lunedì 31 marzo 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IN CERCA DI SENSO
Altre storie a testa in giù, Bernard Friot
Il Castoro 2014



NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"LUI O LEI
Scegliere per ogni verbo il pronome adatto.
Lui/Lei si chiude in bagno. Lui/Lei accende il neon sullo specchio. Sulla mensola sono allineati, a destra: rasoio, schiuma da barba, lozione dopobarba; a sinistra: rossetti, ombretti, fard, mascara...
Lui/Lei ha un attimo di esitazione, poi allunga una mano verso destra..."

E Lui/Lei prende l'occorrente per farsi la barba. E si fa la barba anche se la barba Lui/Lei non ce l'ha. I gesti sono gli stessi che ha visto fare tante volte a suo padre. Poi quella stessa mano si allunga e prende un rossetto, mette le labbra a O per poterselo mettere meglio e ripete quegli stessi gesti che tante volte ha visto fare a sua madre...Poi Lui/Lei indossa una cravatta ma anche degli orecchini a clip. Una voce lo esorta dalla cucina: Ale ti vuoi decidere, sì o no? "Decidere? e perché mai: rossetto fard cravatta...No, non si deciderà affatto. E comunque non oggi, non ancora."

Bernard Friot è tornato! Evviva Bernard Friot. Questo è il quarto libro di Histoires pressées, racconti brevi e fulminanti che dal 1998 Friot scrive per i ragazzi francesi e che Il Castoro traduce per il pubblico affezionato italiano.
Riassumo per non sembrare pedante. Pressé ha un doppio significato: stampato e compresso. Sul fatto che siano stampate non mi pare ci sia nulla da eccepire o da spiegare. Ma sul termine compresso, due parole vanno dette. Le 41 storie che compongono questo ultimo libro sono, come sempre, brevissime, al massimo due pagine a stampa.
La scelta di Friot è programmatica. La brevità, congiunta ad un stile semplice ma mai banale, è strumentale per non annoiare e non creare inadeguatezza nei lettori più pigri, ma è anche un sistema per arrivare in modo diretto, fulminante appunto, al nodo delle questioni. Di solito nelle ultime due righe di questi raccontini esplode come una bomba il senso ultimo della storia che spiazza il lettore, capovolge le prospettive e, a ben vedere, è sempre di grande profondità.
Le storie si muovono, come sempre, secondo registri tra loro molto differenti. L'assurdo di un bambino che smette di esistere in un vagone di metropolitana; il nonsense di un vocabolario che parla ad un romanzo mettendo le parole della frase in rigoroso ordine alfabetico; o il gusto amaro del racconto Conta (ambiguo anche nel titolo) in cui compare un bimbetto sull'orlo della fuga da casa per una madre troppo distratta.
Stilisticamente molto caratterizzati, i racconti di Friot sono un pozzo quasi inesauribile di argomenti di riflessione da mettere in comune con ragazzi di varie età. Possono essere letti come esilaranti scenette di vita, ma sono in verità punti di avvio per riflessioni di ben altro peso. Sono un utile esercizio per imparare a leggere al di là delle parole, in cerca di senso.
Personalmente ho 'usato' molte volte Friot per introdurre con leggerezza temi complessi e l'ho fatto anche e soprattutto con ragazzi delle scuole medie. Quest'anno ho tentato l'azzardo di proporlo a una seconda media. Un'età difficile, un'età in cui il silenzio è l'arma usata per combattere il mondo dei grandi. Una classe difficile, ossessionata dalla scuola, con evidenti difficoltà di comunicazione interpersonale e con gli adulti, una altrettanto evidente difficoltà di introspezione. Insomma, un percorso tutto in salita.
Ho proposto loro tre diversi grandi contenitori: storie che avevano a che fare con l'assurdo, storie che raccontavano famiglie disastrose, storie che raccontavano la difficile arte di amare.
La leggerezza e la brevità del racconto di Friot doveva essere modello per le loro narrazioni personali.
A parte uno sparuto nucleo di fuggiaschi e di scettici a vita, e a parte alcune brillanti eccezioni, il risultato che ho ottenuto è stato quello di capire molte delle ragioni del loro malessere. Ma vederli più tranquilli e aperti verso la vita, questo non mi è stato concesso.
Ciò nonostante continuo a pensare che Friot sia un ottimo grimaldello per parlare con i ragazzi del difficile mestiere di crescere.
Fossi un'insegnante aprirei ogni giorno di scuola con una 'pillola' di Friot per parlare con i ragazzi di affettività, di accettazione di sé, di solitudine, di amore, di distacco, di paura, di vita e di morte...


