giovedì 30 aprile 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ELEGANTI COME GRU


Pioggia di primavera, Paolina Barucchello, Andrea Rivola

Sinnos 2015




FUMETTO PER GRANDI (dagli 11 anni)



"Fuori iniziava a cadere una fitta pioggerellina, una di quelle piogge di primavera che arrivano all'improvviso, gettano scompiglio, ma poi lasciano tutto più lucente e rigoglioso."



Sulle vite di Shu Mei, monaca guerriera, e di Chung Yu, ragazzina orfana sta piovendo. Fuor di metafora, entrambe si stanno allontanando dalla loro vita precedente e da un loro personale scompiglio. 

Shu Mei fugge dall'incendio che a tradimento qualcuno ha appiccato al monastero di Tian Shan e Chung Yu lascia la sua casa perché sua madre sta morendo e lei non ha altri al mondo che uno zio sconosciuto che vive in un villaggio sconosciuto, dove ha la sua bottega.

Lo scompiglio portato dalla 'pioggerellina' sembra passato quando Shu Mei viene ospitata in un monastero e lo zio di Chung Yu accoglie la nipotina a braccia aperte. Ma lo scompiglio, in verità, deve ancora arrivare. Ed è nel giorno in cui nella bottega di Tang Tai compare Wong La Tigre per riscuotere con la forza il tributo, che i destini delle due donne si incrociano.

Shu Mei è testimone del comportamento violento e prepotente di Wong che pretende per sé la giovane ragazza. Zio e nipote non trovano la forza di opporsi, ma la monaca guerriera sa essere di aiuto per loro. Sarà lei ad allenare Chung Yu in quel poco tempo che Wong La Tigre gli ha lasciato. Il Kung Fu, di cui lei è maestra, sarà la soluzione. Ma non saranno solo le mosse e le tecniche di combattimento che dovrà insegnarle, ma anche a trovare in se stessa la forza di reagire. Dovrà insegnarle che non è la forza fisica o la potenza quella che vince sempre, quanto di più la consapevolezza di possedere altre doti, come la leggerezza e l'agilità della gru o la velocità del serpente, a renderla vittoriosa.

Così dopo un duro allenamento (d'altronde Kung Fu vuol proprio dire abilità conquistata con fatica), e una crescita costante della stima in sé, la ragazza si prepara ad affrontare in prima persona il suo nemico. E tutto diventa lucente e rigoglioso, come dopo la pioggia di primavera, appunto.



Complice l'ennesimo ingorgo della città dovuto a una pioggia di primavera, ironia del caso, riesco a godermi una intervista di Fahrenheit che presenta Pioggia di primavera come libro del giorno. 
E, ferma e chiusa nella mia macchina, imparo un sacco di cose. 
E con gli autori del libro posso riflettere su alcuni dei temi che attraversano questa graphic novel, la quarta per questa riuscita collana di Sinnos.



Prima di ogni cosa imparo alcuni elementi cardine del Kung Fu, ovvero il significato della parola che mi pare condivisibile e applicabile anche in una prospettiva più generale. E soprattutto trasmissibile come valore anche a chi si sta affacciando all'età adulta, all'età della responsabilità. L'esercizio, la fatica, la pazienza, il provare e riprovare per poi arrivare ad una naturalezza di gesto o di comportamento, mi paiono attitudini non molto attuali. L'improvvisazione mi pare funesti più di un ambito, purtroppo. E allora ben venga il riflettere su temi quali la fatica, lo sforzo, l'obiettivo alto.

Poi imparo che anche nel Kung Fu la lealtà nei confronti dell'avversario è fondamentale. Ed è anche per questa ragione che Shu Mei si sottrae al confronto con Wong perché vede in lui un avversario molto più inesperto.

Poi imparo che nel Kung Fu è fondamentale il confronto, anche fisico, con i propri maestri. E anche in questo caso mi viene da pensare che il principio si possa applicare anche in altro ambito. Il confronto con il proprio maestro, la prevedibile sconfitta, e la crescita interiore verso un costante miglioramento, mi pare debba essere tappa di ogni percorso di crescita, di formazione.

Poi imparo che il Kung Fu si è declinato in diverse direzioni e quello di cui racconta Pioggia di primavera è uno stile, il Wing Tsung, che si basa sul principio di sfruttare a proprio vantaggio la potenza dell'avversario (cito: Liberati della forza dell'avversario. Quando il nostro aggressore tenta di usare la forza per avere la meglio, non ci opponiamo, bensì ci svuotiamo della sua energia per usarla successivamente contro di lui).



Inventato da una donna perché anche le donne più fragili dal punto di vista della potenza fisica, possano combattere e vincere.

Infine rifletto sui due temi guida che attraversano il racconto, ovvero la necessità che ognuno di noi affronti in prima persona il proprio destino, le proprie difficoltà e che lo faccia anche se sulla carta è dato per perdente.

Shu Mei, nel sottrarsi al confronto diretto con Wong diventa per quella ragazzina prima di tutto maestra di vita.

