martedì 30 giugno 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


CREDERE NEL POSSIBILE


Ingredienti non nuovi, per il romanzo di Jennifer L. Holm Il pesce rosso numero 14, tradotto da Elisa Puricelli Guerra: coppia di genitori separati, ragazzina preadolescente, nonno terribile, che in realtà è un potente punto di riferimento. E poi un pizzico di fantastico e il potere della scienza.
Il nonno in questione, in realtà, è una sorta di scienziato pazzo, ne ha tutte le caratteristiche: geniale, incompreso e sostanzialmente irresponsabile.
Lavorando su un esemplare raro di medusa è riuscito ad isolare una sostanza che l'ha ringiovanito e quindi entra prepotentemente nella vita della protagonista, Ellie, nella forma di adolescente brufoloso.
Espulso dal suo laboratorio, trova ospitalità nella casa della figlia e della nipote e vi spadroneggia impavido, cercando di rientrare nel suo vecchio laboratorio, mettendosi costantemente nei guai.
In realtà, sotto l'apparente indifferenza, il buon Melvin ha a cuore la formazione della nipote, che vuole indirizzare verso una carriera scientifica, ben lontana dalle aspirazioni artistiche e teatrali di entrambi i genitori.
Così, fra tacos, burritos e cene cinesi, racconta alla nipote le vite straordinarie di tanti scienziati, in particolare di Salk e Oppenheimer, scelti non casualmente come attori importanti nella creazione, rispettivamente, del vaccino antipolio e della prima bomba atomica. Il bene e il male della scienza, la contraddizione prometeica che combina desiderio di sapere ed effetti distruttivi.
Melvin, sempre nella veste di cugino adolescente di Ellie, continua a tentare di introdursi nel suo vecchio laboratorio per impossessarsi della medusa ringiovanente, coinvolgendo anche uno scettico compagno di scuola di entrambi, Raj, che diventa ben presto amico, e complice, di Ellie. Due visioni del mondo si confrontano nella vita della ragazzina: quella artistica, rappresentata dai genitori, che le hanno nascosto la morte dei vari pesci rossi, sostituendoli ogni volta con dei nuovi esemplari, e quella scientifica del nonno.
La girandola di avventure non ha altro scopo che condurre le giovani lettrici e i lettori alla consapevolezza che nella ricerca bisogna avere 'misura', senso della realtà, ma bisogna anche credere fermamente nel 'possibile': per esempio credere nella teoria del tutto, quella legge universale che i fisici inseguono da sempre. Le 'sensate esperienze e certe dimostrazioni', come asseriva Galileo, distinguono la scienza da altri ambiti della cultura umana.
Se un futuro di provette e macchinari astrusi può sembrare poco poetico, nello scorrere le biografie di tante scienziate e scienziati si scopre una passione profonda, un credo laico nella possibilità di conoscere il mondo e, magari, migliorarlo.
Giustamente nel finale del libro si sottolinea che c'è scienza e scienza, scoperte e invenzioni che hanno migliorato la vita degli esseri umani o hanno creato strumenti di sfruttamento e di distruzione.
Ai ragazzi e alle ragazze sta il compito di proseguire questa mole imponente di ricerche nella direzione eticamente più responsabile.
Questo mi sembra il messaggio dell'autrice che, figlia di medici, ha deciso di dedicarsi alla scrittura a tempo pieno.
Forse anche l'arte può cambiare il mondo?

Eleonora

“Il pesce rosso numero 14. Credi nel possibile”, J.L. Holm, Rizzoli 2015


lunedì 29 giugno 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


UN SASSOLINO AL GIORNO...

Ti amo ogni giorno, Malika Doray (trad. Rita Dalla Rosa)
Terre di Mezzo 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)

"Piccolo amore mio,
ti amo
ogni giorno.
Anche quando parto,
perché da te sempre ritorno.
Forse non adesso
ma di sicuro
molto presto."

E se la nostalgia sarà tanta una soluzione la mamma saprà trovarla nei sassolini bianchi. Uno per ciascun giorno di lontananza. Insieme, mamma e piccolino, vanno in cerca sassolini conta tempo. 
 

Li raccolgono e poi li mettono in un piatto e da lì ogni mattino col papà sarà proprio il piccolo coniglio a toglierlo per fare il suo conto alla rovescia. Durante il giorno la nostalgia non è tanto forte, perché sono tanti i divertimenti con gli amici. E se la sera sale un po' di magone, ci sarà papà coniglio a consolarlo. E intanto i sassolini bianchi nel piatto diminuiscono. Ne è rimasto solo uno nel piatto: manca solo un giorno al suo ritorno. E se poi non torna? Ma dietro la porta ecco che appare lei: la mamma piena d'amore per sempre e con tutto il cuore. 



