martedì 31 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL SIGNOR L E IL SIGNOR G

IL SEGRETO DEL SIGNOR L., Cosetta Zanotti, Marina Marcolin
Lapis edizioni, 2012


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Da dietro la vetrina osservava il via vai caotico dei passanti che percorrevano le vie del quartiere e si convinceva sempre più che distribuendo un po' di allegria e gentilezza dal bancone del suo negozio avrebbe potuto abbellire il mondo. Certamente non tutto, ma quella piccola parte che gli stava intorno."

Il signor L. si chiama Luigi e ha un negozio che si chiama Paradiso dei pescatori, un negozio pieno di esche per pescare: il miglior negozio di esche della città. Ne ha di ogni tipo da grandi a minuscole, da fluorescenti e profumate. Fanno bella mostra di sé tra canne e mulinelli.


Al signor L. piace fare le cose con calma e nel suo retrobottega lega gli ami e olia i meccanismi, accanto al grande frigorifero rosso che, pieno di sportelli, contiene moltissime scatole diverse con gli insetti addormentati che poi un giorno diventeranno appetitose esche per i pesci: larve di farfalle azzurre, bruchi colorati, piccole cavallette e mosche appena nate.
Un giorno d'estate il signor L decise che era arrivato il suo turno di pesca e, armata la canna, parte. Ma lo sportello del grande frigorifero rimane aperto e lentamente tutti gli insetti addormentati si svegliano si stiracchiano, si allungano e finalmente prendono la strada della libertà.


Il lunedì al suo ritorno, all'apertura della porta un colorato sciame lo accoglie, esce e vola via. Tutti lo vedono e sorridono. Che importa se ora il signor L non ha più neanche un'esca da vendere, valeva la pena dar loro la libertà, generare il sorriso negli altri...e quindi d'ora in poi, solo esce di plastica!

Piccola storia sfumata di un mondo marginale, quello dei venditori di canne da pesca. Una storia fatta di colori tenui, dai toni di voce bassi. Una storia che pur piccola racconta valori umani condivisibili: la gentilezza come chiave di comunicazione con gli altri, la libertà data a chi è nato per esserlo (e chi non lo è?), la lentezza come valore, la consapevolezza e la volontà di poter fare del bene nel proprio piccolo.
Sia nelle parole di Cosetta Zanotti sia nelle immagini di Marina Marcolin si ritrova un mondo piccolo fatto di gesti piccoli, con un ritmo di altri tempi.
Il negozio del signor L è esso stesso un mondo a sé, fatto di chiacchiere di pescatori, di bambini interessati, di gesti lenti ma precisi...


Il segreto del signor L è un libro in cui i personaggi stanno spesso con il naso per aria a guardare il cielo, nonostante la storia ruoti intorno ai pesci ....
Perfetti i disegni pieni di atmosfere soffuse e nello stesso tempo pieni di informazioni con cui Marina Marcolin non smentisce mai il suo talento. Bella e raffinata anche la copertina.
Io lo ricordo, il negozio della mia infanzia: era una vecchia cartoleria piena a dismisura che avevo il permesso di raggiungere da sola (nessuna strada da attraversare) e non era il signor L ma il signor G ad accogliermi ogni volta con storie diverse e meravigliose novità tra matite e quaderni.

Carla

sabato 28 luglio 2012

UN'AMICA IN CUCINA

Cucinare in compagnia è un grande piacere, l’ho già scritto molte volte, ma non capita spesso. Quindi, quando arriva a casa un’amica da Messina e si ferma qualche giorno a Roma è bene approfittare della sua esperienza di cuoca provetta per farsi preparare un piatto.
Lidia è l’amica in questione: da Ercolano è andata a finire per lavoro a Reggio Calabria, ma ha deciso di vivere a Messina, quindi ogni giorno attraversa lo Stretto affrontando mare in burrasca, ritardi cronici dei traghetti e non solo, pur di ritornare nell’amata isola.
Non ho faticato molto a convincerla a preparare il pesto alla trapanese che lei ha realizzato comme il faut ovvero usando il mortaio.

Ecco gli ingredienti per condire la pasta per 4 persone:



150 gr di mandorle pelate
3 spicchi di aglio
60 gr di pomodoro
8-10 foglie di basilico (oppure di rughetta nella versione palermitana)
20 gr di capperi
olio extra vergine di oliva

Occorre pestare le mandorle nel mortaio poche per volta (Lidia le suddivise in quattro parti) fino a ottenere una poltiglia non troppo sottile e metterla in una ciotola.
Svuotare dai semi i pomodori e tritarli insieme ai capperi con la mezzaluna.
Nel mortaio pestare il basilico con gli spicchi di aglio, aggiungere il trito di pomodori e capperi e continuare a pestare.



Unire il tutto alle mandorle e aggiungere a filo l’olio così da ottenere un composto omogeneo che avrà un bellissimo colore rosa.
Mettete la salsa nell’insalatiera in cui condirete la pasta e aggiungete un poco di acqua di cottura così da renderla un poco più liquida. Versate la pasta (preferibilmente un formato corto) al dente, mescolate bene e aggiungete, se necessario, un filo di olio.

Lulli


2 note a margine:
Da provare anche la versione del pesto alla palermitana nella quale al posto del basilico va messa la rughetta.
Io preferisco mettere uno spicchio di aglio in meno.


giovedì 26 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SOTTO L'OMBRELLONE

PER UN FILO DI FUMO, Valentina Romeo, Sara Gavioli
Biancoenero, 2012


NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)

"Arrivata ai piedi dell'albero vide che la scaletta era stata tirata su, quindi qualcun altro del Club era arrivato prima di lei.

Gridò la parola d'ordine: 'Sarà una lunga estate!'

Da sopra una voce rispose: 'Sarà lunga e calda!'

La scaletta si srotolò fino a terra.
Sara salì con la rapidità di un'acrobata.
Lei era la sportiva del gruppo."


