martedì 31 dicembre 2024

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
 CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE 
 PER FARE RUMORE 
 PER FARE MERAVIGLIA 
 Il meglio di... un anno di libri, 
 un anno di ragionamenti, 
 un anno di recensioni su Lettura candita. 
 Per ogni libro, il nostro perché 
 (BUM!) 

 luglio 2024 


Quattro sorelle. Enid, Malika Ferdjoukh (trad. Chiara Carminati) Pension Lepic 2021 

 perché 

"la letteratura d'Oltralpe, Lepic scommette su quella francese, almeno la narrativa per i ragazzi, sta qualche passetto avanti rispetto alla nostra, che si districa tra alcuni grandi talenti ed eccellenze, ma anche tra tanto artigianato, talvolta un po' mediocre.


Papà ha perso la testa, André Bouchard, Quentin Blake (trad. Fabio Regattin) #Logosedizioni 2024 

perché 

"La scintilla che accende le storie di Bouchard è sempre molto luminosa e questa forse lo è ancora più di altre: partire da un assurdo assoluto, da un paradosso, impensabile purché comprensibile, quindi stravolgere o meglio capovolgere la realtà in un colpo solo, quindi rimettersi in piedi e riguardare tutto da un punto di vista consueto che però a questo punto assume i toni del grottesco e del comico. Cosa ne deriva? Umorismo allo stato puro." 

 agosto 2024 
 




perché 

"Se nell’uno veniva raccontato per accumulo quello che identifica la spiaggia, nel secondo il luogo da indagare è una interiorità, spazio concluso e infinito contenuto nel corpo di un bambino. Inutile proseguire con l’arma tagliente dello sguardo attento. Piuttosto, socchiudere gli occhi e affrontare la narrazione lateralmente, processando le immagini non per ottenere risposte certe, ma mistero, confidando più nella suggestione e nel riflesso che non nella chiara eloquenza. Rarefatte e enigmatiche, composte con tratto minuscolo e vibrante le illustrazioni si susseguono comportandosi come indizi di una presenza ineffabile; sono squarci, istantanee che assomigliano tanto agli abbagli del mare, alla luce del sole che riflessa illumina e acceca, sono, segni, detriti sottratti all’immensità per restituire – seppur in silenzio – il senso inafferrabile di una identità.


Nino, Anne Brouillard (trad. Paolo Cesari), orecchio acerbo 2023 

perché 

"La permeabilità dei mondi... Qui, in modo molto esplicito, Brouillard ci dice che tra realtà e immaginazione il confine è labile e forse addirittura non esiste. Guardarsi, sorridersi e riconoscersi - animali del bosco e bambino con peluche - attraverso un unico diaframma, invisibile di fatto, ossia una vetrata. Troppo poco perché non siano tra loro comunicanti." 

settembre 2024 


 Ö, Guridi, Kite edizioni 2024 

perché 

 “Da grafico, lui sa bene che il silenzio gli permette di essere ambiguo, quel tanto necessario perché il lettore si trovi spaesato, si guardi intorno, si interroghi, si attivi e cerchi punti di riferimento per ancorarsi e capire quel che c'è da capire. Quello che Guridi vuole succeda è che il lettore nel silenzio di parole -guida- che se ci fossero privilegerebbero un senso e uno solo - da solo debba trovarsi una strada, e fino alla fine non sappia mai se ha imboccato il sentiero giusto. Ammesso che ce ne sia uno solo. Il gioco che Guridi mette in atto è quello di "parlare" figura dopo figura con la dovuta lentezza perché il lettore abbia il tempo di percorrere a ritroso la strada fatta fin lì e confermare a sé stesso di non essersi sbagliato.”


Metafora. La storia della filosofia in 24 immagini, Pedro Alcalde, Merlín Alcalde, dipinti di Guim Tió 
(trad. Federico Taibi) L'Ippocampo 2024 

 perché 

"Il pensiero filosofico, la sua storia attraverso i secoli, viene raccontata in breve e a ogni tappa prende forma di paesaggio, sempre un po' diverso, sempre attraversato da una umanità piccola... Paesaggi sgombri da tutto, a parte qualche omino piccolo o donna altrettanto minuta, spesso di spalle e volutamente assente ogni loro espressione. La grande discrepanza fra le dimensioni di una piccola quanto rara umanità che fa passeggiare nei suoi scenari, sembra voler trasmettere una sensazione di potenza del paesaggio, di una natura raccontata solo attraverso la sua essenza cromatica che la rende inevitabilmente molto vibrante e misteriosa, ma anche a segnare la presenza di un elemento differente, una sorta di contrappunto visuale. I colori stessi - pochi - contribuiscono a rafforzare il valore metaforico delle immagini, lo stesso sembra riuscire a fare la sparuta umanità."

ottobre 2024


Cavalca la tigre, Davide Calì, Guridi  Kite edizioni 2024  

 perché 

"A teatro, almeno in quello che prevede un palcoscenico, la gestualità è tutto. E qui sembra essere lo stesso. Nel teatro a quella distanza è necessario far arrivare il senso di un movimento, attraverso il grande gesto, non esagerato, non parodia di se stesso, ma piuttosto pura amplificazione. E Guridi non perde occasione di studiarlo in questa prospettiva e di inserirlo nel perimetro della pagina. Le poche e vaghe parole di Calì glielo permettono.  Gli uni e gli altri sembrano davvero usare lo spazio sulla pagina come uno spazio scenico, come ballerini sulle assi di un palco."


