mercoledì 31 agosto 2011

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL MESTIERE DI GENITORE

SEI BAMBINI D'APPARTAMENTO, Arianna Giorgia Bonazzi 
Rizzoli, 2011

NARRATIVA PER MEDI (dai 7 anni)

"Ugo si avviò verso la porta. La mamma lo salutò con la mano. E mentre lo guardava, fermo sulla porta con il pigiamino sottobraccio, per un istante immaginò tutte le cose divertenti che avrebbe fatto il suo Ugo in giro per il mondo. «E adesso scusatemi, ho fretta» esclamò Ugo, con lo sguardo già fuori, sui lampioni, le stelle della sua rotta. «Mi aspettano anni di esplorazioni»" (p. 161)

Quando ero piccola mi è capitato più volte di desiderare di cambiare mamma. Di solito succedeva nei momenti drammatici: dopo aver litigato, dopo non essere stata capita, dopo non essere stata accontentata. Poi, con il crescere e passare del tempo, ho capito che i genitori, salvo eccezioni, sono quelli che ti capitano e che è buona cosa imparare a conviverci. E poi ai genitori si vuole bene, simpatici o antipatici che siano.
Adesso che tocca a me essere genitore, ho verificato sulla mia pelle che anche mia figlia, nonostante io cerchi di essere una buona madre, più volte ha pensato di sostituirmi, scambiarmi con qualche altra mamma. Non gliene voglio e non mi sento particolarmente frustrata. Penso che faccia parte del gioco.

Ecco: in Sei bambini d'appartamento si verifica quello che ogni bambino ha sognato almeno una volta nella vita: cambiare un genitore e trovarsene uno migliore.
In una casa a ringhiera di una grande Città vivono sei bambinetti - tre maschi e tre femmine - tra loro molto amici, legati dall'appartenza al Consiglio dei Bambini Cariati. Hanno età, storie personali e abitudini molto diverse tra loro; due cose, però, li accomunano: l'avere denti cariati per i troppi leccalecca che circolano nel palazzo e una certa insoddisfazione nei confronti delle loro mamme e/o dei loro papà.
Il più intraprendente dei sei - Manolo - con il fine recondito di scoprire un segreto di Magdalina, la bambina russa, propone a una riunione di condominio uno scambio temporaneo di famiglie. La proposta viene accettata entusiasticamente da tutti e così, bambini da una parte e genitori dall'altra, sperimentano nuove vite e abitudini. Alla fine del periodo di tre mesi, quando tutti dovrebbero riprendere il loro posto, si verifica l'inaspettato. I piccoli decidono di non tornare indietro. E ciò che era temporaneo diventa permanente.
Bel colpo di scena! Dal punto di vista narrativo, di sicuro effetto sui lettori.
Effettivamente quei genitori si sono dimostrati sempre troppo critici nei confronti dei loro figli, nella maggior parte dei casi addirittura anaffettivi. Era prevedibile che i loro bambini non ne fossero contenti. Così, a scambio avvenuto, si assiste magicamente al ribaltamento della situazione, ovvero tra nuovi genitori e nuovi figli tutto va a gonfie vele. L'unico aspetto che non mi convinceva era la totale assenza di nostalgie e malinconie, generate dalla mancanza di quel quid (avete presente il voler bene alle piume delle tue piume...) che nonostante tutto dovrebbe tenere legati genitori e figli.
A tal proposito mi ricordo il divertente e intelligente libro di Claude Ponti - il Catalogo dei genitori (Babalibri 2009) - dove tutto ruota intorno alla facoltà che si dà a ogni un bambino di potersi scegliere un genitore più confacente ai suoi desiderata. Nel Catalogo, tuttavia, accanto alle modalità di richiesta è scritto ben chiaro che è consentita, senza nessun costo aggiuntivo, la reversibilità dello scambio. Evviva: in caso di nostalgia, se uno vuole può riavere indietro la propria mamma e il proprio papà!!! Meno male.
Sebbene in Sei bambini d'appartamento non sia prevista la reversibilità dello scambio, si racconta tuttavia una cosa molto importante: per meritarsi il titolo di genitore, bisogna saperlo fare, altrimenti c'è il rischio di essere 'licenziati'. Questo libro ci dice anche che un buon genitore deve saper accettare il temporaneo (ma anche definitivo) allontanamento del proprio figlio quando questi decida di partire in 'esplorazione'. 
Ne consiglio la lettura a tutti i genitori di futuri 'bamboccioni'.