Ricordo le lunghe estati passate a leggere i gialli dei ragazzi editi da Mondadori con Nancy Drew e i suoi amici...che bello era.
Quello che suggerisco oggi è un libro molto diverso da quelli che leggevo io più di quarant'anni fa sotto l'ombrellone, ma con quelli condivide lo stesso gusto: un giallo ben costruito senza pretendere di essere Agatha Christie, con un gruppo di personaggi che attraversa l'intera serie e che ha come scopo quello di svelare ogni volta un mistero diverso.
Il caso che si presenta al Club della giovane estate è già raccontato in copertina: dal comignolo della villa sulla collina esce un filo di fumo. Beh, che cosa c'è di strano? La villa è disabitata da anni...
Con i migliori ritrovati della tecnologia, un generatore di suoni e un captatore acustico, le tre ragazzine del club e una new entry, il fratello minore di una di queste, armate di un po' di sventatezza e di molto coraggio, partono alla volta della collina, per svelare il mistero di quel fil di fumo...io lo so ma non lo dico.

Un piccolo giallo, piacevole lettura estiva, che non è solo piacevole per la storia in sé , ma lo è anche e soprattutto per come è scritto. Sulla quarta di copertina si legge che abbiamo in mano un libro ad alta leggibilità, il che vuol dire un carattere tipografico più chiaro, pause tra un paragrafo e l'altro (nel breve brano citato, le ho mantenute) e in ultimo la carta color crema, perché il bianco ...spara!
Questa casa editrice ha fatto dell'alta leggibilità la sua bandiera che sventola sempre più in alto. Nati con il preciso intento di colmare un colpevole vuoto editoriale, i libri di Bianconero si distinguono per sensibilità, visto che si rivolgono ad una popolazione di leggenti con difficoltà, ma questa loro caratteristica che, va sottolineato con chiarezza, pur giocando sulla semplificazione non influisce sulla qualità, li rende amati anche a lettori più semplicemente pigri, che di solito sono la gran parte.
Sotto l'ombrellone, nelle rare pause tra un tuffo e un bagno, o sull'amaca in giardino, o camminando lungo sentieri in salita o anche sul balcone di casa con i piedini in una bacinella sognando di essere alle Hawaii, fate buona lettura!

Carla
Noterella al margine. Andate nel sito e sfogliate il ricco catalogo di Biancoenero


martedì 24 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MA CHI ESISTE SENZA AMORE? (Serge Gainsbourg) 

MOLTO PRIMA DI TE, Rascal, Mandana Sadat
Cult Jeunesse, 2012


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

Molto prima di te...
Ho fatto un omino di macchie e il lavandaio l'ha cancellato.
Ho fatto un omino di pane e gli uccelli l'hanno beccato.


Con un vago sorriso sulle labbra, un bambino-omino vestito di nero con radi capelli in testa costruisce omini diversi, fatti di caramelle, di fil di ferro o di sabbia e ogni volta qualcosa interviene e li fa sparire: un goloso si mangia quello fatto di caramelle, acqua e vento arrugginiscono quello di fil di ferro, il mare ruba quello di sabbia. Testimone sempre presente e muto, un gatto 'liquido' di un azzurro intenso.


Nessuno degli omini fatti dall'omino nel corso della sua vita in solitudine riesce a durare, ma un bel giorno, portata da una barchetta fatta con un foglio di carta a pois, arriva una donnina, dai radi capelli lunghi, vestita di blu. 
E le cose cambiano, perché tra omino e donnina nasce l'amore che genera un ultimo e duraturo omino, fatto d'amore. Lui non sparisce, lui resta. Come pure la barchetta...

Una storia di poche parole, ma di grande intensità, poetica come una bella poesia.
In un perfetto connubio tra testo e immagine, questo albo illustrato è raffinato bello in ogni sua parte.
Grande sensibilità nella narrazione e nelle immagini e forte capacità evocativa di entrambe.
A lungo potrei ragionare sulla profondità e sulla leggerezza che caratterizza Molto prima di te. A partire dal titolo con quel molto che apre e che dice o suggerisce una precisa prospettiva di lettura.
Rivolto ad un piccolo da parte di un padre, il discorso che si apre con quel molto ha un sapore 'rassicurante'. Ciò che sto per raccontarti, sembra dire Rascal, è successo tanto tempo fa e con te non ha nulla a che spartire: tu, bambino mio, hai una storia tutta tua, fatta di qui e ora, ed è una storia diversa dalle precedenti, la tua durerà nel tempo.
Apriamo il libro e la storia comincia: un susseguirsi di tentativi di far nascere qualcosa che duri nel tempo, un crescendo di parole (in una buona traduzione di Tommaso Gurrieri) che evocano la complessità della maturazione di un uomo, fino al momento dell'amore e della voglia di fare un figlio.
Mandana Sadat 'dà corpo' al bel testo di Rascal e a quel 'molto prima di te' del titolo, dà forma all'idea che questo omino costruttore sia stato prima un bambino, quindi un ragazzino, poi un ragazzo e infine un adulto, ma ci racconta anche che i suoi occhi, con il passare degli anni, si velano di malinconica solitudine, fino all'arrivo di una compagna da amare e con la quale costruire quel 'qualcosa' che duri nel tempo.
Il mare si è portato via l'ultimo omino e il mare, secondo la Sadat, in cambio porta l'amore che dura.


Mandana Sadat regala al lettore un gatto blu che fino all'ultimo si limita ad esserci senza scopo apparente e che solo all'ultimo trova il suo posto nel mondo. Forse quel gatto blu non è altro che 'la spensieratezza' che ognuno ha fino al momento in cui non diventa genitore e che, all'atto della nascita,'regala' al suo piccolo?

Carla

Noterella al margine. Spero abbiate presente La grande question (Editions Etre, 2003), il libro di Wolf Erlbruch (La grande domanda, e/o, 2004). Di nuovo la grande question che attraversa un altro libro. È un libro per raccontare ad ogni bambino perché si nasce. Un libro per raccontare ad ogni bambino la strada che ha dovuto percorrere prima di essere ciò che è. Un libro per raccontare ad ogni bambino chi è il suo papà... e anche la sua mamma.

