lunedì 31 dicembre 2018

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   
un anno di recensioni su Lettura candita 
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Gennaio 2018




perché

"questo piccolo illustrato ha molte doti concentrate in poche immagini: l'ironia, sicuramente, che sfuma nel grottesco quando descrive l'irrealistica immaginazione del bambino ancora poco padrone dei suoi mezzi fisici, un po' pasticcione, ma fieramente intenzionato a non chiedere aiuto. La cosa più apprezzabile in questo albo veloce e imprevedibile, è proprio l'aver visto il mondo ad altezza bambino: per un piccolo spogliarsi è una questione seria, sbrogliarsela da soli una questione fondamentale per affermare la propria presenza autonoma del mondo."

 Febbraio 2018



perché 

"E’ una trama complessa, piena di personaggi descritti a tutto tondo, di particolari, di descrizioni d’ambiente, di riferimenti storici. E’ davvero la dimostrazione di una grande padronanza del meccanismo del racconto, con una cura estrema del dettaglio, dalla descrizione dei vestiti al linguaggio attribuito a ciascun personaggio. E anche solo per questo, per questa accuratezza, consiglierei la lettura del romanzo; ma naturalmente non c’è solo questo, nel racconto corale di una famiglia e di un paese, la Norvegia, di cui, in fondo, non sappiamo molto. E’ un romanzo di grande respiro, di quelli che si fanno apprezzare pagina per pagina, sicuramente pensato per non essere un romanzo ‘per ragazzi’, ma rivolto anche al lettore e lettrice adulti."

 

 Marzo 2018



perché 

"Sono fatte salve tutte le caratteristiche formali di un librino per mani piccolissime. Ma a questo si aggiunge una altissima qualità estetica e di progetto che invece nei già rari libri per la primissima infanzia latita spesso e volentieri (basandosi sull'adagio che tanto un bambino piccolo il libro lo assaggia più che 'leggerlo').
La forza e il successo dei disegni di Eva Eriksson sta proprio in questo, nella sua capacità di creare personaggi attraverso il loro agire sulla pagina, le loro emozioni passano attraverso il gesto e lo sguardo e ciò li rende reali e come tali riconoscibili. Da quarant'anni in qua."
 

Aprile 2018



perché 

"Steig è uno dei più significativi rappresentanti di quell'epoca strepitosa - vera e propria età d'oro - del libro illustrato per l'infanzia. Finalmente qualcuno se ne è accorto e lentamente tutti i suoi libri , alcuni dei quali erano già stati pubblicati da Mondadori o da Einaudi in collane economiche che non gli rendevano merito, stanno comparendo in veste tipografica ben più curata e degna." 


Maggio 2018 



perché 

"L’anno in cui imparai a raccontare storie è un romanzo denso, che affronta in modo efficace tematiche impegnative: la prima, la più evidente, è relativa al pregiudizio, all’esclusione sociale, alla funzione quasi fisiologica di ‘cattivi’ che gli emarginati assolvono, loro malgrado, all’interno di una comunità. E’ facile trovare colpevoli in chi non ha gli strumenti per difendersi; è facile farlo quando si ha a che fare con comportamenti inconsueti, col rifiuto delle regole sociali più banali. Ma è anche presente la tematica del bullismo, qui interpretato da una ragazzina dalla vita difficile, incapace di controllare le conseguenze delle sue azioni."

 Giugno 2018


 perché 

"Questo albo illustrato ha diversi punti di forza: la capacità di sintesi dell’autore, Elisha Cooper, che per questo albo ha ricevuto la Caldecott Honor, nel raccontare con attenzione e cura la vita quotidiana dei gatti protagonisti, la vita che scorre, sempre uguale e sempre diversa, il momento in cui ci si conosce, ci si abitua l’uno all’altro e poi, inevitabilmente ci si lascia.
L’assenza di retorica è un tratto distintivo: sulla fine, sull’addio è facile far scorrere le lacrime. Qui la dipartita del gatto più vecchio viene raccontata con sobrietà, per quello che è, un momento doloroso e inevitabile del vivere insieme. E con la stessa sobrietà si racconta il nuovo inizio, la continuità della vita nello scorrere del tempo."
 
[continua]

lunedì 24 dicembre 2018

ECCEZION FATTA!

