martedì 31 dicembre 2019

ECCEZION FATTA!

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   
un anno di recensioni su Lettura candita 
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Luglio 2019
 
 
 
perché 
"Il topos letterario che Florence Thinard ha scelto è già di per sé garanzia di successo.
Associato a una piacevolissima scrittura che sa dosare tensione e climax e a una evidente dimestichezza nel campo della divulgazione per ragazzi (da lì arriva il know-how di questi marinai improvvisati: a lungo Thinard ha scritto di questi argomenti) Meno male che il tempo era bello è una lettura a dir poco avvincente.
Mettere un gruppo di persone in balia del mare, o su un'isola deserta (i riferimenti letterari non sono casuali), comunque lontano da tutti e da tutto e senza alcuna possibilità di contatto con la vita di un tempo, è già di per sé una porta aperta sull'avventura.
Mettere a loro disposizione una serie di oggetti perché ne facciano il miglior uso, solleticando così non solo la loro inventiva, ma anche quella del lettore è un altro elemento di sicura riuscita. O, ancora meglio, insegnare loro come costruirli e come servirsene. Cosa ci può essere di più divertente e interessante?"
 


perché
"Un gioiello, piccolo e prezioso, ci viene regalato dalla casa editrice LiberAria: una storia breve, un racconto del grande e compianto Osvaldo Soriano, che qui realizza una storia per bambini, ‘Nero, il gatto di Parigi’.
E’ un libro prezioso, molto curato nella traduzione, di Ilide Carmignani, nella veste grafica e nelle illustrazioni, di Vincenza Peschechera, che questo piccolo editore, LiberAria ci regala; una lettura per tutte le età, anche per quegli adulti che possono smentire il gatto Nero che afferma che ‘a la gente grande le falta imaginacion’. Leggetelo!"
 
Agosto 2019 
 
 
 
perché
"Julie Fogliano non va mai ignorata.
Per tre ordini di motivi: ha spesso cose belle da raccontare, come capita ai poeti, prende velocità e direzioni differenti, come capita ai poeti, e la sua voce sale sempre fuori dal coro, come capita ai poeti.
E come se non bastasse, in questo preciso libro viaggiano con lei due altri grandi talenti: quello di Chiara Carminati, alla traduzione, che fa suonare la lingua con parole come un silenzio che scricchiola o una porta sospesa tra l'andare e il venire, e quello di Lane Smith, illustratore gigante.
Julie Fogliano negli Usa (e anche altrove, a giudicare dalle molte lingue in cui sono tradotti i suoi libri) è un'autrice molto amata e molto stimata.
In Italia, finora, non pare essere per tutti.
Forse perché è poesia? E si sa, la poesia è una roba da iniziati.
Forse perché la sua non è velocità ma lentezza? E si sa, chi è lento resta indietro.
Forse perché si occupa di piccolezze, come un seme che non cresce, o una balena che non passa, o una casa un po' sbilenca e rotta? E si sa, cose così son senza importanza.
Che dire? Il peggio è per chi la ignora.
Intorno a due perni tutto ruota: una casa e l'assenza, il non essere (di dickinsoniana memoria)."
 
"un oggetto non è solo ciò che è per il suo uso comune, esiste per la sua forma, magari alterata dall’uso. Ogni oggetto può essere in sé estetico, ma a renderlo tale è lo sguardo dell’osservatore, che vede un lato nascosto, un lato implicito. E l’accostamento di un oggetto all’altro, la collocazione in uno spazio diventa il gesto artistico per eccellenza, il gesto creatore di qualcosa che prima non era visibile e che si manifesta per mano dell’artista.
Questa modalità così essenziale è vicina al gioco libero dei bambini, che trasformano una cosa in un’altra, animano gli oggetti inanimati. E questo è il secondo punto d’interesse che troviamo nell’albo: l’esplicitazione di una profonda affinità fra una modalità artistica e il mondo ludico dell’infanzia. Cornell stesso fece un’esposizione in cui alcune opere erano poste all’altezza di bambino, proprio perché nell’infanzia l’immaginazione non è assoggettata alla verosimiglianza."
 
