venerdì 29 ottobre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

L'ETÀ D'ORO
 
Rapimento in biblioteca, Margaret Mahy, Quentin Blake 
(trad. Marina Vaggi) 
Interlinea 2021 




 NARRATIVA ILLUSTRATA PER MEDI (dai 7 anni) 

 "Un giorno Serena Laburnum, la bellissima bibliotecaria, venne rapita da una banda di malviventi. Era andata a fare due passi nel bosco, appena fuori città, quando fu assalita dai rapitori che la portarono via. 'Perché mi rapite?' domandò secca. 'Non ho amici né parenti ricchi. In realtà sono un’orfana senza altra casa che la biblioteca'.'Proprio per questo' disse il capo rapitore. 'Il Consiglio Comunale pagherà caro per riaverti indietro. Dopotutto chiunque sa che la biblioteca non funziona senza di te'". 

Era vero: lei aveva in tasca le chiavi della biblioteca. Tuttavia un piccolo problema c'era con il suo rapimento. La bibliotecaria si rivela fin da subito contagiosa, dato che la domenica precedente era stata a trovare una sua amica e i suoi quattro bambini con la varicella. Il capo dei rapitori l'ha già avuta, ma il resto della banda dopo poco è tutta a letto piena di bolle. Così mentre il Consiglio Comunale è lì che non sa che decisione prendere, la bibliotecaria si deve improvvisare infermiera, ma per essere efficace le occorrerebbe consultare il prezioso Dizionario dei più efficaci rimedi casalinghi, che però è su uno degli scaffali della biblioteca. 
Ed è così che il rapimento viene temporaneamente sospeso; la bibliotecaria ritorna tra i suoi libri, prende quelli necessari e ritorna - perché è leale - tra i suoi malati. 
 
 
Il tempo passa leggendo loro e curando con gli efficaci rimedi i rapitori che dopo tre settimane accantonano definitivamente l'idea del rapimento e la lasciano tornare al suo bancone. Se così si fosse conclusa la vicenda, tutto sarebbe andato bene, ma sarebbe stata una storia anche un po' noiosa. Le cose, invece, andarono ben diversamente e, dopo un bel po' di colpi di scena, inseguimenti e anche un terremoto, la vicenda non si concluse bene: si concluse magnificamente. 

A più di quarant'anni dalla sua prima pubblicazione in inglese nel 1979, si trova di nuovo in circolazione questo racconto di una delle scrittrici che hanno illuminato la letteratura di quegli anni ruggenti, Margaret Mahy, e illustrato da un altro faro lucente, Quentin Blake. 
Pubblicato in Italia nel 1985 da Editrice Bibliografica (!) con un titolo di poco diverso e con una bibliotecaria chiamata Costanza Gentilucci e un bandito Salvatore Benvenuto e un morbillo al posto di una varicella, ha fatto ridere legioni di ragazzini. 
Margaret Mahy, che ha dedicato questo racconto a una sua amica bibliotecaria, è stata lei stessa bibliotecaria a lungo. Chi meglio di lei poteva raccontare il mondo un po' ovattato di una biblioteca e metterlo temporaneamente in subbuglio con una incursione di briganti senza scrupoli? Erano quelli gli anni in cui ai ragazzini venivano serviti racconti di ottima fattura e di ottimi autori che dell'assurdo e del paradosso avevano fatto una fede. 
 
 
Rapimento in biblioteca/La bibliotecaria rapita non fa eccezione. La Mahy lavora magistralmente sempre sul filo dell'inverosimile, infilando in un contesto molto verosimile, il granello che manda tutto all'aria e scompagina l'ordine e qualsiasi previsione. Nella vita abitudinaria di una bibliotecaria, arriva un rapitore; nella vita fuorilegge dei rapitori arriva la varicella e Peter Coniglio; nella biblioteca, tra i libri in ordine alfabetico, si infila a scaffale il capo dei briganti, al silenzio delle sale si oppone un terremoto e ultimo, nella vita di una signorina tranquilla che fa un mestiere tranquillo... Questo è il plot che potrebbe essere stato concepito tranquillamente anche dalla mente senza confini di un qualsiasi bambino.
 

Invece è il frutto del pensiero di un adulto. La Mahy percorre una sorta di doppio binario in cui per tutta la vita si è mossa: da un lato l'ordine (riassumibile nella professione di una bibliotecaria quale lei è stata prima), dall'altro il caos creativo (riassumibile nella professione di scrittrice quale lei è stata dopo). 
In questo c'è qualcosa di davvero eccitante: la capacità e l'attitudine a essere entrambe le cose. E per di più essere capace di dimostrare, grazie al caos della creatività, che lo stereotipo della bibliotecaria può essere ampiamente sovvertito. In questo senso Serena Laburnum è una bandiera di libertà: mantiene il suo ordine mentale, ma nello stesso momento è capace di inventare soluzioni del tutto paradossali. La sua è una grande riscossa. E siccome l'illustratore per eccellenza delle riscosse e delle rivolte è Quentin Blake, da quella delle lavandaie in poi, il gioco è fatto. 
La sua leggendaria capacità di creare caratteri, personaggi che diventano indimenticabili, e la sua altrettanto unica abilità nel rendere la confusione del movimento, sono in perfetta armonia con quanto scrive Margaret Mahy. E non solo per questo titolo ma per tanti altri. 
Era davvero un'età d'oro, quella. 
 

