venerdì 24 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IN BARBA AI PAPÀ

Quando i capelli di papà andarono in vacanza
, Jörg Mühle
(trad. Claudia Valentini) 
Terre di mezzo 2023 


NARRATIVA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni)

"Cominciò ad agitare le braccia facendoli disperdere per tutto il bagno.  
Provò a minacciarli. 
A sgridarli. 
 A implorarli. 
'Fermi' gridava. 'Tornate subito qui'. 
Ma quelli non si fermavano. 
Non lo ascoltavano e non tornavano da lui. 
Gli frusciavano via sotto il naso senza farsi prendere." 

I capelli se ne sono andati. 


E, dopo un goffo quanto rumoroso tentativo di riacchiapparli, la mamma apre la porta per capire l'origine tutto quel baccano e quelli, schierati in bell'ordine infilano l'uscio e smammano. 
In accappatoio li insegue in giardino: li vede tra i fili d'erba. Si butta a pesce ma quello che ottiene è di essersi spalmato sul prato e nient'altro. 
Occorre una strumentazione migliore. Retino e barattolo di colla, ecco quello che ci vuole. 
Lungo la strada che porta in città li vede come se fossero la linea di mezzeria che divide la carreggiata: tanti trattini neri disposti in bell'ordine. 
Entrati e subito cacciati dal ristorante, fanno poi un panoramico tour per la città. 
A nulla serve l'aspirapolvere dentro il grande magazzino dove si sono infilati. 
Persino allo zoo, dove fatalmente finiscono nella gabbia dell'orso e vengono annaffiati via e finiscono nella rete idrica della città. Ormai sono persi. Ciò nonostante loro mantengono un certo rapporto affettivo, solo epistolare in verità, con il padre ormai inconsolabile e calvo. 
Cominciano ad arrivare cartoline da diverse località. 
Ma di tornare nessuno di loro parla. 
Il padre si fa crescere una discreta barba per compensare la carenza in testa. E poi alla fine non è neanche male: continuava a esercitare il suo fascino. 
E quando ormai tutto sembra aver preso la direzione della rassegnazione, complici un temporale e un bel vento teso, tutto cambia ancora una volta. 

Diciamo così: in coppia con i testi di Ulrich Hub, la sua smagliante stoffa di illustratore va lievemente in ombra, tanta è la potenza della narrazione a parole. 
Ciò nonostante quando è protagonista unico brilla più di un bel po', Jörg Mühle. 
Qui l'idea di partenza è già molto divertente, ma, come se non bastasse, è il disegno a condurre il gioco. E lo fa in un modo piuttosto insolito. 
Una serie di ripetuti equivoci visivi per cui i singoli capelli del padre che si vedono guizzare sempre molto ordinati in sequenze di trattini disposti in più file parallele, diventano - tavola dopo tavola - molto altro ancora: dai fili d'erba sul prato, al tratteggio che segna le due carreggiate della lingua di asfalto che va in città, fino al negozio di piante o su foche e bisonti, perfettamente mimetizzati. 
Un piccolo capolavoro, le cartoline dal mondo. 
Bella idea, quella di mettere in questa condizione di perenne ricerca e decodifica dell'immagine il lettore che deve mandare gli occhi a cercare quello che le parole non dicono. 


Un modo ancora diverso per tenere insieme figure e testi. 
Il disegno, è di nuovo lui a guidare anche il ritmo dell'intera storia che è piuttosto sostenuto, in una sorta di crescendo che si percepisce dalla sempre maggiore distanza che separa la testa dai suoi capelli. Mühle modula con sapienza le tavole doppie, panoramiche, a sequenze di panel tra loro vicini che ricordano l'impianto di un fumetto quando la storia dà una brusca accelerata. 
A questo, ed è ancora sovrano assoluto il disegno, si aggiunge una grande abilità espressiva per descrivere la furbissima strategia del padre, volta a rivere i suoi amati peli in testa. 
Occhi a fessura, andatura marziale che cozzano leggermente con l'abbigliamento da camera, generando ulteriore ironia cattivella, alla Mühle, verrebbe da aggiungere. 
Belli - e anche questi mutuati dal linguaggio dei fumetti - gli sdoppiamenti di braccia e gambe nella sarabanda con l'asciugamano e lo scopino e tutto il resto delle suppellettili in cui inciampa nell'angusto spazio di un bagno. 


Bella l'esplosione disordinata di suppellettili per la rabbia del cuoco e della città dall'alto, al contrario rigorosamente ordinata per isolati, secondo un impianto germanico medievale. 


Belle le uscite dalle cornici che lui stesso si dà (in questo maestri come Ungerer hanno fatto scuola). Inaspettato e piacevole il piccolo inserto sulla via che le acque fanno nelle viscere della terra per poi finire in un moderno impianto di depurazione (anche qui l'impostazione germanica non transige). 
Si riconferma bravissimo a perdersi e a far perdere i propri lettori in una miriade di dettagli. 
E in questo si percepisce quanto sia forte il divertimento, il vero e proprio gusto, che lo guida e lo sprona al tavolo, con la sua matita in mano. 
L'altro giorno è stata la festa del papà e in barba - si vorrà perdonare il facile calembour - ai papà in cerca di celebrazioni, era doveroso astenersi dal commemorare la data con un libro del genere. 


Ma oggi a distanza di una settimana è arrivato il momento opportuno di santificare tutti padri calvi. 
E sono tanti, Mühle escluso! 

Carla

mercoledì 22 marzo 2023

FAMMI UNA DOMANDA!


