domenica 31 dicembre 2023

ECCEZION FATTA!

  

I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO
CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
PER FARE MERAVIGLIA 
 
Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   
un anno di recensioni su Lettura candita 
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Luglio 2023




perché

"Molteplici le ragioni per apprezzare questo libro. 
In ordine sparso sono: testo pieno di profondità, pensato per pubblico di lettori più grandi cui non sottrarre l'illustrazione, plot molto robusto, illustrazioni mozzafiato, scrittura letteraria e, last but not least, felicissima sintonia tra due autori. Qui alla loro sesta collaborazione in cui la felice intesa si declina in modi espressivi anche tra loro molto diversi: un esempio per tutti il bellissimo La mer et lui
Il valore 'filosofico' di questo racconto lo si intuisce (nel libro italiano, fin dal titolo, a scanso di equivoci) ben presto. 
Da una parte la solitudine del pastore: di chi ha deciso di fermarsi a metà di un sentiero, che verso valle porta all'abisso, e verso l'alto verso l'ignoto. Di chi ha deciso di tenersi lontano da tutte le cose, belle o brutte che siano, perché questo è il modo che conosce per vivere. 
Dall'altra quella di chi questo isolamento lo ha rotto, cambiando di fatto l'esistenza di una persona, anche solo con la sua presenza lì. 
Dentro la testa del pastore si forma l'idea, una delle tante, che assume subito il suo valore universale: non posso far finta che tu non esista e quindi per me niente sarà più come prima e dovrò misurare me stesso con questo... "


perché

"Luisa Mattia coglie in questo romanzo, scritto con uno stile scorrevole e solo all’apparenza ‘oggettivo’, un punto che contraddistingue gli adolescenti di oggi: la solitudine. Apparentemente circondati dal benessere, e questo non vale certo per tutti, non hanno in realtà chi presti loro ascolto: spesso non la famiglia e nemmeno la scuola."


Agosto 2023




perché

"Volendo sintetizzare al massimo si possono notare alcuni elementi di interesse solo in apparenza laterali. 
Il primo: Inga Moore è inglese per quel tanto che basta a farla disegnare e concepire un albo in questo modo. l secondo: Inga Moore è inglese per quel tanto che basta a farle prendere le sembianze di una autrice di classici per l'infanzia. Chessò, una come Beatrix Potter, tanto per dirne una. 
Il terzo: Inga Moore è inglese per quel tanto che basta a farla essere così sottilmente ironica nel raccontare una storia che altrimenti rischierebbe di essere mielosa un bel po'...."



perché

"Il mondo delle periferie urbane degradate, controllate dalle gang e da ben più temibili organizzazioni malavitose, ci viene rappresentato così, come un mondo chiuso, regolato da leggi tribali, in cui non può sopravvivere l’innocenza."


Settembre 2023



Di corvi e cornacchie, Britta Teckentrup (trad. Mara Carla Dallavalle) 

perché

"Il tono discorsivo che si allontana dalla mera informazione e indaga verso altre direzioni - dalla tradizione letteraria con corvi come protagonisti, alla mitologia che li ha sempre circondati  - assume il tono più confidenziale della narrazione orale permette al lettore di bersi in un fiato tutti i suoi libri del genere, e quindi a lettura ultimata, di richiuderli soddisfatto per aver sentito molte storie e per aver imparato anche un bel po'. 
Questa particolare direzione che certa divulgazione ha preso pare davvero interessante e ricca di stimoli per riflettere e ragionare su quale sia la strada migliore da fare per imparare e far imparare. Affrontare un argomento e osservarlo girandogli intorno per coglierne la complessità e lo spessore, non può che essere efficace. Permettere a teste differenti di interessarsi ad aspetti differenti mi sembra una bella idea."



perché

"Dunque due storie, con un finale inevitabilmente segnato, raccontano la vita di due giovanissimi nell’ambiente ostile di una tribù germanica dell’età del ferro. La Lowry fornisce ai giovani lettori e lettrici un esempio calzante delle modalità con cui l’intuizione di una scrittrice rende vivida e presente l’esperienza di ragazzi vissuti quasi due millenni fa. Lo fa proiettando volutamente le aspirazioni che lei stessa ritiene insopprimibili: l’aspirazione alla libertà e alla conoscenza. Nello stesso tempo fornisce un esempio di rigore, raccontando, nelle introduzioni ai due racconti, come ha raccolto i dati, le fonti storiche, le ricostruzioni fornite via via da archeologi e antropologi."