Lascerei ad altri di parlare di quello che si coglie sullo sfondo, tra le righe, ovvero il valore dei libri per quanto riguarda il loro apporto alla conoscenza e per la loro ricaduta in ambito sociale: dal fornire il know how per alleviare le sofferenze di una varicella inaspettata, al rendere indimenticabile il tempo passato ad ascoltare qualcuno che ti legge una storia. 

 Carla

mercoledì 27 ottobre 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

L’UNIVERSO IN UN FIOCCO DI NEVE
 

Assolutamente originale il libro illustrato, di cui Bertrand Santini firma il testo e Laurent Gapaillard le immagini, intitolato ‘Il Fiocco’, alludendo a quanto di più elementare possiamo immaginare, un fiocco di neve. La pubblicazione è recentissima, a opera de L’Ippocampo.
Il testo che ispira ‘Il Fiocco’, ‘Strena seu de nive sexangula’, è del giovane Keplero; il protagonista di questa storia è proprio lui, Keplero, che si presenta a Palazzo Reale, durante una grande festa per il nuovo anno, con un regalo sorprendente. Prima di lui un astronomo aveva regalato al re un cannocchiale e con quello il giovane invita Sua Maestà a rimirare il suo dono, un semplice fiocco di neve. Il re lo guarda ingrandito e non vede solo la geometrica bellezza della sua struttura: comprende all’improvviso che l’Uomo non è affatto al centro dell’Universo, ma è parte di tutto il creato. I cortigiani, gli uomini di fede lì presenti si scandalizzano e uno di essi prende in mano il fiocco di neve, che si scioglie; ma ecco che da lì scaturisce una valanga che invade il palazzo e origina un disastroso incendio, da cui si salva il solo Keplero.
 
 
Conosciamo questa coppia di autori per ‘Lo Yark’  e in questa nuova prova ritroviamo le migliori capacità di entrambi. Santini, che è un maestro della prosa poetica, prende spunto dal testo di Keplero per dare vita a una favola in rima, tradotta da Ottavio Fatica, dall’evidente finalità morale. Gapaillard, con i suoi virtuosistici disegni a china, costruisce un immaginario che dà corpo all’idea di apocalisse che Santini vuole trasmettere.
 

In realtà, il testo originale, in forma epistolare, riguarda la struttura geometrica dei cristalli di neve e le riflessioni che ne conseguono, dovute all’osservazione di questo fenomeno naturale.
La geometrica potenza della natura, i suoi sconfinati segreti che i nuovi strumenti consentono di osservare, nel cielo come in terra, è la metafora di un ordine naturale di cui l’uomo è parte infinitesima e secondaria, se non fosse per le sue capacità distruttive.
Questo è un sentimento, prima ancora che un ragionamento, che oggi si fa sempre più forte, ma nel ‘600 ancora non erano chiare le implicazioni che gli studi astronomici e matematici avrebbero comportato. Ma giustamente Santini proprio su quelle prime rivoluzionarie affermazioni, sullo stupore che la natura, svelata con i nuovi strumenti di indagine, suscitava, sullo sgomento delle domande che si affacciavano già allora, all’alba della scienza moderna, proprio su questo sofferma l’attenzione e immagina questa magica notte in cui un ragazzino svela al re e alla sua ottusa corte quanto siano poca cosa nei confronti del Mondo. L’arroganza e l’ignoranza di questa corte, che potrebbe ben rappresentare l’umanità in genere, sono la causa della loro rovina e nessuno può dire se questa sia la fine della storia o l’inizio di una nuova era.
 
 
Le illustrazioni di Gapaillard sono dettagliatissime, sia nella parte architettonica che in quella naturalistica, richiamando, in alcuni momenti, le stampe di Piranesi. Ma non c’è in queste immagini solo la precisione descrittiva dell’ambiente in cui si svolge il racconto: c’è il senso di stupore, c’è il grottesco delle figure umane asservite al dogma, c’è la disperazione di una rovina inarrestabile.
 

Bella prova d’autore, suggestiva nella sintesi estrema di un racconto morale, perfetta dal punto di vista formale.
Non è certo un libro pensato solo per i ragazzi, è proprio quel tipo di libro illustrato che rivolge ad una platea vasta di possibili lettori. Caldamente consigliato a partire dai dodici anni.