CRAC, Matteo Pompili e Lorenzo Monaco, ill. Luogo Comune, Camelozampa 2024 

perché

"Il risultato di questa collaborazione può dirsi riuscito nel felice compito di aprire orizzonti di curiosità, stimolare connessioni tra le conoscenze e mettere in relazione la vita propria e quella dell’universo intero. Ma in tutta questa vita che si spezza e che continua notiamo subito una grande assente. La parola morte non appare mai (nessun lombrico vorrebbe cedere al becco di un merlo, per es.), le immagini raffigurano scheletri di animali estinti e un uccellino giace sul terreno visibilmente senza vita, ma nulla di più. Che sia una scelta evidentemente ponderata ce lo conferma, su esplicita domanda, Matteo Pompili: "La nostra intenzione era quella di arrivare anche al concetto di morte, ma senza forzature e con leggerezza. Quando dopo la lettura - a immagini sedimentate - gli insegnanti lavorano coi ragazzi sul libro però ci siamo accorti che emergono proprio questi aspetti: la perdita temporanea o duratura di adulti di riferimento e la volontà di farcela e di diventare autonomi nonostante quanto accaduto. Insomma, CRAC è anche un libro che suggerisce di accettare le perdite e di “danzare” nonostante esse.""

novembre 2024


Qualcuno mi aspetta dietro la neve, Timothée De Fombelle, Thomas Campi (trad. Maria Bastanzetti) Terre di Mezzo 2024 

perché 

"quella bella lingua universale, alla quale De Fombelle ci ha abituato, qui è centellinata. E' il silenzio, a parlare. Sono così tante le cose non dette che però baluginano tra le parole, che il lettore che nei libri va cercando qualcosa che non sa, qualcosa che non sta in evidenza sul piatto della pagina, qui ha di che saziarsi. A parte i due fili narrativi, quello che racconta della rondine e quello che racconta del corriere, a parte 'la quadratura del cerchio finale' su cui si può solo tacere, sono molti altri quelli che illuminano con lo scopo di dare quella profondità di visione, che un buon libro deve avere con sé. Per essere ancora più chiari forse ha senso entrare nel merito, almeno in due casi, quello di Freddy D'Angelo e quello di Gloria. Anche i loro nomi hanno un senso..."


Le piccole astuzie, Deborah Ellis (trad. Federico Taibi) 
La nuova frontiera junior 2024 

perché

"Ellis, come se avesse una torcia in mano, illumina in modo puntiforme solo ciò che vuole. Mette i suoi lettori di fatto dentro una stanza in penombra: la penombra è il misterioso antefatto, che ignoriamo quasi del tutto. Proviamo a intuire cosa si agita nella stanza, ma ci muoviamo a tentoni. La Ellis dà una illuminatina sulla rabbia di Kate, uno sprazzo di luce sulla severità e intransigenza della nonna. Ma noi ancora brancoliamo. E la cosa curiosa è che anche la stessa protagonista, in larga misura, brancola con noi su larga parte del contenuto della stanza: una buona porzione del passato della sua scombinata famiglia, lei la ignora."

dicembre 2024


Albero. Tavolo. Libro, Lois Lowry (trad. Dylan Rocknroll) 21lettere 2024

perché

"E’ sì questo un libro che parla della memoria, certo. Della memoria individuale e collettiva, ok. Ma se dovessi dire cosa lo caratterizza maggiormente, allora direi che è un libro sul potere e la forza delle storie, della Storia. "


Il primo Natale di Babbo Natale, Mac Barnett, Sydney Smith (trad. Sara Ragusa) Terre di mezzo 2024 

perché 

"questo è il grande gioco della letteratura, del teatro, del cinema! Tutti siamo consapevoli che quello che stiamo leggendo, vedendo o ascoltando non è veramente così, eppure ci crediamo (Coleridge rules!), ovvero ci piace crederci. E quindi anche BN in persona entra a far parte del grande gioco della finzione. Proprio lui che è - diciamolo a bassa voce - la quint'essenza della finzione, la finzione per antonomasia."

[fine]

lunedì 30 dicembre 2024

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE
PER FARE LUCE 
PER FARE RUMORE 
 PER FARE MERAVIGLIA 
 
Il meglio di... un anno di libri, 
un anno di ragionamenti, 
 un anno di recensioni su Lettura candita. 
 Per ogni libro, il nostro perché 
(BUM!) 



gennaio 2024


Grande, bro!, Jenny Jägerfeld (trad. Laura Cangemi) Iperborea 2024 

perché 

"Centoventi pagine che, come sempre è successo con i libri italiani della Jägerfeld, si bevono a grandi sorsate. A libro chiuso, si percepisce la stessa sensazione di appagamento che si prova quando si ha tanta sete e si manda giù dell'acqua. Ma la grandezza della Jägerfeld non sta solo nello spessore delle questioni che pone, ma anche nella leggerezza della sua architettura per raccontarle." 