Malika Doray e la sua sensibilità non lasciano mai indifferenti. Un racconto tenero che in pochissime parole e in pochissimi segni mette a fuoco una situazione piuttosto consueta di separazione temporanea tra mamma e bambino. Eppure c'è qualcosa in più rispetto ai molti altri libri che hanno l'intento di affrontare un tema 'delicato' per i più piccoli: il distacco dalla mamma. E quel qualcosa in più sono proprio quei quattro sassolini che mamma coniglio e bimbo coniglio mettono assieme nel piatto e che costituiscono il rimedio a solitudini e malinconie passeggere.
Non sarà casuale che questo libro che si legge come un calendario abbia molto a che fare con lo scorrere del tempo: quei sassolini sono infatti un rudimentale, ma efficace, sistema di contare il tempo che passa.
Quei quattro sassolini fanno la differenza e confermano lo sguardo attento che Malika Doray ha sempre dimostrato di avere nei confronti della primissima infanzia.  


Quei sassolini diventano lingua comune tra un bambino che non ha cognizione chiara del tempo che passa e un adulto che invece con lo scorrere dei giorni ha molta dimestichezza.
Quei sassolini scandiscono la distanza che per del tempo terrà mamma e bambino lontani.
Quei sassolini se non sono la soluzione al problema, sono comunque un buon aiuto a superarlo.
Quei sassolini sono la tangibile evidenza che un piccolo e un grande possono sempre trovare una lingua comune che sia comprensibile a entrambi.


Accanto a pochi altri esempi celebri, Doray è una delle migliori autrici di libri per piccoli. Quasi del tutto ignorata in Italia. Senza mai fare nessun cedimento alla leziosità, alla banalizzazione del disegno, questa autrice francese dimostra un talento 'naturale' nel trovare sempre il linguaggio iconico e le parole adatte per arrivare ad essere capita e amata anche dai 'lettori' microscopici. La sua sensibilità sta spesso nella scelta del tema, e questo libro pubblicato in Francia già quasi dieci anni fa, ne è un ottimo esempio e nel creare nella narrazione l'incontro di due sensibilità differenti: quella dei piccoli ascoltatori e quella dei grandi lettori. Se mi si passa la metafora, è un po' come dire che i libri di Malika Doray sono confortevoli poltrone dove un piccolo e un grande possono accoccolarsi per passare buon tempo assieme...



Il discorso non è poi molto diverso se guardiamo il suo modo di illustrare. Tra i suoi punti di riferimento lei stessa cita Bruno Munari e Katsumi Komagata perché di entrambi ammira il minimalismo, la semplicità assoluta raggiunta dopo un lungo e attento lavoro di sintesi e nel contempo la grande complessità di contenuti. Per questo motivo i suoi libri sono sempre anche qualcosa di più che semplici contenitori di storie e di immagini (penso all'altro titolo pubblicato in Italia, Che bella notizia!, Gribaudo 2012). Ogni elemento, dal disegno alla grafica, dal carattere al formato, concorre a pari titolo a creare un oggetto pieno di senso e di bellezza.
La prima infanzia infanzia, ad evidenza, rappresenta il suo pubblico di elezione perché ai bambini più piccoli riconosce una grande sensibilità e capacità di interrogarsi e capire le piccole cose al pari dei grandi temi con la medesima curiosità di approccio. Essi sono ancora terreno vergine, sui cui tutto può crescere rigoglioso.

Carla



venerdì 26 giugno 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


QUEL GRAN GENIO DI TALLEC

Chi cosa chi, Olivier Tallec (trad. Chiara Stancati)
Lapis Edizioni 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni)

"Chi non ha dormito abbastanza?
Chi ha giocato con il gatto?
Chi ha dimenticato il costume da bagno?
Chi fa uno scherzo stupido?"

Sarà stata l'alce sconsolata con il suo peluche rosso, oppure il rinoceronte in tutina che guarda con aria perplessa, oppure la bambina compita dallo sguardo esterrefatto, oppure il castoro sornione, o la renna malinconica in canottiera, oppure il bambino guerriero, o quell'orsetto blu....