Eleonora


“Il Fiocco”, B. Santini e L. Gapaillard, L’Ippocampo 2021

lunedì 25 ottobre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

MA IO GLI CREDO...

Il viaggio, Peter Van den Ende
Terre di Mezzo 2021


ILLUSTRATI

"Con The Wanderer in testa, di recente mi sono imbattuto in una video intervista di Maurice Sendak, in cui racconta del suo amore per William Blake. Nel video Sendak dice: Non riesco a capire cosa sia... cosa mi attragga tanto in lui... non lo capisco. Non so di cosa diavolo stia parlando. Ma lo amo. Se fossi religioso, proverei le stesse sensazioni. Lui è un illustratore, io sono un illustratore. Illustra poesia, le sue poesie oniriche e mitologiche. Presumo che sia la sua profonda fede in qualche cosa. Sembra idiota, ma io gli credo. Credo nella sua passione."
 
Queste sono quasi le ultime parole a chiusura di una riflessione che Brian Selznick fa dalle pagine del NYT il 13 novembre 2020 sul primo libro illustrato di Peter Van den Ende. La stessa fede e lo stesso amore che Sendak aveva espresso nei confronti di William Blake in quel video, Selznick li prova nei confronti di questo autore belga, e conclude il suo ragionamento, prendendo a prestito le stesse parole di Sendak: I know, it might sounds crazy, but I believe him...
Il libro esce nel 2019 per Querido, Amsterdam, con il titolo Zwerveling, ovvero il girovago, il giramondo ed è subito un successo planetario: viene pubblicato nel 2020 in lingua inglese, The Wanderer, francese, Odyssée, spagnola, Travesía (anche catalana) e tedesca, Treiben lassen, quindi in Italia, Il viaggio. E non mancherà molto che sbarchi anche in Oriente, se non è già accaduto nel frattempo.

Un lavoro durato tre anni che è nato nella testa di Van den Ende quando ancora era nelle isole Cayman come guida naturalistica (ha una formazione da biologo) attraverso le foreste di mangrovie e lungo la barriera corallina.
 
 
Di questo libro due tra i migliori - Brian Selznick a Shaun Tan - hanno subito riconosciuto la qualità.
Un libro imponente, 96 pagine rigorosamente silenziose e rigorosamente in bianco e nero e incorniciate, che racconta un viaggio che non sembra avere una meta precisa. Il viaggiatore, almeno così crediamo fino alla penultima pagina, ci viene presentato all'inizio: si tratta di una barchetta di carta che due altri personaggi, un ragazzo e una figura di cavaliere nero la cui testa è attraversata da una falce di luna, stanno costruendo con le consuete piegature. Il viaggio per la piccola barca, fragile perché di carta, minuscola in un mare sconfinato tra galeoni e megattere, comincia. E se al principio tutto sembra essere riconoscibile e noto, già al terzo giro di pagina il nostro sguardo si perde nella ricchezza dei fondali, resi con il segno sottile di un pennino. 
 

In un continuo gioco di forme diverse, di chiari e di scuri, che si alternano incastrandosi alla perfezione come in un puzzle, in un vero e proprio trompe-l'oeil che richiede ai nostri occhi una messa a fuoco continua, il viaggio va avanti. Ora non ci sono solo le forme conosciute dei gabbiani, delle tartarughe, e dei banchi di centinaia di diversi pesci tropicali, caraibici, ma cominciano a vedersi forme ibride che attraversano quei fondali. La navigazione della barchetta prosegue sulla superficie del mare che una volta segna il limite superiore della pagina, oppure, il fondo del foglio quando sta per addentrarsi in un intreccio fittissimo di mangrovie. Le creature del mare cominciano a incuriosirsi di quel lento e silenzioso passaggio: un ippocampo prende un passaggio sulla barca fino al momento in cui ne discende per unirsi a una piccola comunità di suoi simili.
Tavola dopo tavola si attraversa un immaginario sempre più complesso e intricato in cui continuano a riconoscersi i profili di animali noti, i quali però mostrano di avere sempre qualcosa di ambiguo nelle loro forme. Questo non essere mai qualcosa di completamente riconosciuto, fa sì che il nostro sguardo sia di continuo attirato da un quid di insolito.
In questa prospettiva, forse alla centesima rilettura potremmo dire di aver notato molte cose, ma non tutte.
Se il gioco delle forme cattura, non di meno accade con i punti di luce: un firmamento che punteggia il nero del cielo notturno si specchia in centinaia di occhi luminosi dei pesci che ancora sott'acqua accorrono e circondare la barchetta. Il chiarore di aurora boreale realizzata a tratteggio anticipa il candore del grande iceberg nella pagina successiva.
Via via che il viaggio prosegue anche le interazioni e i contesti che la barca attraversa diventano narrazione (uno sguardo su quello che è l'impatto dell'uomo sull'ambiente è forse il più dichiarato di tutti, ma ce ne sono anche altri) e quindi si costruisce una rete a maglie larghe che permette al lettore di infilarsi per trarne significati ulteriori. Questo accade sempre nel silenzio assoluto delle parole e nella grande discrezione dell'autore nei confronti dei propri lettori - quella che Shaun Tan appunto definiva un' 'architettura leggera' che accoglie il lettore perché la abiti a suo piacimento.
Questo crescendo che da una parte vede occupati gli occhi a distinguere e dall'altra la testa a cercare di capire e di orientarsi è attraversato da una costante trepidazione, sempre più alta, nei confronti della barca che viene colpita, finisce in fondo al mare, rischia di finire a pezzi, ma ogni volta trova qualcuno o qualcosa su cui fare affidamento verso un possibile obiettivo finale. 
 