Andrea Rivola, all'asciutto fino ad ora di Kung Fu e di fumetto, si cimenta: si documenta, studia, si affatica, prova e riprova, finché non arriva anche lui a raggiungere un suo obiettivo alto. Bravo. Il maestro che Rivola si è scelto per il confronto sulle figure in movimento è Mattotti. Qui e ora i Maestri, quelli con la emme maiuscola, continuano ad essere Maestri, va da sé, ma il cammino di apprendimento è stato avviato.

Anche questo ha a che fare con il Kung Fu.



Carla

mercoledì 29 aprile 2015

ECCEZION FATTA!


SE I LIBRI PER RAGAZZI SI VENDONO, 
MA NON VENGONO LETTI



In occasione della Fiera di Bologna vengono pubblicati, e analizzati, i dati economici concernenti l'editoria per ragazzi; nello stesso tempo si aggiornano quelli relativi all'andamento della lettura nel nostro paese.
Qui emerge un grande paradosso: infatti anche per il 2014 l'editoria per ragazzi, in controtendenza con gli altri settori dell'editoria, continua a crescere, sia come produzione sia come vendite. 
Ma continua a calare il numero dei lettori nelle fasce d'età dai sei ai quattordici anni; non ho i dati per vedere l'indice di lettura fra gli adolescenti, ma credo sia in coerenza con quanto detto sopra, così come è accaduto negli anni passati. Per farvi un esempio, fra i bambini dai 6 ai 10 anni, i non lettori sono passati, in tre anni, dal 45% al 55%; fra i ragazzi dagli 11 ai 14 anni, nello stesso periodo, sono passati dal 39% al 44%.
Dunque, l'editoria per ragazzi, soprattutto, direi, la piccola e media editoria, grazie anche al grande slancio dato da campagne nazionali come Nati per leggere al comparto dei libri per i più piccoli e al libro illustrato, cresce, cresce il suo mercato potenziale, anche se diminuiscono sistematicamente, è una tendenza che dura da qualche anno, i suoi lettori, tranne che per la fascia 0/6. 
Da un'indagine Doxa appare come dagli otto anni in su la preferenza dei piccoli internauti vada alle nuove tecnologie; il libro viene considerato 'faticoso' sia dai genitori sia dai bambini. E se la partenza è questa, figuriamoci quando i lettori diventano più grandi e vengono catturati dalla rete dei social network.
Molti, secondo me miopi, vedono solo il bicchiere mezzo pieno, di un settore in crescita commerciale, che ha premiato chi ha saputo ben investire, acquisendo diritti da editori stranieri e progettando linee editoriali innovative; e ha premiato anche quelle librerie che hanno puntato con intelligenza sull'editoria per ragazzi.

MiYoung-Jung
A me, però, fa paura il bicchiere mezzo vuoto: se dovesse proseguire questa tendenza alla disaffezione alla lettura, in un paese già molto arretrato da questo punto di vista, quale sarà il futuro di editori, librai, autori e tutto ciò che ruota intorno al mondo del libro? Che paese avremo, quale bibliodiversità potrà mai affermarsi in un mondo dominato dai social?
I bambini  non lettori difficilmente diventeranno lettori e lettori forti da grandi e tutto il comparto editoriale rischia di essere così messo globalmente in discussione.
Se questa è la fotografia della situazione, è necessario e urgente pensare ai rimedi: intanto, così come è stato fatto per Nati per leggere, ci vorrebbe un forte investimento pubblico rivolto alle scuole perché abbiano biblioteche e progetti di lettura, con annessa formazione costante degli insegnanti. Poi, un maggiore sforzo da parte degli editori per la narrativa nelle fasce d'età maggiormente colpite dalla disaffezione alla lettura: decenni di serie commerciali, di noiose ripetizioni, di prodotti legati a brand di successo hanno impoverito gravemente l'offerta, come sottolinea Pierdomenico Baccalario in una bella intervista, che spiega con grande chiarezza come le politiche commerciali dei grandi gruppi puntino esclusivamente al prodotto di (presunto) successo, unendo il lato editoriale alla gamma di prodotti che ne derivano. In realtà, inseguire il marchio di successo, come le Peppe e le Violette, produce una fiammata effimera di vendite e non costruisce mai lettori, non insegna ad appassionarsi alla lettura, non costruisce un ponte per il futuro.

Quentin Blake
Quanto ai librai, che sono in fondo mediatori culturali, dovrebbero smetterla di cercare la vendita sicura! 
Se si guardano le classifiche di vendita, divise per fasce d'età, sicuramente alterate dai dati della Grande Distribuzione, viene da piangere: quanti dei miei colleghi e colleghe si accontentano di riempire spazi espositivi in base alle offerte commerciali dei distributori, quanti ignorano il contenuto di ciò che vendono, quante grandi librerie, quelle di catena in primo luogo, rinunciano ad avere proposte di qualità nel nome del (presunto) massimo guadagno? 
In realtà stanno alacremente segando il ramo su cui sono seduti. Non si costruiscono lettori, i lettori e le lettrici del futuro, con libri mediocri, alternativa ben scarsa all'appeal del mondo della rete.