Ottobre 2023


In fuga con la flebo, Josephine Mark

perché

"Storie che hanno un bel nocciolo al loro interno. Un nocciolo che abbia in sé onestà e urgenza. Una storia che sappia raccontare lo spessore, la complessità della vita. Una storia che sappia raccontare diversi punti di vista. Una storia che sappia raccontare senza spiegare, ma semplicemente facendo vedere. Una storia che non abbia la pretesa di risolvere nulla, ma semmai quella più saggia di saper guardare dentro le cose. Una storia che, proprio perché onesta, sappia creare autentica emozione. 
E che faccia tutto questo con la necessaria leggerezza, ossia attraverso quella sottrazione di peso che per esempio di ottiene spesso e volentieri con l'ironia o attraverso la metafora. 
Lupo e coniglio leggerissimi nella loro struttura, così come leggerissimo è il loro linguaggio (a tal proposito un encomio andrebbe fatto a chi lo ha così tradotto con tanta levità). 
Alla faccia di tutti quei libri che si appesantiscono e si arrovellano per cercare di 'curare' la malattia e la paura che essa porta con sé con storie cucite intorno alla retorica, quella sì davvero insopportabilmente pesante, del tema."




perché

"Quello che trovo più apprezzabile in questo libro illustrato è la capacità di mostrare l’intreccio, nel corso concreto della Storia, fra la scienza, le sue frontiere, i suoi limiti, la politica degli Stati, la coscienza delle persone. Storia delle idee, rivoluzioni che hanno attraversato in moltissimi ambiti la cultura e la vita reale di generazioni. La scienza, dunque, non solo come scontro e incontro di idee, rivoluzionarie o meno, ma anche come espressione di una rinnovata visione del mondo."

Novembre 2023



Storie quasi di paura, Kotryna Zilė (trad. Adriano Cerri) 

perché

"Tutti e dieci i racconti sono scritti e tradotti con sapienza e grazia. 
Tutti e dieci racconti toccano questioni ancestrali. 
Ciascuna storia parte da un nucleo originario rappresentato dai racconti che il padre di Kotryna, un signore dai lunghi baffi spioventi, le faceva quando lei era piccola. Presumibilmente, turbandola quel tanto da renderne il ricordo indelebile. 
E infatti, a distanza di anni, ciascun racconto paterno è poi diventato a sua volta qualcosa d'altro: una storia del tutto diversa, spesso ambientata nel contemporaneo ma che con il nocciolo originario condivide l'atmosfera ombrosa, misteriosa, magica. Continuando a turbare e a rimanere altrettanto indelebile. 
Insomma, quel "quasi" che anticipa la parola paura, non rilassi nessuno. Anzi, abbia il compito di accentuare il senso di incertezza che, a ben vedere, è quello che si rivela più perturbante di qualsiasi orrendo mostro o strega crudele."

exequo



perché

"La complessità delle relazioni interpersonali. Tutti ma proprio tutti i libri di cui è autore unico ruotano inevitabilmente intorno a i rapporti che tengono assieme le persone tra loro. Una varia gamma di legami interpersonali che ognuno di noi - dai bambini fino agli adulti - può facilmente riconoscere. Non c'è suo libro in cui - con ironia ma anche con grande onestà - non vengano fuori le fragilità o le nostre buone pratiche di comportamento. La cura, il rispetto, l'invidia, la vendetta, la gelosia, la menzogna: pesci ladri, granchi spia, lepri bugiarde, tartarughe redente e tartarughe in cerca di affetto, armadilli pazienti e accoglienti. 
E qui? Un teschio ospitale e rispettoso e una ragazzina coraggiosa, generosa e misteriosa si fanno compagnia e condividono un pezzo di strada assieme. Lo spessore umano di entrambi i personaggi esce dunque dalla dimensione della fiaba e irrompe in quella che è la sfera emotiva."
 