 
Tacere su questo è doveroso per non 'bruciare' il libro e per non dare la mia lettura come l'unica. Credo, che ognuno debba trovare la propria, come succede sempre con i bei libri.
Tre anni di durissimo lavoro, per raccontare, è lo stesso Peter Van den Ende a dirlo, una storia in cui il coraggio e la tenacia sono centrali. Piccolo, fragile e indifeso, quel pezzetto di carta piegato e messo in mare dai suoi originali 'genitori' e da una squadra di 'angeli custodi', tra cui l'assiduo palombaro che tanto somiglia all'autore, non molla mai. 
 

Va e va sempre avanti - nella calma e nelle avversità, in superficie e nell'abisso - con la stessa determinazione iniziale. E noi siamo lì con lei, a palpitare.
E per chiudere il cerchio, viene facile pensare che tanto coraggio e tanta passione siano stati centrali anche per Van den Ende quando ha deciso di non mollare e continuare con fede nel realizzare le sue quasi cento pagine di disegni minuziosissimi e magnifici. Ha reso omaggio a chi lo ha ispirato, Édouard Riou e Alphonse De Neuville nelle loro illustrazioni dei libri di Verne (i loro nomi sono le poche parole che Van den Ende ci concede come se fossero scritte sulla mappa dei suoi riferimenti), ma anche a Verne stesso e, come nota Selznick, allo stesso Shaun Tan, a Edward Gorey, a Tim Burton, a Salvador Dalì e a Jacques Cousteau. 
 

E forse, ma questo lo dico io, a un altro grande maestro dell'illusione, Maurits Conelis Escher. La lista potrebbe proseguire.
 
Carla


venerdì 22 ottobre 2021

FAMMI UNA DOMANDA!

BREVE STORIA DELL’UMANITA’



Fra le novità di divulgazione spicca un libro agile e divertente dedicato alla storia del Mondo: ‘Da Scimmia a Sapiens. Breve storia dell’Umanità’. Scritto dallo svedese Bengt-Erik Engholm e illustrato da Jonna Bjornstjerna, il libro, pubblicato da La nuova Frontiera, si differenzia molto dalle principali novità, per altro validissime, nell’ambito della divulgazione storica; questa si caratterizza, soprattutto, in due categorie: il testo enciclopedico, più o meno tematizzato, e il tema monografico trattato con grande accuratezza estetica e tecnica.
Pensato per un pubblico con un’età intorno ai dieci anni, ‘Da Scimmia a Sapiens’ cerca di riassumere i millenni di storia umana in poco più di 150 pagine, focalizzando l’attenzione del lettore su quei passaggi fondamentali, o rivoluzioni, che hanno portato alle civiltà e alle culture che oggi sono presenti nel mondo.
Questa impostazione fa sì che non ci siano che pochi accenni alla nascita e al declino di questo o quello stato: non ci sono sostanziali cronologie, né sequenze di guerre, quanto piuttosto la descrizione dei passaggi decisivi, a partire dalla stazione eretta, per passare all’invenzione dell’agricoltura e poi continuando.
In questo modo risultano chiari i passaggi cruciali che hanno consentito una vita comune sempre più ricca e articolata, in cui il problema non è trovare qualcosa da mangiare, come sarebbe stato in una società di cacciatori-raccoglitori, ma organizzare meglio il lavoro, inventare attrezzi, misurare la ricchezza con il denaro, costruire un sistema simbolico dalle varie sfaccettature.
Si parla molto di ricchezze e di diseguaglianze, di invasori e di oppressi, di sostanziale uguaglianza fra tutti gli esseri umani, mentre la storia recente parla ancora di oppressioni e schiavitù.
Ho trovato tuttavia singolare che, in un libro che dedica tanta attenzione alla nascita e alle ragioni delle disuguaglianze, non fosse dedicata una riga al patriarcato e alla sua affermazione.
Eppure il tema, proprio trattando gli albori dell’affermazione dei Sapiens, era non solo coerente, ma anche necessario: fra le tante oppressioni, che oppongono un popolo all’altro, un governo rispetto ai governati, non si capisce perché non si accenni nemmeno a questa fondamentale oppressione, che ha influenzato un bel tratto di storia umana.
Tolta questa omissione, il libro ha molti aspetti positivi: una grande capacità di sintesi e una altrettanto grande chiarezza, che rendono la lettura piacevole anche grazie alle illustrazioni, quasi dei fumetti, che accompagnano il testo.
Lo stile ironico e leggero non toglie serietà agli argomenti, anzi: li rende apprezzabili anche da chi non ha grande dimestichezza con i testi più lunghi e complessi.
Chi cerca descrizioni di epiche battaglie, o sequenze di dinastie e di date, non sarà soddisfatto, ma chi, a partire dai nove anni, è in cerca di un po’ di chiarezza in un discorso così impegnativo e articolato non potrà che apprezzare la capacità di sintesi dei due autori. Ottimo per i curiosi, magari troppo pigri per affrontare testi di tipo enciclopedico, è anche un utile strumento per suscitare domande e ulteriori approfondimenti.