BLOG IN PAUSA 

Per ragionare a dovere sui nostri 
fuochi d'artificio di fine anno


Kitty Crowther, Astrid Lindgren, Mentre tutti dormono, Il gioco di leggere 2015

si riapre intorno a capodanno

venerdì 21 dicembre 2018

FAMMI UNA DOMANDA!


BUONI PROPOSITI PER IL FUTURO


Per arrivare ai buoni propositi, devo prima parlare di libri ben fatti, prodotti dallo stesso editore, De Agostini. Non ho scelto casualmente questo editore, proprio per le considerazioni finali.
Il primo libro è un libro quasi perfetto, a cui manca solo quel guizzo di genialità che può rendere unico un libro. Si tratta di ‘Guida galattica alle stelle per gattini e umani’, scritto da Stuart Atkinson e illustrato da Brendan Kearney: si tratta, proprio come fa capire il titolo, di una guida alle osservazioni celesti, nel nostro emisfero, con la necessaria descrizione delle costellazioni e della storia dei loro nomi. Ma non mancano nozioni più generali sulla natura delle stelle e sul sistema solare. Come di consueto in questo genere di libri, grande ruolo è svolto dalle illustrazioni, alcune delle quali sono fosforescenti per aiutare la contemplazione e il riconoscimento delle costellazioni, durante l’osservazione notturna.
Cos’ha di particolare questo libro: intanto contiene informazioni corrette, per esempio sulle fasi lunari viste dall’emisfero boreale, al contrario di altri testi, per altro bellissimi, in cui la mancata revisione delle didascalie fa sì che si crei l’impressione di un errore nemmeno tanto trascurabile.
Un esempio eccellente è ‘Planetarium’, appartenente alla stessa prestigiosa collana di ‘Animalium’. Parliamo quindi di un libro esteticamente molto curato, anche più approfondito nel testo, rispetto a quello di cui stiamo parlando, ma che mostra, senza specificarlo, le fasi lunari dell’emisfero australe.
Peccato veniale? Non credo proprio, qualsiasi bambino che lo utilizzasse e che ne constatasse l’inesattezza potrebbe pensare che tutto il contenuto di quel libro è opinabile.


L’altro punto di forza della ‘Guida galattica’ sta nell’essere perfettamente ritagliato sulla misura di bambine e bambini di sette/nove anni, curiosi e attenti, ma non ancora desiderosi di approfondimenti. Linguaggio chiaro, facile consultazione e illustrazioni efficaci ne fanno un’ottima proposta per le sorprese di Babbo Natale.


Lo stesso si può dire per ‘Viaggi straordinari’, di Laura Knowles e Chris Madden, autore delle illustrazioni. Fra i tanti testi che raccontano la vita animale, la migrazione è un fenomeno trattato di solito sinteticamente. Qui invece è il centro della descrizione delle vite straordinarie di diversi animali, dalle sterne alle megattere, dagli gnu agli orsi polari.
Il testo è breve e fondamentale è il ruolo dell’immagine, che accoglie il testo. E’ un bel libro, efficace, pur nella sintesi, esteticamente curato, adatto alla stessa fascia d’età del precedente, capace di soddisfare il senso di meraviglia di bambine e bambini. Ad ogni animale è dedicata una doppia pagina, in cui vengono descritte le caratteristiche dell’animale e del suo viaggio. E’ un libro gradevole, stimolante, adatto a lettrici elettori appassionati di animali.


Ed eccomi alle considerazioni finali: mi è successo troppe volte di imbattermi, fra le righe dei testi di divulgazione, in errori o inesattezze e, anche solo per ragioni statistiche, posso pensare che quelli da me individuati non siano che la punta di un iceberg. Mi sembra sconcertante constatare come grandi editori, come Rizzoli ed Electa Kids, non abbiano un sistema di verifiche sui testi dei libri che traducono. Mi sembra un insulto all’intelligenza dei bambini il pensiero che qualche inesattezza qua e là possa essere ammessa, tanto non se ne accorgono. Le bambine e i bambini si meritano questa sciatteria?
E poi, pensando a un editore grande e importante come De Agostini, perché, se è perfettamente in grado di scegliere e gestire correttamente i testi stranieri che acquista, li affianca a produzioni mediocri, che vengono stancamente riproposte, magari con una copertina leggermente diversa, di stagione in stagione? Per quale insondabile ragione ‘di mercato’ ci si sente obbligati a riproporre tipologie di libri che oramai abbondano sulle bancarelle? Ci sono bambini di serie A, che leggono bei libri, e bambini di serie B cui possiamo propinare qualunque cosa? Magari smettiamo di ripubblicare libri superati, dalla grafica scadente, che pensano di attirare lettori con il glitter in copertina.
Non sarebbe forse meglio produrre meno e produrre meglio?
Potrebbe comparire come uno dei buoni propositi per l’anno nuovo.