E chi ha giocato con il gatto? L'ornitorinco con la maschera da sub? O il procione con la bandierina, o il cane dal grande naso e dal grande pompon sul cappello? Non è stato di certo il bambino con il grande cane pigro e nemmeno il bambino con la gran testa di ricci, o il biondino che lo segue. Oppure a giocare con il gatto è stata l'orsetta ballerina sulle punte o la papera ingrugnita o forse è stata quella bambina spettinata con braccia e viso pieni di di graffi?

Ecco, questo libro funziona così: una dozzina di domande a scelta multipla e quest'ultima, trattandosi di un albo, non è scritta ma disegnata. Dopo ogni domanda appare una carrellata di otto/dieci piccoli personaggi che scorrono come su un nastro, ritratti secondo otto/dieci atteggiamenti diversi.
Geniale! D'altronde è Tallec.
Ad ogni giro di pagina compare una diversa domanda che ha un tono piano, direi quotidiano, ma che prevede una risposta divertente, che porta in sé un quid di 'frizzante'.
Provo a spiegare: la semplice domanda 'chi ha dimenticato il costume da bagno?' genera immediatamente un potenziale divertimento nel cercare la risposta, perché ci si può facilmente immaginare che chi ha dimenticato il costume da bagno sarà quanto meno in una situazione di imbarazzo: si vergognerà? sarà in mutande? lo stesso potrebbe valere per domande come 'chi è innamorato?'. È immediato che la parola innamorato genera un brividino di scabrosità nell'osservatore. Chi è innamorato sarà rosso? Goffo? Sulla luna?


Il divertimento si rinnova a ogni domanda che ha il suo 'scoppio' di divertimento nella risposta. Penso a domande come 'chi ha giocato con il gatto?' oppure 'chi si è fatto male?' che di per sé implicano una risposta che prevede una défaillance di qualcuno. E la défaillance fa ridere. Come fa ridere la monelleria che si nasconde dietro domande come 'chi fa uno scherzo stupido?' o 'chi ha mangiato tutta la marmellata?' A queste si alternano domande più generali, ma mai banali, che acquistano il loro valore aggiunto in impercettibili ma efficaci sottigliezze lessicali. Penso a una domanda come 'chi ha tanta tanta paura? che poteva anche forse suonare banale se non ci fosse stato il raddoppio dell'aggettivo.
Questo è quanto riguardo al valore che questo libro ha nella sua parte scritta, ma il meglio arriva, ovviamente nella parte illustrata, quella che attiene alle risposte.



Qui arriva il vero divertimento preannunciato dalle domande. In questa sorta di pinacoteca di personaggi umani e animali, data dall'assenza di dialogo tra loro, su una pagina bianca si avvicendano i protagonisti, portatori di esilaranti espressioni e posture: orsetti che ostentano, fortunati loro, il loro bel costume da bagno a righe, procioni che suonano il basso elettrico come se fossero su un palco, conigli miopi e molti, moltissimi, bambini e bambine, sempre molto seri e compresi nella attività che li ritrae, sia che danzino sia che portino fuori il cane. Come già nei testi, anche nel disegno colpisce il talento di Tallec di creare valore aggiunto all'immagine, attraverso impercettibili dettagli. Ed è proprio nel piccolo particolare che Tallec nasconde le risposte che, nonostante un buon occhio allenato, non sono mai immediate, ma piuttosto arrivano dopo qualche secondo. Forse accade anche perché l'occhio prima di trovare la soluzione si bea nello scorrere tutte le possibilità di scelta...


Il risultato finale è un libro intelligente nella sua semplicità, insolito per formato, perfetto per una lettura condivisa. Un libro imperdibile.


Carla

giovedì 25 giugno 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

LIBRI PER FARE E PER GIOCARE, IN ESTATE

Bella stagione, finite le scuole, finalmente tempo libero da spendere un po' come si vuole, centri estivi permettendo.
Ecco, allora, una rassegna di libri che suggeriscono giochi o che sono a loro volta un gioco da fare o costruire.


Comincio volentieri dal libro di Francesco Guccini, Il piccolo manuale dei giochi di una volta, pubblicato da Mondadori e con le illustrazioni di Giovanni Manna; è esattamente quello che dice di essere, un manuale molto pratico che consente di fabbricarsi da solo gli strumenti per invidiabili giochi all'aperto: barchette fabbricate con i gusci di noci, archi e frecce, fionde, i tappini di metallo per farsi i soldatini e così via. Insieme alle istruzioni per costruirsi gli elementi del gioco, ovviamente sono fornite le regole, condite dai ricordi di chi ha vissuto un'altra epoca. Nell'introduzione Guccini racconta: Molti giochi oggi verrebbero considerati pericolosi. Può darsi. Eravamo bimbi che avevano vista la guerra, finita da poco: di cose pericolose ne avevamo viste davvero. Non avevamo mezzi, solo una grande fantasia e una grande voglia di giocare. E' una specie di viaggio nel tempo, ci viene raccontato un mondo in gran parte dimenticato; e si tocca con mano quanto distante e diversa fosse la vita infantile qualche decennio fa. Se è ovvio che è cambiato il contesto e quindi risulta improbabile pensare i nostri ragazzini con archi e frecce fatti in casa, è anche vero che ci sono giochi e suggerimenti che sarebbe un peccato relegare nell'ambito della memoria.


