IN CERCA DI SENSO
Altre storie a testa in giù, Bernard Friot
Altre storie a testa in giù, Bernard Friot
Il Castoro 2014
NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)
"LUI O LEI
Scegliere per ogni verbo il pronome
adatto.
Lui/Lei
si chiude in bagno. Lui/Lei
accende il neon sullo specchio. Sulla mensola sono allineati, a
destra: rasoio, schiuma da barba, lozione dopobarba; a sinistra:
rossetti, ombretti, fard, mascara...
Lui/Lei
ha un attimo di esitazione, poi allunga una mano verso destra..."
E Lui/Lei prende l'occorrente
per farsi la barba. E si fa la barba anche se la barba Lui/Lei
non ce l'ha. I gesti sono gli stessi che ha visto fare tante volte a
suo padre. Poi quella stessa mano si allunga e prende un rossetto,
mette le labbra a O per poterselo mettere meglio e ripete quegli
stessi gesti che tante volte ha visto fare a sua madre...Poi
Lui/Lei indossa una cravatta ma anche degli orecchini a clip. Una
voce lo esorta dalla cucina: Ale ti vuoi decidere, sì o no?
"Decidere? e perché mai: rossetto fard cravatta...No, non si
deciderà affatto. E comunque non oggi, non ancora."
Bernard Friot è
tornato! Evviva Bernard Friot. Questo è il quarto libro di Histoires
pressées, racconti brevi e fulminanti che dal 1998 Friot scrive per
i ragazzi francesi e che Il Castoro traduce per il
pubblico affezionato italiano.
Riassumo per non
sembrare pedante. Pressé ha un doppio significato: stampato e
compresso. Sul fatto che siano stampate non mi pare ci sia nulla da
eccepire o da spiegare. Ma sul termine compresso, due parole vanno
dette. Le 41 storie che compongono questo ultimo libro sono, come
sempre, brevissime, al massimo due pagine a stampa.
La scelta di Friot
è programmatica. La brevità, congiunta ad un stile semplice ma mai
banale, è strumentale per non annoiare e non creare inadeguatezza
nei lettori più pigri, ma è anche un sistema per arrivare in modo
diretto, fulminante appunto, al nodo delle questioni. Di solito nelle
ultime due righe di questi raccontini esplode come una bomba il senso
ultimo della storia che spiazza il lettore, capovolge le prospettive
e, a ben vedere, è sempre di grande profondità.
Le storie si
muovono, come sempre, secondo registri tra loro molto differenti.
L'assurdo di un bambino che smette di esistere in un vagone di
metropolitana; il nonsense di un vocabolario che parla ad un romanzo
mettendo le parole della frase in rigoroso ordine alfabetico; o il
gusto amaro del racconto Conta (ambiguo anche nel titolo) in cui
compare un bimbetto sull'orlo della fuga da casa per una madre troppo
distratta.
Stilisticamente
molto caratterizzati, i racconti di Friot sono un pozzo quasi
inesauribile di argomenti di riflessione da mettere in comune con
ragazzi di varie età. Possono essere letti come esilaranti scenette
di vita, ma sono in verità punti di avvio per riflessioni di ben
altro peso. Sono un utile esercizio per imparare a leggere al di là
delle parole, in cerca di senso.
Personalmente ho
'usato' molte volte Friot per introdurre con leggerezza temi
complessi e l'ho fatto anche e soprattutto con ragazzi delle scuole
medie. Quest'anno ho tentato l'azzardo di proporlo a una seconda
media. Un'età difficile, un'età in cui il silenzio è l'arma usata
per combattere il mondo dei grandi. Una classe difficile,
ossessionata dalla scuola, con evidenti difficoltà di comunicazione
interpersonale e con gli adulti, una altrettanto evidente difficoltà
di introspezione. Insomma, un percorso tutto in salita.
Ho proposto loro
tre diversi grandi contenitori: storie che avevano a che fare con
l'assurdo, storie che raccontavano famiglie disastrose, storie che
raccontavano la difficile arte di amare.
La leggerezza e la
brevità del racconto di Friot doveva essere modello per le loro
narrazioni personali.
A parte uno sparuto
nucleo di fuggiaschi e di scettici a vita, e a parte alcune brillanti
eccezioni, il risultato che ho ottenuto è stato quello di capire
molte delle ragioni del loro malessere. Ma vederli più tranquilli e
aperti verso la vita, questo non mi è stato concesso.
Ciò nonostante
continuo a pensare che Friot sia un ottimo grimaldello per parlare
con i ragazzi del difficile mestiere di crescere.
Fossi un'insegnante
aprirei ogni giorno di scuola con una 'pillola' di Friot per parlare
con i ragazzi di affettività, di accettazione di sé, di solitudine,
di amore, di distacco, di paura, di vita e di morte...
Carla
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