Eleonora


“Da Scimmia a Sapiens. Breve storia dell’Umanità”, B.E. Engholm, J. Biornstjerna, La Nuova Frontiera 2021



mercoledì 20 ottobre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IN ATTESA

La mamma ha fatto tardi, Izumi Motoshita, Chiaki Okada
(trad. Roberta Tiberi)
Kira Kira 2021


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni)


"'Kana tu non piangi vero?' domanda Orsetto. 'Sì non piango. Quando ero nella sezione degli Scoiattoli la mamma ha fatto tardi perché si è rotto il treno.'
'Forse il treno si è rotto di nuovo' dice Orsetto".


Kana è seduta, ormai da sola perché tutti gli altri bambini sono già andati via, sul pavimento della sua scuola materna. Con lei ci sono la maestra Akiko e l'Orsacchiotto. Entrambi la rassicurano sul fatto che la mamma starà certo per arrivare. 
 

Kana non piange e non si dispera perché sa che la sua mamma potrebbe aver avuto diversi contrattempi che la fanno ritardare: il treno rotto - ma a quello metteranno rimedio gli animali forzuti che lo spingeranno fino in stazione - oppure l'indecisione davanti a quale torta comprare, oppure ancora i palloncini che la sollevano da terra e la portano in alto, dove però ci saranno gli uccellini a guidarla nella direzione giusta, verso la scuola di Kana.
E così di fantasia in fantasia il tempo passa...
 
Nelle poche righe che Izumi Motoshita scrive alla fine dell'albo si riconosce quella sensazione di disagio che si prova nell'arrivare tardi a prendere un bambino a scuola, nell'immaginarlo da solo e magari anche un po' preoccupato, ma si dice anche che a questo imbarazzo si può porre rimedio.
 

Ad aspettare non si è mai da soli perché dall'altro capo c'è sempre qualcuno che deve arrivare. Mentre si è lì in attesa ci si trova avvolti nell'incertezza che si può maneggiare in vario modo: avvolgerla nell'ansia e nella preoccupazione con l'effetto di rendere i minuti eterni, oppure la si può trasformare, come fa Kana, in piccole storie che del tempo che passa hanno bisogno per crescere e mettere radici. E mentre c'è qualcuno che aspetta, dall'altra parte c'è qualcuno che corre e che cerca di accorciare la sensazione di attesa, immaginando e progettando piccole azioni positive, che hanno lo scopo di ripristinare l'armonia tra chi aspetta e chi tarda ad arrivare.
"Strada facendo, tutta presa dal pensiero dell'intenso programma della serata (le compere, la cena, il bagno e a letto di buon'ora) speravo che fossero [le sue due bambine] di buon umore, e che non piangessero."
 