L’INFINITO E TANTE ALTRE COSE


Barbara Gallavotti è una nota giornalista divulgatrice, che da anni lavora in numerose trasmissioni televisive ed è ora ideatrice e conduttrice di una nuova trasmissione dedicata alle tematiche della scienza. Ha scritto diversi libri su tematiche scottanti, come quello delle epidemie, e approda ora alla divulgazione rivolta a ragazze e ragazzi.
Il testo che ci propone, pubblicato da De Agostini, s’intitola ‘L’infinito dentro di me’ ed è un coraggioso percorso che partendo, molto sinteticamente, dalla descrizione delle particelle elementari che costituiscono la materia, approda al cuore della trattazione, gli organismi viventi.
Nell’arco di circa duecento pagine affronta, con un linguaggio semplice e preciso, tematiche come l’origine della vita; l’universo rappresentato dagli organismi microscopici, batteri e virus; le caratteristiche del mondo vegetale e animale; il DNA e l’evoluzione; l’adattamento; l’evoluzione umana; i problemi legati al cambiamento climatico, che affliggono il nostro presente.
Tantissimi argomenti, proposti a lettrici e lettori voraci, trattati in modo sintetico, ma mai approssimativo, con un linguaggio ‘leggero’, colloquiale, che non banalizza mai gli argomenti presi in esame. Sottolineo questo aspetto proprio perché è decisivo, se si vuole fare buona divulgazione: semplificare, rendere comprensibile non è mai banalizzare, semmai è un attento lavoro di traduzione di una terminologia tecnica nel linguaggio comprensibile anche ai non addetti ai lavori.
L’altro aspetto interessante è rappresentato dalla capacità di mettere in fila gli argomenti, collegandoli efficacemente, mostrando quanto, nelle scienze della vita, sia interconnesso; in questo modo lettori e lettrici possono costruirsi una visione d’insieme, che può aiutarli a comprendere la complessità dei temi.
Lateralmente alle questioni principali, vengono affrontati temi particolarmente sentiti, come quello delle epidemie e i modi per fermarle; oppure la confutazione scientifica delle presunte basi genetiche delle ‘razze’. Non sfugge l’attenzione dedicata alla scienziata Rosalind Franklin, scopritrice del DNA insieme a Watson e Crick, ma mai premiata con il Nobel.
Ne emerge un’immagine della scienza tutt’altro che lontana dai problemi che la società affronta, spesso con scarsi strumenti e tanta disinformazione.
Una visione così limpida e razionale è un ottimo antidoto al veleno delle fake news, dei complottismi, del negazionismo irrazionale.
La quantità di informazione è notevole e richiede lettrici e lettori motivati, che abbiamo almeno dodici anni; è un testo che può essere utile anche a quegli adulti che vogliano ripassare i principali argomenti della biologia e farsi un’idea delle tematiche più scottanti del nostro presente.

Eleonora

“L’infinito dentro di me”, B. Gallavotti, De Agostini 2023







 

lunedì 20 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

IL PENSIERO DIVERGENTE

Ma che storia è?
Sergio Olivotti 
Edizioni Clichy 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"C'ERA UN TIZIO CON LA CORONA... 
-Un principe! È una storia di principi e principesse! 
- Sapete che mia zia era una principessa? 
- Te l'abbiamo chiesto? 
... A UNA FESTA DI CARNEVALE. 
- Carnevale! sarà sicuramente una storia ambientata a Venezia. 
- La biioondinnnaaa in gondoletaaaa... 
- Venezia??? Io odio l'umidità! 
ALLA FESTA CHE ERA A TROFANELLO E NON A VENEZIA, INCONTRÒ MARIA: SEMBRAVA UN ANGELO! 
- SÌÌÌÌI! Una storia d'ammoore! 
- Mi piacciano le storie d'amore! 
- Prepariamo i fazzoletti." 

Maria, visto che era carnevale, sotto la maschera, aveva il suo vero viso: quello da strega. Cattiva. Davanti al lei l'unica cosa da fare era fuggire ed è ciò che il tizio fece, imbarcandosi verso il Polo Nord. Che fosse un tipo dalle alterne fortune lo si poteva intuire e infatti la nave fece naufragio, ma fu salvato da una sirena. 
Scoccò l'amore, ma non durò perché la sirena (forse per una lisca andata di traverso) morì. Così, senza preavviso. 
Ma la fame poté l'indicibile e la sirena finì nel piatto del suo innamorato a togliergli la fame e a fargli venire una diarrea micidiale, perché Nettuno questo fatto della sirena a cena non lo aveva molto gradito. Ma come spesso accade, arrivò un medico che lo salvò. Un giovane medico. 
Cosa che permise al tizio dalle alterne fortune di tornare al suo lavoro che era quello di addestratore di pinguini. 
Non c'è da illudersi però che da quel momento in poi la sua vita tornasse tranquilla... Ah, no no. 

La domanda, che poi è anche il titolo del libro, è del tutto lecita. 


Ma le storie non avevano forse la funzione di tenere comodamente seduti, silenziosi e assorti, o addirittura sdraiati i propri piccoli lettori, con il recondito desiderio di trasportarli con delicatezza dalla veglia al sonno? 
Non qui. Qui si galoppa un bel po' e al piccolo e grande lettore è richiesto un certo impegno per starle dietro e non il sonno auspicato, ma la contrario un lieve mal di mare, viene provocato dal continuo sballottamento necessario per non perdersi pezzi importanti della storia. 
Nel breve lasso di tempo che occorre per girare la pagina si viaggia da una parte all'altra del globo e oltre, da Trofarello, in provincia di Torino, al Polo Nord, da lì al tavolo operatorio, con un non tanto breve pit stop in gabinetto. 
Altro impegno richiesto al proprio lettore è quello del salto logico, della capriola di senso. 
Ma qui i piccoli lettori si sentiranno ben a casa e non si stupiranno dei repentini cambi di prospettiva: loro sono assoluti cultori del pensiero divergente. 