Eleonora

“Guida galattica alle stelle per gattini e umani”, S. Atkinson e B. Kearney, De Agostini 2018
“Viaggi straordinari”, L. Knowles e C. Madden, De Agostini 2018


mercoledì 19 dicembre 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


I VESTITI DELL'INFANZIA

Ora sono felice, Antoinette Portis (trad. Giulia Genovesi)
Terre di Mezzo 2018


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Questa è la mia brezza preferita. Questa è la mia foglia preferita. Questa è la mia buca preferita (questa qui) perché è quella che sto scavando.
Questo è il mio fango preferito. Questo è il mio verme preferito."

Bambina dalla zazzera castana che attraversa il tempo, che corre nei prati, che scava buche al mare, che si arrampica sugli alberi, che cammina sotto la pioggia, che dà le briciole agli uccelli e che, quando fa notte, va a prendersi il gatto e assieme guardano la luna. Questa bambina, a cui è appena caduto un dente, è lì che vive la sua giornata che scandisce in un elenco di attimi migliori, colti nella bellezza del loro essere istanti, e quindi effimeri. Non ultimo quello finale, prima del sonno, quando si infila sotto le coperte pronta per la storia della buona notte.


Rari sono i libri che riescono a cogliere aspetti fondativi dell'infanzia.
Questo mi pare lo sia.
E non è neanche una sorpresa dopo Aspetta che aveva saputo raccontare la necessità dell'indugio, propria di quell'età della vita. Illuminante in tal senso è leggere quell'albo e poi alcune parole del Fanciullino di Giovanni Pascoli che dicono: "Egli (il fanciullino) ci fa perdere il tempo, quando noi andiamo per i fatti nostri, ché ora vuol vedere la cinciallegra che canta, ora vuol cogliere il fiore che odora, ora vuol toccare la selce che riluce...". Letto quel libro davanti a una qualsiasi madre, il riscontro che se ne ha è sempre lo stesso: è vero, accade. Al bambino di Aspetta e alla bambina di Ora gli abiti dell'infanzia calzano a pennello.



E il merito è della sarta, Antoinette Portis, che taglia e cuce con cura e precisione e che come me condivide una passione per le righe.
Antoniette Portis conduce chi legge attraverso un percorso non dichiarato che attraversa una ipotetica giornata fatta di un fuori e di un dentro e di un lento recupero verso la sera e poi la notte, quale chiusura naturale di ogni giornata eccitante nella sua normalità.
La grandezza del libro sta appunto in questa semplicità e nella sua autenticità.
Autentico mi pare il tono di stupore che viene messo in bocca a questa ragazzina di fronte alla semplicità del mondo e dell'esperienza, autentico il piacere nel cogliere la bellezza di un attimo, autentica la leggerezza nel passare oltre, autentico il senso di onnipotenza in quell'aggettivo possessivo che si ripete come un ritornello - mio mia mio mia.


La semplicità dell'esperienza delle cose preferite, luoghi e gesti della quotidianità, e la leggerezza nel passarci in mezzo e notarle, hanno un loro riscontro nella semplicità e nella chiarezza del segno e dell'uso così calibrato del colore. Il tratto nero, che mostra traccia delle pennellate contemporaneamente riassuntive ed esplicative, sa arrivare all'essenza dell'oggetto e del personaggio con assoluta disinvoltura.
Quindi un disegno massimamente leggibile e nello stesso tempo evocativo.


