Il Libro delle Ore Felici di Jacominus Gainsborough,
Rebecca Dautremer (trad. Francesca
Mazzurana)
Rizzoli 2018
ILLUSTRATI PER MEDI (dagli 8 anni)
"Chi ha conosciuto Jacominus in
età avanzata (ovvero da vecchio) fatica a credere che anche lui sia
stato piccolo.
Invece Jacominus era proprio un
piccoletto.
E al tempo era difficile capire che
cosa sarebbe diventato, immaginare che carattere avrebbe avuto.
C'era però una cosa che si poteva
notare fin da allora: Jacominus aveva spesso la testa fra le nuvole."
Probabilmente
dipese dal fatto che anche quella volta si era distratto, quando gli
capitò di fare un capitombolo da nulla e la rumorosa caduta da quei
quattro scalini rese la sua gamba 'stramba'.
Per tutta la vita
lo accompagnò una gruccia.
Non per questo la
sua vita fu meno piena di vita.
Studiò sodo, ebbe
un bel gruppo di amici e quando fu il momento partì anche per fare
il soldato. E combatté.
Si innamorò della
persona giusta, Dolce Vidocq, che poi sposò e con cui mise su
famiglia. I suoi tre bambini furono una gioia e gli riempirono
l'esistenza.
A sua moglie volle un gran bene e lei ne volle a lui.
Jacominus era
circondato dall'affetto dei suoi cari, in primis la sua nonna, che in
lui credette fin dal primo istante che lo vide in culla e che lo
spronò ad andare sempre avanti nella buona come nella cattiva sorte.
Jacominus andava
alla propria velocità, che era sempre almeno un passo indietro agli
altri, ma non si fermava. Jacominus parlava poco, ma conosceva
tantissime lingue. Amava lo sport, ma non lo praticava.
Leggeva molti libri e coltivava molti sogni. Conobbe la felicità e anche la tristezza. Ed è per questo che spesso lo si poteva vedere lì a pensare, come un filosofo.
Questa è la storia
della sua vita. Della sua vita piena che è valsa la pena vivere.
Come di norma, i
libri concepiti di Rebecca Dautremer sono degli oggetti complessi che
prevedono letture complesse e di conseguenza pubblici complessi, o
per meglio dire, variegati.
Intorno ai suoi
grandi libri ci saranno bambini e bambine, ma anche persone grandi. E
questi ultimi non solo nel loro ruolo di mediatori, o di voci
narranti, ma chiamati dentro direttamente a godersi la storia e a
ragionare delle questioni che solleva e a riconoscere i mille
riferimenti all'arte dei grandi maestri da Bruegel ai vedutisti del
Settecento. Nella breve prefazione è la stessa R.D. a volere anche
loro intorno a Jacominus. Se non altro perché anche loro, dall'alto
della loro età, avranno da dire sul tema dell'esistenza.
Quella che Erlbruch
con felice sintesi chiama La grande domanda. Perciò, la presenza
degli adulti non è solo necessaria per traghettare i piccoli nei
passaggi più difficili, ma anche per fare tesoro della filosofia di
vita di questo piccolo coniglio.
Tanto le parole,
riunite in blocchi di testo incorniciati al centro di grandi fogli
bianchi, quanto le tavole che a questi ultimi si alternano, e che
sono una gioia per lo sguardo che corre sulla sua sgargiante paletta
di colori e lungo le sue figure sempre lievemente distorte, come se
inquadrate in un grandangolo, attraversano l'esistenza di Jacominus,
perno intorno al quale ruotano i suoi affetti. Perfettamente
illustrati ed elencati in utili tavole mute che aprono e chiudono il
libro.
Le bellezze di quest'opera sono varie. A parte una qualità estetica che le va ancora una volta ascritta, alla Dautremer, a parte la riconferma di quella cifra che la rende unica, se confrontata con le molte sue imitazioni, nella creazione di spazi infiniti e nel contempo di dettagli da stampa di fine Ottocento a fotografie seppia.
A parte tutto questo, l'aspetto
che pare di massimo interesse è proprio la storia in sé: quella di
un coniglio zoppo e della sua ricerca di un posto nel mondo, del suo
impegno per dare un senso alla propria permanenza su questo pianeta.
Il punto di
partenza è un vero e proprio macigno, che in mano di altri
confermerebbe tutta la sua pesantezza di retorica e buon senso. Con
la Dautremer decolla immediatamente con grazia, ancora prima di
essere arrivata al frontespizio, e non accenna a prendere terra, se
non per seppellire il vecchio e soddisfatto Jacominus:
"ti starai chiedendo che cosa
significa Il libro delle ore
felici. Visto che mi ci trovo, ti rispondo subito: è un
modo poetico e raffinato di parlare della vita di qualcuno. E
raffinato, in questo caso, significa che ho usato molte parole
difficili, come Il Libro delle
ore felici, per esprimere qualche cosa di semplice, come la
vita." Nell'ipotesi in cui
le grandi domande dovessero moltiplicarsi, solo in quel caso la
Dautremer paventa di nascondersi dietro due colpetti di tosse e si
allontana con il pretesto di un altro lavoro da concludere.
A chi resta restano le domande, come è giusto che sia davanti a ogni buon libro.
Carla