Carla

martedì 30 agosto 2011

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)

CANITUDINE, ovvero CANI E IN/GRATITUDINE


Sul rapporto fra bambini e cani è facile scrivere con grande enfasi e con un po’ di retorica; il motivo c’è ed è che è davvero una misteriosa alchimia, e chi vi scrive la conosce bene: ho dovuto lottare a lungo, in famiglia, per far accogliere il mio primo cane, amatissimo, raccolto per strada, come la maggior parte di quelli che lo hanno seguito. Indimenticabile (qui vedete un ritratto, da me eseguito molti anni fa, che lo renderà immortale). Proprio perché ho dovuto aspettare tanto, dieci anni di campagne promozionali e di lettere scritte ai giornalini per bambini, non ho fatto mai mancare a mio figlio, se non per brevi periodi, la compagnia di una giovane belva, intraprendente ed entusiasta come solo i cani sanno essere; così, c’è stata Adi, la 'guardiana dei sogni', che cacciava i mostri dai sogni di Andrea, e poi sono arrivate Pece e Stella, due anime libere, che ci hanno sconvolto la vita, selvagge ed irruente come erano (diversi mesi vissuti da randagie); ma ci hanno fatto ridere, arrabbiare, correre nei prati, fino ad essere le nostre inseparabili compagne di vita. Noi, piccolo coraggioso branco, asserragliato nella metropoli. I cani sono empatici, sanno leggere nel pensiero (o meglio, scientificamente, sanno leggere le nostre espressioni facciali, a differenza del cugino selvaggio, il lupo), condividono con noi emozioni primitive, proteggono i nostri cuccioli come farebbero con i propri. Spesso incutono nei bambini un senso di sicurezza, di condivisione. Quindi si tratta di un discorso serio, al di là di qualsiasi retorica, che talvolta accompagna le storie di cani e bambini. Qui ve ne propongo due che non corrono questo rischio.
La prima è una ristampa di Babalibri (www.babalibri.it), Cane blu: Blu, il cane protagonista, che viene dal nulla e che diventa l’amico speciale di Carlotta, è un cane 'magico', incarna il totem del mistero, della forza gentile, del coraggio; i genitori della bimba diffidano di lui, e proibiscono a Carlotta di tenere il cane con sé; tempo dopo, durante un picnic, la bimba si perde nel bosco; ed ecco ricompare Blu, che la rassicura, la protegge dallo Spirito del bosco, incarnato da una pericolosa pantera, e la riporta a casa. Carlotta e Blu diventeranno inseparabili.
Più difficile il secondo libro, pubblicato da Gallucci (www.galluccieditore.com) Un giorno, un cane, perché racconta, con crudo realismo, una storia d’abbandono; la rigorosa scelta grafica, di usare il segno a matita puro e semplice, rende la storia stringata ed essenziale. Non c’è una riga di testo e Gabrielle Vincent riesce a raccontare, tavola dopo tavola, la storia del classico cane di casa, che un giorno diventa troppo ingombrante e fastidioso e viene scaricato dalla macchina ai bordi di una strada. Il suo girovagare smarrito provoca un grave incidente stradale, le macchine accartocciate in un groviglio di lamiere e sirene. Il cane scappa, sempre più lontano, sempre più solo; arriva in una città, continua a girovagare, frugando fra l’immondizia e schivando la selva di gambe (umane); alla fine, dopo questa desolazione, incontra un bambino, si guardano da lontano e il loro scambio di sguardi è uno scambio di storie, l’inizio di una storia comune. Nonostante il lieto fine, non me la sono sentita di inserire questo libro nel settore dedicato ai ragazzi; mi sono resa conto che il contenuto realmente difficile da spiegare ai bambini è il tradimento: perché gli adulti ne sono capaci, perché persone per bene riescono a spezzare un legame così profondo; di cosa sono realmente capaci, gli adulti?
E’ quindi un libro che richiede una mediazione aperta a domande davvero imbarazzanti; nello stesso tempo, è un libro emozionante, efficace nella sua essenzialità.

Eleonora

“Cane blu”, Nadja, Babalibri, 2000, 2010
“Un giorno, un cane”, G. Vincent, Gallucci 2011












 


sabato 27 agosto 2011

CUCINA NAPOLETANA


I SARTUNCINI DI RISO IN BIANCO
(di Jeanne Carola Francesconi)

Come si accumulano in casa i libri di cucina? A me li hanno regalati per il matrimonio, per esempio Il cucchiaio d’argento, per il compleanno, per Natale, sono il ricordo della cucina di un paese straniero, perché gli amici sanno che ti piace cucinare.
Alcuni li ho comprati: ho passato interi pomeriggi a sfogliare libri di ricette in libreria e, a volte, li sfoglio anche durante la fila alla posta e poi prendo anche appunti. Alcuni hanno pagine incollate perché li ho usati troppo sul tavolo di lavoro, altri sono lì belli nuovi, intonsi, non hanno avuto successo, sono stata incantata dalle immagini ma il contenuto non era all’altezza.
La cucina napoletana, scritto da Jeanne Carola Francesconi nel 1965 (prima edizione seguita da molte altre), me lo regalò Marco nel 1998. E’ uno dei miei libri di riferimento per la chiarezza delle spiegazioni e per le notazioni storiche che precedono le ricette fondamentali.
Una delle preparazioni che realizzo più frequentemente sono i piccoli sartù di riso in bianco perché il ripieno può variare a seconda delle stagioni. L’autrice li riempie con prosciutto e piselli ma, in estate, il ripieno che mi piace di più sono i fiori di zucca. In inverno uso i porri, il broccolo romanesco, i carciofi, la zucca, gli asparagi.