Altra noterella al margine. Mandana Sadat a me piace molto per la sua capacità evocativa che avevamo già visto in Italia in libri bellissimi come Dietro l'albero (Artebambini, 2004), Il giardino di Babai (Jaca book, 2004), o L'altro Paolo (Orecchio acerbo, 2006) o ancora nelle illustrazioni di una poesia di Jorge Lujan da titolo Sera d'inverno (Bohem Press, 2006). Consiglio anche visita al sito di Didier Jeunesse per capire ancora di più Rascal e il suo bel libro.

lunedì 23 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

SCAPPATE, BAMBINI!

LO ZOO DI MEZZANOTTE, Sonya Hartnett
Cairo, 2012



NARRATIVA PER GRANDI (dai 12 anni)

"In ogni direzione c'erano alberi smunti e allampanati, riuniti come magri spettatori della sua ricerca. Il terreno era troppo dissestato e il pallone non poteva essere rotolato lontano, né rimbalzato più di tanto tra gli alberi ammassati, tuttavia nel punto in cui avrebbe dovuto essere Andrej non ne vedeva traccia. Trovò invece Tomas, seduto a gambe incrociate su una pietra muschiosa, con Wilma in grembo. 'È lassù.' Tomas liberò un braccio e indicò il pallone incastrato su una forcella di un ramo."

In questo momento Andrej ha ritrovato il pallone con cui stava giocando a calcio con gli amici nella radura, ma in questo stesso istante sta perdendo tutto il resto, ad eccezione di Tomas, suo fratello minore di nove anni, e di Wilma, sua sorella lattante.
Questa è la loro storia. Grazie ad un pallone finito nel bosco i tre ora sono in fuga da un rastrellamento del loro campo, cui assistono a distanza, muti e attoniti. Vedono uccidere il loro adorato zio Marin, vedono trascinata via la madre che in romanì, per non essere capita dai tedeschi, lancia un disperato e ultimo urlo ai sui piccoli perché possano mettersi in salvo, almeno loro.
E così, aspettando nascosti nel bosco che i soldati si allontanino, ritornano al campo e raccattare quelle quattro cose che potranno servirgli da lì in poi per questa loro inaspettata quanto tragica nuova vita.
Sono rom, da sempre abituati agli spostamenti, abituati ad essere guardinghi, abituati a fare conto solo sulle proprie forze, i tre bambini, due a piedi e la terza infagottata in uno zaino che pende sulla schiena di Tomas, partono per la loro battaglia personale di sopravvivenza. Dietro di loro solo terra bruciata e davanti l'ignoto.
In una delle tante notti che vede i loro spostamenti da un villaggio distrutto a un altro, in perenne caccia di cibo, Tomas e Andrej e la piccola finiscono in un luogo del tutto inaspettato: un minuscolo zoo abbandonato per la guerra, dove sono rinchiusi nelle gabbie, ormai stremati dalla fame, una leonessa, un lupo, un cinghiale, un'aquila, un lama, un camoscio, una foca, un canguro e una scimmia.
Zio Marin lo aveva detto, una volta: gli animali sanno cose che tu neanche immagini. E sanno tenere i segreti.
E così scopriamo che gli animali sanno parlare. Difficile da credersi, ma molto spesso ciò che non si sa è però pur sempre possibile.
In questa notte così speciale, questi pochi animali e i tre bambini condividono tempo, fame, stanchezza, racconti, ricordi, paure, dolori, pensieri, sogni.
Mi piace pensare, come racconta l'orso a proposito della foca impazzita, che nel mondo ognuno di noi abbia un posto 'perfetto' per vivere. Tutti i protagonisti di questo romanzo, per ragioni diverse, invece sono stati sradicati da questo loro 'dove' ideale.
Sarà loro dato di tornarci, almeno in sogno?

Un libro gigante sul (non) senso della guerra, visto dalla prospettiva di chi la subisce, inerme e innocente: bambini e animali. Ma il libro è anche un inno altrettanto gigante alla libertà.
Lo zoo di mezzanotte mi ha davvero emozionato. L'ho trovato intelligente, stimolante, denso di contenuti e molto ben scritto; a tal punto mi è piaciuto che fatico a darne un giudizio in qualche modo distaccato, perché altri se ne possano servire.
Provo a elencare, come in un inventario asettico, ciò che contiene: sopra ogni cosa, una riflessione profonda e articolata sull'assurdità della guerra su cui si innesta la constatazione di quanto forte possa essere lo spirito sopravvivenza degli esseri viventi; digressioni continue sulla crudeltà dell'uomo, sulla sua pochezza e sul suo deleterio strapotere nei confronti del mondo che lo circonda. Ma è raccontata anche la solidarietà, la follia, il dolore, la tenerezza, la paura, il cinismo, la nostalgia, e una costante tensione verso la libertà. Insopprimibile.
Da leggere e rileggere.

Carla

Noterella al margine: Bella e lunga intervista alla Hartnett, vincitrice dell'Astrid Lindgren (2008), il più prestigioso tra i moltissimi premi dati a lei e ai suoi libri.
Purtroppo in Italia è stato pubblicato solo L'asinello d'argento (Rizzoli, 2009).

venerdì 20 luglio 2012

FAMMI UNA DOMANDA!






Ecco una collana dedicata agli animali e diretta ai più piccoli che riesce a coniugare un bel po’ d informazioni sulle più svariate creature a delle belle, liberatorie risate. I primi titoli sono usciti nel 2010 e hanno avuto successo crescente (c’è voluto un po’ per convincere le mamme che si può capire molto degli animali guardando i loro sederi o la loro cacca…). Freschissimi di stampa due nuovi titoli Orme e forme e Bocca a bocca.



Qual è la struttura di questi libri, del francese Stephane Frattini? Si tratta di un repertorio fotografico a tema, gli occhi, le case, le impronte e così via, sottoposti ai bambini in forma di indovinello: proponendo immagini ingrandite dei particolari, si rende più difficile il riconoscimento anche di animali molto comuni; alzando la finestrella si trova la risposta giusta con l’immagine intera dell’animale e una breve spiegazione. Sfogliare il libro diventa quindi una divertente gara con l’adulto di turno per vedere chi indovina più animali. Spesso le immagini sono buffe e gli stessi animali rappresentati hanno caratteristiche curiose. In questi ultimi volumi usciti possiamo confrontarci con le impronte di tortore o camosci, di tassi o di lupi; ma veramente comico il libro sulle bocche (e sui sorrisi) di trichechi e di razze, per non parlare di asini e delfini.