L'altalena, Britta Teckentrup (trad. Sante Bandirali) Uovonero 2023 

 perché 

"Il volo è interdetto a chi non è progettato per farlo... E quindi poterlo avvicinare con tanta immediatezza e semplicità non è roba da poco, che si scorda facilmente. Ragione per la quale, molto spesso ai giardini - spesso fuori orario - sulle altalene ci sono i ragazzetti che ne fanno usi 'sperimentali', oppure gli adulti che ci si dondolano per svuotare o riempirsi la testa e qualche nonna più ardimentosa di altre che, accennando con le gambette solo all'abbrivio del movimento, riesce a rievocare quanto fosse emozionante, all'epoca dondolarsi con tutta l'energia. Credo di non allontanarmi dalla verità sostenendo che la stragrande maggioranza delle persone ha un proprio personale immaginario sulle altalene."

febbraio 2024 


Un mondo di isole, S. Quarello, C. Tasin Bertoldi, Editoriale Scienza 2024 
 
perché 
 
"È piuttosto difficile mettere insieme isole come la Groenlandia con isole molto più piccole, poco più di un insieme di scogli, ma Serenella Quarello riesce nell’intento di proporre un filo conduttore comune che non ha la pretesa della sistematicità, ma risponde alla curiosità del lettore, affrontando di capitolo in capitolo punti di vista differenti."


Kosmos, Matteo Meschiari, Roger Olmos  #Logosedizioni 2023  

perché 

"Il valore profetico - e quindi in qualche modo salvifico - di questa parabola ti aggancia e non ti molla fino alla fine.  Un lungo racconto illustrato, o un breve romanzo, che mette insieme una sequenza di belle idee che, attraverso una altrettanto bella scrittura per parole e immagini, costruisce uno scenario complesso e articolato, che implica un bel po' di ragionamenti.  Su tutto questo però si impone un ulteriore elemento, particolarmente interessante.  Esiste, fin dalla prima pagina, un doppio valore della narrazioni, sia iconica sia testuale: da una parte si tratta di pura letteratura, pura finzione, ma dall'altra il lettore è messo di fronte a una riflessione antropologica alla quale non può sottrarsi. Toccando corde profonde, aggiunge in chi legge e in chi guarda inquietudine alla propria inquietudine." 

marzo 2024 



Il tuo nido, il mondo, Carl Norac, Anne Herbauts (trad. Silvia Vecchini)  Topipittori 2023  

perché 

"Ancora prima che tutto cominci a suonare, vale la pena vedere Carl Norac che si infila le scarpe, se le allaccia e, spinto da una farfalla sulla testa, esce di corsa con la sua sciarpa al vento, attraversa un boschetto e poi quelle scarpe se le ritoglie per infilare nell'acqua di un lago prima le dita dei piedi (sarà fredda?) e poi tutto se stesso e godersela tra lontre e pesci."  



Alfred e la gogna, Jesper Wung-Sung (trad. Eva Valvo)  Uovonero 2024  

perché 

"Un contesto decisamente insolito, un'epoca passata non definita con precisione, che potrebbe oscillare tra il Medioevo, in cui la gogna era in grande voga (prima citazione nel Salterio di Utrecht nel IX secolo), fino all'Ottocento, quando venne in larga parte abolita. E uno spazio, per converso, limitatissimo. Tutto il racconto ruota intorno a un metro quadro di spazio, che è l'area di azione o non azione di Alfred. E degli altri che ronzano là attorno."

aprile 2024 



Parenti serpenti, Teresa Porcella, Roberta Balestrucci, Marianna Balducci  
Rizzoli 2024  

perché 

"Tutte e tre le autrici condividono il senso ultimo del progetto, come pure lo sguardo divertito che hanno nel raccontarlo, con tre linguaggi diversi, ma accordati tra loro.  Ecco. Qui c'è forse il primo merito di Parenti serpenti, in questa regolare e molto armonica cadenza, un passo da montanare (nonostante le loro orgini), che va avanti per 21 volte con 21 diverse tipologie di parenti: quando una delle tre rallenta le altre due la prendono per mano e la tirano in avanti, con l'intento di arrivare insieme in cima: a libro ben fatto."



The Kissing Game. Short Stories, Aidan Chambers (trad. Marta Barone)  Equilibri 2024  

perché 

"Chambers è un autore necessario.  Ragion per cui in casa Equilibri, forse i più devoti apostoli del chambersianesimo, non si perde occasione di diffondere la sua poetica e soprattutto i suoi pensieri e le sue pratiche intorno alla letteratura: dalla 'rilettura' del diario di Anne Frank in una prospettiva ancora ulteriore che possa servire a una riflessione sull'adolescenza tout court, ai suoi 'manuali' su come far radicare in modo efficace e duraturo la letteratura di qualità nelle terre dove pascolano i lettori difficili."  

maggio 2024 



La maestra è scomparsa!, Harry Allard, James Marshall (trad. Sergio Ruzzier)  Lupoguido 2024  

perché 

"Tanto Marshall, come illustratore preferito di Allard, quanto soprattutto Allard, in quanto scrittore d'elezione di Marshall, con Ungerer hanno condiviso la stessa visione di un'infanzia che sa essere anche molto scorretta, con Ungerer hanno condiviso il coraggio di non fermarsi in nome del politicamente corretto, ma di proseguire per la propria strada, raccontando e disegnando adulti stupidi che fanno cose stupide, oppure brutti e severi, oppure ancora carini, ma bugiardi e lievemente disonesti e anche un filino omertosi..."



