venerdì 14 ottobre 2022

LA BORSETTA DELLA SIRENA (libri per incantare)


CAVALCARE LA FURIA

Il mondo è rosso, Britta Teckentrup (trad. Sante Bandirali) 
Uovonero 2022 


POESIA ILLUSTRATA PER PICCOLI (dai 5 anni) 

"La furia è accecante, 
ma vedo chiaramente 
che ora uguale a prima 
non ci sarà più niente. 
E tuoni,
ed esplosioni, 
e fulmini, 
e saette, 
e fuochi, 
e turbinii, 
e raffiche, 
e vendette! 
Ruggisco, strillo, 
ringhio, scateno ogni mio 
istinto." 

Vede rosso, quella bambina che si oppone al vento e attraversa di corsa il mondo che quando non è sotto un cielo di nuvole incombenti, è scuro, è grigio color della lavagna o blu o nero come un mare tempestoso. 
Attraverso lo spazio, corre, vola, si impone, con le spalle sempre rivolte a sinistra, e a destra lo sguardo. Tranne in un caso. Spesso le mani e i pugni serrati in avanti, o sui fianchi, con le guance pallide e poi infuocate. Sotto gli spruzzi battenti, attraverso una tempesta di schizzi di un mare in tempesta, lei è lì che lo sfida:  non si spaventa, ha un gran coraggio: è potente e dimostra la sua forza.
 

Lentamente il cielo della notte si rischiara e la luna appare e altrettanto all'improvviso quel furore, quella rabbia, diventa una pantera da cavalcare: un animale su cui salire in groppa e attraversare la campagna all'alba di un un nuovo giorno. Lasciata indietro la furia cieca, ora resta un cielo chiaro e il coraggio di aver saputo attraversare il suo monsone e aver visto in sé l'energia per un altro giorno e un altro viaggio. 

Questione complicata: irta - come tutto ciò che riguarda il racconto a parole e immagini delle emozioni - di burroni in cui precipitare. 
Qui però succedono una serie di cose che danno la rassicurante sensazione di non cadere nel vuoto, ossia di avere per le mani un libro ben fatto. 
La prima cosa che succede è molto silenziosa e riguarda la composizione delle immagini: lo spazio che si prendono e i colori di cui si servono. 
La seconda che accade è quella connessa alle parole che, pur non essendo silenziose, parlano una lingua inaspettata. 
La terza cosa che succede è il ragionamento che le prime due suggeriscono, e incitano a intraprendere. Con ordine: la prima dipende e si qualifica in uno degli aspetti più eclatanti dell'arte di Britta Teckentrup, di cui si è parlato anche altrove. 
Mi riferisco alla sua capacità di costruire attraverso il colore e il tipo di segno (e quindi anche la tecnica) un preciso stimolo emotivo nell'osservatore. Prima ancora di raffigurare qualcosa: un luogo, un personaggio, un oggetto, Britta Teckentrup organizza attraverso i due codici suddetti - segno e colore - un contesto emotivo in cui invitare i propri lettori. 


Qui, molto più che altrove, forse guidata dall'argomento intorno a cui ruota la narrazione, la Teckentrup non si dà limite e parte con una doppia tavola al vivo, in cui il rosso e il grigio e il nero si mescolano creando più che un paesaggio (in realtà ogni sguardo sarà in grado di leggere il proprio attraverso una nebulosità dei colori sovrapposti) uno stato d'animo. Già nella pagina successiva, una tavola singola a sinistra, il rosso viene attraversato e abitato dalla bambina che si oppone alla tempesta che la investe. E' in primo piano. Lei, come spesso accade nelle illustrazioni di Teckentrup, è poco più che una silhouette, rigorosamente scura, in ombra. Ma con pochi segni si intuisce la potenza della scena: occhi serrati, bocca aperta, mani aperte... 
Contemporaneamente, in modo quasi inconsapevole per il lettore, si percepisce la forza impetuosa delle scene: lo spazio dell'illustrazione riconquista lento la successiva tavola, la coda del drago sconfina addirittura nel bianco dedicato al testo. 
Vengono utilizzate tutte le possibilità che la pagina le consente: immagini a doppia pagina senza parole, immagini a doppia pagina con il testo che corre sotto, pagine di solo testo, pagine di sole immagini, pagine che diventano campo di scontro tra testo e figure. Un continuo variare di ritmo di lettura e di sguardo e di colori, in un tripudio, una sorta di happening pittorico con evidenti riscontri a livello emozionale; qualcosa che raramente ha trovato spazio finora negli albi illustrati. 
Su tutto ciò si diffonde un testo che graficamente continua a giocare sul proprio impatto visivo. Combatte, si ingrandisce, rimpicciolisce, si smaterializza, ossia viene quasi raspato via dalla forza che lo circonda. 


E qui è già entrata in campo la seconda cosa: il testo. Potente, almeno al pari dei colori che riverbera, insolito, pieno di soluzioni linguistiche ricercate: acceco, sfreccio, strappo, percuoto, sfregio, impazzo! Accurato, preciso nel suo pescare in una lingua alta, nel suo crescendo e nel suo essere, incredibile, in rima. Una rima che arriva in fondo: una partenza che solo dopo suona come un verso. 
Credo che, a giudicare da quando si vede nella versione originale in tedesco, la traduzione di Bandirali con onore sia stata capace di assecondare non solo 'la metrica', ma anche la medesima musica e impatto. La terza cosa è, a evidenza, la più spinosa: che senso dare a tutto questo flusso incontenibile, inarrestabile, straripante che è la rabbia, o per meglio dire la furia (in tedesco Wütend è ben di più di arrabbiato, ha a che fare con la furia: furioso, furente, con la bestialità: imbestialito...)? 
Fortunatamente non c'è una soluzione consolatoria (speriamo bene: tutto quel rosso e tutto quel nero tutte quelle furie e urla quanto influiranno sull'atto codardo e miope di riappoggiare il libro sullo scaffale?) tesa a limitare i danni del sentirsi furiosi, ma c'è una lettura possibile che è un po' quella che è la stessa Natura a suggerire (e non è un caso che Teckentrup affidi ai suoi disegni questa chiave interpretativa) - a parte la più facile e trita che dopo la tempesta, poi tornerà il sole - ce n'è un'altra più sottile che allude - quanto meno sul piano visuale - al mondo animale. 


Le bestie - dal barboncino all'orso polare - hanno nei loro codici di comportamento 'naturali' l'aggressività e non c'è nulla di sbagliato in questo. E allora la chiave è un po' questa: anche l'uomo (e i bambini ancora di più) -per quanto cerchi sempre di nasconderlo e soprattutto di reprimerlo- con la rabbia e l'aggressività deve fare necessariamente i conti. 
Attraversarla, cavalcarla ed essere capace di vederne il potenziale di energia che essa genera per utilizzarlo al fine di 'irrobustirsi' prima di affrontare una nuova sfida, a me pare cosa buona e giusta. Imparare a non nasconderla, ma al contrario essere bravi a usarla come vettore, usarla come energia per farsi portare verso qualcosa di meglio: la rabbia mi dà forza, la rabbia mi fa bene, la rabbia m'incoraggia, la rabbia mi sostiene... 

Carla

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