Non crediate di vincere a mani basse contro i vostri figli, lo sguardo dei bambini è meno guidato da pregiudizi e luoghi comuni, più avvezzo ad accettare l’impensabile.



Eleonora

Orme e forme”, S. Frattini, Franco Cosimo Panini 2012
Bocca a bocca”, S. Frattini, Franco Cosimo Panini 2012
Età di lettura consigliata, a partire dai quattro anni

giovedì 19 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LE MAMME DI AMSTERDAM

OOPS! LA PORTA È BLOCCATA!, Marian De Smet, Marja Meijer
Clavis 2011



NARRATIVA PER MEDI (dai 6 anni)

Ma quando è il momento di uscire...
Click! Clack!
Il gancio è bloccato!
Anna riprova ancora...
un, due, tre, quattro, cinque volte!
La porta non si vuole proprio aprire.
Quindi , spinge con tutta la forza che ha...
E adesso che cosa faccio?

Ecco a voi l'incubo che ha terrorizzato moltissime generazioni di bambini e molte di adulti. La porta del bagno si è bloccata e noi non riusciamo a uscire.
La bambina Anna è andata in biblioteca con sua mamma. Le scappa pipì, entra nel bagno, chiude la porta con il gancio. Appoggia i libri sulla cassetta del water, si tira giù le braghe, si siede, fa pipì...come si vede che Anna non è una bambina italiana. A una bambina 'nostrana' non sarebbe permesso andare al bagno da sola, men che meno chiudersi, men che meno meno sedersi.
La nostra piccola Anna olandese, invece, in solutidine deve risolvere il suo problema. Primo tentativo: passare, strisciando, sotto la porta ( e qui già nel lettore italiano, abituato a pavimenti di bagni pubblici non esattamente lindi e pinti, si genera un senso di forte orrore...). Secondo tentativo: passare da sopra. Troppo alto. Terzo tentativo: coinvolgere un ragazzino di passaggio (che ci faceva nel bagno delle femmine??) e tirarlo dentro. Almeno così, in due non ci si annoia e poi hanno i libri con loro. Dopo aver letto e sfogliato assieme i libri sugli animali arrivano i rinforzi. 'Anna, non devi allontanarti senza avvisare e nemmeno chiuderti in bagno, te l'ho spiegato tante volte..." Ma allora è vero: tutte uguali le mamme da Catania ad Oslo!

Nella collana LE MIE PRIME LETTURE della Clavis compaiono dei piccoli libretti in brossura, senza nessuna pretesa grafica ed editoriale che hanno il pregio di costare poco e di essere utile strumento per i primi tentativi di lettura da parte dei bambini delle prime classi di elementari. In particolare questo titolo, sembra essere un libro intermedio tra un albo illustrato (nella sua proporzione immagine/testo) e un primo libro di narrativa, per formato, rilegatura, costo.
La collana è sapientemente divisa in livelli pensati tenendo conto della relativa difficoltà e lunghezza del testo. Nobile proposito cui anche altre case editrici stanno puntando, e penso a Il Castoro con la sua collana ANCH'IO SO LEGGERE!
Questa esigenza di prime letture in passato era soddisfatta dal prestigioso catalogo Salani con i Criceti, o da Einaudi, EL con PRIME LETTURE. Ah, bei tempi! Ora, con la tendenza alla semplificazione dell'apprendimento e all'appiattimento dell'offerta e delle richiesta, libri del genere sono stati soppiantati dai terribili libri (sic!) di Stilton e da altre bassezze consimili.
Fortunatamente,da qualche tempo, gli editori più sensibili stanno cercando di opporsi a questo dilagante 'spegnimento' del pensiero e offrono a piccoli lettori in erba un catalogo che possa dirsi dignitoso per un essere umano.
Aspettiamo e speriamo

Carla

lunedì 16 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA BAMBINA FILOSOFICA, Houston abbiamo un problema, Vanna Vinci,
Rizzoli Lizard 2012

FUMETTO 

 

DOTTORE...MA SECONDO LEI GUARIRÒ?!
HO I MIEI DUBBI...
AHHH...CHE SOLLIEVO!


Ogni tanto capita di incontrarla come illustratrice, sulle copertine o all'interno dei libri, sulle mai numerose tavole. Ma Vanna Vinci il suo talento migliore mi pare lo esplichi nel fumetto. E qui siamo appunto a parlare della ormai mitica Bambina filosofica.
Mi piace.
Ragazzina dai grandi occhi dietro grandi occhiali e dai capelli a caschetto con berretto e ponpon annesso, che passa il tempo a guardare il mondo con sguardo disincantato e a leggerne certe storture con una buona dose di cinismo: questa è lei. Affiancata da Lillo il suo peluche gorilla consapevole, la sua amica e compagna di banco Angelicia che apparentemente pare sua succube, ma che invece all'occorrenza sa tirare fuori un suo caratterino e Lino Trifola, vera antitesi della protagonista, un maiale spesso all'opposizione. E poi su tutti c'è la madre. Cinica q.b., disincantata e talvolta anche un po' distratta, piuttosto autoreferenziale e non particolarmente affettuosa. Una madre che avrebbe sperato per sé un altro tipo di figlia...