Ecco, Sergio Olivotti, i cui libri si caratterizzano tutti per questa loro forte connotazione che affonda a piene mani nel nonsense e nell'assurdo, con il pensiero divergente ha un buon rapporto. 
Ragione per la quale, i suoi libri se messi in mano ai bambini, godono di un gran successo e li fanno molto ridere. Evviva. 
Solo en passant va fatto un accenno al fatto che i libri purtroppo non li comprano i bambini in totale autonomia, ma gli adulti che sono i loro 'agenti' educatori per eccellenza. 
Tornando al pensiero divergente, va detto che è in stretta connessione con la creatività, non ha molta dimestichezza con la logica, e che sta lì a creare nessi inaspettati, insoliti e originali e anche efficaci. Attenzione: nel pensiero divergente nulla è gratuito perché la parola pensiero non si può ignorare, di certo è un pensiero fluido e flessibile. 
Se si è dotati di pensiero convergente, come la maggioranza delle persone (purtroppo) il fatto di costruire un libro, quindi una storia, che con la logica abbia ben poco a che fare è un bel cimento e implica un certo rischio di impresa. 
Ma se invece il creatore di storie è lui stesso un 'divergente' sarà piuttosto normale proporre storie del genere. 
Olivotti, l'architetto 'divergente' si è posto il problema (e sa che i libri li acquistano e li leggono anche i grandi). 
E così ai margini della storia assurda che ha messo in scena, ha collocato tre figurine in b/n, tre voci 'fuori scena' che rappresentano i tre diversi gradi di fede nel potere delle storie. 


Primo grado: il credente devoto, che prende tutto per buono quello che gli viene raccontato e che è felice così. I bambini, non tutti, appartengono a questa categoria. 
Secondo grado: il credente sensibile, che filtra tutto attraverso la propria emotività. Cattivo Olivotto che le dà sembianze femminili... 
Terzo grado: lo scettico militante, che non crede a nulla, e men che meno alle storie per bambini, anzi si scoccia pure di tutto questo gran cancan messo sulla pagina. Ne fanno parte i grandi dal pensiero convergente e qualche bambino particolarmente versato a cercare la logica ovunque. 
Lascio ad altri la riflessione tra logica e creatività, ma godo dentro di me a constatare l'immensità dell'universo dei libri per bambini in cui coesistono i libri di Mac Barnett o di Sergio Olivotti che per farsi credere dai loro lettori richiedono solo un grande atto di fede a priori e quelli di autori come David Wiesner che per raccontare storie altrettanto assurde sente il bisogno di ancorare tutto a una logica stringente. 

Carla 

Noterella al margine.
Un post a parte andrebbe dedicato al segno di Olivotto. 
Non qui e non ora, salvo due brevi notazioni su ciò che lo rende inconfondibile. 
Da un lato, mi parrebbe di vedere una scelta di gusto, molto consapevole e dotta nei confronti di una parte dell'illustrazione anni Sessanta e Settanta, chessò da Glaser a Luzzati, per citarne due belli grandi e belli distanti. 


Conosce, ha visto e nel suo sguardo ha sedimentato tante cose diverse: dai pattern ripetuti, a tanta grafica, da un certo horror vacui e un bel gusto per gli aspetti decorativi. 
E dall'altro, un'eccellente capacità di organizzare lo spazio della pagina e il colore che la attraversa, secondo un preciso progetto equilibrato e armonico. La copertina ne è un esempio.

venerdì 17 marzo 2023

FAMMI UNA DOMANDA!

METALLO


Lo sviluppo della produzione di testi divulgativi segue strade diverse: mentre si fa un gran parlare della relazione fra questi e gli albi illustrati, esce con Nomos un libro che rimanda all’impostazione classica del libro informativo: si tratta di ‘Metallo’, un libro illustrato dedicato a quel gruppo di elementi così denominati.
‘Metallo. Dal cuore della terra alla civiltà umana’ è scritto da Petra Paoli, esponente dell’Accademia Drosselmeier, artigiana ceramista e molto altro, ed è illustrato da Marco Sandreschi.
L’intento del libro è dichiarato dal titolo, fornire una rassegna dei diversi metalli, e delle leghe da questi derivati, dedicando a ciascuno una doppia pagina e talvolta qualcosa di più; nella pagina colorata di sinistra di ciascuna doppia pagina sono descritte le caratteristiche fisico chimiche dell’elemento in questione, di cui viene riportata la sigla e il numero atomico. A destra gli elementi storici che raccontano da quando quel determinato metallo è stato utilizzato e per cosa; come e quando sono state inventate le leghe, che hanno dato vita a materiali di primaria importanza, come il bronzo e l’acciaio.


Rilevanti sono i riferimenti storici, non solo per quello che riguarda la storia della tecnologia, ma anche per gli aspetti politici e sociali: si racconta la vicenda della più grande miniera di rame in Cile, di proprietà americana e successivamente nazionalizzata da Salvador Allende (e ogni riferimento al golpe e alle sue motivazioni non è affatto casuale): oppure si parla delle condizioni di sfruttamento dei bambini nelle miniere africane, o del monopolio detenuto dalla Cina sulla lavorazione delle cosiddette terre rare.
Si tratta, dunque, di un libro che tiene bene aperti gli occhi sul presente e sulle sue contraddizioni, senza per questo dimenticare l’oggetto principale, che è la descrizione di un gruppo specifico di elementi naturali che hanno cambiato il corso della Storia e che condizionano la nostra vita, con la miriade di oggetti fabbricati con questi materiali: dalle opere d’arte agli oggetti della vita quotidiana, fino alle grandi costruzioni, come la Torre Eiffel o la Statua della Libertà, monumenti simbolo di due metropoli occidentali, costruite appunto in metallo.
Quanto alle opere d’arte non possono mancare i riferimenti ai ritrovamenti anche recentissimi, di statue in bronzo, diventate simbolo della classicità.
Impaginazione, grafica, tipologia della carta utilizzata sono di alto livello e rendono il libro un oggetto curato e accattivante, a partire dalla bella copertina, come dovrebbe sempre essere nell’ambito dei libri per ragazzi e ragazze; il linguaggio è chiaro e preciso, salvo qualche piccola incertezza lessicale. Alla fine del volume c’è il glossario e una sintetica bibliografia, in cui spicca l’insuperato saggio di Jared Diamond ‘Armi, acciaio e malattie’.


