CALLÒ CALLÀI, SI VEDE IL CIARLESTRONE!
JABBERWOCKY,
Lewis Carroll, Raphaël Urwiller
Orecchio
acerbo, 2012
POESIA (per tutti)
"ERA
BRILLOSTO, E I TOSPI AGÌLUTI
FACEAN
GIRELLI NELLA CIVA;
TUTTI
I PAPRUSSI ERANO MÉLACRI,
ED
IL TRUGON STRINIVA.
MA
BADA AL CIARLESTRNE, O FIGLIO!
CON
FAUCI E DENTI TI RINSERRA."
Badate
al Ciarlestrone, voi che girate in libreria...
Jabberwock,
o Ciarlestrone, un mostro che si nasconde nella foresta e si insinua
tra gli alberi.
Jabberwocky,
o Ciarlestroniana, è l'epopea del bambino che sulle sue tracce si
mette per sconfiggerlo con gran coraggio.
In un
paesaggio lunare, dove solo poche cose hanno contorni precisi, si
nascondono occhi ammiccanti di un mostro sconosciuto e lo strugon
strinisce, qualcosa sta per accadere. Un minuscolo bambino re, parte
alla ventura per attraversare il bosco, tenendosi lontano da
terribili artigli e fauci fameliche , parte per cacciare il mostro.
Armato
del brando vorpido e di un gran coraggio, il piccolo si inoltra. Ed
ecco che alle sue spalle arriva occhidibragia il ciarlestrone. Lo
scontro sarà duro ma alla fine - un dué un dué- il mostro schianta
e quel re bambino vince. Evviva! e in un mondo visto allo specchio,
si può tornare a giocare tranquilli, far volare un aquilone, che
pare proprio un ciarlestrone, e sentire di nuovo lo strugon strinire,
pronti per la prossima battaglia...
Una
fantastica avventura, dove tutto è inventato: dai mostri alle
parole. Unica cosa autentica è l'intraprendenza dei bambini.
Jabberwocky
è uno dei tanti gioielli linguistici che brillano in Attraverso
lo specchio e quello che Alice vi trovò, capolavoro di Lewis
Carroll e seguito del più conosciuto Le avventure di Alice nel
Paese delle Meraviglie.
Jabberwocky
è una delle più famose e riuscite poesie nonsense, che Carroll ha
scritto. Talmente famosa che se cercate in un dizionario inglese la
parola Jabberwocky troverete come definizione: nonsense.
Costruita
come un vero e proprio gioco con le parole e con i suoni, che
probabilmente Carroll volle scrivere come j'accuse nei
confronti di tutti coloro che all'epoca, nella seconda metà
dell'Ottocento, ammantavano il loro linguaggio di anacoluti, di
parole obsolete e forbite, di espressioni oscure a molti per
ammantarsi di una saggezza fatta di nulla.
Vero
e proprio cimento per i grandi traduttori di tutto il mondo.
Masolino D'Amico, a mio avviso, il migliore.
Questo
libro è prezioso. Molto prezioso in ogni sua parte, e lo si intuisce già solo
prendendolo in mano, passando la mano sulla copertina in serigrafia.
Estremamente raffinati sono anche i disegni di Raphaël Urwiller,
giovane illustratore francese in continua ricerca e sperimentazione
nel campo dell'illustrazione d'arte. Per la prima volta, il Jabberwocky prende forma e colore. Due colori soli per creare
questa atmosfera surreale che ricorda l'oriente in mille particolari
formali, un continuo gioco che pare alludere all'anaglifo, ovvero a
quel sistema che, basandosi sul principio della visione binoculare,
vede due immagini identiche quasi del tutto sovrapposte e che ci dà
l'illusione della tridimensionalità. La raffinata continua ricerca
di movimento, ottenuto attraverso lettere che lievemente salgono e
scendono, che quasi si sovrappongono, che giocano con lo sguardo del
lettore.
Quindi
Urwiller risponde ad un gioco linguistico dove le parole alludono e
illudono con un gioco illustrativo dove le immagini illudono e
alludono.
Un
libro che va letto solo ad alta voce, un libro che, nella sua
fantalingua, può diventare codice segreto tra bambini e genitori. Mi
piacerebbe un giorno, sentire in un parco un papà stripetare
gioioso al proprio figlio: o raggioso, galonfa galonfa ma poi ritorna
qui al dei tontoni albero, dove io t'abbracci!
Che
bello sarà...
Carla
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