Ecco la ricetta originale con la mia variante di ripieno:

per 6 persone:

500 gr di riso
100 gr di burro
sale
pepe
1 ciuffo di prezzemolo
1 uovo più un tuorlo
3 cucchiai di parmigiano
6 fiori di zucca
250 gr di mozzarella di bufala
6 filetti di acciuga
pangrattato

Mettete in una pentola il riso, l’acqua fredda, 100 gr di burro, sale e pepe. Coprite il recipiente e fate bollire esattamente 15 min senza rigirare e senza scoprire. A cottura ultimata aggiungete il prezzemolo tritato sottile e, quando non sarà più bollente, l’uovo e il parmigiano mescolando bene tutto.
Pulite i fiori di zucca eliminando il pistillo; fate a cubetti la mozzarella.
Ungete di burro sei forme da timballetti (9 cm di diametro e 7 cm di altezza); spolverizzatele di pangrattato, mettete in ognuna del riso lasciando nel mezzo un buco che riempirete con il fiore di zucca all’interno del quale avrete messo cubetti di mozzarella e un filetto di acciuga. Ricoprite con altro riso; pareggiate, cospargete di altro pangrattato e rifinite con un fiocchetto di burro.
Fate crostare in forno caldo (180°). Tempo di cottura: da 15 a 20 minuti:
Lasciate raffreddare per cinque minuti; sformate e servite.
Lulli

venerdì 26 agosto 2011

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

VIVERE CON LENTEZZA


PICCOLO STUPIDO CUORE, Xavier-Laurent Petit
San Paolo edizioni, 2011

NARRATIVA PER MEDI (dai 9 anni)

Il cuore è una pompa. Una pompa molto sofisticata che immette in continuazione nel corpo un sangue bello rosso e pieno d'ossigeno. Ma la tua pompa, Sisanda, è conciata male: ha dei buchi e non riesce a fare bene il suo lavoro...» A questo punto disegna un altro cuore accanto al primo. Un piccolo cuore tutto fasciato. Il mio." (p.22) 

Piccolo stupido cuore è il secondo libro di Xavier-Laurent Petit che leggo quest'anno.
Ne avevo letto una recensione di Silvana Sola (zazienews.blogspot.com) che di libri ne sa molto e, siccome ne parlava bene, sono andata a leggermelo. Inoltre, volevo verificare anche il giudizio non proprio positivo che avevo espresso riguardo a Be safe, l'altro libro di Petit che avevo letto tempo fa.
Alla fine della lettura di Be safe ne avevo riconosciuto la  scrittura garbata, ma lo avevo trovato un libro a tema: un libro di cui si intuisce il percorso fin dalle prime pagine; un libro che non poteva far del male ma neppure del bene.
Per Piccolo stupido cuore la questione è leggermente diversa.  Ancora una volta la scrittura è gradevole (anche se la traduzione talvolta zoppica su congiuntivi e sintassi), ma non è un libro a tema: si tratta di una storia realmente accaduta che Xavier-Laurent Petit ha ricavato da un articolo di giornale.
In Piccolo stupido cuore, ironia della sorte, è proprio un articolo di giornale la chiave di volta, una sorta di deus ex machina, dell'intera vicenda.
Sisanda, bambina di un villaggio africano, ha una malformazione cardiaca. La sua vita è fatta di riposo, lentezza, tranquillità, nessuna emozione forte. E' del tutto diversa da quella dei suoi coetanei, ma Sisanda ne è consapevole e vive serena le sue giornate, contandole una dopo l'altra come traguardo strappato  al suo piccolo e stupido cuore che da un momento all'altro potrebbe decidere di fermarsi. La fine di tutti i problemi di Sisanda risiederebbe in un'operazione chirurgica molto costosa e inarrivabile per le finanze della famiglia. Un giorno, tuttavia, sua madre che ha la passione della corsa , una vera e propria antilope per leggerezza e velocità, vede su un giornale la notizia di una maratona sportiva. Se partecipasse e vincesse potrebbe, con il premio in palio, pagare finalmente l'operazione. Ma uno scorpione giallo si mette di traverso sul sentiero che porta alla salvezza di Sisanda.
La storia  - già di per sé struggente se si pensa che è un fatto vero - si carica di ulteriore tensione.
Taccio sull'esito, ma non sul fatto che ho trovato questo breve romanzo un po' troppo didascalico. Sebbene sia ben descritto l'ambiente del piccolo villaggio, come pure le enormi difficoltà del vivere quotidiano, il tutto è troppo raccontato e spiegato, sottraendo spunti di immaginazione per il piccolo lettore. 
Lo definirei un libro 'didattico' e forse non a caso, visto che Xavier-Laurent Petit, prima di dedicarsi alla letteratura, era maestro, certamente un bravo maestro.


Carla

lunedì 22 agosto 2011

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL LORO CANTO LIBERO

LA ZAMPA DELL'OMBRELLO, Alice Umana, Agostino Iacurci
Orecchio Acerbo, 2011

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

"L'ombrello appartiene alla famiglia del pipistrello. Ce lo conferma una certa assonanza di suoni ancor prima che alcune precise caratteristiche fisiche comuni. Le ali palmate, per esempio, con pelle lucida e impermeabile, il muso stretto e appuntito, la tendenza a dormire rovesciato e avvolto nelle predette ali."

