NON SARO' BREVE
Amos e Boris, William
Steig (trad. Mara Pace)
Rizzoli 2018
ILLUSTRATI PER PICCOLI
(dai 4 anni)
"Una notte,
navigando su un mare fosforescente, fu sorpreso dalla vista delle
balene con i loro getti d'acqua lucenti; più tardi, quando si sdraiò
sul ponte della barca a contemplare il cielo immenso e stellato, il
minuscolo topo Amos, granello di vita in un vasto universo, sentì di
essere in armonia con tutto ciò che lo circondava. Sopraffatto dalla
bellezza e dal mistero, rotolò sul ponte e cadde in acqua."
Tenta
di risalire ma la barca gli sfugge e ora è drammaticamente solo con
tanta acqua intorno. La sua vita, il suo viaggio per mare, cui tanto
aveva lavorato costruendosi da solo la barca, stipandola di ogni cosa
necessaria per un lungo periodo, spingendola a fatica in acqua per il
varo, sembra finire qui. Un topo in mare quanto può sopravvivere? Un
giorno al massimo, a meno che... A meno che non passi di lì una
balena, di nome Boris. Tra mammiferi ci si aiuta e Amos si arrampica
sull'ampia schiena del cetaceo che si impegna a riportarlo a casa.
Come sempre nei viaggi e nelle nuove relazioni non tutto fila liscio,
ma Amos riconquista la sua spiaggia e non gli resta che dire addio al
suo più grande amico... A meno che non ci sia a distanza di
vent'anni, il tornado Yetta che costringe Boris a spiaggiarsi. Una
balena fuori dall'acqua quanto può sopravvivere? Un giorno al
massimo, a meno che... A meno che un vecchio amico che ti deve la
vita non trovi due elefanti da traino.
Gigante,
come giganti sono stati il suo contemporaneo Crockett Johnson (1906)
e poi la Kerr (1923), Sendak (1928), Carle (1929), Ungerer (1931),
Janosch (1931) o Lobel (1933) più o meno tutti costoro hanno ruotato
intorno all'America delle opportunità, più o meno tutti hanno avuto
un'infanzia segnata dalla guerra e dal nazismo, più o meno tutti che
hanno preso i premi più prestigiosi, dall'Andersen alla Caldecott,
per i loro albi illustrati.
Ma
proprio tutti tutti costoro hanno raccontato, spesso sotto metafora,
un unico tipo di infanzia: quella vera. Quella del costruttore di
mondi Harold, quella del volitivo Max, quella ingenua di Tigre e
Orso, o quella filosofica di Rana e rospo, quella sorridente e
curiosa delle bestioline di Carle, o quella ottimista di Tiffany o di
Zeralda, o quella intraprendente di Irene o immaginifica di Sophie
con la tigre in cucina o di Margherita con il suo ossicino parlante.
Va detto che tutti questi, bestie o bambini in carne e ossa che
siano, sono figli e figlie di un unico padre: un elefante di nome
Babar.
Steig,
tra loro, è uno dei più significativi rappresentanti di quell'epoca
strepitosa, vera e e propria età d'oro,
del libro illustrato per l'infanzia. Finalmente qualcuno se ne è
accorto e lentamente tutti i suoi libri migliori, alcuni dei quali
erano già stati pubblicati da Mondadori o da Einaudi in collane
economiche che non gli rendevano merito, stanno comparendo in una
veste tipografica ben più curata. Così possiamo leggere Irene
la coraggiosa (Rizzoli 2017),
premiato dal NYT nel 1986 come miglior albo illustrato, storia di una
bambina che sfida una tormenta di neve per consegnare, al posto di
sua madre malata a letto, un abito da ballo per la duchessa. O ancora
Silvestro e il sassolino magico (Rizzoli
2017), magnifico ritratto di infanzia ispirato al Pinocchio di
Collodi, che gli è valso la Caldecott nel 1970.