Carla

domenica 30 marzo 2014


CROSTATA AL CIOCCOLATO 
con crema all'albicocca

Questa ricetta è uno dei tanti miei esperimenti, fatto questa volta a partire dai biscotti al cioccolato di Lulli, quelli dedicati alla regina dei biscotti. Ricordate?
Quelli erano accoppiati con composta di lamponi e effettivamente facevano molta gola.
Mi hanno fatto venire la voglia di trasformarli in una torta e quindi ne ho tratto ispirazione per preparare la pasta frolla di una crostata in una versione al cioccolato.
La prima torta l'ho fatta con una marmellata ai frutti di bosco, e non era male, ma poi mi è venuta in mente l'abbinamento del cioccolato con la marmellata di albicocche della Sacher, e ho iniziato fare un po' di ipotesi intorno all'idea.
Nell'elaborazione, come motivo ispiratore, ci è entrato anche il lemon curd (per chi non lo conosce è una deliziosa crema fatta con il limone, lo zucchero, burro e uova).
Mescolando e provando il risultato è stato questo qui.



Ingredienti per la frolla

200 gr di farina 00
100 gr di farina di semola
150 gr di burro
100 gr di zucchero
50 gr di cioccolato fondente
30 gr di cacao amaro in polvere
1 uovo
un pizzico di sale

per la crema
330/350 gr di marmellata di albicocche (sceglietene una che non contenga troppo zucchero)
40 gr di maizena
125/150 cl di acqua
1 uovo

Per preparate la pasta frolla, mettete a sciogliere a bagno maria il cioccolato fondente e nel frattempo impastate con le mani le farine con il burro, che avrete sminuzzato a piccoli pezzi, lo zucchero e un pizzico di sale.
Quando l'impasto inizia a compattarsi unite anche il cacao e per ultimo il cioccolato fuso.
Amalgamate bene il tutto, avvolgete nella pellicola trasparente e mettete in frigo per un'oretta.

Nella sequenza delle cose da fare tenete conto che per la preparazione della crema basta un quarto d'ora e che è meglio avere la base della crostata già preparata nella teglia quando la crema è pronta.
Mettete la marmellata in un pentolino con metà dell'acqua e fatela sciogliere e scaldare. Lentamente unite anche la maizena aggiungendo il restante dell'acqua man mano che l'impasto lo richiede, facendo attenzione a sciogliere i grumi.
Lasciate bollire per qualche minuto, spegnete il fuoco e aggiungete il rosso dell'uovo.
Amalgamate bene il tutto e distribuitelo nella base della torta pianeggiandolo con una spatola o un coltello piatto e largo.

A questo punto non vi resta che decorare la crostata come più vi piace, con le classiche losanghe o dando libertà alla vostra fantasia.
Vi accorgerete che la frolla con dentro il cioccolato, da cruda, è più fragile di quella classica e quindi non è semplice tenere intere le strisce che servono a fare le losanghe. Questo è il motivo per cui la seconda l'ho decorata con le stelline...