Per bambini, ma anche per gli stressati genitori, ci sono numerosi libri che costituiscono un prezioso passatempo: per i più pazienti armati di matite e pennarelli, propongo Mirabilia Animalia, di Millie Marotta, pubblicato da White Star: è un colouring book dedicato al mondo animale, abbastanza difficile da richiedere precisione e pazienza, ma non tanto da disarmare i volonterosi artisti, grandi e piccoli.


Per bambini e bambine un po' più piccoli, un altro libro da fare: Amici della giungla, con animali di carta e paesaggi da costruire, di Madeleine Rogers, pubblicato da Electa kids: il libro è costituito di due parti, una che racconta la giungla e i suoi abitanti, con un testo molto ridotto, e la seconda raccoglie il materiale per costruirsi modellini tridimensionali degli animali e scenario di cartoncino; le figure sono fustellate, è quindi facile assemblare i vari pezzi. Bella la grafica, consente di realizzare un gioco coloratissimo adatto ad ospitare tante storie avventurose.
Per i più piccoli, ma decisamente orientati verso il pasticcio creativo, un albo da colorare del tutto originale: si tratta infatti di tovagliette da disegnare e colorare, e questo in effetti si è già visto, ma completando i disegni del grande Eric Carle, con i suoi meravigliosi animali, dal mitico Bruco in poi.


Anche i passatempi possono rappresentare un esercizio di bellezza, e di tempi lenti lontani dallo stress quotidiano che contagia anche i più piccoli.

Eleonora

Il piccolo manuale dei giochi di una volta”, F. Guccini, Mondadori 2015
Mirabilia Animalia”, M. Marotta, White Star 2015
Amici della giungla con animali di carta e paesaggi da costruire”, M. Rogers Electa kids 2015
Animal Place Mats”, E. Carle, Penguin Press 2013

mercoledì 24 giugno 2015

CORTESIE PER GLI OSPITI (libri preferiti da altri)

CAMBIARE ARIA

Little Boy Brown, Isobel Harris, André François 
The Enchanted Lion 2013 


Bambino newyorkese di buona famiglia, il piccolo Brown trascorre gran parte delle sue giornate in compagnia di maggiordomi e addetti agli ascensori di servizio nel vasto ed elegante edificio in cui abita con i suoi genitori. Un labirinto verticale i cui sotterranei immettono direttamente nei corridoi della metropolitana, tantoché babbo e mamma non hanno bisogno di uscire all’aperto nemmeno quando vanno a lavorare. Un sofisticato sistema di raccordi, saliscendi e inabissamenti – la città! - li travasa direttamente in ufficio senza bisogno di mettere il naso fuori. Anzi, se e quando capita loro di uscire per strada… facilmente prendono il raffreddore.
Così, quando il piccolo Brown ottiene di poter accompagnare la governante Hilda fuori città per andare in visita dalla famiglia di lei, la cosa assume i caratteri di una vera epopea. Una sortita - in tutto e per tutto - fuori dal comune, un’avventura dall’A alla Z. 

Dopo un lungo tragitto in autobus, l’energica Hilda trasborda il pargolo in un contesto assai più a misura d’uomo. Alla stazione dei bus li attende il fratello di lei, un simpatico poliziotto che li conduce in automobile fino al cottage di famiglia, dove senza nemmeno conoscerlo la madre di Hilda sbaciucchia il nuovo arrivato con empatico slancio. Una prima meraviglia lo attende, una rampa di scale che porta alle camere da letto e che può addirittura salire e scendere senza bisogno di ascensore, solo muovendo i piedi. C’è poi da recarsi nella legnaia per fare rifornimento di ciocchi da ardere e, in cucina, bisogna giusto dare una mano alla mamma di Hilda, che non sa come smaltire un surplus di glassa se non dandola in pasto all’euforico ragazzino. E che dire del canarino che svolazza libero per casa allietando tutti col suo canto? E del cagnone che può uscire senza guinzaglio e quando vuole, sempre desideroso di coccole?
A mezzogiorno, quando il padre di Hilda rientra dopo aver chiuso la sua bottega di droghiere, la famiglia può concedersi uno scambio di chiacchiere, hanno molto da raccontarsi (e, da immigrati quali sono, possono farlo persino in due differenti idiomi!). Dopo pranzo arriva la neve, è bello stare seduti davanti al caminetto mentre la vecchia signora sferruzza e, quando Hilda ha finito di rigovernare la cucina, si può andare fuori a fare un bel pupazzo di neve. E all’ora del tè, è incredibile poter proseguire la conversazione davanti a una grande torta di cioccolato e facendo conversazione niente meno che con un poliziotto in carne ed ossa.


