bachelet (trad. Rosa Vanina Pavone)
Il Castoro 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Il cavaliere ingurgita una colazione frugale, abbozza qualche esercizio di ginnastica, fa una toeletta veloce, salta nell'armatura e infila l'elmo. È pronto.
Quasi: c'era ancora qualche messaggio da spedire, questione di un attimo.
Fatto. Adesso può andare. Pronti, via."

Macché, nulla di fatto. Deve prima salutare i bambini... Un ultimo bacio alla moglie. Poi un altro ancora, è meglio abbondare. E poi finalmente si va alla guerra contro il Cavaliere Cornomolle che ha appena invaso la sua aiuola di fragole. Sarà una battaglia senza esclusione di colpi.
Prima di affrontare il nemico però c'è una principessa da salvare, aiutare Cappuccetto Rosso smarrita nel bosco, giocare a scacchi con una 'vecchia' amica.
Insomma ce n'è sempre una nuova che distoglie il Cavaliere Panciaterra dalla sua missione di guerra. Alla fine, però, quando i due eserciti sono finalmente e ordinatamente affrontati, i due campioni rivali si rendono conto che si è fatta l'ora di andare a mangiare qualcosa. Si sospende quindi la battaglia, peraltro mai iniziata, per banchettare in un gigantesco picnic dove i soldati dell'uno e dell'altro esercito si mescolano allegramente. Impossibile combattere appesantiti dal pasto, così non resta che fare ritorno a casa con la promessa solenne che il giorno dopo ci si sarebbe rivisti e combattuti con onore.


Ecco un altro bel libro di Gilles Bachelet! (non il più bello che ritengo essere La signora Coniglio Bianco e il non ancora tradotto Il n'y a pas d'autruches dans les contes de fees). In Italia si festeggiano i 10 anni di esatti dalla prima pubblicazione dell'esilarante Il mio gatto è proprio matto, con quella copertina indimenticabile con il grande elefante appollaiato nel cesto della biancheria.


Lì capimmo che tipo è Gilles Bachelet. Parafrasando il titolo d'esordio in Italia , potremmo dire Il mio illustratore è proprio matto.
Con la complicità del proprio lettore, Bachelet nei suoi migliori libri mette a fuoco personaggi che in tutta tranquillità si muovono nell'assurdo: un elefante che crede di essere un gatto (o forse un padrone di elefante che crede di avere un gatto per casa...) o uno struzzo che attraversa goffamente l'immaginario delle fiabe classiche o ancora, nell'incursione nel Paese delle Meraviglie di Alice, si concentra su un personaggio insistente nella storia di Carroll, ovvero la moglie del Coniglio Bianco. Il divertimento quindi risiede soprattutto nel far agire questi personaggi come se fossero ripresi da una telecamera nascosta nella loro 'normalità' quotidiana. Naturalmente lo switch è tra l'assoluta normalità e l'assoluta assurdità che convivono serenamente, come se nulla fosse. 


Casalinga un po' depressa e certamente sotto stress è La signora  Coniglio Bianco, con sei piccoli cui badare e un marito sempre in fuga. E sullo sfondo la fiaba che intanto va avanti con Alice fuori misura che le si pianta in casa, casa che lei tanto vorrebbe tenere in ordine e pulita.
Altrettanto normalmente assurdo è quel cucciolo di elefante in cerca di nascondigli strani come sono soliti fare i gatti.
E oggi, cavaliere medievale, fa la sua apparizione questa lumaca lenta e un po' cialtrona. In un continuo salto tra l'assurdo e il verosimile, si snoda la sua divertente avventura. In un ambiente familiare riconoscibile come attuale (i lumachini giocano con il Lego) il cavaliere va in battaglia tutto bardato di corazza ed elmo con un sacco a pelo a fiori sulla schiena, un porta pranzo termico rosa in una mano e una lancia con tanto di stendardo nell'altra.
Ed ecco che si delinea così l'altro punto di forza dei libri di Bachelet: il gusto per il particolare. Da perdere la testa se si osserva, tavola dopo tavola, la moltitudine di particolari divertenti che costellano la narrazione principale. Sempre stampati in formati king size, i suoi libri sono palestre per esercitare lo spirito di osservazione. E per ridere, tanto ridere.

Carla



martedì 20 ottobre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LE TRE LEGGI DELLA ROBOTICA