perché

"Come sempre un testo denso, anche se in questo libro espresso con un linguaggio semplice, corredato dal necessario glossario, comprensibile anche da lettori e lettrici più giovani; un viaggio sintetico ed essenziale attraverso tematiche scientifiche e antropologiche, con lo sguardo multidisciplinare tipico dell’autore francese. Una sfida non indifferente nel coniugare semplicità e correttezza dei temi trattati."

Dicembre 2023



perché

"Ancora una volta le loro due teste si sono messe a giocare, spedendo le loro idee all'altro come fossero palline da tennis durante una partita. Da una parte Barnett e dall'altra Klassen, nel vederle arrivare, hanno dovuto trovare la risposta adatta. Uno con il testo e l'altro con le immagini. Chi ha vinto tra i due? Il terzo, ossia il libro, la storia, ovviamente. 
Possiamo immaginarci Barnett e Klassen che, seduti uno di fronte all'altro, si lanciano idee reciprocamente. Non sarebbe la prima volta. Sam e Dave così è nato e così è diventato quel perfetto meccanismo narrativo che è. Quel perfetto dialogo tra figura e testo..."




perché

"La storia della scienza è percorsa dall’aspirazione a trovare la legge universale, la regolarità assoluta che plachi l’incertezza di noi umani, persi nell’immensità del cosmo; e tuttora i fisici, in modo particolare, inseguono questo obbiettivo.
Per fortuna, di tutti questi dubbi non c’è traccia nel testo, che invece sollecita a coniugare la ricerca del bello con la ricerca dei suoi modelli, che indubbiamente anche i bambini cercano nel mettere in relazione oggetti anche diversi."

[fine]
 

sabato 30 dicembre 2023

ECCEZION FATTA!

  I NOSTRI FUOCHI D'ARTIFICIO 

CHE SPARIAMO NELL'ETERE 
PER FARE LUCE
PER FARE RUMORE 
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Il meglio di... un anno di libri, un anno di ragionamenti,   
un anno di recensioni su Lettura candita 
Per ogni libro, il nostro perché
(BUM!) 


Gennaio 2023


Tutti i cari animaletti, Ulf Nilsson, Eva Eriksson (trad. Laura Cangemi) 

perché

"Illuso e miope è quell'adulto che pensa di nascondere il più a lungo possibile un fatto di così capitale importanza agli occhi del proprio bambino. Facendolo, produce in quella piccola testa una visione distorta di come va la vita. E quando poi la morte, inevitabile, si presenta quello stesso bambino sarà sguarnito, debole e senza strumenti per superare il dolore. 
E allora ben venga Ester e il suo amico, ben venga anche Putte che come utensili ha solo gli occhi per piangere, perché lui di cosa significa morire non ne sa niente, ma al contrario conosce bene il dolore dell'ineluttabile: quell'insormontabile 'per sempre', quello sì che lo fa disperare. 
Ben vengano tutti gli aspetti più formali della questione: dal tipo di bara, alla localizzazione della fossa, dalle lacrime alle parole di addio in rima, dall'arredo della tomba con fiori e cartigli ai battesimi prima delle sepolture per finire con la scelta dei diversi materiali per le singole croci. "




perché

"Gli argomenti sono tanti e vanno dalla ricerca di fonti di energia alternative e che quindi non comportino l’emissione di anidride carbonica, al problema della sussistenza di miliardi di esseri umani, con la sperimentazione di fonti proteiche diverse: insetti, alghe, funghi; l’utilizzo delle deiezioni animali e umane per la produzione di energia; la progettazione di materiali da costruzione provenienti dal riciclo; le sperimentazioni per ripulire gli oceani dalla micro plastica o per difendere le città costiere dal probabile innalzamento del livello dei mari. Insomma, moltissimi argomenti, che si intrecciano fra loro in una fitta rete di idee e invenzioni che forse in futuro aiuteranno l’umanità a sopravvivere a se stessa."