Eleonora

I dati, i riferimenti a riflessioni e interviste si rifanno agli articoli del Giornale della Libreria di marzo 2015:
G.Peresson, “L'areodinamica del calabrone”
Il polso del mercato. Intervista a Cristina Liverani”.
Se il libro lo salvano i ragazzi. Intervista a Francesca Archinto”
Perchè i bambini non leggono più?” intervista con Orietta Fatucci, Renata Gorgani e Teresa Porcella” 
P. Baccalario, “Sempre la stessa storia”

G. Pepi, “Il 2015 dei ragazzi”.
Consiglio anche di leggere i dati della rivista Liber, sempre molto attenta all'andamento dell'editoria italiana.

lunedì 27 aprile 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL CATALOGO DEL CUORE
 
Casa, Carson Ellis (trad. Michele Piumini)


ILLUSTRATI PER PICCOLI (da 4 anni)

"Casa, per qualcuno, è la campagna.
Per qualcun altro è un appartamento.
Casa è la nave, per i marinai. E la capanna per gli indiani."

La casa è il guscio che ci contiene. È finestra da cui guardiamo il mondo, ma è anche porta per aprirsi agli altri o chiuderli all'esterno. Può trasformarsi in prigione se non possiamo uscire. La casa, però, può anche venirci dietro se gli mettiamo le ruote sotto. Le case possono essere alte o basse, di mattoni o di paglia, piccole o gigantesche. Possono essere ordinate o molto impolverate. Luminose o fredde, viste da dentro viste da fuori. Sugli alberi o sotto gli alberi.
Ma tutte, proprio tutte, raccontano chi siamo.
E casa tua com'è? E tu chi sei? è la domanda nel libro per finire, o forse meglio, per partire, dopo averlo letto.

 
Far ragionare i bambini sulle molte e diverse case che ci sono al mondo è un esercizio stimolante. Ma non sarebbe esattamente una novità. Tuttavia il libro di Carson Ellis non ha l'intento di essere un repertorio di dimore, prese qui e lì per il mondo. Sembra piuttosto un divertente e mai prevedibile percorso tra case immaginate -scarponi o templi sottomarini- o case tra loro contrapposte - case serie o pazzerelle. O ancora tra case diversissime e lontane - la casa russa di babushka e quella di Aladino. E tra loro si insinuano case di animali, per poter confondere ancora l'ordine che si dovrebbe presumere in ogni catalogo che si rispetti. La Ellis fa altro e lo dichiara fin da titolo: qui si parla di home, casa. In quel senso lì che tutti quelli che masticano un po' di inglese sanno sanno distinguere dalla parola house.
Ciò nonostante lei usa un canone narrativo che è il catalogo, l'elenco. Ma lo fa in modo originale. L'esercizio cui sottopone il suo lettore è intelligente perché ogni volta il criterio di lettura di quella casa disegnata è sempre diverso. Si prendono in esame le tipologie di case, il nesso che c'è tra la dimora e il suo abitante, il luogo che le accoglie, in fondo al mare o in cima a un picco.


Ma la regola è che non ci sia regola di esposizione. Resta da chiedersi se, consapevolmente o meno, Carson Ellis sposi l'idea che un catalogo, una lista, non corrisponda mai a un ordine 'oggettivo' del mondo ma piuttosto a un criterio molto personale di chi lo stila. Questa non è questione da poco e Umberto Eco ci ha scritto sopra un saggio magnifico dal titolo emblematico: La vertigine della lista (di cui consiglio la lettura: Bompiani 2009). Sempre per restare intorno al pensiero di Eco sulle liste, quando si ragiona sugli effetti che gli elenchi potenzialmente infiniti (e il tema della casa è uno di questi) possono avere sulla nostra capacità immaginativa, al riguardo mi pare che la Ellis abbia fatto la sua scelta di necessità, ovvero si è fatta guidare dal cuore. Quindi alle ventuno tipologie di dimore disposte in bell'ordine nella copertina, che ci fanno pensare a un elenco, corrisponde una sequenza interna saltabeccante, tutt'altro che ordinata (d'altronde quello stivalone con il tetto che occhieggia in copertina, poteva essere già un avvertimento che all'interno le cose sarebbero andate in direzioni imprevedibili).



E se il catalogo visivo salta di qui e di lì, altrettanto fa il testo che ha un ritmo, un bel ritmo interno che va per assonanze, piccole rime interne che, lette ad alta voce, sono armonia. Infatti dietro la duchessa slovacca e il fabbro keniota, dietro l'uomo d'affari giapponese contrapposto al dio norvegese c'è Michele Piumini: una garanzia.


Questo libro, lo suggerisce lui stesso nelle diverse domande che pone prima e poi al suo lettore, è quindi soprattutto un catalogo del cuore da cui partire per raccontare tutto quello che ognuno di noi ha da dire, di bello e di brutto, sulla propria home.