Gabriella

venerdì 28 marzo 2014

ECCEZION FATTA


DALLA FIERA 
(dal caffè degli autori, passaggio tra 29 e 30)
II e ultima parte

Riprendo da qui. 
Mistero numero quattro: What are you looking for? Di che cosa sei in cerca?
Tutti i libri di David Almond sono legati tra loro da un filo rosso comune. È un po' come se in essi ogni volta si aprisse una porta dalla quale è visibile un libro precedente. È un po' come se i singoli libri fossero parte di un villaggio che ha al suo interno una unica piazza centrale. Tutto converge, tutto ritorna.
Effettivamente, conferma Almond, nel libro Contare le stelle c'è un capitolo dedicato a quello che può considerarsi il centro del mondo. In quel caso si è trattato del suo centro del mondo che corrisponde alla sedia della sua cucina, su cui, a undici anni, sedeva. In tal senso i libri di Almond sono una vera e propria mappa dell'immaginario e i personaggi che li abitano sono quasi tutti legati e connessi tra loro, a formare una trama che converge in un unico punto: una sedia, una cucina e un'infanzia. 
Mistero numero cinque: la vita e la morte. In molti dei suoi romanzi il tema compare e spesso i suoi personaggi li vediamo in azione mentre giocano a fare Dio, agendo sulla vita o sulla morte di oggetti, e talvolta, come nel caso del Grande gioco, di persone. Per esempio in Billy Dean è emblematico in tal senso ciò che accade in quella vasca da bagno piena d'acqua. Uccidere tutti i propri giocattoli e salvarne solo uno è segno di una riflessione sul desiderio di un bambino di essere creatore di mondi.
Forse la radice di tutto questo deriva da una forte formazione cattolica dell'autore che confessa aver prima molto amato la religione e la religiosità ad essa connessa, poi, verso gli undici dodici anni, di averla molto odiata. Solo da adulto Almond si è accorto che forse la soluzione di questa visione da parte di un ragazzo stava nell'accettare con serenità la propria religione.
E così è stato: solo da quel momento si è potuto permettere la nascita di molti dei personaggi e il gioco con la storia della Genesi.
Mistero numero sei: il fascino del limite. Il limite, inteso come confine da non superare, è sempre presente nei romanzi di Almond. Non c'è volta che non compaia una sorta di cartello ideale che invita il personaggio di turno a rispettare la consegna e in qualche modo anche a infrangerla. Se pensiamo ancora una volta a Contare le stelle verifichiamo che il superamento del limite ha un suo senso formativo. Il prete che, interpellato, afferma che contare le stelle diventi peccato dal momento in cui si superi il numero 99 nel contarle, è emblematico. Altrettanto importante è il superamento stesso di questo limite, laddove - per esempio - Billy Dean demolisce un tabù agli occhi di sua sorella più piccola, dicendole che se supera il numero cento nel contar le stelle nulla le accadrà.
Questa lettura del tema sembra essere da parte di Almond una ammissione di aver superato il limite, di essere andato oltre nell'atto di aver cominciato a scrivere per bambini. Il limite e il suo travalicarlo è nella natura dell'uomo. Esso non è solo una linea da non oltrepassare ma anche e soprattutto una soglia per andare a vedere cosa c'è al di là. In questo senso il limite e il superamento dello stesso è un tema cardine nella poetica di Almond perché i ragazzi devono sentirsi liberi di andare oltre.
E noi, come le stelle, stiamo a guardare.


Carla

giovedì 27 marzo 2014

ECCEZION FATTA

DALLA FIERA 
(dal caffè degli autori, passaggio tra 29 e 30)