A partire da quest'ultimo, conto quanti siano i punti di contatto tra la bambina filosofica e me. D'altronde io sono cresciuta leggendo Linus e ho pascolato a lungo tra i bambini filosofi, da Charlie Brown in giù. Sono pressappoco coetanea di Mafalda e quindi sono geneticamente affine al sarcasmo di questa ragazzina.
Della bambina filosofica ammiro il fatto che riesca sempre ad essere pungente e intelligente. Ogni volta è in grado di spostare la prospettiva di visione delle singole questioni messe in campo, a mischiare le carte, a spiazzare il luogo comune, a dialogare facilmente con immaginari interlocutori, tra i suoi preferiti Dio dal quale -giustamente- pretende un sacco di spiegazioni.
Dissacrante sempre, volgare mai, la bambina filosofica si sa distinguere per purezza di pensiero. La Bambina filosofica inoltre si sa muovere con grande destrezza tra filosofia e letteratura senza mai cadere nella banalità o nel luogo comune.
Si occupa di problemi quotidiani e di massimi sistemi con lo stesso piglio e con la stessa profondità di pensiero: elabora un utilissimo dizionario di insulti, maledizioni e parolacce ad uso dei bambini delle elementari, utile strumento per il corso di insubordinazione verbale. Non vorrete mica che da grandi quegli stessi bambini imbraccino subito un'arma da fuoco...ecco fatto: la bambina filosofica ha sparigliato le carte, ha messo sotto sopra il pensare comune e porta il lettore a pensare e a leggere in chiave diversa il mondo, o quanto meno una porzione di esso.
Accanto al letto della madre dormiente, la bambina si interroga e si chiede perché alla sua nascita nessuno si sia peritato di farle pervenire il foglietto illustrativo con le istruzioni per esistere... ecco fatto: la filosofia si mischia con l'esperienza di tutti i giorni, in cui ci si confronta con una sequenza di istruzioni (dal mobiletto ikea fino alla sorpresa dell'uovo kinder).
Dialoga con Dio chiedendogli se dopo aver creato l'uomo non sarebbe stato meglio non prendersi un giorno di riposo, perché abbassare la guardia non giova mai...ecco fatto: mettere il divino a contatto con l'umano per trovare un senso nelle cose. 

 
La bambina filosofica è però anche e soprattutto una bambina e come tale organizza le sue giornate e i suoi progetti: così una varicella può facilmente essere 'pompata' fino a trasformarsi in una peste bubbonica. Il progetto lunare le fa organizzare una scorta di derrate alimentari, marschmallow, per eventuali indigeni lunari, la fa allenare nella centrifuga della lavatrice, le fa costruire la navicella con la lavatrice suddetta legata a un boiler, le fa indossare i moonboot anni 70 di sua madre e la fa decollare...e quel buco nel soffitto che sarà difficile spiegare all'assicuratore, la rende davvero SPAZIALE!!
Impossibile non averlo sul comodino per leggerne passi scelti la sera e addormentarsi con un pensiero e una risata

Carla

venerdì 13 luglio 2012


LE ALBICOCCHE DI CARMINE

A casa mia Carmine è diventato famoso per le ciliegie. Le coltiva sulla sua terra a Montelibretti (non è la stessa persona di ponte milvio cui alludo qui) e io sono una delle sue più affezionate clienti, visto che ne consumo, in stagione, almeno un chilo al giorno. Mi metto lì con la cassettina davanti e come un automa in assoluta trance prendo, mordo, sputo, prendo, mordo, sputo, prendo, mordo e sputo...
Carmine ha anche vinto l'ambito premio Ciliegia di legno, che ogni anno conferisco (io, unico  membro della giuria e indiscusso presidente) al miglior ciliegiaio dell'anno. Due belle sferette di legno, laccate di rosso, legate tra loro da un cordino verde che allude al picciolo e due sottili foglie di seta a mo' di foglie pendono dallo specchietto retrovisore del suo furgone!
Carmine mi vizia: quando mi vede arrivare, basta uno sguardo e lui scompare sotto il suo banchetto instabile per riemergere dopo poco con un sacchetto di carta pieno di ciliegie della riserva d.o.c. che mi dà come si faceva alla borsa nera durante la guerra...Durante i mesi che precedono la maturazione, durante il delicato momento della fioritura, e poi quello della crescita fino alla raccolta penso ai ciliegi di Carmine con apprensione, come se fossero anche un po' mie quelle piante ....che meraviglia!
Ma adesso Carmine sta conquistando un'altra porzione del mio cuore con le sue albicocche.
Le albicocche mi piacciono, per sapore e comodità di gestione (niente scolature di succo lungo gli avambracci, noccioli che si staccano bene, buccia che non va tolta ecc. ecc.), ma non tanto quanto le ciliegie.
Però, così come per le ciliegie, Carmine mi consiglia sulle migliori che trovo sul suo banco e quindi, albicocca dopo albicocca, sono diventata una grande consumatrice.
Ma quest'anno -che definirei senza tema di smentita- l'anno dell'albicocca (alberi ovunque con i rami piegati da una esagerata fruttificazione) a Carmine sono maturate vagonate di albicocche, ma lo hanno fatto tutte contemporaneamente con conseguente sovraproduzione. Il povero Carmine così ha intere cassette che tiene in disparte accanto al furgone piene di albicocche così mature che son sull'orlo del precipizio verso la spazzatura. Sono lì, pallette arancioni, che tutti ignorano tranne io. 'Carmine, ma con queste che ci fai? Le butti?' Lui alza le spalle sconsolato... 'Me le vendi, che ci faccio la marmellata?' Carmine, ve l'ho detto, è una brava persona e così mi ha letteralmente riempito di albicocche e, dandomele, ci ha tenuto a dirmi che sarebbero state le ultime della stagione.
Quindi, se sbagli la ricetta, è la fine.


Questa è quella della Maestra di tutte le marmellate, Christine Ferber (una signora alsaziana un po' in carne, famosa nel mondo per le sue confetture) che ha un metodo efficace per mantenere dei frutti il colore e la consistenza che hanno da freschi:

1 kg di albicocche sull'orlo del precipizio (devono pesare un chilo al netto del nocciolo)
200 gr di acqua (per i precisi) alias un bicchiere
800 gr di zucchero
il succo di un limone piccolo
2 bacche di vaniglia, incise longitudinalmente

Prendete le albicocche lavate e snocciolate e mettetele per un'ora in una grande ciotola a macerare con lo zucchero, l'acqua e il succo di limone e la vaniglia.
Passato questo tempo mettete il tutto a cuocere a fuoco bassissimo fino a che non comincia a sfrigolare, NON deve bollire. Direi per un tempo che dura tra 15 ai 25 minuti. Quindi rimettete il tutto nella ciotola di prima, ricopritela, e lasciate a riposo per una dozzina di ore (quando si è intiepidito, mettetelo in frigo).