Carla

Noterella al margine: Il gusto estetico di Carson Ellis abitua gli occhi dei suoi lettori al bello, ma anche, alla loro attenzione, nei suoi numerosi riferimenti e nei richiami visivi, come per esempio la tortora che ci è guida oppure le tante citazioni 'interne' nella casa dell'artista.




domenica 26 aprile 2015


PER LA PICCOLA GIULIA

Ha compiuto 21 anni.
Giulia, ventun anni vissuti intensamente, è una con la crosta dura che racchiude un animo tenero. Una tosta non c'è che dire...
L'ho conosciuta che aveva la vena della scrittrice. Adesso ha quella della cuoca. E così per il suo compleanno ha riempito 6 teglie, di quelle grandi, di cose buone da mangiare: dalle lasagne bianche, agli involtini di patate e prosciutto. E poi ha invitato i suoi più cari amici per un apericena.
Questo il mio modestissimo contributo, salatini piccanti dal colore giallo intenso. Una buona ricetta di finger food.


Variante di casa nostra del Dabo kolo (uno spuntino tipico etiope)

Ingredienti:
2 tazze di farina
1/2 cucchiani di sale
2 cucchiai di zucchero
1/2 curry (nella ricetta originale andrebbe messo il peperoncino di cayenna)
1/4 di tazza di olio
acqua


Tutti gli ingredienti vanno mescolati in una ciotola e lavorati con le mani. Pian piano aggiungere cucchiai di acqua perché l'impasto perda la sua consistenza farinosa e diventi invece un impasto molto sodo.
A questo punto lavorarlo per altri 5 minuti, quindi prenderne dei morsotti e lavorarli con le mani facendone dei rotoletti del diametro di un dito, quindi tagliarli della lunghezza di una falange di dito (da qui il nome di finger food....)


Ungere leggermente la padella e farli cuocere a fuoco medio finché non si bruniscono, girandoli e facendoli saltare molto spesso.
Fatto!
Toglierli dalla padella e farli raffreddare. La fonte della ricetta (Le ricette di Pappamondo, Terre di mezzo 2006) mi racconta che in Etiopia si sgranocchiano tra un pasto e l'altro, accompagnati con un qualcosa da bere....


Carla


venerdì 24 aprile 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


COLOURING BOOK


Fra i libri 'da fare', di cui ho già parlato, spiccano i colouring books (o coloring books), che non sono di certo semplici albi da colorare, pensati come passatempi per bambini.
Si tratta di libri in rapida diffusione anche qui in Italia, ma già ben presenti all'estero: diretti agli adulti, ma utilizzabili anche da bambini già abituati all'uso dei colori, quindi dai nove dieci anni in poi, presentano disegni complessi, in bianco e nero o con qualche accenno di colore, che il volenteroso o la volenterosa possono colorare con le più svariate tecniche, pastelli, pennarelli, chine.
Talvolta lo schema del disegno si basa sulla simmetria, ricordando la struttura dei mandala, altre volte il disegno si sviluppa in modo più irregolare, ma sempre con una attenta definizione dei dettagli. Il trucco infatti sta nel richiedere l'assoluta concentrazione del novello pittore, che dovrebbe distogliersi da qualsiasi altro pensiero.
Non a caso la collana pubblicata da Hachette e portata in Italia da L'Ippocampo si chiama Art therapy, sottolineando l'aspetto estraniante, e quindi rilassante, di questa attività.


Lo scopo non è tanto l'invenzione, quanto la ricerca di armonie cromatiche che sottolineino le caratteristiche del disegno. I volumi della collana riprendono stili diversi, dal celtico al liberty, dallo stile giapponese ai motivi buddisti; talvolta riportano elementi decorativi o più squisitamente descrittivi, ma tutte le tavole sono molto curate e proposte con diversi gradi di difficoltà.
Altri editori stanno esplorando simili sperimentazioni, rivolte sia ad adulti che ai bambini; di particolare rilievo la proposta dell'editore Gallucci, con i libri di Johanna Basford. Il giardino segreto, ad esempio, realizzato in punta di pennino, è un bell'esercizio di stile sulla decorazione floreale, ma si diverte anche a nascondere animali e oggetti che solo l'esame attento può rivelare.


Non so se queste produzioni riescano a far apprezzare a bambine e bambini il tempo lento della riflessione, della concentrazione e del lavoro minuzioso e paziente; queste sono modalità in assoluta controtendenza rispetto agli stili di vita che li condizionano, tutti stretti nella velocità, nello zero-pensiero, nel risultato immediato. Se qualcuno dei nostri ragazzi si facesse coinvolgere da uno stile di vita diverso sarebbe già una gran cosa, un principio di rivoluzione culturale, che però non si vede ancora arrivare.
In ogni caso è uno sforzo encomiabile, che propone uno strumento originale nell'educazione alla bellezza.


Se volete farvi tentare, guardate qui e qui!

Eleonora

Art therapy. Celtico”, M Solliec, L'Ippocampo 2015
Il giardino segreto”, J Basford, Gallucci 2015

giovedì 23 aprile 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUANDO LA SCRITTURA È VOCE

La bambina fulminante, Paolo Nori
Rizzoli 2015


NARRATIVA PER MEDI (dagli 8 anni)

"La maestra Gemma, cioè Cioè, aveva dato tanti di quei compiti che volevano dire dieci ore di lavoro, in un fine settimana che Ada sarebbe dovuta andare a Mirabilandia, e tutti quei compiti forse volevano dire niente Mirabilandia, Ada quella volta lì aveva chiuso gli occhi, si era concentrata, aveva pensato: 'Che ti venga immediatamente un mal di testa sconvolgente. Che duri per davvero un cinquino di giorni intero'".