Mi piace pensare che la dolcissima Nalanera (che per sempre è addormentata sotto un pero) cui è dedicato questo libro, sia stato un cane o un gatto o, meglio ancora, un pipistrello, con il quale Alice Umana ha condiviso un tratto di esistenza. E di cui ha riconosciuto e rispettato identità e natura indipendente.
Se fosse così, l'inno alla libertà e nel contempo la critica al gusto, tutto umano, dell'addomesticamento che questo libro lascia intendere al lettore, troverebbe anche una motivazione personale che parte dall'esperienza dell'autrice.
Ma questa è solo una ipotesi sognante.
Torniamo ai fatti e al libro di questi due giovanissimi autori alla loro prima pubblicazione. Secondo Alice Umana, gli ombrelli appartengono alla famiglia dei pipistrelli: la forma e il nome lo confermano. Animali liberi, non certo da compagnia, gli ombrelli vivevano benissimo sugli altipiani del Vuenàl senza l'uomo e passavano le loro giornate cantando con voce melodiosa. Purtroppo però il vento Sifir portò le loro voci troppo lontano: alle orecchie degli uomini, gli abitanti di Ib, che di questo canto si innamorarono. Alla loro richiesta di cantare tutti i giorni, tutto l'anno, gli ombrelli si opposero. Ad essi piaceva farlo solo quando ne sentivano il desiderio. Tale rifiuto generò negli uomini dominatori una gran rabbia e una gran guerra: tutti gli ombrelli, poco avvezzi allo scontro, furono fatti prigionieri, immobilizzati da quel laccetto con bottoncino di metallo che ne impedisce l'apertura. Una volta 'deportati' in città, gli ombrelli però smisero di cantare. Persero la loro melodiosa voce, forse per nostalgia di libertà o per rabbia di schiavitù. Fatto sta che ora gli ombrelli non cantano più e gli uomini ancora oggi, immemori, ne sono gli inconsapevoli carcerieri.

Il senso identitario degli ombrelli, la loro strenua resistenza, la loro capacità di non piegarsi (se non nel manico...) e dall'altro lato la tracotanza miope e bellicosa degli uomini sono i grandi temi che si nascondono dietro questa storiellina ironica ed elegante.
Elegante ed ironico nel testo - divertenti sono i nomi di luoghi e animali - come anche nelle illustrazioni che nella loro originalità composta portano in sé tracce rivisitate di altri grandi illustratori (a me pare di vederci Maggioni o Quarello...)
Non posso non notare che, a proposito dell'atteggiamento che in questo libro dimostrano gli abitanti di Ib, così avvezzi all'addomesticamento, alla prevaricazione, alla mancanza di rispetto delle altre identità, esiste un'affinità con un altro libro che di questo racconta, anche se con una complessità narrativa e di impianto diversa: penso a Gli ultimi giganti di Francois Place edito da Ippocampo Junior nel 2009.
Leggeteli e gustate le illustrazioni di entrambi, ne vale davvero la pena.
Carla

martedì 16 agosto 2011

UNO SGUARDO DAL PONTE (libri a confronto)


DIO E IL BRICOLAGE

Questa volta parliamo di dio (non a caso con la minuscola) e della genesi, attraverso due libri che amano descriverla divertendosi molto.
Se pensiamo alla tradizionale descrizione della creazione, sarà capitato a tutti di chiedersi il perché dell’esistenza di questa o quella creatura. I nostri autori, Dendooven e Silei, se la prendono rispettivamente con il maialino e con l’ornitorinco e descrivono l’atto creativo che ne ha determinato la nascita immaginandosi il creatore come un distratto bricoleur.
Dunque , come ha ben descritto Carla nella sua recensione di Tutto rosa, nel libro della Dendooven abbiamo a che fare con il creatore, sollecitato da un angelo in ciabatte, che lo spinge a dare colore e nome a ciascun animale. Il creatore nicchia non poco, anche a causa della imminente puntata della sua soap opera, e, in fretta e furia, sistema alla meglio il mondo animale; il povero maialino, che arriva tardi, si vede costretto ad accettare una misera 'messa in piega' di coda e orecchie. 

L’altro creatore, quello di Silei (www.artebambini.it), prepara ordinatamente le parti dei suoi animali e le colora, animale per animale, in modo diverso, in modo che i suoi aiutanti angioletti non si sbaglino nell’assemblaggio; ma gli angioletti sono dei veri birboni e rimescolano tutto, formando il CanFanDrillo o il CoccOrsIale (al lettore immaginarsi lo strano mix zoologico); inutile dire che tutto verrà rimesso a posto, con l’unica eccezione dell’ornitorinco, curioso animale che depone le uova e allatta i piccoli. Forse l’ornitorinco è davvero il frutto di uno scherzo 'divino'?
Entrambi i libri giocano con il tema della creazione e forniscono spunti per creare, a proprio piacimento, disegni e/o oggetti ispirati a questa fanta-zoologia.
Il punto è che la domanda sottesa, perché mai esiste questo o quell’animale e perché mai quel buffo animale è fatto così, è una domanda serissima e sfido tanti genitori e insegnanti a dare una risposta semplice e chiara. Potrei, a questo punto, parlarvi del libro di biologia evoluzionistica che mi sono letta questa estate, letto tanto per non perdere l’allenamento, ma vi risparmio. Mi limito a dire che, secondo me, quello che davvero difficile non è tanto trovare lì per lì una risposta accettabile, quanto far comprendere ai bambini che certezze assolute non le abbiamo e che, forse, il bello è proprio lì, nel viaggio che non finisce mai, nella domanda che domani ne porterà un’altra e un’altra ancora. Il che non significa che non possiamo dare risposte, ma che, almeno su questi grandi argomenti, ci dobbiamo accontentare di risposte provvisorie, parziali.