Siamo a mercoledì. La fiera non è ancora finita, ma i giochi tra editori, autori, illustratori sono quasi tutti fatti e ognuno di loro intravede la luce in fondo al tunnel.
Quindi non è troppo presto per tirare le somme.
Quali sono i motivi per cui si possa dire che ne è valsa la pena? Primariamente le facce amiche che ho incontrato e l'intervista di oggi a David Almond.
Le facce che ho dato a tutti quei nomi di persone che seguono con attenzione e affetto Lettura candita le porterò con me.
L'intervista condotta con intelligenza da Nicola Galli LaForest a David Almond è la seconda cosa per cui è valsa la pena tutta la fatica bolognese. Densa e, a mio parere, fondamentale.
Io ci provo, a scriverne.
Nicola ammette il suo limite di fronte alla scelta delle domande. Preferisce parlare con David Almond di misteri. Intendendo come misteri quelle suggestioni su alcune icone del pensiero umano che Almond suscita a chi attraversa i suoi libri. E, come in una cerimonia religiosa, i misteri si snocciolano uno dopo l'altro.
Mistero numero uno: l'infanzia come età dell'ibrido. Dell'infanzia Almond parla sempre volentieri perché dei piccoli apprezza il loro essere contemporaneamente due cose: la risultante di intensità e stranezza nel loro sentire e leggere il mondo. I bambini hanno ancora qualcosa di non finito e di indefinito e di questa loro particolarissima condizione ne hanno contezza precisa. Cosa che li rende unici. In loro, nei piccoli, follia e serietà convivono e hanno valore equivalente. L'infanzia per Almond è proprio sinonimo di questa combinazione di nature diverse.
Mistero numero due: il vedere oltre. E i bambini sono maestri indiscussi nel credere.
Spesso nei personaggi infantili di Almond albergano assolute certezze anche su cose che agli adulti paiono invisibili e inspiegabili. I bambini vedono oltre. Uno dei vantaggi dello scrivere per loro sta nel fatto che un adulto possa prestarsi a leggere il mondo da questa insolita prospettiva. Ad Almond non deve essere risultato difficile, se con tutta naturalezza ci racconta che il personaggio ibrido di Skellig lo ha sentito parlare nella sua testa per lungo tempo prima di cominciare a scriverne. La serietà con cui lo afferma è la stessa serietà con cui i suoi personaggi affrontano il mondo. In questo senso occorre allinearsi a Mina, la quale afferma quanto il sarcasmo sia inutile per poter dialogare con dei ragazzini. I bambini sono 'una cosa' molto seria.
Mistero numero tre: il senso della parola scritta e di quella detta. Già da un bel po' Almond ronza intorno a questo tema. Billy Dean è forse il personaggio che meglio rispecchia questo ambito di esplorazione, ma non è il solo. Dopo un day after non meglio spiegato, questo ragazzino si pone come obiettivo quello di imparare di nuovo a leggere e a scrivere. Ma David Almond necessariamente lo deve fare con lui. Ripescando dal proprio vissuto emotivo nei primi giorni di scuola alle prese con l'apprendimento di una nuova lingua scritta, Almond gioca con il linguaggio e fa parlare il suo sgrammaticato personaggio, in modo tale da creare quella potente emozione che si prova verso una lingua scritta e orale, nell'atto di impararla per la prima volta. La lettura di questo romanzo, faticoso al principio a causa di una scrittura volutamente sgrammaticata, ha quasi funzione catartica nel lettore, perché, dopo un primo impatto, la sensazione è quella di un processo di apprendimento tutto nuovo di una lingua. Potenza della scrittura.
Mistero numero quattro: What are you looking for?
Ma questo sarà argomento del post di domani.

continua...

Carla

noterella al margine: do per scontato che i libri di Almond siano patrimonio acquisito per chi legge. In caso contrario, consiglio di mettersi rapidamente in pari.




mercoledì 26 marzo 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DALLA FIERA (pad. 30)

SUL PLANETA TANGERINA

C'era una volta l'isola, Joao Gomes da Abreu, Yara Kono
Terre di mezzo, 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

Sull'isola viveano gli isolani.
Gli isolani erano alti, bassi, grassi e magri...
erano persone uguali a tutte le altre.
Vivevano in un villaggio con una piazza e un molo, dove erano ormeggiate le barche.
Un giorno una grande nave attraccò sull'isola. La nave proveniva dal continentee con lei arrivarono gli abitanti del continente: i continentali.

Tra isolani e continentali, pochissime differenze che però generano gran curiosità nei primi verso il mondo dei secondi. Per andare a vedere come sia fatto il mondo dei continentali gli isolani 'demoliscono' pezzo dopo pezzo il loro mondo. Per costruire quel ponte che li avrebbe portati di là dovettero smontare montagne, foreste e spiagge.
Il risultato è che gli isolani persero l'isola e mai arrivarono la continente: si stabilirono sul ponte che avrebbe dovuto metterli in comunicazione.


Libro che arriva dal Portogallo, terra di confine per eccellenza. Bell'apologo sulla perenne sete di conquista dell'umanità. Mai contenti, gli uomini non sanno vedere i tesori in casa propria e desiderano sempre quelli dei loro vicini. A costo di distruggere tutto il bello che possiedono, accecati dal desiderio di ciò che non hanno, gli isolani perdono la loro terra e la loro identità.