Ada porta 39 di scarpe, ha una maestra che dice sempre cioè, ha un nome palindromo, un padre che disegna bene e non sa scrivere poesie, una madre assicuratrice, e una dote straordinaria: è una bambina fulminante, ovvero quando lancia un anatema, l'anatema si avvera. Il primo risultato sono proprio cinque giorni di assenza della maestra che dice sempre cioè.
Ada al momento sta viaggiando con sua madre su un treno che da Bologna le sta portando a Prato. Da un minuto e rotti si trova davanti alla porta del bagno e vorrebbe tanto entrarvi per potersi nascondere da Bob. Perché Bob, che è un tedesco imbroglione che da Berlino si è trasferito a Montechiarugolo e che di mestiere fa l'enigmista, ora è nel suo scompartimento, ma Ada ha promesso a sua padre di non rivelare mai a sua madre che lei conosce Bob. Questo perché il padre di Ada e Bob sono grandissimi amici proprio grazie all'enigmistica. Tuttavia, dato che la madre di Ada in passato ha smascherato una truffa di Bob, è meglio che non sappia che Bob e la sua famiglia nel frattempo hanno stretto amicizia con il padre che vorrebbe tanto scrivere poesie e con la stessa Ada con cui hanno tentato di arrivare a Capri e invece poi si son ritrovati a Carpi...
Avete le idee confuse? Benvenuti in un libro di Paolo Nori.

Lui scrive così. Undici capitoli, centonovanta pagine che raccontano un minuto e mezzo della vita di Ada. Davanti alla toilette di un treno interregionale. Eppure la storia sta su, tutto meravigliosamente sta in piedi. Tu, lettore, ti fai portare in avanti e poi indietro in un continuo andirivieni con il passato, con incisi e parentesi e digressioni che possono durare anche due capitoli. Poi Nori ti riprende, o forse dovremmo dire si riprende, e ti spiega tutto quello che non avevi capito fino a quel punto. E la sua scrittura, come sempre, è voce.
A puro titolo informativo vi dico che Lucio, il padre, scrive poesie che non piacciono a nessuno (a me, molto) e per guadagnarsi da vivere disegna. La madre di Ada, Lucia, invece, lavora in una agenzia di assicurazioni, ed essendo donna integerrima, smaschera ogni truffa, compresa quella di Bob. Quest'ultimo, tedesco doc importato nella bassa padana di cui apprende immediatamente l'idioma locale, ha due figli, Ebe e Otto, e una moglie ed è un mago nel costruire palindromi (Otto ed Ebe, compresi). Ragione per cui, Lucio lo trova irresistibile. La loro amicizia, però, deve rimanere segreta agli occhi di Lucia, per ovvie ragioni.
Ada, nel frattempo, ha lanciato anatemi qua e là. In verità non si tratta mai di roba seria, a parte uno sfuggitole di bocca per cui il compagno di classe ricco e borioso si ritrova con una gamba ingessata a Madonna di Campiglio... Ma anche in questo caso si è trattato di un incidente.
In un fuoco di artificio di pensieri, poesie, in una sequenza fitta di capriole fatte di parole, ogni capitolo con estrema puntualità inizia e finisce educatamente con un buongiorno e un arrivederci. E nel mezzo si trovano idee, giochi di parole - una sequenza di palindromi molto gustosa - poesie di Fosco Maraini, raccontini di Daniil Charms, e pensieri di Daniele Benati e Giorgio Agamben... Insomma bella roba, roba di qualità.
Ma la lettura di questo bel libro andrebbe fatta anche solo per arrivare alle cinque pagine finali nelle quali si dimostra, come in un teorema, che la potenza non si misura sulla base di quello che uno fa, ma su quello che uno potrebbe fare.
Veramente potente è colui che quello che potrebbe fare in potenza non lo fa.
Che bell'esercizio è fare esperienza della propria impotenza.

Carla

Noterella al margine. Mettevi comodi, prendetevi il vostro tempo e cominciate a leggere da qui.

mercoledì 22 aprile 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


DEL SIGNOR VOLPE E DELLA SIGNORA GALLINA


Fa un certo effetto ritrovare Philippe Lechermeier, autore di testi importanti e di progetti editoriali impegnativi, da Le Principesse. Dimenticate o sconosciute a Una Bibbia, entrambe in collaborazione con Rebecca Dautremer, in un testo molto diverso, intriso di una sana e liberatoria ironia.