Papera, Coniglio e Grande Orso, Nadine Brun-Cosme, Olivier Tallec  
(trad. Tommaso Gurrieri)  Edizioni Clichy 2024  

perché 

"Dote rara, la loro, quella di saper cogliere il nocciolo di una questione, mai banale e mai trita, e di riassumerla in pochi segni, in poche parole che mettono in bocca a qualcuno che è terzo rispetto a noi lettori, ma che - proprio per questa sua apparente estraneità - può diventare emblematico. A quei due riesce facile come disegnare un lupo senza mai staccare la matita dal foglio in poco meno di due secondi, o come racchiudere in un puntino nell'occhio un'espressione inconfondibile, facile come definire il sentiero "lungo e tortuoso" o solleticare in una frase Se solo i miei amici potessero vederlo! il ricordo di quello che ognuno di noi almeno una volta nella vita ha pensato, scoprendo in totale solitudine qualcosa di magnifico."

giugno 2024 


Stardust. Polvere di stelle,  H. Arnesen, trad. L Cangemi, Orecchio Acerbo 2024  

perché 

"è un libro importante e ambizioso, perché si muove su un terreno molto battuto recentemente e pretende di farlo con una forma e un linguaggio tutt’altro che comune.  Si potrebbe sintetizzare l’argomento affermando che Stardust parla di cambiamento climatico.  Ma come tutte le sintesi, anche questa rischierebbe di essere limitativa, banalizzante e in parte fuorviante.  Perché il tema invece è complesso e perché il libro rifugge dal tentativo di ridurlo a poche frasi ad effetto.  Trattandosi di un libro illustrato che possiede una parte informativa, ma una ben più ampia narrativa e in versi, l’autrice avrebbe potuto procedere soltanto sul sentiero dell’aggancio empatico: le sue immagini molto forti lo avrebbero permesso e lei ne sarebbe venuta fuori sicuramente molto bene.  E invece sceglie di parlare al lettore in modo differente, di chiamarlo direttamente in causa, di rivolgersi a lui e alla sua storia."


Il lupo, Saša Stanišić, Regina Kehn (trad. Claudia Valentini) Iperborea 2024 

perché 

"A parte la sottile ironia che lo attraversa, nella voce del protagonista sempre pronto a definire come precisi e stereotipati i contorni di certi personaggi, salvo poi doverne ammettere complessità ben diverse, mi sembra divertente il ripetuto passaggio dal piano di realtà e quello dell' immaginazione che attraversa la storia: gli dà il titolo e offre divertenti spunti alla bravissima Regina Kehn che, tra cervi e lupi, racconta la sua versione dei fatti."

[continua]

venerdì 27 dicembre 2024

FAMMI UNA DOMANDA!

DA PRODIGIO E RICORDO DI INFANZIA 
A OGGETTO DI STUDIO


C’è chi si prepara e l’aspetta e chi non l’ha mai conosciuta. C’è chi la teme, chi la studia, chi sorride davanti a quel suo sbriciolarsi dolce e silenzioso come il sonno di un bambino. Come cosa viva la neve ci parla, e parla al campo, alla strada, al bosco con una voce gelata e rigorosa. La neve celebra l’arrivo dell’inverno, una stagione che immobilizza, intorpidisce... e richiama Persefone verso il buio degli inferi.”

Quinto volume di una bella serie che comprende Nuvolario, Ondario, Ventario e Cometario, Nevario completa l'esplorazione del mondo vivente attraverso quegli elementi considerati meno, se non all'interno di studi di settore specifici. 
Eppure, a meno che qualcuno di noi non abbia una formazione scientifica o abbia, per ragioni legate al proprio lavoro, necessità di conoscere qualcuno di questi argomenti, difficilmente possediamo anche solo superficialmente le nozioni contenute in questa collana. L'editore ha scelto coraggiosamente di proporre un approfondimento su temi poco frequentati anche nella divulgazione per ragazzi e lo ha fatto scegliendo di non lesinare sulle nozioni, ma al contrario, di offrirne una approfondita esposizione corredata però da illustrazioni dal ricercato gusto grafico e che prediligono l'uso di due soli colori e da un interessante sezione di narrativa.