Olhe, por favor, nã viu uma luzinha a piscar? Bernardo Carvalho
Corre , Coelhinho , corre Bernardo Carvalho
Planeta Tangerina 2013


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

In fiera gli stimoli sono molti e spesso si perde lucidità. Oggi al variopinto stand di Planeta Tangerina mi attrae questo libro. È un libro senza parole. Lo sfoglio da sinistra a destra e capisco che è la storia di un coniglio inseguito da un cane ma ci sono alcune cose che non mi tornano nelle tavole colorate e bellissime di Carvalho. Lo risfoglio e continua a sfuggirmi qualcosa, finché mi si avvicina Bernardo in persona e mi chiede se ho capito il libro. Gli rispondo che penso di averlo capito, ma che alcune cose non mi quadrano.
Paziente e paterno me lo spiega. La verità è che non avevo capito che un centesimo di questo bellissimo libro doppio dove due storie molto diverse arrivano da punti opposti per intrecciarsi a metà e poi proseguire. Una lucciola in cerca d'amore (da sinistra a destra) chiede a tutti coloro che incontra se hanno visto un lucciola come lei, dalla parte opposta parte un cane sulle tracce di un coniglio bianco fuggito dalla sua gabbia sul camion (da destra a sinistra).
La grande raffinatezza del libro, oltre alla qualità del disegno dell'ecclettico Carvalho, la si deve all'aver concepito una doppia storia, sullo sfondo di una giungla verde, ombrosa e molto abitata, che vede la compresenza in perfetto contrappunto della felicità finale dei due protagonisti, cane e coniglio, e della malinconica solitudine di partenza della terza protagonista, la lucciola. 


Accanto alla figura non proprio brillante fatta con Bernardo, mi sono portata a casa un gran bel libro!

Carla

continua...

martedì 25 marzo 2014

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DALLA FIERA (padiglione 29
ANIMALI A PEZZI

Di animali si può parlare in tanti modi e anche, metaforicamente, farli a pezzi, osservarne una parte o scomporli e ricomporli per dare vita ad un bestiario immaginario.
Può diventare un gioco stimolante e anche graficamente molto raffinato.

Nel primo libro che vi propongo, Di chi è questa coda?, di Kerstin Zabransky, i particolari degli animali sono lo spunto per un clasicco libro gioco che stuzzica lo spirito d'osservazione dei bambini, che si possono perdere fra le immagini, cercando di individuare i canguri, o le rane o l'unica arancia, persa in mezzo al prato. Il filo conduttore, che ci accompagna da una pagina all'altra, è una coda di gatto, anzi la sua punta.

La struttura del libro gioco è nota, ma in questa versione dell'olandese Clavis sono curate le illustrazioni, l'impaginazione la grafica.
Ma se vogliamo parlare di raffinatezza come ignorare l'ultimo libro della serie firmata dalla magica coppia Pittau e Gervais dedicata ai bestiari, qui dedicato agli animali del mare, dal titolo che è esso stesso un gioco di scomposizione, Nacéo? In Italia abbiamo visto solo uno dei libri di questa serie, pubblicato da Electa Kids.

Misteriosamente, i successivi non sono ancora stati presi in considerazione, nonostante l'universalità del libro, godibile da un bambino come da un adulto. La vera identità degli animali viene nascosta da ombre, occultata da alette che ne riproducono, la corazza, o le squame. Le ultime caleidoscopiche pagine scompongono le immagini degli animali marini, che possono essere ricomposti in vari modi , dal fantastico al verosimile.

Davvero eccellente, un insieme di curiosità e bellezza di rara armonia. Ma nei prossimi giorni ve ne proporremo ancora altri, ancora su questi argomenti, a dimostrazione che anche nel terreno della non fiction o della divulgazione possono nascere libri davvero belli.

Eleonora

“Di chi è questa coda?”, K. Zabransky, Clavis 2014
“Nacéo”, Pittau e Gervais, Les Grandes Personnes, 2012

lunedì 24 marzo 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


DALLA FIERA (pad. 33)

E tu dove leggi? Géraldine Collett, Magali Le Huche
Edizioni Clichy 2014



ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Lucie il suo librino
lo legge sotto il piumino.
A Mariùs
piace leggere in bus.
Paul non è mai stanco
e legge sotto il banco."

