lunedì 28 gennaio 2019

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


FISH BOY


Il romanzo di Chloe Daykin, ‘Fish Boy’, in uscita per i tipi di Giunti, è davvero un romanzo originale, anche se parte da uno schema già visto diverse volte: una famiglia in difficoltà per la malattia della madre, non ancora identificata; un padre che cerca di darsi da fare; un ragazzino con le sue specialissime ossessioni, i documentari di sir David Attenborough, le cui citazioni si intrecciano con la narrazione.
Siamo in una cittadina costiera dell’Inghilterra e il nostro protagonista, Billy, conduce una vita relativamente normale, scandita dalle solite cose, la scuola, le cene un po’ rimediate, a base di fagioli, i bulli a scuola, una ricerca che non decolla, una ragazzina che forse gli piace e un nuovo amico che si profila all’orizzonte.
C’è il grande non-detto, la malattia, ancora non diagnosticata, che costringe la madre a stare quasi sempre a letto; e c’è una passione travolgente per il nuoto, che porta il nostro protagonista a imbattersi in un curioso pesce, uno sgombro, che sembra parlargli.
Billy è un esperto di animali ed è al racconto che ne fa il mitico documentarista inglese che si rifà nei momenti difficili, quando bisogna fare una scelta o affrontare un momento difficile. Sa quindi che i pesci non parlano. Non sa con chi confidarsi, certo com’è che nessuno gli crederebbe. Solo il nuovo amico Patrick sembra avere la mente sufficientemente aperta per credere all’impossibile.
E’ proprio lui a spingerlo a tornare in mare e a dargli, come amuleto salvavita, una collana con delle piastrine metalliche. Billy dunque torna più volte in mare a incontrare Bob, questo il nome attribuito allo sgombro, e il suo branco, che lo accoglie come uno di loro.
Ma questa nuova simbiosi contiene in sé un pericolo, perché Billy pesce non è e unirsi per sempre al branco di pesci può significare una cosa sola, morire.
Le ultime immersioni sono drammatiche, mettono alla prova la resistenza fisica e mentale del protagonista, coinvolgendo anche l’amico.
Come si vede è una storia che gioca sulla sottile linea di demarcazione fra reale e fantastico: abbiamo a che fare con un ragazzino dotato di una grande immaginazione o la realtà ha degli aspetti che non possiamo spiegare? Tutto ruota intorno alla malattia della madre, oppure davvero in mare ci sono pesci che cercano di unirsi ad alcuni umani speciali? Essere Fish Boy vuol dire solo essere un eccellente nuotatore? Il tema della ricerca scolastica si inserisce nella narrazione e non è casuale: tratta della misteriosa scomparsa in mare di velivoli o imbarcazioni, di cui si sono perse completamente le tracce: come dire, ci sono più cose in cielo e in terra di quante siamo in grado di spiegare.
La lettrice e il lettore sono coinvolti in questi dilemmi e credo si possa dire che il romanzo, scritto con grande fluidità e un invidiabile ritmo, si lascia leggere a diversi livelli, come avventura, o come metafora della vita, quando attraversa momenti cruciali, di confine fra un prima e un dopo.
Ho trovato assolutamente originale l’inserimento nel racconto in soggettiva del protagonista delle citazioni prese dai testi di Attenborough, come se il corso dei pensieri cercasse rifugio nelle brillanti osservazioni naturalistiche, che sono a loro volta specchio della condizione umana. Non a caso viene citato un passo in cui il naturalista inglese richiama il legame che ci tiene stretti a ciascun animale dell’orbe terracqueo, il filo complesso della storia della vita.
Come romanzo d’avventura e come riflessione sui passaggi di vita complicati, mi sembra un romanzo assolutamente consigliabile a lettrici e lettori a partire dai dodici anni, dotati di fantasia e di grande curiosità.

Eleonora

“Fish boy”, C., Daykin, Giunti 2019


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