Mi sembra sia lo spirito con cui Erlbruch ha scritto La grande domanda (www.edizioni e/o.it), citato da Carla nella recensione di Com’era all’inizio; la grande domanda è 'io perché ci sono' e l’autore risponde con grande intelligenza con una serie di risposte, tutte valide, espresse dal punto di vista di soggetti diversi, invitando il bambino, e l’adulto che lo accompagna, a darsi le proprie risposte. Dice il marinaio: “Per navigare su tutti i mari”, il cieco: “Per avere fiducia”; la morte: “Sei qui per amare la vita”.
E’ un libro imperdibile, di quei pochi che con levità riescono a dire e suggerire discorsi importanti, quelli difficili da dire, ma importanti da mettere in comune con i bambini.
Eleonora

Invenzione dell’ornotorinco”, F. Silei, Artebambini 2011
Tutto rosa”, G. Dendooven, Comma 22, 2011
La grande domanda”, W. Erlbruch, E/O, 2004

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


ASPETTANDO CHE IL GRANCHIO SI AFFACCI

L'ISOLA DEI GRANCHI VIOLINISTI, Xavier Queipo, Jesús Cisneros
Logos, 2011

ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni)

Mi capita ormai tutti gli anni quando passeggio per gli stand degli editori stranieri alla Fiera del libro di Bologna. E' quasi un rito: quando vogliamo 'andare sul sicuro' con gisella ci dirigiamo con fare spedito all'angolo che ospita la OQO Editora e lì cominciamo a curiosare tra le novità. Novità che di solito sono molto numerose e che nella stragrande maggioranza dei casi sono libri godibilissimi. Rilegati, illustrati da giovani e talentuosi illustratori quanto da artisti affermati, contraddistinti da brevi testi (talvolta anche in rima), spesso molto spiritosi, mai insignificanti, i libri OQO (www.oqo.es/editora/es  in particolare nella collección O, dai 3 ai 7 anni, quasi quadrati o nella collección Q rettangolari dagli 8 ai 12 anni) ci aspettano ogni anno. Prima che la Logos (www.logosedizioni.it) decidesse di stamparli anche in Italia, era un po' macchinoso procurarseli, ma adesso, basta sperare ed aspettare e, se sei fortunato, vengono prescelti e pubblicati anche da noi. In questo momento spero e aspetto il libro El tren (di Silvia Santirosi, illustrato da Chiara Carrer) e La madre del héroe (di Roberto Malo e Francisco Javier Mateos illustrato da Marjorie Pourchet).
Due anni fa speravo ed aspettavo La isla de los cangrejos violinistas. E ho avuto fortuna. Quest'anno la Logos lo ha pubblicato.

"Moi lasciò due fiori di ibisco accanto a ogni buchetto, sperando che i granchi si facessero vivi. Dopo pranzo tornò ai pilastri: i fiori erano scomparsi, ma dei granchi neanche l'ombra. Moi restò in attesa per ore e ore."

Moi, una bambina attenta e curiosa della natura, scopre che, nascosti nella sabbia della spiaggia del suo villaggio, vivono i granchi violinisti. Il nonno le racconta molte cose su di loro. Così, conoscendone le abitudini, la bambina potrà incontrarli e addirittura diventarne amica. A tal punto che sarà proprio per merito di questi piccoli e timidi animali la bambina si salverà dal morso di un terribile serpente.
In una lontana isola del Mar dei Caraibi dove la vita scorre in armonia con la natura, si dipana una storia che ne racconta molte altre. In questo albo illustrato si possono leggere tra le righe l'interesse che i bambini dimostrano verso il mondo che li circonda; la saggezza dei vecchi che sanno molto ma non tutto; la riconoscenza che gli animali nutrono verso chi è gentile con loro; la capacità di chi vive a contatto con la natura di leggerne i messaggi; il senso del tempo che passa ma non scorre mai inosservato; la poesia che si insinua nell'immaginario collettivo per raccontare un mondo quasi invisibile.
Ed è proprio quest'ultima cifra, la poesia, che distingue questo racconto che definisce i granchi 'violinisti' - perché come un violinista si muovono sulla sabbia - e le illustrazioni di Jesús Cisneros.
Cisneros lo avevamo già visto e apprezzato nel libro Ramón (Libros del zorro rojo, altra casa editrice spagnola da tenere sempre a mente librosdelzorrorojo.blogspot.com) che aveva vinto il Premio Lazzarillo nel 2007. Figure dal profilo esile, costruite da macchie di colore, delicati colori naturali acquarellati che sfumano come in una nebbia impercettibile, contrapposizioni di grande effetto tra bianchi e neri.
Una bella storia da leggere con tutti quei bambini che hanno il tempo e la voglia di fermarsi per vedere l'incanto.

carla

giovedì 11 agosto 2011

VIVA MARIA! e VIVA LA CAPONATA


Mia sorella è una di quelle persone che, in un’età della vita in cui alcune sicurezze sono date oramai per scontate, capovolge tutto e pensa che sia arrivato il momento di ricominciare un’attività nuova in un paese diverso, insomma una nuova vita.
Si chiama Maria e tre anni fa ha fatto quello che molti di noi pensano e dicono ma poi non riescono a mettere in pratica: ha chiuso un negozio di abbigliamento, per un anno ha studiato spagnolo e ha frequentato un corso di cucina, dopodiché si è trasferita nel Sud della Spagna: a Granada in Andalusia.