                                               Febbraio 2023



perché

"Che Moeyaert sia un eccellente scrittore e la Pignatti la sua valente voce italiana per Sinnos, non credo vada ancora dimostrato, ma in Morris, con le sue scarse sessanta pagine, riesce a concentrare così tanto valore che diventa anche difficile ragionarci senza perdersi pezzi importanti lungo la strada. 
Forse la cosa che appare più evidente è la sua capacità di essere elusivo. In qualche modo dimostra di saper usare uno degli strumenti principali dello scrittore, ossia il silenzio. 
Moeyaert tace. Sa tacere quando è il momento giusto per farlo. Per esempio, avvolge nel silenzio le prime 5 pagine. Tace su quel 'è meglio così' e lascia a chi legge il compito di annodare i fili."




perché

"In questo romanzo, che consiglierei a lettrici e lettori dai dodici anni in poi, si intravedono moltissime tematiche: dal rapporto fra le generazioni, alle difficoltà della crescita, alla scoperta della propria identità sessuale. Un romanzo denso che in nessun momento scade nel didascalico, al contrario riveste i personaggi con uno sguardo ironico e affettuoso nello stesso tempo, osservando gli ingenui tentativi dei più giovani con la stessa partecipazione con cui descrive la malinconia dei vecchi."

Marzo 2023


Come dinosauri dopo l'asteroide, Gayle Forman (trad. Alice Casarini) 

perché

"E così al valore di una storia costruita su un grande silenzio che prende una china verso una inevitabile collisione, se ne aggiungono altri: primo fra tutti appunto la capacità dimostrata nel dare crescente spessore e complessità ai diversi personaggi, ottenuto con un sapiente e parco dosaggio di informazioni. Ma ancora, a mettere sul piatto un buon numero di questioni e di saperle intrecciare senza mai cadere nell'ovvio o nella didascalia. 
L'amore, la solitudine, le dipendenze, la disabilità, il lavoro di squadra, l'amicizia, la ricerca di sé, i libri, la musica, le seconde possibilità, l'abbandono, la morte, la paura, i problemi finanziari, la passione, l'ottimismo e la sfiducia. Non è poca roba. 
E tutto questo, per sapiente costruzione narrativa, trova un suo preciso posto."


perché

"Syberia’, come dicevo all’inizio, è un romanzo complesso, che utilizza almeno due registri: quello del romanzo di avventura, rimandando a London, a Krakauer, a Conrad, dipingendo con infiniti accurati dettagli la meraviglia e l’orrore di una natura incontaminata e ostile; e quello del romanzo di formazione, del viaggio inteso come trasformazione, se non trasfigurazione, una ricerca del vero sé allontanandosi dal mondo." 


Aprile 2023


Il giorno in cui la talpa (quasi) vinse la lotteria
Kurt Bracharz, Tatjana Hauptmann (trad. Valentina Freschi) 

perché

"Dunque, le piccole comunità boschive. Credo che la bellezza possa nascondersi lì, in quella piccola e semplice società animale che d'incanto diventa, tra zampe e pellicce, riflesso brillante di una società ben più grande e complessa. Complice anche il sapiente pennino di Hauptmann che con Brachartz condivide più di un intento, su tutti l'ironia puntiforme e lieve che si concede qui e lì, ma anche il piacere di uscirsene dalle cornici e da certe convenzioni. Il meccanismo è rodato e funziona: piccoli animali del bosco che hanno le loro tane arredate come casette, che hanno abitudini europee nel prendere un tè assieme, che hanno un servizio postale lento ma efficiente, che procedono con contratti e verbali in fatto di transazioni commerciali, che credono di curare la loro salute con un sistema di welfare celere e affidabile, che sconfiggono la congenita miopia con occhiali, che scrivono e firmano atti importanti con penne stilografiche di pregio, che si divertono e sperano nel futuro con le lotterie, che mangiano gomme americane e che usano principalmente il trasporto su gomma. 
Ecco fatto: ci siamo dentro con tutte le scarpe, dentro scenari del genere."