L’editore Nomos dimostra di saper scegliere con oculatezza i testi di divulgazione che pubblica, da quelli della Säfström  a Bunting.
La lunghezza e la tecnicità del testo lo rendono adatto a lettrici e lettori dai dieci anni in poi. Può piacere a chi apprezza la scienza, la tecnologia, la storia; ma lo può leggere con piacere anche un adulto, che voglia rinfrescarsi la memoria su alcuni aspetti della chimica, ma anche del mondo contemporaneo.

Eleonora


“Metallo. Dal cuore della Terra alla civiltà umana”, P. Paoli, ill. M. Sandreschi, Nomos edizioni 2023




mercoledì 15 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

HYGGE!

Come dinosauri dopo l'asteroide, Gayle Forman (trad. Alice Casarini) 
Mondadori 2022 


NARRATIVA PER GRANDI (dai 14 anni) 

"Ira crede che i libri siano miracoli. 'Ventisei lettere' mi diceva sempre quando, seduto sulle sue ginocchia, sfogliavo albi illustrati che raccontavano storie di fratelli tassi o di piccoli bruchi mai sazi mentre lui leggeva una biografia di Lyndon Johnson o una raccolta di poesie di Matthea Harvey . 'Ventisei lettere e un po' di punteggiatura, ed ecco che hai infinite parole e infiniti mondi'. Indicava il mio libro, il suo, tutti quelli del negozio. 'Come fa a non essere un miracolo?' Non preoccuparti' lo tranquillizzo, prima di andare a sistemare il caos che c'è sul pavimento." 


Un padre e un figlio nel loro negozio di libri usati sull'orlo del fallimento e uno degli scaffali più belli e più grandi si è appena spaccato in due, rovesciando a terra una valanga di libri. 
Questo è un segno: un segno che tutto sta per finire. 
Questo è ciò che pensa Aaron, un ragazzo che ha divorato milioni di libri in passato, ma che adesso riesce a leggerne solo uno: un saggio sull'estinzione dei dinosauri. 

Sempre più convinto che lui e suo padre, di cui si prende cura come si fa con i bambini, e il loro negozio dove nessuno entra mai, siano gli ultimi dinosauri superstiti, Aaron vede solo il disfacimento intorno a sé. La morte di suo fratello, l'abbandono di sua madre, neanche più un amico. Ed è per questo che prende una decisione fatale. 
Lui è il proprietario delle mura di quella libreria sul corso di quel paesino di montagna, e quindi è l'unico che tecnicamente può venderle. Ed è esattamente quello che fa, all'insaputa del padre. Le cede in cambio di non molto denaro a una scaltra signora che possiede già mezzo villaggio. Il suo piano prevede con quei soldi di andarsene da lì con il suo buffo padre verso un luogo che sia il più lontano possibile. Al sole, al caldo. Tuttavia non ha fatto i conti con l'arrivo di Chad, di Hannah, e dei taglialegna del paese. Tutti asteroidi che però con il loro impatto non distruggeranno nulla, anzi daranno nuova vita a quello che sembrava finito. 
Questa è la storia di un ragazzo e della sua complicata corsa per non estinguersi e per diventare grande. 

Tutta la complessa storia che Gayle Forman costruisce e riempie di magnifici personaggi ruota intorno a un gigantesco non detto che però i lettori percepiscono nello stesso istante in cui ha luogo e con cui devono fare i conti fino all'ultima pagina, ossia il grande silenzio che avvolge la scelta di Aaron di vendere la libreria. Si tratta di un grande tradimento nei confronti del padre: per lui, uomo pieno di sogni e di ingenuità, quella libreria è l'ossigeno che gli permette di respirare. Suo figlio lo sa bene, ma sembra sapere altrettanto bene che quella stessa libreria rappresenta per entrambi il sasso che li porterà a fondo. E agisce di conseguenza. 
 Come nei migliori film di suspense, chi guarda sa cose che i protagonisti ignorano. 
Qui il meccanismo è lo stesso: il lettore è l'unico che come Aaron è a conoscenza di quel piccolo dettaglio. Questo pesante silenzio si espande quindi su tutta la storia e diventa ogni giorno più grande e più difficile da sostenere per le piccole spalle di Aaron. 
E i lettori patiscono con lui, in un meccanismo empatico inevitabile. L'unica forza per Aaron, lui sembra trovarla nel disfattismo che lo avvolge in qualunque direzione volga lo sguardo. 
E così, mentre si aprono diversi squarci di luce, lui pare coprirsi gli occhi per negarne l'esistenza. 
Gayle Forman tuttavia non vuole farne un nichilista, ma solo un ragazzo confuso e lievemente depresso, come è normale che sia, vista la sua situazione. 
Interessante è constatare la diversità diametrale che esiste tra padre e figlio, nei confronti dei dispiaceri che hanno colpito entrambi. Tanto il padre si è rifugiato in una dimensione di protezione, fatta di ricordi, di libri, di fiducia nel domani e nel prossimo, inconsapevolmente hyggelig, tanto Aaron è incapace di ragionare in positivo sulle cose: tutti sono potenziali nemici, tutti lo vogliono fregare, tutto sta andando a rotoli. 
E così al valore di una storia costruita su un grande silenzio che prende una china verso una inevitabile collisione, se ne aggiungono altri: primo fra tutti appunto la capacità dimostrata nel dare crescente spessore e complessità ai diversi personaggi, ottenuto con un sapiente e parco dosaggio di informazioni. Ma ancora, a mettere sul piatto un buon numero di questioni e di saperle intrecciare senza mai cadere nell'ovvio o nella didascalia. 
L'amore, la solitudine, le dipendenze, la disabilità, il lavoro di squadra, l'amicizia, la ricerca di sé, i libri, la musica, le seconde possibilità, l'abbandono, la morte, la paura, i problemi finanziari, la passione, l'ottimismo e la sfiducia. Non è poca roba. 
E tutto questo, per sapiente costruzione narrativa, trova un suo preciso posto. 
Tutto si incastra alla perfezione verso un finale che è inaspettato e pieno di futuro, circostanza che per un dinosauro sull'orlo dell'estinzione è una svolta non da poco. 
Gran bella storia.