Le piace cucinare (ma è anche una fantastica fotografa rigorosamente in bianco e nero) e, dopo quattro mesi, ha aperto VIVA MARIA!, un locale dove si possono mangiare piatti della Liguria e non solo. Qui c’è una delle sue prime vetrine:


In questi giorni è venuta a trovarmi a Roma e ieri ha preparato un piatto che ligure non è, ma è buonissimo: la caponata.
Ha preso tre grosse melanzane, le ha tagliate a tocchi che ha cosparso di sale e messo in uno scolapasta. Poi si è dimenticata il tutto per un’ora.
Ha tagliato a pezzi e svuotato dei semi cinque grandi pomodori tondi.
Ha messo a bagno in una ciotola due manciate di capperi sotto sale; ha tolto il nocciolo a due manciate di olive nere.
Quindi in una padella con un po’ di olio ha sistemato due cipolle tritate abbastanza sottili e quattro gambi di sedano tagliati a pezzetti. Li ha fatti cuocere per qualche minuto poi ha aggiunto i capperi, le olive e i pomodori.
Nel frattempo ha fritto i grossi pezzi di melanzana. Alla fine ha unito le melanzane al resto degli ingredienti aggiungendo anche mezzo bicchiere di aceto di vino bianco e tre cucchiai di zucchero. Ha fatto insaporire il tutto per qualche minuto.

Che dire? Aveva il sapore della vita: la carnalità delle melanzane, il croccante del sedano e delle cipolle, la dolcezza mitigata dall’aspro. E, come al solito, il giorno dopo era ancora più buona.
Oggi è ripartita... e la caponata è finita.

p.s.: l’indirizzo di Viva Maria!: Calle San Jerónimo, esquina Calle Baratillo, Granada
 Lulli

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


LA CREAZIONE E LA PUNTEGGIATURA

COM'ERA ALL'INIZIO, Heinz Janisch, Linda Wolfsburger
San Paolo edizioni, 2011

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 6 anni)

Questo libro, pubblicato in Austria nel 2009 è dedicato a Lilli, nata il 29 luglio di quello stesso anno. E' stato creato per raccontare a Lilli, bambina appena arrivata, e con lei a tutti quei bambini un po' più grandi che sfoglieranno il libro, da dove tutto ha inizio.
Sebbene il titolo paia assertivo, visto che manca il punto interrogativo (che però curiosamente compare nella scheda originale del libro austriaco...),
Heinz Janisch immagina che Lilli o un altro bambino un giorno si facciano la grande domanda, circa il punto di partenza di ogni vita. Si può credere o meno che spetti a Dio il primato creativo, ma la domanda resta lì, comunque sospesa, ma lecitissima.
Domanda che, peraltro, qualche anno fa Wolf Erlbruch con La grande Question (vincitore del Bologna Ragazzi Award nel 2004) si era già posto, in una prospettiva del tutto diversa, decisamente più laica e più intrigante.
Per chiarirvi le idee vi accenno brevemente la storia editoriale del libro di Janisch e Wolfsburger: in Italia, pubblicato dalla San Paolo, nella sua versione originale è stato pubblicato dalla casa editrice Wiener Dom-Verlag (vale a dire Editrice Duomo di Vienna), nel 2010 ha vinto il premio Miglior libro cattolico per bambini. Mi pare evidente che la chiave di lettura e quindi la risposta alla grande domanda sia piuttosto confessionale e come tale va trattata.
Tuttavia questo libro che parrebbe scontato nelle sue conclusioni, a ben vedere non lo è affatto.
La vera chiave di lettura che mi pare interessante da sottolineare e da proporre a un bambino è quasi nascosta nell'ultimissima pagina, al posto del consueto risguardo, quando ormai il libro si considera finito. Nell'ultima pagina, dopo che Dio ha decretato: sarai un uomo, sono le seguenti parole che mi colpiscono: So ist das (Ed è così). Jetzt (Adesso) e se giro la pagina, sorpresa!, leggo: spannend. Non è per spocchia che faccio riferimento al testo in tedesco, lo faccio perché penso che in originale il senso sia salvo, mentre nella traduzione italiana si perda un po', laddove la parola spannend è tradotta con meraviglioso, quando invece spannend significa avvincente, appassionante, emozionante, eccitante, elettrizzante (a voi la scelta).
Se toccasse a me parlare con dei bambini di questo libro, lascerei in secondo piano il fatto che spetti a Dio scegliere cosa creare, ma metterei alla ribalta il fatto che la vita di un essere umano è cosa avvincente, emozionante, appassionante ecc. ecc. Metterei in risalto anche la poesia di certe illustrazioni, la loro sottile contrapposizione -un cane al guinzaglio e un uccello che vola alto nell'aria; una tigre che salta e una lumaca - come pure il lievissimo filo di nessi logici che le lega -fiocchi di neve e orsi polari; alberi nei prati e cactus nei deserti.
Un illustrato che, se avesse goduto di maggior cura editoriale e grafica (che orrore le etichette per accogliere i testi!!!), avrebbe potuto essere ancora più interessante di quello che già è. E poi a me, che coltivo con cura l'arte del dubbio, quel punto interrogativo nel titolo manca tanto...
Carla