Ciò che sorprende leggendo le pagine dedicate alla descrizione della morfologia di un fiocco di neve è la sua straordinaria complessità e varietà. Ogni cristallo di neve è il risultato di un processo di formazione lungo che può presentare moltissime variabili, parte dal germe di cristallo fino ad arrivare al cristallo di neve e da qui a quello che comunemente definiamo fiocco. A sua volta la neve, formata da migliaia di quei fiocchi risulterà diversa a partire dalle condizioni ambientali e meteorologiche. Il libro ci mostra prima una descrizione sintetica ed esaustiva del cristallo, poi in una tabella elenca i diversi tipi di grani. E ognuno di questi viene poi proposto come protagonista dei brevi brani di narrativa che seguono. Non racconti originali, ma riferimenti a episodi storici e/o romanzi importanti come Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern in cui la neve ha rivestito un'importanza centrale, ma nella sua forma generica, bensì in una di quelle classificate e individuate a partire dal tipo di grano.


Le particelle sono quelle che compongono la neve naturale, ma sono quelle che formano la neve artificiale: e nel confronto tra questa e il modello al quale si ispira la riproduzione, c'è tutta la distanza tra un elemento che in sé reca i segni e le tracce di vita e di tempo e un'altra che impoverita propone un agglomerato di acqua e aria compressa.


La neve si può sentire e allora ci potrà apparire polverosa, o crostosa, sarà ventata o primaverile; e allora sarà quella che introduce la bella stagione e che potrà quindi nascondere pericolose insidie come quelle incontrate da Christopher McCandless nel 1990 e che gli sono costate la vita.


Libro da esplorare autonomamente a partire dai 10 anni di età.
Teodosia

"Nevario. Le forme della neve"  S. Zambello, ill. S. Zanella, Nomos 2024


martedì 24 dicembre 2024

ECCEZION FATTA!

 BLOG IN PAUSA

causa 
PANETTONI, BISCOTTI DELL'ALBERO, 
 RIMPATRIATE IN FAMIGLIA 
E
MERITATO SILENZIO 
(di riposo ancora non ce n'è traccia)

 Si torna 

                        prima di Capodanno... per far due botti 




lunedì 23 dicembre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

DUE O TRE COSE CHE SO SU DI LUI

Il dizionario di Babbo Natale, Grégoire Solotareff (trad. Paola Parazzoli) 
Babalibri 2024 


 ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"giocattolo: Babbo Natale 
prova sempre i giocattoli 
che fabbrica per i bambini, 
ma poi glieli dà anche 
se non funzionano, perché 
è meglio un giocattolo difettoso 
piuttosto che nulla." 

Come un vero dizionario, anche questo di Babbo Natale ne rispetta le regole, la forma, la struttura. Una grande lettera iniziale, maiuscola e addirittura tridimensionale apre la sequenza di parole - a volte poche, anche solo una, a volte tante che con quella lettera iniziano. 
Alla H solo una, hello hello, alla S sono addirittura 15. 
Leggendole una per una, così come avverrebbe per ogni altro dizionario qualsiasi, la cosa che succede è che si impara qualcosa che non si sapeva. Qui in particolare, visto che tutto ruota intorno alla misteriosa figura di Babbo Natale e il suo entourage di elfi aiutanti, le cose che si imparano sono davvero parecchie. Si potrebbe azzardare, che lo sono quasi tutte. 
Nell'ordine si apprendono molte cose sul loro aspetto fisico, sui loro rapporti reciproci, parecchie informazioni sulla infanzia di Babbo Natale e sulla sua famiglia. 
Per rispettare la struttura del dizionario ha senso qui elencare una notizia da mettere a mente, una per ciascuna lettera. Ventisei cose che da oggi in poi sapremo su di lui. Ometto tutte quelle che riguardano esclusivamente gli elfi. D'altronde questo è il Dizionario di Babbo Natale... 

da piccolo era un ACROBATA 
in America alcuni vecchi BANDITI gli assomigliavano, ma non avevano niente a che fare con lui 

non gli piace il CAMPEGGIO 
quando suona il violino il suo naso è elemento di DISTURBO per l'archetto 
in ESTATE indossa un abito diverso, che tiene conto della stagione e delle temperature e del sole 


suo padre è sempre stato molto FIERO di lui. E invece suo fratello? 
per i suoi stivali ha un elfo GUARDIANO che spesso però si addormenta 
se sentite "HELLO sono Babbo Natale" nella cornetta, dubitate: lui non possiede il telefono 
diventa IRRICONOSCIBILE appena fatta la barba. E gli elfi ne hanno timore


possiede un JET privato
ingrassa con facilità e gli elfi lo sfottono: i KG crescono veloci se si abbuffa di troppe bontà
dorme in un LETTO normale 
ama MOLTO gli elfi che contraccambiano affettuosi 
è NEGATO per il disegno, nonostante si diletti parecchio a dipingere
i suoi OCCHI sono blu, come il cielo, quindi azzurri. Diffidate delle imitazioni... 
la sua PASSIONE è andare in barca a vela, ma non mette mai il PASSAMONTAGNA 
QUATTRO le carote che servono se si vuole fare un pupazzo di neve che gli assomigli 