perché

"Letture e mondi immaginari ad esse collegati, quanto possono essere importanti nella crescita di un ragazzo, o di una ragazza, e quanto condividerle crei una comunità che si riconosce in un immaginario; e quanto è importante portarsi questo bagaglio nella vita e potervi ritornare, magari cambiati, quando se ne sente la necessità (…) "

Maggio 2023


Da grande sarò una foca, Nikolaus Heidelbach (trad. Valentina Vignoli) 

perché

"E qui si apre uno dei tanti scenari scomodi, quegli stessi scenari scomodi che Heidelbach cerca con determinazione e costanza con l'obiettivo di metterli dentro un libro illustrato per farli arrivare a chi di dovere. 
Credo di non allontanarmi troppo dal vero se penso che il buon Heidelbach lo faccia in modo programmatico, con l'intento di voler raccontare la verità, di voler raccontare la complessità dell'infanzia per quella che è e quindi scompaginare certe sicurezze, che appartengono al mondo degli adulti e che gli adulti si danno un gran daffare a inculcare nella testa dei bambini. 
Una di queste - peraltro distante da quella che è l'esperienza del reale che molti bambini possono aver sperimentato - è quella che mamma non ti lascerà mai. Affermazione che già di per sé crea un bel po' di guai. 
La seconda, da questa derivante, ha a che fare con la lontananza che non è di per sé - ad eccezione del territorio italiano - un sinonimo di disinteresse o mancanza d'affetto verso chi si lascia. 
Non a caso, Heidelbach dice la sua al riguardo, senza spendere neanche una parola, ma disegnando una scena che in questo senso è inequivoca. Ma forse per un adulto, non abbastanza rassicurante. 
Arriva con chiarezza addirittura a libro chiuso."



perché

"è a suo modo un romanzo esemplare nel saper trattare con delicatezza un tema tanto drammatico e spesso stigmatizzato nella letteratura per ragazzi. I personaggi sono destinati a restare nel cuore di lettrici e lettori proprio per la loro fragilità, incoerenza, rabbia. Nello stesso tempo si parla di morte senza eufemismi, senza inganni consolatori, parlando del dolore e del lutto per quello che sono realmente."

Giugno 2023


perché

"Almeno tre sono le questioni che questo libro norvegese, tradotto ovunque e pluripremiato anche con il Deutscher Jugendliteraturpreis nel 2021, mette nero su bianco. 
La prima, decisamente la meno scontata e la più felice anche in senso letterario, è il grande 'progetto' di questi due ragazzini che non vanno in vacanza. 
Pieni di bellezza e tenerezza gli esiti cui porta. 
La seconda, non esattamente una novità nella letteratura rivolta ai più giovani, ruota intorno a una questione centrale: la pressione che ogni persona avverte su di sé da parte del prossimo. In questo caso appare declinata in un contesto in cui ragazzi e ragazze dodicenni, più o meno consapevolmente, la esercitano e la subiscono giorno dopo giorno. Soprattutto tra i banchi di scuola. Va da sé che la storia metta davanti ai lettori la grande domanda: qual è il prezzo che si è disposti a pagare per essere accettati dagli altri? "




perché

"un interessante approccio al libro di divulgazione, dove si affiancano contenuti prettamente scientifici a suggestioni narrative o artistiche, quasi a suggerire la complessità dell’oggetto indagato, al di là del più stretto tecnicismo. Si tratta di un esperimento interessante che allarga anche il bacino dei potenziali lettori e lettrici: non solo ragazzi appassionati di mare, non solo estimatori di libri illustrati. Lettrici e lettori, in base alle proprie propensioni e competenze, potranno trarre informazioni e suggestioni fra loro connesse; possono essere, come dicevo, ragazze e ragazzi, ma anche adulti, che apprezzino in particolare i libri ben fatti, ben pensati e ben costruiti."