martedì 9 agosto 2011

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


IL PROFUMO DELLA DIVERSITA'
LA ROSALjudmila Petruševskaja, Claudia Palmarucci
Orecchio Acerbo, 2011

ILLUSTRATI PER GRANDI (dai 12 anni)

"Si fece piantare di buon grado in un vaso e legare con una cordicella a una lunga canna, perché i professori gli spiegarono che altrimenti avrebbe potuto piegarsi."

Un omino anziano, dall'aria spaurita e dal naso lungo e sottile, un giorno cominciò a profumare di rosa; ma non un leggero e passeggero olezzo, ma, al contrario, un profumo penetrante che non si dissolveva col tempo. Tutti, al suo passaggio, persone, cani o gatti che fossero, se ne accorgevano e si bloccavano ad annusare e a chiedersi da dove provenisse tale profumo. Nonostante l'omino affermasse di essere lui la causa, nessuno gli credeva e, anzi, passava del tutto inosservato. In famiglia e nel palazzo, invece, tutti si lamentavano con lui.
A questo curioso problema occorreva trovare una soluzione. Si rivolse, così, all'accademia botanica. Là gli scienziati, tralasciando il fatto si trattasse di un uomo, lo studiarono e lo curarono come se fosse una pianta. Queste attenzioni, tuttavia, piacquero all'omino che, di buon grado, accettò di farsi mettere in vaso e annaffiare abbondantemente e anche concimare. La scomparsa altrettanto improvvisa del profumo non scombinò i piani degli scienziati, che lo definirono una rosa rosa-pallido senza profumo e lo mostrarono al pubblico e lo esibirono a convegni sul tema.
E all'omino, così, gli toccò sopportare la vita del fiore. D'altronde "i fiori sono creature sottomesse". Infatti, scrive Ljudmila Petruševskaja "i veri fiori crescono dalla spazzatura e si nutrono come capita".

Un breve e straordinario racconto che, non a caso fin dalla copertina intrisa di Magritte, si muove nel surreale. Attraverso la metafora dell'uomo che profuma come una rosa, seguiamo la sorte di chi, per il suo essere diverso, deve essere riassorbito dal sistema e quindi omologato ad un canone di normalità. Attraverso il racconto, ma anche attraverso la lettura personale e molto intelligente che ne fa Claudia Palmarucci nel suo racconto per immagini, il compito degli uomini dell'accademia pare proprio quello di voler trasformare un uomo in una marionetta per farlo assomigliare a tutti gli altri (già marionette dal principio, avete notato?) e soprattutto per manovrargli il pensiero. In questo senso l'immagine delle mani che concimano la testa 'scoperchiata', o per meglio dire il cervello, mi è parsa illuminante.
Il racconto di Ljudmila Petruševskaja (scritto più di venti anni fa),  così surreale, ironico, ma al contempo intenso e, per certi versi agghiacciante per lucidità di analisi e senso critico, merita di essere letto e riletto più volte per essere apprezzato nelle sue molte sfumature. Altrettanto mi sento di dire per le illustrazioni di Claudia Palmarucci che dà una sua interpretazione della storia davvero molto personale, ma che non fa altro che aggiungere valore al valore.
Solleticano la memoria di chi 'bazzica' la storia dell'arte i suoi continui riferimenti e le sue continue citazioni di grandi quadri rivisitati. Alcune soluzioni interpretative le considero davvero geniali: il vaso in testa che funge da cappello e che quindi capovolge la prospettiva dell'uomo-pianta, oppure l'ombra dell'omino sul foglio bianco che ha davanti che nella sua forma preannuncia il tema del racconto ... A proposito di quest'ombra, a me è parso di leggerci quasi un omaggio o una citazione della copertina di Negrin per L'ombra e il bagliore, altro preziosissimo libro di Orecchio Acerbo.

La Rosa parla di libertà e manipolazione. E non è un libro facile, non è pacificante, non ha smussature; è come un cristallo tagliente che nella trasparenza fa vedere il proprio significato. E' un libro che costringe il pensiero ad attivarsi: utile punto di partenza per ragionare. Evviva!

Carla

domenica 7 agosto 2011

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

GALLEGGIARE NONOSTANTE


QUALCOSA GALLEGGIA, Giovanna Ranaldi
Kite Edizioni, 2011

ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni)

Questo libro è rimasto nell'anticamera della mia testa per un po' di tempo. L'avevo notato sugli scaffali della Kite mentre camminavo per la Fiera del libro di Bologna con quadernino e matita. Ero stata attratta dalle macchie di colore giustapposte che compongono l'immagine di copertina e dal formato che tanto amo (i libri quadrati di 22 cm.). L'ho preso e l'ho letto e, per storia, immagini e colore, mi è rimasto impresso. Quel rosso lì non se ne è più andato. Poi, come spesso succede, l'ho perso di vista, ma quel qualcosa ha continuato a galleggiare nella mia testa, l'ho cercato e nuovamente trovato e ora si è fermato in questa pagina.