Carla

lunedì 13 marzo 2023

FUORI DAL GUSCIO (libri giovani che cresceranno)


SYBERIA


Annunciato, atteso ed eccolo qui, l’ultimo romanzo di Guido Sgardoli, pubblicato dalle Edizioni San Paolo: ‘Syberia’.
Con un collegamento ideale con i precedenti impegnativi romanzi pubblicati con lo stesso editore, ‘Frozen Boy’ e ‘L’Isola del Muto’, ‘Syberia’ è un romanzo complesso, cui è possibile attribuire diversi risvolti, dal metafisico al religioso. Oppure, più semplicemente, è uno sguardo attento alla solitudine di un personaggio messo di fronte a qualcosa d troppo grande, troppo complesso per essere compreso realmente.
La trama: Janis è un giovane polacco, che all’inizio del ‘900, è recluso in una katorga, un campo di lavori forzati in Siberia, quegli stessi campi che Stalin avrebbe chiamato gulag. Riesce a fuggire, portandosi dietro una scatola da sigari che contiene i suoi pochi averi e i suoi ricordi. Janis è stato arrestato in seguito alle manifestazioni anti-zariste; durante l’arresto i suoi genitori vengono uccisi.
Dunque è solo al mondo ed è completamente solo nell’affrontare l’immensità della taiga siberiana: il viaggio verso un’agognata, e improbabile, salvezza, è anche un viaggio dentro se stesso, un’iniziazione a un superiore livello di consapevolezza.
Nel suo percorso incontra uomini malvagi, Kemec, un altro evaso, e il cacciatore, entrambi espressione del lato peggiore dell’umanità, ma incontra anche un villaggio di buriati, la popolazione di origine mongola che occupa parte della Siberia. Viene accolto, nutrito, aiutato a riprendere il suo cammino, che parrebbe interrompersi per opera di un’orsa infuriata che lo aggredisce; a salvarlo è uno sciamano, un altro incontro fondamentale in questo viaggio iniziatico.
L’ultimo incontro non lo si può raccontare, a meno di non svelare la complessità del finale; posso però dire che ha a che fare con un fenomeno inspiegato, un’esplosione potentissima avvenuta il 30 giugno del 1908 in Siberia.
‘Syberia’, come dicevo all’inizio, è un romanzo complesso, che utilizza almeno due registri: quello del romanzo di avventura, rimandando a London, a Krakauer, a Conrad, dipingendo con infiniti accurati dettagli la meraviglia e l’orrore di una natura incontaminata e ostile; e quello del romanzo di formazione, del viaggio inteso come trasformazione, se non trasfigurazione, una ricerca del vero sé allontanandosi dal mondo reale.
Ma c’è poi un registro poetico, che descrive l’incanto del mondo naturale, e che, nello stesso tempo, avvicina all’indicibile, come nei film di Tarkovskij.
Nella narrazione convivono la concretezza e l’accuratezza delle descrizioni dei luoghi, degli animali, dei mille modi per sopravvivere mangiando insetti e licheni e l’allusione al mondo sciamanico, i suoi riti, l’idea di un sovrannaturale magico.
Credo che ciascuna lettrice, ciascun lettore avrà una propria visone dei capitoli finali, che lasciano aperte diverse interpretazioni; ma tutti sicuramente apprezzeranno la consueta cura della lingua, la precisione dell’ambientazione, il ritmo serrato e incalzante che accompagna il giovane protagonista, così come apprezzeranno la figura del giovane Janis, fragile e indifeso eppure capace di affrontare le prove di un mondo ostile.
Consiglio la lettura a ragazze e ragazzi con più di quattordici anni, amanti dell’avventura, ma che apprezzino la sfida intellettuale che il romanzo propone loro.

Eleonora

“Syberia”, G. Sgardoli, Edizioni San Paolo 2023



giovedì 9 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

ESSERE CRUDELI, CON CADENZA REGOLARE 

Il dubbio, Silvia Borando? Alessandro Lot? 
Minibombo 2022 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 3 anni) 

"Un topo e un coccodrillo erano amici di lunga data. 
Così, quando quel giorno il coccodrillo disse: 'Topo, non trovo più le mie maracas... temo di averle mangiate!' il suo amico non ci pensò due volte ad aiutarlo. 'Non ti preoccupare, vado a cercarle io.' 
Le ricerche erano appena iniziate quando il topo si rese conto di non essere solo." 