In effetti le ha inventate Asimov e le ha esplicitate in Circolo vizioso, ma penso che tutti le conoscano per l'antologia Io, robot, più volte ristampata anche grazie alla versione cinematografica.
Sicuramente a questo caposaldo della letteratura fantascientifica ha pensato Tommaso Percivale scrivendo Human, romanzo pubblicato da poco dall'editore Lapis. Ma non solo. In questa storia che parla di androidi e umani, di mondi travolti da infinite crisi ecologiche e demografiche, di scenari decadenti e iper tecnologici nello stesso tempo, non si può non rintracciare Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, il capolavoro di Philip Dick cui si è ispirato Ridley Scott nel film Blade Runner.
Infatti, lo scenario disegnato da Percivale è quello della lotta per la propria libertà da parte degli androidi, sempre più sofisticati, talmente intelligenti da porsi pericolose domande sulla loro stessa natura.
La protagonista di Human si chiama, sarà un caso, Cassandra ed è 'figlia' di una coppia di umani, uccisi in un attentato terroristico. Viene inserita in una squadra di androidi, uno più 'anomalo' dell'altro, comandata da un umano pieno di dubbi: la squadra Devasto, una sezione della polizia destinata ad avere a che fare con la feccia di questa società stratificata socialmente e fisicamente. Cassandra, detta Cass, in realtà vuole condurre anche le sue indagini, per scoprire gli assassini dei genitori e non smette di interrogarsi su quelle parti di sé che non conosce. Il suo obbiettivo personale coincide con il compito della squadra: sgominare la formazione terroristica che si batte per la libertà degli androidi.
Non entro di più nella trama, che merita una lettura attenta: tanti sono i rimandi alle tematiche della fantascienza classica, come l'immaginare un futuro spaventoso, segnato dai disastri ecologici e da società autoritarie. Questo è uno degli aspetti più interessanti, il futuro pensato come espansione perversa di alcuni aspetti del nostro presente. Come in uno specchio deformante, siamo costretti a interrogarci su alcune tendenze delle società tecnologiche, compreso il controllo dei comportamenti individuali; e sul confine, che può diventare molto labile, fra umano e non umano.
La scienza e la tecnologia, che ci caratterizzano in modo così forte, individuano delle frontiere etiche, quel ricorrente noi e loro che di solito è foriero di ingiustizie e di violenze.
Come si vede, questo è un testo che può essere preso come un adrenalinico romanzo di avventura futuribile, dal ritmo serrato e dai molteplici colpi di scena; può essere, anche, lo spunto per riflessioni sul nostro presente, sui confini e sui limiti del sapere e della scienza.
Consiglio caldamente la lettura a ragazze e ragazzi che abbiano voglia di cimentarsi con lo sterminato mondo di romanzi e di film di fantascienza, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Human”, T. Percivale, Lapis 2015

lunedì 19 ottobre 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

COL TEMPO CHE CAMBIA

Siamo nel mezzo del passaggio di stagione, con tutti i cambiamenti che comporta, e vi voglio proporre due libri che aiutano i bambini a comprenderli.



Il più consistente, quanto al contenuto divulgativo, è Il libro delle stagioni, delle giovani illustratrici francesi Charline Picard e Clementine Sourdais, pubblicato da poco da Editoriale Scienza. E' un libro che usa linguaggi diversi, a seconda che si debba spiegare, illustrare o ampliare un argomento, seguendo proprio il succedersi delle stagioni; ci sono parti descrittive in cui il fumetto del Professor Luminare spiega cosa accade e perché; poi si osservano e descrivono gli alberi, i lavori dell'orto e le caratteristiche di alcune piante; i fiori, la frutta e la verdura di stagione.



E gli animali? Non potevano mancare, ed ecco descriverne la vita, la riproduzione, i cuccioli, il canto degli uccelli e la riproduzione degli insetti. Al termine di ogni lungo capitolo ci sono le indicazioni per alcune attività 'stagionali'.



Nelle parti a fumetto il testo è più importante, svolge un ruolo di inquadramento dell'argomento e di spiegazione più sistematica; nelle tavole successive, l'illustrazione, con le relative didascalie, esplicita e mette in evidenza gli aspetti approfonditi.



 Il risultato è un libro con moltissimi dati, esposti in modo agile, comprensibile anche dai più piccoli, dai sei, sette anni, ma tale da soddisfare la curiosità anche dei più grandicelli. Una lettura piacevole, che consente anche la consultazione occasionale, cercando l'argomento di immediato interesse. Davvero brave le due autrici a coniugare la precisione e la bellezza delle illustrazioni, i tanti perché cui danno risposta e la gioia di sfogliare un bel libro.




L'altro libro, Up in the Garden and Down in the Dirth, di Kate Messner e con le illustrazioni di Christopher Silas Neal, è stato pubblicato quest'anno dalla Chronicles Books; precede questo libro ed è concepito nello stesso modo, Over and Under the snow, che ha ricevuto numerosi premi.



Cosa succede in un giardino, sopra e sotto la terra, durante il passaggio delle stagioni; qui la parte esplicativa è ridotta, molto è lasciato all'immagine che riassume e mostra quello che è immediatamente visibile e quello che è nascosto. Se il giardino è appariscente nelle sue trasformazioni, quello che accade sotto la sua superficie è affascinante, con la miriade di creature che vivono lì. I due autori ci accompagnano alla scoperta di questo mondo con uno stile illustrativo che coniuga bene il racconto, la descrizione e la spiegazione.
Alla fine del libro, ci sono poi degli approfondimenti, relativi agli animali che vivono nel terreno e una bibliografia per chi volesse saperne di più. 

Eleonora


“Il libro delle stagioni”, C. Picard e C. Sourdais, Editoriale Scienza 2015
“Up in the Garden and Down in the Dirt”, K. Messner e C. Silas Neal, Chronicle Books 2015