Il tema dell'attesa è gigantesco e ci riguarda, grandi e piccoli, da ancora prima di nascere. Ha il pregio di essere una sensazione fatta di tensione, ma soprattutto di desiderio e quindi di immaginazione. E non parrebbe un caso che Chaki Okada chiuda con un'ultima tavola in cui in posizione di attesa non c'è più Kana, ma Orsetto.
Autenticità e delicatezza del testo hanno un loro corrispettivo nelle immagini. Il segno pastoso delle matite e una indubbia capacità di rendere in modo mimetico i volumi, i corpi, le luci e le ombre, di costruire gli incroci degli sguardi, rendono le tavole particolarmente adatte a uno sguardo di piccoli lettori. C'è un grande equilibrio compositivo nell'uso dello spazio della doppia pagina e una sapiente relazione, anche di contrappunto, tra ciò che sentiamo e ciò che vediamo, tra immagine e testo.
Si comincia con una veduta all'esterno della scuola dove i bambini sono ritratti da soli o in piccoli gruppi, ma sempre con degli adulti intorno e il titolo che in qualche modo smentisce ciò che vediamo.
Con il giro di pagina, invece, il titolo prende senso, perché quello che si vede è una grande e semivuota aula di scuola e in un angolo la piccola Kana con l'orsetto tra le mani e la maestra china su di lei (qui gli sguardi rassicurano). Quando il testo, invece, costruisce un dialogo tra la bimba e il suo pupazzo, lo sguardo si concentra solo su di loro.
Le sei tavole successive sono piene di aria e di spazio per permettere alle tre fantasie di Kana di prendere forma.
Poi si ritorna alla realtà della classe e, in corrispondenza del climax, il nostro sguardo coincide per ben due pagine con quello di chi sta varcando la porta in quell'istante, nascondendoci tutto il resto.
 

Il racconto si va a chiudere con la raffigurazione di una 'affettuosa' trattativa di risarcimento che si spegne in un bel silenzio di un orsacchiotto che comincia il suo turno di attesa.
 
Carla
 
Noterella al margine. E per rimanere in tema, ci mettiamo in attesa degli altri libri di Chiaki Okada.

lunedì 18 ottobre 2021

FAMMI UNA DOMANDA!


BESTIARI E CURIOSITA’


Abbiamo già incontrato più volte libri dedicati al mondo animale e che non lo trattassero in chiave tassonomica; e soprattutto, proprio in questo genere di libri non sistematici, è frequente un approccio umoristico. Ricordiamo tutti la ‘Strana Enciclopedia’, di Barman, vedi qui e poi molti altri emuli fino al documentatissimo ‘Bufale Bestiali’, di Coccia.


Su questa falsa riga è uscito recentemente ‘Bestiario degli animali niente male’, di Sophie Corrigan, pubblicato da De Agostini: anche in questo caso non c’è nessun approccio tassonomico; assistiamo viceversa ad una carrellata di ritratti animali, divisa in due parti: una prima raccoglie gli ‘insulti’ e le ‘maldicenze’ su un certo animale, nella doppia pagina successiva il castello di menzogne viene smontato a favore di una più generosa descrizione dell’animale in oggetto.
Gli animali con una cattiva fama non mancano e qui ne sono riportati alcuni: la iena, il coccodrillo, l’avvoltoio, corvi e cornacchie, la puzzola, le lumache e così continuando.
L’impianto grafico è tale da inserire le parti scritte, molto brevi, all’interno di un’illustrazione che occupa la doppia pagina; c’è quindi un grande impatto visivo e una caratterizzazione dei soggetti animali in chiave umoristica, come del resto il testo richiede. La giovane autrice britannica non è nuova a testi di divulgazione e questo è uno dei pochi testi tradotti in italiano.
La semplicità dei contenuti, lo stile con cui sono raccontati, le illustrazioni divertenti rendono questo libro adatto a bambine e bambini dai sette anni in su.
Sullo stesso genere, di bestiari stravaganti, c’è anche ‘Cosa fanno gli animali tutto il giorno?’ di Wendy Hunt, pubblicato da Gallucci; l’editore anglosassone è lo stesso, la Quarto Publishing ed è evidente quanto questi testi siano coerenti con una linea editoriale ben definita.


In questo libro, di qualche anno fa, la trattazione è più sistematica: ogni capitolo descrive un ambiente, ma poi, nelle pagine successive, i singoli protagonisti animali vengono descritti per una specifica abilità, ‘umanizzata’: così ci troviamo circondati da agopuntori, architetti, assaltatori.
L’impostazione grafica, dovuta allo studio Muti, è più schematica, con un’alternanza di illustrazioni che occupano una doppia pagina, seguita da altre pagine occupate da tanti ritratti animali.
In entrambi i casi, siamo di fronte a proposte interessanti, anche se non rivoluzionarie, che possono avvicinare alla lettura anche i bambini e le bambine più riottose.
Sono libri ricchi di aneddoti e curiosità, sfatano numerosi luoghi comuni, arricchiscono il bagaglio zoologico dei bambini con molte informazioni.
Consiglio la lettura di questi testi a bambine e bambini privi di pregiudizi, almeno per quel che riguarda gli esseri umani, con tante curiosità da appagare, che abbiano almeno sette anni.