Il topo incontra il coniglio che gli spiega che anche lui è entrato nel coccodrillo alla ricerca delle maracas, ma poi è stato colto dal dubbio che forse è stato mangiato. 
Il topo non la pensa così: è assolutamente certo della lealtà e dell'onestà del coccodrillo suo amico e continua con coniglio la ricerca delle maracas. E mentre sono lì in cerca, trovano scoiattolo. Anche lui in principio cerca le maracas, ma poi un dubbio lo assale. Impossibile, a parere del topo: il coccodrillo è suo amico. 
E così in tre ripartono, ma trovano pulcino anche lui sulle tracce delle ormai note maracas. E ora sono in quattro, perché il topo ha convinto anche loro. Quando però davanti a lui si para una schiera di altri cercatori di maracas tutti assaliti dal dubbio, anche la sicurezza del topo vacilla. 
Ma il suono di maracas in lontananza lo rimette fiducioso in marcia: lui ne è certo: non è mai il caso di dubitare della fiducia degli amici. Probabilmente. 

Un Minibombo doc. 
In cui si riconoscono alcune loro peculiarità. 


Hanno appena compiuto dieci anni. Ed erano, eravamo, davvero tanti a festeggiare la ricorrenza nella sala Allegretto (ma vedi il destino, a volte) della BCBF 23. Tutti lì a brindare idealmente, i vertici come pure la base, un loro modo di essere scanzonati all'interno di un mondo molto più serio, ovvero che si prende molto sul serio. 
La piccola squadra di Minibombo si caratterizza per alcune costanti: la prima è certa allegria diffusa che si espande fin sulle pagine dei loro libri. Di rado si vedono serie e cupe Silvia Borando Eva Francescutto o Chiara Vignocchi. 
La seconda è una discreta dose di ironia, anche questa rimbalzante nei libri, non in tutti, ma in parecchi. Ironia che al principio però sgorga dalle loro testoline matte. 
La terza caratteristica è una loro riconoscibilità dal punto di vista più strettamente formale: da una parte la magrezza della Borando e dall'altra il tuppo della Francescutto, e sui libri invece colori puri e potenti, disegno pop, di forte impatto visivo. Grafica importante. 


La quarta costante sta nel ritmo sempre bello sostenuto, ossia nella vivacità di approccio che contraddistingue la squadra e che nei libri porta a una sequenza precisa: una lettura che si esaurisce in un soffio, con risata finale. 
La quinta peculiarità sta nella loro capacità di essere leali con il loro affezionato pubblico. Pur declinando ogni volta in modo diverso, tuttavia sono coerenti nelle storie che raccontano per un pubblico di piccolini, ma non piccolissimi. 
Tutte queste cose sono state messe in elenco, in occasione del loro compleanno, ma di una si è parlato poco, se non di striscio: la cattiveria. 
E a tal proposito, crudelmente non mi sento di definire brillante sempre tutto quello che porta il loro marchio, ignoro con serenità tutto il loro lavoro 'ludico' e applicativo, tuttavia trovo irresistibili le loro storie cattive: perché sanno esserlo fino in fondo. E considerata l'età di riferimento dei lettori a cui si rivolgono, è fatto meritorio. 
Il dubbio è una di quelle storie in cui gli occhi sgranati, incrinati dal terrore, si susseguono a cadenza regolare, in una sorta di crescendo di personaggi che entrano in scena. 


Sebbene i libri di Minibombo facciano ridere sempre, tuttavia talvolta la risata si fa davvero glaciale: come in questo caso in cui non è prevista alcuna redenzione. Al contrario, si assiste impotenti a una vera e propria carneficina che a quanto pare va avanti da anni. 
Ah, la risata che nasce dalla consapevolezza della dabbenaggine altrui, che si genera dall'infrangere le regole della morale condivisa, che sgorga da un sano essere cattivi, anzi crudeli, che sfida il politicamente corretto: quella è la risata migliore. 
Essere crudeli, con cadenza regolare, magari con gli ex amici, cancella le rughe, fa sentire in forma e, come parrebbe essere stato per il coccodrillo, rinvigorisce! 
Ecco, questo è il Minibombo che mi corrisponde cui auguro ogni bene. Senza dubbio.

Carla

lunedì 6 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

CATALOGO BELLISSIMO

Animali bellissimi, Daniela Pareschi 
Il Barbagianni Editore, 2023 


ILLUSTRATI DI DIVULGAZIONE PER MEDI (dai 7 anni)

 "QUELLI CHE DORMONO MOLTO 
La stagione fredda è un momento critico per molte specie. Per garantirsi la sopravvivenza durante l'inverno, alcuni animali hanno sviluppato efficaci soluzioni: ci sono quelli che migrano, quelli che infoltiscono la pelliccia e aumentano lo strato di grasso sottocutaneo, quelli che si rifugiano nelle loro tane con riserve alimentari. 
Il letargo è sicuramente una delle strategie più note si tratta di un abbassamento controllato della temperatura corporea, finalizzato al rallentamento di tutte le attività fisiologiche. L'animale sprofonda in un sonno che dura diversi mesi, consumando molto lentamente le sue riserve di grasso, in attesa del ritorno della bella stagione. 
Per molti animali non si può parlare di vero e proprio letargo, ma di ibernazione, una condizione che subiscono passivamente a seguito dell'abbassamento della temperatura esterna. " 

 Accanto a quelli che dormono molto, che sono tra gli altri, i ghiri, le marmotte, ovviamente gli orsi e i pipistrelli, ci sono quelli che hanno i baffi, quelli che volano pur non essendo uccelli, quelli che hanno le corna in testa, quelli che hanno le zanne in bocca, quelli che hanno le macchie, quelli che hanno i capelli, come un bel levriero afgano nel vento. 
Poi ci sono gli estremi: quelli piccolissimi come il krill e quelli grandissimi come la balenottera azzurra, quelli che quasi non si vedono, come l'ermellino su un prato innevato, quelli che invece si illuminano come il verme della ferrovia o il pesce lanterna. 