Passata 'a nuttata (o la giornata), versate in un colino a maglie molto fitte l'intero contenuto della ciotola, ovvero le albicocche e lo sciroppo, in modo che si filtri per bene.
A questo punto, mettete sul fuoco il solo sciroppo e fatelo cuocere per almeno 45 minuti, meglio un'ora (deve raggiungere i 105° che è la temperatura in cui comincia ad addensare), schiumatelo ogni tanto. Nel frattempo sbucciate (la cosa dà un gran gusto) le albicocche, che si peleranno docilmente come i peperoni al forno. Passata l'oretta di sobbolimento dello sciroppo aggiungete le albicocche e le stecche di vaniglia e fate cuocere a fuoco vivo per solo una decina di minuti, non di più, da quando riprende il bollore. Spento il gas, riempite fino all'urlo i barattoli, chiudeteli e metteteli a 'capa sotto' perché si formi il sottovuoto. Avvolgeteli tutti vicini in una coperta perché il calore si disperda il più lentamente possibile. Lasciate che la confettura stagioni qualche tempo e quest'autunno, in una giornata particolarmente grigia, a colazione apritene un barattolo e vedrete che quell'arancione forte riaccenderà il sole, quanto meno nel vostro piatto.



Carla

mercoledì 11 luglio 2012

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


PINK LADY: 
COME È DIFFICILE PARLARE DELLA MORTE



Sarà casuale, ma fra i libri per ragazzi usciti recentemente, diversi ruotano intorno al tema del lutto. Da argomento quasi tabù è diventato a suo modo un ‘filone’ della narrativa, suggerendo in realtà approcci diversi. Nel caso dell’esordiente Benedetta Bonfiglioli, è anche troppo chiaro l’intento ‘educativo’, mostrare che è possibile tornare a vivere dopo una grave perdita.
La storia è molto lineare, la protagonista, Anna, si sente abbandonata dai suoi genitori, persi in un dolore immenso, e così si lascia andare, avviandosi verso l’autodistruzione, specchio del sentirsi in colpa per essere sopravvissuta alla sorella. Finalmente i genitori si rendono conto di quello che sta accadendo sotto i loro occhi e decidono di dare una svolta alla vita della famiglia, trasferendosi in un paesino della bassa padana. Qui inizia la nuova vita di Anna, soprannominata da Marco, un nuovo amico e futuro amore, Pink Lady, dal nome di una mela dolce e dura contemporaneamente.
L’autrice, qui al suo esordio, riesce nel suo intento di descrivere il processo, lungo e doloroso, di accettazione della morte di una persona amata e di accettazione della propria vita. Ma la rappresentazione di questo percorso è forse troppo lineare, con personaggi buoni troppo buoni e troppo comprensivi, con soluzioni di vita che si realizzano con un colpo di bacchetta magica, tutto ben lontano dall’esperienza reale.
Per rendere ancora più esplicito il suo messaggio, viene introdotta un’altra storia, incastonata alla prima e raccontata in un diario ritrovato per caso nella nuova casa; un amore degli anni cinquanta e finito con un matrimonio di convenienza, salvo coltivare in segreto l’amore perduto. L’inserimento di questa seconda storia mi è parso piuttosto artificioso, inessenziale allo svolgimento del filone principale, e necessario solo a dimostrare che esistono amori o amicizie ‘eterni’.
Con un più robusto intervento in fase di editing queste ingenuità narrative si sarebbero sicuramente superate, c’è, infatti, una certa facilità di scrittura, uno stile scorrevole e adatto al lettore giovane, così come risulta efficace la descrizione della provincia padana, le sue atmosfere afose e i colori della sua campagna.



Anche Roddy Doyle si cimenta su un tema simile: quattro generazioni di donne (una in veste di fantasma) si confrontano per aiutarsi reciprocamente nell’affrontare la prossima dipartita di una di loro. Per fare questo, l’intervento del fantasma della mamma della moribonda aiuta figlia e nipote ad avvicinarsi con delicatezza al momento dell’addio, attraverso una stravagante ultima gita in macchina, per tornare ai luoghi dell’origine, alla fattoria che un tempo le ha viste insieme. Lo stile di Roddy Doyle è inconfondibile, la leggerezza e l’ironia con cui riesce a descrivere una situazione surreale e triste sono il suo tratto distintivo. Ma perché la necessità di presentare un personaggio, il deus ex machina della storia, in questa veste irreale, metafisica? Peccato, perché il rapporto fra nonna e nipote è descritto con grande sensibilità e delicatezza e da un autore come Roddy Doyle mi sarei aspettata qualcosa di più. Forse per il mio approccio laico al tema della morte non credo che per aiutare i ragazzi ad affrontare un tema così doloroso e difficile sia necessario riferirsi a grotteschi aldilà, a consolatori ‘ci rivedremo’, a prescindere dalla fede che si ha oppure no. Ma su questo, immagino, potremmo discutere a lungo.

Eleonora


Pink Lady”, B. Bonfiglioli, San Paolo Edizioni 2012
La gita di mezzanotte”, R. Doyle, Salani 2012



martedì 10 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


BRUCO ERA PEGGIO...

IL DRAGO E LE FARFALLE e altre storie, Italo Calvino, Fabian Negrin
Mondadori, 2012

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)



"I mesi e gli anni trascorrono monotoni in quest'isola e ogni giorno è uguale a un altro giorno. Quando penso che il drago potrebbe svegliarsi mi si riempie il cuore di paura, ma anche un po' di speranza che succeda qualcosa di diverso dal solito...l'imprevisto...l'avventura..."

E infatti qualcosa succede. I destini di tutti i personaggi di questo breve racconto convergono verso un destino che li accomuna. Valdemaro, ragazzo sfortunato buttato in mare dai pirati e dagli stessi derubato della mappa del tesoro nascosta nella grotta del drago, sbarca come naufrago su un'isola. Su questa vive la figlia del governatore, fanciulla annoiata, dalla monotonia di una vita piena di agi. Il Governatore che, pieno di sicumera, deve rispondere di fronte al popolo della cattura del feroce drago. E in ultimo il feroce drago che, erroneamente creduto da tutti un pericolo incombente, in realtà desidera solo trasformarsi in farfalla. Accanto a loro che sono i protagonisti, si agita una serie di divertenti personaggi comprimari: pirati goffi ridotti letteralmente in pezzi, saggi rastrellatori di spiagge, un tempo naufragati anche loro sull'isola, zie puritane, inacidite dagli anni.


