TUTTO QUELLO CHE C'È DA DIRE
Uovonero 2023
ILLUSTRATI
"Nelle città i corvi usano le automobili o i tram per rompere le noci. Proprio così.
Quando un semaforo diventa rosso, i corvi si avvicinano all'incrocio con una noce nel becco e la depositano sulla strada. Quando scatta il verde, restano a guardare le auto che la schiacciano.
Infine quando il semaforo è di nuovo rosso, possono raccogliere la noce che, essendo stata schiacciata, ora è a portata di becco."
Grigi o neri, alcuni neri a tal punto da avere sfumature blu sulle penne.
I corvi e le cornacchie sono uccelli magnifici.
Belli, fieri di esserlo, intelligenti, affettuosi, socievoli e loquaci. In sostanza l'esatto contrario della cattiva fama che li circonda.
Poche persone paiono amarli. Tra queste ci sono Britta Teckentrup, il marito Ian (che ha avuto la fortuna di avere sulla sua spalla appollaiata per un quarto d'ora una cornacchia addomesticata), Margherita e la sottoscritta.
I corvidi, la famiglia più sviluppata tra gli uccelli, sono passeriformi e canterini e si dividono in 129 specie a loro volta suddivisi in 23 generi, tra cui ghiandaie, gazze, e naturalmente, corvi e cornacchie.
Pur appartenendo alla stessa famiglia, si tende a distinguere la cornacchia - più piccola - dal corvo, per lo più nero "corvino".
Il corvo imperiale e il corvo beccogrosso possono pesare fino a un chilo e mezzo.
I corvi sono raffinati dialogatori. Hanno toni diversi: più alti se si tratta di estranei al loro gruppo e toni più bassi tra 'conoscenti'. Hanno lingue e dialetti. Celebrano in qualche modo la morte
Il nero, che normalmente è colore funesto, ai corvi invece porta bene perché li rende visivamente meno appetibili di altri uccelli colorati e per di più le penne piene di melanina, così scure, sono molto più resistenti di quelle chiare. Ciò nonostante fanno parte della stessa famiglia anche un sacco di altri corvidi coloratissimi: gazze e ghiandaie, con quei loro buffi ciuffetti sulla testa o crestine un po' punk.
Queste informazioni sono solo un assaggio delle molte altre che si imparano in questo libro ibrido che Britta Teckentrup dedica ai suoi uccelli preferiti.
Suddiviso in sette capitoli, più un'ode iniziale e una riflessione finale, questo libro di più di 150 pagine è il terzo che Britta Teckentrup dedica ad argomenti non esclusivamente letterari: il primo ragionava sull'uovo, il secondo sulle penne e adesso questo su corvi e cornacchie.
Li tengono insieme due caratteri comuni e piuttosto interessanti.
Il primo riguarda il tempo e lo spazio necessari che occorrono per dire tutto quello che c'è da dire: tutti e tre sono libri illustrati molto consistenti, con tante pagine e innumerevoli illustrazioni. Un po' come a dire, un albo illustrato 'gonfiato' in una estensione che non gli appartiene. Perché effettivamente il ritmo delle figure, il loro organizzarsi nella pagina, il loro dialogo serrato con i testi li assimilano a quelli che sono i criteri che governano l'albo.
Mille soluzioni differenti per comporre testo e immagini: una gioia per gli occhi.
Ma le 32 pagine canoniche qui si sono quintuplicate.
Questo significa che Britta Teckentrup decide di usare uno strumento nuovo, la forma dell'albo illustrato, per costruire un libro che le permetta di parlare tanto, che le consenta di andare in molte direzioni diverse.
E così si arriva al secondo carattere comune che consiste in questa capacità che Teckentrup dimostra di avere, ossia quella di ibridare due generi che fino a un po' di tempo fa non si sfioravano nemmeno: la letteratura illustrata e quella di carattere divulgativo.
In questo senso, lei ha sempre navigato in una direzione che le permettesse di dire il più possibile su una questione che la appassiona. Quale che sia.
Quindi il tempo meteorologico, con Alle Wetter, oppure le grandi questioni che ci interrogano sul futuro, con Worauf wartest Du? a cui si aggiungono L'uovo, La penna e adesso Di corvi e cornacchie.
Il tono discorsivo che si allontana dalla mera informazione e indaga verso altre direzioni - dalla tradizione letteraria con corvi come protagonisti, alla mitologia che li ha sempre circondati - assume il tono più confidenziale della narrazione orale permette al lettore di bersi in un fiato tutti i suoi libri del genere, e quindi a lettura ultimata, di richiuderli soddisfatto per aver sentito molte storie e per aver imparato anche un bel po'.
Questa particolare direzione che certa divulgazione ha preso pare davvero interessante e ricca di stimoli per riflettere e ragionare su quale sia la strada migliore da fare per imparare e far imparare. Affrontare un argomento e osservarlo girandogli intorno per coglierne la complessità e lo spessore, non può che essere efficace. Permettere a teste differenti di interessarsi ad aspetti differenti mi sembra una bella idea. E farlo attraverso linguaggi non convenzionali, esteticamente significativi, solletica l'interesse e la curiosità. Fermo restando che l'idea di suggerire di usare un albo per studiare gli aggettivi o la geometria non mi appartiene, mi pare invece cosa buona e giusta raccontare i corvi attraverso le tante storie che li riguardano, poesia ed etologia sullo stesso piano, sia quelle più strettamente scientifiche, sia quelle più decisamente legate all'immaginario.
In questo senso Teckentrup non è l'unica e non è la prima ad averlo fatto, tuttavia l'aria rarefatta che si respira nei suoi libri e, diciamolo pure, l'altissima qualità del suo modo di concepire le immagini e il loro modo di dialogare con lo spazio finito di una pagina, la rendono unica, a mio avviso anche superiore in quel suo non voler essere per forza mimetica, ma invece evocativa attraverso il mezzo che sa usare meglio: il colore, si veda per esempio il lavoro fatto con Il mondo è rosso, attraverso la luce, ma soprattutto l'ombra.
Tutto questo fa la differenza.
Carla
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