Lettere con pelo e piume, illustrato dalla brava Delphine Perret, anche lei maestra d'ironia, è una raccolta di storie in forma epistolare: in ciascuna di esse leggiamo le missive del protagonista, indovinando le risposte dell'altro personaggio, il destinatario. E sono tutte esilaranti.
Abbiamo un porcellino d'india che ricatta, senza alcuno scrupolo, il direttore accademico dell'Accademia delle lettere perché gli tolga il ridicolo nome che lo affligge; un signor chiocciola che corteggia invano la signora lumaca, impiegando anni nel tentativo di raggiungerla. Una formica ribelle, la formica 2.525, che scopre che l'unico modo per combattere un sistema schiavistico è darsela a gambe. 
Un corvo spione, che viene giustamente punito dai suoi vicini. Ma la storia in assoluto più divertente è la prima: il simpatico, crudele signor volpe che cerca di convincere la signora gallina, contro tutte le voci che circolano sul suo conto, a concedergli in moglie la figlia, una meravigliosa pollastrella; facile capire come possa andare a finire, ma tutto sta nella finezza dei doppi sensi con cui il testo mette sull'avviso il lettore, che non sa se indignarsi per la perfidia dell'uno o per l'infinita stupidità dell'altra.

Il testo è uscito in Francia nel 2011 e ne è già uscito un seguito, che ci auguriamo di vedere presto anche qui; è raro trovare testi per questa fascia d'età che sappiano coniugare intelligenza e leggerezza, stuzzicando e non addormentando i tanti neuroni che scorrazzano nelle teste dei bambini e delle bambine; se pensiamo a quanta parte degli scaffali delle librerie italiane, con le dovute e nobili eccezioni, siano dedicate a tristi produzioni seriali, non possiamo che rallegrarci per questa nuova proposta de Il Castoro.
Se al lettore già un po' esperto, diciamo intorno agli otto anni, dove vanno a parare le storie può sembrare subito chiaro, anche se qualche sorpresa c'è, per uno alle prime armi, dai sei anni, le pagine saranno piene di sorprese e colpi di scena. L'ho testato in libreria con una bambina, già attenta lettrice, leggendo la prima storia e ci siamo piegate in due dalle risate. Provare per credere.

Eleonora

Lettere con pelo e piume”, P. Lechermeier e D. Perret, Il Castoro 2015


martedì 21 aprile 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


PRIMAVERA: TEMPO PER NASCERE

Primavere, Alessio Di Simone, Alessandro Di Sorbo
Verbavolant 2014



ILLUSTRATI

"'Ma cosa gli hai raccontato ai tuoi per uscire?'
'Gli ho detto che avevo dimenticato una cosa importantissima nel cesto della bicicletta.'
'E ti hanno creduto?'
'Sono qui, no?'
Il bambino e la bambina si guardarono sorridendo, poi volsero lo sguardo al campo illuminato solo dalla luce della luna."



In una notte di luna questi due bambini corrono verso il luogo dove la vegetazione è più fitta perché lì si nasconde qualcosa di mai veduto prima.
Al centro di un intrico di foglie e rami c'è un bozzolo luminescente che fluttua. Non più grande di un arancia, al suo interno custodisce una piccola fanciulla rannicchiata su se stessa e avvolta dentro ali dal colore pallido.
All'arrivo dei bambini, la creatura alza la testa e i loro sguardi si incrociano.
Una fata.
Far cadere il bozzolo nel barattolo di vetro è un gioco da ragazzi e una volta racchiuso, i bambini possono assistere alla 'metamorfosi' di quella creatura. Tagliato i bozzolo, la fata distende le ali e la luce che la attraversa diventa sempre più intensa. Nervature simili a quelle delle foglie le attraversano e si vede scorrere la linfa al loro interno.
Di nuovo lo sguardo della creatura e dei bambini si incrocia e loro capiscono che era arrivato il momento di aprire il barattolo. 
Guizzante, vola brevemente sulle loro teste, sorride e poi scompare in un bagliore. Ma i suoi occhi rimangono negli occhi dei due bambini che guardandosi, si danno un bacio.
Non può essere altrimenti.
In silenzio, ritornano poi alle loro case.
Ma il mattino seguente, nel barattolo vuoto c'è una farfalla blu che vola.


Fatta di sospiri, sfumature, soffi e pochissime parole, Primavere è in realtà un doppio racconto. Accanto alla voce e alla storia poetica dei due ragazzini se ne aggiunge una seconda, mitologica, sorta di voce fuori campo che, attraverso l'allusione, pare intrecciarsi con la prima. È la storia di Calliroe, figlia di Teti ed Oceano. Fatta di acqua, ella ama Crisaore e cerca l'abbraccio di lui, infrangendosi contro il suo petto possente.
Le suggestioni che crea il racconto dei due bambini a me pare siano così potenti che tutto il resto scolora. Costruito su un dialogo serrato tra i due, il testo ogni tanto si schiude nelle descrizioni di un evento meraviglioso, magico, che però non cede mai alla retorica di questo genere di letteratura. La fata è prima di tutto una creatura vivente, le sue ali sono assimilate a foglie nervate, il suo bozzolo è un arancia opalescente, la sua prigionia è in un barattolo ermetico con la guarnizione di gomma. Tutto ciò che accade di magico, è immediatamente immaginabile, legato al mondo reale. E questo mi piace molto. 