Capito, il gioco? Undici bambini dai nomi un po' esotici sono grandi lettori e coltivano la loro passione, leggendo ciascuno in un luogo diverso. Ma la dodicesima bambina, di nome Lorette, sembra non sapere ancora dove accomodarsi in pace a leggere il suo libro sul profumo dei fiori.
La risposta è semplice, chiamandosi Lorette, lei ha in mente di andare a leggere alla....
Lasciamola in pace. 



In rima, spiritoso e raffinato nei disegni che raccontano, tavola dopo tavola, piccoli particolari sui singoli giovani lettori. Può essere letto con una lunga filastrocca e diventare un libro per una lettura interattiva, dialogata.
Magali Le Huche si conferma brava illustratrice, con un gusto per l'ironia che abbiamo già visto nel recente Ettore. L'uomo straordinariamente forte (Settenove) di cui è anche autrice e in Rosa Luna (Edizioni Clichy, 2012) e nel più vecchio Gustavo Super-caribu (Motta Junior, 2010). Mi pare che nel suo modo di costruire l'immagine e di raccontare l'infanzia si inserisca nella scia di autori con Marc Boutavant, l'autore della serie a fumetti di Ariol. Molto francesi e molto divertenti, entrambi!

Extra Yarn, Mac Barnett, Jon Klassen
Walker Books 2012

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)



"Annabelle found a box filled with yarn of every colour. So she went home and knitted herself a jumper.
And when Annabelle was done, she had some exrra yarn. So she knitted a jumper for Mars, too.
But there was still extra yarn."



Questa bambina fece maglioni a tutti, a partire dal suo cane, ai suoi amici, agli animali del bosco, alle macchine alle cassette della posta. E a chi non sopportava proprio i maglioni, fece un berretto di lana. E così quel mondo che prima era tutto grigio di fuliggine, con tutti quei maglioni colorati, migliorò parecchio. Fino a che un torvo e lugubre arciduca non le portò via la scatola con la lana che non finiva mai.
Ma arrivato al suo nero castello, la scatola risultò vuota.
Buttata dalla finestra e caduta in mare, essa cominciò a navigare a ritroso per tornare da Isabelle e nulla poté la maledizione di infelicità scagliatale contro.
È dimostrato che lei rimase una bambina felice, con il suo cane e i suoi molti maglioni colorati.
Jon Klassen, una certezza di qualità. Questo libro ha vinto il Boston Globe Horn Award, il Caldecott Honor, il Zena Sutherland Award, and the E.B. White Read-Aloud Award. Ed è la prima segnalazione che vi facciamo dal padiglione 33, NON DITELO AI GRANDI!
Carla
continua...







domenica 23 marzo 2014


DOLCE ARLUNO APPENA SVEGLI

Il pasto che preferisco è la prima colazione.
Quando mi sveglio e so che in cucina mi attende un dolce buono mi alzo più allegra.
Se poi si tratta di un dolce nuovo la curiosità di assaggiarlo e sentire un sapore sconosciuto quando ancora non ho mangiato nulla mi riempie di buonumore.
Questa settimana ho provato un dolce inventato da un grande maestro pasticcere Iginio Massari la cui pasticceria a Brescia è una delle migliori in Italia.
Si chiama Dolce di Arluno.



Ecco gli ingredienti per uno stampo rettangolare di 25 cm di lunghezza:

125 gr di burro
125 gr di zucchero a velo
62 gr di farina di mais fioretto
62 gr di fecola di patate
62 gr di farina tipo 0
37 gr di polvere di mandorle
37 gr di nocciole in granella
110 gr di uova intere
30 gr di tuorli
20 gr di succo di arancia
i semi di una bacca di vaniglia
5 gr di lievito chimico

Setacciate le farine e unitele alla polvere di mandorle, alle nocciole e al lievito.
Con le fruste elettriche occorre montare il burro e lo zucchero a velo così da farlo diventare una crema.
Mescolate insieme le uova e i tuorli e aggiungeteli al composto. Infine mettete le polveri.
Imburrate lo stampo, infarinatelo con la farina di mais e poi versatevi l’impasto.
Fatelo cuocere per 50 min. a 180 °C.