Il naufrago Valdemaro è in cerca del drago, o per meglio dire, della caverna di questo perché in essa si nasconde il suo tesoro. I pirati, ladri di mappe, cercano anch'essi detta caverna per i medesimi motivi. La fanciulla, di nome Biancaperla, figlia del governatore, è anch'essa in cerca del drago, o per essere più precisi, del cavaliere che lo deve affrontare e sul quale lei già tanto immagina e sogna. E poi c'è lui, il drago. Liberatosi, come vuole la tradizione, dalla sua caverna allo scoccare del 177esimo anno è in cerca di farfalle, esseri leggeri che lui ama massimamente e dei quali vorrebbe imitare leggiadria nel posarsi sulle corolle dei fiori. Ma il destino ingrato ha voluto che lui, al contrario delle farfalle, allontanasse nel terrore ogni creatura incrociata sul proprio cammino. Ed ecco che Biancaperla, l'annoiata e sognatrice figlia del governatore, è lì che saltella con il suo vestito rosa nel prato e pare proprio una farfalla, il drago la incrocia, la cattura pensando sia un esemplare di amato lepidottero e Valdemaro nascosto nel prato, intento a seguire la sua traccia, vede la scena e si gioca il tutto per tutto: " io sono un sovrintendente alle metamorfosi dei lepidotteri!" . In tal modo, dopo una breve lezione di metamorfosi, riesce a convincere il drago a farsi avvolgere -come in un bozzolo vero- in una robusta fune. Le aspettative del drago salgono ovviamente alle stelle: "ma diventerò davvero farfalla?" "Garantito".
Il finale è tutto da scoprire, come tutti da leggere sono anche gli altri due bei racconti che seguono, dal titolo L'ussaro e la luna e Tre isole lontane, in questo secondo libro di racconti brevi di Calvino che Mondadori - nella collana Contemporanea- nel giro di poco tempo pubblica.
Tanto Il drago e le farfalle che Tre isole lontane fanno parte della collezione di Storie per bambini che Calvino scrisse tra il 1977 e il 1981 e che comprendono anche I disegni arrabbiati (qui) e La foresta radice-labirinto (Mondadori, 2000) che uscì anni addietro.
Il racconto L'ussaro e la luna ha una genesi differente; si tratta infatti di un 'trattamento', ovvero di uno stadio intermedio tra un soggetto e una sceneggiatura vera e propria, immaginato da Calvino in quegli stessi anni per alcuni bozzetti teatrali di Toti Scialoja.


Alla lettura, tutti e tre i racconti (due dei quali intrecciati tra loro per certi particolari), presentano una vena di forte ironia che li attraversa e che li caratterizza e che si insinua in ogni particolare. Uno per tutti: la scelta di toponimi o nomi propri che sono il frutto di un raffinato quanto sornione gioco letterario, che chi conosce Calvino non può non amare. Così come ci ha abituato in altre sue opere, anche qui si ritrova quel particolare gusto per il racconto surreale, che lo ha reso inconfondibile e immortale.
Purtroppo i disegni di Negrin, seppure molto evocativi, sono un po' sacrificati dal piccolo formato del libro.
Ciò nonostante emerge per intero tutta la sua generosità (sono quasi 40 tavole, di cui alcune su doppia pagina), la sua raffinatezza, visibile nelle molte citazioni colte (da Paolo Uccello a Tiepolo), e il suo senso dell'ironia che lo mette in perfetta sintonia con il testo.
Se ancora non vi è chiaro: si tratta di libro da non perdere!

Carla



Noterella al margine: mi è capitato di leggerlo al mare alla mia giovane amica Alice e lei rideva di gusto...

venerdì 6 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CALLÒ CALLÀI, SI VEDE IL CIARLESTRONE!

JABBERWOCKY, Lewis Carroll, Raphaël Urwiller
Orecchio acerbo, 2012


POESIA (per tutti)

"ERA BRILLOSTO, E I TOSPI AGÌLUTI
FACEAN GIRELLI NELLA CIVA;
TUTTI I PAPRUSSI ERANO MÉLACRI,
ED IL TRUGON STRINIVA.
MA BADA AL CIARLESTRNE, O FIGLIO!
CON FAUCI E DENTI TI RINSERRA."