Di notte galleggia
Nel vento e nella tempesta galleggia
Fa grandi incontri e galleggia
Nella pioggia galleggia

In un mare grigio, profondo, talvolta in tempesta, attraversato solo di rado da grandi navi all'orizzonte, qualcosa galleggia: un punto rosso. Un punto rosso, un po' piccolo e un po' grande, che cattura lo sguardo di chi sfoglia le pagine che contengono la sua avventurosa storia. Ma attira l'attenzione anche di pesci, balene e cormorani che lo guardano navigare sulla superficie dell'acqua. Non si può non vederlo, ma nessuno si avvicina e lo prende con sé. Il suo lungo viaggio termina dove il mare, diventato verde, finisce e incontra la terra. E lì sulla terra, finalmente, capiamo chi è.

Un libro di potenti immagini e poche parole per raccontare una storia che, essendo universale, può essere interpretata in molti modi diversi. Si tratta di un viaggio, un percorso di trasformazione e di crescita verso il destino che ognuno sceglie (?) per sé.
Qualcosa galleggia si presenta come una storia indefinita, incerta, 'aperta' che proprio per questo può essere letta secondo chiavi interpretative molto personali.
Giovanna Ranaldi, in questo piccolo picture book, fin dal titolo, ma in realtà ancora nelle ultime pagine, lascia il lettore in sospeso su cosa sia questo qualcosa. Solo alla fine del libro dà una sua lettura personale che però nulla toglie ad altre interpretazioni a carattere più metaforico che ogni lettore singolarmente può dare.
Tutto quel mare, così scuro e vasto, quegli incontri che non sono mai veri contatti, quel senso di solitudine, di fatica e di determinazione che circonda il punto rosso lungo tutto il suo percorso, mi hanno fatto pensare al difficile mestiere di vivere, al difficile compito di dare un senso alla propria esistenza. Non fa differenza si tratti di un bambino che da piccolo diventa grande, di un migrante in cerca di terra nuova dove mettere radici, di un salmone che segue 'per natura' un percorso tutto in salita verso la continuazione della sua specie, o di un piccolo seme che, dopo aver attraversato il mare, diventa albero, rifugio per uccelli e, a sua volta, porta in sé il seme di una nuova esistenza.
Andare avanti, nonostante tutto. Ecco il senso che io ci ho letto e che mi piacerebbe cogliessero anche i bambini.

Carla

martedì 2 agosto 2011

IL NOCINO E IL CALORE DELL'ESTATE


La notte del 23 giugno, quella che precede la festa di San Giovanni Battista, a Genova si facevano falò in ogni piazza, dopo che per una settimana i ragazzi erano andati a raccogliere legni in tutto il quartiere per poter costruire una catasta altissima. Il fuoco con la sua funzione purificatrice rimarcava l’arrivo del solstizio d’estate.
In quella notte si raccolgono anche le noci per preparare il nocino, poiché in quel periodo le noci verdi sono al giusto punto di maturazione per essere tagliate in quattro (né troppo molli né troppo dure) e, secondo la tradizione, la rugiada notturna trasmetterebbe al liquore le sue proprietà curative.
Confesso di non avere raccolto le noci quella notte bensì qualche giorno dopo. C’è un albero nel Clivo di Scauro con alcuni rami che si allungano prepotentemente nella strada e da qualche anno, nella seconda metà di giugno, raccolgo trenta noci per preparare un litro di prezioso nocino.
Dopo aver tagliato le noci in quattro parti, occorre metterle in un litro di alcol o di grappa, insieme a cinque chiodi di garofano, due pezzetti di cannella, un pezzo di buccia di limone. Devono macerare al sole per un mese in un barattolo di vetro chiuso ermeticamente.
La fotografia l’ho fatta proprio in questa fase della preparazione: oggi, 1 agosto 2011, il barattolo è in terrazzo al sole ed è caldissimo, sta accumulando tutto il calore e la forza che poi ci darà nel freddo inverno. E’ il momento della preparazione che mi piace di più: la sensazione di raccogliere e conservare in un liquido tutta la luce e il caldo del sole dell’estate per poi assaporarlo in una fredda sera di gennaio.
Il composto deve essere agitato ogni giorno. Passato un mese, occorre aggiungere 500 gr di zucchero sciolto in un po’ di acqua e lasciato raffreddare, e far riposare per altri quindici giorni. Filtrate e aspettate almeno un mese prima di consumarlo. Le noci recuperate dopo il filtraggio possono essere utilizzate per aromatizzare la grappa.
p.s.: Non so se esiste a Roma quello che già c’è a Londra, ovvero una mappa in cui sono indicati tutti gli alberi da frutto presenti nei luoghi pubblici della città. Questo è l’indirizzo: http://www.fruitcity.co.uk/

Lulli