Un catalogo. 
Uno dei modi più intelligenti che l'uomo ha per ordinare il mondo. 
La qualità di ogni catalogo la si può assegnare - in parti eguali - alla bellezza degli oggetti esposti nella mostra ma anche al criterio, tutto umano, che li tiene insieme. 
Quindi, da un lato assume valore in base ai pezzi in mostra ma dall'altro spetta proprio al suo curatore, al ragionamento che lo ha guidato nella scelta dei pezzi e nel suo allestimento, il merito di aver fatto una scelta piuttosto che un'altra, un pensiero, un filo logico piuttosto che un altro. 
Sui cataloghi e su che cosa essi significhino si potrebbe ragionare a lungo. Qui basterà ricordare che ogni catalogo è fatto di presenze, ma anche di assenze, e che per come è concepito, in qualche modo è una lista, potrebbe non avere mai una fine e generare così quella famosa vertigine, di cui Eco ha diffusamente scritto. 


Personalmente, davanti ai cataloghi non riesco a restare impassibile. 
E se poi il catalogo è bellissimo, perché bellissimi sono i pezzi, bellissimo è il loro allestimento e perché bellissimo è il ragionamento che li tiene insieme, allora vale davvero la pena parlarne. 
I pezzi che in questo libro sono in mostra sono animali, alcuni anche fantastici: da quelli più comuni come un gatto a quelli più esotici come una medusa che non muore mai, se non di morte violenta. 
La loro bellezza è un fatto, il loro appeal indiscutibile. Ma siccome gli animali non si affacciano, vivi e vegeti, dalle pagine, necessitano di una sensibilità ulteriore che della loro bellezza sia capace di dare testimonianza. Così come esistono documentaristi e fotografi migliori di altri nel restituirci per immagini un determinato animale, lo stesso accade quando a farlo è un illustratore. 
Daniela Pareschi è una delle migliori. La sua abilità sta in quello sguardo che sa essere al contempo onestissimo e nello stesso tempo visionario e, parecchie volte, anche sottilmente ironico, senza mai arrivare neanche da lontano alla caricatura o peggio all'antropomorfizzazione. 


Non è roba da poco. A tale proposito, si potrebbe andare a vedere quali furono i ragionamenti della Oxenbury quando le fu chiesto di illustrare La fattoria degli animali liberi di Waddell, oppure quelli di Jo Weaver quando disegnò la sua orsa, per Piccola Orsa
Così ritrae un cervo, un levriero, entrambi investiti dal medesimo vento dell'est, così dietro la mobula che vola mette l'ombra di un deltaplano, infilza le nuvole rosa di un tramonto africano nelle zanne di un elefante, mette un riccio tra gli echinocantus, o un orso svegliato da una lucciola e un boschetto sul carapace di una tartaruga. 
Gioca con le loro forme: contrappone il palco orizzontale di un cervo con le verticali dei tronchi, mette un dalmata in uno scenario optical, su sostegno a linee oblique, un pavimento a scacchi e davanti a una parete a losanghe. 
Si prende qualche soddisfazione nella tenda mossa dal vento notturno. 
A ognuno di loro dà la grande pagina di destra. A ognuno di loro dà una dominante di colore. 
Ma Daniela Pareschi è ad evidenza anche la curatrice di questo catalogo e quindi è lei ad aver scelto. 


E il suo suo criterio lascia basiti. Attraversa l'intero regno animale, sorretta dallo zoologo Davide Rufino, in lungo e in largo e coglie, è proprio il caso di dirlo, fior da fiore, essendosi prefissa un macro criterio per categorie che è un gioiello di intelligenza, sensibilità e sense of humor: ovvero ha lavorato per opposizioni (come avrebbe potuto fare un bambino), ha scelto per stranezze (come avrebbe potuto fare un bambino curioso), ha selezionato per casi unici. E soprattutto ha saputo avvicinare animali lontanissimi fra loro, trovando punti di contatto meravigliosi: uno per tutti il gatto e il pesce palla. 
La qualità di un catalogo, va da sé, risiede anche in quello che c'è scritto dentro e anche in questo caso Daniela Pareschi fa una scelta precisa: dedica non più di cinque righe a una introduzione generale sulla stranezza di turno, e poi passa sicura a illustrare, poco più che in monocromo, una manciata di animali, ritratti in un formato francobollo ma di una qualità altissima. Animali, dunque, che con quella stranezza si caratterizzano e a ciascuno dedica, un boxino di pochi centimetri e poche, davvero poche righe. Li organizza in una rete di linee che guidano lo sguardo e orientano la lettura, che già solo quelle costituiscono un valore in sé. 


Eppure. Nonostante le poche righe, nonostante la selezione durissima è stata in grado di raccontare un sacco di cose interessanti per lettori piccoli o grandi. Questo perché il linguaggio che usa non è mai impreciso, pur essendo semplice e di chiarezza esemplare. Questo perché è stata capace di trovare la stranezza, la particolarità interessante e perché è stata capace di farsi guidare dalla propria curiosità.
Penultimo ambito da esplorare è l'allestimento. E anche in questo caso sono scesi in campo i migliori, Grafiche AZ a cui Barbagianni ha affidato una stampa per niente facile: niente bianco, molta penombra, qualche abisso marino, una notte di luna piena e grotte oscure. 
Ultimo colpo di genio sta nella storia-cornice (il doppio senso è dovuto) che parte dalla copertina, attraversa i risguardi e termina in quarta. Silenziosa, ci dice che è inutile pavoneggiarsi, perché il mondo è davvero pieno di animali... bellissimi. 