ogni tanto gli piace RIPOSARE nella culla di quando era piccolo 
odia i RITARDATARI, in particolare gli elfi lenti a mettersi le scarpe 
rimane basito davanti alla STUPIDITA' delle storie per bambini che lo riguardano (touché) 
porta una TRECCIA dietro la schiena 
l'UNICORNO rosso, detto di Babbo Natale, non esiste 
non ha casa, ma vive nel VILLAGGIO degli elfi, un po' da uno un po' dall'altro 
i vagoncini della fabbrica di regali fanno WROOM, ma sono pericolosi se usati a sproposito 
usa lo XILOFONO per chiamare tutti gli elfi a tavola per il pranzo 
per lui no, ma per gli elfi anche un canottino diventa uno YACHT 
la ZEBRA di Natale, quella a righe rosse e bianche, non esiste, come l'unicorno. 
Da tutto questo si evincono un paio di cose che esulano da Babbo Natale, ma che riguardano Solotareff: è uno dei migliori autori di sempre per come disegna e per come è capace di costruire le sue storie, per come ci fa ridere, per come ci commuove, per come ci fa pensare. 
Non c'è nemmeno un suo libro che non meriti di essere letto e amato, non c'è immagine che non confermi la sua immensa arte. 

Carla

venerdì 20 dicembre 2024

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

OOOOOH! 

Il primo Natale di Babbo Natale, Mac Barnett, Sydney Smith 
(trad. Sara Ragusa) 
Terre di mezzo 2024 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Gli elfi erano mortificati. 
'Dobbiamo fare qualcosa di speciale per Babbo Natale' si dissero. Detto fatto. 
Quella mattina quando Babbo Natale si svegliò, gli portarono la colazione a letto.
'Cosa succede?' chiese lui. 
'E' Natale! Buon Natale!' 
Babbo Natale sorrise. 'Grazie,. Sembra deliziosa. Buon Natale.' 
Ma quando finì le ciambelle, si infilò gli abiti da lavoro e prese gli attrezzi. 
'Aspetta!' dissero gli elfi." 

Perché il natale fosse un vero natale anche per Babbo Natale, doveva esserci un albero e così lui e gli elfi andarono nel bosco dove trovarono un gran bell'abete rosso. Era davvero bello, ma davvero grande e ce ne volle un bel po' perché riuscissero a farlo entrare in casa. Poi lo decorarono come si deve, anche con i maialini di pan di zenzero. Poi intorno al camino attaccarono le calze, ognuno aveva la propria e poi accesero anche il camino e quando si fece buio, sull'intero polo nord, srotolarono le lucine che al loro tre si accesero. 


Gli elfi prepararono i biscotti e a Babbo Natale ne diedero solo uno, gli altri sarebbero serviti per 'qualcun altro'... In compenso gli diedero il permesso di leccare il cucchiaio con l'impasto e lui, pensando di non essere visto, mise anche un dito nella glassa. 
Riuniti tutti, elfi e BN, intorno al fuoco del camino a leggere e raccontare storie, furono interrotti all'improvviso dalla porta che si spalancava e al centro, in un vortice di neve, era comparso lui - il deus ex machina di tutta l'operazione, quasi perfetto nella sua migliore imitazione con il vestito di rosso, con quella risata inconfondibile e con un sacco pieno di regali... 

Così come il suo fraterno amico Jon Klassen ha trascorso anni ossessionato dai cappelli, parrebbe che anche Mac Barnett sia nel mezzo della sua, di ossessione, quella per Babbo Natale (BN). 
Come dargli torto: la questione è misteriosa e i pareri discordanti. 
L'anno passato, in coppia con il suo solito e fraterno amico, aveva affrontato e magicamente risolto la questione della penetrazione dei solidi (bel problema visto che Babbo Natale non è né un liquido né un gas): ovvero Come fa Babbo Natale a passare dal camino? 
Quest'anno, con un nuovo amico di pennello, Sydney Smith, si interroga su come lo stesso Babbo Natale trascorra il Natale. 
Questione non da poco, anche questa. Tuttavia, forse complice l'illustrazione, si avverte da subito un coinvolgimento emotivo ben più forte rispetto all'anno passato. A tal punto che, alla fine, qualche lacrima di commozione qualcuno la versa. 


L'idea di partenza, ovvero che BN fino a un certo punto della sua esistenza, di fatto del Natale abbia coltivato solo l'aspetto lavorativo, funziona molto bene come innesco esplosivo per lo sviluppo comico della vicenda. In questo senso c'è un grande non detto intorno a cui tutto ruota: da parte di BN c'è contemporaneamente la lucida consapevolezza che lui è l'unico e l'insostituibile, ma nello stesso tempo in lui alberga anche una grande tenerezza nel voler comunque assecondare gli elfi nel loro progetto che questa unicità vorrebbero smentire. 
Ragazzi, questo è il grande gioco della letteratura, del teatro, del cinema! Tutti siamo consapevoli che quello che stiamo leggendo, vedendo o ascoltando non è veramente così, eppure ci crediamo (Coleridge rules!), ovvero ci piace crederci. 
E quindi anche BN in persona entra a far parte del grande gioco della finzione. Proprio lui che è - diciamolo a bassa voce - la quint'essenza della finzione, la finzione per antonomasia. Tant'è. 
Gli elfi sono piccoli e affettuosi con lui, come non stare al loro gioco, magari fingendo anche un po' di stupore? 