Eleonora


“Bestiario degli animali niente male’, S. Corrigan, De Agostini 2021
“Cosa fanno gli animali tutto il giorno?”, W. Hunt, Gallucci 2018




venerdì 15 ottobre 2021

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

PER VOCE E CORO
 
Magari! Rime dei desideri da strillare insieme
Bruno Tognolini, Giulia Orecchia
Camelozampa 2021

POESIA
 
"Magari domani va meglio di oggi
Domani ti aiuto, domani ti appoggi
Se non lo sai oggi domani lo impari
Vedrai che ci riesci...
... MAGARI!"


Ventiquattro 'magari' che vanno strillati assieme per poi lasciarli andare in direzioni anche molto diverse tra loro. Verso la Palestina, verso uno zio anzi tre, verso la maestra, verso cavalieri, vampiri e corsari, verso i compagni di banco. Versi che si dirigono verso qualcosa o qualcuno con la stessa potenza propulsiva che hanno i desideri, ed è per questo che quel 'MAGARI' finale, che li rende fratelli, va detto a piena voce, urlando!
Questo è un buon momento per i desideri.
Dopo il tempo in cui tutti siamo rimasti chiusi in una pentola a pressione, e il nostro orizzonte erano le pareti intorno, il sibilo ha cominciato a uscire e adesso si è fatto sempre più forte. Ora possiamo permetterci di mettere fuori la testa, il fischio e la voce e soprattutto possiamo di nuovo guardare in avanti e ricominciare a desiderare.


Il tono di questo libro è doppio.
C'è una voce singola, bassa o alta che sia, che dice parole che suonano, che vanno in una direzione precisa, parole che portano ritmo e che portano senso. Poi c'è un brevissimo silenzio, dato da quei puntini di sospensione. Fondamentale che quel vuoto si crei. Deve permettere alle nostre teste di avere il tempo di dare una forma a quel desiderio. È necessario per farlo diventare condiviso.
Poi esplode la voce di tutti, la voce del coro che è più forte perché è di tanti.
 
 
Può salire in acuto o scivolare di poco verso il basso, a seconda della capacità dei coristi di dimostrare la loro fiducia.
Come tutti i libri che contengono rime, in particolare quelli di Bruno Tognolini che delle sue filastrocche diffonde il suono molto più spesso che il segno, hanno bisogno di voce.
Questo Magari! , pensato inequivocabilmente come un gioco tra voce e coro, dove a quest'ultimo viene affidato il ritornello - quel 'magari' che tiene cucito insieme il tutto perché ricompare a ogni inizio e a ogni finale - si direbbe generato in uno degli ambienti più vitali in cui Tognolini interagisce con i bambini: il festival di Cagliari, Tuttestorie, di cui entrambi - Bruno e i bambini - costituiscono l'anima più profonda e autentica.
 

Ai bambini di Cagliari, ma anche quelli dei mille posti in cui è andato e si è fermato, la sua voce è nota e risuona familiare, come è familiare per tutti quei grandi che almeno una volta l'hanno sentita rimare: è bassa, piena di ritmo, piena di pause, con il tempo si è fatta anche leggermente rasposa, ma inconfondibile con quelle sue e chiuse e o aperte.
Il Qcode finale -se inquadrato a dovere- rende sonoro il libro di carta. E lì si potrà ragionare e fare l'esegesi riguardo alle diverse intonazioni che i bambini del coro danno alle loro partiture di 'magari' e si potrà interiorizzare una volta di più la voce scandita di Tognolini che dice.
I ventiquattro desideri, seppure non tutti di uguale spessore, spaziano dal regalo di compleanno, alla pace in Palestina, dalla cura del pianeta al lavamano di calamari fritti, dai cimiteri nel mare a una maestra migliore. Tutti dimostrano la leggerezza richiesta, senza mai lasciare indietro il senso. Alcuni suoneranno più affini alle sensibilità dei più grandi, altri avranno il pregio di stamparsi nella memoria dei piccoli.
A contrappuntare le rime ci sono le tavole coloratissime di Giulia Orecchia, già veterana compagna di diversi altri libri di versi. Di rado i suoi disegni fluttuanti invadono lo spazio del testo, ma quando lo fanno è un piacere per gli occhi e quando hanno il sopravvento anche sul fondo color pesca si rimpiange il fatto che non accada più spesso.
 

Spetta al disegno, ovvero alla direzione che esso prende sul foglio, il determinare il posto delle rime, talvolta a destra, talvolta nella pagina di sinistra: loro si adeguano. Ma il disegno è altrettanto capace di farsi più discreto di fronte all'emozione che genera il testo e a saper cogliere dei piccoli dettagli da espandere in quei casi in cui cadere nel didascalico sarebbe a un passo. Vivace e movimentata, anche se meno plastica, e più prudente nell'invasione del foglio e nel ricorrere alle texture, di quanto non lo sia stato Eric Carle, Giulia Orecchia come lui è immediatamente riconoscibile e come lui del colore fa la sua bandiera che sventola con rara sicurezza.
Il vestito di questo libro è insolito: grande, quadrato, con copertina rigida. Per noi che Tognolini siamo abituati a metterlo in tasca...