Arriva l’ora della partenza, baci e abbracci e il poliziotto riporta Hilda e il bambino alla fermata del bus. E’ amico del conducente e gli presenta il piccolo Brown, che si sentirà molto fiero di essere il solo a conoscerlo in mezzo agli sconosciuti che via via salgono e prendono posto accanto a lui. Una volta in città, gli spazzaneve hanno già cancellato il poetico manto bianco e quando si ritrova in ascensore, è talmente affollato che il piccolo Brown non riesce suo malgrado a raccontare al portiere della magnifica giornata trascorsa. Ma la sera, grazie a Hilda che fa finta di trovarlo già addormentato, il bambino può almeno saltare il rituale del pigiama e acciambellarsi tenendosi addosso i panni con cui ha trascorso ore indimenticabili. Tutto quello che desidera è prendere sonno fingendo di essere ancora nel piccolo cottage in mezzo alla neve…


Un racconto sull’importanza di uscire allo scoperto, in tutti i sensi. E di misurarsi con una dimensione di vita meno “inscatolata” di quella che fatalmente ci tocca stando in città, forse anche meno… borghese. Una dimensione di vita più diretta, osmotica e integrata. Una storia semplice, senza colpi di scena, ma intrisa di un garbo raffinatissimo, dovuto soprattutto alla bravura di André François. Il testo, volutamente elementare (il resoconto di una giornata speciale narrato in prima persona dal suo giovane protagonista) fa da sponda al tratto sempre veloce, fluido, brioso, elegantemente grafico, essenziale e guizzante al tempo stesso di un artista pieno d’ironia e di sagacia. La mano si muove con estrema naturalezza quando deve cogliere la prospettiva vertiginosa di un incrocio metropolitano come quando tratteggia una fisionomia. E l’approccio è sempre divertito, empatico, sornione. François coglie la realtà con uno sguardo d’insieme istantaneo, ma anche capace di svelare il dettaglio, tutto ciò che osserva sembra piacergli, fa scivolare lesto il pennino sul foglio e con pochi tocchi di acquerello marroncino rende l’effetto più caldo e vivido. Il suo è un gioco pieno di consapevolezza, la facilità – quasi bozzettistica - con cui rende gl’interni, le fisionomie e gli scorci cittadini, si basa in verità su un’osservanza molto scrupolosa delle regole della narrazione e della composizione. E sa comunicare con grande efficacia lo stupore grato di un bambino che (forse anche dimenticando per un giorno d’essere figlio unico?) scopre un modo diverso di stare al mondo, abitudini che non richiedono troppi cerimoniali e paratie stagne, a contatto con le semplici cose che ci rendono altresì più allegri, partecipi e vivi. 

Daniela (Tordi)


martedì 23 giugno 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


SEMI, UOVA E OSPEDALI

L'albero dei bambini, Sophie Blackall
Gallucci 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Dopo colazione la mamma e il papà mi hanno detto che avevano una bella notizia.
E la notizia era: 'È in arrivo un altro bambino'.
In testa avevo mille domande, ma la prima che mi è venuta è stata:
'Posso avere altri cereali?'"

Certe notizie è meglio assorbirle a stomaco pieno. Questo bimbetto dallo sguardo perplesso ha subito pronta anche la seconda domanda, la cui risposta non si esaurisce in un surplus di cereali. E la domanda è quella regina: dove andremo a prendere il bambino?
Le risposte che ciascuno si premura di dare alla questione, da dove vengono i bambini, sono molto diverse. Olive, la sua tata, parla di un albero dei bambini, nato da un seme piantato. La maestra dice invece che i bambini vengono dall'ospedale. Il nonno sostiene che i bambini li porta la cicogna. Il postino, a sua volta, dice che i bambini nascono dalle uova. Non c'è chiarezza e forse la cosa più saggia è chiedere ai diretti interessati. E allora loro raccontano come vanno in verità le cose. Si parla di semi, di uova, di ospedali, ma non di cicogne...Forse toccherà a quel bambino spiegare un paio di cosette al nonno!