Quindi un adulto potrebbe dire: bel gioco Barnett: la finzione nella finzione. 
Ma attenzione, la letteratura è in grado di fare grandi salti mortali (anche più del cinema e del teatro, certe volte) e qui un bambino potrebbe affermare con altrettanta sicurezza: qui la finzione è nella verità. Perché proprio in nessun angolino recondito di questo magnifico testo c'è una smagliatura che potrebbe mettere in sospetto un bimbetto che in BN creda con fede incrollabile. 
Meccanismo narrativo complesso e perfetto: ticchetta a tempo come una sveglia, per suonare all'ultimo giro di pagina. 
Ecco, a proposito di giro di pagina un paio di cose vanno messe in luce. 
Barnett lo ha detto, lo ha ridetto, lo ha scritto, lui, come tutti i più bravi da Sendak in giù, sa alla perfezione come funziona quella frazione di secondo di silenzio e di sospensione visiva. E se ne serve, padroneggiandone l'effetto per ben due volte. 
La prima volta fa un regalo (di natale) a Smith che, a sua volta, fa un regalo a tutti i lettori perché gli fa dire oooooh, e il secondo, invece, Barnett lo tiene per sé, come Sendak gli ha insegnato a fare. 


Vogliamo parlare del ritmo, della cadenza, del racconto? Alcune cose vanno veloci veloci, altre lente lente: rapido su come far entrare l'abete rosso, e per converso lento nel dettagliatissimo menu... 
E allora, vogliamo parlare di come Sydney Smith faccia lo stesso con le immagini: piccole vignette e tavole a piena pagina, doppie pagine piene piene?
 
Vogliamo parlare dei silenzi in cui Smith si infila e racconta per immagini? 


Vogliamo parlare dell'armonia su cui si accordano, al loro primo albo insieme? 
Vogliamo parlare della "tenerezza" nella voce di Sydney Smith? La gestualità e l'espressività dei personaggi: a partire dall'andirivieni di elfi per le viuzze per finire sui pomelli rossi di BN. 


Ma oltre tutto questo, si riconferma la sua straordinaria capacità di fare della luce una vera protagonista. Per Sydney Smith ogni occasione è buona per mettere 'in luce' la luce: dai raggi che attraversano la finestra e colpiscono il profilo di BN che diventa una lama bianca, alla luce che abbaglia nel bosco o sui tetti del villaggio innevati. 
O ancora la luce calda del camino o quella tremolante delle candele a tavola che illuminano i manicaretti o i calici alzati nella tavolata finale. 
Ecco. Brindiamo a un gran bel libro! 

Carla

mercoledì 18 dicembre 2024

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

L'INFANZIA E' SOVVERSIVA, RIDETENE PURE


Uri Kaduri è un personaggio davvero interessante e altrettanto interessante è la storia che accompagna questo piccolo libro illustrato appena pubblicato da Vànvere edizioni; dunque da questa storia cominciamo. 
Uri Kaduri appare per la prima volta nel settembre del 1937 su una rivista israeliana settimanale per bambini che poterono leggerlo e riderne fino al marzo del 1938, trovando le strisce di Uri Kaduri sempre alla pagina16, l’ultima, della rivista Davar li-Yeladim. 
Ne sono autori Aryeh Navon (illustratore stimato e riconosciuto come uno tra i primi vignettisti israeliani) che disegna le brevi storie e le racconta a Lea Goldberg (letterata, poetessa e autrice di moltissimi racconti per bambini). Lei le scrive con brevi testi in rima. 
Si tratta di velocissimi racconti stilizzati – quattro, massimo otto vignette - che hanno come protagonista (spesso da solo in scena) un bambino occhialuto e un po' goffo che sta al mondo un po’ ingenuo un po’ scaltro, sempre capace di trovare soluzioni a qualunque accadimento. 
E le soluzioni sono sempre stupefacenti e ironiche. Non c’è alcuna situazione che possa mettere Uri Kaduri in un cul de sac perché lui in un modo o in un altro, e sempre molto serenamente, ne uscirà regalandoci un sorriso. 

Uri Kaduri si asciuga, Davar li-Yeladim 16 dicembre 1937

Da non dimenticare che entrambe le vignette vanno lette da destra verso sinistra, riga per riga.

Uri Kaduri si misura, Davar li-Yeladim, 6 gennaio 1938


Dagli anni ’30 arriviamo al 2019 quando “Eddie Spaghetti” (titolo originale scelto dall’editore) appare negli Stati Uniti per Fantagraphics Books, ridisegnato da Rutu Modan, fumettista e illustratrice israeliana di cui già Rizzoli, Coconino Press e Giuntina hanno pubblicato diversi titoli in Italia. 
Rutu Modan dunque ridisegna le vignette sullo stesso testo di Lea Goldberg ed è bello vedere come riesca a rimanere fedele al racconto disegnato da Navon pur reinterpretandolo in maniera assolutamente originale e autonoma. 
Ora Vànvere edizioni lo porta in Italia con la traduzione di Alessandra Valtieri. 
E allora, benvenuto Uri Kaduri! O qualcuno di voi avrebbe preferito Eddie Spaghetti? 
Comunque lo si chiami (magari anche Giufà? Vedremo perché) questo bambino è tutto preso da un’infanzia creativa, ligia a una logica sovversiva perché radicalmente autonoma e sperimentatrice, ma che trova sempre il modo di fare pace col mondo. 
Qualche esempio? Uri Kaduri viene sorpreso dalla pioggia nel pieno di una scampanata: nessun problema, si corre subito a casa dove basterà appendersi con tanto di mollette al filo del bucato! 