Carla

mercoledì 13 ottobre 2021

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)

 BONIFICA

Rose e Rudder sono fratello e sorella, lei più grande, lui tredicenne: sarebbero ragazzi normali, con le normali fissazioni e idolatrie proprie dell’età; solo che la loro vita non è affatto normale. In seguito alle pratiche di espiazione della setta cui appartenevano con tutta la famiglia, Rudder è rimasto ustionato alle mani; dopo l’intervento della polizia e dei servizi sociali, la setta dei Pellegrini decide di espellere i due ragazzi con la loro madre.
La vita che ne è seguita non è un granché: la madre accumula lavoretti per cercare di sopravvivere, Rose è impegnata nella ‘bonifica’ della propria vita dalle abitudini e dai precetti della setta, Rudder è a metà, diviso fra la libertà di leggere Harry Potter e il desiderio di tornare dal padre, con tutte le certezze di cui è portatore.
Questa è la premessa da cui parte ‘Rose fuori dal mondo’, scritto dalla britannica Patrice Lawrence e pubblicato da Edt Giralangolo.
Naturalmente le cose si complicano: Rose ha un ragazzo, Key, che le chiede sempre di più: in particolare vuole fotografarla poco vestita. Nello stesso tempo, Rudder viene maldestramente messo in guardia da Bella, la sorella di Key; ma Rudder è troppo ingenuo per capire il messaggio di Bella ed è ancora più frastornato quando riceve sul cellulare la foto di una ragazza a seno scoperto, accompagnata da un messaggio minaccioso che riguarda Rose.
Rudder davvero non sa cosa fare, mentre la sorella, del tutto ignara di quello che sta succedendo, cede alle richieste di Key. Decide di tornare nella comunità religiosa, non perché siano cambiate le sue convinzioni, ma per aiutare economicamente la madre. Rudder è sempre più solo e non sa a chi confidare il suo segreto. E così compie il peggiore errore possibile: manda la foto che ha ricevuto ad alcuni amici conosciuti da poco ed ecco avviarsi una valanga di contatti fra i ragazzi della scuola.
Il ragazzino, sempre più incapace di confidarsi, si dibatte fra il desiderio di espiazione e il più concreto tentativo di mettere rimedio al disastro compiuto. Ma è Rose che riuscirà coraggiosamente a risolvere la situazione, mettendo fine ai ricatti incrociati che coinvolgono tante ragazze e ragazzi.
Questo romanzo ha diversi aspetti interessanti: in primo luogo la descrizione del mondo asfittico di una setta religiosa, basata su una lettura letterale della Bibbia e fondata su una struttura patriarcale, che si regge, e non può essere altrimenti, sull’obbedienza.
In secondo luogo, è credibile e viva la descrizione delle diverse reazioni dei due protagonisti di fronte all’allontanamento dalla setta: Rose che cerca in tutti i modi di entrare nel mondo e nello stile di vita dei suoi coetanei, Rudder che rimpiange la sicurezza della situazione precedente.
C’è poi la descrizione dei comportamenti imprudenti, se non peggio, di tante ragazze e ragazzi. Le foto intime messe in rete per provocazione o per vendetta sono espressione di una violenza psicologica, basata sul ricatto, esercitata nei confronti di ragazze, o ragazzi, più ingenue, più fragili, più sole.
Non capire il limite fra il lecito e l’illecito, non cogliere il rischio di essere strumentalizzate, non vedere la mala fede sono tratti di quell’età fragilissima che è l’adolescenza. Rose cerca la provocazione per continuare nella sua salutare ‘bonifica’, Rudder non ha proprio gli elementi per comprendere il mondo che lo circonda.
La descrizione dei due personaggi e la loro evoluzione è efficace, la ragazza con il suo look improbabile, il fratello preso dal proibitissimo mondo magico creato dalla Rowling; così come è impietosa la descrizione del mondo di una setta religiosa, impermeabile a qualsiasi cambiamento. Ben delineati anche i personaggi secondari, dalla rigidissima nonna Yellow, alla madre involontariamente distratta, al padre, troppo preso dal suo ruolo all’interno della setta.
Sicuramente, ‘Rose fuori dal mondo’ è una lettura impegnativa, che mette di fronte la giovane lettrice e il giovane lettore, di almeno quattordici anni, a molte problematiche dei nostri giorni, non ultima quella della difficoltà di vivere in una metropoli come Londra, senza avere grandi risorse. La consiglio proprio per questo suo essere una finestra spalancata su una parte di realtà non sempre gradevole.
 
Eleonora
 
“Rose fuori dal mondo”, P. Lawrence, Edt Giralangolo 2021