Questa semplicità e leggerezza si trova anche nel testo, pulito da ogni abbondanza nella sua versione originale inglese (la traduzione italiana, compreso il titolo 'maggiorato', non tiene sempre nel dovuto conto la voce bambina), e costruito sulla ripetizione e per questo adattissimo a una lettura condivisa o in solitario.


Sulla questione del titolo: al bellissimo Now originale e tonante, viene aggiunto un rassicurante sono felice. E anche la scritta sghemba si raddrizza un po'. Ancora una volta non posso non ragionare su un certo timore che gli editori italiani dimostrano nei confronti del pubblico.
Normalizzare, rassicurare, possibilmente spiegare tutto per benino, fin dalla copertina.
Intendiamoci, questo nulla toglie alla potenza del libro che rimane bellissimo.
Ora. E anche domani.

Carla

lunedì 17 dicembre 2018

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


IL POTERE DELLA LETTURA


Alec è un ragazzino intelligente, ma il suo rendimento scolastico non soddisfa i genitori; la causa del suo scarso impegno sta nel fatto che passa buona parte del tempo, anche a scuola, a leggere.
Tra l’altro, facendo il tempo pieno, deve frequentare uno dei tanti corsi che la scuola propone nelle ore pomeridiane. Alec ha un’idea geniale : fondare un proprio club, che non dichiari esplicitamente l’obbiettivo di fondo: essere lasciato in pace per leggere quanto e cosa vuole. Per tenere alla larga eventuali scocciatori, pensa a un nome che sia proprio respingente: Club dei Perdenti.
Ma, come è facile immaginare, le cose non vanno esattamente come il protagonista ha immaginato. Il club, fondato da lui e dalla sua amica Nina, si allarga progressivamente, poiché, si sa, il potere della lettura contagia facilmente molte persone: si aggiungono via via altri ragazzini e ragazzine, aumentando imprevedibilmente la popolarità di Alec, fino al trionfo finale.
Naturalmente, a questo filo narrativo principale se ne intrecciano altri: il conflitto con l’amico/nemico Kent, che è il suo esatto contraltare, un atleta prepotente che lo prende in giro sistematicamente; c’è l’amicizia per Nina, che scivola via via verso un sentimento a lui sconosciuto; ci sono i rapporti familiari. Ed è questa capacità di costruire un quadro d’insieme efficace che salva il romanzo dal cadere nella facile retorica: i libri che salvano la vita e costruiscono idilliache comunità di lettori.
La capacità di costruire un romanzo corale, in cui tutti i personaggi sono descritti accuratamente, non è l’unico pregio: lo stile scanzonato, ironico, rende le situazioni e i personaggi credibili; dal fratello minore ‘nerd’, allo stesso Kent, che potrebbe diventare un vero bullo, ma non lo farà. Il mondo della scuola appare come un meccanismo perfetto che esclude le varianti; un ragazzino che legge troppo è un problema da gestire ed è curioso l’affanno con cui gli insegnanti si applicano per non far leggere questo alunno stravagante.
Non ultimo merito, la carrellata di testi che costituiscono una sorta di colonna sonora della narrazione: ed è interessante anche la scelta dei testi, che vanno da ‘La tela di Carlotta’ a Sendak, da Harry Potter a Ray Bradbury, da ‘Buchi nel deserto’ a ‘Nelle terre selvagge’, in assoluto il più amato.
Qui c’è, secondo me, la giusta considerazione della dimensione onnivora della lettura giovanile, fatta di scorribande in territori diversissimi, di passioni assolute, destinate a dissolversi nel giro di qualche anno; questa assenza di criteri critici in realtà è un passaggio necessario, in cui si accumulano esperienze, alcune legate all’infanzia, altre alla ricerca di nuovi orizzonti.
Leggere, in questo romanzo, è un passatempo, una terapia, una costruzione di legami personali. Certo, non ritroviamo qui le atmosfere misteriose e il fascino de ‘Il libro selvaggio’, ma è comunque una lettura che consiglierei a lettrici e lettori ‘riluttanti’, che magari contano il numero di pagine prima di scegliere un libro, a partire dai dodici anni.