Oppure:
Il treno sfreccia nel verde paesaggio 
e Uri, seduto, si gode il viaggio. 
Poi mangia una banana – matura a puntino – 
e dopo vuol buttare la buccia nel cestino. 
Ma di cestini, in giro, non c’è neppure l’ombra 
e tutti i finestrini son sigillati a bomba. 
Poi ecco, all’improvviso, la geniale intuizione: 
il freno d’emergenza è la giusta soluzione! 
Lo tira, ferma il treno, accorre la polizia, 
i passeggeri scendono e Uri sguscia via. 
C’è stato forse un guasto? È successo qualcosa? 
La gente spinge e sbircia – chi irritata chi curiosa. 
Intanto Uri butta la sua buccia nel cestino 
e torna soddisfatto a sedersi perbenino. 


Come è evidente dal confronto con le immagini dei disegni di Navon, Rutu Modan allarga e complica lo spazio visivo di chi legge con una grande ricchezza di dettagli. Per prima cosa affianca al protagonista un grosso, muto e complice cane gigante, che troneggia insieme a Uri già in copertina; e poi aggiunge sempre un contesto: la casa e i suoi arredi, il treno e i suoi passeggeri, i giardini con i prati e con i fiori... financo la mamma che si muove nell’altra stanza, con una borsetta in mano… Starà uscendo? Ecco che può partire un’altra storia, volendo. 



Qui ancor meglio si può raffrontare -con le immagini più sopra- l’intero racconto disegnato da Navon (Uri Kaduri si misura) e ora da Modan (Uri Kaduri diventa alto) ed è subito evidente come intorno a Uri cresca un mondo ben caratterizzato da elementi di contesto: l’abbigliamento dei personaggi, le acconciature, certi dettagli richiamano i costumi e le mode degli anni 30 e 40. 
Un mondo che fa cose: chiacchiera, guarda, legge, si fa i fatti propri, stupisce ma non interviene mai, neanche quando la ferrea logica sovversiva dell’infanzia porta al paradosso (che fa così paura agli adulti). 
Come a dire: l’infanzia non si giudica e tanto meno si punisce. L’infanzia è libera di cercare e inventare soluzioni. Ed è qui che le vignette disegnate da Rutu Modan raccolgono la staffetta e procedono sulla strada segnata dal racconto di Lea Goldberg: rime dal tono scanzonato, ironiche e complici…per nulla spaventate dai paradossi. 
“Lea Goldberg – ci racconta Alessandra Valtieri - immigrò nella Palestina del Mandato britannico nel 1935. Nata in Lituania studiò poi in Germania, prima a Berlino poi a Bonn, dove concluse un dottorato nel ’33 (e Adolf Hitler veniva eletto cancelliere! ndr). Tra gli anni ’30 e ’40 del 900 molti altri letterati ed artisti ebrei fecero lo stesso: provenivano da tutta l’Europa, Russia inclusa e condividevano una visione laica e aperta della cultura e dell’educazione, aperti al confronto e critici nei confronti del sionismo radicale. La rivista Davar li-Yeladim dove nasce Uri Kaduri fu un inserto per bambini non dottrinale, un’operazione culturale che proponeva uno sguardo sul mondo aperto e curioso, guardando ad una infanzia laica e giocosa”. 
Uri infatti è un bambino che fa esperienza con creatività e immaginazione, per lui anche le difficoltà sono parte del gioco: stolto e saggio, ingenuo e scaltro, impertinente ed ossequioso, pragmatico e sognatore; qualità che lo portano inevitabilmente e ogni volta sull’orlo di un guaio (un paradosso) da sciogliere allegramente. 
Chissà se Uri Kaduri non abbia per caso incontrato Giufà in qualche sua avventura perché davvero, proprio gli somiglia, e non sarebbe nemmeno strano visto che Giufà/Giochà girovaga parecchio in tutto il Mediterraneo da tanto e tanto tempo. 
Un bel libro da mettere tra le mani di bambini e bambine a partire dai 3 anni ma anche godibile in lettura autonoma per i più grandicelli. 

Patrizia

Noterella al margine. Ringrazio infinitamente Alessandra Valtieri che ha generosamente condiviso i materiali della sua indagine sulle origini di questo libro; anche le rare riproduzioni delle pagine originali della rivista sono frutto della sua ricerca. 

“Uri Kaduri”, Lea Goldberg, Rutu Modan trad. Alessandra Valtieri, Vànvere Edizioni 2024