Il tema è sotto gli occhi di tutti: come nascono i bambini. Non è un tema nuovo e non è nuovo neanche l'approccio che arriva alla soluzione per approssimazioni progressive. Il carattere distintivo però qui è l'onestà di prospettiva, ovvero quella capacità di raccontare la curiosità di un piccolo e nel contempo certo pudore da parte degli adulti. E' un libro che sa essere contemporanemente un albo e un libro divulgativo, nel suo apparato finale, soprattutto.


Il motivo che però mi pare emergere su tutto il resto sta proprio nel tipo di illustrazione. A parte una copertina che assomiglia non poco nella soluzione del bambino racchiuso nel bocciolo a quella di un altro recente libro che di bambini in arrivo parla (Casa albero, Ilya Green, Il leone verde 2015), una volta aperto L'albero dei bambini conquista gli occhi per come sono organizzate le illustrazioni nella pagina. Al principio, su un fondo avorio, la sequenza della giornata di questo bambino è scandita da piccoli disegni; bozzetti di scene familiari: il risveglio dei genitori, la pappa al gatto, la colazione. Quando il tema della storia si fa pregnante, allora arrivano le tavole grandi, ai margini delle quali, tuttavia continua a roteare un insieme di particolari di vita quotidiana, che conquistano l'attenzione. Ed è proprio questa attenzione al particolare che rende le tavole di questa grandissima illustratrice di origine australiana, ma ormai radicata in modo stabile a New York, di molto interesse. Non a caso questo libro è uno dei quattordici migliori titoli selezionati per il 2014 da Maria Popova in Brain Pickings.


La sua capacità di affrontare la complessità anche solo attraverso una singola immagine, non a caso è illustratrice anche in famose testate americane, le deriva da una sottile ironia che attraversa sempre le pagine: dal barattolino con i due calcoli renali del nonno, ritratto a letto mentre fa le parole incrociate, fino ai genitori tentacolari 'in ritardissimo'. 



Un'attenzione fotografica nella descrizione della vita di tutti i giorni: il giornale sotto le ciotole del gatto, il tragitto della buccia di banana dal piatto al lavello. Tutto questo conferisce leggerezza e freschezza alle tavole ad acquerello della Blackall che continuano ad essere nel contempo raffinate, attente e di disarmante semplicità.
A parte le sue illustrazioni per la narrativa per più grandi e la serie di Ely+Bea che è lontano dall'albo illustrato, ricordo un altro bellissimo libro da lei illustrato già qualche anno fa, pubblicato da Motta junior, il cui titolo in inglese è Ruby's Wish. La storia di una bambina cinese che voleva a ogni costo studiare all'università...
Per ovvie ragioni aspetto con trepidazione che qualche editore italiano pubblichi A Fine Dessert...

Carla

lunedì 22 giugno 2015

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


LIBRI E LIBRAI(E)

Ho letto con attenzione il libro di Grazia Gotti Ne ho vedute tante da raccontar, il cui filo conduttore è l'intreccio strettissimo fra vita personale e professionale.
L'autrice, insegnante e poi fondatrice, insieme a Simona Pomelli, Tiziana Roversi, Silvana Sola e Giampaola Tartarici, della libreria per ragazzi di Bologna, Giannino Stoppani, e poi della scuola di perfezionamento per librai e giocattolai Accademia Drosselmeier, ci racconta il suo percorso di vita e di lavoro attraverso le tappe segnate da una sorta di mappa ideale della letteratura per l'infanzia. I libri letti al figlio, i libri studiati sono i punti di riferimento di una bibliografia esistenziale, che nello stesso tempo descrive una sorta di lista di libri indispensabili.
Almeno questi, sembra suggerire l'autrice, devono diventare capisaldi nel percorso professionale di ogni buon libraio/a per ragazzi. Nel racconto della Gotti si susseguono autori come Carle e Lionni, Munari e Rodari, Sendak, Browne, Altan e molti altri, che hanno popolato l'infanzia di suo figlio di personaggi e di storie straordinari.
Questo libro, organizzato in brevi ed efficaci capitoli dedicati a un autore, a un genere letterario o a una casa editrice, è indiscutibilmente uno strumento di lavoro per chi volesse avvicinarsi al mondo dell'editoria per ragazzi e a quello delle librerie specializzate.
In tempi di approssimazione e di superficialità, questo richiamo alla professionalità e all'approfondimento mi sembra davvero importante. E' un approccio metodologico serio e appassionato, ben difficile da trovare in un mercato segnato da tutt'altri criteri.
Quello che più di tutto mi ha colpito, però, è l'intreccio profondo fra la vita professionale, di maestra e di libraia, e quella familiare, con le tante letture ad alta voce che l'hanno arricchita. Mi riconosco pienamente in questa osmosi fra una dimensione e l'altra, il leggere per il o i figli, e riportare in libreria quell'esperienza, e anche al contrario portare a casa i libri più belli per condividerli con il nostro pubblico più severo.
Si costruisce così, negli anni, una sorta di repertorio personale, ricchissimo di richiami affettivi, di grandi e piccoli capolavori, di libri, di film, di storie e di ricerche che si sono susseguite negli anni, assecondando e segnando la crescita comune, fra madre e figlio o figlia.
Sono grata a Grazia Gotti per aver condiviso il suo.
Una cosa però non riesco a condividere, l'incrollabile ottimismo verso il futuro del mondo delle librerie, almeno per come le abbiamo concepite finora.