Ma questa storia non è solo la storia di una 'nascita' al mondo di una creatura sovrannaturale, ma anche la nascita di un legame amoroso. Calliroe, con il suo racconto in corsivo, d'altronde ci guida in quella direzione.
Metto in connessione il titolo, che porta in sé il senso di nascita, la meraviglia della scoperta, il gioco di sguardi tra i due, la magia di qualcosa di inspiegabile, e ho quattro degli elementi che hanno a che fare con un amore.
Le immagini me ne danno conferma.
Non mi interessa l'età di quei due bambini, potrebbero avere 6 anni o 16 o 26 o 66: io li sto a guardare mentre tra loro nasce qualcosa. E per innamorarsi non c'è una età di riferimento. Magari i bambini non sanno elaborare l'amore a tal punto da saperne parlare, ma so per certo che sanno innamorarsi.

Carla

Noterella al margine. Del formato dei libri della collana Libri da parati ne abbiamo già parlato.  In Primavere, però, il formato fa qualcosa di più. Il gesto di apertura del grande e unico foglio che contiene il testo, ad ogni apertura, vero disvelamento di una immagine sempre più grande, genera rinnovato stupore. La lettura di un libro in sedicesimi, pagina dopo pagina, contiene anch'essa un mistero, ma lo specchio dei due fogli è sempre uguale a se stesso. Qui invece, il testo va cercato e per trovarlo occorre aprire il foglio come fosse uno scrigno. Il formato, in Primavere, amplifica la meraviglia di una scoperta, così come avviene in quel campo, alla luce della luna.

lunedì 20 aprile 2015

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

NARRATIVA, DI GENERE


Fra le molteplici discussioni sulla lettura fra i più giovani c'è anche quella che riguarda la cosiddetta narrativa 'di genere', letterario naturalmente, riferendosi a quei romanzi che appartengono a filoni ben definiti, dall'horror al fantasy, al 'rosa' alla fantascienza. Ovvero generi letterari con ambientazioni, schemi narrativi e tipologie di personaggi riconducibili a canoni, che in realtà sono assai variabili.
Spesso è considerata come letteratura di serie B, produzione seriale priva di effettivi spunti originali; eppure è lì che ragazze e ragazzi pescano per cercare storie accattivanti, emotivamente forti e che parlino la loro lingua. Ovvero, in questo ambito l'industria, e sottolineo industria, editoriale sfrutta i gusti, le mode, l'orizzonte culturale dei più giovani.
Eppure, continuo a pensare che con questo universo trasversale che mette insieme buoni libri e libri pessimi, giochi di ruolo, fumetti e quant'altro, bisogna confrontarsi, proprio per le capacità attrattive che esercita. Se le vie che portano alla lettura sono molteplici, con questa molteplicità dobbiamo fare i conti.
Ed ecco qui due romanzi di genere assolutamente 'classici', entrambi pubblicati da Mondadori: il primo, La casa di cani fantasma di Allan Stratton, è un horror che ricalca schemi classici, c'è un cattivo veramente cattivo che insegue una mamma e il suo bambino; i due finiscono in una casa abitata dal fantasma di un bambino, visto ovviamente solo dal protagonista. Lo scioglimento della vicenda implica anche lo svelamento della tragedia che ha coinvolto il piccolo fantasma e la sua famiglia cinquant'anni prima. Atmosfere tipiche dei romanzi nello stile di Stephen King, inquietudini, paure indefinibili, scioglimento finale che riporta la vita alla normalità. Tutto secondo norma, se non fosse che il male in questo caso è rappresentato dal padre naturale del protagonista, azzardo non indifferente considerando che il romanzo è pensato per un pubblico di ragazzini e ragazzine intorno ai tredici anni.
Orientato per un pubblico di poco più grande, il primo romanzo di una trilogia Chaos. La fuga, di Patrick Ness, che ha firmato la pubblicazione dell'ultimo lavoro della Dowd, Sette minuti dopo la mezzanotte.


L'ambientazione richiama i recenti successi della Collins: un pianeta altro, colonizzato con grandi speranze e trasformatosi nel peggiore incubo di qualsiasi sociologo: un germe locale rende i pensieri di ciascuno, animali compresi, udibili. Nella testa di questi umani immigrati rimbomba il Rumore assordante dei pensieri altrui. Fra le diverse reazioni a questa situazione le diverse comunità reagiscono ciascuno a modo proprio. Il nostro protagonista, Todd, nasce nel posto peggiore, in una città governata da pazzi ed esaltati, in cui le donne sono scomparse. I suoi genitori, o meglio i due uomini che lo hanno cresciuto, lo inducono a fuggire, cercando una mitica città in cui cercare una vita migliore.
La trama è avvincente, l'idea di partenza è originale, anche se poi si sviluppa secondo canoni prevedibili, colpi di scena, incontri fatali, disvelamenti, alternanza di vittorie e sconfitte di questo alfiere dell'umanità in un mondo che sembra averla perduta. Tutto è concepito immaginando uno sviluppo cinematografico, che sembra già acquisito.
In Patrick Ness c'è grande mestiere, la storia tiene il lettore incollato alla pagina fino ad un finale per necessità aperto, che anticipa il volume successivo.

