Uri Kaduri è un personaggio davvero interessante e altrettanto interessante è la storia che accompagna questo piccolo libro illustrato appena pubblicato da Vànvere edizioni; dunque da questa storia cominciamo.
Uri Kaduri appare per la prima volta nel settembre del 1937 su una rivista israeliana settimanale per bambini che poterono leggerlo e riderne fino al marzo del 1938, trovando le strisce di Uri Kaduri sempre alla pagina16, l’ultima, della rivista Davar li-Yeladim.
Ne sono autori Aryeh Navon (illustratore stimato e riconosciuto come uno tra i primi vignettisti israeliani) che disegna le brevi storie e le racconta a Lea Goldberg (letterata, poetessa e autrice di moltissimi racconti per bambini). Lei le scrive con brevi testi in rima.
Si tratta di velocissimi racconti stilizzati – quattro, massimo otto vignette - che hanno come protagonista (spesso da solo in scena) un bambino occhialuto e un po' goffo che sta al mondo un po’ ingenuo un po’ scaltro, sempre capace di trovare soluzioni a qualunque accadimento.
E le soluzioni sono sempre stupefacenti e ironiche. Non c’è alcuna situazione che possa mettere Uri Kaduri in un cul de sac perché lui in un modo o in un altro, e sempre molto serenamente, ne uscirà regalandoci un sorriso.
Da non dimenticare che entrambe le vignette vanno lette da destra verso sinistra, riga per riga.
Dagli anni ’30 arriviamo al 2019 quando “Eddie Spaghetti” (titolo originale scelto dall’editore) appare negli Stati Uniti per Fantagraphics Books, ridisegnato da Rutu Modan, fumettista e illustratrice israeliana di cui già Rizzoli, Coconino Press e Giuntina hanno pubblicato diversi titoli in Italia.
Rutu Modan dunque ridisegna le vignette sullo stesso testo di Lea Goldberg ed è bello vedere come riesca a rimanere fedele al racconto disegnato da Navon pur reinterpretandolo in maniera assolutamente originale e autonoma.
Ora Vànvere edizioni lo porta in Italia con la traduzione di Alessandra Valtieri.
E allora, benvenuto Uri Kaduri! O qualcuno di voi avrebbe preferito Eddie Spaghetti?
Comunque lo si chiami (magari anche Giufà? Vedremo perché) questo bambino è tutto preso da un’infanzia creativa, ligia a una logica sovversiva perché radicalmente autonoma e sperimentatrice, ma che trova sempre il modo di fare pace col mondo.
Qualche esempio? Uri Kaduri viene sorpreso dalla pioggia nel pieno di una scampanata: nessun problema, si corre subito a casa dove basterà appendersi con tanto di mollette al filo del bucato!
Oppure:
Il treno sfreccia nel verde paesaggio
e Uri, seduto, si gode il viaggio.
Poi mangia una banana – matura a puntino –
e dopo vuol buttare la buccia nel cestino.
Ma di cestini, in giro, non c’è neppure l’ombra
e tutti i finestrini son sigillati a bomba.
Poi ecco, all’improvviso, la geniale intuizione:
il freno d’emergenza è la giusta soluzione!
Lo tira, ferma il treno, accorre la polizia,
i passeggeri scendono e Uri sguscia via.
C’è stato forse un guasto? È successo qualcosa?
La gente spinge e sbircia – chi irritata chi curiosa.
Intanto Uri butta la sua buccia nel cestino
e torna soddisfatto a sedersi perbenino.
Come è evidente dal confronto con le immagini dei disegni di Navon, Rutu Modan allarga e complica lo spazio visivo di chi legge con una grande ricchezza di dettagli. Per prima cosa affianca al protagonista un grosso, muto e complice cane gigante, che troneggia insieme a Uri già in copertina; e poi aggiunge sempre un contesto: la casa e i suoi arredi, il treno e i suoi passeggeri, i giardini con i prati e con i fiori... financo la mamma che si muove nell’altra stanza, con una borsetta in mano… Starà uscendo? Ecco che può partire un’altra storia, volendo.
Qui ancor meglio si può raffrontare -con le immagini più sopra- l’intero racconto disegnato da Navon (Uri Kaduri si misura) e ora da Modan (Uri Kaduri diventa alto) ed è subito evidente come intorno a Uri cresca un mondo ben caratterizzato da elementi di contesto: l’abbigliamento dei personaggi, le acconciature, certi dettagli richiamano i costumi e le mode degli anni 30 e 40.
Un mondo che fa cose: chiacchiera, guarda, legge, si fa i fatti propri, stupisce ma non interviene mai, neanche quando la ferrea logica sovversiva dell’infanzia porta al paradosso (che fa così paura agli adulti).
Come a dire: l’infanzia non si giudica e tanto meno si punisce. L’infanzia è libera di cercare e inventare soluzioni. Ed è qui che le vignette disegnate da Rutu Modan raccolgono la staffetta e procedono sulla strada segnata dal racconto di Lea Goldberg: rime dal tono scanzonato, ironiche e complici…per nulla spaventate dai paradossi.
“Lea Goldberg – ci racconta Alessandra Valtieri - immigrò nella Palestina del Mandato britannico nel 1935. Nata in Lituania studiò poi in Germania, prima a Berlino poi a Bonn, dove concluse un dottorato nel ’33 (e Adolf Hitler veniva eletto cancelliere! ndr). Tra gli anni ’30 e ’40 del 900 molti altri letterati ed artisti ebrei fecero lo stesso: provenivano da tutta l’Europa, Russia inclusa e condividevano una visione laica e aperta della cultura e dell’educazione, aperti al confronto e critici nei confronti del sionismo radicale. La rivista Davar li-Yeladim dove nasce Uri Kaduri fu un inserto per bambini non dottrinale, un’operazione culturale che proponeva uno sguardo sul mondo aperto e curioso, guardando ad una infanzia laica e giocosa”.
Uri infatti è un bambino che fa esperienza con creatività e immaginazione, per lui anche le difficoltà sono parte del gioco: stolto e saggio, ingenuo e scaltro, impertinente ed ossequioso, pragmatico e sognatore; qualità che lo portano inevitabilmente e ogni volta sull’orlo di un guaio (un paradosso) da sciogliere allegramente.
Chissà se Uri Kaduri non abbia per caso incontrato Giufà in qualche sua avventura perché davvero, proprio gli somiglia, e non sarebbe nemmeno strano visto che Giufà/Giochà girovaga parecchio in tutto il Mediterraneo da tanto e tanto tempo.
Un bel libro da mettere tra le mani di bambini e bambine a partire dai 3 anni ma anche godibile in lettura autonoma per i più grandicelli.
Patrizia
Noterella al margine. Ringrazio infinitamente Alessandra Valtieri che ha generosamente condiviso i materiali della sua indagine sulle origini di questo libro; anche le rare riproduzioni delle pagine originali della rivista sono frutto della sua ricerca.
“Uri Kaduri”,
Lea Goldberg, Rutu Modan trad. Alessandra Valtieri, Vànvere Edizioni 2024
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