Eleonora

“Ne ho vedute tante da raccontar. Crescere con i libri”, G. Gotti, Giunti 2015


sabato 20 giugno 2015


A TUTTO VOLUME 
Sapori da un festival di letteratura.



Quando si va in Sicilia si torna sempre con gli occhi pieni di belle cose, belle persone, bei posti e buon cibo. A parte la bellezza di Ragusa, dei ragusani, grandi e piccoli, e a parte il piacere di essere per tre giorni immersi in A TUTTO VOLUME Libri in Festa a Ragusa, di ritorno mi sono portata indietro un sacco di sapori nuovi, di associazioni tra gusti tra loro molto distanti.
Una bella sorpresa per il palato.
Una di queste insolite commistioni è un'insalata fresca che può essere mangiata da sola nei giorni più caldi, oppure di contorno a un piatto di carpaccio di pesce spada o tonno.
Così l'ho mangiata da DI PASQUALE-Pasticceria di Corso Vittorio Veneto a Ragusa. L'ho assaggiata nel buffet ricco che l'organizzazione di A TUTTO VOLUME aveva messo a disposizione dei partecipanti. Se da lontano poteva sembrare una insalata di patate e quindi con quel clima non particolarmente allettante, quando ne ho assaggiato un boccone, mi è scoppiato in bocca il succo asprigno e rinfrescante della mela ed è stata una festa.
Si tratta di un'insalata di mele e fragole in salsa di maionese e yogurt.



INGREDIENTI
2 mele fuji o granny smith
5 fragole mature

Qui si è davanti a un bivio.
Ai pigri e ai prudenti consiglio di usare una buona maionese industriale, ai volenterosi e ai coraggiosi consiglio di preparare con il frullatore ad immersione la propria maionese.

Per la maionese usate solo materie prime fredde di frigorifero!
1 uovo fresco
220 gr di olio di girasole
1 cucchiaio di succo di limone
1 cucchiaio di aceto
un pizzico di sale
Mettete tutti gli ingredienti secondo questo ordine preciso dentro un bicchiere da frullato. Quindi azionate il vostro frullatore ad immersione al massimo della velocità. Tenetelo per qualche secondo sul fondo quindi, appena sentite che fa una leggera resistenza cominciate a muoverlo in verticale, andando su e giù per il bicchiere. non superate i 10 secondi.

per la salsa maionese e yogurt
100 gr di maionese
160 gr yogurt greco intero



Mischiate le due creme e, dopo aver tagliato a dadini le mele e a striscioline le fragole, mischiate il tutto delicatamente, facendo in modo che le fragole non tingano troppo di rosa la salsa. 
Eventualmente aggiungetele solo all'ultimo minuto prima di servirla.

Carla


venerdì 19 giugno 2015

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


A SETTECENTOTRENTACINQUE CHILOMETRI ALL'ORA...

Weekend con la nonna, Stefan Boonen, Melvin (trad. Laura Pignatti)
Sinnos 2015


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Oggi la nonna ci viene a prendere. Ci dà un bacio e una pacca sulla spalla. 'Dove andiamo adesso?' ci chiede. 'A casa' dico io. 'A casa del gigante' gridano gli altri. Lei sgrana gli occhi. 'Ma non sarà pericoloso?' 'Nooo!' 'O magari troppo spaventoso?' 'Nooo!' 'E tu, piccoletto, te la senti di andare?' Di solito noi stiamo nel pulmino della nonna e i bagagli stanno sul tetto. Altre volte invece..."