Settembre 2019 
 
perché
"Un lavoro di cesello nel testo, fatto di riflessione, è la Dorléans a dirlo, su ogni parola, su ogni punto, su ogni virgola. Questo lento e attento lavorio nel togliere, limare, sistemare è quello che spesso fa la differenza tra un albo illustrato e un bell'albo illustrato.
Pubblicato esattamente un anno fa in Francia e già premiato e selezionato in premi importanti, La gita notturna è un libro insolito. Costruito su un filo narrativo molto sottile, riesce ad avere una grande resistenza e impatto, nel racconto di questa inaspettata passeggiata notturna che l'intera famiglia fa.
È immediatamente evidente che sia un'idea, forse addirittura una sorpresa, dei due genitori; i bambini, infatti, li seguono con curiosità, ma è la fiducia in loro che li fa arrivare al traguardo. Senza spendere neanche una parola in merito, se non quelle che descrivono il contesto, Marie Dorléans è davvero molto brava e precisa, misurata nel creare proprio questo tipo di atmosfera, ovvero quella che avvolge questa piccola famiglia. Traspare, giustamente mai dichiarata, la fiducia dei piccoli nei confronti dei grandi (ma anche quella opposta, quando sono i piccoli a guidare sull'ultimo tratto in salita), la loro curiosità sempre tenuta a bada, il desiderio di condivisione di una esperienza emozionante, la tensione di ciascuno verso il gran finale, la consapevolezza dei grandi di essere guida nel percorso a piedi, ma anche in quello dell'anima nei confronti dei loro piccoli."
 
"La sinteticità e chiarezza di questi testi rendono il libro apprezzabile anche da lettori e lettrici alle prime armi, a partire dai sei anni.
A dare a questo appassionato catalogo un tono non accademico sono in particolare le grandi tavole della Desmond, che riesce a sottolineare, con la sua tavolozza sfumata, l’aspetto epico o favolistico delle imprese raccontate.
Il suo disegno non è solamente descrittivo e, così come la delicata gamma cromatica, compie una sorta di trasformazione dell’oggetto, che non è più neutro agli occhi del lettore, ma acquista una valenza emotiva: nella danza delle gru, o nel viaggio delle megattere, si trasmette un’idea di eleganza, di forza, di armonia; in ultima analisi di bellezza."
 
 Ottobre 2019
 
"proprio per questa forza narrativa, che radica in molteplici direzioni, che le sue storie hanno anche la capacità di mostrare l'indicibile.
Ecco, in Allumette c'è molto di tutto questo.
In primo luogo, nella riscrittura di una fiaba, dagli Andersen ai Grimm, c'è il senso del meraviglioso che la attraversa, ma c'è anche un omaggio al fantastico e al grottesco di Bierce, che Ungerer condivide con lo scrittore americano.
C'è anche l'onestà intellettuale di raccontare la crudeltà e il degrado del mondo. E con essa c'è la volontà di non essere accondiscendente nei confronti di chi legge e guarda, ma invece di essere provocatorio.
'I bambini vanno sfidati sul piano della paura e della gioia'.
C'è il grande messaggio politico che attraversa il racconto e che lo rende immediatamente contemporaneo e con esso e c'è il coraggio di schierarsi."
 
 
 
perché
"E’ un meccanismo narrativo semplice che nasconde un interessante viaggio nelle mitologie di vari popoli, dagli abitanti della foresta amazzonica a noi, passando per la cultura cinese, giapponese, nordica e così continuando. Quello che stupisce, nella resa delle belle illustrazioni, è l’imprevedibile umanizzazione, i sentimenti che emergono dai volti di queste creature nate per infondere terrore: la rabbia, la paura, la delusione per gli umani inganni, lo stupore, il dolore, come quello del povero King Kong, ormai conscio della fine prossima.
Come non immedesimarsi in questa umana mostruosità, specchio evidente delle nostre illusioni e paure?"
 
 Novembre 2019
 
 
perché 
"Quando un libro è così ben congegnato, quando l'intesa è a tal punto potente, è difficile scindere e valutare l'apporto di chi scrive e di chi illustra. Si assiste a un continuo e serrato dialogo tra un codice espressivo e l'altro.
Tuttavia, se in A fior di pelle i testi dimostravano di avere quella 'sicurezza' tutta materna, che guidava anche l'obiettivo in mano a Massimiliano Tappari, qui invece è l'immagine a dimostrare tutta la sua forza trainante nei confronti del testo. Affettuosamente le parole si fanno 'accendere' dalla inconsueta prospettiva dell'immagine.
E' un po' come se Chiara Carminati le usasse come appoggio elastico per spiccare il suo salto poetico."
 