Eleonora

“Il club dei perdenti”, A. Clements, Rizzoli 2018


venerdì 14 dicembre 2018

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


MIGRANDO
 
Un viaggio diverso, Daniel H. Chambers, Federico Delicado
(trad. Elena Cannelli)
Kalandraka 2018


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 6 anni)

"Si misero in viaggio, ma cominciò a piovere e dovettero cercare rifugio.
Piovve per molti giorni, e mentre le oche aspettavano al riparo, gli umani ripresero il cammino, anche se sprofondavano nel fango."


È in questo momento che le loro rotte si incrociano. Le oche hanno il freddo alle spalle e stanno migrando verso sud, come ogni autunno. Gli umani hanno la guerra alle spalle e stanno andando verso nord. Due viaggi lunghi e pericolosi che hanno diverse cose che li tengono assieme. La prima è data dall'impellenza di partire. La seconda è la paura dei piccoli, da una parte la giovane oca alla sua prima esperienza di un volo così impegnativo, dall'altra i bambini che non vogliono lasciare la loro casa, i loro giocattoli e i loro amici.


La terza è data dal muoversi in gruppo. La quarta sta nella fatica. La quinta sono i pericoli in agguato. La sesta, il mare da attraversare.
Ma le due migrazioni per altrettante ragioni le si possono considerare inverse. Opposta è la direzione, opposte sono le tecniche di movimento: Magari poter avere le ali! Opposto il finale. Le oche hanno davanti ai loro occhi l'orizzonte sconfinato; quello degli uomini, di orizzonte, è sbarrato da filo spinato.

Per raccontare la realtà si possono scegliere due percorsi. Si può scegliere la metafora, il simbolo, oppure si possono inanellare i fatti così come sono. Chambers ha preso la terza via, ovvero racconta due realtà e le mette a confronto. Dalla loro relazione reciproca, da quel continuo richiamo dell'una nell'altra riesce a valicare la realtà stessa, conferendo ai termini della questione un valore universale e quindi simbolico.
Ed è proprio nel confronto tra il viaggio degli uccelli e quello delle persone che il lettore fa, pagina dopo pagina, che il dramma della fuga prende ancora più consistenza. 


Senza valicare quasi mai il confine della retorica, Chambers si aggrappa alla realtà delle cose con caparbietà e non si prende nessuno spazio per una propria interpretazione. Il suo scopo è raccontare con l'obiettività dell'osservatore esterno: mantiene in questo suo modo di procedere la necessaria lucidità per non cadere nella trappola della retorica che, visto l'argomento, è sempre in agguato.
A parte un paio di debolezze - Ma esiste un paese dove non ci sia la guerra? Queste sono le acque dove è nata la civiltà - il resto dei testi dimostra sufficiente rigore. 

 
Qual è l'intento di un libro concepito così? Per prima cosa quello di suggerire a chi lo legge l'esercizio del confronto e della riflessione, ovvero quello di non offrire una soluzione scontata, ma al contrario di generare domande, aprire questioni sul significato del migrare.
Il secondo obiettivo sembra proprio quello di non voler smussare gli angoli e le contraddizioni che noi occidentali viviamo nei confronti di chi sta scappando per necessità.
I fatti sono lì a raccontare se stessi.
Non c'è molto altro ed è un bene che sia così.
Resta da augurarsi che insegnanti o genitori rispettino tanta obiettività di visione e non ci mettano troppo del loro per dare una interpretazione a tutto questo.
Lasciate che i bambini traggano le loro conclusioni. Solo così si costruiranno una coscienza. 


Nonostante una citazione degli 'stecchi' di Shaun Tan, il bravo Federico Delicado qui è distante dalle sue belle tavole 'surrealiste'. In questa circostanza si è imposto il realismo nelle immagini, sebbene non tutte siano allo stesso livello di compiutezza e qualità.
Abbandona anche la sua consueta paletta cromatica, accesa e vivace, per privilegiare una scelta di pochi colori, dai toni spenti.
Scelte del genere contribuisco a indirizzare verso una lettura simbolica della difficoltà e della fatica che la migrazione, il viaggio verso l'ignoto, porta con sé.
La tavola finale, se non interpreto male, è un grido forte, un j'accuse, che attraversa la Storia, andando al di là della storia raccontata, per comprendere invece tutta quell'umanità che dietro a un filo spinato si è annullata. 
Bravo.

Carla

mercoledì 12 dicembre 2018

FAMMI UNA DOMANDA!