[continua]



domenica 24 dicembre 2023

ECCEZION FATTA!

 BLOG IN PAUSA

causa 
PANETTONI, BISCOTTI DELL'ALBERO, 
 RIMPATRIATE IN FAMIGLIA 
E
MERITATO SILENZIO 
(di riposo ancora non ce n'è traccia)

 Si torna 
prima di Capodanno... per far due botti




venerdì 22 dicembre 2023

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)

LA QUESTIONE DELL'ULTIMO MIGLIO 

Come fa Babbo Natale a passare dal camino?, Mac Barnett, Jon Klassen 
(trad. Sara Ragusa) 
Terre di mezzo 2023 


ILLUSTRATI PER PICCOLI (dai 4 anni) 

"Come ci riesce? Come funziona? 
Si strizza nella cintura? 
O diventa piccolo come un topolino? 
Oppure si allunga come una gomma da masticare e si infila una gamba per volta? 
Forse Babbo Natale si trasforma in un fuocherello! Ma non credo." 

Perplesso, davanti alla canna fumaria, sembra lui stesso non avere una risposta. Almeno non una soluzione che possa essere universale. E forse è proprio così. 
Il trucco sta in come infilarsi? Di testa, di piedi o di sedere? Il pericolo di restare incastrato pare reale, ma forse una delle sue renne potrebbe dargli una spintarella. Forse. 


E poi, ammesso che riesca ad arrivare giù a destino, come sarà ridotto il suo bel vestito rosso? Bucato - a ciclo breve, costosissimo - ogni volta? 
Ma la questione più importante è: ma se il camino manca del tutto? Come introdursi in casa d'altri senza effrazione? Sapere di ciascuna casa il nascondiglio del secondo mazzo di chiavi? Bella memoria. Mica le metteranno tutti sotto il vaso nel patio, vero? Vero! 
Trattandosi di Babbo Natale forse avrà abbastanza abilità per farsi sottile e passare sotto la porta, o farsi letterina e farsi infilare nella buca della posta, oppure rendersi cilindrico ed entrare dal rubinetto. 
E l'ulteriore problema del cane di casa? Per non parlare del buio. Basteranno le lucine dell'albero? Una cosa è certa: così come entra, riesce anche ad uscire. Perché nessuno mai lo ha beccato sul fatto. E se per caso è accaduto si sarà trattato sicuramente di un impostore. 
Ed è bello che sia così. 

Ancora una volta una questione universale (o quasi): dopo libri 'angolari' come la trilogia di Triangle-Square-Circle, oppure Sam e Dave scavano una buca o ancora Il lupo la papera e il topo o Filo magico o l'ultimo, The Three Billy Goats Gruff. 
Ancora una volta le loro due magnifiche teste hanno cominciato a ragionare come quelle di due ragazzini, pur essendo grandi e grossi. E hanno cominciato a studiare il problema de 'l'ultimo miglio' di Babbo Natale. E poi hanno lasciato la briglia sciolta e hanno cominciato a esagerare, ossia a non porsi limiti di sorta. 
La logica compare solo qui e là. Esattamente dove è giusto che stia. 
Ancora una volta le loro due teste si sono messe a giocare, spedendo le loro idee all'altro come fossero palline da tennis durante una partita. Da una parte Barnett e dall'altra Klassen, nel vederle arrivare, hanno dovuto trovare la risposta adatta. Uno con il testo e l'altro con le immagini. Chi ha vinto tra i due? Il terzo, ossia il libro, la storia, ovviamente. 
Possiamo immaginarci Barnett e Klassen che, seduti uno di fronte all'altro, si lanciano idee reciprocamente. Non sarebbe la prima volta. Sam e Dave così è nato e così è diventato quel perfetto meccanismo narrativo che è. Quel perfetto dialogo tra figura e testo...
 