"qui c’è qualcosa di diverso che comincia proprio dalla struttura del libro che alterna foto e disegni a domande senza risposta; la risposta la deve dare il lettore e con lui gli esseri umani ancora capaci di riflettere. Le domande sono di apparente semplicità: ‘La natura è dappertutto?’, mettendo a confronto un ambiente urbano e delle rocce. In realtà procedono in progressione, minando alle fondamenta alcune nostre certezze: ‘Il lupo sogna una lupa?’, ‘In natura ogni cosa poi finisce?’, ‘Gli animali hanno le nostre stesse paure?’. Alcune delle domande hanno in realtà tormentato generazioni di naturalisti, soprattutto nella biologia pre-darwiniana."
 
 Dicembre 2019
 
 
 
perché
"Se la trama in senso stretto ha molti rimandi ad altri romanzi che hanno trattato temi molto simili, ‘The Skeleton Tree’ si segnala per un intreccio non banale, per una bella ricostruzione dell’ambiente naturale, fatta di meraviglia e di timore. Non ci sono facili concessioni al sensazionalismo, ma una visione del mondo naturale che coniuga conoscenza e senso del mistero, quel sentirsi davvero piccoli quando si è lontani dal mondo della tecnologia. Si segnala anche per un finale per nulla scontato, che colpirà la fantasia dei lettori.
Lettura avventurosa per giovani lettrici e lettori a partire dai dodici anni."
 
 
 
perché
"Ci sono giorni in cui non si può non ringraziare la buona stella che ha illuminato la strada della letteratura per l'infanzia. E già che uno è lì a dir grazie, può anche aggiungerne uno, di ringraziamento, a Hub che, tra le tante belle cose che fa, non dimentica mai di scrivere per bambini e bambine storie così"

FINE

lunedì 30 dicembre 2019

ECCEZION FATTA!

  I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
E PER FARE FESTA
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   
un anno di recensioni su Lettura candita 
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Gennaio 2019
 
perché
"Ha la forma della poesia, ma può diventare quasi una ninna nanna Qui ci sono le altalene. Se sussurrata, può addormentare i bambini e le bambine fin dal primo giorno che tornano a casa dopo il parto. Le parole che contiene sono una bella promessa di tutto quello che potrà venire.
In verità però questa poesia con una musica dentro e sotto non è nata per addormentare. Al contrario è nata per svegliare, per solleticare chi è in cammino ed ha ancora strada da fare e fa fatica a venirci incontro.
Questa poesia è stata pensata per tutti i piccoli prematuri che del mondo non hanno provato ancora nulla, perché sono lì un po' sospesi, tra il qui e il là.
Loro davvero sono su un'altalena che però non li fa volare al vento, ma li tiene chiusi dentro scatole trasparenti. La loro precaria posizione non trova sicurezza nelle corde o nelle catenelle, ma è legata a tubicini e a macchine complesse.
E loro sono lì che si dondolano avanti e indietro."
 
 
 
perché
"è una storia che gioca sulla sottile linea di demarcazione fra reale e fantastico: abbiamo a che fare con un ragazzino dotato di una grande immaginazione o la realtà ha degli aspetti che non possiamo spiegare? Tutto ruota intorno alla malattia della madre, oppure davvero in mare ci sono pesci che cercano di unirsi ad alcuni umani speciali? Essere Fish Boy vuol dire solo essere un eccellente nuotatore? Il tema della ricerca scolastica si inserisce nella narrazione e non è casuale: tratta della misteriosa scomparsa in mare di velivoli o imbarcazioni, di cui si sono perse completamente le tracce: come dire, ci sono più cose in cielo e in terra di quante siamo in grado di spiegare.
La lettrice e il lettore sono coinvolti in questi dilemmi e credo si possa dire che il romanzo, scritto con grande fluidità e un invidiabile ritmo, si lascia leggere a diversi livelli, come avventura, o come metafora della vita, quando attraversa momenti cruciali, di confine fra un prima e un dopo."
 
Febbraio 2019
 
 
 
perché
"Shaun Tan vola, è il caso di dirlo, sempre altissimo.
In un libro di poche pagine, in una rapida sequenza di frasi compresse crea un'icona di enorme potenza. Ed è lo stesso Tan a dirci che tanto del suo lavoro intorno a Cicala è stato quello di togliere, togliere, togliere. Per arrivare a mettere su carta solo il necessario. Infatti Cicala è immediatamente un'icona.
Da qualsiasi punto si voglia partire per ragionarci intorno, si trovano agganci che ne consolidano il senso e lo status di simbolo.
Uno. La cicala, animale che per eccellenza rappresenta la pigrizia, qui è lavoratore instancabile. Con riscatto finale.
Shaun Tan non ha paura di affondare le mani nel mito, nella favola di sempre, per darne una sua lettura e spiegazione originale.
Sarà difficile, da adesso in poi, d'estate, tra le cicale che friniscono, non andare con il pensiero alla sua Cicala libera e in pensione. E sarà difficile non sentirsi, con le dovute proporzioni, presi in giro come membri di quella stessa umanità che le libere cicale irridono."
Due...  
 