ERRORI FORTUNATI E ALTRE CURIOSITA’


Non si tratta di un libro appariscente, di quelli di solito preferiti come strenne natalizie, ma di un libro intelligente che può aprire la mente a una discreta schiera di ragazze e ragazzi, appassionati di scienza, con almeno dodici anni.
Si tratta di ‘Errori galattici. Errare è umano, perseverare è scientifico’ e lo scrive l’ottimo divulgatore Luca Perri, che qui firma per De Agostini, insieme a Tuono Pettinato. Della veste grafica, davvero penalizzante, parlerò dopo, intanto mi preme sottolineare come l’impostazione del libro infranga uno dei falsi miti sulla scienza, spesso trasmesso dalla didattica, ovvero lo sviluppo inarrestabile del sapere, una conquista dopo l’altra. Qui si parte dal ‘lato oscuro’, dall’errore, dall’inutile testardaggine, dalle lotte fra scienziati, dalle bufale. Ovvero il pane quotidiano della ricerca scientifica vera, che non è fatta solo di progresso e di successi, ma anche di frustrazione, fallimenti e percorsi di ricerca che si rivelano sterili.
L’autore, con grande ironia, aiutato dalle vignette di Tuono Pettinato, racconta alcuni episodi clamorosi di false piste, di scoperte che si sono rivelate dei grandi fraintendimenti, di scienziati che hanno speso decenni della loro vita a inseguire chimere. Sono un esempio la teoria dei canali su Marte, considerato indizio della vita intelligente sul pianeta, argomento che è via via scivolato nel dimenticatoio; o la ‘scoperta’ della poliacqua, che era in realtà, conclusione di molti anni dopo, sostanzialmente acqua sporca.


Il lato più interessante di questo e altri episodi è che cercando la cosa sbagliata capiti di fare comunque una scoperta importante: è quello che si chiama serendipity.
Perché è importante mostrare ai ragazzi e alle ragazze questo aspetto della ricerca? Perché di fatto contribuisce a dare un’idea dei nostri limiti, del nostro procedere nel vasto cosmo un po’ a tentoni. A rendere umano il nostro tentativo di dare un senso al mondo intorno a noi.
Nonostante alcuni di questi episodi possano sembrarci anche grotteschi, questi tentativi di spiegare fenomeni, dimostratisi poi infruttuosi, non sono stravaganze e non possono essere accomunati alle affermazioni di santoni o saltimbanchi. La scienza ha dalla sua un metodo di ricerca condiviso dalla comunità degli scienziati, che consente di sottoporre a possibile confutazione qualsiasi affermazione. ‘Sensate esperienze e certe dimostrazioni’, come diceva Galileo. Dunque tutto è criticabile, ma dobbiamo metterci d’accordo sui criteri che usiamo.
Spero proprio che letture come queste possano invogliare tanti ragazzi e soprattutto ragazze, che, come sottolinea l’autore, rappresentano una pattuglia di minoranza nell’esercito dei ricercatori, a buttarsi nella mischia, ad accettare quella bella, grande sfida intellettuale rappresentata dalla conoscenza del mondo, dal microcosmo al macrocosmo.
E’ poi importante sottolineare la necessità di avere uno spirito critico, di non credere a chi la spara più grossa, a chi immagina complotti, chi rende tutto opinabile, dal pensiero dei pensionati al bar agli astrofisici che studiano le stelle.
A questo punto, un severo richiamo all’editore, che ha voluto riservare a un libro interessante una veste sciatta, poco più di un ciclostilato, con qualche pagina sfocata e un’impaginazione deprimente.
Peccato, un biglietto da visita così certo non aiuta a proporre un testo invece assolutamente valido.
Ritornerò ancora sul tema degli scarsi investimenti che editori importanti riservano, per esempio, all’indispensabile lavoro della revisione nei testi di divulgazione.
Ma nonostante questo, consiglio caldamente questa lettura a ragazze e ragazzi svegli, con un minimo bagaglio di conoscenze scientifiche, ma anche agli adulti che non hanno smesso di essere curiosi.

Eleonora

“Errori galattici. Errare è umano, perseverare è scientifico”, L Perri e Tuono Pettinato, De Agostini 2018