 Carla

Noterella al margine.
A Bologna ha inaugurato la mostra Beauty and the world, curata da Giorgia Grilli e si è tenuta una tavola rotonda su questa tipologia di libri ovvero i libri di non-fiction nella loro contiguità con gli albi illustrati più puri. E' nata una nuova definizione: albi illustrati di divulgazione. 

venerdì 3 marzo 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA GRANDE QUESTIONE

Sentimento, Carl Norac, Rébecca Dautremer (trad. Francesca Mazzurana) 
Rizzoli 2023 


ILLUSTRATI PER MEDI (dai 7 anni) 

"Il signor Stein costruiva marionette, ma non le faceva mai vedere ai bambini. 
Le creava per realizzare i propri sogni. A poco a poco, si ritrovò circondato da una strana famiglia. Le sue non erano marionette come le altre: il signor Stein le faceva muovere da sole, come per magia. All'inizio creò una bambolina innamorata. 
Le mise due minuscoli sassolini nel cuore. Sfregando tra loro, le pietre produssero scintille che la fecero risplendere tutta, illuminandole gli occhi. Ma non appena si fu accesa, la bambolina bruciò." 

Per consolarsi della perdita, il signor Stein decise di costruire un piccolo cane che gli fosse di compagnia. Ma anche questo non durò. Così accadde per un uccellino che però volò. 


Alla fine ebbe un'idea che gli sembrò molto buona. 
Avrebbe costruito una marionetta a sua immagine e somiglianza: un fratello a cui voler bene. 
Sacrificò, per costruirgli la testa, persino gli ingranaggi del suo orologio da polso; diversi carillon per la voce. 
Ma alla fine della serata questo piccolo automa non è ancora finito, mentre il signor Stein è sfinito. Continuerà il mattino seguente. 
Quella notte, però, la marionetta aprì gli occhi e lentamente si alzò. La mattina il signor Stein la trovò che guardava le nuvole dalla finestra. 
La marionetta, girandosi gli chiese, Sei tu mio fratello? Ma agli occhi esterrefatti e spaventati di Stein non era ancora conclusa, a vederla non era affatto somigliante: era solo un mostro da tenere lontano. 
E nonostante il fratello meccanico ne implorasse l'affetto, non arrivò a lui neanche uno sguardo di considerazione. 
E alla fine, all'alba, senza dire nulla, la marionetta se ne andò. 
Ed è così che comincia la meravigliosa storia di Sentimento, in cerca di amore. 

Come per incanto, un libro che si era dissolto con il tempo, riappare. Evviva. 
Pubblicato in Francia nel 2005 e poi in Italia l'anno successivo con Kite colpiva l'immaginario dei lettori, perché era uno dei primi libri della Dautremer a varcare il confine. 
Il testo di Carl Norac è un piccolo concentrato di riferimenti letterari, dal Golem a Shelley, da Ovidio a Collodi. 
Tutto ruota intorno alla grande questione: il rapporto tra un creatore e l'oggetto da lui creato. 


La richiesta di un nome, la necessità di essere amato, di essere riconosciuto, il rifiuto sociale contro il quale non ha difese, a tutto questo si aggiunge la sua evidente imperfezione, ossia la sua incompletezza e di fatto la sua autonomia che non può essere accettata se non come un fallimento da parte del suo creatore e signore e quindi per questo rifiutata. 
Il fatto che spetti a una bambina, un po' visionaria, il compito di scaldare quel cuore meccanico è anche quello un topos letterario ben consolidato. 
Non è roba da poco. Ma è una roba che pesca talmente indietro nel tempo e pesca altrettanto in profondità nel nostro immaginario, che si ha la sensazione di essere di fronte a un vero archetipo che appartiene a tutti. 
Questa è la materia, sorta di argilla che Norac e Dautremer vanno a plasmare per renderlo quel magnifico racconto che è. 
Siccome si sta parlando di Norac, il livello di qualità del testo si percepisce all'istante. Una serie di dettagli compaiono qui e là per definire il senso di tutto il racconto: sassolini che che fanno scintille per illuminare uno sguardo (la cui ombra la Dautremer trasforma in un cuore); l'ingranaggio dell'orologio preferito per il cervello; i carillon per la voce; la sciarpa per combattere il freddo di una marionetta; il nome di un circo che diventa un destino; i lampioni accessi che diventano occhi. 
Su questa sua innata capacità di essere immaginifico, visto che è poeta di professione, è in grado di affondare colpi potenti, veri e propri tagli che ci lacerano i sentimenti. Ma solo così si può arrivare in profondità. 


E a proposito di profondità, Rébecca Dautremer. A trentacinque anni illustra questo concentrato di umanità messa giù in poesia. Una volta Baricco, a proposito di Seta che lei ha voluto a tutti costi illustrare, ha detto che le sue tavole sono di bellezza accecante e che non sembrano passare attraverso mano umana, ma arrivare direttamente dall'immaginazione. 
Qui non c'è ancora la Rébecca accecante dei suoi libri più maturi, ma si vede già con molta chiarezza tutto quello che lei poi sarà. La palette di colori, la sua capacità di dare fisicità ai volumi e di torcerli a suo uso e consumo, la luce, oh la sua luce e la sua ombra, gli ambienti costruiti come veri e propri set fotografici, le texture, l'attenzione per i dettagli di cui dissemina i suoi disegni, i cambi di prospettiva spesso molto arditi nel loro essere obliqui, e, naturalmente le sconfinate profondità di campo. 


Nessun sorriso esplicito, ma occhi grandi e malinconici, lievemente a mandorla. 
Insomma, la Dautremer.

Carla