 
 
perché 
"La scelta della Einaudi Ragazzi di pubblicare questa graphic novel individua automaticamente un target preciso, le ragazzine e i ragazzini delle scuole medie, anche se il testo è godibilissimo anche per lettrici e lettori decisamente più grandi; mi sembra un’operazione editoriale coraggiosa e giusta, che coglie nel segno di una delle caratteristiche più vistose dei tempi correnti: l’idolatria dell’immagine, l’assoggettamento di tante e di tanti a cliché sfornati dagli ‘influencer’ e dall’esercito di abili pubblicitari, al servizio delle società di marketing.
Ma nello stesso tempo è una storia semplice, raccontata con garbo e con una moderata dose di ottimismo."
 
Marzo 2019

 
 
perché
"Si legge in un fiato la nuova piccola storia dei fratelli Janne e Ulf.
Ed è di nuovo un piccolo esempio di perfezione racchiusa in sole 45 pagine, illustrazioni di  Markus Majaluoma incluse.
In uno spazio di scrittura e di tempo narrativo che per altri sarebbero esigui e asfittici, Ulf Stark è in grado di mettere sul tappeto un bel numero di cose...
Tutto questo ha come sfondo il racconto di una quotidianità casalinga che è un vero piacere assaporare con la lettura. E non a caso mi pare si possa parlare di sapore o di odore o di rumore. Tutto passa attraverso una percezione sensoriale: dalla promiscuità tra fratelli nel bagno, sputi nel lavabo, alle macchie di cibo sulla faccia, polvere sotto i divani, piedi che spuntano dalle coperte.
Bello, come sempre. Anche per quel 'morsicare' al posto di 'mordere'."
 
 


 perché
"Non è solo ambizione ad aver guidato Sabina Radeva, brillante autrice inglese, a cimentarsi con qualcosa che sembra impossibile: ridurre in un albo illustrato il testo sacro della biologia moderna, ‘L’origine delle specie’ di Charles Darwin. Credo ci sia anche una grande autentica passione.
Sabina Radeva ha una solida formazione scientifica e nello stesso tempo è una valente illustratrice e quindi ha tentato l’impresa impossibile: ed ecco davanti a noi ‘L’Origine delle Specie di Charles Darwin’, pubblicato da Mondadori, un bel libro illustrato che riassume con semplicità e precisione i termini essenziali della teoria dell’evoluzione."
 
 Aprile 2019
 
 
 
perché 
"Lobel, e lo attestano le Caldecott e le Newbery Medals vinte, fa parte di quella nutrita schiera di autori americani (o ivi trapiantati) che dalla fine degli anni Cinquanta fino a tutti gli anni Settanta ha dato vita a un'epoca d'oro per il libro illustrato. Un disegno molto classico in una impaginazione altrettanto rispettosa dei canoni, Rana e Rospo sempre insieme rivede la luce grazie a una colta politica di progetto che qui si deve a Babalibri, ma anche diversi altri editori hanno intrapreso. 
Non si tratta solo di omaggi ai Padri e alle Madri della contemporanea letteratura illustrata, quanto anche di un'esigenza di riconfigurarsi, editorialmente parlando, su un canone che garantisca la qualità migliore all'interno di un panorama che sempre più spesso non dimostra di saper essere all'altezza delle aspettative."
 
 
 
perché 
"Sono scelte che non passeranno inosservate e che secondo me hanno un grande valore, quello di anticipare in qualche modo le scelte di lettura più mature, mettendo in fila personaggi femminili forti, diversi, originali, in qualche caso trasgressivi.er i lettori e le lettrici più giovani ci sarà sicuramente il gusto della scoperta: ‘Zazie nel metrò’, o ‘Bibi. Una bambina del nord'. Per quelli o quelle più allenati, il piacere di ritrovare, di rispolverare letture giovanili, o meno, ritrovandosi nel ritratto proposto da Beatrice Masini, che, appunto, dà una lettura per niente rassicurante, sottolineando sempre la forza, l’originalità, la libertà di queste splendide bambine, o donne, di carta.
Quanto ai ritratti proposti da Negrin, appare originale e adeguata la scelta di connotare stilisticamente in modo differente ciascun personaggio rappresentato, cercando di aderirvi o di trasmettere lo spirito di quel momento."
 