E’ ottimo accompagnato da confettura di more, ma anche da solo ha un sapore rustico e raffinato nello stesso tempo, con un profumo buonissimo di mandorle e nocciole esaltato dalla presenza della farina di mais.

Lulli


sabato 22 marzo 2014

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PARLARE PER IMMAGINI
Come curare un'ala spezzata, Bob Graham
Il Castoro 2014


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Lassù, sopra la città, nessuno si accorge di un lieve tonfo di piume contro un vetro.
Nessuno vede il colombo precipitare.
Nessuno lo guarda.
Tranne Billy.
Billy vede un colombo con un'ala spezzata."

E lo raccoglie. In una piazza, circondata da grattacieli incombenti e davanti al portico di un più antico palazzo di giustizia (!) il piccolo Billy, unica nota di colore in una metropoli dai toni grigiastri, si china e lo prende con sé. La sua mamma lo segue in questo suo slancio di affetto e insieme lo portano a casa per curarlo. 


Fasciarlo, nutrirlo, costruirgli un ricovero di fortuna con una vecchia scatola tutta forata foderata di giornale, sono le prime attenzioni, le prime cure che Billy e i suoi genitori rivolgono al povero colombo ferito. Il riposo e il tempo, nonché un pizzico di speranza, faranno il resto.
Riportato là dove era caduto, il piccione risanato spicca il volo e riconquista la libertà non prima di aver fatto una breve tappa sull'altissima statua di Orazio Nelson che dalla metà dell'Ottocento veglia sui milioni di colombi che popolano quella famosa piazza di Londra.


Bob Graham è autore di storie fatte così: un piccolo episodio di vita quotidiana che diventa magicamente una storia più grande, dai toni universali.
E proprio quel 'magico' che lui riesce a mettere nella normalità lo rende amatissimo dai suoi giovanissimi lettori.
E quello stesso magico pare di vederlo in quell'alone luminoso che circonda il piccolo Billy e il colombo quando la loro storia comune comincia, ovvero quando vede - lui solo - il colombo ferito e anche quando la loro storia finisce, ovvero quando Billy, con mamma e papà, ridà la libertà all'uccello ormai guarito.
Una piccola storia che diventa esemplare e che racconta molte cose sull'umanità. Su quanto le nostre vite siano 'impastate' di noncuranza, di distrazione. Racconta di un mondo fatto di cose troppo grandi, incombenti, e di cose minime che, al contrario delle altre, pulsano di colori e di vita.
Il valore di questo albo mi pare stia proprio in tutto quello che non viene detto a parole, ma attraverso l'uso del disegno e l'uso del colore: il grigio e il marrone per le strade piene di persone che, una per una, sono tutte molto impegnate a fare qualcosa che li tiene lontani dagli altri, correre in tuta o correre al lavoro, telefonare o guardare l'orologio, tornare stanchi con la sporta. E invece i colori pastello, giallo, rosa, azzurro, per l'accogliente casa di Billy. 


In sintesi, mi pare si possa facilmente leggere il freddo dello straniamento, della noncuranza, dell'egoismo da una parte e il caldo dell'accoglienza, della cura e della generosità dall'altra.
Piccoli particolari che sembrano ribadire questi due mondi a confronto: la corona di casette a un piano su cui incombono i grattacieli della City, il giornale che fa da morbida coperta al colombo con la notizia di una guerra e un carro armato in prima pagina.
And last but not least, questa storia non potrebbe  essere un bel modo per raccontare, sotto metafora, che nella vita, dopo essere caduti e magari con l'aiuto di qualcuno, ci si può sempre rialzare?
Parlare per immagini, con i bambini spesso fa arrivare prima ai loro pensieri! 
Io ci credo.

Carla

Noterella al margine. Onestamente, quante mamme avrebbero assecondato il desiderio di Billy di raccogliere il colombo ferito e non avrebbero invece urlato di tutto perché lui non lo sfiorasse neanche con un dito perché i colombi portano malattie? Ah!