Badate al Ciarlestrone, voi che girate in libreria...
Jabberwock, o Ciarlestrone, un mostro che si nasconde nella foresta e si insinua tra gli alberi.
Jabberwocky, o Ciarlestroniana, è l'epopea del bambino che sulle sue tracce si mette per sconfiggerlo con gran coraggio.
In un paesaggio lunare, dove solo poche cose hanno contorni precisi, si nascondono occhi ammiccanti di un mostro sconosciuto e lo strugon strinisce, qualcosa sta per accadere. Un minuscolo bambino re, parte alla ventura per attraversare il bosco, tenendosi lontano da terribili artigli e fauci fameliche , parte per cacciare il mostro.
Armato del brando vorpido e di un gran coraggio, il piccolo si inoltra. Ed ecco che alle sue spalle arriva occhidibragia il ciarlestrone. Lo scontro sarà duro ma alla fine - un dué un dué- il mostro schianta e quel re bambino vince. Evviva! e in un mondo visto allo specchio, si può tornare a giocare tranquilli, far volare un aquilone, che pare proprio un ciarlestrone, e sentire di nuovo lo strugon strinire, pronti per la prossima battaglia...
Una fantastica avventura, dove tutto è inventato: dai mostri alle parole. Unica cosa autentica è l'intraprendenza dei bambini.
Jabberwocky è uno dei tanti gioielli linguistici che brillano in Attraverso lo specchio e quello che Alice vi trovò, capolavoro di Lewis Carroll e seguito del più conosciuto Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Jabberwocky è una delle più famose e riuscite poesie nonsense, che Carroll ha scritto. Talmente famosa che se cercate in un dizionario inglese la parola Jabberwocky troverete come definizione: nonsense.
Costruita come un vero e proprio gioco con le parole e con i suoni, che probabilmente Carroll volle scrivere come j'accuse nei confronti di tutti coloro che all'epoca, nella seconda metà dell'Ottocento, ammantavano il loro linguaggio di anacoluti, di parole obsolete e forbite, di espressioni oscure a molti per ammantarsi di una saggezza fatta di nulla.
Vero e proprio cimento per i grandi traduttori di tutto il mondo. Masolino D'Amico, a mio avviso, il migliore.
Questo libro è prezioso. Molto prezioso in ogni sua parte, e lo si intuisce già solo prendendolo in mano, passando la mano sulla copertina in serigrafia. Estremamente raffinati sono anche i disegni di Raphaël Urwiller, giovane illustratore francese in continua ricerca e sperimentazione nel campo dell'illustrazione d'arte. Per la prima volta, il Jabberwocky prende forma e colore. Due colori soli per creare questa atmosfera surreale che ricorda l'oriente in mille particolari formali, un continuo gioco che pare alludere all'anaglifo, ovvero a quel sistema che, basandosi sul principio della visione binoculare, vede due immagini identiche quasi del tutto sovrapposte e che ci dà l'illusione della tridimensionalità. La raffinata continua ricerca di movimento, ottenuto attraverso lettere che lievemente salgono e scendono, che quasi si sovrappongono, che giocano con lo sguardo del lettore.
Quindi Urwiller risponde ad un gioco linguistico dove le parole alludono e illudono con un gioco illustrativo dove le immagini illudono e alludono.
Un libro che va letto solo ad alta voce, un libro che, nella sua fantalingua, può diventare codice segreto tra bambini e genitori. Mi piacerebbe un giorno, sentire in un parco un papà stripetare gioioso al proprio figlio: o raggioso, galonfa galonfa ma poi ritorna qui al dei tontoni albero, dove io t'abbracci!
Che bello sarà...


Carla

giovedì 5 luglio 2012

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ERCOLINO SEMPREINPIEDI

IL GENIALE MONDO DI HUGO, Sabine Zett
Cult editore, 2011

NARRATIVA PER GRANDI (dai 10 anni)



"Sono Hugo, il tipo più fico del sistema solare! Sì, è proprio questo che sono! Un giorno ci saranno delle strade con il mio nome!
Stanno tutti per me, là sotto, mi ostino a pensare. Senza star tanto a rifletterci, allungo la schiena in una postura perfettamente eretta e piego le braccia in avanti. Poi decollo di colpo e volo in acqua con una bella parabola. Sono sott'acqua e mi sembra impossibile non aver battuto né schiena né spalle."

Finalmente Hugo ha trovato lo sport in cui eccellere.
Il mondo 'parallelo' che Hugo si è costruito a sua misura ha solo pochi punti di tangenza con la realtà. E di solito, quando i due mondi si toccano, succedono dei gran guai. Hugo ha 12 anni un solo amico vero, qualche nemico (ma niente di serio), un amore nascosto, una famiglia 'regolare'. Coltiva, come tutti i dodicenni, il mito di se stesso. Non tanto fra i banchi di scuola, ma nello sport. In questo campo pensa sempre in grande. Con il calcio, quando si presenta agli allenamenti con videocamera per riprendersi nei suoi dribbling da mostrare ai 'talent scout' che sono certo sulle sue tracce. Nella palla a mano di cui ignora anche i fondamentali, ma che è certo di poter dominare.
Ma nonostante questa sua ostentata sicurezza, Hugo è un ragazzino 'normale' che quindi dovrebbe pensare, come gli altri comuni mortali, ad impegnarsi, ad allenarsi, a sforzarsi, a 'fallire' per poi 'riuscire'. Questa distonia costuisce il divertimento del libro. Il voler sempre strafare lo rende agli occhi degli altri, ma anche a quelli del lettore, un ragazzino un po' goffo che ispira ilarità, ma anche tanta tenerezza.
Hugo, bisogna dirlo, è l'ennesimo personaggio che prende spunto dallo stereotipo dello 'sfigato'. Chi si occupa di libri per ragazzi ne ha incontrati a bizzeffe. Più o meno credibili, più o meno letterariamente interessanti, ma tutti segnati da questo destino: la fatica di crescere.
Hugo non è tra i più significativi, anche perché arriva per buon ultimo (chissà se lo tellererebbe, lui che vuole sempre primeggiare?), ma un pregio lo ha: è tenace. Lui non molla mai, un po' come Ercolino sempreinpiedi, quel pupazzone che potevi prendere a pugni per ore, ed era in grado di rialzarsi sempre e comunque e di ricomparirti beffardo davanti, con il suo sorriso stampato.
Rispetto ad altri personaggi di libri simili che si accoccolano nel loro mondo di mezze cartucce e trovano - giustamente- il loro habitat ideale, salvo poi riscattarsi e trasformarsi in 'supereroi' in finali inaspettati, Hugo non ci sta a fare il gregario. Lui combatte sempre, un po' come il mio amato Don Chisciotte, contro nemici che non esistono, ma combatte. Ha una sconfinata fiducia in se stesso che lo manda avanti come un panzer, in mezzo agli sberleffi degli altri.
E questo mi piace di lui. Sebbene sia sotto gli occhi di tutti il suo scarso senso dell'abnegazione, la sua scarsa propensione alla fatica e all'impegno per imparare, Hugo si sta continuamente mettendo alla prova. È già un bel po'.
Mirare in alto, andare in cerca di qualcosa a testa bassa per la propria strada è caratteristica che ho sempre apprezzato nei miei lunghi soggiorni tedeschi, la cosa che qui fa la differenza è la capacità di essere anche un bel po' visionari, grandi sognatori. Carattere che, al contrario, non mi risulta così diffuso in terra di Germania, purtroppo...

Carla

Noterella al margine: il sito dell'editore riporta la scheda di questo libro con un titolo diverso da quello con il quale poi è stato pubblicato (per di più un H che va e viene). 


Oh, oh...creativi sì,  ma così lontani dalla proverbiale precisione teutonica...cosa ne penserà Sabine Zett?