E
ora Amos e Boris,
pubblicato per la prima volta nel 1971 e premiato come miglior albo
dal NYT nello stesso anno. Con un formato lievemente orizzontale,
come è giusto che siano i libri che contengono balene, è
estremamente regolare nella sua alternanza tra testo e immagine, che
non entrano mai in contatto diretto. Sullo specchio delle pagine ci
sono sempre due immagini affrontate e incorniciate, salvo le rare
tavole in cui il pathos richiede uno sforzo maggiore anche al
disegno: la notte stellata di Amos, l'inizio della navigazione di
balena e topo, fino a Boris spiaggiato e la tempesta Yetta in cui il
disegno, oltre a occupare le due facciate per intero, si mangia anche
la cornice bianca di prassi. Stessa cosa si può notare in Irene
la coraggiosa, in cui le uniche
grandi tavole sono quelle della tempesta di neve e del ballo, anche
in questo caso sorta di climax visuale.
Perfettamente
comodo nel suo magnifico tipo di illustrazione 'classica',
equilibrata per leggibilità di personaggi e contesti, accurata
(senza mai cadere nella leziosità o nella caricatura) e mimetica per
restituire al meglio situazioni e stati d'animo, William Steig è un
gigante nel disegno tanto quanto lo è nella scrittura.
La
prima caratteristica che si nota è la quantità. Non sono mai testi
brevi, quelli di Steig, che si prendono tutto lo spazio necessario
per andare in profondità, testi che non temono di spaventare il
lettore perché hanno la consapevolezza di comunicargli cose che lo
interesseranno, lo colpiranno, lo faranno ridere o commuovere.
La
seconda caratteristica di qualità della sua scrittura risiede nel
lessico (rispettato con cura da Mara Pace che traduce). Puntuale a
tal punto da diventare 'informativo' e nello stesso tempo
'evocativo'. Le tre righe che raccontano la risacca del mare nella
prima pagina sono una grande finestra di osservazione e nel contempo
di emozione.
Amava il rumore delle onde che si infrangono sulla spiaggia:
prima
l'esplosione con la schiuma, e poi la risacca, quando l'acqua torna
al mare insieme alle pietre.
La
terza caratteristica di valore sta nel sapientissima costruzione
narrativa.
Esemplificativo
è il lungo elenco di oggetti che Amos carica in stiva:
Quando la barca fu pronta, la stipò di formaggio, biscotti,
ghiande, germe di grano, due barili di acqua dolce, una bussola, un
sestante, un telescopio, una sega, un martello, chiodi e una scorta
di legno per eventuali riparazioni; ago e filo per rammendare le vele
strappate; e svariati altri oggetti come bende, tintura di iodio,
yo-yo e carte da gioco.
Questo elenco è una gioia per le giovani menti che si divertiranno a
ragionare, oggetto dopo oggetto, sulla loro funzione, sulla loro
necessità e gioiranno di stupore al sentire citato anche l'inatteso
yo-yo.
Sempre ascrivibile alla costruzione è il perfetto equilibrio che
Steig mantiene camminando sul sottile crinale tra realtà e
invenzione. Sembra quasi che lui sia in grado di prevedere le domande
di logica stringente che si pongono i bambini in ascolto e sappia
tacitarle con risposte soddisfacenti, per poi essere libero di
ricominciare con il lato immaginario della storia.
Grande costruttore di pathos, spinge e 'culla' i lettori verso una
direzione per poi costringerli a virare d'improvviso. Se si leggono
le righe iniziali di questo post, si può ben capire cosa si intende.
Steig è in grado di mettere sulla pagina qualsiasi tema con la
sapienza di un filosofo e la semplicità di un bambino:
Cominciò a domandarsi come sarebbe stato annegare. Ci sarebbe
voluto molto tempo? Sarebbe stato doloroso? La sua anima sarebbe
andata in paradiso? Lì avrebbe trovato altri topi?
Tante volte mi rammarico della fatica di mettere in ordine le idee a
proposito dei libri che leggo, tuttavia mi consola pensare di aver
tutta la libertà di scrivere quanto io ritenga necessario. Un po' come Steig: questa volta non sono stata breve.
E
così ho lasciato ad altri il compito di notare che questo libro è
una bella storia sulla diversità, sull'amicizia ecc. ecc.
Carla
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