Faccio delle ipotesi: insieme hanno cominciato a mettere in elenco un po' dei modi che si possono immaginare per entrare in una casa dalla canna del camino e altrettanti per entrare se il camino non c'è. Entrambi lavorano su questo canovaccio con una serie di punti fermi da cui non è possibile prescindere: l'iconografia del personaggio e quella della sua squadra di renne. La slitta è rimasta fuori scena. 
Quindi: pancione, barba e capelli bianchi, abito rosso (un vero cimento per Klassen che dei colori accesi ha dichiarato di aver terrore panico) bordato di bianco, berretto con pon pon, muffole e stivali neri, e per le renne, finimenti pieni di sonanti campanelli. 
Altra circostanza da cui non prescindere: il tempo in cui la scena accade. La notte del 24 dicembre: neve che copre ogni cosa, neve che cade a fiocchi regolari e cielo nero pece. 


Ultimo dettaglio imprescindibile: la location. Un esterno, pieno di bianco freddo, ossia un tetto di una casa con camino, l'ingresso di una villetta senza camino, un interno - noi vediamo ingresso soggiorno e cucina e la lavanderia - in penombra, ma evidentemente ben riscaldato, visto il colore che Klassen pennella leggero e liquido sulle pareti per farcelo 'sentire' e per contrapporlo a quel nero denso del cielo che ogni volta è riquadrato nelle finestre. 
Ecco da qui in poi è tutta farina del loro sacco (!). Ovvero le commistioni, gli intrecci improbabili che però si agganciano sempre a un qualche punto di realtà che sia riconoscibile - per esempio la forma della lettera - con la ridondanza del francobollo con se stesso (una barnettata, bella e buona nell'idea e una klassenata nel gioco di sguardi tra la lettera intera e il suo primo piano), oppure il cannello d'acqua, o l'essere sottile come un foglio o il farsi minuscolo come un topo o sinuoso come una gomma americana.
Fin qui, diciamo, il livello è molto alto, ma è il loro già visto in altre occasioni. Ci sono però dei piccoli dettagli in cui per l'appunto accade questo gioco di rimpalli, che devono essere stati una bella sorpresa anche per l'altro tra i due. 
Lo spazio di risulta in cui lavorano entrambi è lui: Babbo Natale. 


Sempre raffigurato un attimo prima o un attimo dopo l'azione (come vuole una regola aurea tra gli illustratori di talento). Sempre messo un po' in difficoltà riguardo ai vari metodi di entrata nelle case della gente. 
Si pensi al Babbo Natale a cui calano leggermente le braghe mentre a fatica scende di sedere nel camino, oppure il gioco di sguardi tra il fuocherello contento e quello deluso. La neve sciolta sotto il fuocherello, la renna che sorseggia il caffè che lui non ha voluto, i visori notturni e quelli termici a infrarossi di cui è dotato, i cani di casa da gestire... 


E su tutto questo, che è già moltissimo, ci sono i dettagli: le orme, le lucine, la tappezzeria. E su questo tessuto che per Klassen deve essere stato puro divertimento, c'è ancora qualcosa di più: le inquadrature. Sempre più ardite. E c'è un layout che non ha più la regolarità di chi non se la sente di osare troppo. Al contrario, c'è dietro qualcuno che dimostra una sicurezza acquisita sul campo, ossia sulla pagina. E sopra i dettagli, le inquadrature e l'impaginazione ardita c'è la cosa che Klassen sa fare meglio di qualsiasi altra: costruire gli sguardi, le espressioni. A monitor, spostare di millimetri la pupilla all'interno dell'ovale candido, per ottenere gioia, delusione, fastidio, perplessità, prudenza, rammarico, condiscendenza, pazienza, noia... 
Se vi fosse per caso venuta la voglia di acquistarlo un libro così, sappiate che è esaurito (per il momento). Indovinate perché? 


Salute e buon natale!

Carla