Si tratta dunque di due romanzi che hanno un consistente pubblico potenziale, il secondo soprattutto, e che svolgono con onestà il proprio mestiere di attrarre alla lettura chi viene spaventato dal romanzo più descrittivo, più intimista. Possono essere un passaggio positivo se educano al gusto, alla capacità di discriminare, anche all'interno di un genere, una bella storia da una mediocre, se fanno apprezzare sempre di più come si scrive al di là della trama; se creano personaggi capaci di rimanere nella memoria dei lettori.
Altrimenti sono un passatempo comunque migliore di un ripetitivo video game.

Eleonora

La casa dei cani fantasma”, A. Stratton, Mondadori 2015
Chaos. La fuga”, P. Ness, Mondadori 2015



venerdì 17 aprile 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


L'OCCHIO DI SHAUN TAN

Regole dell'estate, Shaun Tan (trad. Beatrice Masini)
Rizzoli 2015


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"Questo è ciò che ho imparato l'estate scorsa: Mai lasciare un calzino rosso appeso ad asciugare. Mai mangiare l'ultima oliva a una festa. Mai lasciar cadere il barattolo. Mai lasciare aperta la porta sul retro di notte."

Due fratelli, in una estate assolata australiana. E alcuni fatti insoliti che accadono. 


Li vediamo che si fanno coraggio, rannicchiati contro un muretto di recinzione, guardando il calzino rosso rimasto appeso ad asciugare, perché percepiscono che dietro di loro incombe il Grande Coniglio, rosso come il calzino. Anche mangiare l'ultima oliva non è cosa da farsi, perché gli occhi indagatori di innumerevoli rapaci alle loro spalle li stanno per incenerire. E quando, con il retino, si sale sul serbatoio dell'acqua per catturare pesci volanti che attraversano l'azzurro del cielo occorre ricordarsi di legare al collo il barattolo, altrimenti precipiterà al suolo. E se si commette l'errore di lasciare aperta la porta sul retro della casa, la mattina dopo il soggiorno sarà pieno di insolite creature.


Altre regole da non dimenticare: non pestare le lumache, né dare ad estranei le chiavi di casa. Potresti trovarti spazzato via da una tromba d'aria o rimanere relegato al di là della finestra, mentre in televisione passa un bel film e sul divano, accanto a tuo fratello, un enorme gatto sta mangiando i popcorn che erano per te.

Diciassette fondamentali norme da conoscere. In caso contrario, l'estate di quei due ragazzini, fratelli, si rivelerà mozzafiato, piena di emozioni e di incognite. Esattamente come dovrebbe essere ogni infanzia e ogni estate.
Fin dal principio, sfogliando le pagine del libro, siamo testimoni increduli di situazioni che avvengono in un mondo che assomiglia al nostro ma non lo è (e non solo perché l'Australia è dall'altra parte del globo): conigli e gatti giganti, sottomarini in città, muri altissimi che tengono al di là l'estate e ancora altri muri che tengono nello scuro chi vorrebbe raggiungere la sua porzione di vita luminosa, ma non ricorda la parola d'ordine per accedervi.


Ecco a voi l'immaginario di un bambino.
In un silenzio apocalittico, rotto solamente dal clangore di creature di latta in parata, robot giganti con la carica a chiave sulla schiena che attraversano campi assolati di grano maturo, succedono cose mai viste. Una città deserta (sono tutti partiti?) talvolta grigia, talaltra abbacinata da un sole potente, è lo scenario delle azioni di questi due fratelli, che seppur non parlandosi, raccontano attraverso l'eloquenza dei gesti la loro relazione reciproca: una soggezione del più piccolo rispetto al maggiore, come di norma, carismatico agli occhi del fratellino. Fin dai risguardi si notano le loro due velocità: un grande che pilota sicuro un siluro spaziale a qualche metro dal suolo e uno più piccolo che lo insegue a terra con una cartella in mano che ne rallenta la corsa tra l'erba alta.
E' una storia di fratelli: c'è l'emulazione, la protezione, la complicità, l'indifferenza, la perfidia, la lotta, la prevaricazione, l'inesperienza e l'esperienza. Ma soprattutto c'è un indissolubile legame che li tiene insieme, nonostante tutto.


È una storia d'estate, ovvero di quella meravigliosa porzione dell'anno in cui ai ragazzini è dato modo di assaporare il proprio tempo e la propria libertà. Ci sono i colori, il gusto, la luce, l'atmosfera di quella stagione.


Ma è anche e soprattutto una storia di infanzia: un inno all'immaginario sconfinato che è nella testa dei piccoli e a cui quel grande e unico occhio in copertina si rivolge.
È l'occhio di Shaun Tan.

Carla

Noterella al margine. L'aria che si respira dentro Regole dell'estate è la stessa che ricordo in uno dei libri più cari che ho, Storie di periferia, che Rizzoli ha messo ormai fuori catalogo. Per i cultori di Shaun Tan, un vero sacrilegio.