"La qualità del contenuto è tutta nella capacità di Pauli di mettere in uno scenario autentico una sequenza di dialoghi 'impossibili'.
E ulteriormente, lo spessore di queste conversazioni arriva dall'impronta filosofica che esse hanno.
Rigo e Rosa possono essere la rappresentazione in carne e pelo di come sia l'amicizia, ma questo non rende giusto merito a ciò che non sta in superficie, ma che prende corpo solo facendo sedimentare lentamente i dialoghi divertenti e surreali di quei due. Ricorda, in questo, la capacità di lettura del mondo in chiave filosofica che va riconosciuta ad autori come Toon Tellegen o, talvolta, Bernard Friot.
In sostanza si tratta di avere uno sguardo che sappia leggere la profondità e lo sappia fare con leggerezza."
 
 
 
perché 
"riesce a rendere chiaro qualcosa che qualcuno tende a dimenticare, cioè che l’Olocausto ha rappresentato il punto più oscuro della Storia umana, talmente oscuro da inghiottire anche la possibilità di narrazione; anche i personaggi delle fiabe, che possono rassicurare i piccoli con la loro magia, sono ammutoliti di fronte all’orrore fatto realtà.
Dunque la necessità del ricordo, il ripetere inesausto le vicende dei sommersi e dei salvati, dei portatori di morte e dei ‘giusti’, capaci di umili indispensabili eroismi. Nel racconto, efficacemente sono rappresentati i personaggi di questa tragedia: chi si asservì al nemico, chi voltò la testa dall’altra parte, chi divenne eroe suo malgrado.
Ne viene fuori un romanzo non comune, che per il linguaggio e l’evocazione di ambientazioni magiche può essere proposto a lettrici e lettori dai dodici anni in poi, ma credo possa essere realmente apprezzato a partire dai quattordici anni, quando vi è maggiore consapevolezza della Storia e si può collocare il racconto nell’ambito etico che gli appartiene."
 
 Giugno 2019
 
 
 
perché 
"Concepito come un monolite dal punto di vista della costruzione narrativa, Il nostro avvenire dorato, compreso il finale letteralmente travolgente, ha molte qualità al suo attivo: l'universalità delle questioni che solleva e la relative prospettiva di lettura; una robustezza di impianto da romanzo classico; una capacità di rendere visiva, immaginifica, la narrazione che, in alcuni passaggi, diventa vero e proprio cinema sulla pagina (Heivisj ne è protagonista assoluto); più di un paio di piccole perle, brevi digressioni, incastonate nella narrazione più grande (una su tutte la storia di Trudi Strutto); un'indagine introspettiva sulla protagonista che dà dell'età di passaggio una chiave di lettura profonda, complessa e onesta; un crescendo 'drammatico' nel racconto della guerra, quella combattuta da chi è rimasto a casa.
E su tutto, a tenere insieme tanta bellezza, una scrittura fluida, tradotta con il consueto garbo e sensibilità.
Non leggerlo sarebbe un peccato."
 

 
perché
"è interessante la riflessione sul ‘passato’. Per Osh il passato è un bagaglio ingombrante, di cui non vuole quasi avere ricordo; per Crow, al contrario, il passato è un tassello mancante, un pezzo della sua storia che si perde nell’indistinto. E dunque per lei è una necessità ineludibile ricostruire i passaggi, individuare le persone, dare un senso al sua arrivo nell’isolotto di Osh. Questo tema si collega all’altro, altrettanto interessante, dei legami di sangue, o presunti tali, confrontati con le relazioni reali, con l’esserci affettivamente, svolgendo un ruolo, al di là delle relazioni di parentela. Tematiche, come si vede, che hanno a che fare con l’identità, quella essenziale richiesta di individuazione così presente nelle teste degli adolescenti. Anche in questo romanzo l’azione, raccontata in alcuni tratti a ritmo serrato, si accompagna a una grande capacità di ricostruzione delle atmosfere familiari attraverso gli oggetti di vita quotidiana, gli animali che condividono la vita dei protagonisti, i diversi personaggi secondari."
 
[continua]