... i bagagli nel pulmino e sul tetto i ragazzini.


È venerdì. Una nonna, un piccoletto, i suoi nove cugini e un gatto passeranno insieme questo fine settimana che si preannuncia piuttosto movimentato. Dopo una ordinata partenza, con le ultime solite raccomandazioni da parte dei genitori, tutto prende un andamento inaspettato e bizzarro. La prima è la casa del gigante che li aspetta in mezzo al bosco e contiene un letto enorme, una scala a cui manca uno scalino e, in cantina, uno stivale che sa di gorgonzola. Se apri le finestre entra il bosco, ci sono ragni con zampe grosse come tronchi.La seconda è proprio lei, la nonna. Racconta storie di bava e di paura e quando è l'ora di spegnere la luce non dà baci, ma morsetti sulle guance. E se la testa non è ancora stanca, e il sonno fatica ad arrivare, lei ti porta in cima al tetto e, seduti sulla grondaia, comincia a raccontare. 


In un batter d'occhio arriva sabato: passeggiate avventurose nei boschi in cerca del cinghiale, intorno al fuoco a parlar di lupi e poi si torna a casa. La domenica c'è il bagno nella tinozza giù in giardino e poi la gita lunga con guado, al cimitero a trovar nonno, in barchetta e quindi tuffo a cercar grigni. degna conclusione è un gelato per tutti.
Quando scende la sera, però, il pulmino si riempie di nuovo e si riparte verso casa. Di ritorno, quando i genitori chiedono come andata, la risposta è secca, laconica e vera: bene. E nulla più. Chissà perché?

Saranno i colori di copertina (che poi sono anche quelli di tutto il libro), sarà la nonna che l'attraversa attaccata a una liana come Tarzan, sarà il bacetto furtivo che appiccica sulla testa del piccoletto che le sta appeso al fianco, sarà la grafica potente, ma questo libro ti chiama dallo scaffale. Lo si sente vibrare ancora da chiuso. Nel silenzio della libreria si sentono tonfi, risate e berci di bambini scatenati al suo interno. Ed è esattamente ciò che 'prorompe' davanti al lettore quando lo apre e gira le pagine, una dopo l'altra: colore, movimento, allegria, spensieratezza, vacanza e affetto.
Il ritmo della storia di questo fine settimana con una nonna, che tutti i bambini vorrebbero per sé, è mozzafiato. Non c'è sosta, tutto è raccontato da dialoghi serrati, molti cartelli, lettere cubitali, sempre in stampatello, e un disegno che sconfina spesso nella graphic.
Sulla pagina nulla è mai fermo, nulla è mai silenzioso, nulla è mai noioso. Tutto ha la velocità del pensiero a briglia sciolta di un ragazzino.
Si respira quell'atmosfera un po' da 'caserma' che si crea quando i cugini si rivedono, quel gusto per l'infrazione delle regole che fa sentire grandi.


A Roma da una settimana le scuole hanno chiuso i battenti e bambini e ragazzi circolano in libertà. Al loro fianco, si sono accorpati plotoni di nonne e nonni che gli trotterellano dietro. Alcuni li portano al parco, altri in piscina, altri ancora a far la spesa, qualcuno in libreria (ieri, per esempio, su cinque clienti, tre appartenevano alla categoria dei nonni con nipote al seguito).
La nonna di piccoletto e degli altri nove scalmanati, però, è un po' diversa: lei è una forza della natura. Per quanto le è possibile, non cerca mai di metter freno alla conquistata libertà di quei bambini senza scuola. Anzi, ne potenzia l'immaginazione, l'autostima e il divertimento per il divertimento. E pur essendo una capobanda scherzosa, sa essere anche silenziosa e delicata quando c'è da esserlo. Che tipo di nonna sia, lo si intuisce fin dalla copertina e dalle prime frasi di Stefan Boonen: dietro quel saluto fatto di un bacio e di una pacca sulla spalla si nasconde un mondo...



Carla

Noterella al margine. Standing ovation per Boonen e per la sua traduttrice, per Melvin che accende e agita nel disegno ciò che è già movimentato nel testo, per Sinnos che continua a 'pescare' bei libri nel catalogo De Eenhoorn.
Questo libro andrebbe regalato a ogni genitore perché prenda coscienza di cosa può accadere ad affidare un bambino a una nonna. E andrebbe regalato a tutte quelle nonne che non hanno il pulmino, non frequentano le grondaie e non sanno cosa è un grigno.